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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.42 (1915) n.2150, 18 luglio

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L’ ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

■ REDAZIONE M. J. d e Jo h a n n i s — R. A. Mu r r a y

Amo IUI - VOI. XLVI

Firme-toma, 18 lagno IMS I S .T S ?„v5

»• «M

« L ’Economista » esce quest’anno con 8 pagine di più e quindi il suo contenuto più ampio dà modo di introdurre nuove rubriche e nuovi perfe­ zionamenti.

Il prezzo di abbonamento è di h. * o annue anticipate, per l ’Italia e Colonie. Per l’Estero (unione postale) I, *5. Per gli altri paesi si aggiungono le spese pestali. Un fasci­ colo separato I.. *.

SOMMARIO:

PARTE ECONOMICA.

Le finanze dello Stato, J,

Demanio forestale, G. Co r n ia n i.

Sul futuro regime doganale : la nostra inchiesta : risposte di Eu g e­

nio Ma s è-Dà r i, Gu id o Se n s in i, Mic h e l e Ziin o, F. Ba l l a

-r in i.

I l contrabbando nei paesi neutrali, E. Z. NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE.

Le Gabelle nell’ ultimo esercizio : il cotone, lo zucchero, gli spiriti, altri prodotti — La marina mercantile italiana nell’an­ no 1913.

EFFETTI ECONOMICI DELLA GUERRA.

Il contraccolpo della conflagrazione europea sulle finanze dei grandi Comuni — Il monopolio germanico del commercio dei co­ lori e gli Stati Uniti — Rialzo del prezzo dei metalli e delle mu­ nizioni per la guerra.

FINANZE DI STATO.

I risultati della finanza italiana nell’esercizio 1914-15 - Un prestito svizzero di 100 milioni — Un prestito olandese. LEGISLAZIONE DI GUERRA.

Per il credito agrario — Proroga di tasse di privativa per i militari sotto le armi — 10 milioni di prestiti ai Comuni dan­ neggiati dalla guerra — Requisizione delle navi mercantili — L ’amministrazione della giustizia nei territori occupati. IL PENSIERO DEGLI ALTRI,

La questione del grano come si presenta oggi, Luigj Ra in e r i —

Grano e carbone bianco — La mobilitazione economica, Ed o a r d o

Pan ta n o — Non si sa vincere in Europa Vasprezza del cambio ver­

so gli Stati Uniti, Lu ig i Lu z z a t t i — La nostra finanza, Lu ig i

Lu z z a t t i — I termini del problema della carne, Gio v a n n i Ra i­

n e r i.

NOTIZIE - COMUNICATI - INFORMAZIONI.

L’ esportazione del carbone inglese — Il commercio inglese — Le esportazioni degli Stati Uniti — Le entrate postali e telegra­ fiche del mese di maggio.

Banco di Sicilia: rendiconto dei Consiglio di Amministrazione sul­ la gestione 1914.

MERCATO MONETARIO E RIVISTA DELLE BORSE.

Situazione degli Istituti di Credito mobiliare, Situazione degli Istituti di emissione italiani, Situazione degli Istituti Nazio­ nali Esteri, Circolazione di Stato nel Regno Unito, Tasso dello sconto ufficiale, Situazione del Tesoro italiano, Debito Pubblico italiano, Prodotti delle Ferrovie dello Stato, Riscossioni dello Stato n ell’esercizio 1914-1915, Riscossioni doganali, Importa­ zione ed esportazione riunite, Importazione (per categorie e per m esi), Esportazione (per categorie e per m esi).

Quotazioni di valori di Stato italiani, Borsa di Parigi, Borsa di Londra, Prezzi citati a Milano.

Cambi in Italia, Cambi a Milano, Cambi a ll’ Estero, Media ufficiale dei cambi agli effetti dell’ art. 39 del Cod.comm., Rivista dei cambi di Londra, Rivista dei cambi di Parigi.

Indici economici italiani.

Porto di Genova, Movimento del carico. Indici economici dell’ « Economist * . Credito dei principali Stati.

Prezzi dei generi di maggior consumo in Italia per mesi e regioni nel 1914.

Llojds Bank Limited, Rivista bibliografica.

Per abbonamenti, richiesta di fascicoli ed inser­ zioni, rivolgersi all’Amministrazione : Via della Pergola, 31, Firenze.

PARTE ECONOMICA

LE FINANZE DELLO STATO E’ confortevole leggere nei dati provvisori al 30 giugno dell’ esercizio finanziario teste chiuso, che le riscossioni dello Stato hanno una relativamen­ te lieve perdita sulle previsioni. In sostanza i pro­ venti non hanno risentito, nell’ anno anormale, co­ sì gravemente come poteva pensarsi, e gli affari, la vita e la ricchezza del paese hanno potuto svolgersi se non nella misura consueta, in modo non troppo lontano da quelle entità che furono previste quando la guerra europea non era inclu­ sa fra le cose più probabili ad avverarsi.

Tutto ciò è confortevole per più ragioni : in ge­ nere il nostro organismo econom ico è sempre stato giudicato all’interno ed all'estero debole ed esile, quasi dotato di un equilibrio instabile che 10 avrebbe fatto precipitare al minimo urto. L'ur­ to più grave invece che esso poteva subire, non solo non lo ha travolto, ma lo ha trovato resi­ stente e consolidato nelle sue basi in modo da non crollare, ma neppure da tentennare.

E’ noto che gli organismi deboli ed esili, risen­ tono più presto degli altri delle condizioni anor­ mali di ambiente, ed anzi soccombono dopo bre­ ve : la resistenza della economia statale e della economia privata dell’ Italia, si è dunque mostra­ ta quella di un organismo sano, robusto, vitale.

A questa prima constatazione altre ragioni di conforto vanno aggiunte : lo sforzo supremo ri­ chiesto al nostro paese non è stato già contempo­ raneo a quello degli altri paesi entrati in guerra un anno fa, ma è solamente attuale e benché at­ tuale ha richiesto una preparazione che appunto comprende il periodo dell’ esercizio finanziario de­ corso. Ora neppure la sovrapposizione delle ne­ cessità della larga preparazione alla guerra, al­ l’urto della guerra europea ed allo squilibrio degli scambi e dei rapporti internazionali, ha menoma­ mente sconvolto l’ andamento delle contribuzioni. 11 paese ha potuto tollerare e subire una ultra-sa­ turazione degli oneri tributari, ha potuto sotto­ scrivere largamente ad un primo prestito di guer­ ra, ha potuto adattarsi alle imposte restrizioni dei traffici, senza per questo mostrare nell’indice più sintomatico, quello delle riscossioni dello Stato, una benché minima ed incipiente condizione di stanchezza o di intollerabile pesantezza.

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con-654 L ’EC O N O M IS T A

fini geografici, ma anche nei campi economici, essa avrà un posto d’ onore e potrà partecipare a vitto­ rie che la renderanno sempre più grande, sem­ pre più meravigliosa custode di occulte energie.

D e m a n io fo re sta le

Fra le molte benemerenze dell’ on. Luigi Luz- zatti, vi è quella della legge del Demanio Fore­ stale (legge 2 giugno 1910 n. 277) che si propone di arrestare il disboscamento rovinoso, e di prov­ vedere, mediante l’ ampliamento e l’inalienabilità della proprietà boschiva demaniale, e coll’esempio in un buon regime industriale di essa, all’incre­ mento della selvicoltura e del commercio dei pro­ dotti forestali nazionali.

Attualmente siamo tributari dell’estero pei no­ stri bisogni di legname, importandone annualmen­ te in media un milione e mezzo di tonnellate per un valore di circa 140 milioni.

11 demanio forestale, come è costituito, dispone, per svolgere il suo programma, di parecchi milioni annualmente, cioè stanziamenti sul bilancio del- i’ agricoltura ed altri proventi. Le somme non spe­ se, insieme alle rendite delle foreste demaniali su­ periori alle 600.000 lire, e ad altri proventi minori, devono accumularsi in un fondo speciale presso la Cassa Depositi e Prestiti, sul quale si possono fare prelevamenti, secondo le necessità.

Da uno studio sommario fatto da! Ministero d’A- gricoltura e Commercio risulta, che con una spe­ sa iniziale di 156 milioni, da spendersi in 25 anni, lo Stato si assicurerebbe al 75° anno, un patrimo­ nio forestale di 1 miliardo e 487 milioni, e se a questi si aggiungano i proventi dei prodotti fore­ stali, si avrebbe un beneficio di tre miliardi sulla spesa effettivamente impiegata nei rimboschimenti; ma chi vivrà allora potrà giudicare dell’ esattezza di questi calcoli.

11 Prof. Sansone, Direttore generale delle Fore­ ste, al Ministero di Agricoltura, ha pubblicato un interessante volume, corredato di numerose inci­ sioni. intitolato : Relazione sull’azienda del Dema­ nio Forestale di Stato 1 luglio 1910 - 30 giugno 1914. Il Prof. Sansone lamenta che non vi sia sufficiente correlazione fra la legge del Demanio Forestale del 1910 e quella per la sistemazione idraulico-fo­ restale del 21 marzo 1912 n. 442.

Il Prof. Sansone lamenta che nell’ applicazione della legge del Demanio Forestale si dia troppa larga parte a lavori costosi, come briglie in mu­ ratura e simili per frenare i torrenti ed impedire gli scoscendimenti delle falde dei monti, mentre avrebbe preferito opere più leggere quali fascina­ te, piantagioni ed opere aventi carattere forestale, anziché idraulico.

Ma praticamente, dato l’ abbandono in cui si tro­ vano molte nostre vallate, occorrono spesso vere opere murarie, per la loro consolidazione, senza esclusione di quelle più semplici di carattere fore­ stale.

Dalla relazione Sansone risulta che a 30 giugno 1914 si aveva questo demanio forestale :

1. Foreste demaniali già inalienabili . ettari 53.959.35.34 2. Foreste amm. dal M.ro delle Finanze » 7.424.56.24 3. Terreni dello Stato suscettibili di

sola cultura f o r e s t a l e ... » 8.396.05.30 4. Terreni oeduti dai cons. di rimbosch. » 1.183.42.35 Totale ettari 70.964.04.26 a questi si devono aggiungere per acquisti già

fatti dopo il 19 10... ettari 24.755.47.11 e per acquisti concordati . . . . » 8.354.91.13

Sono per conseguenza pùi di 100 mila ettari di demanio forestale.

Il prezzo d ’ acquisto varia secondo la qualità e bontà della foresta. Così la foresta Basilico in

18 luglio 1915 - N . 2150

Provincia di Reggio di Calabria fu acquistata per 300.000 lire, cioè in ragione di L. 450 per ettaro; alcune foreste della Sila furono pagate in ragione di L. 240 per ettaro; il bosco di S. Barbera in pro­ vincia di Cosenza fu pagato L. 487.000 cioè lire 686 per ettaro. Invece la foresta Scigonchio in Pro­ vincia di Reggio Emilia di ettari 1.883 è stata ac­ quistata per sole L. 95.000 cioè lire 50 per ettaro. Nel 1913-14 il reddito lordo dei boschi demaniali è stato di L. 1.296.683,25 con una spesa d’ ammini­ strazione di L. 475.190.00 alla quale si deve ag­ giungere L. 42.013.35 di nuove costruzioni e Lire 77.278.96 di rimboschimenti.

Il preventivo del Demanio Forestale pel 1914-15 è il seguente : Entrate: o r d in a r ie ... straordinarie . . . .

. . . .

3.719.1771.113.900 Movimento di capitali

. . . .

2.428.0834.833.077 Totale 7,261.160 ordinarie ... straordinarie . . . . Totale 2.732.260 4.528.900 7.261.160

Nelle spese ordinarie vi sono quelle d’ ammini­ strazione e di personale. Nelle spese straordinarie, vi sono : 2400.000 per acquisto ed espropriazione di terreni nudi per rimboschimento, ed acquisto di boschi per ampliamento del demanio forestale; li­ re 50.000 per vivai forestali; lire 200.000 per lavori di rinsaldamento delle proprietà dell’ azienda etc.

11 Prof. Sansone si preoccupa dei demani comu­ nali boschivi, e fa la storia dei consorzi di rimbo­ schimento che in base alla legge forestale del 1877 funzionano in molte Provincie sulla base della spesa prescritta a carico dello Stato e per metà a carico delle Provincie. Così, nella provincia di Brescia, da un simile consorzio, nel periodo 1904-1914, si fecero opere per lire 248.000 in otto vallate, avendo la prevalenza le spese murarie, come briglie etc., per un importo di lire 174.000, mentre i rimboschimenti propriamente detti, figurano per sole lire 31.000.

L’autore, trattando delle sistemazioni del mezzo­ giorno d’ Italia, lamenta che si siano fatti dei lavori saltuari per arrestare le frane e per imboscare, anziché iniziare una sola grande opera.

Certo è, che a guerra finita, converrà ricostruire l’ economia pubblica, ed aumentare il patrimonio nazionale. Uno dei mezzi per quanto certo, sarà il rimboschimento, ed un altro quello delle irrigazio­ ni, che nel mezzogiorno si otterrà colla costruzione di grandi serbatoi capaci di milioni e milioni di metri cubi d’ acqua.

Ing. G. CoRNlANI

Deputato al Parlamento.

Sul futuro regime doganale w

L a n o s t r a i n o t a i e s t a

Abbiamo voluto tentare un’ inchiesta fra i pro­ fessori di economia e finanza delle R. Università, intorno ad un problema che ci sembra vitale per Vindirizzo che dovranno tenere le nostre industrie ed i nostri commerci nel futuro.

Il problema è stato da noi posto nei seguenti termini :

« Dopo ia guerra europea converrà o prevarrà una tendenza verso regimi doganali poco dissi­ mili da quelli precedentemente in vigore, più prote­ zionisti, meno protezionisti, o decisamente libero scambisti? »

Invero le risposte non sono state numerose, il che è un indice della incertezza che domina nelle

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18 luglio 1915 - N. 2150 L ’E C O N O M ISTA

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menti dei competenti, incertezza che si rileva an­ che maggiormente dalle risposte avute, quali in questa rubrica andremo pubblicando.

Tuttavia rimane un valore pratico alla indagine che abbiamo condotta, intorno alla quale vorrem­ mo potesse aprirsi e continuare un proficuo ed e- sauriente dibattito, dal quale potrebbero trarre norma efficace coloro che, alieni dalle teorie, si trovano quotidianamente impegnati a considerare le condizioni future dei traffici.

L e risposte finora pervenuteci e che andremo mano a mano pubblicando sono dei seguenti pro­ fessori : Achille Loria — Giuseppe Valeri — Aldo Contento — Giuseppe Majorana — Corrado Gini Luigi Einaudi — Giulio Alessio — Federico Flo­ ra — Camillo Supino — E. Masè-Dari — Guido Sensini — F. Ballarmi — Michele Ziino — Ettore Fornasari di Verce — Emanuele Sella — Angelo Roncali — Augusto Graziani.

Altre ci sono state preannunciate.

M . J . DE JOHANNIS.

Alla domanda circa il possibile prevalere del­ l’ uno o dell’ altro regime doganale, libero scam­ bista o protezionista dopo la guerra attuale, si potrà tentare una risposta solo abbandonando o- gni dommatismo dottrinario ed ogni astrazione e preoccupazione scolastica, ed esaminando sol­ tanto quali potranno essere le situazioni econo­ miche reali createsi in conseguenza della guerra e della sua cessazione.

Benché la previsione dei fatti economici sia arte di scarsa serietà e di poco credito, tuttavia portando intanto l’ attenzione su uno dei fatti economici più salienti causati dalla guerra, dal punto di vi­

sta economico generale, che è, per riguardo al­ l’Europa, lo spostamento dell’ asse economico dai suoi cardini europei su cardini americani (S. U. N. A.), principalmente per la temporanea emigra­ zione del mercato monetario dall’ Europa sulle

piazze degli S. U. N. A .; si può asserire che ciò avrà grandissima influenza nel determinare o nel corregger la linea generale dei regimi doganali nei vecchi Stati .d’ Europa; e tale influenza si eserciterà e si affermerà più fortemente quanto più si paleserà arduo il ritornare la corrente mo­ netaria al suo antico alveo ed ai suoi prischi ba­ cini di diramazione.

Gli Stati Uniti sembrano divenuti ora un orga­ nismo economico di prevalente esportazione in­ dustriale specializzata a causa della guerra; e pa­ re che tale esportazione superi di gran lunga almeno nella sua misura pecuniaria la importa­ zione dell’Europa ridottissima ed, in alcuni pro­ dotti, annichilita.

Pertanto pare logico che cessando, col finire della guerra, lai richiesta di speciali prodotti in­ dustriali, ed attenuandosi via via, fino a ritornare alla normalità precedente, la richiesta di prodotti alimentari, esacerbata dalla guerra, e ripristinan­ dosi la tendenza a ritornare negli antichi limiti ed alle fonti anteriori alla guerra, si dovesse più che altro assistere al ritorno della economia spe­

cifica doganale sulle antiche vie. Lo squilibrio p o­ trà durare più o meno a lungo: ma la costitu­ zione economica dell’Europa e, già che siamo in questo esempio, dell’America, non avendo pro­ babilità di mutare molto profondamente e man­ cando anche la precedente energia dell’ elemento demografico (emigrazione dall’ Europa) sul più rapido evolversi di certi fenomeni economici ame­ ricani. si dovrebbe ritenere che non abbiano ad accadere profonde mutazioni nella economia do­ ganale dei due macrocosmi economici europeo ed t americano.

1 Si comprende che nei rapporti economici euro­ pei ed americani potranno esercitare influenze no­ tevolissime i rapporti economici dell’Europa con altre economie estranee al mondo americano.

Perciò che riguarda la possibilità di mutamenti nei regimi doganali dei singoli corpi economici, rappresentati dagli Stati di Europa, sembra neces­ sario non prescindere, per qualsiasi pronostico o valutazione, da ciò che potranno essere i risul­ tati territoriali della guerra, concretati colla pace, in mutazioni delle superfici e delle configurazioni geografiche degli Stati. Questo è certo elemento di primissimo ordine; bastando ad es. l’ aggiunta o la sottrazione di un territorio agricolo impor­ tante o di un territorio minerario ricco, a modifi­ care profondamente 1 organismo e la situazione economica di uno Stato e il suo orientamento. E non crediamo che in ciò possano considerarsi tra­ scurabili gli eventi coloniali, che da questa guer­ ra deriveranno. Chi può dire ad es. che l’aggre­ gazione immancabile di colonie in caso di vitto­ ria della triplice intesa, da parte dell’ Inghilterra, non abbia, unitamente alla esaltazione del senti­ mento di solidarietà economica della razza anglo- sassone, a partorire, anche nel regime doganale dell Inghilterra e delle sue colonie, radicali muta­ zioni?

P altra parte sulla orientazione degli Stati sin­ goli verso uno o verso 1 altro regime doganale, influiranno decisamente le condizioni economiche fondamentali anteriori alla guerra, e che da que­ sta non possono certo ricevere vantaggi o spinte in avanti, ma arretramento. Sicché, è assai pro­ babile che le ragioni che, avanti la guerra, in ogni singolo Stato, avevano dettato il suo assetto doganale, non solo ne determinino la conser­ vazione, ma ne giustifichino il rincrudimento.

Per gli Stati che si valevano del regime, più o meno estesamente protettivo, come di un artifi­ cio prevelentemente fiscale, le ragioni di mante­ nere l’ artificio e di ringagliardirlo saranno tut- t altro che trascurabili, anche di fronte all’ enorme distruzione di ricchezze che, per tutti gli Stati, belligeranti o no, la guerra e la sua durata hanno provocato troncando o riducendo molte fonti di proventi fiscali.

Ancora una importanza grandissima deve avere la caratteristica fisionomica dell’ organismo eco­ nomico dei vari Stati.

Per es. un effetto speciale deve avere la richie­ sta grande, che si affermerà subito dopo la guer­ ci*’ e per un periodo non breve, di prodotti agricoli. Uà questo potrà derivare che gli Stati a preva­ lente economia agricola possano modificare, al­ meno temporaneamente, in senso liberista, in quanto ora sieno dotati di un regime di protezio­ ne, la loro politica doganale agraria : bastando gli alti prezzi delle derrate agricole ad assicurare con- fortevoli guadagni anche a quelle agricolture che oggi, senza difesa doganale, non reggerebbero alla concorrenza.

Neppure è da dimenticare che la distruzione assoluta e relativa di mano d’ opera, influirà sini­ stramente sulla ripresa della vita economica; e tale fatto, unito alle difficoltà capitalistiche varie, succedute alla guerra, deve influire a collocare le economie degli ^ stati prevalentemente industriali m una fase assai simile a quella di imperfetta or­ ganizzazione capitalistica, che rappresenta noto­ riamente 1 ambiente più consentaneo, ed anche più logico, all adozione di regimi più o meno in­ tensamente protettivi.

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656 L’E C O N O M IS T A 18 luglio 1915 - N. 2150

una generica tendenza verso l'adozione di regi­ mi doganali diversi o verso modificazioni di re­ gimi doganali preesistenti alla guerra, per quanto riguarda lEuropa, tale tendenza dovrebbe pro­ nunciarsi piuttosto verso la protezione e verso la sua intensificazione che verso il sistema opposto o la sua estensione.

Per quanto l’ ambiente politico, l’ ambiente e co­ nomico e l’ ambiente territoriale presentino colos­ sali differenze, qualche insegnamento in proposi­ to si potrebbe ricavare dall’ esame della storia del protezionismo negli Stati Uniti del N. A ., in due periodi : 1° all’ uscita dalla guerra di indipenden­ za per la concezione della dottrina protezionista dell’Hamiton; 2° all’uscita dalla guerra di seces­ sione per 1’affermarsi del più completo ed aspro protezionismo che ricordi la storia economica del mondo.

Prof. E ugenio M asè Dari.

Alla domanda se « dopo la guerra europea pre­ varrà una tendenza verso regimi doganali più o meno protezionisti degli attuali » è ben difficile rispondere, mancando gli elementi necessari per poter prevedere in questo — come in tanti altri — il futuro. Possono solo additarsi alcune considera­ zioni :

1° L ’ondata protezionista che nell’ultimo tren­ tennio del secolo scorso, e, più ancora, negli anni trascorsi del secolo presente, ha invaso quasi tut­ ti i paesi del mondo, e per poco non ha trionfato nella stessa Inghilterra, è connessa con fenomeni sui quali la guerra attuale non avrà che influenza limitata o nulla addirittura. Sotto questo aspetto dunque è probabile che quell’ ondata non abbia a perdere che poco o punto della sua intensità.

2° V i sono anzi fatti i quali potranno agire nel senso di aumentarla ancora, e cioè : (a) ragioni fiscali, ben sapendosi che la maggior parte dei dazi sono dazi misti, cioè ad un tempo protettivi e fiscali, ben pochi i protettivi puri, o i fiscali puri. (b) ragioni politiche, la guerra attuale avendo an­ cor meglio posto in luce la necessità di avere alcuni generi di produzione all’interno (generi ali­ mentari, fabbriche di armi, officine siderurgiche e meccaniche, ecc. ecc.). I protezionisti non man­ cheranno di sfruttare largamente tale gruppo di ragioni che mirabilmente si accordano cogli in­ teressi loro.

3° E ’ mia modesta opinione che nessuno dei due gruppi di nazioni oggi in guerra riuscirà a schiacciare l’ altro. Se ciò si avvererà, nessuno dei due gruppi potrà imporre al vinto un sistema d o­ ganale speciale, il che potrebbe modificare, alme­ no per un certo tempo, quei fenomeni di cui ho parlato al numero 1°.

Concludendo, parrebbe probabile che, a guerra finita, i sistemi doganali dovessero ancora inasprir­ si. In ogni m odo non si vede per quali ragioni dovrebbe essere possibile una ondata liberista du­ ratura ed estesa.

Guido Sensini.

La domanda che Ella mi rivolge è certamente piena d ’ interesse, sebbene come già Ella avverte, sia difficile far delle previsioni in materia. Si può esser sicuri che anche sui regimi doganali la pre­ sente guerra eserciterà una grande influenza; forse prevarrà un protezionismo più intenso di quello attuale. Ma ogni previsione più concreta pare a me legata all esito del conflitto, in riguardo al quale credo difficile a chiunque prevedere qualche cosa.

P rof. Michele Ziino.

11 quesito mi sembra prematuro : i regimi doga­ nali hanno un contenuto di dottrina e di spedienti. Per la dottrina, le biblioteche sono piene di ope­ re sapienti sul libero scambio e sul protezionismo doganale.

Quanto agli spedienti, Slarà necessario atten­ dere il nuovo assetto politico che seguirà alla guer­ ra attuale.

I discorsi e gli scritti di oggi, o mancano di se­ renità o presumono l’ ignoto; ma forse non è im­ probabile la prevalenza di una tendenza protezio­ nista ai danni degli Imperi centrali, se questi sa­ ranno soccombenti nelle armi.

Prof. F. Ballarini.

Il contrabbando nei paesi neutrali

Finché il nostro Stato non ebbe dichiarato la guerra all’Austria, il contrabbando fu in Italia at­ tivissimo. Veniva represso, a’in,tende, ¡poiché di molti e molti prodotti, provvedendosi fino d'allora alla preparazione militare, era stata proibita l’espor­ tazione. Il reprimerlo, però, che è sempre difficile anche in tempi ordinari, riusciva più difficile' che mai, in quanto le astuzie dei frodatori diventavano molteplici e raffinate oltre il Consueto, a mano a mano che il comtraibbando, con tuitti i suoi rischi, si faceva più lucroso.

Basta tornar col pensiero a pochi mesi fa : ognu­ no può ricordarsi qualche cosa. Numerose' cas­ se d i spolette per shrapnells vengono' sequestrate in una fonderia di Ancona, altre consimili a Bolo­ gna, .altre a Novara, provenienti da officine private e.non richieste per il nostro esercito, ma, destinate a urna ditta milanese che trova modo di spedirle In Francia. Scoperte analoghe accadono in più luoghi della provincia di Vicenza. Dal confine orien­ tale passano elandestin arante per Gormons, non peranico .annessa all’Italia, mandre di buoi, un quintale di dinamite, un carro di rame, quattro di riso; .e si arriva solo in tempo a impedire il pas­ saggio d’una partita di cuoio. Alla stazione inter­ nazionale dii Chiasso si mettono in arresto alcuni stranieri, uomini e donne, ohe tentano esportare dall’Italia, oro e argento. La dogana di Venezia sequestra il carico d’una goletta austriaca, consi­ stente in farina, pasta, faglinoli e baccalà. 11 tribu­ nale di Venezia condanna al carcere e a multa gli autori di due fraudolente esportazioni, urna di sta­ gno, l’altra dii coperte e altri oggetti d’approvvigio­ namento militare'. Sempre, a Venezia, altra condan­ na per ripetuta, esportazione d’olio di ricino, dii cui l’ultima partita rimane confiscata. Da Napoli viene espulso un negoziante greco, sospetto di con­ trabbando di ¡merci varie. Dopo la sua partenza, una perquisizione a bordo d’un piroscafo greco fornisce l.e prove della sua responsabilità.

Questi non sono fuorché pochi fatti, tra cento e cento, che ci tornano sott’occhio mentre spigolia­ mo, sulla nostra scrivania, in un mucchio di vecchi giornali.

Oggi in, Italia, dopo ch ’esisa è entrata in guerra, il contrabbando è certamente diminuito. Da una par­ te ile Autorità doganali si sono sempre meglio ad­ destrate nella repressione, dall’altra molti cittadini le coadiuvano col denunziare., spesso in tempo utile, i fatti di cui hanno sentore. Eppoi i paesi. di desti­ nazione verso i quali si ha interesse d’impedire il contrabbando sono ora meglio precisati e ridotti a due. Con, la Francia siamo solidali. NeU’Adriatico ogni traffico marittimo, è sospeso. Il nostro .confine settentrionale-orientale è reso impraticabile dalla presenza (e come operosa!) del formidabile esercito italiano. Resta però verso i due stati nostri nemici una porta semiaperta, u n terreno di passaggio, in­ diretto m a non privo di insidie : la Svizzera.

Che attraverso la ¡Svizzera si eserciti il contrab­ bando’, ossia l’indebita e vietata importazione di generi provenienti dallTtalia, nei paesi che dellT- talia sono nemici, non vi è dubbio.

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18 luglio 1915 - N. 2150 L’EC O N O M ISTA 657

« Il nostro giornale ha già accennato al trucco di importare volutamente una quantità di derrate ali­ mentari facilmente deperibili superiori al proprio bisogno, per poi ottenere dall’ufficio federale delle esportazioni i,l permesso di esportare l’eccedente in Austria o in Germania.

« Qualche altra ditta passava sopra a questo truc­ co e procedeva in un modo più spiccio. Andava a Berna, si faceva rilasciare una dichiarazione che la merce da importare dall’Italia era destinata e- sciusivamente alla Svizzera. L’ufficio federale in buona fede rilasciava il permesso : la merce entrava, poi veniva rivenduta fuori del paese.

« Altri usava il trucco di nascondere le casse di riso e di pasta fra la verdura: dalle inchieste fatte, pare che in qualche punto della frontiera settentrionale il controllo della merce uscente ve­ nisse fatto in un modo un po’ sommario, così da permettere l’uso e l’abuso del trucco grossolano dei carri di verdura o di aranci, rimpinzati di pasta e di riso

« Altri ancora tenevano dei magazzini di derrate alimentari presso la frontiera settentrionale o o- rientale : importavano la merce dallTtalia e ne acquistavano in piccola parte sul territorio sviz­ zero: in questo modo essi fingevano di esportare le partite acquistate sul territorio svizzero, e resta­ vamo così in regola, apparentemente, coll’Italia e coll'ufficio federale che aveva rilasciato il certifi­ cato di garanzia sulla destinazione della importazio­ ne.

« Altri trucchi grossolani ma applicati su vasta scala sono i seguenti : II Governo federale aveva proibito l’esportazione del rame e del piombo greg­ gio: che cosa sii è fatto? Si è lavorato il rame in tubi, il piombo in tubi, in piombini per sartoria o per altro e si è fatta comodamente l’esportazione su vastissima scala ».

Lo stesso giornale aggiungeva che questo stato dii cose ha portato all’applicazione di misure re­ strittive da parte degli Stati delTIntesa nella e- sportazione delle merci per la Svizzera, ed allo stu­ dio di misure precauzionali da parte della Confe­ derazione.

Sta bene, ma sarebbe necessario fare qualcosa di più. La Svizzera dovrebbe consentire che l’Italia mandi agenti propri a coadiuvare i suoi in quei punti doganali dove il territorio elvetico confina con ¡FAustria e con la Germania. .

Ciò non costituirebbe menomazione del suo dirit­ to di sovranità. Non si fa mai è vero, in tempi or­ dinari, ma lo stato di guerra rappresenta quello che esiste di più eccezionale. Non ne sono una riprova i mille vincoli alla consueta libertà delle transa­ zioni e dei traffici, imposti in questi ultimi dieci mesi, non solo dai paesi belligeranti, ma anche da cjuelii neutrali? D'altronde chiunque ha bisogno d'un altro, deve pure decidersi a dargli un qualche contraccambio. Come rimarrebbe la Svizzera se di tanti prodotti ch ’essa trae dall Italia o importa per la via dell’Italia, domani quest’uttima impedisse ohe glie ne giunga più alcuno?

Di recente, su richiesta del Lussemburgo, la cui popolazione pativa di fame, la Svizzera si è impe­ gnata a spedire a quel piccolo Stato, ogni quindici giorni, un treno carico di farina. A questo accordo è venuta con il consenso della Francia e della Germania; mia beninteso, non salo essa veglierà a che la detta farina serva unicamente al consumo lussemburghese, ma non potrà nè vorrà impedire che inoltre ciascuna delle due grandi Potenze belli­ geranti vegli dal canto proprio acciò non ne entri neppure una libbra nel territorio nemico. Quella rispettiva della Francia e della Germania sarebbe dunque una vigilanza in contradittorio. L’altra, da esercitarsi secondo la proposta che abbiamo fatta poc’anzi, dovrebbe venire considerata dal Governo svizzero, la cui buona fede non mettiamo in dubbio, come una utile collaborazione.

E. Z.

NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE

/ manoscritti, le pubblicazioni per recensioni, le comunicazioni di redazione devono esser dirette all’ avv. M. }. de Johannis, 56, Via Gregoriana, Roma.

Le Gabelle nell’ultimo esercizio (*)

Il cotone.

Molto soddisfacenti risultarono — osserva la rela­ zione del comm. Luccioli sulle gabelle neU’ultimo e- serciizio — le campagne cotoniere, del 1912 e del 1913; la produzione del cotone, tanto negli Stati bi­ niti quanto in Egitto e nell’India (i tre principali centri produttori) fu anche superiore a quella del 1911 che pure era stata cospicua.

Ciò non ostante — continua il comm. Luccioli — i prezzi del cotone greggio ebbero corsi, in comples­ so, alquanto sostenuti, sopratutto- per effetto della sempre più attiva domanda di questa materia prima da parte dell’industria mondiale.

L’industria italiana, la quale, dopo il periodo della crisi che ebbe a culminare nel 1910, mostrava già sul finire del. 1911 la tendenza ad un risveglio di attività, ebbe a provare nel 1912 ed, in parte, anche nei primi mesi dei 1913, nuove difficoltà.

Dapprima la guerra italo-turca venne a far man­ care completamente o quasi l’esportazione delle no­ stre cotonate per le due Turchie, che avevano sem­ pre costituito due fra i migliori mercati esteri aperti all’industria; in seguito le guerre balcaniche ebbero pure, per quanto in più tenue misura, ad influire sfavorevolmente sui questo nostro commercio di u- scita.

*

Così l’esportazione del 1912, malgrado gli sforzi dei nostri industriali per la conquista di nuovi mer­ cati e per un attivo smercio in quelli in cui il pro­ dotto italiano era già favorevolmente conosciuto, venne a risultare inferiore a quella del 1911 per 11,101 quintali di filati e per 61,675 di tessuti, deter­ minando così rammasso in paese di ingenti stoks di manufatti di cotone, e contribuendo di conseguen­ za ad un rallentamento di attività nelle fabbriche.

Col primo semestre del 1913, questa condizione di cose Cominciò un poco a migliorare; ma fu soltanto nell’esercizio 1913-914 chie la nostra esportazione di cotonate ebbe a riconquistare quasi completamente le antiche sue posizioni.

Mentre infatti nell’esercizio 1912-913 vennero espor­ tati dal Regno poco più di 136.000 quintali di filati e di 450.000 quintali di tessuti ed altri manufatti di cotone, durante l’esercizio 1913-914 l’esportazione dei prima risultò di poco inferiore ai 160.000 quintali e quella dei secondi superò 536.000 quintali.

Ciò portò ad alleggerire Fingente stock di fabbri­ cati giacenti nei nostri stabilimenti ed incoraggiò la ripresa di una più attiva lavorazione.

Epperò l’importazione del cotone greggio, che da 2.134.637 quintali toccati nell’esercizio 1911-912 era scesa nei 1912-913 a quintali 1.921.188, raggiunse nel­ l’ultimo esercizio la quantità di q.li 2.165.734, sicché le riscossioni per dazio doganale di entrata su que­ sto prodotto salirono a 6.497.203 lire, con «in aumento di 741.396 sùl reddito accertato nell’esercizio prece­ dente.

Lo zucchero.

Nella relazione dello scarso anno si ebbe a notare come, non ostante lo sviluppo della produ­ zione indigena, l’importazione degli zuccheri nel- l’esercizio 1912-913, era risultata notevolmente supe­ riore a quella dell’esercizio precedente, sì che le ri­ scossioni doganali di questo cespite erano salite da lire 1.912.000 a lire 3.305.000.

Questa più attiva concorrenza del prodotto estero sul nazionale, dovuta, se non esclusivamente., preva­ lentemente a cause di carattere temporaneo', legate a particolari interessi e questioni inerenti alla orga­ nizzazione della produzione nazionale, si è assai af­ fievolita nell’esercizio 1913-914, sia per il cessare delle dette cause, sia anche e più in dipendenza della crisi di sovraproduzione che ha afflitto in questi ul­ timi tempi ¡’industria italiana, e che ha determi­ nato tale una riduzione di prezzi del prodotto indi geno, da far completamente mancare la convenien­ za economica d’importare il prodotto estero.

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L ’E C O N O M IS T A 18 luglio 1915 - N. 2150 658

Così, mentre nell’esercizio 1912-913 -erano stati importati 23.898 quintali -di zucchero di prima classe e 10.755 di seconda, durante Teseircizio 1913-911 ne furono rispettivamente importati soltanto quintali 6737 e 2493.

Per maturale donseguenza le riscossioni doganali per importazioni di zuccheri (dazio e sopratassa) sof­ frirono un’assai notevole riduzione, e più precisa- mente scesero da L. 3.305.000 a L. 886.000, con una differenza, quindi, i-n meno di 2.419.000 lire.

Gli spiriti.

Le riscossioni doganali per dazi di -confine e s-o- vratasse sugli spiriti segnarono un aumento- di lire 219.000: esse salirono da L. 1.392.000 nell’esercizio 1912-913, a L. 1.611.000 neil 1913-914. In corrispon­ denza aliaumentato reddito-, le importazioni tocca­ rono una cifra più alta di quella dell’anno prece­ dente: ettolitri 4535 contro 4229; differenza in più ettolitri 306.

Questo cespite d’entrata, che ha -così -poca impor­ tanza nei riguardi doganali, mentre- ne ha una m ag­ giore nei riguardi finanziari ed economici, è alimen­ tato dalle introduzioni nel Regno di -una grande va­ rietà di prodotti, ohe vanno dallo spirito puro e dagli spiriti aromatizzati e dolcificati a tutti i prodotti e specialità industriali, la cui preparazione richiede, in maggiore o minor misura, l’impiego -di -a-lc-ool: quali le -profumerie, i prodotti chimici, i medicinali composti, le vernici, ecc.

Un esame analitico delle riscossioni, nel senso di vedere ili quale misura ciascun gruppo di prodotti abbia -contribuito a determinare aumenti o diminu­ zioni nell’entrata, ci porterebbe a indagini troppo ampie, che riuscirebbero anche incomplete, in quam to che la sovratassa di confine viene riscossa in rap­ porto alla gradazione alc-oo-lic-a e- non -al volume del -prodotto. Tuttavia possiamo affermare che il1 m ag­ gior contributo fui dato, nelTann-o, dai cognac, 1-e cui ¡Importazioni salirono :a -circa 2000 ettolitri, con un aumento di ettolitri 800 rispetto al 1912-913. An­ che le profumerie alcool,iicihe segnarono un aumento; all’opposto lo spirito puro e gli altri spiriti aroma­ tizzati o dolcificati diedero . luogo a minori impor­ tazioni.

Crediamo opportuno aggiungere che a determina­ re, la lieve a-scesa delle ri-sco-s-sioni devono amene in­ fluito, oltre ch-e le accresciute importazioni, le modi­ ficazioni del regime fiscale, in conseguenza delle quali la imposta di fabbricazione, e quindi la so--, v-ratassa -di -confine, fra elevata, a partire d-a.l Io gen­ naio- 1914, da lire- 270 a lire 330 ì’ettolitr-o .

Altri prodotti.

I prodotti fin qui considerati e , cioè il grano, il ooto-ne, l-o zucchero e gli -spiriti, ed il caffè ed il pe­ trolio, su cui c i tratterremo brevemente nel prossimo numero, offrono nel tutto insieme, per dazi -e -sopra­ tasse di confine, un reddito di lire 156.233.000, con una diminuzione, in confronto dell’esercizio 1912-913, di lire 55.650.000. Tutte le altre merci importate dettero un reddito complessivo di 163.220.000 con una dimi­ nuzione di 13.369.000 lire.

*

Le più importanti variazioni verificatesi nell’eser­ cizio sono esposte in estese, dettagliate tabelle dhe non è possibile riprodurre.

. I singoli prodotti sono ripartiti fra 1 vari gruppi della tariffa doganale, cioè materie neces-sarie a.l- Tindustria, greggie e semilavorate, -prodotti fabbri­ cati manifatturati, generi alimentari ed animali vivi. Sintetizzando, notiamo che dal confronto fra Tesercizi-o 1913-914 e. quello precedente c-irca il piro- vento dei vàri gruppi, emerge che la diminuzione del reddito in milioni 3, 4 è la risultante di una minore- riscossione di circa 23 milioni verificatasi su alcuni prodotti, e di una maggiore riscossione di milioni 9.6. su altri.

Non .staremo qui a soffermarci a lungo nell’in­ dagine delle cause varie e sp-esso complesse che pos­ sono aver determinato- le singole variazioni rispec­ chiate dal precedente prospetto. Solo a breve com ­ mento delle maggiori differenze- o delle più signifi­ cative fra e-sse noteremo :

— quanto agli aumenti; che la maggiore importa­ zione dell’olio di oliva, che dette una maggiore

ri-scossi-one di 1.626.030 lire, sembra doversi attribuire alla -assai scarsa produzione nazionale del 1912: che la maggiore importazione di ferri e acciai laminati o battuti in verghe, spranghe e fili (riscossione di 1.367.561 lire) sembra doversi sopratutto alla mag­ giore concorrenza del prodotto germanico, esercitata col sistema del dumping quando ancora non erano intervenute le n-ote intese con 1-a -produzione ita­ liana; che la maggio-re importazione di macchine dinamoelettriche (389,212, lire), di macchine per la filatura e tessitura (116,057 lire) e di parti d i mac­ chine (389,212 lire) stanno in relazione con una mag­ giore attività delle industrie italiane e con la defi­ ciente produzione nazionale dei detti prodotti; che la im-aggione importazione di pizzi e tulli di seta (233,702) deve- attribuirsi al rinnovato favore delia moda per queste guarnizioni, che ci vengono of­ ferte prin-cip-almente dalla produzione francese;' che la-m aggiore importazione di calzature (222,028) è dovuta alla preferenza data al consumo dal prodot­ to eseguito per tipi a macchina; anziché su misura, e, isopratutto, al prodotto americano;

— quanto alle diminuzioni; che -sulla -minore im­ portazione di avena ( — 4,650,200 lire- di riscossione) ha influito l’abbondante- raccolto nazionale del 1913 -che la .minore importazione di olio di c-otone (—4,383,390 lire) fu in parte l’effetto della sipe-cula- zi-one americana di lineetta di questo prodotto per mantenerne -elevati i prezzi di mercato, ed in parte fu dovuta -alila sempre ¡maggiore sostituzione-, per «,so commestibile, di olii di altri semi; che il minor ritiro dal,Testerò. di ferri ed a-ociai di seconda fabbricazione ’( — 2,524,430) in parte -può darsi risalga alla mag­

giore im,portatone avvenuta nell’esercizio preceden­ te, in parte all’aumento verificatosi nell’acquisto al­ l’estero dei ferri di prima fabbricazione; che la mi­ nore importazione di gran-otu'rco-(— 740,876) e- di legumi secchi (— 541,409) è la maturale, conseguenza deiH’abbondante produzione di questi prodotti nelle due annate 1912 e 1913.

La minore importazione di carne fresca (che pro­ curò L. 734.694 in men-o) s-embra -dovuta special­ mente alla maggior produzione interna, per essersi verificato un più abbondante allevamento del be­ stiame favorito dal miglioramento dei pascoli.

Alla minore iimp-ortazione del rame, ottone e bronzo in pani non sono estranee le oscillazioni dei prèzzi -di mercato e la enorme richiesta favorita da­ gli avvenimenti politici; ed infine il -minor invio -sul nostro mercato specialmente dalla Svizzera, di oro­ logi da tasca sembrava essere in relazione con la maggior produzione nazionale specialmente di pro­ dotto a basso prezzo-.

La Marina Mercantile Italiana nell’anno 1913. _ Dalla relazione- del Direttore generale della Mai-ina mercantile, presentata al Ministro della. Marina, Senatore Viale-, si rileva che nelle matricole e nei registri della gente di mare,, trov-avansi iscritte al 31 dicembre 1912, n. 368.485 persone- di cui 171.105 appartenenti alla prima categoria (personale- navi­ gante) e 197.380 -alla seconda categoria (personale addetto alle arti ed alle industrie m arittim e). Du­ rante 1 anno 1913 si ebbe l’aumento di 24.460 persone e la diminuzione di 6.865.

Durante l’anno 1913 furono rilasciate dal Ministe­ ro della Marina e dalle Capitanerie di Porto 1047 pa­ tenti di grado, certificati di abilitazione e autoriz­ zazioni diverse riguardanti i gradi della marina mercantile.

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18 luglio 1915 - N. 2150 L ’E CO N O M ISTA 659

tori dei quali 18 a scafo metallico. Rimasero in co­ struzione nei cantieri del Regno al 31 dicembre 1913 navi mercantili con scafi in acciaio per una com­ plessiva stazza di 43.070 tonn. lorde.

Al 31 dicembre 1912 erano iscritti nelle matricole dei varii compartimenti marittimi del Regno 4.693 velieri per tonn. nette 374.835 e 839 piroscafi per ton­ nellate nette 762.274. Nell’anno 1913 si verificò un aumento di 229 velieri per 29.133 tonn. nette. Vi fu un aumento di 140 piroscafi per tonn. nette 142.212 ed una diminuzione di 48 piroscafi per 28.072 tonn. nette.

In complesso fra velieri e piroscafi si ebbe un au­ mento di 369 navi e di tonn. 152.473 ed una diminu­ zione di 274 navi e di 57.205 tonn. nette.

Cosicché la situazione delle navi iscritte in matri­ cola al 31 dicembre 1913 era la seguente:

Velieri N. 4696 per tonnellate nette 355.973 e piro­ scafi 930 per tonn. nette 876.885; un totale cioè (li 5627 piroscafi per tonn. nette 1.232.848. Inoltre al 31 dicembre 1913 erano iscritte nelle matricole dei com­ partimenti marittimi del Regno 76 navi da diporto e durante l’anno 1913 vennero iscritti nei vari com­ partimenti del Regno' 2005 galleggianti addetti al servizio dei porti e delle spiaggie, e ne furono can­ cellati 1409. Ne risultò un aumento di 596 ed il com ­ plessivo numero di 24.980 al 31 dicembre di detto anno. Non sono compresi nel computo i battelli e le gondole lagunari di Venezia. Dalla relazione si ri­ leva anche che durante l’anno 1913 si ebbero a de­ plorare 43 sinistri marittimi di navi nazionali ed estere perdute nelle acque dello Stato e delle Colo­ ni© e 13 sinistri marittimi a navi nazionali perdute all’estero in alto mare. Come negli anni precedenti anche nel 1913 le varie società di soccorso ai nau­ fraghi, stabilite lungo il litorale del Regno, presta­ rono1 lodevolmente l’opera loro. Nei Compartimenti marittimi di Porto Maurizio, Savona, Genova e Spe­ zia la (( Società Ligure di Salvamento » opero a mezzo dei suoi diversi asili 21 salvataggi, dei quali 15 nel Compartimento di Genova ed elargì sussidi alle famiglie povere dei naufraghi. Funzionano an­ che lodevolmente la « Società di Pubblica Assisten­ za e Salvamento » e « La Confraternita della Mi­ sericordia » di Viareggio e di Livorno, la « Croce d’oro » di Castiglione della Pescaia, la « Società di Salvataggio- » di Anzio, la « Società Romana di soc­ corso agli asfìttici » di Roma e la « Società di soc­ corso ai naufraghi » che ha battelli ed apparecchi di salvataggio a Salerno, a Gioia Tauro, Scilla, ad Ancona, a Magnavacca, a Pesaro, a Porto Corsini, a Rimini, a San Pietro in Volta, a Pelle-strusa ed a Scoglitti. ___________ _______________ _

EFFETTI ECONOMICI DELLA GUERRA

Il contraccolpo della conflagrazione europea

sulle finanze dei grandi Comuni

Il prof. Ugo Giusti, capo dell’Ufficio dell’Unione statistica delle città italiane, ha testé pubblicato un completo ed interessante- riassunto sulle finanze dei comuni italiani, in confronto ed in conseguenza della conflagrazione europea. In questo studio al­ cuni effetti -della conflagrazione europea sulla si tuazione -economica nazionale- sono già valutabili, almeno approssimativamente. Così le entrate dello Stato il commercio ed esportazione, l’andamento dei càmbi, le- variazioni dei prezzi all’ingrasso e al minuto di alcune merci possono seguirsi attraverso comunicati e pubblicazioni periodiche.

Su altri contrattacchi della situazione odierna del -nostro paese, come sulla entità della disoccupazione, sul mancato movimento' dei foresti-ari, sull aumentato numero di fallimenti e di protesti cambiari, sul mo­ vimento dei sala-ri nelle industrie colpite dalla crisi o favorite dai provvedimenti militari non si han­ no generalmente che notizie- sommarie, mal colle gate fra loro e quindi incapaci di darci in modo sintetico il vero aspetto della situazione.

Per ciò -che riguarda i grandi Comuni, gli effetti della guerra europea sull-e loro condizioni economi­ che e finanziarie, non possono ancora segnalarsi con chiarezza e- più difficilmente tradursi in cifre.

Persino il movimento demografico che potrebbe

rilevarsi dai bollettini periodici o da qualche rara pubblicazione- occasionale di alcuni Comuni, poca luce- può dare alle nostre ricerche : gli spostamenti nella popolazione urbana che più c’interessano av­ vengono principalmente in gruppi demografici che le anagrafi municipali non seguono o seguono male (ospiti di alberghi, personale avventizio, ecc.), men­ tre gli sbalzi notevoli nelle cifre della guarnigione militare alterano del tutto la rappresentazione nu­ merica complessiva del fenomeno.

Un indice indiretto del peggioramento della situa­ zione economica si h-a nella diminuzione del nu­ mero dei matrimoni : riportiamo in proposito pochi dati relativi a Milano, Firenze, Roma :

Milano 1913 1914 Gennaio-Luglio . . . . 2414 2429 + R Agosto-Dicembre . . . 1817 1514 — 303 Firenze Gennaio-Luglio . Agosto-Dicembre Gennaio-Luglio . Agosto-Dicembre 947 971 + 24 654 583 — 71 Roma 2008 2105 + 97 2126 1971 — 155

L’influenza delle condizioni odierne è qui evidente e notevo-l-e.

Non è nemmeno giunto il momento di poter rile­ vare l’influemza -complessiva delle straordinarie con­ dizioni attuali della pubblica economia sulle finan­

ze- municipali. ,

Sui tre principali proventi di queste: dazio eli consumo, tasse comunali, sovrimposta fondiaria, gli effetti si fa-ranno certamente sentire in modo assai ineguale e con intensità decrescente nell’ordine in cui li abbiamo elencati.

Per il dazio di consumo era più facile che per gli altri proventi raccogliere qualche notizia sommaria e -della prima inchiesta in proposito-, diamo qui i resultati principiali, accom-pagnati d,a note dichia­ rative.

51 Comuni capi lu ogo hanno risposto al questiona­ rio loro inviato: dieci dii questi so-n-o aperti agli ef­ fetti del dazio di consumo.

Nel primo periodo gennaio-luglio 1914 soltanto quattro di questi 51 comuni segnarono diminuzioni negli introiti daziari (Alessandria, Rergamo, Co­ senza, Ore-mona) da un minimo di — 0,30 per cento a un massimo di — 6,70 per cento : tutti gli altri Comuni' ebbero incrementi più o meno notevoli :

Ancona + 14,10 per cento, Teramo + 13,20 p-er cento, Rari + 12,70 per cento, Massa + 12,20 per cen­ to, Reggio Emilia + 11,80 per cento, Avellino

+ 11,80 per cento-, Foggia + 10,80 per cento, Forlì + 10,70 per cento, Rovigo + 10,60 per cento, Chie-ti + 10,60 per cento, Verona + 10,30 per cento, Ravenna + 10,10 per cento; nel secondo pe­ riodo invece la diminuzione fu segnalata in 28 Co­ muni e più specialmente nei seguenti: Massa — 13,80 per cento, Catania — 12,40 per cento, Milano — 12,20 per -cento, Mantova — 9,40 per cento, Saler­ no — 9 per cento, Napoli — 8,20 per cento, Genova — 7,60 per cento, Venezia — 7,50 per cento, Torino — 6,80 per cento, Firenze — 6,40 p>e.r cento.

Molti altri Comuni videro bensì' diminuire Tinc-re- m-ento segnato ne-1 primo pe-riod-o deH’anno, ma conservarono una differenza favorevole, qualcuno anzi accentrò questo miglioramento : Ravenna + 16,30 per cento, Rari + 10,60 per cento, Foggia + 9,40 per cento, Fo-rlì + 6,60 per cento.

¡Si noti che gli aumenti verificati a Rari, Ferrara, Forlì, Livorno, N-ovara, Padova, Parma, Ravenna, Siena, Trapani, Verona derivano in parte da prov­ vedimenti di servizio o ritocchi di tariffe.

In generale poi si osserva nelle note -che chiari­ scono i dati delle tabelle come l’aumentata guarni­ gione abbia, in parte, riparato, specialmente nelle minori città, alla diminuzione verificatasi per le cause più generali.

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660 L ’E C O N O M IS T A 18 luglio 1915 - N . 2150

cento, Milano — 15,30 per cento, Torino — 11,97 per cento, Paterno — 10,89 per cento, Catania — 10,77 Per cento, Venezia — 10,67 per cento, Roma — 9,60' Per cento, Firenze — 9,27 per cento.

I l monopolio germanico del commercio dei colori e gli Stati Uniti. — Le numerose industrie nord- americane soffrono fino dall’inizio della guerra per la diminuita importazione di colori artificiali dal­ l’estero, principalmente dei colori di anilina. Nel febbraio scorso il Senato Nord-americano .affidò ad una persona tecnica l’incarico di studiare l’impor­ tantissimo argomento', cioè fino a quel punto sono tributari gli Stati Uniti per colori artificiali dall’e­ stero ed in quale modo si può riparare alla calami­ tà della diminuita importazione.

Il rapporto di questo tecnico è stato ora pubbli­ cato e ne togliamo alcuni dati interessanti.

I l relatore1 dimostra come la Germania abbia saputo monopolizzare la industria dei colori ar­ tificiali; però fa rilevare nello stesso tempo come per la quantità disponibile d i materia prima, possa venir costituita una forte industria americana di colorii derivanti dal catrame ed evitare così l’attuale crisi,. La maggior parte- delle industrie americane sono oggidì obbligate di ricorrere .all’estero per l’ap>- provvigi-omamento diei colori di cui abbisognano. I prezzi correnti delle ditte germaniche offrono più di 900 qualità di colori artificiali, dei quali solo al­ cuni vengono consumati in forti quantità medie. La maggior parte di questi colori essendo adoperati solo in nasi speciali, vengono richiesti in piccole pro­ porzioni.

Richiedono la m aggior quantità di colori le tessi­ ture di cotone, dii lana e -di seta, i pittori ed i ver­ niciatori, 1 tipografi, i fabbricanti di articoli di pelle ece. Ne adoperano in quantità minori i fabbricanti di automobili e dii carrozze, le fabbriche -dii macchi­ ne e di strumenti industriali, te fabbriche di carta e d i sapone. In- piccolissime quantità invece 1 fo­ tografi, i farmacisti, i liquoristi, le fabbriche di pro­ fumerie, ©oc,

II. consumo dei colori artificiali viene calcolato ascenda .negli Stati Uniti a 15 milioni di dollari ed è i n continuo aumento. Di questi, tre milioni di dollari circa vengono fabbricati sul posto colile ma­ terie mezzo lavorate che «’importano d-alFesitera, il rimanente proviene dall’Europa come prodotto fi­ nito'. Dopo lo scoppio della guerra questa importa­ zióne si è fatta molto incerta ed i prezzi aumenta­ rono in conseguenza. Si è cercato di, ricorrere ai vec­ chi 'coloranti naturali e l’importazione dei legni co­ loranti si è quadruplicata in poco tempio.

Negli stati Uniti d’America esistono solo quattro fabbriche di colori artificiali; siccome però esse stes­ se lavorano prodotti mezzo finiti .importati dall’e ­ stero, così si trovano in crisi Der la difficoltà che incontrano ora nel procurarsi il materiale di cui abbisognano. Alla domanda perchè gli Stati Uniti, _ ch e pur posseggono una ricca quantità di materiale primo, non abbiano pensato di creare una propria industria, si deve rispondere come la Germa­ nia, avendo creato un monopolio di colori -artificiali, provvede non. soltanto il mie-reato americano', ima altresì quello inglese e francese., -paesi i quali pure dispongono della materia prima ed hanno indu­ stries ancora più sviluppate.

: Si calcola che il consumo mondiale del colori de­ rivanti dial catrame sia stato nel 1913 di 92 milioni di d-oìla-ri, di questi il 72 % er.a di provenienza germana«,a, però la Germania ha altresì provvisto a meta -dei materiale occorrente pei- produrre l’al­ tro 26 % . I colori -artificiali vennero fabbricati nel 1913 nelle misure seguenti :

Germania per dollari 68.300.000

Svizzera )) 6.450.000 Inghilterra )) 6.000.000 Francia )) 5.000.000 Austria )) 1.500.000 Russia )) 1.000.000 Belgio )) 500.000 Olanda )) 200.000 Paesi diversi » 200.000

A ll’in'fuori della Germania © della Svizzera, tutti gli altri Stati consum-ano nei loro confini ie. quan­ tità di colori fabbricati. Esportatori son-o stati nel

1912: la Germania (per -dò-ilari 48.430.000 ossia per F88.2 %), la Svizzera (per doli. 5.450.000 ossia il 9.9 %), l’Inghilterra (per dollari 990.000, ossia per i’1.8 %). La Svizzera è un concorrente delia Germa­ nia, ha però bisogno di importare da questo Stato la materia prima e prodotti mezzo lavorati. L’e­ sportazione germanica -del 1915 calcolata ,a 48.450.000 dollari, si distribuisce in, questo modo-: colori di anilina doli. 31.836.000, colori -di ali-zzarina -dollari 2.197.000, colori di antracina doli. 3.429.000; indaco artificiale dollari 10.968.000 (il 65 % di quest’ultima esportazione venne indirizzata nella Cima,). I colori germanici di anilina si dirigono ili 50 % nell’Europa, il 25 % in Asia (China 13.5 %, Giappone 5.5 %, In­ die inglesi 5.5 o/n), il 23 nel Nord America e- solo 1.3 % nell’America meridionale.

La relazione -del delegato tecnico- nord-americano informa ancora come l’industria germanica dei co­ lori -derivanti dal catrame, non produca ¡soltanto colori, ma anc-ora un certo numero di preparati me­ dicinali e parecchie materie esplosive. L’industria germanica dei colori vien-e esercitata d-a 21 società con un capitate di 36 milioni di dollari. Queste- socie­ tà -ripartiscono in media il 22 % -di utile ai loro a- zionisti, ma ili -profitto che ricavano in -certi -casi va fino a,l 50 ¡per cento.

Le quattro fabbriche americane di colori, artificiati possiedono un capitale da 2 a 3 milioni -di dollari e fabbricano circa un centinaio- di colori. Esse non s-i fanno -concorrenza perchè una fabbrica co-lo-ri per la tessitura ide-M-a -lana, una seconda colori per la tessitura della seta, una terz-a per Finduistria della carta, eco. Il ilQr-o lavoro è stato -però fino a-lTaiino scorso intralciato- dalla -concorrenza -delle fabbriche germ-anichei dalle quali ritirarono i prodotti mezzo lavorati. I capitalisti americani sarebbero -disposti di appoggiare una tale industria se i prodotti po­ tessero avere- uno smercio assicurato-. La crisi attua­ le permette di fare qualche tentativo e la cos-a riu­ scirà se il igiove-mo 'americano proteggerà la nuova industria -dalla concorrenza estera. Iil rapporto in parola, è ricco di altri importanti dati ed osserva­ zioni e-d è coniSigliahite venga -consultato- da chi può avere -Finte-resse di studiare più vicino l’im-poirtan- tiissimo -argomento.

Rialzo del prezzo dei metalli e delle munizioni per la guerra. —- La guerra moderna, dov-e- le munizioni hanno -estesissima applicazione, si è dimostrata la più grande divoratrice di metalli che siasi mai a- vuta. Nessuna meraviglia quindi che i pr-ezzi di essi siano enormemente aumentati © che continuino- nel­ la loro- linea ascendente- senza speranza, per ora, di miglioramento-.

In questo -specchietto si può vedere Finasprimento dei prezzi dei metalli più -comuni verificato-s-i nei pri­ mi dieci mesi della guerra, sul mercato inglese :

30 luglio 1914 10 giugno 1915 Aumento 1. s.a. 1. s. d. 1. s. d. 56 10 0 83 5 0 26 15 0 59 15 0 95 0 0 25 5 0 132 0 0 166 0 0 34 0 0 18 15 0 25 5 0 8 10 0 21 10 0 120 noni 98 10 0 28 0 0 125 0 0 97 0 0 168 0 0 216 0 0 48 0 0 81 0 0 105 0 0 24 0 0 11 0 0 20 nom 9 0 0 6 15 0 15 0 0 8 5 0 2 11 0 3 7 0 0 16 0 6 0 0 10 0 0 4 0 0 5 7 6 9 15 0 4 7 6 5 15 0 9 15 0 4 0 0 8 10 0 10 15 0 2 5 0 Rame, standard . Rame elettrolitico Stagno, standard Piombo . . . . Z i n c o ... Antimonio . . . Nichelio . . . . Alluminio (verghe) Fogli galvanizzati Mercurio . . . Ferro di Clev. n. 3 Acciaio in barre Acciaia (travicelli) . Acc. (lam. da corazze) Ferro in barre di

Staffordshire . .

L’aumento più -considerevole è quello segnato dallo zinco salito di circa il 500 per cento, e dad,Vanti­

monio (ciirc-a 350 per cento); seguono i fogli galva­ nizzati iccm u n aumento di circa il 100 pi. cento, e il mercurio anche con il 100 p. cento. Risogna notare

inoltre ch-e per alcuni metalli, come- per e-sem-pio i fogli galvanizzati e l'o zinco, l’ aumento è so-lo no­ minale, mentre praticamente essi non sono quota- bili essendo^ completamente spariti dal mercato.

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