L'ECONOMISTA
G A Z Z E T T A . S E T T I M A N A L E
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI
Anno
V
- Yol.
IX
Domenica
21
Luglio
1878
N. 220
I Raffinatori di Zucchero inglesi
e il lilbero scambio
I raffinatori di zucchero in Inghilterra si lagnano vivamente della concorrenza eh’ essi ricevono dal l’estero attesa la protezione che alla ‘oro industria viene accordata in vari paesi del continente spe cialmente dalla Francia, dall’ Olanda, dall’Austria e dalla Russia con premi all’ uscita che vengono più o meno palesemente mascherati sotto le apparenze di drawbacks ossia dì restituzione dei dazi di en trata sopra le materie prime. Gli operai nelle raf finerie se ne sono specialmente preoccupati ed hanno tenute varie riunioni di cui una ultimamente a Londra sotto la presidenza del sig. S. Morley M. P. affino di provvedere ai rimedi atti ad avvivare l’ in dustria degli zuccheri che essi dicono trova in In ghilterra, aggiunta alle altre cause generali di de pressione, questa gravissima a lei speciale; ad essa in particolar modo si attribuisce la chiusura di molte officine in varie parti del Regno, l’ inerzia e la con seguente miseria di molti operai nelle industrie che hanno attinenza colla fabbricazione dello zucchero. Gli operai credono di non dipartirsi dai principii del libero scambio insistendo presso il governo af finchè ristabilisca nel suo stato normale il giuoco della libera concorrenza alterato da questi sussidi che i governi esteri danno all’industria con lo scopo di spingerla al di fuori dei propri limiti naturali e di contrastare il campo all’ Inghilterra dentro gli stessi confini del suo territorio. A tale intento gli operai inglesi istigano il governo a colpire alle do gane del Regno Unito gli zuccheri raffinati di un dazio che valga a compensare il premio che essi abbiano ricevuto alla frontiera del paese ove furono prodotti. Nella adunanza di sopra accennata risol vettero anche di inviare una loro commissione presso il signore Leone Say, ministro delle finanze a Pa rigi, per fare ad esso le opportune rappresentazioni che valgano a far desistere la Francia dal sistema finora seguito.
II Governo inglese mentre ha mostrato di acco gliere con vivo interesse le rimostranze che gli ve nivano dirette dagli operai ed ha assunto l’impegno di fare quanto stesse in lui per esercitare una pres sione sopra i governi esteri affine d’indurli ad ab bandonare il regime dei premi di esportazione ha in pari tempo dichiarato che non avrebbe potuto aderire alla proposta adozione di dazi compensatori di entrata sopra gli zuccheri, il che equivarrebbe secondo il Governo stesso a chiedere un sagrificio all’intiera nazione per mantenere in essere l’industria
della raffineria. L’ineguaglianza delle condizioni nelle quali In concorrenza viene esercitata non è secondo il Governo inglese un motivo per abbandonare nem meno un istante i principii della piena libertà di commercio e dell’assoluta non ingerenza delle dogano nelle condizioni di esso ; poiché ogni piccola infra zione di questi principii ne conduce seco logica mente delle maggiori e ferito oggi il libero scambio sotto il pretesto degli illegittimi vantaggi accordati alla concorrenza dagli Stati esteri, lo sarà domani più gravemente sotto il pretesto delle imposte più gravose che colpiscono l’industria inglese in con fronto delle industrie estere e così via di seguito fino a raggiungere il più manifesto e più vizioso protezionismo. Il Times convalidando questa regola di condotta cita a questo proposito un caso analogo a quello dei raffinatori di zucchero. Quando l’In ghilterra con la massima parte dei suoi dazi d’im portazione abbandonò anco quello sulla carta, di menticò di stipulare nei trattati che i dazi di espor tazione imposti dai paesi esteri sopra gli stracci fossero ugualmente aboliti. La carta fu quindi concessa al consumatore inglese al più tenue prezzo possibile, ma un vantaggio non insignificante fu per tal guisa rilasciato al fabbricante estero di fronte al nazionale. Ecco un’altra industria che verrebbe ad accampare dei titoli alla protezione se le dogane dovessero ab bandonare la loro impassibilità por abbracciare il sistema dei dazi compensatori.
I delegati degli operai inglesi che si sono presen tati al sig. Leone Say hanno avuto dal ministro una accoglienza molto benevola. Egli si è dichiarato in principio contrarissimo ai premi di esportazione ed ha riconosciuto la necessità di riformare la legisla zione francese che regola questa materia, ma ha corretto gravi errori di fatto in cui gli operai in glesi erano incorsi e che snaturavano del tutto il regime a cui la raffineria va soggetta in Francia. Un premio di esportazione che porti all’erario un sacrificio di 20 milioni di franchi come osservano gli operai inglesi (a dir vero dietro l’autorità del sig. Pouyer-Quertier) non esiste in realtà.
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greggio delle qualità ohe comporta l’aumento pre detto vien venduto assai più caro) ed in parte i con sumatori nazionali, attesa l’ampia concorrenza fra i produttori.
RIVISTA BIBLIOGRAFICA
Economia dei Popoli e degli Stati— Il Commercio per •
Fedele Lampertico. — Milano, Treves 1878. Ecco il quarto volume dell’opera, colla quale il senatore Lampertico si propone di darci un corso compiuto di Economia dei Popoli e degli Stati.
Comunque si possa talora dissentire dal chiaris simo scrittore, certo è che dobbiamo rallegrarci che egli continui à porre a servigio della scienza la dot trina e l’ingegno. Noi abbiamo parlato dei precedenti volumi con quella larghezza che il merito dell’Au tore richiedeva, con quella schietta sincerità che alla critica onesta è diritto e dovere, lodando dove ci sembrava che l’elogio fosse giustificato, affacciando i nostri dubbi dove ci pareva che l’ egregio Autore si allontanasse dalle dottrine alle quali noi siamo per antico amore devoti. Qui non é il caso di ripetere quello che intorno all’ opera deil’onor. Lampertico abbiamo detto altra volta, allorché credemmo di scor gere in lui qualche tendenzu troppo accentuata verso ie teorie di alcune scuole tedesche, che esagerano la ingerenza dello Stato. Vogliamo oggi star fermi al volume recentemente comparso alla luce e che tratta del Commercio.
Non ci dissimuliamo bensì una gravissima difficoltà. Per qnanto l’avviso degli editori ci dica che ogni volume fa corpo da sè, è certo che nel concetto dell’Autore le varie parti si ricollegano in uno scopo comune, e che male si giudica di una staccata dalle altre. Ciò non è sfuggito alla perspicacia dell’Autore, il quale alla fine del libro esce in queste parole: « Forse taluno mi farà censura che in un volume il quale si intitola del commercio, nor. si trovi parola delle isti tuzioni che concorrono a promuoverlo e ad agevo larlo, nè del commercio in relazione coi dazi di con fine oJ anche di consumo. Vorrà il lettore tener conto della distribuzione dei temi in un corso completo ad opera compiuta, nè dovrà perciò attendere gran tempo. Non molto, se la lena mi basti, trascorrerà di tempo ed avrò chiuso questa mia povera Economia dei Po poli: non tarderà a tenerle dietro l’ Economia degli Stati ».
E noi aspettiamo con desiderio i due trattati che ci si promettono, il primo sulla popolazione e l’altro sull’amministrazioue e sulla finanza, ma intanto ci troviamo per coscienza e quasi diremmo per cortesia, costretii a sospendere il nostro giudizio e a lasciare insoluti i dubbi che ci si affacciano alla mente e che non lo neghiamo, hanno a senso nostro una certa gravità.
Trattandosi di uno scrittore delia valentia del Lam pertico, crediamo bene accennarne qualcuno. Abbiamo detto di non voler tornare su certe tendenze che egli ha verso dottrine che noi non approviamo, e non ci torneremo sopra. Soltanto non giungiamo bene a comprendere come l’ ultimo volume debba abbracciare l’amministrazione e la finanza, le quali ci sembrano scienze che stanno da sè. La scienza amministrativa è per noi un ramo del diritto pubblico e non della
Economia, e quanto alla finanza ci sembra ormai una scienza che ha vita propria, non solo attesa la suprema importanza dei problemi a cui essa attende, ma anco perchè è ormai fuor di dubbio che quei problemi non si risolvono coi soli criterii economici, ma anche e in gran parte con criterii giuridici e politici. Se non che confessiamo che quando 1’ ono revole Lampertico ci dia un buon trattato di ammi nistrazione e di finanza, come del resto non dubitiamo, noi non staremo troppo a sofisticare sulla esattezza della nomenclatura, sebbene ci sembri utile il tenerne conto.
Ma questo a parte, ci restano altri dubbi sull’or- dine delle materie. Per esempio, la questione della popolazione non domina forse tutta quella parte della scienza che riguardala distribuzione della ricchezza? Potete voi comprendere la dottrina del Ricardo in torno alla rendita se non conoscete quella del Mal thus intorno alla popolazione ? Dal momento che il Lampertico si rivolge ai giovani, il nostro dubbio non è giustificato? E venendo al volume che ab biamo sott’occhio, la censura che fon. Lampertico prevede non ha realmente molto fondamento? Dopo ia dotta introduzione, nella quale a senso nostro, o lo dicemmo, v’è il difetto di porre troppe questioni senza risolverle e che meglio sarebbe stato conden sare in più brevi pagine, il trattato del lavoro e quello della proprietà toccano le questioni della produzione e della distribuzione della ricchezza, non sappiamo se nell’ordine migliore. Ma su questo punto non ignoriamo che le uue o le altre s’intrecciano per modo che bisogna concedere all’ A. una certa libertà e larghezza. Oggi egli tratta della circola zione e come egli stesso conviene non tocca di alcune istituzioni che concorrono a promuovere il commercio. Egli cita specialmente i dazi di confine e di consumo, e a ragione. Comprendiamo che ne parlerà nell’ultimo volume, ma famministrazione e la finanza possono giustamente trattare di questi argomenti dal punto di vista dell’ economia politica ? Per spiegare il nostro concetto, fermiamoci un istante ai dazi di confine-dal punto di vista finanziario. L’economia politica vi mostrerà i danni del sistema protettore e concluderà che i dazi devono essere puramente fiscali. La scienza finanziaria accetterà questa premessa e cercherà quale sia il miglior mezzo di ordinarli perchè riescano più proficui al l’erario e men gravosi ai contribuenti. Crediamo avere con ciò spiegato a sufficienza il nostro con cetto.
E non basta. L’A. tratta della circolazione e fa appena cenno del credito! Le questioni monetarie sono senza dubbio importanti e lodiamo l’Autore di esservici trattenuto sopra, ma neli’organamento at tuale degli interessi economici, il credito non ha una importanza suprema? E non è in questo trattato che tutti i problemi che vi si riferiscono dovevano essere discussi largamente ed a fondo ? Onde non esitiamo a dire che pur riservando un giudizio de finitivo ad opera compiuta, il volume, d’ altronde dotto come sempre, del Lampertico ci apparisce in completo.
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molo subito, non dubiti il eh. Autore che tutti i cultori della scienza gli saranno grati di quello che ha fatto e niuno lo taccerà di irriverenza ai mag giori e agli illustri, nè gli negherà di avere lo spi rito della scienza, la quale senza respingere il culto della tradizione vuole essere indipendente e pro gressiva.
Il eh. A. incomincia dal parlare della legge della circolazione, avvertendo la tendenza odierna delle scienze sociali ad accostarsi pel modo della tratta zione alle scienze naturali. « Di recente lo Schaille si accinse perfino a descrivere la struttura e la vita del corpo sociale come un’anatomia, una fisiologia, una psicologia dello stesso, con riguardo speciale alla economia, rinovatrice degli elementi sociali. » L’A. accenna il pensiero fondamentale di queste dottrine, secondo le quali la circolazione nel corpo sociale è parte integrante di tutto un organismo. E qui il Lampertico, con molto amore ed acume, ricorda che se ne hanno ricche e chiare notizie nella storia della economia in Italia. La circolazione in definitivo risulta, egli dice « da tutto quell’ in treccio di operazioni che ricongiunge produzione e riproduzione, e si compie sempre più rapidamente col progresso della civiltà. » È la circolazione quale si trova descritta nei nostri vecchi economisti, raf figurata nel giro delle stagioni. E questo concetto largo e comprensivo della circolazione sembra an che a noi preferibile a quello che ci rappresenta la circolazione unicamente nel commercio o nello ufficio di esso di far passare la merce dai produt tori ai consumatori.
L’ Autore conviene col Macleod che i beni econo mici, o come noi diremmo ricchezze, sono corporali e incorporali e che tutti entrano nella circolazione, perchè permutabili, ma non consente che si abbia a dire che la circolazione ha per oggetto non tanto i beni permutabili quanto la stessa permutabilità.
Passa quindi a investigare le leggi della circola zione prima nel trasporto dei beni da luoge a luogo e poi da persona a persona. Ogni progresso nei trasporti da luogo a luogo si manifesta mediante una maggiore specificazione di movimenti, la storia e la utilità delle comunicazioni insomma non è che una delle applicazioni di quella gran legge per cui tuttociò che è potenziale e indefinito si esplica e si determina. E qui l’Autore con opportuni esempi dimostra il progresso verificatosi nell’ argomento in questione e come oggi si dia la debita importanza a un sistema stradale. Poiché il pregio di una via non è solo nella sua bontà e brevità, ma altresì nella relazione in cui è colle altre, e nella sua libertà e sicurezza.
Pare al eh. Autore che non si sia data la debita importanza alla frequenza dei viaggi odierni, il che non sappiamo se veramente possa dirsi, ma certo egli spiega egregiamente i vantaggi che la società ricava dalle buone vie. di comunicazione ed ha il merito di determinare chiaramente rapporti che da molti non vengono sempre avvertiti, riportando bene spesso la nostra mente a considerare, per così dire, l’armonia dell’insieme. Messo questo in sodo, i no stri lettori ci permetteranno che noi non seguiamo l’egregio scrittore nell’esame eh’ egli fa delle vie, non che dei veicoli e dei motori. Un capitolo è consacrato alle strade ferrate e alla locomotiva, e in questo egli intende a porre le condizioni fon damentali del problema economico, spiegando come
in questa materia la parte iecnica, quella cioè della scienza e dell’arte dell’ingegnere, non basti quando si tratta di costruire una strada ferrata, come quando si tratta di scegliere fra i modi di costruzione, do vendosi altresì por mente alle condizioni economi che del paese, che sono quelle che determinano il problema che l’ingegnere ha poi da risolvere. Entra poi l’Autore in uni ungo esame dei regolamenti di esercizio, delle tariffe chilometriche e differenziali ec. Ripetiamo al solito che dovendo seguirlo in tutte queste osservazioni, le quali generalmente parlando ci sembrano giuste e che forse in un trattato di economia sono talvolta troppo minute, la nostra rassegna si allungherebbe oltremodo, e quindi ci limitiamo ad aggiungere che dopo un interessante capitolo sulle poste e sui telegrafi, l’Autore passa a considerare il trasferimento dei beni da persona a persona.
In generale si dice che si cominciò colla permuta, poi si passò alle contrattazioni in danaro e infine si addivenne al sistema economico che si fonda sul credito. Notando di passaggio e solo per la esat tezza del linguaggio che simili periodi si sogliono riferire non tanto all’economia dei cambi, quanto a tutta l’economia delle fazioni l’ Autore trova che parlando della sola economia dei cambi, quei tre periodi non si possono accettare senza importami riserve. Prima di tutto osserva, e a ragione, che si deve guardare al cambio in sè stesso, che ha mag giore importanza del modo in cui si effettua. Gli errori del sistema mercantile e le allucinazioni di Law si riprodurrebbero sotto infinite forme se si facesse il contrario. Non si può nemmeno dire che il cambio di cosa con cosa esprima la condizione primitiva e quasi l’embrione deicam bi.il progresso tende ad attuare sempre più il cambio di cosa con cosa dispensando dall’uso del danaro e perfino dal credito. « Che altro significa il reciproco pareggia mento del dare ed avere da nazione a nazione con un semplice giro di partito? » Il cambio in sostanza comunque fatto si risolve iu una permutazione di cosa con cosa. Il cambio si la fra popolo e popolo e si moltiplica infinitamente e come ben disse Gas- tiat, sì compie e si completa circolarmente.
Quindi sarebbe più giusto assegnare alla storia della economia dei cambi due periodi diversi : il primo quello in cui il cambio si fa direttamente da individuo a individuo, da famiglia a famiglia; il secondo quello in cui si effettua circolarmente e anche da popolo a popolo. Nel primo periodo manca una comune misura, nel secondo si ha la moneta e il credito. Questi due periodi trovano il loro com plemento in un terzo in cui il cambio si attua senza bisogno di danaro nè di credito, ma però sempre ragguagliatamente a danaro. E per vero oggi lo stato di una nazione è più prospero quando le dif ferenze nei traffici si saldano non già a contanti o con operazioni di credito, ma mediante altre merci e derrate. Ci sembra quindi che la rettificazione del Lampertico sia giusta in quanto afferma che in so stanza il cambio è sempre di cosa con cosa consi derato in generale, ma ci apparisce altrettanto ine satta quando ci dice che lo sviluppo del commercio internazionale tende a dispensare sempre più dal credito.
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zione, sebbene ambedue si combinino nel risultato che è l’ acquisto delle cose permutabili.
Lasciamo la parte storica sulla moneta, e il prin cipio fondamentale del conio che non le dà il valore. Ricordando che i nostri economisti classici accen narono molte delle cose magistralmente svolte a’ dì nostri da Chevalier e da Jevons, constata il duplice ufficio della moneta, come misura cioè e come -pegno di pregio. Traccia una storia interessante dei pro gressi della monetazione, della questione della mo neta internazionale, della spesa della monetazione, ecc. e dopo ciò parla della questione del tipo unico e del doppio tipo. A questo riguardo ci siano per messe alcune parole di più, giacché è interessante vedere in qual modo il chiarissimo scrittore la ri solve. Esaminati gli argomenti addotti dai partigiani dell’ uno o dell’ altro sistema, ecco che cosa egli conclude. La vera divergenza non sta già in ciò che i due metalli non abbiano a circolare sul mer cato, ma in questa che per gli uni la differenza nelle loro qualità relative di cambio deve essere determinata per legge, per gli altri e F erario e i particolari devono prendersi le monete per quel che valgono in tal giorno e luogo. Due considerazioni gli sembrano decisive per chiarire che la questione non è ben posta e che le grandi perturbazioni de rivate da fatti monetari hanno più vera e profonda causa che non l’ essersi adottato F uno o F altro partito in relazione all' unico o duplice campione o tipo di moneta. La determinazione che il legislatore fa del pregio comparativo dei due metalli non ha una influenza, almeno diretta, sulla più gran parte delle contrattazioni estranee alla autorità pubblica, e d’ altra parte F alterazione del pregio comparativo dei due metalli, se produce inconvenienti e dissesti, non è priva di compensi che riconducono il pregio comparativo dei due metalli a certo limite, per così dire, normale. « Ed invero, nelle alterazioni del pregio comparativo dei due metalli conviene distin guere quelle dipendenti dal fatto arbitrario degli, uomini e quelle insite nelle condizioni naturali e di progresso civile ed economico, quelle temporanee e le permanenti. »
Le cause che hanno contribuito allo svilimento dell’argènto sono molte e varie, e l’Autore le passa diligentemente in rassegna. Indi conclude che la obie zione fondamentale contro il doppio tipo può formu larsi così: « Un ragguaglio di legge o è falso in prin cipio o lo diventa nel corso del tempo; in ogni caso il metallo, stimato meno del suo giusto, imbroncia e va. E così enunciata, la obiezione è vera: ma non sono altrettanto vere le consegnenze che se ne vor rebbero trarre. » Consente che un ragguaglio di legge non è senza notevole influenza sul pregio della mo neta, perchè ne accresce la domanda ; però la più gran parte della contrattazione estranea alla autorità pubblica non risente che indirettamente quella in fluenza e la corregge nella determinazione dei prezzi. Le perturbazioni a cui va soggetto il ragguaglio di legge o sono straordinarie è il tempo le corregge, ma a ogni modo il ragguaglio dovrebbe porsi in corrispondenza coi mutamenti avvenuti nella realtà e di indole permanente; o sono periodiche e si cor reggono nelle contrattazioni per via di un computo medio. Le repentine e instabili innovazioni dei sistemi monetari furono la vera cagione di quei grandi tra- vasamenti del capitale monetario che si sogliono at tribuire al ragguaglio di legge. « Non trova giustifi
cazione un ragguaglio di legge non conforme al vero, ma non trova giustificazione del pari un sistema, che col dar corso di legge a un solo dei due metalli, l’ oro o l’ argento, viene a disconoscere quell’ ufficio a cui la natura e l’ opinione degli uomini lo rendo idoneo.... Se il ragguaglio di legge fra l’ oro e Far- gento non si trova conforme al pregio reciproco dell’ oro e dell’argento, se quindi è contraria alle leggi di natura una "disposizione che tale lo (issi, non però sarebbe conforme a natura una legge, la quale per condursi all’ unica moneta d’oro togliesse corso di legge ai 5 franchi in argento presso un popolo presso cui fosse in uso: non sarebbe conforme a natura una legge che limitasse Fuso dei pagamenti al disotto di quello che per l’ importanza degli affari presso quel popolo e per le consuetudini convenisse.... Non è solo con un ragguaglio fra i due metalli ma colla preferenza data all’ uno e all’altro, che la legge esercita la sua influenzi sul pregio di essi. La legge sarebbe funesta del pari, allorché non tenendo conto di notevoli e permanenti alterazioni del pregio reci proco dei due metalli, non lo ponesse in relazione colle alterazioni avvenute, e allorché colla preferenza data all’ uno o all’ altro si mette in contradizione colla natura e colla opinione che all’ uno e all’altro attri buiscono ufficio di moneta. »
Abbiamo voluto riportare le parole del eh. Autore perchè temevamo di tradirne il pensiero, il quale ci appariva alcun poco involuto. Ma se abbiamo ben compreso, egli ci apparisce partigiano del si stema del doppio tipo almeno nei paesi nei quali è in uso e solo vorrebbe che se cause permanenti avessero alterato il rapporto fra i due metalii, il ragguaglio di legge venisse corretto. A vero dire, per quanta attenzione abbiamo prestato alle argo mentazioni dell’ on. Lampertico non siamo riusciti a persuaderci di quanto egli assevera. Per noi ri mane e rimarrà sempre un assurdo che la legge stabilisca un rapporto fisso fra il valore di due mercanzie soggette alla legge della offerta e della domanda; rimane e rimarrà sempre vero che nelle private contrattazioni si verificheranno delle pertur bazioni nel commercio internazionale quei danni che recentemente in un notevole articolo pubblicato nella
Reme des deux Mondes segnalava Michele Chevalier ;
rimane e rimarrà vero che mentre l’ unione latina si dibatte contro le difficoltà create dallo svilimento dell’argento, l’Inghilterra che ha il tipo unico d’oro conia senza danno moneta d’ argento. Conveniamo che certi fatti, come la sperata permanenza nella produzione dell’oro e lo svilimento dello argento, possono essere temporanei, ma quest’ ultimo fatto non ci pare che accenni a cessare. Correggere il ragguaglio sarebbe certo utile ostinandosi a mante nere il doppio tipo, ma l’assurdo non sarebbe tolto e d’altronde il disequilibrio potrebbe andare cre scendo.
L’ onorevole Lampertico ci dice che nella mag gior parte delle contrattazioni private, il ragguaglio di legge non ha influenza, o l’ ha soltanto indiretta. Non possiamo entrare ormai in questa questione, perchè lo spazio ci manca, ma dato che sia proprio così e fino a un certo punto crediamo che lo sia, ciò non prova sempre più l’assurdo dell’avere due monete legali?
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aperto il campo alla discussione serena e spassionata. Noi ce ne rallegriamo con lui, e d’altra parte l’esame forse manchevole, ma largo che abbiamo sempre fatto de’ suoi lavori e l’ossequio che abbiamo sempre avuto per la sua dottrina, gli avrà mostrato che per conto nostro non abbiamo mai avuto altro idolo che la verità o quella che ci sembra tale.
E anco questa volta ripetiamo come già a propo sito del suo volume intorno alla proprietà, che noi siamo lieti che egli rivolga a prolitto della patria e della scienza la sua operosità. Abbiamo indicato le nostre ragioni di dissenso su qualche questione. Ci sia anche lecito aggiungere che talvolta brameremmo la espressione più semplice e chiara. Tutto questo non toglie che aspettiamo con desiderio i due ultimi volumi che T egregio senatore ci promette.
Jahrbuch fiir Gesetzgebung, Verwaltung und Volkswirth- schaft im Deutschen Reiche von Franz von Holtzen- dorif urnl L. Brentano, 1878. Anno II. fascicolo '¿. Lipsia, Duneker w. Humblot. — Annuario per la le gislazione, l’amministrazione e l’economia nell’ impero tedesco di Francesco Holtzendorff e L. Brentano. 11 fascicolo pubblicato testé contiene diversi arti coli importanti fra i quali annoveriamo quello di Bulmerincq: Lo sviluppo e gli studi presenti sulla
riforma del diritto marittimo di guerra, l’altro del
Lammers: La legge prussiana sulla educazione pub
blica dei fanciulli abbandonati ; un terzo del Geyer: Le spese e loperato delle amministrazioni delle fer rovie dello Stato e dei privati in Prussia; un quarto
dello Stieda -.Della questione delle casse di. risparmio
nelle Scuole e dualmente un altro articolo del me
desimo autore e che abbiamo letto con speciale in teresse Sulle pubblicazioni statistiche nel Regno
d’Italia nel 1877. Lo Stieda, loda molto 1' operato
del nostro egregio amico il professor Luigi Godio, e nella introduzione egli si esprime nel modo se guente sulle pubblicazioni statistiche in generale: « I nostri giornali e gli scritti speciali di quel ramo di letteratura hanno avuto più volte motivo di rico noscere il pregio delle pubblicazioni dell’ufficio sta tistico del regno d’ Italia. Da che il signor Luigi Bodio lo presiede, vi si pubblica un numero straor dinario di lavori che espongono per esteso ì diversi lati della vita dello Stato. I lavori dello ufficio ita liano si distinguono vantaggiosamente per due re quisiti, da molti di quelli degli altri uffici di simil natura. Imperciocché quelle parti di essi che con tengono il materiale preso dalla fonte direttamente o dalle tabelle, sogliono essere precedute da un pro spetto che serve d’introduzione ed il quale chiama l’attenzione del pubblico sui resultati principali, e ciò calcolato relativamente agli anni precedenti, non essendovi delle relazioni sulle epoche anteriori che agevolino il criterio del lettore. Inoltre sono citate le cifre resultanti da statistiche simultanee compilate negli altri Stati d’Europa, così che ci vien fatto dal confronto di sapere ciò che sopra una certa data cosa viene scritto in una buona parte d’Europa. Per questa ragione bisogna apprezzare questi lavori molto più di quello che non si suol fare generalmente colle statistiche dei diversi Stati che sono compilate nella suddetta forma.
Lo Stieda parla quindi delle principali fra lepubbli- oazioni statistiche e ne fa degli estratti dalle tabelle, facilitando in tal guisa la conoscenza ulteriore della
pubblicazione e nel trattare di quei lavori mostra che conosce a fondo la materia.
Lehrbuch der Nationalökonomie fiir Studirende und Ge bildete. — (Elementi di economia politica) von Carl Walker. Berlino, I. G rieben.
L’autore di questo libro è il medesimo che nello scorso anno pubblicò un opuscolo sulla questione del deprezzamento dell’argento, del quale parlammo in questo periodico. — Il Walker in questo libro che conta appena 460 pagine ha saputo fornire una esposizione chiara dei punti di vista più importanti delle diverse dottrine e delle questioni che entrano nel campo della economia politica. Nel libro del Walker è tenuto maggior conto, che non nelle altre consimili pubblicazioni,* di tutto ciò che è stato scritto in sull’argomento dal 1848 in poi. L’ indice delle materie e degli autori che va unito a questo libro, è benissimo compilato e mostra che nono stante la brevità dello scritto è stato notato tutto quanto riguarda l’economia politica in generale, e nei suoi diversi rami.
Italia.
Volume IV. Edita
d a Carlo Hillebrand.Lip
sia, Hartung e figlio.
Nei circoli letterarii fiorentini attendevasi con in solita impazienza la pubblicazione di questo IV volume dell ’Italia perchè il III conteneva uno scritto inti tolato: « Lo stato presente dell’arte fiorentina » nel quale un critico aveva detto che negli studii degli scultori fiorentini era penetrato lo spirito pra tico americano, convertendoli in fabbriche ove molti operai lavoravano sotto il nome di un solo artista, come si usa in una casa di commercio.
E cosa naturale il veder praticare f arte come una industria dagli americani che vengono in Italia e si spacciano per artisti, e nell’ arte non vedono che il guadagno. Ed è vero che il guadagno ha grande attrattiva sulle fantasie di alcuni cultori del- 1' arte in Italia, ma i suoi veri rappresentanti non accarezzano soltanto il guadagno come scopo e in tento della scultura.
Ma lasciamo l’arte e gli artisti ed esaminiamo il IV volume dell’ Italia. Esso contiene una lettera diretta dal professere Pasquale Villari all’ editore, sullo stato delle cose nella penisola, un articolo del Bonghi suli'insegnamento nei Ginnasi e nei Licei, scritto con siffatta cognizione della materia che ve- desi a prima vista come il Bonghi sia un uomo di grande competenza nella materia. Sulla musica in Italia, scrive il Dutechke profondo conoscitore di quell’ arte.
Il Maurogonato tratta delle finanze in Italia e mostra che l’equilibrio non è ancora raggiunto nel bilancio dello Stalo e che quando pure sarà otte nuto non sarà mai un equilibrio normale, basan dosi esso su tasse esuberanti che il contribuente è spesso nell’impossibilità di pagare.
Il Luchini con molta dottrina giuridica e con grande spirito politico fa un rapporto chiaro e breve sull’ordinamento giudiziario ed il pastore Leopoldo Witte tratta per la prima volta sull’ Italia della quistione religiosa.
454 L’ EC O N O M ISTA 21 ludio 1878
proprietà della Francia, fu. un atto brutale di forza del primo Console verso il debole governo etrusco. Lo spazio assegnatoci c’ impone la brevità e per tanto tralasciamo di parlare della Rivista Politica dell’Hillebrand e di alcune riviste bibliografiche.
Le Riscossioni e i Pagamenti
n e l X o S e m e s t r e 1 8 7 8
Dalla Direzione generale del Tesoro è stata pub blicata la dimostrazione dei resultauienti del conto del Tesoro al 50 giugno 1878, non die il consueto prospetto comparativo delle riscossioni e dei paga menti presso le Tesorerie del Regno durante i mesi da gennaio a tutto giugno.
Trascorso ormai la metà dell’esercizio 1878 fa cilmente si comprende la importanza delle cifre in dicate m quel prospetto, quindi crediamo opportuno di riassumere ed esaminare le cifre ivi espos.e, con frontando altresì alcune di esse con le previsioni del bilancio definitivo dell’ entrata e della spesa pel 1878 già approvato dal Parlamento.
Le riscossioni fatte nel primo semestre del 1878 per ciascun cespite d’entrata e quelle che si veri ficarono nel periodo stesso del 1877 si rilevano dalle seguenti cifre:
Cespiti * Riscossioni 1878 1877
» . t eserc. corr. L. 91,333,741 L. 89,773,070
Fondiaria | arretrati 377,916 » 883,982
, , \ eserciz. corr. 87,089,012 » 88,558,250
Kic. moo. | an.etratl 118,943 « 450,676
Tassa sulla macinazione 39,272,254 » 39,794,470 Tassa sugli( demaniale 66,935,640 » 67,767,414
affari ( ferroviaria 6,031,143 » 0,039,758
Tassa sulla fabbricazione. 3,825,506 » 1,598,161 Dazii di confine... 54,183,308 » 54,283,921 Dazii interni di consumo.. 32,497,439 » 35,095,196 Privative... , . . . . 63,990,291 » 70,622,363 L o tto ...• ... 31,304,421 » 31,546,018 Servizii pubblici...56,161,615 » 57,343,656 Patrimonio dello Stato . . 26,396,408 » 35,453,262 Entrate eventuali . . , . . 2,021,578 » 7,821,070 Rimborsi... 33,303,285 » 35,076,953 Entrate straordinarie . . . 58,097,627 » 48,118,990 Asse ecclesiastico... 15,137,398 » 18,813,899
Totale L. 668,077,525 L. 688,997,109 Nel primo semestre del corrente anno le riscos sioni presentano una diminuzione complessiva di lire 20,919,584 in confronto degli incassi effettuati pel pruno semestre del 1877. becondo il bilancio definitivo dell' entrata la previsione degli incassi pel 1878 è indicata in lire 1,471,257,421; quindi per un semestre la somma prevista sarebbe stata di lire 735,618,710 ; confrontando questa cifra con gli incassi effettuati nel primo semestre del corrente anno (lire 668,077.525), si ha una differenza in meno di oltre 67 milioni e mezzo nelle somme riscosse sopra le previsioni dei bilancio.
Dall’ esame delle cifre relative agli incassi di cia scun cespite d'entrata vediamo che le rendite del patrimonio dello Stato concorrono per oltre 9 mi- ' noni nella diminuzione veriticatasi nelle riscossioni pel pruno semestre del corrente anno; ciò proviene principalmente per avere Ia direzione generale del
Demanio versate in meno lire 8,406,977 in con fronto del 1877, per fitto di beni demaniali desti nati ad uso e in servizio di ammistrazioui governa tive. Si nota però dalla Direzione del Tesoro che in detta somma vi è compresa una partita arretrata dei 1876 di lire 2,180,925, la quale costituirà una permanente deficienza nel 1878, non potendo aversi una corrispondente entrata.
Nelle privative si ha nel 1878 una diminuzione di 6 milioni e 600 mila lire, la quale è principal mente prodotta dal versamento dt lire 5,39.',628 fatto iu anticipazione nel giugno 1877 dalla Società della Regìa tabacchi per quota degli utili spettanti al Tesoro dello Stato per l’esercizio 1876, mentre nessuna somma i'n versata per siffatto titolo nel cor rente anno. Gl’ incassi previsti per le privative am monterebbero per un semestre, ad oltre 89 milioni ; le somme riscosse a tutto giugno non arrivano a 64 milioni, quindi gl’ introiti di questi cespiti di entrata sono aneora lontani dalle previsioni del bilancio.
.L’ imposta sui redditi di ricchezza m o b i l e presenta
nel 1878 una dimunzione d’incassi per lire 1,469,237 a fronte dei 1877 e differisce per oltre 3 milioni e mezzo in' meno dalle previsioni.
La tassa sulla macinazione dei cereali ha dato nel primo semestre del corrente anno un minore incasso di lire '522,215 in confronto del 1877. Inoltre gli incassi effettuati a tutto giugno 1878 sono inferiori di un milione e 300 mila lire alla metà della somma prevista nel bilancio definitivo. Questa differenza merita di esser notata, specialmente quando si abbia presente che le previsioni latte per questa tassa nel quinquennio 1873-77, furono sempre superate dagli incassi.
Nelle riscossioni dell’ imposta f f ndiaria abbiamo i.el corrente anno un aumento di lire 1,560,671 sugli incassi del 1877, e differiscono di poche mi- gliaja di lire dalle previsioni del bilancio definitivo.
Nei dazii interni di consumo abbiamo un minore incasso nel corrente anno di lire 2,227,545, e le somme riscosse a tutto giugno sono interiori di quasi 2 milioni e mezzo alle previsioni.
Nella tassa sulla fabbricazione, gl’incassi del primo semestre del corrente anno superano di 2 milioni e 200 mila lire quelli effettuati nel periodo stesso del 1877. Questo aumento è dovuto principalmente alla nuova tassa sulla fabbricazione e raffinazione degli zuccheri imposta con la legge 2 giugno 187J. Però gl’incassi effettuati nel primo semestre 1878 sono inferiori alle previsioni del bilancio per circa 400 mila lire.
21 luglio 1878 L’ ECONOM ISTA 455
Nel primo semestre del 1878 le somme pagate furono in complesso maggiori per L. 59,873,221 dell'ammontare dei pagamenti etfeltuati nel periodo corrispondente dell’anno 18/7. La previsione dei pagamenti pel 1878 nei bilanci debilitivi è indicata in L. 1,553,086,628 ; quindi t pagamenti elfettuati nel primo semestre del corrente anno sono in com plesso inferiori per oltre 21 milioni e mezzo a quelli previsti per la metà dell’esercizio in corso.
All’aumento che abbiamo nei pagamenti del pri mo semestre del corrente anno, in confronto a quelli eseguili nel periodo stesso del 1877, vi concorre per quasi 30 milioni e mezzo il ministero dei lavori pubblici, e per 11 milioni i miuisteri del tesoro e delle liuanze. A formare la maggior spesa dei la vori pubblici vi concorsero: 1. La somma di 9 mil. e 430 mila lire, die costituisce l'abbuonameuto sulle spese imputabili al conto capitale, sostenute nel se condo semestre 1877 dalla società ferroviaria del sud dell'Austria; 2. La somma di 11 mil. corrispo sta all’impresa Vitali, Charles e Picard, in seguito alla transazione 17 agosto 1877. Alla maggiore spesa nei pagamenti dei ministeri del tesoro e delle finanze vi liamio contribuito in parte maggiori assegnamenti di fonili pel pagamento della Tenuità, ed un paga mento fatto in più alla società delle ferrovie meri
dionali a titolo di sovvenzione chilometrica. Nel primo semestre del 1878 le somme pagate su perarono quelle riscosse per la ragguardevole cifra di L. 86,890,680. Come abbiamo veduto nei primi sei mesi del corrente anno le riscossioni furono in feriori di L. 20,919,584 a quelle elfettuate nel pe riodo stesso del 187 7; i pagamenti invece furono maggiori nel 1878 per L. 30,875,221 ; quindi nella situazione finanziaria del primo semestre del corrente anno abbiamo una differenza in meno di L. 60,792,805 in confronto alla situazione del primo semestre del 1877. A questa differenza è stato provveduto coi buoni del tesoro, i quali alla fine de; 1877 ammonta vano a L. 217,557,600, e al 50 giugno 1878 rag giungevano la somma di L. 2 8 4,07o,lt0; e così con aumento in sei mesi di L. 67,115,500.
Società di economia politica di Parigi
Riunione del 5 luglio *)
Discussione sulla reciprocità nei trattati di com mercio.
La riunione è presieduta dal sig. Pascal Duprat deputato di Parigi. Molti sono gli intervenuti e fra gli invitati stranieri si notano il prof. Boelunert di llresda, il Laveìeye, ed il Luzzatti deputato al par lamento italiano.
Il presidente prega il sig. Luzzatti, che si è di rettamente occupato deiia negoziazione del trattato fra l’Italia e la Francia, di dare qualche spiegazione su quell’unportante affare. Il sig. Duprat dice di essere stato uno denli avversari del trattato
mede-’) Dovremmo render conto anche della riunione del 5 giugno ma ne rimandiamo la pubblicazione al prossimo numero per mancanza di spazio e perchè la riunione del luglio ci sembra abbia maggior im portanza d’ attualità.
Nota della Direzione.
simo che sanzionava non solo dazi eccessivi sui pro dotti francesi da importarsi in Italia, ma colpiva di dazi elevatissimi I’ importazione di certi prodotti italiani destinati alla Francia.
Il sig. Luzzatti fa osservare innanzi tutto che i dazi d’uscita, meno poche eccezioni, non hanno niente che fare coi dazi protezionisti. Infatti l’antico sistema pro tettore e proibitivo favoriva l’esportazione dei prodotti mediante premi ed altri artifizi non meno biasimevoli. I dazi di uscita puniscono l’esportazione e da questo punto di vista il paese che gli adotta nuoce a se stesso se non procede con la massima prudenza. Sta bilendo i dazi d’uscita il governo italiano non aveva che uno scopo puramente finale come avviene in Svizzera che nessuno vorrà accusare di protezio nismo. Soltanto la necessità finanziaria poteva ob bligare l’Italia nel 1866 a stabilire una serie di diritti d’uscita assai onerosi : il compianto Scialoia ebbe la coraggiosa iniziativa di questa misura do lorosa. Ma qual economista oserebbe condannarlo quando pensi che i dazi d’ uscita fornivano 6 o 7 milioni ad un bilancio sul quale gravavano il corso forzato, il sale e il macinato? Il sig. Luzzatti non può comprendere come i dazi d’uscita possano es sere un capo d’accusa contro il trattato franco-ita liano, mentre, fatta eccezione di tre nuovi dazi in significanti, tutti gli altri erano nel nuovo trattato identici a quelli stabiliti nel trattato del 1863.
In ogni modo è bene che in Francia si conosca la tendenza che si manifesta in Italia di sopprimere un po’ per volta quei dazi, secondo che lo permet teranno le condizioni del bilancio. L ’ oratore nota qualche inesattezza di fatto contenuta nel rapporto del sig. Berlet all’assemblea di Versailles ed esprime la sua sorpresa che mentre in Italia si legge o si studia ciò che si scrive in Francia, non avvenga lo stesso in Francia riguardo a ciò che si pubblica in Italia. Termina il suo discorso rammentando, ohe per iniziativa del governo italiano e della com missione di cui era relatore si era abolito nella ta riffa generale un milione di lire circa di dazi d’uscita e che il ministro delle finanze, in un recente pro getto di legge, ha proposto di abolirne altri rappre sentanti per il Tesoro la perdita di oltre un milione. L’onorevole Luzzatti, sebbene non rappresenti in nessun modo le idee del governo, crede di potere affermare che una riduzione ulteriore dei dazi d’uscita potrebbe divenire la base di nuove negoziazioni fra l’Italia e la Francia, se questa fosse disposta a fare qualche concessione su altre parti della tariffa francese.
La questione scelta per la conversazione della se- ( rata è, dietro proposta del sig. Garuier, la seguente :
Sofisma della reciprocità a proposito dei trattati di commercio.
II sig. Giuseppe Garnier ha la parola. Egli crede che il sistema delle concessioni reciproche sia una mistificazione immaginata in passato dalla diploma zia, che riposa soltanto sull’ignoranza e sui pregiu- i dizi del pubblico, ignoranza e pregiudizi da cui non
456 L’ ECONOM ISTA 21 luglio 1878
impedirci di comprare i suoi. Non potendo lare due buoni affari, bisognerebbe contentarsi d’ uno; questa era l’opinione del conte di Cavour.
Il sig. Laveleye, quantunque possa vantarsi di appartenere ad un paese più radicalmente libero- scambista della stessa Inghilterra e che non si fa rebbe pregar molto per sopprimere del tutto le dogane, non divide l’opinione del sig. Garnier. Egli desidera, come il suo collega, di giungere al libero scambio, ma crede die la miglior via per giungere a questo desideratum sia la reciprocità. Quando FliigtuIterra tia cominciato a negoziare con la Fran cia, si è trovata alle prese con interessi quasi tutti protezionisti, sui quali ha potuto agire soltanto col mezzo di quelle che si chiamano — certo a torto — concessioni, compensazioni.
Il sig Luzzatti dice che se come negoziatore avesse avuto che fare con uomini come il sig. Garnier, il suo compito sarebbe stato molto facile ; invece ha avuto molto da lottare e si è ricordato che Adamo Smith stesso dopo aver condannato la politica delle rappresaglie finì per dichiarare, col suo genio emi nentemente pratico, che essa è buona quando ha per effetto di forzare la porta d’un mercato estero. La reciprocità è la politica adottata dappertutto e che sembra la migliore quando si è in presenza di tariffe generali protezioniste. Si può citare qualche paese come l’Inghilterra che ha tariffe liberali ma gli altri paesi protezionisti invece d’esser tentati di seguire quell’esempio ne profitteranno per mante nere elevate o per elevare maggiormente le proprie tariffe. In generale le tariffe sono più o meno proi bitive ed ogni volta che sono rimaneggiate ciò av viene in un senso sempre più reazionario, perchè i governi si preoccupano poco dei discorsi e degli scritti degli economisti e molto dei lamenti e delle esigenze della grande industria. Il trattato meno li bero scambista è sempre preferibile alla tariffa ge nerale. Un negoziatore forestiero avrà sempre più autorità per ottenere dei ribassi di dazi che non dei senatori o dei deputati, i quali, meno rare eccezioni non hanno opinioni molto nette in materia econo mica e si lasciano facilmente circonvenire o trasci nare da dei colleghi interessati. Una prova, secondo il sig. Luzzatti, che i trattati anche cattivi valgono meglio della tariffa generale, è la gioia che il ri getto del trattato franco-italiano ha prodotto ai pro tezionisti transalpini e cisalpini.
Anche il sig. Alglave è partigiano della recipro cità, non come principio, ma come mezzo d’azione. Siccome si ha che fare con interessi particolari sempre potenti vai meglio di usare abilità e di pren derli per il loro lato debole. In tal modo non sa rebbe impossibile di condurli, opponendoli gli uni agli altri, a domandare pei primi dei ribassi di ta riffa. Per esempio si potrebbero persuadere i filatori esser per loro lo stesso o un aumento di dazi sui filati inglesi o una diminuzione sulle materie prime e le macchine di cui hanno bisogno.
Il sig. Molinari ammette 1’ utilità dei trattati di commercio, quantunque non offrano che una ga ranzia molto precaria. Quando un trattato scade i protezionisti dei due paesi si coalizzano sia per im pedirne il rinnuovamento sia per spingere all’ au mento dei dazi, dimodoché se con la tariffa generale si è esposti ad aumenti parziali, coi trattati si è esposti ad aumenti su tutta la linea. Il sig. Molinari desidererebbe che i trattati non fossero negoziati con
uno spirito protezionista. Ma si trovano pochi ne goziatori come il conte di Cavour, il quale secondo racconta il Ila tea vai non si faceva mai tirare per l’orecchio e quando ¡ negoziatori si, meravigliavano della sua cedevolezza rispondeva : È naturale: noi
abbiamo interesse a cedere. Il sig. Molinari crede
sia vantaggioso per una nazione di dar I esempio di liberismo. Qua,ito ai dazi di uscita l’àpologìà che ne ha latta Ioli. Luzzatti non l’ha convinto e con tinua a credere che essi nou siano che un premio all’esportazione dei paesi concorrenti.
Il sig. Bruyn-Kops è dell’avviso del sig. Moli nari. Gita Iesempio dei Paesi Bassi che hanno do vuto lottare contro grandi difficoltà nelle loro nego ziazioni commerciali, finché hanno voluto mantenere delle tariffe elevate; ed hanno finito per stabilire il principio che qualunque riduzione di dazi da essi accordata ad un paese varrebbe, ipso facto, anche per gii altri. Questa loro decisione si fondava su ciò che il pruno che ottiene una concessione è sempre quello che ue ha più bisogno, dimodoché si rischia poco a fare agli altri una simile concessione.
L’Olanda non può lamentarsi di aver seguito que sta politica.
Il sig. Limousin, quantunque si dichiari libero scambista, non saprebbe adottare le idee del signor Garnier. Quando le industrie si sono impiantate e sviluppate in un paese grazie al sistema protettore, bisogna usar loro dei riguardi per non produrre gravi perturbazioni e gettare sul lastrico migliaia di operai. Il sig. Limousin crede che in tate que stione non bisogna porsi esclusivamente nè dal lato dei produttori nè da quello dei consumatori. Egli crede che bisogni adoperare mezzi dolci e farsi delle concessioni reciproche.
Riassumendo l'importante discussione, il presidente constata che tutti gli economisti sono d’ accordo quanto allo scopo (il libero scambio) e che la mag gioranza di essi considera i trattati di commercio come il miglior mezzo per raggiungerlo.
CRONACA D E LLE CAMERE DI COMMERCIO
Camera di Commercio di Roma. — Nella sue
seduta del 26 giugno dopo ricevute le comunicazioni della Presidenza, prendeva ad esame un ricorso dei negozianti della città i quali si gravano, perchè le merci che giungono alla Stazione delle ferrovie si trasportano su carri alla vicina dogana; onde nell’in teresse del commercio risolveva di fare le opportune pratiche per ottenere il prolungamento delle rotaje lino all’ ingresso della dogana medesima.
L’ ECONOM ISTA 457 21 luglio 1878
ed esportazioni temporanee, ed a favore in ispecie della esportazione temporanea degli oggetti di belle arti e della oreficeria, che hanno per Roma la mag giore importanza.
Dopo trattato di altri affari attinenti a’ pubblici mediatori, agli spedizionieri doganali ed a’ periti ri gattieri, deliberando da ultimo sull’ invio d’ industriali alla Esposizione universale di Parigi per estendere la sfera delle loro cognizioni ad incremento delle industrie cittadine, aderiva alle richieste del Comitato delle società operaie, ponendo a tale effetto a sua disposizione la somma di L. 2000, non senza espri mere il voto che la scelta delle persone avesse piut tosto a cadere su’ capi dell’ arte, che su’ semplici operai.
Camera di commercio di Pavia. — Nella sua
adunanza del 30 giugno, prese atto delle notizie for nite dal presidente circa la di lui partecipazione al Congresso tenutosi in Genova dei rappresentanti le Camere di commercio.
Esaminate le diverse domande pervenute da ope rai addetti a stabilimenti industriali della Provincia per avere un sussidio onde recarsi a scopo d’istru zione, a visitare l’Esposizione di Parigi, deliberò ac cordare detto sussidio, nella misura di lire 100 per ciascuno a cinque di essi.
Appoggiò una petizione al Parlamento della Ca mera di commercio di Yarese, circa la franchigia postale.
Espresse parere favorevole dietro richiesta del Ministero delle finanze, risguardo alla opportunità di imporre un dazio d’uscita sulle ossa non minore di lire 20 per tonnellata.
Passò all’ordine del giorno su altra richiesta del prelodato Ministero, circa la tariffa delle tare, le importazioni temporanee e restituzioni di dazio.
Prese atto del decreto prefettizio approvante il conto consuntivo della Camera per l’anno 1877 come venne deliberato dalla Camera stessa nella sua precedente adunanza; — di una circolare del Ministero del Teroro risguardante la pubblicità da darsi alle deliberazioni delle Camere di commercio ; — dei libri ed opuscoli pervenuti in dono alla Ca mera dalle consorelle del regno, da diversi Ministeri e dal Parlamento nell’intervallo di tempo dall’ultima seduta in poi.
Camera di commercio di Brescia. — L’Ateneo
e la Camera di commercio ed arti della provincia di Brescia, profittando della Mostra internazionale di Parigi, siccome occasione di studi, aprono il con corso a' un « premio di lire settecento pel miglior scritto sulle piccole industrie adatte ai contadini, massime alle donne e ai fanciulli, nelle intermittenze dei lavori campestri. »
Lo scritto deve essere presentato entro il giu gno 1879.
11 giudizio sarà fatto entro il 1879 da una Giunta speciale.
Camera di commercio di Savona. — Nella se
duta del 25 giugno, sulia base degli elenchi dei commercianti, artisti e industriali forniti dalle agen zie governative delle imposte, e tenuto conto delle modificazioni arrecate dalla nuova legge sul minimo dei redditi imponibili di ricchezza mobile pei con tribuenti, i quaii possono essere colpiti da tale lassa con unico reddito imponibile inferiore alle lire 300,
la Camera in app'icazione del suo regolamento 12 aprile 1867 superiormente sanzionato, delibera il ri parto della consueta somma di lire 7000 stanziata nel bilancio preventivo del corrente anno per tutti gli^eser- centi del distretto con redditi accertati da lire 250 ed oltre, fiduciosa che l’aliquota risulterà tenue come.ne gli anni scorsi.
Camera di Commercio di Como. — Gon un re
cente ricorso Ita fatto istanza presso il Ministero delle finanze perchè siano ammessi al benefizio dell'espor
tazione temporaria e della libera importazione in
Italia quei tessuti di seta di fabbrica nazionale, che si mandano all’ estero per subire talune manipola zioni secondarie, atte a perfezionare il prodotto, ossia ad esservi tinti, stampati, morezzati, gofrés, appa
recchiati, ecc.
Camera di Commercio di Parma. — Nella se
duta del 22 maggio delibera di concorrere colla somma di lire mille, da versarsi in due rate uguali, alla formazione del patrimonio del 'nuovo Istituto in Parma che dovrà chiamarsi Orfanotrofio maschile
Vittorio Emanuele II, la cui fondazione è stata pro
mossa dalla Gassa di risparmi parmense; ed ordina che di detta somma, lire 500 siano imposte sul ca pitolo XIV, Spese straordinarie e fondo di riserva del proprio bilancio preventivo 1878, e altre lire 500, sullo stesso .capitolo del bilancio 1879.
Camera di Commercio di Arezzo. — Nella se
duta del 26 giugno esprime voto favorevole circa l’applicazione del dazio d’uscita sulle ossa ed ap prova la seguente relazione della presidenza, da tra smettersi a S. E. il Ministro delle Finanze, conforme richiede la circolare del 21 maggio p. p.
Ecco la Relazione :
« Il Ministero delle Finanze con sua circolare del 21 maggio p. p. all’oggetto di presentare al Parla mento una risoluzione definitiva sull’ argomento del dazio d’uscita sulle ossa, interpellava le Camere di Commercio rispetto all’opportunità di stabilire un tal dazio e in qual misura esso potrebbe determi narsi.
Il problema non è nuovo. Allorquando fu presen tata la proposta di legge al Parlamento portante il dazio d’ esportazione sulle ossa, unghie ec. alla me desima furono mosse varie obiezioni che possono riassumersi cosi :
I a Che il detto dazio offenderebbe la teoria del libero scambio, essendoché le ossa debbonsi consi derare una merce;
2a Che non sapendosi ancora fra noi adope rarle come materia concimante, una limitazione alla loro esportazione le lascerebbe trascurate e disperse ; 3a Che essendovi già un commercio avviato di questa merce, per mezzo di noleggi; di navi e di trasporti, questo rende un profitto all’erario, pro fitto che non si raggiungerebbe da quello sperato dal dazio proposto.
458 L’ ECONOM ISTA 21 luglio 1878
sue eccezioni, diversamente la sua applicazione sa rebbe a scapito nostro ed avvautaggerebbe gl’inte ressi di nazioni cbe profittarono per secoli di ogni maniera di protezione.
Ancora più facilmente si risponde alla seconda obiezione. E stato dimostrato in modo certo che la industria della fabbricazione dei concimi detti chimici o commerciali progredì in Italia e diverse fabbriche aumentano ogni anno la loro fabbricazione; e questa è la prova più evidente cbe l’agricoltura anche sotto questo aspetto accenna a muoversi dallo stato di inerzia. Nella nostra Provincia ricca di materie fer tilizzanti si utilizzano anche le ossa, come concime perchè e proprietarii e agricoltori si sono ormai persuasi del notevole aumento che quei fosfati ar recano alla produzione agricola, dalla quale atten dono la loro agiatezza.
La terza obiezione viene a sparire e cade di per se stessa di fronte alle fatte considerazioni.
Nella pubblica economia l’ intento comune deve esser quello di sfruttare le materie prime locali, altrimenti non si potrà mai sostenere la concorrenza estera coi prodotti delle respettive lavorazioni.
Compreso di questa verità la Camera è di avviso, che prescindendo dall’accennata questione se il detto dazio armonizzi o meno cogli odierni principii rego latori del commercio, il dazio d’uscita sulle ossa mentre gioverà ai progressi dell'industria agraria, non arrecherà ai commercio i danni che si temono per i fabbricanti di colla, e pel naviglio nazionale.
La fabbricazione della colla verrà ad aumentare per dato e fatto della riduzione del prezzo che su biranno le ossa con un dazio di esportazione inferiore a L. 20 per tonnellata, e ove si uguagli il dazio d’importazione della colla estera a quello che la colla nostrale paga alle altre dogane. »
Camera di commercio di Milano. — La Com
missione, nominata dalla Camera nella seduta del 10 maggio coll’ incarico di studiare e lar le proposte per un nuovo ordinamento delle Camere di commer cio ha diretto al Ministero del tesoro (divisione del- l ' industria e del commercio) il seguente rapporto .
Al R.° Ministero del Tesoro, per gli affari dell’Industria e del Commercio.
Roma.
Secondo le deliberazioni adottate dalla Camera dei deputati nella seduta del 16 andante maggio è da attendersi che venga fra breve, messa in discussione la ricostituzione del Ministero di agricoltura, indu stria e commercio, sollecitata dalla generalità della pubblica opinione e delle Camere di commercio, onde non saprebbesi dubitare che sia approvata dall’ uno e dall'altro ramo del Pari mento.
Questa Camera già da tempo coltivava il pensiero e studiava il modo e 1’ opportunità di chiedere dal R-° Governo che un nuovo ordinamento delle Ca mere di commercio e la concessione di alcune fa coltà ne desse loro un giusto rilievo e le ponesse j in grado di realmente rappresentare e promuovere gli interessi commerciali e industriali, scopo vero della loro istituzione, ed anche esplicitamente dichia rato nell'Art. 1° della vigente Legge 6 luglio 1862.
Se non che, non è dato dì comprendere, se e con 1 quale ragione le Camere di commercio siano, da tempo, lascia.e in disparte, giacciano dimenticate e non’ mai interpellate dal Governo intorno ad oggetti |
che sono di vitale importanza per le industrie ed i commerci del paese in generale, nel mentre abbiamo 1’ esempio di una nazione vicina, la Francia, incon testabilmente assai cólta e versata in tutto ciò che riflette al commercio, all’ industria ed alle pubbliche . finanze, i cui Ministeri non tralasciano mai di richie
dere, previamente, l’ opinione delle legali rappresen tanze del commercio e dell’industria, in tutti i casi cbe i loro interessi ne sono implicati, e ne iacilifano ben anco le risposte, proponendo appositi quesiti, e tengono delle opinioni che vengono espresse quel conto che meritano, siccome abbiamo veduto anche ultimamente essere stato fatto avanti di intrapren dere i lavori della Tariffa daziaria generale e del Trattato di Commercio coll’ Italia.
Le nostre Camere di commercio, per lo contrario trovansi ridotte all’ officio di raccogliere e fornire
\ delie notizie statistiche, che devono il più delle volte,
richiedere ai Comuni, che già le hanno sommini strale o le somministrano, in via ordinaria, alle Prefetture o sotto-Prefetture, per essere trasmesse al Governo, ed ad’ ingrato ed inefficace lavoro intorno ad una serie di reclami di commercianti e industriali che lamentano gli inconvenienti ed i danni, dal più al meno, sempre però gravi, cui devono sopportare per determinazioni già prese, forse non abbastanza approfondite nei loro effetti, spesso non necessarie e più spesso non opportune.
Reclami di parti e rapporti delle Camere di Com mercio che rimangono senza provvedimenti poiché vi stanno di fronte progetti di legge già concepiti, di sposizioni già deliberate, che non si vogliono o non si possono modificare, nel mentre che le cose procede rebbero altrimenti, e molte lagnanze non avverrebbero, ove le Camere di Commercio fossero, preliminarmente sentite e potessero esprimere in tempo le loro vedute, le quali, non può dirsi a priori, che non possano meritare di essere prese in considerazione.
A risparmio di altri, la Camera non citerà che due casi, abbastanza recenti di oggetti importantissimi pel commercio e per l’industria. L’ uno, l’abolizione del l'arresto personale per debiti commerciali senza che fosse preceduta od accompagnata da riforme nel Codice di Commercio che guarentissero i crediti commerciali, della quale abolizione sono estesissime j e gravissime le conseguenze per tutti gli onesti e leali esercenti. L'altro, il Trattato di Commercio colla Francia e la tariffa daziaria generale. Intorno ad ! ambedue cotesti oggetti le Camere di Commercio non solo non ne furono, in prevenzione, interpellate, ma ì.on ne venne neppure data loro alcuna comu nicazione.
Questa Camera non vuole più oltre abusare della ! benevola tolleranza del Regio Ministero coll’estendersi in altre argomentazioni, e si permette di sottoporre alla saggia ed illuminata di Lui considerazione i suoi desidero, e le sue proposte, che vivamente racco manda pei maggiori possibili riguardi, affinchè, ri costituendosi il Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio, anche le Camere che ne dipendono siano rese veramente utili al commercio ed all industria che rappresentano e con essi allo Stato, ed abbiano a servire effettivamente allo scopo, pel quale ritiensi che siano create.
Tali desiderii e proposte sono:
a) Cbe le piccole Camere di Commercio siano