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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.40 (1913) n.2034, 27 aprile

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(1)

L’ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERRO V IE, INTERESSI PRIVATI

N. 2 0 3 4

Anno XL - Voi. XLIV

Firenze-Roma, 27 Aprile 1 9 13

SOMMARIO: La disinvoltura dei parlam entari, A. J. db Johannis— Sulle riform e doganali degli S tati U niti — Saggio sugli effetti dei dazi'doganali, Prof. Giov. CaranoDonvito.— RIVISTA BIBLIOGRAFICA : Prof. Maurice

Halbwachs, L a classe o u vrière et le n iv e a u de la v ie (Bechèrches s u r la h iéra rch ie des besoins d a n s

les sociétés in d u s trie lle s contem porain.es) - Werner Sombart, Krieg u n d R a p ita li srnus - Alfred Georges

Boulen, L e s ideés so lid a riste s de P ro u d h o n - Gino Arias, S u lla cla ssifica zio n e d ei S in d a c a ti fin a n ­

z i a r i - F. G. Tbnerelli, L e F in a n z e c o m u n a li — RIVISTA DI ECONOMIA : Situazione finanziaria del Giappone - Commercio estero della Germ ania nel 1918 ed in confronto con a ltri paesi - Commercio con l’estero della T unisia dal 1906 al 1911 - Sviluppo Economico Algerino - La ripartizione della ricchezza in F rancia - La popolazione dell’ E uropa - Milano nel 1912 - Q uante autom obili esistono in Italia — Il di­ scorso del m inistro Tedesco sul bilancio del Tesoro — NOTIZIE VARIE: 11 tabacco nel commercio del­ l’Ita lia - Im portazione ed esportazione dello zucchero e caffè nel 1912 - Ut il i, Dividendi, Interessi - Italia Francia R ussia, America, Africa - Prestiti. Emissioni, Aumenti di Capitale — MERCATO MONE­ TARIO E RIVISTA DELLE BORSE — PROSPETTO QUOTAZIONI, VALORI, CAMBI, SCONTI E SITUAZIONI BANCARIE.

LA DISINVOLTURA DEI PARLAMENTARI

I giornali pubblicano le conclusioni a cui

è venuta la Commissione d’ Inchiesta, sulle

vicende riguardanti i lavori del Palazzo di

G iustizia; e come si presentiva dalle avve­

nute indiscrezioni, alcuni parlam entari sono

compromessi, nel senso che avrebbero com­

piuti atti non corretti e quindi tali da in­

taccare la loro rispettabilità come legislatori.

Poiché, si intende, che non avrebbero com­

messi reati veri e propri, ma, nell esercizio

della loro professione, non avrebbero saputo

o voluto distinguere quel limite di compa­

tibilità morale, che differenzia l’uomo scru­

poloso nei suoi doveri, da quelli che sono

piuttosto corrivi nella custodia delle proprie

qualità morali.

Non intendiamo fin d’ora di affermare che

la Commissione d’jinchiesta abbia veduto

indeffettibilmente la verità; anzi teniamo

conto del fatto che alcuni dei deplorati hanno

già negato di aver compiuti atti meno che

delicati. A suo tempo, si sentiranno le di­

scolpe e la Camera giudicherà; anzi, al di­

sopra della“stessa Camera, giudicherà la pub­

blica opinione.

Ma vi è u n ’altra questione che ci si pre­

senta gravissima e sulla quale è bene ri­

chiamare la attenzione del pubblico ; — quella

cioè della assoluta mancanza di delicatezza

da parte degli accusati. Si era sempre usato

nel tempo passato, che, quando un uomo

politico sentiva pesare sopra di sé un so­

spetto, e peggio ancora una accusa d e te r­

m inata, sentiva il bisogno « per squisita

delicatezza » di ritirarsi dalla carica p u b ­

blica che ricopriva. Invece nulla è avvenuto

di tutto questo; i parlamentari, con molta

divinvoltura sono rim asti al loro posto co­

me se nulla fosse loro accaduto, ed hanno

continuato più alacri che mai, a compiere

le loro incombenze.

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L ’ECONOMISTA

27 apirile 1913

litico, per usarne soltanto quel giorno in cui

potessero esporre alla Camera le loro ra­

gioni.

Ma crediamo che, per l’effetto prodotto

sulla pubblica opinione sia dannosissimo il

fatto che, dopo la notorietà delle accuse il

consigliere di Stato fosse ancora in caso di

esaminare i nuovi arbitrati, o che la Giunta

del Bilancio, presieduta da uno degli impu­

tati, approvasse nuove spese o storni od

altre disposizioni di natura delicata.

Vogliamo anche ammettere che quei Si

gnori, sicuri della loro innocenza, non vo­

lessero, ritirandosi, far credere di conside­

rarsi imputati ; ma le cariche pubbliche specie

di ordine politico, non sono fatte per ser­

vire di difesa agli imputati, ma per tutelare

gli interessi del paese; quindi è motivo di

meraviglia anche il fatto, che nessuno di

quelli che ne a\ evano diritto e dovere, abbia

saputo rilevare la convenienza che quei s i­

gnori si astenessero da qualunque atto am­

ministrativo della cosa pubblica, fino a ra­

gione veduta.

Con simili precedenti si danno al pubblico

esempi assai gravi, in quanto le masse esa­

gerano e le accuse e le colpe e si convin­

cono sempre più che la giustizia non sia

eguale per tutti, e che vada formandosi un

asilo, là, dove non dovrebbe esservi che la

tutela del pubblico interesse.

A. J.

IU5 JOHANNIS.

Sulle [¡foie doganali degli Stali Uniti

Nessuno forse pensava ohe il nuovo Presidente

degli Stati Uniti avrebbe così presto intrapresa

l’applicazione del programma del suo partito,

specie per ciò che riguarda la modificazione della

tariffa doganale. Generalmente si credeva e si

affermava, che, prima di formulare proposte

concrete, sarebbero stati necessari studi che a-

vrebbero richiesto un certo tempo, sufficiente

perchè la economia del paese si apparecchiasse

alle conseguenze delle riforme progettate. Ma

l’America è il paese delle sorprese ed ecco che

il nuovo Presidente, dopo poche settimane

dacché è in carica, richiama l’attenzione del Par­

lamento sulla necessità ed urgenza di render

franca per alcune voci la entrata e per altre di

diminuire la protezione e formula delle precise

proposte e interviene personalmente presso al

Commissione che deve riferirne, e difende diret­

tamente le proprie idee. Abituati alle lentezze

burocratiche ed anche parlamentari dell’Europa

si è colpiti da meraviglia vedendo, che, mentre

qui già da più anni si studia per portare modifi­

cazioni alle tariffe doganali prima della scadenza

delle vigenti Convenzioni la quale cadrà nel 1917;

in America invece, in poco meno di due mesi , si

intraprenda una riforma, che non è un semplice

ritocco, ma addirittura tende a cambiare nella

sua sostanza l’indirizzo e la sostanza del regime

doganale.

Il nuovo Presidente, sig. W. Wilson, disse

infatti, rivolgendosi al parlamento che « bisogna

abolire tutto ciò, che rassomiglia ad un privilegio

o ad un utile fitizio » ; e che si deve « sostituire

la libertà agli stimolanti artificiali ». Parole espli­

cite e, dette da un uomo così risoluto come si

mostra il sig. Wilson; segno che si tra tta vera­

mente della applicazione di tutto un piano già

precedentemente studiato dagli uomini del par­

tito politico rimasto vittorioso nelleultime ele­

zioni presidenziali.

Ma se si pensa che la vittoria del Wilson è

dovuta esclusivamente alla discordia dei due

contendenti nel partito della maggioranza , il

Roosewelt ed il Taft, non si può a meno di du­

bitare fortemente sulla solidità del nuovo in­

dirizzo, parendo difficile che il paese, protezio­

nista ad oltranza fino a pochi mesi or sono, si

sia ad un tratto convertito ; tanto più che è noto

quale influenza formidabile esercitino negli Stati

Uniti gli affari ed i loro utili.

Ma sopratutto è interessante domandarsi se

la politica doganale degli Stati Uniti potrà

avere una notevole ripercussione sull’indirizzo

che seguirono gli Stati europei in materia do­

ganale. Non sono molti anni che l’eccessivo pro­

tezionismo americano aveva fatto credere pos­

sibile una unione degli Stati europei contro la

Confederazione americana, ed i lettori ricorde­

ranno certo che dell’argomento ci siamo, a suo

tempo, occupati nelle colonne della nostra Ri­

vista. Ma le previsioni di allora non si sono affat­

to avverate, specialmente perchè gli Stati eu­

ropei, che parevano scandolezzati della po­

litica doganale degli Stati Uniti, finirono ad

imitarli e a rinchiudersi essi pure, dietro bar­

riere doganali, appena temperate dai tra tta ti

di commercio. Onde è impossibile prevedere

ora quale potrà essere la ripercussione sull’Eu­

ropa, per tale modificazione della politica fin

qui seguita dagli Stati Uniti ; si può tuttavia

considerare una ripercussione, _ diremo così

attiva ed una passiva.

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27 aprile 1913

L ’ ECONOMISTA

263

europei, che fino ad ora vi erano quasi esclusi,

per la altezza dei dazi ; e più ancora per il modo

con cui i dazi stessi erano applicati. Le notizie

che si hanno, non ancora precise, ma certo atten­

dibili, fanno credere che sarà concessa la en­

trata in franchigia alla lana, al minerale di ferro,

alla carne ed al pesce fresco, ai fili di ferro da

chiusure, alle scarpe, e stivaletti, alle macchine

agricole, al legname, alle macchine da scrivere,

ecc. Quasi tutte queste voci, tranne la lana rap­

presentano merci le quali non ci sembra possano

temere la concorrenza europea, giacché sono

anzi i produttori americani che ne fanno larga

, esportazione in Europa; si potrebbe forse dire, a

proposito di queste voci, che il Presidente per

ora propone di sopprimere i dazi inutili.

Invece sembra molto più importante la in­

dicazione di altre voci le quali avrebbero ridotto

il dazio di un terzo (non ad un terzo come ha

creduto di leggere alcuno o della metà). Si noti

però che tali voci sono per ora indicate con

espressioni piuttosto vaghe, come : « manifat­

ture di cotone, lanerie, metalli ed in generale og­

getti fabbricati ». Sapremo fra breve quale e-

stensione abbiano tali espressioni e se vera­

mente rappresentino una larga breccia nella

muraglia daziaria eretta dai protezionisti ame­

ricani.

Da quello che si può ricavare ora, per le notizie

pervenute, non si potrebbe riconoscere di impor­

tante che la introduzione in franchiggia della

lana, della quale gli Stati Uniti hanno veramente

bisogno e che apre il mercato, non tanto all’Eu­

ropa, quanto agli Stati dell’America meridio­

nale, ricchi di tale prodotto.

La seconda forma di ripercussione, che il fatto

può produrre in Europa, è sulla linea di condotta

nella politica commerciale ; alcuni hanno già

espresso il parere che il movimento, determina­

tosi negli Stati Uniti, possa essere il propulsore

di un’analoga linea di condotta degli Stati di

Europa, ormai affaticati del soverchio protezio­

nismo. Non è il caso di fare previsioni in propo­

sito ; troppi sono gli interessi implicati nella

politica doganale per prevedere quali possano

avere la prevalenza, per un’epoca relativamente

lontana.

Certo è tuttavia che l’esempio degli Stati

Uniti dovrebbe avere una certa efficacia per in­

durre a studiare anche da noi le questioni ri­

guardanti il commercio internazionale, da nuovi

punti di vista.

Senonchè, mentre in America il mutamento

è dovuto al trionfo di un partito politico sull’al­

tro, sarebbe da domandarsi se in Europa vi sieno

partiti politici protezionisti o libero scambisti.

L’avvento al potere di un nuovo partito non por­

terebbe in alcuno degli Stati di Europa un cam­

biamento di indirizzo doganale, perchè i partiti

si orientano diversamente ed hanno altri obiet­

tivi. Forse ciò dipende dal fatto che in America

i partiti hanno un substratto economico-finanzia-

rio che manca o quasi ai partiti della vecchiaEu-

ropa, ma appunto per questo vi è motivo per cre­

dere che la prevalenza attuale del partito demo­

cratico al potere, possa essere negli Stati Uniti

effimera ; specialmente se le riforme doganali gli

effetti delle quali sono di lontana portata, tocche­

ranno sensibilmente il lato più debole di quel

popolo, che è l’interesse.

Il tempo e le discussioni che si faranno sull’ar­

gomento ci daranno modo di giudicare i fatti con

maggiore approssimazione.

Saggi» sugli Effetti dei dazi doganali

§ III. L ’e f f e t t o d i o g n i d a z i o

COME d’OGNI QU A LS tA S I IMPOSTA IN GENERE È QUELLO DI UNA FORZA

CHE DETERMINI UNA RED IS TRIBUZIONE DI REDDITI.

Sommario — 10. L’opinione del P antaleoni. — 11. Co­ me ogni dazio in particolare determ ini u n a re d i­ stribuzione di reddito. — 12. La traslazione nei rap p o rti con l’adagio « che le vecchie im poste

sia n o p referib ili alle n u o v e » . — 13. La opinione

del N icholson : il processo di redistribuzione con­ seguente a ll’im posizione del dazio deve im plicare,

per regola, qualche perdita.

Ma, prima d ’im prendere lo studio per rispon­ dere a questi quesiti fondam entali, è necessario stabilire qui delle im portanti prem esse che in- volvono tutto il problem a della traslazione dei trib u ti.

Il fenomeno della traslazione, uno dei più ardui e più complessi della Finanza, fu studialo finora nelle sue m anifestazioni più appariscenti, m entre studi più recenti hanno cominciato ad investigare tutto il sottosuolo m isterioso sul quale esso si fonda, cercando di rendere sempre più noto « quel che n o n s i vede » come disse il B astiat.

10. Il Pantaleoni (2), il quale anche in questi nuovi studi è dei più acuti investigatori, scrive: « L ’effetto di u n ’im posta è quello di u na forza che determ ina una una redistribuzione dei red­ diti in modo che, da quella che essa era, di­

t i ) Vedi E co n o m ista 20 m arzo N. 2023.

(2) M. Pantaleoni. L ’id e a lità della p ressio n e teorica

d i q u a lu n q u e im p o sta a p a r ità d i a m m o n ta re e la s u a se m in te sa — nel Giornale degli Econom isti, fase,

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L ’ ECONOMISTA

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venta quella che si ha nellà classe im m ediata­ mente inferiore; eppure se 1’ im posta è forte, essa diventa quella che è per una classe dai redditi ancora inferiore » è più oltre : « Siccome la produttività di ogni fattore di produzione, in un regime di lavoro assai diverso, è il reddito di una determ inata classe professionale, pos­ siamo trad u rre la serie dei fenomeni or ora in ­ dicati col dire che la variazione del reddito di una classe altera indirettam ente il reddito di una serie innum erevole di altre classi, anzi, teo­ ricam ente, di tu tte le classi (p. 323)».

E lo stesso Prof, Pantaleoni ( l) , in uno stu ­ dio ancora più recente conferma questi concetti, scrivendo :

« I riform atori operano bensì nelle condizioni che determ inano i prezzi, cioè su quelle che ne sono le cause, ma non avvertono che per il con­ catenamento generale dei prezzi queste condi­ zioni >; cause sono num erosissim e e costitui­ scono un aggroviglio dei più complicati, quale o ra p e r la p r i m a v o lta p r in c ip ia m o a in tra v e d e re , con qualche approssim azione alla realtà, nella teoria del Pareto. Quindi non vedono che alte­ rando artificialm ente un prezzo, o una o più con­ dizioni di un prezzo, debbono spingere l ’esame alle alterazioni concom itanti e consequenziali, le quali possono portare a risu ltati ben diversi da quelli che volevansi conseguire.

11. Adunque ogni dazio, come ogni tributo in genere, agendo come ogni aumento di prezzi, determ ina un dinamismo e quindi una redistri­ buzione di redditi, a poco a poco, fra tu tte le classi.

Cominciamo con l’am m ettere che il dazio — non c’importa d istin g u ere se nuovo o se ina­ sprimento di dazio preesistente — ricada in un primo momento, per le condizioni speciali di questi primi momenti, in tutto od in parte sui produttori stran ieri. P o trà perciò la nazione tas- satrice re sta r sicura di prelevare un tributo a tutte spese d ell’estero o senz’ alcun aggravio, senz’alcun peso sulla sua economia intèrna?

Secondo noi, e su ll'au to rità di quanto abbia­ mo poco fa tra sc ritto dal Pantaleoni, questa con­ vinzione poggerebbe, evidentem ente, su di un assurdo; su ll’assurdo cioè che quel dazio, come ogni altro dazio, come ogni altro tributo, come ogni aumento di prezzi in genere, potesse non

(1) M. Pantaleoni. C o n sid era zio n i su lle proprietà

d i u n sistem a d ip r e z z i p o litic i (Comunicazione fatta

al Congresso dell’A ssociazione per il progresso delle Scienze in Napoli) pubblicato nel « Giornale degli Econ. » — fascicolo gennaio e febbraio 1811, pag. 116.

determ inare un dinam ism o e quindi una più o meno generale redistribuzione di i od diti (1).

E quando si parla di « r e d istr ib u zio n e d i r e d ­ d it i » non si può certo intendere che questa si possa lim itare solo allo interno di ciascun paese. Specie oggidì in cui i vincoli che legano un paese agli altri crescono sem pre più quantitativam ente e qualitativam ente, ogni urto, ogni scossa, ogni dinam ism o economico-finanziario è destinato a propagarsi nei suoi effetti non solo allo interno, ma anche a ll’estero, proprio al pari delle note onde Hertziane; esempio e conferma evidentis­ simi le recenti crisi m onetarie.

Prim a della imposizione di un nuovo dazio o d ell’inasprim ento di un dazio preesistente si ha fra i vari elementi della produzione e fra le va­ rie classi economico-sociali u n a d a ta d istrib u ­ zione di redditi, la quale collima o tende a col­ limare con la u tilità di ciascun elemento della produzione rispetto agli a ltri, nella proporzione o combinazione definita produttrice, ed in con­ seguenza collima o tende a collimare col valore economico-sociale di ciascuna classe in rapporto a ll’u tilità dell’elemento o degli elementi di pro­ duzione di cui essa abbia il possesso e d i­ sponga.

12. 11 punto quindi di partenza di una tr a ­ sla zio n e è l’insiem e delle condizioni economico- finanziarie preesistenti al nuovo dazio (come ad ogni nuovo tributo in genere). Insieme di con­ dizioni che, come dicevamo or ora, tenderebbe sempre a d istrib u irsi, ad ad attarsi in rapporto al valore, in ogni momento, dei vari elementi della produzione, sotto 1’ azione di forze e di funzioni surrogatrici di quelle che elementi no n n a tu r a li, come le im poste, spesso intervengono a contrastare. Ed è perciò che è sempre racco­ mandabile una certa stab ilità negli ordinam enti tributari ; « L ’adagio che le vecchie imposte siano preferibili alle nuove ha il maggiore suo fondamento in questo, che le lesioni prodotte dalle imposte vecchie sono rim arginate, o che funzioni surrogatrici di quelle che le imposte hanno d istru tte si sono sviluppate» (2).

13. Scrive il Nicholson (3) a questo riguardo dei dazi : « Gii effetti ulteriori che conseguono alla perturbazione del traffico internazionale ed i pro­ cessi di riadattam ento necessari, saranno

an-(1) Si com pren e bene come q u esta d o ttrin a non sia la ripetizione della « Teorica d e ll’ eguale d iffu ­

sione d e ll’im p o sta », so sten u ta d al Vezzi, dal Man­

sfield, dal Sareng e so p ratu tto dal C anard.

(2) M. Pantaleoni L ’id e n tità d ella p ressione teo­

rica ecc.... pag. 286.

(5)

L ’ECONOMISTA

27 aprile 1913

265

categorie nella classe operaia : la rurale, o la

ch’essi sfavorevoli al paese che impone il dazio. La diminuzione delle importazioni ostacolerà le esportazioni lanlo direttam ente che in d iretta­ mente, dacché le importazioni si pagano per mezzo delle esportazioni. È vero che la forma produttrice impiegata dapprim a nel creare queste esportazioni può essere adoperata per creare prodotti destinati ai mercato interno e che nel contempo la tassazione dei prodotti esteri può portare un aumento nella dom anda dei prodotti del lavoro nazionale. Questo difatto è il fonda­ mento di una parte della teoria protezionista. Ma pel momento noi dobbiamo occuparci dei dazi fiscali. Ed è chiaro che se prim a del dazio la capacità produttiva del paese era sta ta d i­ strib u ita nel modo più vantaggioso, il processo di redistribuzione conseguente a ll’ imposizione del dazio deve implicare qualche perdita. In po che parole: qualunque dazio d ’importazione d i­ minuisce in m isura corrispondente la totalità del commercio con l ’estero ; ed in genere una tale riduzione è svantaggiosa, quantunque vi siano eccezioni» (1).

(C o n tin u a ) Giovanni Carano Don vi to.

R

ivista

B

ibliográfica

Prof.

Ma u r i c e Ha l b w a c h s.

— La classe ou-

vrière et le niveau de la vie (Rechèrches sur la

hiérarchie des besoins dans les sociétés indu-

strielles contemporaines) Paris F. Alean, 1913,

(7.50).

Il titolo di questo libro promette forse più

di quello che il libro stesso non contenga; poiché,

in sostanza, l’Autore ricerca il regime di vita

che è consentito alia classe operaia; tema questo

che fu largamente trattato ed ha già una ricca

letteratura. Ciò non toglie tuttavia, che l’Au­

tore non abbia compiuta un’opera degna di

studio. E merita certo particolare attenzione

10 sforzo fatto dairAutore, in qualche parte

originale, di definire il significato della parola

« classe ». Non diremo che egli vi sia comple­

tamente riuscito, ma le osservazioni sue, data

la complessività della materia e le difficoltà

di disciplinarla, rappresentavano un vero pro­

gresso nella più precisa intelligenza della parola.

Fino dal primo dei tre libri, in cui è diviso

11 volume, l’Autore distingue nettamente due

(1) Cor.s. G. Carano-Donvito. C o n sid era sio n i sulle rip e rc u ss io n i dei d a z i d o g a n a li in R iv is ta d i L e­ g is la z io n e T r ib u ta ria . Napoli, Anno III, fase. I,

(m arzo 1909) pag. 1 e ss.

industriale? Anche -questa , distinzione,, se può

valere per,sommi, capi, si presta a qualche con-

tj

fusione, quando si scenda a particolari; ina tut-

:i

tavia può essere, adottata con utilità nello stu-

¡¡j

dio della questione.

Nel secondo libro, dove veramente l’Autore

¡;[

tra tta del regime di vita della classe operaia,

l’Autore ha incontrato le difficoltà che ¡neon-

;

trarono già gli studiosi, che lo hanno preceduto,

g

cioè la mancanza di dati e di elementi omoge-

|;j:

nei atti a dare le regole generali. Si serve quindi

il

principalmente della nota inchiesta tedesca,

nella quale sono stati raccolti migliaia di bilanci

li

di famiglie operaie. Naturalmente la genera-

j;

lizzazione di quelle notizie, pur così importanti,

;

riesce pericolosa se applicati i risultati a popo­

lazioni che vivono sotto altri climi ed altre con­

suetudini.

Le conclusioni, a cui viene l’Autore nel suo

diligente studio, non sono veramente nuove,

nè del resto potevano esserlo; la trasformazione

jlj

della produzione in grande industria, ha anche

ili

trasformato il lavoratore; ma nello stesso tempo

i

ha dato ad esso la forza crescente che viene dalla

solidarietà e dalla comunanza di molti interessi.

E ciò rileva l’Autore, con brevi, ma incisive

espressioni, colle quali termina il suo interes-

sante lavoro.

W e r n e r So m b a r t. —

Kriegund Kapitalismus, . ;

Leipzig, Diincker dk Humblot, 1913, pagg. 232;

(M. 7.50).

Un libro che dovrebbe essere tradotto in tutte ;!

le lingue ed esser letto da tutti. Non si tratta ;i

dei soliti luoghi comuni, contro la guerra, ma |

di una analisi meditata e profonda delle cause : I

che determinano i conflitti apparecchiandoli

di lunga mano e rendendoli a poco a poco ine- l:|

vitabili. E fino dal primo capitolo, il prof. Som­

bart avverte, che le guerre hanno una doppia

storia,; una, nelle cause immediate che le pre- |

cedono; un’altra, meno visibile, nel capitalismo

che le rende possibili. Perciò l’illustre Autore

abbina nel suo importante lavoro i due concetti )

di « guerra e capitalismo » i quali procedono con

uno sviluppo parallelo.

Successivamente Feminente sociologo, ana­

lizza il costo per il mantenimento degli eserciti,

per il loro armamento, il loro nutrimento ed. il ji>

loro vestiario. L ’ultimo capitolo,il sesto, tratta ij

della flotta e delle spese che domanda.

Impossibile riassumere il poderoso lavoro, che

è ricco di dati statistici e notizie storiche, rac­

colti con somma diligenza dai più attendibili

(6)

266

L ’ECONOMISTA

27 aprile 1913

lare forma concettosa c brillante di cui l’Autore

sa fare così efficace uso.

Al f r e d Ge o r g e s Bo u l e n.

— Les ideés soli-

daristes de Proudhon, Paris, Marcimi rf;

Oodde, 1912, pagg. 222.

L’Autore, con uno spirito spesso caustico,

sempre fine, esamina, mettendoli a confronto,

i concetti moderni del Bourgeois e quelli del

Proudhon sulla solidarietà umana e sui suoi

effetti pratici, e cerca di ricavarne delle conse­

guenze, che non sempre, ci sembra, rispondono

alla esattezza desiderabile. Nello studio di idee,

così generali e comprensive, occorre procedere

molto cauti sul significato delle parole usate

dagli scrittori per non fare loro dire più o meno

di quello che volevano dire. E poiché in a r­

gomenti che implicano la intera costituzione

economica della società, molte volte le diver­

genze dipendono più che dalla sostanza dalla mi­

sura, e troppo pericoloso dalle affermazioni

ed anche dalle dottrine dei pensatori trarre le

ultime conseguenze. E trattandosi poi di Prou­

dhon, uomo che spesso si è lasciato condurre

più dalla foga del suo traboccante pensiero che

dalla misurata espressione di esso, il pericolo

è ancora maggiore e ci sembra che l’Autore non

lo abbia abbastanza evitato. Comunque questo

lavoro del sig. Boulen si legge con piacere ed

anche con profitto.

Gi n o Ar i a s.

— Sulla classificazione dei Sin­

dacati finanziari. — Torino, Unione Tip. Edi­

trice Torinese 1911, op. pagg. 16,

Col solito acume giuridico, di cui ha già dato

varie prove, l’Autore cerca la definizione dei

Sindacati e quale natura economica e giuridica

essi rappresentino, quando sono tali. Ci sembra

forse eccessiva la esclusione dei Sindacati di

collocamento dal novero dei Sindacati, come

fa l’Autore, ma riconosciamo che adduce buone

ragioni.

F. G.

Te n e r e l l i.

— Le Finanze comunali.-

Milano, Società Ed. Libraria, 1913, pag. 450

(L. 12).

Gli studi sulle finanze locali incontrano in

Italia una insuperabile difficoltà nel disordine

delle amministrazioni comunali, le quali, da

una parte non pubblicano che molto tardiva­

mente i bilanci consuntivi sui quali più razio­

nalmente dovrebbero appoggiarsi gli scrittori,

e dall’altra hanno dei preventivi così sostan­

zialmente diversi dai consuntivi, da costituire

una materia grezza, che non permette uno stu­

dio veramente utile. Tutto questo è già stato

replicai amente lamentato, ma chi avrebbe

dovere e potere di porvi rimedio, non se ne oc­

cupa affatto, forse perchè non si rende conto

della importanza e della utilità che offrirebbero

tali studi, so il materiale fosse fresco ed omo­

geneo.

Tanto più quindi è da ammirarsi l’Autore,

il quale ha cercato di superare l’ostacolo ser­

vendosi del materiale vecchio (1905) (die ha

trovato disponibile, ed elaborandolo con intel­

ligente pazienza. Il rapido svolgersi dei bilanci

comunali rende certamente tanto meno pratico

il lavoro, quanto più il materiale si riferisce a

tempo relativamente lontano; tu ttav ia! poiché

non è possibile avere di più e meglio,1 bisogna

accontentarsi del possibile ed insistere nel la­

mentare il disordine.

L’Autore ha diviso in quattro parti il suo la­

voro; nella prima, dà le necessarie nozioni sul

bilancio e sullo squilibrio ed equilibrio finan­

ziario; la seconda parte, contiene molti dei

documenti di cui l’Autore si è servito.

Ci duole di non poterci occupare ampiamente

di questo lavoro che merita veramente la atten­

zione degli studiosi, ai quali ne consigliamo

l’esame ponderato.

Rivista di Economia

Situazione finanziaria del (¡¡appone

L ’attuale situazione nel Giappone non è delle più semplici dal punto di vista politico.

I due vecchi p artiti, prim a in antagonism o, i Sayokai (partito m ilitare) e i-Kokommi (demo­ cratici) si sono fusi tu tti e due contro il Mini­ stero K atsura.

Ricordiamo che il precedente Gabinetto Saionji si dovette ritirare in seguito alle dim issioni del barone U ychara, che ebbe dai suoi col leghi di Gabinetto u n rifiuto per un aum ento di spese m ilitari e appunto per la creazione di due d iv i­ sioni per la Corea. Il barone U ychara giustifi­ cava la richiesta basandola sullo stato delle finanze della nazione ingrossate dai 90 milioni, provento della riform a finanziaria. Ma con q ue­ sto progetto il barone U ychara dava un colpo al concetto bottegaio del Governo.

II Mikado chiam ato al potere K atsu ra volle riparare alle o stilità create ai vecchio governo, e volle indicare che il nuovo m inistero avrebbe dato im pulso alla politica estera e specialmente alla influenza in Cina.

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ziario che si può riassum ere in una serie di economie e di riforme am m inistrative non au­ mentando le spese attu ali, nè dim inuendo i re d ­ diti, non imprendendo nuove costruzioni ferro­ viarie se non cou le entrate di quelle in eser­ cizio. rimandando a epoca migliore i lavori che richiedessero investim ento di grandi capitali.

Da ciò si vede quale e q uanta im portanza dia il m inistero K atsura alla questione finan­ ziaria.

Importanza grande infatti m erita non essendo essa nelle più floride condizioni, come risu lta ben chiaro anche da uno sguardo fugace alla statistica delle entrate e delle spese nei due ultimi esercizi.

Eni rute: E f f e ttu a te d a l 1 E z e rc iz i P re v is io n e E n t r a t e re a li a p r ile a l 30 n o v .

1911 -11G 2 573.996.997 484.989.7(9 312.923.060 1912-1912 575.976.995 » 307.339.522

Hyese: E f f e ttu a te d a l l

E s e rc iz i P r e v is io n e S p ese e ffe ttiv e a p r. al 30 n o v .

1911 1912 573 996.997 523.665.758 298 970.125 1912-19.3 575.976.995 » 307.843.858 Dal ch e si v ed e com e le e n tr a te s ia n o m o lto

inferiori delle previsioni, e le spese aum entino determ inando un buon deficit.

Da questo si comprende anche la direttiv a del ministero Saionji prim a, K atsura poi. D irettiva giustificata anche dalle conseguenze che sul paese ha avuto la guerra con la R ussia, che ha condotto il popolo a compiere il m assimo sforzo finanziario.

Però lo sviluppo economico non è stato fi­ nora inceppato da q uesta situazione finanziaria difficile.

Le importazioni hanno avuto 104 milioni di

yens di aumento e le esportazioni 77 milioni di yens su l ’anno scorso.

Si sono avuti aum enti di salario quantunque essi non siano sufficienti e proporzionati al cre­ sciuto costo della vita.

Il giornale l’Osafca Asahi fa una statistica interessante per m ettere in rilievo il rialzo av­ venuto, dopo il 1902, sui generi più popolari e da cui si deduce che una famiglia giapponese spende pel m antenim ento dal 38 al 53 % delle sue rendite.

Pel riso poi, primo nutrim ento per una fa­ miglia giapponese, si ha un aum ento, ma è pro­ babile ribassi, avendo il Governo rim esso il da­ zio di en trata

Questi dati, m agari succinti, servono per far vedere in quali difficoltà insorm ontabili si tro ­ verebbe il m inistero K atsura se osasse aum en­

tare la tassazione. Non è quindi da m eravi­ gliarsi del contegno di questo m inistero e della sorte di quello antecedente.

Il Commercio estero della Germania

nel 1912

ed in c o n fro n t o con a l t r i paesi.

Le cifre del commercio estero della Germa­ nia nel 1912, presentano un nuovo enorme au­ mento su ll’anno precedente. Il lavoro d ell’ im­ portazione (che è stato tuttavia calcolato sulla base del valore stabilito per il 1911, e dovrà subire quindi in seguito u na certa correzione) per il puro movimento merci è salito ultim a­ mente di 586 milioni di m archi, dopo che nel 1911 era già aum entato di 772 milioni. Esso am m onta oggi a 10.292 milioni, superando per la prim a volta i dieci m iliardi. In pari tempo il valore dell’esportazione, che nel 1911 era asceso di 632 milioni, è cresciuto nel 1912 di 782 milioni. Per il 1912 si presenta così una differenza in più m archi 1,404,000,000 (nell’anno precedente marchi 1,600,000,000). Questo sbilan­ cio commerciale vien colmato sia con gli interessi e i dividendi dei capitali tedeschi impiegati al­ l’estero, sia con gli introiti delle Compagnie di Navigazione, sia con gli incassi delle Banche per servizi resi all’estero, con la rim essa dei fondi a breve scadenza, e così via.

Nell’importazione prevalsero in m isura deci­ siva i prodotti ag rari, che, m algrado la favore­ volissim a raccolta 1912, la Germania dovette com prare a ll’estero per poter n u trire la popo­ lazione, e le sostanze gregge per poter alimen tare le sue industrie.

Circa due terzi della im portazione, ai quali si contrappongono appena un sesto d ell’ espor­ tazione, consistono in prodotti agricoli e fore­ stali ed altri prodotti naturali.

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u n ’equivalente enorme somma per le pelli, la legna e cosi via.

F ra gli altri im portanti generi d ’importazione si distinguono in special modo i m inerali, fra cui soltanto il ferro raggiunse la cifra di 200 milioni di marchi (178) e il rame che segna una eccedenza d ’importazione di 232 milioni, contro 222 milioni dell'anno precedente.

Questa colossale importazione fu pagata però principalm ente con l ’esportazione di prodotti in ­ striali. Quanto a ll’esportazione di prodotti ag rì­ coli in ragguardevole q uantità va preso in con­ siderazione soltanto lo zucchero per 130 milioni di marchi (nell’anno precedente 210), ed in se ­ conda linea la segala, che grazie al sistem a della bolletta d ’im portazione (la quale rappresenta in ultima analisi un premio d ’esportazione), pre­ senta un sopravvanzo d ’esportazione di 78 m i­ lioni di marchi (nell’anno precedente 33). L ’in ­ d u stria tessile ha nell’anno 1912, con u n ’espor­ tazione di 1455 milioni di marchi (nell’ anno precedente 1410) non solo pagato la im portazione della m ateria prim a, ma bensì lasciato un m ar­ gine di oltre a 600 milioni di marchi di ecce­ denza di esportazione. L’iudustria m ineraria se­ gnò un sopravanzo d e ll’esportazione del ferro e ferram enta per 967 (911) milioni del carbone per 271 (189) milioni. Ad essi si unì l ’ espor­ tazione di macchine e prodotti elettrotecnici, che nel 1912 superò la cifra del m iliardo. Nell’ in­ d u stria chim ica si distingue in special modo la esportazione dì colori e di articoli per colorì con un’eccedenza d ’esportazione di 257 (230) m ilio­ ni di m archi. Anche l ’esportazione di pelli e di articoli in pelle, salì notevolmente nell’ ultimo anno. L’industria della carta segnò u n ’eccedenza d ’esportazione di 199 (198) milioni ; l ’esporta- zioni di articoli musicali superò di 94 (85) m i­ lioni l’importazione, quella del vetro ejvetram i di 99 (88) milioni di marchi, quella dei giuo- cattoli di 91 (89) milioni di m archi.

Confrontando le cifre del 1892 con quelle del 1912 si ha agio di osservare quale immenso sviluppo h a subito il commercio mondiale in questo periodo di tempo. Perfino in Francia, dove per depopolazione manca il maggior im ­ pulso adf uno sviluppo economico, I’ im porta­ zione e l ’esportazione ih questi ultim i 20 anni si sono raddoppiate. In Germania l’importazione è aum entata di due volte e mezzo, I’ esporta­ zione si è triplicata. L ’Inghilterra, che prima di 20 anni fa stava alla testa di tu tti1 ha ciò non pertanto ancora(raddoppiata la propria e- sportazione. Ed ancora più Jnotevole è stato l’aumento dell’esportazione degli Stati U niti, i quali sono oggi i primi (esportatori. L ’ Italia

dalla stessa data, ha più che triplicate le sue importazioni (1892: 1,173,391 mila e 983; 1912: 3,604,104,203) e quasi triplicale le sue espor­ tazioni, 1892: 958,187 mila e 2 2 0 ; 1912: 2,396,146,124, e con ciò si pone, in cifra rela­ tiva, al primo posto fra le nazioni che hanno maggiormente sviluppati i loro commerci negli ultimi venti anni. Questo confortante paragone è il miglior elogio per la nostra razza che ha saputo in pochi lu stri m oltiplicarsi di numero, e sta re prim a linea fra tu tte le nazioni esporta­ trici di lavoro e di merci.

Commercio con l’estero della Tunisia

dal '9 0 6 al 1911

La T unisia ha nel sottosuolo minerali come lo zinco, il ferro, il piombo, il ram e; nel 1911 esistevano 39 miniere e il valore dei minerali esportati raggiungeva la somma di fr. 18.800.000. Però il progresso è stato segnato sopratutto dai fosfati, la cui esportazione da 171.298 tono, nel 1900 è salita a 1 592.130 tonn.

Le industrie indigene sono la filatura e tes situ ra della lana, la fabbricazione dei tappeti, lavori in cuoio, ecc.

L ’ in d u stria della pesca in mano ad italiani, greci e m altesi è fiorentissim a.

Il quadro statistico che pubblichiamo per­ mette di seguire il movimento con l ’estero negli ultimi 5 anni.

A n n i Im portaz. E sp o rta s. com m er. totale 1906 1907 1908 1909 1910 1911 89.349.456 102.860.220 123.028.142 114.446.768 105.497.298 121.683.425 80.595.121 103.361.060 94.155.005 109.166.035 120.401.084 143.660.314 169.944.577 •206 221.280 217.183.147 223.612.803 225.898.382 265.344.239

Sviluppo economico algerino

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conti correnti. Dal 1910 al 1911 le sole opera­ zioni di sconto passarono da 2 m iliardi e mezzo a 3 miliardi e 45 milioni. I depositi presso le 5 grandi Banche (B. d ’Algerie, Credit foncier d ’Algerie, Comp. Algerienne, Credit Agricole et Commerc, e Credit Algerien), sorpassarono i 300 milioni. Al Foncier nel solo 1911 i depo­ siti aum entarono di oltre 21 m ilioni: al Credit Agricole et Comm. da 3 milioni nel 1904 sono saliti al 31 dicembre 1912 a 26 milioni e mezzo.

La ripartizione della ricchezza in Trancia

Le successioni in Francia nell’anno 1911 han dato un Irapasso di proprietà per 230 miliardi di lire.Facendo un calcolo di ciò che spetterebbe a ciascun cittadino si osserva che, nella ì iparti­ zione, ogni abitante avrebbe un capitale di li­ re 5800.

Questo apprezzamento però è del tutto ideale, perchè osservando come si dividono le 359.113 successioni avute nel 1911, fra le 13 serie am­ messe alla successione, si vedrebbe il grande semplicismo della statistica.

Infatti si deve considerare in primo luogo che la metà della popolazione di F rancia (19 mi­ lioni, 3) è composta di ragazzi e di giovani che non hanno raggiunto il 25° anno di età e che ordinariam ente, come osservazioni sperim entali dim ostrano, non possegono n u lla ; si deve con­ siderare, poi come un terzo della restan te po­ polazione non si trovi in condizioni migliori della frazione precedente, per venire a stabilire che solo si possa ripartire, con giusto criterio, fra i restanti 13 milioni di cittadini, la ricchezza in Francia.

Ripartendo le successioni fra le 13 categorie stabilite dalla legge si ha per:

abitanti Lire 3.150.000 250 3.150.000 1.260 3.500.000 5.000 1.600.000 21.000 260.000 70.000 160.000 156.000 55.000 351.000 28.000 710.000 12.500 1.405.00 8.100 1.800.000 1.000 6.700.000 300 26.000.000 100 (?) 72.C00.000

Da questo specchio si osserva come i milio­ nari non siano troppi e che le grandi possi­ denze non siano ancor esse numerose.

Anzi bisogna tener conto, per di più del fatto che in quest’anno si sono avute tre successioni

al di sopra dei 50 milioni, per questo può sem­ brare anche essere esagerato il numero di 100 possidenti un capitale di 52 milioni.

In ogni caso questa statistica può dim ostrare come la piccola e media proprietà sia molto svi­ luppata in Francia.

La popolazione dell’ Europa

Il dolt. Ditzal riassum e, nel Greneboten i suoi ultimi studi sulla popolazione dell’ Europa.

Essa si elevava alla fine del 1910, alla cifra to­ tale di ¿43,900,000 abitanti che si ripartiscono nel modo seguente:

Russia 117 m ilioni; Impero tedesco 6 4 ; Au- stria-U ngheria 5 1 ; Gran B rettagna 45 ; Francia 3 9 ; Italia 34; Spagna 19; Belgio e Romania 7; T urchia europea 6 ; Olanda, Portogallo e Sve­ zia 5 ; B ulgaria 4 ; Svizzera 3 ; Serbia, D ani­ marca, Grecia e Norvegia 2.

Le densità della popolazione non è in nessun luogo maggiore che in Europa. Mentre in Au­ stralia non si trovano per ogni chilometro q ua­ drato, che 8| 10 di ab itan te; mentre in America ve ne sono 4, in Africa 5 e in Asia 19, la media in Europa è di 44 persone per chilometro qua­ drato.

Ma questa media è distrib u ita in modo molto ineguale fra i diversi paesi.

Infatti mentre il Belgio ha 255 abitanti per chilometro quadrato, la Norvegia non ne ha che 8. L’Olanda ne conta 117 ; la Gran Brettagna 146; l’ Italia 120; la Germania 112; la Sviz­ zera 91 ; l ’A ustria-U ngheria 76; la R ussia 23. In tesi generale la natalità è debolissim a inEu- ropa. La R ussia viene in testa con 44 di nascite e 2|10 per ogni 1000 abitanti e per anno; poi vengono l ’Ungheria 35.6; l ’ Italia 32.9; l’Au­ stria 32 4 ; la Germania 29.8; l ’Olanda 28.6; la Danimarca 27.5; la Norvegia 26.1 ; la Scozia 25 .2 ; la Svizzera 25; la Svezia e l’Inghilterra 24.8; il Belgio 23.7; l’ Irlanda 23.3; e final­ mente la Francia 19.7.

I paesi più ricchi in nascite sono n a tu ra l­ mente fra quelli dove la m ortalità è forte. T u t­ tavia si muore più in Serbia, in Olanda e in Danim arca che in R ussia.L a F rancia è il paese dove si muore di meno.

follano nel 1912

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Nel 1911 le nascite erano state in ragione del 22.73 ; nel 1882 in ragione del 33.62.

1 morti furono 9726 e cioè in ragione del 15.97 per m ille; nel 1911 la m ortalità era stata in ragione dei 20.29 per m ille; nel 1882 in ragione del 29.84 ! Se diminuisce costante- mente la fecondità della popolazione — fatto comune a tutte le grandi città — diminuisce anche, e con velocità maggiore, la m ortalità.

Gli im m igrati, nel 1912, furono 23,600, gli emigrati 10,355; la popolazione si accrebbe, per questa via, di 13,245 individui. Va notato che nel 1912 si è avuta la immigrazione mag­ g io re; superiore anche a quella verificatasi nel­ l’anno susseguente a ll’Esposizione (1907), che fu di 21,186 individui.

1 m atrim oni nei 1912 furono notevolmente meno che nell’anno prima : 4325 contro 4615.

Quanti automobili esistono in Italia

L ’automobilismo in Italia ha fatto oramai dei grandi progressi ed ogni anno il numero delle vetture tassate aum enta in notevoli pro­ porzioni.

Da una statistica fatta in proposito, si ri­ leva che : negli anni 1907-1908 si contavano solo 5,079 vetture automobili delle' quali 207 adibite a trasp o rti in comune (omnibus) ed 82 camious. Nel 1908-1909 ascesero a 6,353 delle quali 354 per trasporti in comune 137 camious. Nel 1909-10 le vetture tassate furono 7,737 e nel 1910-11 furono 10.655.

Per l ’anno 1911-12 si calcola che le autom o­ bili esistenti in Italia siano state circa 15,000, cifra che corrisponde per l ’anno ad un aumento dell’uso di questo mezzo di locomozione del 50 per cento circa.

Il discorso del Ministro Tedesco

sul bilancio del Tesoro

Le questioni, lucidamente trattate dall’on. Te­

desco nel suo discorso alla Camera sul bilancio del

Tesoro, sono così attinenti all indole degli studi

di cui si occupa, la nostra rivista,, che crediamo

opportuno riprodurre un largo sunto della sua

esposizione. Riserbandoci di commentare nel

prossimo fascicolo il nuovo documento parlamen­

tare, ci è grato constatare come Von. Tedesco abbia

autorevolmente confermate molte delle teorie eco­

nomiche e, finanziarie che da tempo sosteniamo

nell’Economista, alle quali sono rimasti a tutt’oggi

ben pochi avversari, i quali sembrano ormai ani­

mati più da un partito preso, che da una sicura

convinzione nelle idee,orinai scosse da ripetuti col pi.

Si s t e m a f i n a n z i à r i o r i g o r o s o.

N el m ese d i m arzo 1912 la n o s tra e m in e n te C om ­ m issione fin a n z ia ria p ro n u n c ia v a in b re v i p a ro le u n giudizio a u to re v o le q u a n to espressivo elio oggi n o n è su p e rflu o evocare.

« L a p o te n z a del s iste m a fin an ziario - scriv ev a l ’on. A lessio q u ale in te r p r e te del pensiero della G iu n ta del b ilan cio - n o n p o tr e b b ’essere c o n fe r­ m a ta in m o d o p ih sp le n d id o a n c h e in om aggio a i c rite ri p iù rig o ro si d ella scien za fin a n z ia ria ».

S u ccessiv am e n te le fo rze d ella n o s tr a fin an za n o n p iegarono, d iv en n ero a n z i più re s iste n ti. C o n tin u ò an c o ra p e r a lc u n i m esi il co n flitto ita lo -tu rc o e poi scopino la g u e rr a b a lc a n ic a ; i ra c c o lti a g ra ri no n fu ro n o p ro p iz i, e p rin c ip a lm e n te p e r cau se di p o ­ litic a in te rn a z io n a le c re b b e il m alessere di im p o r­ ta n t i in d u s trie e il m e rc a to dei v alo ri si svolse fr a difficoltà eccezionali.

T u tt a v ia n o n fu m eno celere il ritm o del p ro g re s­ so tr ib u ta rio .

I n poco p iù d i u n a n n o il suo risp a rm io n azio n a le h a p o tu to a s s o rb ire 900 m ilio n i d i tito li d i S ta to , a ssic u ra n d o c i così u n ’a u to n o m ia fin a n z ia ria che su scitò s tu p o re e a m m ira z io n e a l d i là d ei confini e che gli stessi ita lia n i n o n o sa v a n o sp erare.

C on sid eriam o ch e in q u e sto p rin cip io d i secolo le risorse n o rm a li del b ilan cio riu sc iro n o a fr o n te g ­ g iare n o n solo le spese o rd in a rie in c o n tin u a e s p a n ­ sione, m a a n c h e in g e n ti biso g n i d i c a r a tte r e asso ­ lu ta m e n te eccezionale. I n f a tti , si e stin se u n d eb ito del teso ro d i 400 m ilioni, fu ro n o so d is fa tti c o m p iti s tra o rd in a ri n e ll’in te re ss e d ella d ifesa n azio n a le, si spesero c e n tin a ia di m ilio n i p e r risa rc ire i d a n n i dei te r re m o ti d e l 1905, 1907 e 1908 e con gli a v a n z i d i b ilan cio a l 30 g iu g n o p ro ssim o r im a r r à s a ld a to u n onere di alm en o 210 m ilioni p e r l ’im p re sa libica.

I r is u lta ti fin q u i o tt e n u ti e i p iù c a u ti p resag i co n sen to n o d i d ic h ia ra re ch e possiam o a tte n d e re con an im o tr a n q u illo l ’a v v e n ire . È s a ld a e s e r e n a la n o s tra fid u cia, p o ich é essa rip o sa su lle s p e r im e n ta te v ir tù del la v o ro e d ella p re v id e n z a d i u n p o polo, che si è riso lle v a to in n a n z i a l m o n d o e in n a n z i a sé stesso ; p e rc h è essa rip o s a su ll’in c e s s a n te progresso econom ico d i u n p aese, ch e fece in c in q u a n t’a n n i u n lav o ro d i secoli ; p e rc h è essa rip o s a su ll’o p e ra co n cò rd e e v ig ila n te del P a rla m e n to e del G overno, che nelle b u o n e co n d izio n i d ella fin a n z a e del c re ­ d ito rico n o sco n o i p rin c ip a li f a t to r i e la p iù sic u ra g u a re n tig ia d i b en essere sociale.

L ’a tte n z io n e d e ll’o n. re la to r e si fe rm a p iù s p e ­ c ia lm en te su ll’elev azio n e del saggio dello sco n to s u l­ la circolazione c a rta c e a , e su lla p e rs is te n z a d el cam b io sfavorevole.

Il s a g g i o d e l l o s c o n t o.

II M inistro o s s e rv a c h e n e l t r a t t a r e co d e sti p r o ­ b lem i si d im e n tic a o n o n si ric o rd a a b b a s ta n z a che p e r c au se p o litic h e , eco n o m ich e e fin an ziarie t u t t i gli S ta ti, d a l 1907, salv o b re v i in te rv a lli, a t t r a v e r ­ sano u n p e rio d o di difficoltà p iù o m eno gravi. Si d im e n tic a o n o n si ric o rd a a b b a s ta n z a che l ’I ta lia h a d o v u to s u b ire F in flu e n z a sfav o rev o le n o n solo d i f a t t i in te rn a z io n a li, m a a n c h e d i speciali ev en ti, com e le crisi in d ig e n e d i a lc u n i p r o d o tti (zolfi, a- g ru m i, v ino) e delle in d u s trie d ella s e ta e del c o ­ to n e , i te r r e m o ti del 1905, 1907 e 1908 due, ep id em ie coleriche, c a ttiv e a n n a te a g ra rie , u n c o n flitto b e l­ lico, u n a d im in u z io n e n elle c o rre n ti dei fo re stie ri e degli e m ig ra n ti. E p u re a c irc o sta n z e così av v e rse h a n n o p o tu to v ig o ro sa m e n te re s iste re l’econom ia n a z io n a le e la fin a n z a dello S ta to .

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g ra v ità , n o n d isg iu n te d a e lem en ti politici, h an n o la s c ia to tra c c e n o n a n c o ra scom parse.

L a B a n c a di F ra n c ia , che così r a r a m e n te m o d i­ fica lo sco n to e lo m a n te n n e al 3. % d a l gen n aio 1908 al s e tte m b re 1911, fu c o s tr e tta a d elev arlo fino al 4. % il 31 o tto b re scorso e q u e s ta m isu ra , che in u n a n n o b u rrasco so com e il 1907 d u rò a p p e n a due m esi, si co n serv a o ra m a i d a u n sem estre. E lo sconto d ella B a n c a d ’In g h ilte rra che p e r o ltre q u a ttr o a n n i e m ezzo, cioè d a l gennaio 1908 a l s e tte m b re 1912, oscillò fr a il 2 y2 e il 4, fu p o r ta to a l 5 n e ll’o tto b re d e ll’a n n o p a ss a to e così è rim a sto fino a p o ch i gio rn i fa, cioè p e r la d u r a t a di sei m esi ch e nelle t r a d i ­ zioni d ella B a n c a d i L o n d ra è eccezio n alm en te lunga.

Il M inistro a n n u n z ia che n e l prossim o m ese sarà rid o tto il saggio ufficiale dello sconto.

Po l i t i c a b a n c a r i a e c i r c o l a z i o n e.

M a è su l te m a d ella circolazione che l ’on. Alessio in siste su idee p ro p rie , g ià espresse nel 1907 m a n o n acco lte d alla C am era. L ’on. A lessio, n o n p e r m a n d a to della G iu n ta g en erale del B ilan cio , m a e sc lu siv a m e n te com e in te rp re te di suoi c o n c e tti p e rso n a li, co n sig liereb b e di m o d ificare la p o litic a b a n c a ria . Q u esta p o litic a , ch e p e r co rag g io sa in i­ z ia tiv a a s s u n ta n el 1893 d a ll’on. G io litti e p ro s e ­ g u ita d a ll’on. S onnino n e l b ien n io successivo e nel 1897 d a ll’on. L u z z a tti, fu in f o rm a ta a p rin c ip i di ' g ra n d e a u s te r ità e rim a se im m u t a ta fino a l 1907, q u a n d o su o p p o rtu n a p ro p o s ta d ell’on. C arcano il P a rla m e n to a p p ro v ò u n a u m e n to d i 44 m ilio n i nel lim ite d ella circolazione n o rm ale, ch e così fu p o r ­ t a t a d a 864 a 908 m ilioni, e c o n se n tì a te m p e ra re le disposizioni su lla eccedenza della circolazione o rd in a ria .

In te rv e n n e ro p o ste rio rm e n te d u e leggi, u n a del d icem b re 1910, che a u to riz z ò l ’a u m e n to d e i b ig lie tti di S ta to , e l ’a ltr a del d icem b re 1912, la q u a le a m ­ m ise n u o v i m a c a u ti te m p e ra m e n ti d i c a r a tte r e tr ib u t a r io p er la circolazione stra o rd in a ria .

i b ig lie tti di S ta to , sp e c ia lm e n te p e r su p p lire alla deficienza di s p e z z a ti d i a rg e n to , fu ro n o in r e a ltà accresciu ti di 57 m ilioni, cioè d a 442 a 497 ; e l’a u m e n to , com e p re v e d e v a l ’on. R u b in i, re la to re d ella legge del 1910, n o n è a d e g u a to a i biso g n i d e l­ l ’eco n o m ia nazionale.

In u n paese com e l ’I ta lia , d o v e il reg im e b a n c a rio è s o tto p o s to a p r u d e n ti e sagge c a u te le , e d o v e alle sa n e in iz ia tiv e n o n si p u ò n eg a re il soccorso del c re ­ d ito , è d a e v ita rs i il perico lo di u n ’in su fficien te c ir­ colazione, che p ro d u rre b b e a l com m ercio e alle in d u s trie d a n n i g rav issim i, a rr e s ta n d o n e o com pro - m e tte n d o n e il libero sviluppo.

Gl i i s t i t u t i d’e m i s s i o n e.

A q u e sto p u n to g io v a rile v a re il m ig lio ram en to ch e nelle condizioni d e g l’is ti tu t i d ’em issione si è c o n se g u ito d u ra n te il p erio d o d a l 1° g en n aio 1894 al 31 d ic e m b re 1912.

Al 1° g e n n a io 1894 le situ azio n i d e ’ tr e I s tit u ti e ran o g r a v a te di m ilio n i 634.5 d i o p erazio n i in c a ­ g liate. Q uesto im p o rto su p e ra v a di m ilioni 322.4 il c a p ita le d e lla B a n c a d ’Ita lia e il p a trim o n io dei don B a n c h i m e rid io n a li insiem e alle ris p e ttiv e m asse d i ris p e tto . Al 31 d ic e m b re 1912 n o n solo e ra n o li­ q u id a te le p a r t it e im m o b iliz z a te , m a il c a p ita le e il p a trim o n io in siem e alle ris e rv e a sc e n d e v a n o a 338 m ilioni, il ch e v u o l d ire ch e in 19 a n n i g l’is ti­ t u t i d i em issione co n seguirono u n m ig lio ra m e n to p a ­ trim o n ia le di 660 m ilioni, seb b en e la B a n c a d ’I ta lia - a b b ia n e l fr a tte m p o s v a lu ta to d i 60 m ilio n i il p r o ­ p rio c a p ita le ed il B an co d i N a p o li a b b ia rid o tto di . 15 m ilio n i il suo p a trim o n io .

L a circolazione d el 31 d icem b re 1912 su p e ra v a q u e lla a l 1° g en n aio 1894 di 976 m ilioni, p e rò v i c o rris p o n d e v a l’a u m e n to d i 975 m ilioni e 700 m ila

n e lla v a lu ta legale m etallica. L a r e s ta n te circola­ zione, p ressoché u g u a le a q u ella del 1° g en n aio 1894, e ra im p ie g a ta in sco n ti, an ticip azio n i, p ro ro g h e ag li a sso ciati alle sta n z e di com pensazione, cioè in o p erazio n i p r e tta m e n te b a n c a rie , m e n tre u n a b u o n a p a r t e della circo lazio n e al 1° gennaio 1894, cioè 634 m ilioni e m ezzo, e ra im p e g n a ta nelle o perazioni im ­ m obilizzate.

I l r a p p o r to della rise rv a e la. circolazione che al 1° g en n aio 1894 s t a v a m olto al d iso tto del 40 % , al 31 d icem b re 1912 era del 66.8 %.

N egli im p ieg h i s u ll’estero , nei tito li, nei cred iti in c o n to c o rre n te a ttiv o n e ll’in te rn o e su ll’estero, negli im m obili a d uso di ufficio, g l’is titu ti n on a v e ­ v an o al 31 d icem b re 1912 im p e g n a ta circolazione, m a i loro p a trim o n i, le riserv e, e le d isp o n ib ilità loro c re a te d a i d e b iti a. v is ta e dai c o n ti c o rre n ti e d e p o siti p assiv i p u b b lic i e p riv a ti.

Le c a u s e d e l r i a l z o d e l c a m b i o.

L e condizioni del cam b io ita lia n o su ll’estero , che d a l 1903 si m a n te n n e ro p e r n o n b re v e te m p o so d ­ d isfacen ti e spesso a n c h e eccezio n alm en te v a n ta g ­ giose, h a n n o su b ito u n p eg g io ram en to , che ta lu n i cred o n o di p o te r a ttr ib u ir e a d eccesso di c irco la­ zione c a rta c e a .

S enza d u b b io la c a r ta m o n e ta è so g g e tta a sv i­ lim e n to ris p e tto a ll’oro, q u a n d o ecced a ì bisogni

del com m ercio e delle in d u s trie , ed h a in t a l caso u n a in flu en za d a n n o sa su ll’a n d a m e n to dei cam bi. M a n essu n o h a p o tu to finora d im o stra re con elem enti p o s itiv i che la q u a n tità dei b ig lietti delle b an ch e e dello S ta to sia su p erio re alle esigenze ¿dell’ econo­ m ia nazionale. Se m an cassero le cause reali che d e ­ te rm in a n o l ’in a s p rim e n to del cam bio, si p o tre b b e acced ere a ll’opinione di coloro che d a l sem plice f a tto del cam bio e lev a to vorreb b ero tr a r r e il corol­ lario di u n a p le to ra di circolazione. È com plesso e in tric a to l ’insiem e di elem en ti, i q u ali concorrono alle v icen d e d el .cam b io , ed è ard u o stab ilire la p a r t e che a ciascuno d i essi s p e tta n e ll’azione che è d e s tin a ta a m odificarlo in bene o in m ale. M a in a tt o p ra tic o , n e ll’o ra che volge, p erso n e em inenti, b an c h e , cam ere di com m ercio (ricordo fra a ltre le cam e re d i com m ercio del V eneto), q u a n ti insom m a, v iv o n o la v ita econom ica e fin a n z ia ria del nostro p a e se e sono in possesso dei m ag g io ri elem en ti di fa tto ed h a n n o p e r il p ro p rio ufficio u n p iù squisito senso di re s p o n s a b ilità , con co rd an o n e l rite n e re che in t.u tt’a ltro cam p o ch e in quello d ella circolazione biso g n a ric e rc a re le c au se d e lla te n s io n e dei cam bi.

— D i ’q u esto io sono fe rm a m e n te c o n v in to , q u a n tu n q u e d iv e rsa m e n te p en sin o a lc u n i p ro fe s­ sori... (Ila rità ).

N eg li a n n i d a l 1903 a l 1910 si verifica più volte il fen o m en o ch e a p o ch i m esi d i d is ta n z a il cam bio m ig lio ra se b b e n e la circolazione a u m e n ti in n o te ­ vole m isu ra fino a ra g g iu n g e re ta lv o lta i 260 m i­ lioni. N el m ese d i a p rile 1912 il cam bio è p iù ele­ v a to che in o tto b re m alg rad o u n a m in o re c irco la­ zio n e di 188 m ilioni.

Q uale in flu en za la rag io n p o litica a b b ia su ll’a n ­ d a m e n to dei c a m b i si p u ò tr a r r e d a u n esem pio tip ico . N el q u a d rim e s tre se tte m b re -d ic e m b re 1903 il cam b io ita lia n o su P a rig i fu c o s ta n te m e n te fa ­ v orevole, d iv e n n e p assiv o p e r pochi cen te sim i nel g en n aio 1904, m a u n m ese dopo, cioè nel feb b raio , m o n ta v a fino a 2 lire e 30 centesim i. P e r eccesso di circolazione f N o, p e rc h è n el febbraio 1904 la c ir­ colazione, r i u n it a dei b ig lie tti di b a n c a e d i s t a t o e ra in fe rio re di 53 m ilioni a quella d ell’o tto b re p re c e d e n te .

L ’in a s p rim e n to fu la c o n seg u en za d ella g u e rra ru sso -g iap p o n ese, la q u a le c e rto a v e v a su ll’Ita lia u n a rip ercu ssio n e m eno d ir e tt a ch e n o n a b b ia la g u e rra b alca n ica.

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