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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.15 (1888) n.717, 29 gennaio

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L'ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOM ICA, F IN A N Z A , COM M ERCIO, BAN CH I, FE R R O V IE IN TE R E SSI P R IV A T I

Anno XV - Voi. I l i

Dom enica 29 Gennaio 1888

N . 717

IL RIORDINAMENTO DELLA EMISSIONE

i.

Quando in questi ultim i anni si prometteva a fre­ quenti scadenze un progetto di legge,.che, modificando l ’attuale regime bancario il quale — a confessione degli stessi autori — doveva essere provvisorio, — sciogliesse in modo definitivo il problema,senza dubbio economicamente e politicamente difficile, noi avevamo speranza che i nostri uomini più competenti, facenti parte o no del Governo, avrebbero impiegato tutto il loro studio a cercare ed a trovare la migliore so­ luzione possibile oil almeno a compilare un progetto di legge che, chiaramente ed esplicitamente, manife­ stasse la tendenza per I’ una o l’altra soluzione.

Ci confortava anche in questa credenza il fatto che dal 1874 ad oggi non erano mancate in Par­ lamento e fuori critiche acerbe contro il regime attuale, e si può dire i governanti nelle cose econo­ miche e finanziario erano stati punti a sangue nel loro amor proprio di autori o sostenitori della legge 50 aprile 1874. Più ancora ci credevamo au­ torizzati ad aspettare un progetto di legge degno dì uomini esuberanti di dottrina e desiderosi di giu­ stificare la fiducia che il paese loro accorda, dopo

l’accoglienza che aveva avuto dovunque, ed alla Camera e nel pubblico, l’ infelice tentativo del 1883. Doveva essere quello dal 1883 al 1887 un periodo di raccoglimento, ed il nuovo disegno di legge do­ veva essere una rivincita della sapienza e della esperienza.

Che è avvenuto invece? — Fu presentato un pro­ getto di legge che noi non giudicheremo ora, nei suoi effetti e nelle sue tendenze; ma fu fatto prece­ dere da una relazione che mostra quasi la paura di sostenerlo con troppa efficacia. Fu lanciata in Par­ lamento senza preparazione di sorto, perchè i com­ pilatori non avevano convinzioni che volessero far trionfare con una opportuna preparazione del terreno, e venuto agli uffici della Camera il progetto fece — cosa che riténevasi impossibile — una figura anche più meschina di quella fatta dal progetto del -1883.

Dove furono i difensori ded concetto del Governo? — Non vi furono o tacquero perchè si assicurava che il Governo non aveva concetti. — Alcuni affer­

mano che il progetto di legge era stato redatto per speciale vantaggio della Banca Nazionale nel Regno, ma dove sono gli amici e gli alleati del maggiore. Istituto? — Governo e Banca Nazionale nel Regno sono così p rivi di autorità e di forza che le loro combinate proposte vengono di primo acchito osteg­

giate così rumoTosnmente dal Parlamento ? Governo e Banca Nazionale nel Regno si trovano d’ accordo nel risolvere una questione così importante come quella della circolazione bancaria e vivono così fuori del mondo da non accorgersi che le loro idee non sono quelle di sette decimi della Camera ?

Davvero che ci corre sulle labbra un dilemma che però non crediamo di manifestare, tanto l’ uno e l’ altro corno ci sembra troppo severo giudizio. Ma possiamo bensì domandarci : chi è che fa la parte dell’ ingenuo in questa poco seria commedia?

Ad ogni modo l’ accoglienza che gli uffici hanno fatta al 'progetto di legge è prova della inutilità di di­ scuterne anche i cardini fondamentali ; il Parlamento vuole una riforma, perchè sente che l ’attuale stato di cose non può durare senza gravi pericoli ; il disegno presentato dal Governo non soddisfa i desiderii nè degli uni nè degli altri e già cominciano a manife­ starsi idee nuove..

Noi ci proponiamo, quindi, piuttosto che perdere il tempo ad analizzare e criticare il progetto, a stu­ diare quale soluzione pratica potrebbe essere adot­ tata per diminuire il numero degli inconvenienti ed aumentare quello dei benefici di un nuovo ordina­ mento bancario.

1 nostri lettori ricordano che noi già ci siamo schierati tra i seguaci della Banca Unica ed a lungo abbiamo esposto le ragioni che ci consigliavano a preferire questo sistema. Riconoscemmo però e vo­ lentieri riconosciamo che le tendenze del Parla­ mento non sono certo a favore di una tale solu­ zione e che quindi è vano sperare, per ora, che una tale proposta venga fatta, non che accettata. Diciamo di più : — abbiamo motivo di credere che tra i convinti della opportunità economica e finanziaria della Banca Unica vi sia l’ attuale Ministro delle Finanze, l’on. Maglioni; e non occorre dire che deve essere Fau trice di questo concetto anche l’ amministrazione della Banca Nazionale del Regno. — Ora, esaminando i passati ed i recenti avvenimenti che si sono matu­ rali, troviamo che nè il Ministro delle Finanze nè l’ Amministrazione della Banca hanno fatto alcun passo affinchè il paese e la rappresentanza nazionale andassero convincendosi della opportunità di simile soluzione. Anzi, quasi si direbbe, che l’ uno e l’altra, abbiano — non sappiamo con quanta abilità — osten­ tato di far credere che questa tendenza fosse lontana dal loro pensiero. Speravano forse che la Banca Unica nascesse da sè? 0 contavano che potesse fon­ darsi in seguito a qualche grande cataclisma ?

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mancato anche di aggiungere che se si voleva man­ tenere il concetto — a nostro avviso veramente er- loneo della pluralità delle Banche, conveniva rinforzare le minori e far loro una esistenza più si­ cura, più vitale, più regolare.

Oggi si può dire che il paese senta gli errori passati che Scialoia, Minghetti e Magliani assieme ai Direttori Generali della Banca Nazionale, Bomhrini e Grillo hanno commessi. Oggi l’ attuale sistema mantenuto a furia ili puntelli, di iUegahtà, di arbitro e di transazioni, lo si chiama pomposamente la sto­ ria ; storia però .di errori, che bisognerebbe cancel­ lare, anziché confermare.

Se I Italia potesse avere un Ministro energico : presen­ terebbe un progetto di legge molto semplice, fosse pur quello di assumere per cinque o sei anni la circola­ zione fiduciaria dal Tesoro o dalla Cassa depositi e prestiti per poi avvisare al novus ordo, quando la pretesa storia fosse dimenticata.

Ma noi non abbiamo un Ministro energico, e non abbiamo nemmeno un Ministro che voglia quello che crede buono. Gli bastano i voti di maggioranze, sieno cento, sieno trenta, o dieci, purché sìa mag­

gioranza. n

Studiando quindi il gravissimo argomento dobbiamo tener conto della situazione attuale la quale impone la pluralità delle Banche.

È possibile conciliare la pluralità delle Banche coi bisogni del paese e colle esigenze delicatissime della circolazione ?

Questo è il problema elio noi ci proponiamo stu­ diare, ed il primo punto che vogliamo discutere è il seguente : — La emissione deve essere ordinata in modo che il pubblico serva alle Banche o che le Banche servano al pubblico ?

L A R E L A Z I O N E

sui servizi dell’ Industria, del Commercio e del Credito

In un articolo intorno al Riordinamento del ser­ vizio consolare1) noi ci siamo creduti in dovere di muovere alcuni appunti all* indirizzo che il Ministero della Agricoltura, Industria e Commercio ha preso in questi ultimi tempi e non abbiamo omesse quelle censure che ci erano spassionatamente suggerite dall esame degli atti di quel dicastero. È sembrato a qualcuno che si trattasse di un attacco non mo­ tivato da fatti speciali, ma fondato su un apprezza­ mento sommario dell’ azione del Ministero a capo del quale si trova Fon. Grimaldi. E non disconosciamo che quella impressione poteva essere giustificata dall’aver noi discorso incidentalmente dell’ opera del ministero del commercio; ma aggiungiamo anche che un esame particolareggiato dell’ amministrazione dell’ on. G ri­ maldi non ci è possibile, a meno che volessimo de­ dicare più numeri di questo periodico a uno studio che, al postutto, non presenterebbe un vero interesse per buona parte dei nostri lettori. Per quanto adun­ que non poche osservazioni potremmo fare all’ azione del ministero del commercio, noi dobbiamo restrin­ gerci a seguire le tendenze che in esso si

manife-0 Vedi L 'E con om ista N.° 707.

stano, a mostrarne il lato buono se è del caso o come avviene più spesso, i pericoli che esse possono" suscitare.

E confidavamo che una buona occasione per far o ci sarebbe stata offerta dalla pubblicazione delia Relazione sui servizi dell’ industria, del cotn- merem e del credito che da Roma ci veniva segna­ lata. Ma, diciamolo subito, siamo ben lontani lla l- I avere un lavoro che dia modo di riassumere brevemente gli intenti che il ministero del commer­ cio si è proposto e meno ancora quelli che per l’avve­ nire si propone. Parimente non siamo riesciti a desumere dal grosso volume testé pubblicato qualche lume che ci rischiari nel buio dominante su tante questioni interessanti l ’ economia nazionale.

Questo nostro giudizio e quanto verremo dicendo in appresso sono, non lo ignoriamo, una stonatura nel coro di Ioni ohe la stampa quotidiana ha tribu­ tato al lavoro, al quale il comm. Monzilli ha apposta la firma. Le ne spiace sinceramente, perchè non avremmo desiderato di meglio che unirci alle lodi altrui, ma conscienziosamente non lo possiamo o crediamo che il lettore se ne convincerà anche per quel poco che lo spazio ci consente di dire.

Ottima fu senza dubbio ¡’ idea che Fon. Grimaldi ■ia avuto nel febbraio dell’ anno passato ili commet- tcre al Direttore dell’ Industria, Commercio e Cre­ dito l’ incarico di compilare una relazione sull’ an­ damento dei servizi da lui dipendenti. « È mestieri scrisse Fon. Ministro, che il paese conosca come sì svolge I azione del Governo rispetto alle industrie ed agli scambi, per giudicare se e fino a qual punto essa corrisponda agli odierni bisogni. » Il sindacato sulle pubbliche amministrazioni dev’ essere quanto più è possibile esteso e completo, e Fon. Grimaldi ha fatto benissimo a togliere quell’ ombra nella quale si avvolgeva F operato del suo dicastero. Ma il la­ voro che ne è risultato è desso tale da recare quella luce che si desidera sull’ azione del ministero del commercio? Questo è il dubbio che noi nutriamo e per vane ragioni. La relazione presentata dal comm. Monzilli in sostanza non ci dice nulla di nuovo, non reca nessun materiale che già non si possedesse; essa è un digesto di leggi, di regola­ menti, di statistiche, di notizie relative al commer­ cio, all’ industria e al credito, ordinato abbastanza diligentemente e che fa fede avere il ministero im ­ piegati solerti e studiosi, ma ohe ci conferma nell’ opi­ nione della superfluità e in u tilità di molti interventi di quell amministrazione. La relazione è essenzial­ mente analitica e rende conto delle Camere di Com­ mercio, dell’ azione del ministero rispetto al com­ mercio e alle industrie, rispetto all’ estensione deedi scambi coll estero, al credito, alle istituzioni di pre­ videnza e sul lavoro e infine relativamente all’ in ­ segnamento professionale. Per ciascuno argomento troviamo esposte le disposizioni legislative le deli­ berazioni collegiali, i dati statistici, le notizie più importanti, dimodoché il libro può riescire utile quando si desiderino appunto quelle disposizioni

quelle deliberazioni, ecc. ’

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29 gennaio 1888 L’ E C O N O M I S T A

67 azione ne sono scaturili. Il ministero avrebbe potuto

pubblicare tutte quelle notizie raccolte nella Rela­ zione anche sotto altra forma che non ci avrebbero punto scapitato, ma doveva per converso, posto che per la prima volta si accingeva a richiamare I’ at­ tenzione del paese sul suo operato, mostrarci questa sua decantata azione sotto l’ aspetto dei resultati conseguiti e non ripeterci il testo di una legge o farci sapere per la centesima volta cose già pubbli­ cale o generalmente note. Insistiamo su questo punto perchè crediamo che il primo difetto di questa re­ lazione risieda appunto nel modo con cui fu conce­ pita da chi per ollicio doveva fissarne i criteri fonda­ mentali e distribuire il lavoro relativo.

Del resto dopo avere esaminata largamente la re­ lazione di cui parliamo ci siamo convinti che se a questo mondo fosse sufficiente di fare e fare pur­ chessia, la Divisione del commercio, industria e credito non potrebbe essere che lodata ; ma non basta fare, vuoisi che si faccia bene e con vantaggio reale, spe ■ cialmente poi da parte di un Ministero che, checche dicasi in contrario, ò più facile crei degli ostacoli, anziché eliminarne. Ora molte delle ingerenze del Ministero del commercio noi abbiamo più volte bia­ simate per ragioni che esponemmo caso per caso e che non occorre di qui ripetere.

Non entreremo adunque nella questione generale della ingerenza del ministero del commercio e com­ prendiamo a questo proposito come esso m iri ad allargare la sua azione, a renderla più intensa, a in­ vadere sempre nuovi campi per recare alla iniziativa privata la non richiesta tutela. È questione di vita o di morte, e si comprende che per evitare la se­ conda si dia alla prima tutta quella energia a rtifi­ ciale che le tendenze odierne consentono. Piuttosto quindi di contestare ancor una volta l’ utilità di molte ingerenze governative, vediamo se la Relazione ci illumina un pochino sulla utilità dei servizi che ana­ lizza.

Sorvoliamo sulla parte relativa alle Camere di Commercio e passiamo subito all’ azione del rnini- stero rispetto al commercio e all’ industria. Nel ti- t0 ° • ’ ivi* caPdcdo ^°» si discorre delle tariffe do­ ganali. Nelle poche pagine dedicate a questo im ­ portante argomento il compilatore ci informa che il ministero contribuì nei lim iti della sua competenza, alla preparazione ed alla esecuzione delle riforme doganali, ma a quanto pare il ministero non ha esercitato alcuna azione sostanziale e reale su quelle riforme, perchè di essa non è detto parola, e certo non possiamo ammettere che sia azione degna di particolare menzione il servizio amministrativo e di ordine compiuto dal ministero. Il relatore insomma col suo silenzio su questa materia dimostra che in una questione tanto vitale pel commercio e per l ’ industria i ministero non aveva criteri propri da sottoporre alla commissione, non un concetto che valesse la pena i esseie buttato in carta per farne oggetto di studio. ■ ne e ' “ quella famosa relazione dell’ou. Ellena „■ e |J c°mce delle pretese dei produttori. Pas- * “ altr.° punto interessante per l'industria, forse «inf 8 eSlslazloue sul lavoro dei fanciulli. È i n v l r n l n 1 ,ei tUHora buona l’ azione deI Ministero

davvero Ì 1 * 8gg.e 11 fel)b™ ° 1886? Non pare anche la tu I n t e r a dovrebbe esserne persuaso indi s t r il i f f ° ? lniste!'° d°p° 1 reclami mossi dagli lemm che L ° d.omafld ®. di abrogare articoli di una

che data si può dire da ieri.

Ci illumina forse la Relazione sulla utilità della sorveglianza che il ministero esercita sugli istituti di credito ? Quantunque rispetto agli istituti di emis­ sione il ministero invigili-sulla circolazione dei bi­ glietti, sul limite e sul cambio dei medesimi, sulla riserva, sulle masse metalliche e sul loro impiego, sulla legittimità e regolarità delle operazioni di Banca sulle situazioni periodiche e sulla loro pubblicazione i lettori non hanno che a riflettere un istante sui tanti inconvenienti che si sono deplorati in questi ultim i tempi per convincersi di tutta l’ utilità e d i­ ciamo anche la serietà di quell’enorme controllo.

Facciamo punto perchè non vogliamo tediare il lettore con altre citazioni e preferiamo concludere. Se il ministero del commercio ha inteso di provare, ordinando cotesta Relazione, che nel suo dicastero si lavora assiduamente noi non gli possiamo obiettar nulla, perchè non abbiamo elementi per giudicare la operosità reale e non apparente di quell’amministra­ zione ; ma se ha inteso di comprovare l’ utilità dei servigi eh’ esso rende non ci pare che lo scopo sia stato raggiunto. Chi non si ferma all’indice ed esa­ mina i principali argomenti deve riconoscere che nel ministero dell’agricoltura, industria e commercio vi sono molte forze male impiegate, molti congegni in u tili, molta superficialità di studi. Gli offici lavo­ rano, si affaticano lorse da mane a sera, i contri­ buenti spendono oltre 16 milioni l’ anno, ina l’ utilità corrispettiva in complesso non la troviamo. Certo noi non crediamo che tutto sia da censurare, e che qualche buon frutto non si produca, ma ogni­ qualvolta l’ azione del ministero potrebbe essere sa­ lutare al commercio, all’, industria e al credito, noi la troviamo manchevole e contradittoria o non la troviamo affatto, come nei casi che notammo più

sopra. 1

Quanto al volume, in sè e per sè, noUodiamo il comm. Monzilli e i suoi collaboratori per la diligenza posta nel raccogliere tante u tili indicazioni, ma° non possiamo lacere che poche volte abbiamo notato tanta cura a non occuparsi dei criteri essenziali e tanto studio a sfuggire le questioni veramente importanti, come nel volume del quale abbiamo tenuto parola.

LETTERE PARLAMENTARI

Roma, 27 Gennaio.

L a s itu a z io n e e i l p ro g e tto d i legge p e r la r ifo r m a co m unale e p ro v in c ia leI n e g o z ia ti p e l t r a t t a t o d i com m ercio fr a n c o -ita lia n o — / m in is t r i d e lle fin a n ze e d e l com m ercio n e lle q u e s tio n i b a n c a rie .

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conserva-trice della Camera si è persuasa o si sta persuadendo d ie non ha grande importanza l’ elettorato più o meno allargato ; perchè il corpo elettorale, scarso o numeroso, Seguirà sempre una o due delle correnti, che più o meno opportunamente, gli si saranno create dinanzi. Per la parte conservativa è piuttosto que­ stione di compensare l’ allargamento del suffragio con freni e controfreni (come era nella metile, e, in mala forma, anche nel progetto delfini). Depreiis) perchè la prevalenza di una classe, Con l’ amministrazione finanziaria, non possa metterò a disagio o in peri- co'o la ricchezza dell’altre. È una cosa tanto evi­ dente da non avere Insogno di dimostrazione. In fondo è opinione di molti che; al punto in cui siamo, sarebbe opera coraggiosa e prudente al tempo stesso, andare fino al suffragio universale. La questione sa­ rebbe risoluta una buona vo'ta, e ne sarebbero contenti radicali e conservatori; chè gli uni e gli altri cre­ dono di avervi a guadagnare. I secondi in ¡specie sostengono che il criterio della capacità — col solo saper leggere e scrivere — non compensato dei- fi ammissionè di chi, pur essendo illetterato, ha mo­ strato il senno è l’ abilità di procurarsi il censo, è più pericoloso del suffragio universale. Del resto, di tuttociò si parlerà, ma non si avrà il coraggio di farlo. Potete però esser certi che ¡I disegno di leggo avrà emendamenti e modificazioni ; basta pensare che il Ministero stesso, in pochi giorni, del progetto, prima che sia dinanzi alla Camera, ha già fatto tre edizioni !

Si sente da tutti — pochi lo ammettono a viso aperto — l’ insuccesso d’ Africa, clic ci costa uo­ mini, pur senza un colpo di fucile, danari immensi, e parecchio credito come potenza militare. Tanto apparato di forze e di scienza militare per nulla, farà sogghignare fi Europa ; e cotesto nulla, che vale tanti m otivLper il nostro erario farà dolere, quanto prima, i contribuenti. Qualche generale più ardito spera ancora che si sappia andare innanzi, ma nes­ suno lo crede. Questo presentimento d’ insuccesso — lasciate passare la frase — non scuote il Ministero, ma ne sfronda gli allori, di cui si era preventiva­ mente cinto la testa.

— Grande impressione per le notizie di rottura é di ripresa dei negoziati pel trattato di commercio franco-italiano. Generalmente tali notizie fanno cre­ dere che non si debba più concludere nulla e che la guerra di tariffe sia'necessaria, fatale. Lasciando fuori di discussione, perchè non la merita, la inven­ zióne oberi negoziati fallirebbero per opera della Germania, la quale vorrebbe una lega doganale a i is tro -i ta I o-ti> d esc a, è opinione di molti uomini po­ litici che i due Governi faranno ancora ogni sforzo por la riuscita del trattato, tenendo-conto delle con­ seguenze economiche, politiche e per noi anche fi­ nanziarie e di circolazione. A ino’ d’ esempio, e per provare l’ impegno che c’ è a concludere, diremo die i delegati già avevano convenuto pel bestiame; ma il Governo nostro prevedendo un ostacolo po­ tente, aveva fatto intendere che pel bestiame non avrebbe guastato le trattative. Il punto essenziale, : se siamo bène informati, è questo, che il Governo francese, essendo in buona fede disposto a fare di più, teme di non ottenere assolutamente altro, dalla Camera, che il rinnovamento puro e semplice de! trattato scaduto. E farebbe tutto questo rumore, coi telegrammi à sensation, per costringerci a cotesto partito, o cl meno possibile delle nostre nuovo

pro-poste. Sugl’ intendimenti precisi del Governo italiano è indispensabile essere discreto ; ma, in complesso, ci ostiniamo a ripetere che i negoziati si conclu­ deranno.

— Non si parla più d’ imposte nuove: dopo i 25 milioni chiesti dal Ministro Maglioni, si è detto che ce ne volevano. 40, poi 80, e poi 100. Si è studiato e si studia il monopolio della vendita degli spiriti ; ma in verità l’energia di applicare una nuova tassa a largo getto l’ on. Maghimi stenta ad averla; è invece della sua indole preferire i ritocchi e_ i rincari ; perciò accetterà di portare a o lire ¡1 dazio sui cereali, che avev,a giurato e spergiurato di non aumentare. Ma non si parla di imposte, perchè nella discussione dei giornali e dei gruppi parlamentari ha, in questi giorni, tenuto sempre il primo posto la questione della circolazione. Senza esagerazione, si può dire che il progetto è stato discusso prima di essere all’ordine del giorno ; fra Deputati e Ministri sì sono detti tutto ciò" che si poteva dire; e il pro­ gètto e da considerarsi come respìnto. Il Governo anzi, in questo momento, cerca, per mezzo dei suoi fidi, che la proposta di una proroga dello stato at­

tuale, per due o tre anni, venga dalla Camera, col pretesto che non è opportuno e conveniente fare una leo-ge organica sugli Istituti di emissione, in un momento' di crisi, di fronte alle difficolta del cam­ bio eoe. eco. La Banca Nazionale si ostina in buona fede a sostenere il progetto, e minaccia se si propone una breve proroga, di cessare, nell’ inte­ resse dei suoi azionisti, dall’essere istituto di emis­ sione. Ma nessuno crede, neanche per un minuto, che la Banca Nazionale possa contentarsi di diventare la Banca Generale od altra simile. Dunque.... biso­ gna ricominciare a cercare e trovare una soluzione. _ Abbiamo riferito nella precedente lettera i due importanti quesiti, sollevati dalle Sottocomissioni di F i­ nanza e Tesoro: — 1°sul deposito delle piastre borbo- niche per legittimare un aumento di circolazione; — 2° sugli utili netti che dovrebbero derivare all’erario dall’eccedenza della circolazione. Tali quesiti vennero riproposti dinanzi alla Commissione generale del B i­ lancio ; il secondo per iniziativa della sotto Commis­ sione di Agricoltura e Commercio, presieduta dall on. Seismit-Doda.

Il ministro Magliani difese la sua condotta come fosse la più corretta del mondo. Secondo lui, la legge parlando di fondo metallico non distinguefra oro e argento; quindi verghe d’oro e verghe d’argento si equivalgono per autorizzare alle banche una emis­ sione a' piena riserva. Le piastre borboniche non si potevano convertire in monéta decimale, perchè vi si oppone la Convenzione monetaria latina. V i sono, è vero, trattative in proposito, ma non si conclude­ ranno nè oggi nè domani. Intanto trovatosi di fac­ cia alla crise°dei costruttori di Roma, il governo ha voluto sovvenire nuovi mezzi alle Banche, ed ha per­ ciò messo in conto corrente a deposito presso gli Is ti­ tuti di emissione 50 milioni circa di piastre borboniche, pel loro valore intrinseco, cioè come verghe d’ a r­ gento, in base alle quali si poteva e si è potuto au­

mentare la emissione a piena riserva.

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29 gennaio 1888 L ’ E C O N O M I S T A e la Camera poi lo volessero. Egli è li sempre pronto

a. lamentare ohe la circolazione illegale fa diminuire quella a riserva piena.

E qui giova notare una differenza, anzi una di­ vergenza fra i due ministri Maglioni e Grimaldi. — Il primo vuol dimostrare corretta l ’ operazione delle piastre ; borboniche, specialmente col dire che la legge non distingue fra verghe d’oro e d’argento; il secondo la ritiene un’operazione, illegale, ma fatta pel bisogno urgente d’ impedire mali sociali, e vuole una sanatoria. Lo stesso dicasi della circolazione e della questione degli utili netti sulla eccedenza. Gli on. Magliani ed Ellena sono restrizionistl assai più dell’on. Grimaldi. — L ’on. Magliani si preoccupa dell’aggio e del pericolo del corso forzoso; l’on. G ri­ maldi si preoccupo dei reclami che a lui perven­ gono infiniti per la difficoltà degli sconti. — Il M i­ nistro delle Finanze e del Tesoro vuol dimostrare tatto legale e corretto ; lui, che cede sempre, non concede nulla su questo punto. Il Ministro del Com­ mercio ha il coraggio di dire che il governo è fuori della legge, ma che ci è per necessità; che la Ca­ mera non.ignora la circolazione illegale, e non- Ignora ch’egli, ministro, non accetta un termine prefisso per ridurle nei termini legali.

Anche per la questione della Sardegna, l’ on. G ri­ maldi segue la stessa condotta. I lettori ricorderanno la terribile crisi scoppiata a Cagliari. In seguito a preghiera del governo, la Banca Nazionale d 'Ita lia fece a favore della Provincia di Cagliari un prestito di 3 milioni e mezzo, per sei anni, senza interesse, aumentando di altrettanto la circolazione senza ri­ serva apposita. — Il Ministro del Commercio assume la responsabilità di questo provvedimento, rna egli per il primo lo dichiara illegale. Lo difenile però col dire che avendo oltrepassato la circolazione le­ gale di 170 m ilioni era ingiusto non concedere quel piccolo prestito, a così eque condizioni, a una pro­ vincia assolutamente rovinata per casi straordinari ; e col dimostrare che sommando questi 3 m ilioni e mezzo cogli altri della circolazione illegale, si ha sempre una riserva complessiva di un terzo. Ciò non toglie che l ’on. Grimaldi non senta il bisogno, sotto una forma o sotto un’ altra di un bill d’ indennità.

Non vi par degna di nota questa differenza di con­ dotta fra i due ministri ? E non vi sorge spontanea la domanda : quale delle due condotte debba incon­ trare il favore del pubblico parlamentare ?

IL VAGANTIVO

nelle provinole di Venezia e di Rovigo

(Continuazione e fine, vedi numero precedente) Ho già detto che, nella esposizione di questa questione, mio principale obietto è quello di fer­ mare ì limiti entro i quali devono essere collocati gli interessi delle due parti contendenti, cioè dei possidenti o dei poveri e abitanti.

Constatata quindi la legalità dei contratti, pei quali gran parte del territorio di Cavnrzere passò in pro­ prietà dei privati, sia in riguardo alla forma, sia in riguardo alla pubblica indiscutibile utilità che li sug­ gerirono, devesi^ ora rammentare i dissidi che i con­ tratti stessi originarono.

È da osservare anzitutto che se in omaggio agli alti e generali principi che informavano la sua stessa essenza, il Governo Veneto ritenne di dover sempre riconoscere la Rappresentanza Comunale come la vera e sola proprietaria del suo territorio, esso ne­ cessariamente creava con ciò una confusione di azioni. Poiché gli esercenti il Vagantivo, die da alcune ven­ dite di terreni ritennero lesi i propri d iritti o inte­ ressi, non avevano mezzo di impugnare gli alti della Comunità, la quale era nel tempo stesso la sola loro legittima rappresentante. Ricorsero essi quindi spesso a dimostrazioni di piazza, specialmente dopo la ca­ duta della Repubblica. E si ricorda ancora la no­ mina avvenuti nel 1797 di una Commissione di probi e benevisi cittadini, affinchè esaminasse accu­ ratamente tutti i titoli contrattuali esistenti allora in quell’ archivio comunale *), e ne facesse un d ili­ gente e fedele rapporto. E fu in base appunto a quel rapporto-, tacitamente approvato da tu tti gli in ­ teressati , che ne rispettarono per parecchio tempo le conclusioni, che la Comunità di Cavarzere con avviso a stampa pubblicato, indicò ai poveri ed abi­ tanti le località nelle quali, per diritto riservato nei contratti, essi potevano esercitare il Vagantivo. La esattezza di quella operazione si scorge riconosciuta dal fatto che per tanto tempo sia i proprietari che gli esercenti, tranquillamente l’ accettarono e la adot­ tarono. Altra Commissione venne poi in quella tor­ bida epoca del 17 >7 aggiunta,, affinchè fosso da emi­ nenti giureconsulti esaminata e riconosciuta la effi­ cacia degli atti e delle deliberaziani del Governo Ve­ neto, per tanti secoli legittimo e venerato. Veramente non facea d’ uopo intorno a ciò di consultazioni, che pure si ebbero coerentemente al diritto pubblico e privato, constatandosi la legittimità delle contratta­ zioni approvate. Ma 6 da riconoscersi che in quel tempo fu questa forse (ina saggia e prudente misura, per evitare gli eccessi popolari, che in quelle circo ­ stanze specialmente potevano temersi.

Per più secoli adunque, sotto il dominio veneto, fu ferma la distinzione fra il diritto di proprietà dei fondi e 1’ esercizio di Vagantivo. Così fu anche nei tempi del dominio austriaco e dappoi.

Su quale estensione il Vagantivo si esercitasse, quale fosse il numero degli utenti e l’ utile comp'es- sivo che ne ricavavano, ò impossibile determinare.

La Prefettura di Rovigo riferì in addietro al Mi­ nistero di Agricoltura, Industria e Commercio * I 2) che la misura superficiale del territorio in quella provincia gravato dal Vagantivo era di campi padovani,3801, 159, pari ad ettari 1167 circa; che i poveri di Adria, a beneficio dei q ita li il Vagantivo sussisteva (e di quei di Loreo?), potevano calcolarsi a 1500; che a 60 g io r­ nate saltuariamente poteva lim itarsi il tempo utile per I’ esercizio, e che a una lira al giorno poteva fissarsi la giornata di codesti lavoranti. E la Pre­ fettura di Venezia riferiva in quel torno alio stesso Ministero che la superficie sulla quale veniva colà esercitato il Vagantivo poteva calcolarsi dai 20,000 ai

') L’ archivio comunale fu , per opera degli eser­ centi il vagantivo, incendiato completamente nel 1809. Un nuovo incendio avvenuto il 23 decembre dello scorso anno 1887 distrusse poi le poche memorie che I si erano potute raccogliere.

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28,000 campi padovani, pari ad ettari 7720-9625 ; d ie il numero di coloro che traevano vantaggio dal Vagantivo sarebbe di 7 ad 8 mila individui „ che in media potevano calcolarsi 150 giorni lavorativi all’ anno, in circostanze favorevoli, 100 in circo­ stanze contrarie, c che la giornata si poteva rite­ nere di lire 1,50 a lire 1,60, compreso il lavoro saltuario della pesca e della caccia.

Ma evidentemente questi sono tutti calcoli fanta­ stici, basati su cifre fornite dai Comuni, i quali, come giustamente osservava 1’ on. Ministro Casta­ gnola dinanzi al Senato nella tornata del 1° giu­ gno 1871, hanno interesse nel descrivere come col­ piti di servitù la più gran quantità di beni, dovendo il canone essere a loro pagato.

Sotto il Governo Aristocratico la inquisizione re­ clamata contro gli esercenti tacciati di abusiva estensione o riprovevole forma del loro esercizio era di competenza della Autorità Politica,, e alle volte perfino dell’ Alta Polizia e dei Tribunali criminali, e, secondo le circostanze, si addiveniva ¡alla cattu- razione e punizione dietro le risultanze processuali.

La cognizione, la discussione, il giudizio sui pro­ fessati d iritti sia in possessorio che in petitorio in confronto dei possidenti che acquistarono dalla Co­ munità, apparteneva esclusivamente all’ autorità giu- giudiziaria, e la Comunità interveniva sempre a di­ fendere e sostenere se stessa quanto al diritto di proprietà, e i suoi poveri e abitanti quanto a quello d ’ esercizio.

E qui è da notare che in qualche contratto la Comunità, sia per ritrarre maggior vantaggio nel prezzo che doveva versarsi a credito nella pubblica Zecca, sia per spingere il compratore a più sollecita redenzione del fondo, non riservò a favore dei suoi poveri ed abitanti l’ esercizio del Vagantivo, ma più o meno liberamente vendette il fondo *). Nelle contestazioni che da tali vendite sorgevano, la Co­ munità non interveniva più, o seppure un fondato dubbio sorgeva, interveniva per appianare la que­ stione.

Durante il dominio Austriaco avvenne però che l ’ autorità giudiziaria non negasse talvolta l’ azione ai singoli esercenti, quella azione, la quale non po­ teva evidentemente esercitarsi che dalla Rappresen­ tanza comunale.

Ma comunque siasi talvolta proceduto, è da rite­ nersi come indiscutibile che la Comunità di Cavar- zere era la proprietaria del suo te rrito rio ; che tutte le attuali proprietà risalgono ad acquisti fatti me­ diante regolari contratti approvati dal supremo Se­ nato Veneto, e che il prezzo fu devoluto di volta in volta alla Comunità, la quale ne usò, come doveva, a beneficio dei proprii amministrati.

Violenti però e non rari furono i dissidi fra i possidenti, la Comunità e gli esercenti, per cui da parecchio tempo si va invocando concordemente un provvedimento che a questa questione metta termine.

I prim i disegni di legge che a tale oggetto ven­ nero presentati, stabilivano, a carico dei possidenti e a beneficio dei Comuni una tassa annua afl'ran- cabile, da determinarsi in ragione della perdita

ef-') Ciò venne operato anche direttamente dal Se­ nato. Citasi infatti un contratto del 17 agosto 1646, col quale fu venduto un latifondo garantendo al compratore « il pacifico e quieto possesso dei fondi acquistati, in ogni tempo e contro cadauna persona ».

felli va che per I’ abolizione del Vagantivo, che si decretava, avessero risentilo gli esercenti. Si rico­ nobbe però in seguito '), e giustamente, che « que- « sto criterio assai complesso e di non facile appli- « nazione darebbe facilmente luogo a contestazioni e « a spese esorbitanti. » Si convenne quindi essere più conveniente stabilire la tassa annua sulla base della rendita censuaría nella ragione del 2 e mezzo per cento.

La Deputazione provinciale di Rovigo vorrebbe invece che la lassa venisse stabilita a seconda delle diverse condizioni dei fondi, fra un minimo del 2 1|2 ed un massimo del 6 per cento. Ma l’on. Ministro Grimaldi, nella sua Relazione premessa al disegno di legge presentato alla Camera nella seduta del 19 novembre 1887, osserva ben a ragione a questo pro posito che uno dei fini che vuole raggiungere la legge abolitiva del vagantivo è « di elim inare, per « quanto è possibile, nella liquidazione dei reciproci « d iritti fra proprietari e vagantivisti, ogni contro­ le versia, ogni contestazione, tanto nell’ interesse pub- « Elico che agrario. Ora sostituire alla tassa fissa del « 2 o mezzo per cento, sulla base dell’attun le ren- « dita censuaría, la tassa variabile del 2 e mezzo « al 6 per cento in base ad una precedente classi­

li Reazione, e quindi a seconda delle diverse condi­

li zioni dei .fondi gravati dal vagantivo, è aprire f a ­ ti dito a innumerevoli e interminabili questioni, ohe « possono riuscire di danno maggiore dello stesso « attuale esercizio del vagantivo ».

Riguardo alla opportunità di un provvedimento che tronchi per sempre ogni motivo a litigio, occor­ rono brevi osservazioni. Poiché se si tiene conto che il vagantivo non veniva esercitato soltanto dai po­ veri, ma bensì anche, e in misura più larga, dagli stessi possidenti o proprietari del fondo, non si po­ trebbe a stretto rigore negare che quella specie di espropriazione stata eseguila con la vendita (lei fondi, con la loro bonificazione e conseguente scomparsa dei prodotti pa lu stri, non sia già susseguita da un vero e proprio compenso in favore degli espropriati, e per essi in favore della Comunità che li rappresenta.

Nè bisogna dimenticare che fuvvi un tempo, nel quale i proprietari erano spinti alla bonificazione dei loro fondi da una tassativa e concreta disposizione, quella cioè contenuta nel Decreto del Governo Ita­ lico del 20 novembre 1810 n. 258.

Dal bonificamento dei fondi, i proprietari ritras­ sero, come è ben naturale, immensi profitti; ma per ottenere questi profitti dovettero impiegare enormi capitali e cure assidue.

Fatto riflesso pertanto alla generale utilità dei bo­ nificamenti, al fatto che con gli stessi (i quali non tutti sono artificiali, ma alcuni sono naturali per lo inalveamento dei fiu m i, e per il progressivo ritiro del mare), scomparirono e scompaiono i prodotti su cui si esercitava il vagantivo, alla circostanza che buona parte del capitale ricavato dalle vendite dei terreni e salvalo dalle politiche vicende venne im ­ piegato in lavori pubblici , mentre non furono tra ­ scurati nè si trascurano i razionali soccorsi ai po­ veri, sia con la gratuita somministrazione di medicine, sia con la manutenzione di un ospedale, potrebbe sembrare che, allo stato delle cose, si dovesse

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29 gennaio 1888 L ’ E C O N O M I S T A 71 nere come abolito di fatto e di diritto l’esercizio del

vagantivo pei fondi bonificati e per quelli che si bo­ nificheranno.

Senonchè il Decreto dèi 9 agosto 1861 della Luogotenenza Yeneta, mentre dichiara appunto esenti dall’ onere del vagantivo tutti i fondi bonificati e messi a coltura, e quelli che fossero stati bonificati a senso della legge 20 novembre 1810, riserva l’ esercizio dell’ azione di risarcimento al foro ordi­ nario a chi credesse competergli questo diritto. Nes­ suno, per quanto consta, esperi con efficacia l’azione di risarcimento, nè alcuno del resto 1’ avrebbe po­ tuto all’ infuori della Comunità, poiché ad essa sola spetta la legale rappresentanza degli esercenti il va­ gantivo.

Ma tale decreto, che devesi ritenere ancora in vigore non essendo stato mai abrogato, se può spingere alla redenzione di quei fondi che ancora sono paludosi, mantiene però eternamente sospesa la questione del risarcimento. Per cui mi sembra provida la legge, ultimamente presentata alla Camera dei Deputati, la

quale, pur tenendo ferma la prima parte del decreto Luogotenenziale del 1861, viene a mettere un ter­ mine a tutte le altre questioni, senza eccessivo ag­ gravio dei proprietari, e soprattutto viene a togliere presso gli esercenti ogni idea di violenta spogliazione dei loro d iritti.

Gennaio 1888.

Giu seppe Ma in a b d i.

R ivista (Economica

Le e m is s io n i d e i p r in c ip a li p a e s i n e l 1 8 8 7 . - A ncora s u lle vicende e s u ll' avvenire d e lla c o n c o rre n z a a g ric o la a m eric an a .

Il sig. G. De Laveleye pubblica, come di solito, nel Moniteur des intérêts matériels il seguente prospetto delle emissioni fatte nel 1887 nei principali paesi :

P A E S I Prestiti di Stati e di città Stabilimenti di credito Strade ferr. e società industriali T O T A L I 1886 m ilio n i 1885 m ilio n i 1884 m ilio n i 1883 m i lio n i 1882 m ilio n i 239.126,953 78,512,813 110,049,063 427,688,829 213 138 87 181 127 A m e r ic a ... ’ . , ... 208,544,865 32,613,500 781,442,725 1,022,60L 090 827 212 310 579 900 A ustria-U ngheria... 49,329,000 4,200,000 142,724,634 196,253,634 327 81 934 310 495 Belgio... 173, 225, 30.5 » 8,339,000 181,564,306 - 277 30 12 84 China... 11,150,000 » » 1 1 ,150,000 » » » » 27,492,188 , » 27,492,188 51 » » •»

p

» » 56,682,780 56, 682,780 211 68 73 5C 14| 216,496,895 23,000,000 648,774,770 888,271,665 1,119 311 1,118 1,006 Gran Brettagna e c o lo n ie ... 282.471,425 21,875,000 805,125,444 1,109,471,869 2,096 1,512 1,235 821 1» 474, 76,175,355 » » 76,175,355 7 88 76 23 2i Ita lia ... 20,203,940 5,000,000 197,030,500 222, 234,440 191 131 19 28 406| Paesi Bassi, colonie e Lussemburgo 21,504,289 6,755,700 68,777,879 97,037,868 299 79 284 268 Portogallo... 5.238,750 » 51,962,920 57,201,670 131 24 184 23 R u ssia ... 210,000.000 4,440,625 84,443, 5l5 298,884,140 651 333 399 213 6,262,500 » 6,262,500 25 17 65 10 » Svezia e N o rv e g ia ... 5,287,500 21,298,050 2.000,000 28,585,550 218 163 26 494 12 S v iz zera ... 112,833,120 3,000, 000 169,400,000 285,233.120 65 53 54 T u r c h i a ... » » 3,250,000 3,250,000 » * * Totali fr. 1,659,079,586 206,958,188'3,Ì30,003,230 4,996,041,004 6,708 3,240 ! 4,876 4,181 4,540

Se si vuol ricercare la caratteristica dei ricorsi fatti al credito durante il 1887, bisogna volgere lo sguardo verso i paesi più lontani. La China, I’ A r­ gentina e qualche altro paese hanno veduto nel pas­ sato anno l’aurora o l’ apogeo del loro credito. Oggi 1’ Europa non prende a prestito che per coprire le spese m ilitari o per ottenere l'equilibrio instabile dei bilanci. L ’ industria, ora che in gran parte del mondo civile ha raggiunto uno sviluppo più che in armonia coi bisogni, non ricorre più tanto frequentemente al credito. E i capitali sono quindi costretti ad andare in cerca di paesi nuovi che principiano la storia del loro ricorso al credito o di paesi risorgenti a nuova vita economica che ricominciano una storia civile ed economica.

L ’abbondanza dei capitali facilita così nelle nazioni piu progredite la conversione del debito e nell’ In ­ ghilterra, in Svizzera, in Germania, in Francia, nel Portogallo , ai Paesi Bassi e perfino ai Brasile si parla ad ogni momento di conversione dei vecchi debiti. E questo del resto un tratto saliente dell’epoca

nostra che abbiamo cercato altra volta di presentare ai lettori nella sua vera luce ’ ).

Dopo il periodo delle conversioni e dei rimborsi era naturale che il danaro si volgesse da un nuovo lato e cercasse nuove fonti di alti redditi, anche gettandosi nell’ignoto. I prestili chinesi, nonché i va- ìori argentini ed altri formano questo ignoto e sono ora i preferiti ; mentre quelli dell’America del Nord ed altri, che danno scarsi redditi, hanno cessato di avere quel largo favore d’ una volta.

Quanto alle emissioni avvenute nel 18fl7 secondo i dati raccolti dal sig. De Laveleye risulterebbe di poco inferiore ai cinque m iliardi, in diminuzione di di oltre un miliardo e mezzo in paragone del 1886. Però egli avverte che ogni anno diventa maggior­ mente difficile il compilare un quadro esatto del ricorso al credito e ciò perchè quasi dappertutto il sistema delle introduzioni tende a- sostituire quello

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delle emissioni pubbliche. Non c’ è che l ’ Inghilterra che si mantiene fedele ancora al suo sistema di esporre in un manifesto o programma ogni affare e di assoggettarlo alla critica anche se i promotori hanno l’ intenzione formale di non cedere al mercato che una piccola parte dei titoli creati.

La difficoltà di conoscere tutte le emissioni che vengono fatte è dunque aumentata pel fatto che le emissioni a profitto di antiche intraprese sono ese­ guite direttamente dalle stesse società ferroviarie, in­ dustriali, ecc. Questo spiega anche perchè le stati­ stiche il più spesso non concordano tra loro e come sia necessario di accettarle come valutazioni appros­ simative.

— Proseguendo nell’esame succinto di quella parte dell’ opera del dott. Sering sulla concorrenza agri­ cola dell’ America del Nord, che presenta maggior interesse attuale, è utile vedere qual parte abbiano avuto gli Stati U niti nel consumo di grano da parte dell’ Europa.

Secondo i dati del Sering il consumo dell’ Europa dal 1881 al 1881 è stato coperto nel modo seguente, ridotta a 100 la cifra del consumo:

Europa senza la Russia

Australia Indie e repub. Russia Stati Uniti britanniche Argentina

18 8 1 .. 73.6 4.6 18 8 2 .. 80.4 6.4 1888 .. 74^6 7.5 1884. . 79.2 6.0 17.4 3.4 1.6 10.2 2.2 0.8 13.4 3.5 1.0 9.9 2.6 2.3

Risulta che la parte degli Stati U niti nell’ approv­ vigionamento dell’ Europa è scemata mentre quella della Russia è aumentata ; dal 1881 al 1884 l’ Ame­ rica del Nord perde il 7 1(2 per cento, l’ India perde pure mentre la Russia, 1’ Australia, e la Re­ pubblica Argentina sono in aumento.

L ’ esportazione di frumento dagli Stati Uniti è stata assorbita nel seguente modo :

Gran Brettagna Ì8 6 B -Ì 8 6 9 .. . . G8. 6 1 8 7 0 - 1 8 7 5 .... 78.4 1876-1880. . . . 68.1 1 8 8 1 - 1 8 8 5 .... 67.5

L ’ Inghilterra è il m iglior cliente degli Stati Uniti ed assorbe i sette decimi della loro produzione so­ vrabbondante.

L’ America del Sud e le Antille che erano un tempo i m igliori clienti, si provvedono ora quasi esclusivamente di farine anziché di grano; ma sono stati sostituiti dalla Francia, l’ Olanda, il Belgio e la Germania occidentale. Per l’ approvvigionamento della Germania orientale e centrale, come pel lito­ rale del Mediterraneo, la Russia ha il vantaggio della vicinanza e il nolo marittimo a buon mercato.

La farina americana non viene esportala che in Inghilterra, al Canada, alle Antille e nell’ America del Sud. Il continente europeo quasi non ne riceve. Se prendiamo ad esaminare l’ Inghilterra, la Fran­ cia, la Germania nelle loro relazioni con gli Stati Uniti, troviamo dei fatti interessanti a notarsi.

Sino al 1860 l ’ Inghilterra ha tratta la maggior parte del grano estero necessario al suo consumo dalla Germania, dalla Russia, e gli Stati U niti non venivano che in seconda linea. Da quell’ epoca la proporzione fu completamente invertita: dal 1881

Continente

europeo Altri paesi

l . i 30

7 2 14.4

22.1 9. 8

24. 0 8. 5

al 1885 la Germania non fornisce più che. il 3 0 |o ; l’ America del Nord ha dato in media dal 1871 al 1875 il 18 0|o; dal 1881 al 1885 il 52 0(o; nel 1886 il 58 0[0 L ’ India e l’Australia passano alla loro volta dal 15 0(0 (1871-75) al 16 0|0 (1881-86). La Russia ridiscende a) 12 0|0- Inoltre l’ Inghilterra riceveva nel 1869 il 41 0|0 ; il 69 0|0 nel 1881; l’83 0|0 nel 1886, della farina importata dall’Ame­ rica settentrionale.

In questo momento sul mercato inglese è la con­ correnza dell’ India e poi la concorrenza della pro­ duzione indigena e della Russia che gli Stali Uniti possono temere.

Quanto alla Francia gli Stati U niti occupano dal 1878 il primo posto ira i fornitori di grani, la Russia fa loro una concorrenza temibile, I’ India e l ’Australia non vengono che a grande distanza.

La Germania ha cessato di essere un paese espor tatore di cereali, ma figura al primo rango quale esportatrice di zucchero, di alcool, di luppolo e di birra. Dal 1875 al 1881 i racpolti sono stati poco Soddisfacenti in Germania, meno quello del 1878 che fu discreto, e il deficit fu coperto per la mag­ gior parte dalla Russia. Più tardi però l’America ha ottenuto una parte preponderante, riescendo a im ­ portare fino nel cuore della Germania, e nel 1881 essa ha fornito il terzo dell’ importazione. Nel 1884 la Russia ha dato direttamente il 43 0I0> nel 1885 il 56 0(0 e nel 1886 il 51 0|0 e durante questi tre anni la maggior parte delle Importazioni per porti anseatici, il Belgio e la Russia è di origine russa, sicché la parte contributiva dell’ Austria, dell’ Un­ gheria. degli Stati Uniti è stata assai limitata. Per­ fino Mannheim, che è stato il grande centro distri­ butivo del frumento americano sino al 1881, ha importato di poi specialmente del grano russo.

Per quanto interessanti siamo costretti, nostro malgrado, a sorvolare su molti dati e su molte os­ servazioni forniteci dal Dr. Sering, intorno ai prezzi comparati dei cereali nei principali paesi. Non pos­ siamo però tacere le conclusioni definitive alle quali

egli perviene.

' Il Sering crede (pag. 562 e seg.) che la produ­ zione dei ' cereali agli Stati U niti non ha ancora raggiunto il massimo e specie pel frumento, perchè 1’ estensione coltivata potrebbe essere raddoppiata. Con i progressi della colonizzazione e l’ aumento della popolazione l’ estensione della coltura avrà certo luogo, ma ciò durerà 40 o 50 anni. Le terre che potrebbero essere coltivate sono nella regione delle praterie favorevoli alla costruzione delle strade fer­ rate, ma d’ altra parte le condizioni sono meno van­ taggiose dal punto di vista dei terreni disponibili e del clima. La produzione del grano nell’ America .è scarsamente remuneratrice anche quando i prezzi sono normali e dal 1885 la riduzione nella coltiva­ zione a grano è sensibile perchè le regioni da lungo tempo colonizzate si dedicano al bestiame e al maiz.

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29 gennaio 1888 L’ E C O N O M I S T A 73

CONTENZIONE PER LA COSTRUZIONE

di alcune ferrovie complementari

Il giórno , 18 corrente gli on. Ministri dei Lavori pubblici e delle F in an ze, .ed il Direttore Generale della Società Italiana per le Strade Ferrate Meridio­ nali hanno firmata la Convenzione con cui il Governo concede alla detta Società la costruzione e 1’ eserci­ zio di un gruppo di strade ferrate complementari.

Le linee da costruire sono: Lecco-Colico, Rocchetta Melfi-Potenza, Rocchetta Melfi-Gioia del Colle, Sol- mona-Isernia e Barletta-Spinazzola.

La lunghezza delle linee sopradette risulta di circa chilometri 437.

Il tempo concesso per la costruzione delle linee stesse è di : 3 anni per la linea Rocchetta Melfi-Gioia del Colle, 6 anni per la Lecco-Colico, 8 anni per la Rocchetta-Potenza e Solmona-Isernia.

Per la Barletta-Spinazzola sono accordati 3 amù a decorrere dalla data d’apertura della Rocchetta-Gioia, ed anche da epoca anteriore a volontà del Governo.

La.costruzione delle linee comprende la esecuzione di tutte le opere necessarie durante la intiera con ­ cessione per la manutenzióne ed il regolare esercizio delle linee, nonché i lavori d’impianto ed ampliamento occorrenti per innestare le linee stesse nelle Stazioni di Lecco, Colico, Rocchetta, Potenza, Gioia, Solmona, Isernia, Barletta e Spinazzola.

Comprende pure la provvista della prima dota­ zione del materiale mobile e d’esercizio, per la quale sono state mantenute in favore dell’industria nazio­ nale le clausole contenute nei vigenti contratti d ’e­ sercizio delle Reti Italiane.

Le ruotale per l ’armamento, che saranno d ’acciaio, di 12 metri, del peso di chilogrammi 36, per metro lineare, verranno somministrate dal Governo.

In correspettivo della spesa di costruzione il G o­ verno pagherà alla Società un’ annua sovvenzione di lire Ventimila cinquecento per chilometro dal giorno dell'apertura di ciascun tronco al pubblico esercizio fino al 31 dicembre 1966, cioè fino alla scadenza della concessione della Rete Meridionale.

Oltre a tale sovvenzione chilometrica di L. 20,500 uguale a quella fissata per la Rete Meridionale, in compenso della durata minore della nuova conces­ sione e del costo assai maggiore delle linee da co­ struirsi (in confronto della Rete Meridionale in eser­ cizio) il Governo pagherà alla Società una somma complementare di lire Venturi milioni sessantatremila da corrispondersi in li) annualità che, cogli interessi al saggio del 5 per cento netto , risultano ciascuna di lire Due milioni settecentociquantamila dal 1° lu­ glio 1890 al 1° luglio 1899.

Sono mantenute alla Società le facilitazioni nei trasporti, già accordate colle precedenti Convenzioni di costruzione, salvo però l’obbligo di pagare il nolo del materiale rotabile nella misura stessa prevista dal Contratto per l ’esercizio della Rete Adriatica.

Le linee da costruirsi saranno esercitate alle con­ dizioni e coi corrispettivi del Contratto per l ’esercizio della Rete suddetta, finché questo rimarrà in vigore.

A maggiore garanzia della buona esecuzione del suo Contratto, la Società assume a suo carico tutti i lavori d’ ampliamento e consolidamento delle linee, compresi quelli necessari' per riparare e prevenire i danni di forza maggiore.

Cessando l’esercizio della Rete Adriatica la Società, qualora venga nuovamente immessa nel possesso della concessione della Rete Meridionale , continuerà^ ad esercitare fino a! termine della propria Concessione anche le linee comprese nella presente Convenzione, includendovi il tronco Candela Rocchetta-Melfi e salva la facoltà al Governo di escludere la Lecco-Colico.

I corrispettivi dell’esercizio per dette nuove linee,

continueranno ad essere quelli assegnati alle linee

complementari della Rete Adriatica. .

Per la esecuzione del suo Contratto la Società è autorizzata ad aumentare di 30 milioni il suo capitale Sociale, ossia ad emettere 60,U00 nuovo Azioni ed Uri numero corrispondente di Obbligazioni, giusta i suoi Statuti.

Al nuovo capitale in azioni sono applicabili le di­ sposizioni riguardanti la partecipazione della Società agli utili dell’esercizio, giusta il disposto dell’Art. 27 del vigente Contratto d'esercizio della Rete Adriatica.

IL DEBITO IPOTECARIO IN IT AL IA

La Direzione Generale del Demanio ha pubblicato la statistica del debito ipotecario in Italia iscritto sulla proprietà fondiaria del Regno alla fine di d i­ cembre 1886.

La statistica è formata collo spoglio delle resul- tanze dei registri ipotecari e non comprende per conseguenza le ipoteche die per speciali disposi­ zioni di legge, hanno efficacia senza le formalità prescritte dal Codice Civile, come ad esempio quelle di che all’articolo 3° delle leggi 14 maggio 1865, N. 2270 (Serie -la) sul riordinamento, ed am plia- zione delle strade ferrate con la cessione di quelle governative, e 5 luglio 1882 (Serie 3a), che auto­ rizza la spesa straordinaria per il nuovo ordinamento dell’esercito.

La statistica distingue il debito ipotecario in fru t­ tifero ed in infruttifero.

Al 31 decembre 1886 la somma complessiva delle iscrizioni rappresentava un vai. di L. 13,196,675,216 di cui L. 7,759,143,494 spettano al debito ipotecario fruttifero e L. 5,437,531,722 al debito ipotecario in­ fruttifero.

Confrontati questi resultati con quelli esistenti alla fine di decembre 1885 si trova che alla fine del 4886 la somma complessiva del debito ipotecario era ere sciuto di L. 542,929,224.

Nella somma di L. 7,759,443,494 spettante al de­ bito ipotecario fruttifero le ipoteche convenzionali vi entrano per L. 5,228,208,356 ; le giudiziali per L. 787,949,047 e le legali per L. 4,743,046,424 e nella somma di L . 5,437,534,722 spettanti al debito ipotecario infruttifero le convenzionali vi stanno per L . 2,844,844,4 48; le giudiziali per L . 300,409,034, e le legali per L. 2,295,314,543.

Nel corso del 4886 vennero accese nuove ipoteche per un valore di L. 904,763,445 di cui 687,497,402 spettano al debito ipotec. fruttifero e L. 247,566,043 al debito ipotecario infruttifero.

Dal 1872 a tutto il 1886 il maggior numero delle iscrizioni si è verificato nel 4886 con L. 904,763,445 e il minore nel 4876 che ne ebbe soltanto per la somma di L . 628,080,158.

Le cancellazioni operate durante il 1886 ammon­ tarono a L. 392,824,491 di cui L. 540,781,291 spettano al debito ipotecario fruttifero, o L. 82,042,900 all’ infruttifero.

Le formalità per iscrizioni ipotecarie furono nel 4 886 n. 143,777 di cui 80,094 riguardano le ipo­ teche convenzionali, 34,410 le giudiziali e 32,273 le legali.

Il seguente}prospetto contiene l’ ammontare delle

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iscrizioni gravami ciascuno dei compartimenti del Regno alla fine di decembre del 1886.

Ipoteche convenzio­ nali Ipoteche giudiziali ! Ipoteche legali Totale

Lire Lire Lire L ire Piena, e Lig. 1,021,574,509 141,641,092 911,459,394 2,074,674,995 Lom bardia. 921,860,188 53,162,255 190,483,771 1,174,506,214 V eneto... 382,665,229 41,443,062 49,929.095 474,037,386 E m ilia ... 778,616,082 58,551,873 344,977,386 1,182,146,061 T osca n a .. . . 731,767,528 53,417,479 369,027,683 1,155,112,690 Mar.edUmb. 385,113,622 1 101,523,055 239,049,166 725,685,843 L a z io ... 565,991,339 49,625,722 90,536,926 706,153,987 Napoletano. 2,245,339,678 440,323,270 1,299,209,960' 3,984,872,908 S ic ilia ... 9 1 1 ,5 10 ,084! 419,267.276 491,476.684 1,552,284,044 Sardegna.. . 95,550,525 1 29,372,964 42,277,599 167,201,088 T otale. . L. 8,070,019 504 1,088,328,048' ! 1,038,327,664 13,196,675,216

La Navigazione Generale Italiana nel 1886-87

Ci è stala inviata la relazione sul rendiconto e bilancio dell’ esercizio 1886-87 della Navigazione Ge­ nerale Italiana. Ne daremo un breve riassunto lim i­ tandoci ai dati più importanti.

Le rendite generali dell’esercizio 1886-87 ammon­ tarono a L. 43,220.862.12 contro L. 42,097,013.47 ottenute nell’ esercizio 1883-86, ma i prodotti veri e propri della navigazione in merci, passeggeri, ser­ vizi postali e straordinari pel governo vi hanno parte per L. 41,323,619.73 con una differenza in più di L . 1, 106,338.76 sopra l ’ esercizio passato, dovuta in gran parte all’aumentato movimento dei passeg­ geri, e in parte agli accresciuti servizi postali di fronte alle anormalità dell’ esercizio precedente.

Il seguente prospetto contiene I’ ammontare delle leghe percorse dai vapori della Società in confronto dell’anno precedente :

1886-87 1S85-86 Leghe Leghe Leghe postali sovvenzionate 416,172 441,418

Id. non sovvenzionale 513,260 489,075 Totale leghe 959,432 930,493 Onde una percorrenza maggiore nel 1886-87 di

Leghe 4,754 per le linee sovvenzionate » 24,185 per le linee libere in tutto leghe 28,939

Passando alle spese troviamo che nel loro in­ sieme sommano a L. 41,400,666.17 di fronte a L. 40,630,763.42.

L ’ utile netto della gestione fu così di L. 1,820,195.95, in conto del quale furono distribuite L. 3.50 il 1° gennaio 1887 e L. 10 al 1° luglio dello stesso anno e quindi in tutto L. 13.50 per ciascuna delle 110 mila azioni. Rimanendo L. 335,195.95 da ero­

gare fu stabilito che L. 330,000 venissero distribuite agli azionisti in ragione di L. 3 per azione da pa­ garsi con la cedola scadente al IO gennaio 1888 e le rimanenti 3.195.95 fossero destinate al fondo di previdenza degli impiegati.

Sicché tutto sommalo la rendita dell’ esercizio 1886-87 è stata di L. 16.50 equivalenti a 3 1/3 circa per cento, di fronte a L. 13.75 dell’ esercizio precedente che ragguagliavano il 2.75 per cento. Fra le cause che contribuirono al miglioramento ottenuto sono da annoverarsi i maggiori premi di navigazione, e la diminuita quota percentuale dei premi di assicurazione a fondo libero, gravanti il bilancio.

Oltre le distribuzioni sopra indicate, il Consiglio di amministrazione, essendo esuberantemente per­ messo dai primi resultati del nuovo esescizio, decise di riunire alla cedola N. 11 delle azioni sca­ dute il 10 gennaio p. p. la rata di L. 10 conto utili dell'annata 1887-1888.

Alla fine dell’ esercizio 1886-87 cioè al 30 giu­ gno p. p., la Società possedeva 107 piroscafi della forza 31,372 cavalli e della portata di 95,645.04 tonnellate di registro.

CRONACA DELIE C A I R E DI COMMERCIO

Camera di commercio di Milano. — Nella tor- nata del 22 gennaio dopo lunga discussione la Ca­ mera approvava che 1’ esame delle controversie per la classificazione delle merci, venga provvisoriamente deferito alla Commissione Camerale delle tariffe, salvo compilare in seguito un apposito regolamento che verrà discusso dalla Camera, e deliberava, in seguito al parere favorevole dell’ Associazione,serica e dai probi viri, di appoggiare la proposta che anche quest’ anno venga aperto il mercato dei bozzoli al­ l’Arena facendo voti perchè a promuoverne lo svi­ luppo, il Municipio riduca la ta^a stabilita per il detto mercato.

Camera di Commercio di Varese. — Nella seduta del 29 decembre deliberava di rinunziare all’ incarico assunto per la formazione della statistica trimestrale del movimento merci e viaggiatori nei porti lacuali del circondario ; si associava alla peti­ zione dell’ Associazione dell’ industria e del com­ mercio delle sete in Italia per una modificazione alj’ art. 5° della legge sul lavoro dei fa n ciu lli, e de­ liberava in fine di stanziare lire 500 per lo studio di un progetto di massima della ferrovia Varese- Ponte-Tresa.

Camera di Commercio di Siracusa. - Nell’ul­ tima sua riunione adottava le seguenti proposte re­ lative ai servizi postali e marittimi

che vengano limitate le sovvenzioni alle più attive e regolari comunicazioni del continente con le isole dello Stato e di queste tra loro, ed alle linee internazionali in concorrenza con la naviga­ zione estera sussidiata ;

che si tolga alle compagnie sussidiate ogni modo di adottare tariffe differenziali a danno dei porti secondari dello Stato ;

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