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I quaderni di AltaVita Ira. Un uomo. Prezioso. Classe 1925, a 23 anni era già segretario DC a Camposampiero (PD)

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Classe 1925, a 23 anni era già segretario DC

a Camposampiero (PD)

I quaderni di AltaVita Ira

Un uomo

Prezioso

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I quaderni di AltaVita Ira

Un uomo Prezioso Un uomo Prezioso

Classe 1925, a 23 anni era già segretario DC a Camposampiero (PD)

Classe 1925, a 23 anni era già segretario DC

a Camposampiero (PD)

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Professore, amministratore, politico, scrittore: Antonio Prezioso, un personaggio senza età. Tutto partì dall’incontro con il partigiano

“Bartali”. Poi non si è più fermato. E’ stato il primo Assessore Re- gionale alla Sanità e Assistenza e Presidente dell’Ulss 21 di Padova.

Oggi è ospite del Pensionato Piaggi a Padova.

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Introduzione 9

Un tramonto da ammirare 13

Il papà Giovanni un molisano combattente in Veneto 15

A 23 anni segretario DC a Camposampiero 16

L’incontro in parrocchia con il comandante “Bartali” 20

Un formidabile gruppo di amici 22

Giovani dalla grande voglia di rinnovamento 26 Il soldato Dalla Zuanna dal fronte a Sindaco 28

L’esordio nel 1951 in consiglio comunale 33

Un’ironia garbata e pungente e un grande amore per i monti 35

La testimonianza di Dino Scantamburlo 42

Un pignuolo di professore 44

Con monsignor Nervo un prete scomodo 46

Mons. Filippo Franceschi un vescovo sempre attuale 50 Primo assessore regionale alla sanità e all’assistenza 52

Sanità e politica secondo Prezioso 55

L’unità locale suggerita dalla Fondazione Zancan 59 Sistema integrato di servizi sul territorio 62 Il cittadino soggetto non oggetto dei servizi 65 Dalla cultura della riparazione alla cultura della salute 69 Nella politica ha ricercato collaborazione non lo scontro 71

Sempre attento all’attualità 74

Non solo sanità. La stagione dell’Irsev 75

Repertorio di opinioni altrui in una foresta spessa e viva 76 Ringraziamenti 79

INDICE

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INTRODUZIONE

Nel corso della nostra vita ci sarà capitato di incontrare perso- naggi fuori dall’ordinario, ora avanti con l’età. Personaggi che sono, o sono stati, protagonisti nelle nostre comunità. Spesso ignoriamo tanti aspetti della loro vita. Fatti sconosciuti ai più, o dimenticati.

Particolari inediti.

Come è stata la loro gioventù, quale il segreto del loro successo?

Come sarebbe interessante scavare nel loro passato per scoprire sto- rie impreviste. Come sarebbe utile per noi poter far riemergere l’e- nergia, la volontà, i valori che ne hanno contraddistinto l’esistenza.

Quali ostacoli hanno dovuto superare lungo il loro cammino?

Quali le emozioni vissute nelle diverse stagioni della loro vita?

Ecco, indagando sul loro passato, possiamo trovare esempi e sug- gerimenti validi per il presente di tutti noi. “Le rughe della vecchiaia – afferma l’autore e imprenditore francese Marc Levy – sono le più belle scritture della vita, quelle sulle quali i giovani imparano a leg- gere i loro sogni”.

Dobbiamo essere convinti che l’anzianità non è il naufragio di una stagione, né una sorta di sopravvivenza residuale, ma un perio- do da valorizzare, da indagare per catturarne, attraverso aneddoti, esempi virtuosi e idee. Idee valide ieri, oggi e domani.

Per tutto questo, abbiamo pensato all’utilità di ridisegnare vite dei nostri anziani, attraverso una serie di “quaderni”. Il primo lo dedichiamo al professor Antonio Prezioso, classe 1925, insegnante,

Quaderni di vite

Quaderni di vite

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Un uomo prezioso

amministratore, politico e scrittore, oggi ospite al Pensionato Piaggi di Padova.

Antonio Prezioso è stato il primo Assessore Veneto alla Sanità e ai Servizi Sociali, quell’assessore che ha sempre voluto mantenere la doppia S alle ULSS, perché ritiene inscindibile il binomio salute- servizi sociali. E dalla sua idea di “sanità e territorio” ancor oggi discendono vantaggi, rispetto ad altre regioni, per la nostra organiz- zazione sociosanitaria.

Fabio Incastrini Presidente di AltaVita IRA

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Introduzione

Il professor Antonio Prezioso è tra quei personaggi senza età, che sono anziani solamente per l’anagrafe. E’ stato uno dei protagonisti della nostra vita, nel Veneto e in particolare a Padova, in una stagione che ha visto il nostro Paese voltare pagina dopo un duro e travagliato periodo storico. Assieme ad altri giovani usciti dall’Azione Cattolica di Camposampiero, appena più che ventenne, quando tutt’attorno c’era un panorama fatto di distruzione e miseria, ha aperto una sta- gione nuova, quella della rinascita.

Se è vero che il valore di un uomo e della sua opera si misura a par- tire dalle sue amicizie, Antonio Prezioso proprio dalle sue amicizie ha attinto quell’energia che non lo ha mai lasciato, sia come insegnante, amministratore e politico.

Il suo amico più importante, Antonio Tarcisio Dalla Zuanna, do- cente e sindaco di Camposampiero, gli ha mandato uno di quei mes- saggi che segnano un’esistenza: “Caro Antonio sii fiero della tua fede e dei tuoi ideali; solo un uomo retto moralmente può essere soddisfatto di sé ed è degno del grande nome di uomo”.

E’ stato al fianco di Luigi Gui, più volte ministro, amico di monsi- gnor Giovanni Nervo, anima e presidente della Fondazione Zancan, di Dino Scantamburlo, professore e deputato, degli onorevoli Dall’Ar- mellina, Girardin, del prof. Ezio Franceschini, rettore dell’Università Cattolica, di Nello Beghin, Ezio Riondato, Federico Viscidi, e di tantis- simi altri politici, amministratori, insegnanti. Una delle figure che l’ha

Perché questa pubblicazione.

Perché questa pubblicazione.

Un’utile lezione di vita

Un’utile lezione di vita

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Un uomo prezioso

affascinato è stata certamente anche quella del vescovo di Padova, Filippo Franceschi.

Tanto “composto” e credibile quando indossava abiti istituzionali, tanto scanzonato e trascinatore tra gli amici con i quali ha condiviso l’amore per la montagna. Non l’abbiamo messo in posa per dipinger- ne una fredda immagine ma abbiamo cercato di isolare qualche suo frammento di vita con l’aiuto di documenti, attraverso suoi scritti e con la complicità di suoi amici.

Oggi il professor Antonio Prezioso è ospite del Pensionato Piaggi.

Una presenza importante che ci dà la possibilità di portare più luce su un recente passato politico e amministrativo di Padova e di cogliere lezioni di vita utili, valide sempre. Antonio Prezioso ha dato esempi di coerenza, impegno e serietà nel gestire la cosa pubblica, di rispetto delle persone, di correttezza e rigore nella politica, valori che meri- terebbero di essere imitati e valorizzati. Nel settore della sanità, in particolare, ha saputo vedere “oltre” mettendo sempre in primo pia- no la persona, da assistere e da curare. Ha saputo interpretare anche l’economia del territorio ma, purtroppo, tante sue idee sono rimaste chiuse, ingiustamente, nei cassetti della Regione del Veneto.

Per tutto questo abbiamo scelto di ricordare le sue quattro “vite”, di docente (pignuolo, si è definito) con sempre tra le mani la matita rossa e blu, di amministratore, di politico della Dc veneta, di sinistra per convinzione, e di scrittore.

Valentino Pesci Febbraio 2021

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I quaderni di AltaVita Ira

Un tramonto da ammirare Un tramonto da ammirare

Dicono che “la vecchiaia è l’età del tramonto. Ma ci sono tramonti che tutti si fermano a guardare”. È proprio vero questo aforisma, ri- masto senza paternità! Sono stati davvero tanti i “tramonti” che ab- biamo ammirato in un recente passato. “Tramonti” di persone comu- ni, vissute in città e in provincia, che hanno lasciato tracce importanti al trascorrere degli anni. Hanno fatto la storia delle nostre istituzioni, hanno fondato istituti, creato comitati, hanno allevato generazioni di studenti, si sono rimboccati le maniche già allo sbocciare della loro gioventù, appena smessi i pantaloni corti.

Oggi è più che mai importante fermarsi per scrutare da vicino que- ste persone, perché conoscendo la loro opera, il loro impegno, il loro esempio, possiamo trovarne giovamento.

Winston Churchill diceva: “Quanto più indietro guardi, tanto più potrai vedere avanti”. Non sono merce rara questi nostri “grandi vec- chi”. Basta cercarli.

Uno l’abbiamo proprio a portata di mano, qui al Piaggi, il pensio- nato di piazza Mazzini che si conferma da anni meta apprezzata per tantissimi padovani: è il professor Antonio Prezioso, classe 1925.

Un nome che ai più giovani può non ricordare nulla, o quasi, ma non è di certo così per i loro genitori e ancor più per i loro nonni: primo assessore regionale alla sanità e all’assistenza, presidente dell’ospeda- le di Camposampiero, consigliere provinciale, segretario provinciale della Dc, professore e scrittore, ora pensionato che ha accettato le re- gole del tempo, senza mai perdere l’interesse per ciò che lo circonda.

Antonio Prezioso è la prova matematica dello straordinario contri- buto che una persona può offrire in qualsiasi stadio della propria vita.

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Un uomo prezioso

L’anagrafe non conta, o conta solo marginalmente. Per la forza che ha sprigionato, per l’energia che sa ancora comunicare, ieri come oggi, va inserito di diritto nella categoria dei personaggi senza età che una società non può farsi mancare mai. È uno scrigno pieno di storie, un labirinto di storie.

Abbiamo voluto isolare qualche elemento della sua vita, in un in- contro al Piaggi, propiziato dal direttore di AltaVita IRA, dottoressa Sandra Nicoletto. Il direttore di AltaVita IRA, già in passato, aveva intervistato il professor Prezioso, in occasione di uno studio per l’U- niversità di Padova sul tema dell’assistenza nella nostra città, nel pe- riodo 1970-2000. Ne uscì un’analisi puntuale sulla necessità di legare sociale e sanità ed emerse la grande competenza dell’ex assessore re- gionale su una materia che per lui è stata per anni pane quotidiano.

Per aiutare il professor Prezioso a scavare nei ricordi, abbiamo chiesto aiuto ai fratelli Dalla Zuanna, i professori Gianpiero e France- sca. Loro lo chiamano affettuosamente “zio”. Il loro papà per tutta la sua vita è stato un insostituibile amico di Prezioso. Entrambi di nome Antonio, entrambi di Camposampiero, entrambi iscritti all’Azione Cattolica, entrambi democristiani, e facevano parte della stessa gene- razione che aveva una gran voglia di cambiamento dopo la dittatura e la guerra.

In un gioco di incastri e di memorie, abbiamo ricostruito le tappe più significative della vita del professore. Così come ora non è uomo da panchina ai giardinetti, così ieri non si è mai fermato un minuto.

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I quaderni di AltaVita Ira

Il papà Giovanni un molisano Il papà Giovanni un molisano combattente in Veneto

combattente in Veneto

Antonio è nato a Borgoricco. Il padre, cavalier Giovanni, era mo- lisano ed era stato combattente in Veneto nella “grande guerra”. Ma- estro elementare, divenne amico di un soldato veneto, pure maestro, il quale lo convinse a tornare nella nostra regione dopo la guerra, dove avrebbe potuto continuare la sua professione di insegnante. E Giovanni fece proprio così. Venne in provincia di Padova, conobbe la maestra Giustina Mosele, insegnante in un paese dei Colli e la sposò.

I due si stabilirono a Borgoricco, dove nacque Antonio, che rimase figlio unico. Quando Antonio aveva due anni, nel 1927, la famiglia si trasferì a Camposampiero e vi rimase fino alla fine degli anni Sessanta.

Alla morte del padre, il professor Prezioso e la mamma si trasferirono a Padova. Allora, infatti, Antonio, terminato il mandato di presidente dell’ospedale “Pietro Cosma” di Camposampiero, stava assumendo incarichi nella DC a livello provinciale e, inoltre, insegnava al liceo

“Tito Livio”. La residenza a Padova lo facilitava notevolmente.

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Un uomo prezioso

A 23 anni segretario DC A 23 anni segretario DC a Camposampiero

a Camposampiero

Antonio Prezioso ha completato la propria formazione scolastica a Camposampiero, prima di laurearsi in Lettere. Politicamente ha percorso le prime tappe nel suo paese dove ha trascorso infanzia e giovinezza, dopo aver assiduamente partecipato alla vita parroc- chiale. Lì è nato il nucleo che ha dato una scossa per il rinnovamento sociale e politico di Camposampiero.

A 23 anni era già segretario comunale della DC del suo paese.

Una DC che era punto di riferimento di tutti i cattolici. Faceva poli- tica e studiava. Studiava e impartiva lezioni private.

Una poesia in “decasillabi”, scritta dai suoi amici, lo saluta neo- dottore:

“Apollo eterno che in ciel risiedi Re delle Muse, deh mi concedi che del novello, giovin dottore vegga in futuro con lieto core carriera celebre, trionfi, onori soldi a bizzeffe, infiniti allori.

Lascia del sole il cocchio aurato o santo nume da Giove nato e nel Parnaso un lauro colto a Camposampier volgi il tuo volto.

Vieni, t’affretta, senza riposo a incoronar Toni Prezioso.

Ricordi, amico, i giorni passati quando in liceo siccome matti

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I quaderni di AltaVita Ira

di matematica, greco e italiano dell’Angherà, Facchi e Baiano, s’odiava il nome, temevamo l’ira?

Solo bruciando si poteva gioire.

Ma tutto ormai, tutto è passato...

o chiarissimo laureato.

Strenne, fatiche, lunghi sudori, dure vigilie, tristi dolori E soldi, soldi in quantità Come se fossi ricco pascià.

Sì tutto ormai, tutto è passato o chiarissimo laureato.

Increspa al riso gote gioconde,

mangia, tracanna che ben n’hai donde.

E dei genitori il garrulo riso allumi e allieti il tuo bel viso.

Dottore in lettere! … santa parola ch’empie la bocca, che il cor consola.

Dottore in lettere! … titol bellissimo che ti fa dare dell’illustrissimo

titol magnifico, titolo caro di lodi e carmi già mai avaro.

Ma perché tardi Apollo augusto?

Non t’ha dato il Ciel volo robusto?

Vieni, deponi sulla fronte l’alloro colto sul sacro monte E di contento, possente Iddio eleva un canto solenne e pio”.

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Un uomo prezioso

Conseguita la laurea, il neodottore insegna dai frati a Campo- sampiero. A Castelfranco, a Cittadella, poi a Padova al Barbarigo e al liceo classico Tito Livio. Ma nel contempo mantiene sempre vivo l’impegno politico e sociale. Nella sua attività di docente ha come colleghi personaggi molto in vista: tra gli altri, ex colleghi al Barba- rigo, i deputati Michelangelo “Miche” Dall’Armellina e Luigi “Gigi”

Girardin, il prof. Ezio Franceschini, latinista e partigiano, finissimo intellettuale poi rettore all’Università Cattolica, il prof. Francesco Muggia, assessore comunale e poi assessore provinciale, più volte segretario della sezione cittadina della Dc, Aldo Simonato, Paolo Bragantini, Nello Beghin, Bepi Gasparini, Marco Romano, Ezio Ri- ondato, Gianni Savagnini, Federico Viscidi.

In un’intervista rilasciata nell’aprile 2018, Antonio Prezioso ricor- da l’aprile del 1948. Il 18 di quel mese era di servizio ai seggi: “Ero segretario di partito e durante la notte fra la domenica e il lunedì, e poi durante lo spoglio delle schede il giorno successivo, aveva- mo organizzato un gruppo di giovani di Camposampiero perché te- nessero sotto controllo tutti i seggi elettorali. Temevamo un assalto dei comunisti ai seggi, che poi non si verificò. Poiché la nostra era un’area bianca cercavano di imporsi in qualche modo. Erano mesi di battaglie serrate, la presenza dei comunisti era concreta, palpabi- le. Ricordo che Amerigo Clocchiatti, esponente PCI, veniva spesso a Camposampiero a tenere comizi. A livello locale, i comunisti veni- vano soprattutto da Cadoneghe, il centro rosso dell’Alta padovana.

Mentre Camposampiero e Cittadella erano roccheforti bianche. E poi c’erano i monarchici che cercavano di rubarci i voti a destra …”.

“ I comunisti – aggiunge- erano pericolosi, guardavano a Mosca.

Adesso, politicamente sono tutti pericolosi, perché non guardano da nessuna parte. E cambiano idea a ogni stormir di frasca. Oggi siamo allo sbando”.

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I quaderni di AltaVita Ira

L’impegno politico di Antonio Prezioso ha preso forma in quegli anni di gioventù. A Camposampiero la sua formazione politica si è concretizzata tra le file dell’Azione Cattolica, sia pure in collegamen- to con personalità padovane.

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Un uomo prezioso

L’incontro in parrocchia L’incontro in parrocchia con il comandante “Bartali”

con il comandante “Bartali”

Il prof. Prezioso raccontava così quel periodo, in una intervista rilasciata a Dino Scantamburlo, professore e deputato, quindici anni fa e pubblicata nel 2008 su “Frammenti del Novecento” dello stesso Scantamburlo: “Il primo contatto di alcuni giovani di Azione Catto- lica della mia parrocchia con la Resistenza fu promosso da don An- tonio Dal Santo, parroco di San Marco di Camposampiero, nell’esta- te del 1944. L’incontro avvenne in canonica con il comandante della III Brigata ‘Damiano Chiesa’, noto con lo pseudonimo Bartali. Era, in realtà, Graziano Verzotto e io stesso lo venni a sapere, con qualche stupore, proprio in questa occasione”.

“Ebbe così inizio – continua il racconto di Prezioso – un’attività politica clandestina, principalmente con due iniziative targate De- mocrazia Cristiana. L’una consisteva nell’ascoltare Radio Vaticana, nella canonica di San Marco, le notizie trasmesse sui prigionieri nei campi di concentramento degli Alleati e sui soldati italiani che combattevano con gli Alleati. Queste notizie erano poi recapitate, mediante foglietti intestati appunto Partito Democratico Cristiano (come allora si chiamava), alle famiglie interessate. L’altra iniziati- va consisteva nella riproduzione, mediante ciclostile, di volantini di propaganda antifascista e antinazista, anch’essi poi diffusi con varie modalità. Il ciclostile, ubicato presso la famiglia Bordin in via Co- lombaretta, era stato ‘trafugato’ a un frate dei Minori Conventuali in … odore di simpatie fasciste. Con una certa dose di incoscienza questi volantini venivano portati in bicicletta e distribuiti”.

“Ufficiale di collegamento con i dirigenti della Dc padovana – si legge nell’intervista rilasciata a Dino Scantamburlo – era il dottor

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I quaderni di AltaVita Ira

Giuseppe Giacchetto, sfollato con la sua famiglia a San Giorgio delle Pertiche.

La pubblicazione più impegnativa fu certamente quella firmata da “Uno qualunque” e intitolata “La politica del buon senso”. L’au- tore era Luigi Gui, poi membro dell’Assemblea Costituente, par- lamentare e ministro. La pubblicazione porta la data del dicembre 1944”.

“ Sul piano culturale, durante gli anni della guerra – ricorda il professore - l’allora giovane cappellano della parrocchia di San Pie- tro (diocesi di Treviso), il concittadino don Fernando Pavanello, co- stituì un gruppo di studenti che si ritrovavano in quella canonica, dove veniva ciclostilato un giornaletto intitolato “Volto Stu” (Volto studentesco). Momento per così dire culminante di questa attività culturale furono vari incontri con mons. Pietro Pavan, il futuro col- laboratore di Giovanni XXIII nella stesura delle encicliche sociali”.

Di lui, affermava Prezioso: “ogni quindici giorni veniva da Trevi- so ad insegnare l’abc della democrazia, per preparare i primi uomini che, dopo la liberazione, avrebbero potuto gestire il potere”.

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Un uomo prezioso

Un formidabile gruppo di amici Un formidabile gruppo di amici

In quegli anni e nel dopoguerra si costituì a Camposampiero un gruppo di amici, istruiti, sollecitati e interessati all’impegno pubbli- co, che dettero poi ottime testimonianze di impegno amministrativo e politico (uno di essi, stimato e apprezzato, era Prezioso).

Tra questi si possono ricordare Marco Romano (poi docente al Barbarigo, assessore comunale e commercialista), Antonio Dalla Zuanna (nato a Campodarsego da famiglia profuga da Valstagna a seguito della guerra, poi passata a Tezze sul Brenta… e infine a Camposampiero). Dalla Zuanna divenne preside della Scuola media di Camposampiero e sindaco dal 1952 al 1960), Giuseppe Gaspa- rini (poi sindaco), Maria Angarano (poi sindaco), Marcello Pagetta (poi sindaco), Silvano Carraro (poi presidente della Casa di Riposo e dell’Ospedale), Carlo Scantamburlo (consigliere di amministrazione di enti) e altri ancora.

Prezioso fu tra i fondatori della Democrazia Cristiana a Campo- sampiero insieme a tutti gli amici appena citati, poi consigliere di amministrazione della Casa di Riposo per Anziani “Anna Bonora”, consigliere comunale, presidente dell’Ospedale “Pietro Cosma” e, contemporaneamente, consigliere provinciale.

Intanto, Antonio insegnava dapprima Lettere nella Scuola Media del Seminario dei Frati conventuali di Camposampiero, poi a Castel- franco Veneto, a Feltre, al “Barbarigo”, per finire l’attività di docente al liceo Tito Livio a Padova.

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12 agosto 1987, Passo Vaiolon al Catinaccio 13 agosto 1973

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1997, vicinanze del Rifugio Sesvenna -Lago di Resia - SudTirolo 31 luglio 1995, Val di Funes

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11 agosto 1977, dal Rifugio Tabaretta

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Un uomo prezioso

Giovani dalla grande Giovani dalla grande voglia di rinnovamento voglia di rinnovamento

La sua formazione demo- cratica è stata percorsa da una linfa combattentistica.

Priorità assoluta era il rinno- vamento. E la scelta di dare la fascia tricolore di primo citta- dino di Camposampiero ad Antonio Dalla Zuanna è stato il primo forte segnale (resterà in carica dal 1952 al 1960).

Rinnovamento dell’azione politica sì, ma c’era anche bi- sogno di dare una forte scos- sa anche al settore sociosa- nitario. Ed ecco che Antonio Prezioso assume la presiden- za dell’ospedale di Campo- sampiero. Un ospedale che compie passi da gigante e diventa punto di riferimento della sanità regionale. Prezioso chiama bravissimi medici, tra questi Pantaleoni, Monti, il pediatra Ostuni, Gallerani. Con Dalla Zuanna da una parte e Prezioso dall’altra, che assume anche l’incarico di viceassessore, anche l’economia del Camposampierese decolla.

Prezioso diventa punto di riferimento della sinistra Dc. Di sini- stra per convinzione non per scelta di schieramento nell’arcipela- go democristiano. È forte l’amicizia con Luigi Gui e con monsignor

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I quaderni di AltaVita Ira

Nervo, animatore della Fondazione Zancan. Vede la politica come

“polis” non come potere. Conosce bene il pericolo: se la politica di- venta mestiere essa si svuota.

Minuzioso di temperamento, Antonio Prezioso non amava i chia- roscuri e non cercava inutili esposizioni, allergico com’era e com’è alle esposizioni mondane.

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Un uomo prezioso

Il soldato Dalla Zuanna Il soldato Dalla Zuanna dal fronte a Sindaco dal fronte a Sindaco

Antonio Dalla Zuanna (a Camposampiero era Antonio per l’a- nagrafe e Tarcisio per gli amici) e Antonio Prezioso sono rimasti le- gatissimi fin da ragazzi. La loro amicizia si è rinsaldata ancor più durante i lunghi anni della seconda guerra mondiale. Dalla Zuanna, nel 1943, era sottotenente a Trieste, dapprima alla Compagnia Co- mando del IV Battaglione Reclute, 73° Reggimento di Fanteria, poi alla Compagnia cannoni sempre dello stesso Reggimento. Prima, nel 1942, ha frequentato la scuola allievi ufficiali a Campobasso.

Una corrispondenza quella fra Dalla Zuanna e Prezioso che è proseguita negli anni. I due sono sempre in contatto. La lontananza non scalfisce la loro amicizia.

Il 17 maggio del 1942, Dalla Zuanna scrive una lunga lettera all’a- mico a Camposampiero: “Antonio carissimo ti rispondo con una lettera che forse sarà lunga, così soddisfo ai tuoi desideri, espressimi nelle diverse tue cartoline. Ringrazio prima di tutto il papà tuo per la premura con cui mi ha indirizzato a quel sacerdote, il quale mi accolse cordialmente e si offrì di aiutarmi in qualunque mia necessità. La mia salute è come al so- lito ottima. Ho un appetito formidabile. Figurati che ogni sera alla libera uscita vado a prendere mezzo litro di latte e pane e formaggio. Di latticini qui a CBasso c’è abbondanza. Vuoi sapere un po’ di cronaca della mia vita militare in codesta cittadina? Eccotela. Ogni giorno, esclusi il sabato e la domenica, c’è ginnastica, cioè esercizi a corpo libero e salti mortali. Ti puoi figurare come riesco io nei salti! Hanno costituito tre categorie di saltatori:

ottimi, medi e scadenti, io, naturalmente appartengo a questi ultimi”.

“ La ginnastica – prosegue la lettera- si fa al mattino, nel pomeriggio c’è l’addestramento, cioè tattica militare: ci si esercita nel modo di condurre

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I quaderni di AltaVita Ira

una squadra all’assalto, di appostare le armi, ecc. Al sabato c’è la marcia:

ieri abbiamo percorso 25 km dalle 6 alle 11.30; nel pomeriggio poi non si è fatto nulla. Il momento più bello della giornata, lo puoi pensare anche tu, è l’ora in cui si esce in libera uscita, la quale dura dalle 17.30 alle 20.30.

Io approfitto di questo tempo per studiare un po’, far la pulizia del corpo umano e per qualche visitina in chiesa. Come ti ho già detto abbiamo costi- tuito qui un gruppo di A. C.; ci troviamo ogni domenica per una lezione di cultura religiosa: nei primi giorni abbiamo preparato una Messa cantata che poi si è eseguita il giorno dell’Ascensione.”

“Secondo ‘radio fante’- continua la lettera – ai primi di giugno si parte per il campo, fisso questa volta, il quale durerebbe fino al termine del corso.

Sarà una cosa un po’ duretta giacché bisogna rimanere all’aperto sotto la tenda giorno e notte. Ma dato che la vita militare è così monotona si aspetta anche questo campo con un po’ di curiosità. Se tu sapessi com’è monotona e noiosa la vita di caserma quale facciamo noi! Tutto dipende dal fatto che c’è un orario segnato, il quale ritorna ogni settimana: orario che si ripete e che si osserva scrupolosamente ogni settimana. Così si sa che al lunedì c’è il riso, al martedì pasta, che quattro giorni su sette alla sera c’è brodo;

e puoi star sicuro che non avverrà altrimenti. Poi tu comprendi il mio di- sagio morale, sminuito però dalla disinvoltura che ho acquistato nell’udire ormai da sei mesi gli stessi discorsi luridi e le più sconce bestemmie. Ti posso confessare che un grande frutto ho tratto dalla convivenza con simili compagni, cioè un gran disprezzo per ciò che sa di immorale. Quando vedi certi giovani che si livellano alle bestie si prova una nausea e un disgusto profondi”.

“Caro Antonio sii fiero della tua fede e dei tuoi ideali; solo un uomo retto moralmente può essere soddisfatto di sé ed è degno del grande nome di uomo (con tutti i suoi significati). Sento dei tuoi progressi nelle scienze e mi congratulo con te. Il mio augurio è che il terzo trimestre sia così e me- glio, così le tue vacanze saranno liete e piene di sole. Quando ritorneremo a

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Un uomo prezioso

vivere tranquilli insieme, tra i libri e il verde di campi? È un segreto della Provvidenza. E Beppi? Mi raccomando eh di non far la parte del diavolo.

Salutamelo tanto … Ti prego, quando chiuderai i libri, di aiutarlo un po’

nell’Associazione; farai un po’ di bene che c’è un gran bisogno di buoni giovani. Io ho lavorato poco e me ne pento. Ti abbraccio , Tarcisio”.

Da Campobasso, il neoufficiale Dalla Zuanna passa a Trieste. E la corrispondenza con l’amico Antonio Prezioso continua. Nel futuro sindaco di Camposampiero si avverte un po’ di nostalgia.

“Antonio carissimo – scriveva Dalla Zuanna in data 22 marzo 1943 – voglio prendermi questa mezz’ora per scrivere anche a te. A dirti la verità sono occupatissimo. Pensa che in questa settimana sono unico ufficiale subalterno assieme al comandante di compagnia; ogni mattina dovrò essere

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I quaderni di AltaVita Ira

in caserma prima delle 7 e la sera dovrò tornarvi alle 20.45 per il contrap- pello”.

“In questi primi giorni dopo la licenza – aggiungeva – ho sofferto un po’ del mal di casa, un non so che che mi faceva ripensare con intensa no- stalgia ai brevi giorni passati con i miei. In così stretto periodo m’ero abi- tuato alla nuova e antica vita e avevo dimenticato tutto; ad ogni modo sono qui per fare il mio dovere e tu aiutami con le tue preghiere”.

“Sto istruendo le reclute – continuava la lettera – del 1907 e 8; pensa con quale delicatezza devo trattare questi uomini sposati e pieni d’affari; ad ogni modo, sapendoli comandare, sono docili come bambini. Credo però che in aprile mi passeranno all’istruzione delle reclute del 1924, da un estremo all’altro. Di salute sto ottimamente e tu? Ti sei rimesso dalla tua indisposi- zione? Di una cosa solo sento la privazione: di qualche amico con cui pas- sare assieme qualche ora. Lo sai anche tu quant’è difficile trovare qualcuno le cui idee concordino con le nostre”.

“In questi giorni che precedono la Pasqua – concludeva la lettera – ho particolarmente bisogno delle tue preghiere per poter preparare un po’ i miei soldati a soddisfare il santo obbligo. Mi son dimenticato di scrivere a Bepi per il suo onomastico, scusami e salutalo per me… Un abbraccio dal tuo Tarcisio”.

Una seconda lettera porta la data del 18 giugno 1943 e si apre con un rimprovero all’amico: “Antonio carissimo, da qualche tempo a questa parte mi sembra che la tua mano si sia indolenzita nello stringere la pen- na… Quando ti muovi a scrivermi? Lo sai con quanto desiderio attendo tue notizie. Laonde regolati in merito e non vantarti perché sei una luridissima matricola … Come procedono le tue vacanze? Pensi di salire ai monti?

Domani ci salirò anch’io, non però per godere l’aria fresca o i bei panorami ma per studiare le nuove armi e il loro impiego. Resterò lontano da Trieste fino al 4 luglio poi ritornerò qui in attesa di ripartire per i vecchi paesi che mi ebbero recluta”.

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Un uomo prezioso

“Fortunatamente – scriveva il sottotenente Dalla Zuanna – sono abituato a vivere in brulli paesi e perciò non mi turbo. Quando sarò là chissà sognerò il momento del ritorno: addio università ed esami, vorrà dire che una volta congedato farò il perito armaiolo o l’addetto militare, intanto imparo l’arte e la metto da parte”.

“Come va la nostra associazione studenti? È inutile che ti raccomandi di lavorare per l’Azione Cattolica, è l’unico modo di fare un po’ di bene e cooperare al miglioramento della società. Prega anche per me, perché questo ormai lungo periodo della mia vita non trascorra senza vantaggio spiritua- le. Dunque scrivi! Un abbraccio dal tuo affezionatissimo Tarcisio”.

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I quaderni di AltaVita Ira

L’esordio nel 1951 L’esordio nel 1951

in consiglio comunale in consiglio comunale

Il 27 maggio 1951 è una data molto importante nella vita politica di Antonio Prezioso. Viene eletto consigliere comunale in occasione delle elezioni amministrative. Fa parte della lista della Dc che elegge ben 16 suoi rappresentanti su 20 (2 posti sono andati a indipendenti e 2 a rappresentanti del Partito Monarchico). Il 10 giugno viene no- minato sindaco il prof. Riccardo Molinari che, tuttavia, si dimette il 14 agosto 1952. Gli succede il prof. Antonio Dalla Zuanna. A seguito di questo avvicendamento il dott. Marco Romano diventa assessore effettivo (era assessore supplente) al posto del neosindaco e il prof.

Prezioso assume la carica di assessore supplente (prima era solo consigliere comunale).

Il Comune di Camposampiero diventa un vero e proprio labora- torio di trasformazione sociale, politica e culturale. Anche il setto- re urbanistico subisce un forte impulso con l’ammodernamento di case, la realizzazione di strade, l’asfaltatura della Camposampiero- S. Dono, della Camposampiero – Cittadella e della provinciale Cam- posampiero-Trebaseleghe, con l’estensione degli impianti elettrici in tutte le contrade e la costruzione del nuovo edificio per la scuola media.

L’amministrazione guidata da Dalla Zuanna vede sorgere le pri- me importanti industrie nel paese ed è al fianco delle Acli per l’isti- tuzione di corsi professionali per la preparazione degli operai.

Nella relazione che accompagna il bilancio del quinquennio 1951-56 dopo l’elencazione delle opere realizzate e le relative spese sostenute, si legge: “Rimane ancora molto fa fare, siamo i primi a ri- conoscerlo, ma sarebbe anche falsa umiltà, non confessare che molto

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Un uomo prezioso

è stato fatto e senza eccessivo sacrificio per i contribuenti. Non ne- ghiamo anche di aver avuto dei difetti, però possiamo apertamente dichiarare di essere stati animati da un solo interesse e da una sola ambizione: servire onestamente il paese”.

Nella successiva tornata elettorale, Camposampiero premia l’am- ministrazione uscente. Antonio Dalla Zuanna sarà confermato sin- daco e resterà in carica per tutto il quinquennio.

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I quaderni di AltaVita Ira

Un’ironia garbata e pungente Un’ironia garbata e pungente e un grande amore per i monti e un grande amore per i monti

Toni, com’era chiamato e come gradiva farsi chiamare, fu molto amico del prof. Gianni Salvagnini, della sorella Malvina e del marito di lei, Marco Romano, di Camposampiero. Li frequentò fino alla morte di costoro, tutte le domeniche pomeriggio (fino a 6/7 anni fa). E ad ogni estate andava in montagna con loro e con altri amici (grande, il suo amore alla montagna!): era lui abitualmente ad organizzare le giornate e le escursioni. Preferivano luoghi appartati e isolati, estranei allora al turismo di massa (paesini, borghi, aree storiche, val Zoldana e Venosta e Fassa e lo Sciliar, Mareson, Castelrotto. Negli ultimi anni, a Fiera di Primiero (da dove tuttavia con la sua auto egli arrivava fino al Rolle), e camminavano parecchio…fino a tanti rifugi.

Nell’amicizia egli manifestò sempre il gusto della battuta, dell’i- ronia garbata e pungente, anche raffinata seppure espressa con stile semplice e dimesso, ma con lessico molto appropriato “In ciò assomi- gliava alla madre – ricorda Dino Scantamburlo - donna dolce, garbata, semplice ma raffinata, mentre il padre, che fu mio maestro, era piutto- sto severo e autoritario”.

Nell’amicizia diveniva anche brioso e nella sua cerchia di sodali, facile al riso nel dialetto veneto che valorizzava per la sua espressività, attentissimo all’uso delle parole, curioso e desideroso di andare a fon- do perfino nel significato etimologico dei vocaboli che venivano usati.

E chi l’avrebbe mai detto? Antonio Prezioso impeccabile nelle vesti di professore, esemplare come uomo delle istituzioni e inappuntabile uomo politico, quando esce dalla scena pubblica si trasforma. Diventa giocoso, è pronto alla battuta e se la ride mettendo alla berlina l’av- versario, sia esso un politico (ecco, ad esempio che l’ex sindaco Biton-

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Un uomo prezioso

ci, diventa Tritonci quando ambisce simultaneamente alle poltrone di primo cittadino di Cittadella e Padova e di senatore della Repubblica) o un giornalista che critica il suo operato o un nemico della sintassi.

Contrattacchi “sottili”, sotto forma di poesie che ricordano le ful- minanti rime di Trilussa, alias Carlo Alberto Camillo Mariano Salustri.

Da presidente dell’Ulss 21 abbastanza spesso veniva messo sulla graticola dai giornalisti e allora il nostrano Trilussa contrattaccava:

“Quando scrive Checco Jori/ per Prezioso son dolori … Sciatto (l’accusa che gli viene rivolta dal giornalista) – ei freme alzando il dito- /disastroso e scolorito/ è un periodo di storia/ che non dà nessuna gloria/ a chi sgobba dal mattino/ per produrre un tal casino…”. A una giornalista del Gazzettino:

“ … Ma l’Ulss, poveretta/ sentendosi quale/ gentil farfalletta/ cui stringono l’ale:/ o vispa D./ perché mi tormenti/ e contro me sola/ digrigni i tuoi denti?”

. Anche un giornalista del “Mattino” non ha scampo per via del suo

“passato ignorantello” e un “presente saputello”.

Ma è tra i suoi amici che Prezioso dà il meglio di sé come “poeta”.

Ecco questa gioiosa composizione. Il titolo è “L’H e l’8”.

Una vh un po’ bislh

del lavoro essendo strah, anzi oppressa dalla fih, su una lh

lapidosa si stravh e una costola s’ammh.

Ohi che ph!

Orca vh … Un po’ s8 lo scimmi8

che aveva vinto un terno all’8

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I quaderni di AltaVita Ira

va a passeggio chi8 chi8 strimpellando uno stramb8 che fa piangere a dir8 Cimabue e anche Gi8;

ei, d’amore essendo c8 non fa un m8

e il suo raddoppio in 8 quant’è d8.

Ma la vh

hldata e ancor più strah, or s’hscia

hvalla zampa a zampa, s’hrezza con la coda,

mentre, hcada quel che hcada, hntona un po’ di biada, ed intanto

proprio hnto s’hpiglia

l’hdemica famiglia di hniti athbrighe come sempre httarati hsati e mai contenti, hcampati anzi hlcati in lussuosi hmpamenti.

H’identi!

Questa composizione, porta la data 16 agosto 1992 ed è stata scritta a Malles in Val Venosta: ha per titolo “La mosca giustiziera”. È una sorta di ode alla mosca, così come era successo per la zanzara nella prima “Terrena foresta”, il “repertorio ragionato di opinioni altrui”.

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Un uomo prezioso

La seconda strofa contiene uno slancio d’ …amore per questo insetto tanto familiare quanto, per taluni, fastidioso:

“T’amo, pia mosca, tu sia domestica oppure cavallina,/esecutrice per via di giusta sentenza divina./ Tante compagne ronzanti vendichi, attenta pun- gendo/ sol quei feroci viandanti che sferran ceffone tremendo:/ son gli egoisti che negano un goccio di sangue ch’è un niente,/ mentre ogni giorno essi affondano in carne incolpevole il dente./

Un amore così grande al punto che nella strofa successiva, quasi, quasi, si tramuta a sua volta in mosca:

“Mosca, nel cuore m’infondi gaudio sottil senza eguali/ se il pungiglio- ne tu affondi in soffici membra mortali./ Tacita, succhia anche il cerebro dei moschicidi crudeli,/ sol me risparmia, che celebro il lieto ronzare nei cieli./

Anzi, a saziar questa fame – grande ne sento il desio - / ecco, m’aggrego al tuo sciame: mosca mi faccio pure io”.

Non solo Antonio Prezioso “salva” la mosca, ma nutre una gran- de comprensione anche per la zanzara. Un ragionamento su questo minuscolo dittero per mandare un messaggio al lettore: occhio che i pericoli maggiori spesso non sono quelli che appaiono ….

Dalla lettura delle sue composizioni in rima, composte negli anni Ottanta e Novanta, emergono tre sue grandi passioni: gli amici, la montagna e il gioco delle carte.

Alla montagna è dedicato addirittura un poemetto, con tanto di prologo ed epilogo, con in mezzo il racconto di cinque lustri tra le alte vette. Ha per titolo “La trentennale storia dei condannati al mon- te”. Una prodigiosa storia “ecco con rime conte/ dei condannati al monte/

sempre. lontan dal mar”. L’incipit: “Nel millenovecento-/cinquantasei ha inizio/ il saldo sodalizio/ che ancor vuol durar”. Il finale, al Quinto lustro:

“La prodigiosa storia/ non è dunque finita/ dura tutta una vita/ e forse ancor di più:/valli e montagne, infatti,/ da scarpinar con lento/ passo costante e attento/ ci sono anche lassù …”.

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I quaderni di AltaVita Ira

All’amico con il fiato corto è dedicato il sonetto de “La terza età”

che inizia così: “Sempre una sosta, sempre una panchina/ accende i tuoi desideri, o Libralaccio,/ nei luoghi dove, andando, si avvicina/ severa la vision del Catinaccio”.

Dalla panchina al ristorante del rifugio alpino, ecco la lunga poesia

“La vita ze ‘na lagna: chi varda e chi magna”. Il primo quadretto: “Ogni zente se conosse/ dal magnar o da la tosse:/ ma pì vera ze la parola/ co’ ì ga le gambe soto la tola”.

E dopo la bella scorpacciata ci vuole un bicchierino di buona grap- pa. Il titolo della poesia è “Consolazione”. Recita: “La mia patria sei tu, dolce grappa,/ distillata da graspi o da vino:/ mi sorreggi nell’arduo cammino/

quando il gelo fa i denti tremar./ Invecchiata di rovere in fusto/ a sollievo dei poveri e dei ricchi/, obliati gli storti lambicchi,/ dritta al cuore tu scendi ad infiammar./ Oh! N’avessi un bicchier qui colmo/ per scacciar la febbre che, ria, da più giorni mi fa compagnia,/ con l’ebbrezza che ,sola, sai dar./ Ma di tanto non son degno/ chè da tempo ho dismesso il buon uso/ che consiglio: sia pur senza abuso/ del tuo nettare un nappo gustar”.

Ma Antonio Prezioso sa anche accantonare il tono scherzoso quando affida al foglio bianco i suoi sentimenti. “Ecco/ calda, l’estate./ Il mio anno finisce./ Una stanchezza (atavica) m’assale,/ cosmica, totale./ Non so/ se io sia neppure esistito/ né quando,/ né dove. Sono/ l’attaccapanni del mio vestito”.

Ancora. “Il mio infinito”, ispirato, nella forma, dal poeta di Recana- ti: “Sempre cara mi fu la nebbia fitta/ che avvolge la campagna e la protegge/ e in termine assai breve il guardo chiude./ Ma in essa procedendo, e genti attive/

di là da quella, e battere di macchine,/ e speranze segrete, e assai progetti/ io sento progredire; e ciò distoglie/ dal core ogni paura. Il vento tace/ sì che al- tre voci, come di lontano, /mi par di udire, donde nascon echi/ e rispondenze pronte e solidali/ nel mio finito: e mi sovvien l’Eterno,/ e il tempo irreparabile, e la viva/ stagion presente, e il suon di lei solenne/ che a navigar m’invita in questo mare”.

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Un uomo prezioso

Ogni occasione, tuttavia, sollecita il professor Prezioso a prendere penna e foglio per stendere versi in rima. Così nasce “L’allegro Col- legio dei professori del Tito Livio” : “ Il collegio dei docenti/ della scuola liceale/ si diletta a far commenti/ da giudizio universale, mentre lesta passa l’ora/ e il tempo va in malora” … Mentre ricopre la carica di assessore regionale, nel 1972, traccia questo quadretto:

“Ad ogni veneto deve esser noto quale sia l’esito ch’ebbe il suo voto;

perciò con sintesi che in breve sta ora qui narrasi la verità.

Arte più misera mestier peggiore non c’è in Regione dell’assessore;

campa pacifico a suo piacere il segretario e il consigliere;

ma il più bisbetico e brontolone è il presidente di commissione.

Sorte invidiabile oltre ogni idea ha il presidente

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I quaderni di AltaVita Ira

dell’assemblea;

irreperibile, eppur presente, è della Giunta il presidente.

Quanti a Venezia la spola fanno Così si lamentano Il loro danno:

“O Serenissima, città sovrana, stai già mutandomi in pantegana”.

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Un uomo prezioso

La testimonianza La testimonianza

di Dino Scantamburlo di Dino Scantamburlo

Il prof. Dino Scantamburlo è la persona più indicata per “scruta- re” la faccia nascosta di Antonio Prezioso, dalla religiosità alla sua scala di valori. Lo descrive così: “Ha una spiritualità intensa, non de- cantata, ma espressa e vissuta mediante i valori di riferimento detti e scritti e mediante i comportamenti, oltre alla frequenza costante ai riti religiosi nella parrocchia di San Marco a Camposampiero e poi in quella della SS.ma Trinità a Padova. I valori di comportamento e di vita a cui ha dato e dà maggiore importanza, secondo me, sono:

Camposampiero, 15 febbraio 1997, Mov. Anziani P.P.I.

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I quaderni di AltaVita Ira

la coerenza, quella intellettuale e poi quella operativa, la “serietà”

nell’affrontare le questioni politiche e quelle amministrative, il senso della responsabilità nell’esercizio del potere, il rispetto delle istitu- zioni e delle regole, il rispetto delle persone, il concetto di servizio pubblico che richiede correttezza e molto rigore, dedizione piena e distacco totale dall’interesse personale. E poi evidenzierei la sua ca- parbietà e la tenacia nell’applicarli e nell’esigerli da sé stesso e dagli altri. Ricordo pure le lettere ai giornali di commento alle vicende politiche e sociali di attualità: rivelano una notevole capacità, entro la necessaria brevità e sintesi, di puntare subito alla sostanza delle questioni, di esporne con chiarezza il suo pensiero, anche con la cri- tica o aiutandosi con ironia frequente e piacevole e con suggerimenti saggi…

È tentato ogni tanto di scriverne ancora. Prima di ritirarsi al

“Piaggi” egli ha donato i 4.000 volumi della sua Biblioteca ai quali era tanto affezionato, alla Biblioteca comunale di Camposampiero ove è stato costituito il “fondo Prezioso”.

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Un uomo prezioso

Un pignuolo di professore Un pignuolo di professore

In “… dove ‘l sì suona?” (con sottotitolo: passatempo di un pignuo- lo), il professor Prezioso torna in cattedra e bacchetta gli autori di testi con un po’ troppi strafalcioni e quanti esagerano con l’uso delle parole inglesi. “Okay, okay, okay, è il verso della civetta?” si chiede.

Poi si pone altre domande che suscitano il sorriso, dal momento che le risposte parrebbero oltremodo scontate: “da quando l’apostrofo ha una sorella? Deve spaventarsi chi incontra un anacoluto? Quando si è davvero spiacenti? Manzoni aveva il vizio di gridare?”.

Il libro – sottolinea l’autore nella prefazione – intende risolvere questi e altri atrocissimi dubbi, prendendo lo spunto dalla lettura de- gli scritti di circa 250 autori e dall’impietoso rilievo di molti, veri o presunti, errori”.

Più avanti, il professore “confessa” la motivazione che l’ha indotto ad occuparsi degli errori altrui: “come insegnante di lettere avevo tra i miei doveri meno lievi quello di correggere i compiti degli alunni. A furia di correggere, questo dovere (o deformazione) professionale mi è entrato, per così dire, nel sangue e nelle vene come una sottile infezione, non mi ha più lasciato né vi sono fondati presagi di guarigione. Appena volgo lo sguardo su una pagina stampata, qualunque essa sia, zac!, l’errore mi salta all’occhio, refu- so o – Dio non voglia! – svarione vero e proprio, quello che fa scalpi- tare non il proto distratto, ma l’autore ignorantello”.

Prezioso riconosce che è “un’abitudine obbrobriosa, poco adatta a procurare o mantenere amicizie” ma quando vede la cantonata non può fare a meno di far ricorso alla classica matita blu, sfogandosi con un “segnaccio turchino”. Così, a forza di rilevare e catalogare errori

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I quaderni di AltaVita Ira

è nata questa sorta di manuale si sopravvivenza della lingua italia- na. Nessuna paura di eventuali amici “colpiti e affondati” che per- malosi s’infuriano? “Ho tirato innanzi” perché la verità deve sempre trionfare. Da vero “pignuolo”. E per definire compiutamente questa sua caratteristica scomoda tre dizionari: pignuolo uno che va a cer- care il pinolo (Zingarelli); pignuolo chi è strettamente aderente alle regole come i pinoli lo sono al frutto (R. Rosselli); pignuolo persona pedante e meticolosa, eccessivamente attenta ai minimi particolari (F. Palazzi, G. Folena). Una puntura di spillo viene riservata anche a disinvolti traduttori di libri stranieri, che a volte più che “traduttori”

si trasformano i veri e propri “traditori”.

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Un uomo prezioso

Con monsignor Nervo Con monsignor Nervo un prete scomodo

un prete scomodo

Antonio Prezioso torna a indossare la sua tradizionale veste di indagatore dei temi legati alla sussidiarietà e della soli- darietà, al terzo settore e ai soggetti più fragili, nel libro “le politiche sociali in Ita- lia, una storia, un testimone” che ha per sottotitolo “Interviste a Giovanni Ner- vo della Fondazione Zancan”. Tutto un mondo che Prezioso conosce assai bene, perché per anni la sua vita si è snodata in parallelo e in sintonia con il fondatore della Onlus, che a tutt’oggi svolge attività di ricerca di particolare interesse sociale.

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Ne è nata “una pregevole memoria storica – ha scritto mons.

Pasini, succeduto a mons. Nervo alla presidenza della fondazione Zancan - su un organismo che da decenni è impegnato nella società italiana, con vivacità e originalità di proposte culturali”.

Nel testo vengono evidenziate, in particolare, due caratteristiche della Fondazione: viene presentata come una casa aperta a tutte le persone di buona volontà, al di là delle appartenenze ideologiche, politiche, desiderose di ricercare la verità, in un confronto leale e rispettoso delle differenti posizioni; secondo aspetto, l’importanza determinante della formazione delle persone e in particolare degli operatori speciali agli effetti del cambiamento delle strutture e della realizzazione delle riforme sociali.

Usando una terminologia calcistica, si può senz’altro affermare che in questo libro Prezioso gioca in casa: perché condivide ideali, battaglie e iniziative di monsignor Giovanni Nervo e perché crede nelle finalità della Fondazione Zancan, che ha preso forma e impor- tanza negli anni del suo massimo impegno nel sociale.

L’autore non scrive una biografia ma con monsignor Nervo ri- percorre il lavoro effettuato dalla Fondazione Zancan, l’evoluzione delle politiche sociali, lo sviluppo dei servizi, senza dimenticare l’apporto, raccogliendone le testimonianze, di chi questo organismo ha plasmato, fra difficoltà, incomprensioni e delusioni.

“Destinatori privilegiati di queste pagine sono – nell’intenzione dei promotori – da un lato le migliaia di persone, giovani, ammini- stratori, politici, operatori sociali e sanitari, ma anche collaboratori e docenti, che si sono incontrati nella sede della Fondazione; dall’al- tro, coloro che, in un modo e nell’altro, oggi e nel prossimo futuro, troveranno nella Fondazione una sede aperta di studio, approfondi- mento, confronto: e sono già molti”.

“Bisogna evitare il rischio – commenta Antonio Prezioso – di vo-

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ler camminare verso il futuro avendo alle spalle il buco profondo e pauroso dell’ignoranza del passato, delle sue acquisizioni non tra- scurabili e dei suoi errori non ripetibili; la storia con le sue alterne vicende resta pur sempre la migliore maestra, se trova discepoli di- sposti ad ascoltarla”.

La mano di chi scrive è sorretta in ogni pagina delle ‘interviste’

dal supertestimone mons. Nervo, colui che ha contribuito in modo determinante alla conoscenza, al dialogo, al confronto e all’incontro di varie culture, mentalità, sensibilità e posizioni politiche”.

Questo sacerdote, figura affascinante e a volte scomoda, è fuor di dubbio che ha attratto il quarantenne Antonio Prezioso negli anni della sua crescita professionale e maturazione politica. Un prete fuo- ri dal comune che “ha rischiato la vita per aiutare i giovani ad amare la libertà durante la guerra – ricorderà Tiziano Vecchiato, oggi pre- sidente della Fondazione Zancan –e che ha gestito tanta ricchezza per aiutare i poveri, senza tenere niente per sé. Un sacerdote che ha resistito alla tentazione del potere e del prestigio, che ha dialogato con i potenti senza diventare come loro. Ha proposto agli amici di diventare amici di tutti per costruire un mondo più giusto. È stato umiliato mentre difendeva gli umili; ha preferito la ricchezza dei poveri, che per lui era la cosa più bella e preziosa”.

Monsignor Nervo, di origini vicentine, seminarista a Padova dall’età di 13 anni, diviene sacerdote nel 1941, ordinato dal vescovo Carlo Agostini. Dall’8 settembre si impegna attivamente nella Resi- stenza con Luigi Gui e dal 1945 al 1950 diventa assistente delle Acli.

Nel 1951 istituisce la Scuola superiore di Servizio Sociale di Padova e la sua attività si incrocia con il giovane Prezioso che a Camposam- piero fa parte di un gruppo di giovani legati alla parrocchia con una voglia matta di “contare” e di impegnarsi per il riscatto sociale. Na- scerà una forte amicizia che si cementerà ancor più quando nel 1964

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don Nervo con don Pasini e altri docenti della Scuola di servizio sociale di Padova istituiranno un centro di studio, di ricerca e forma- zione nel settore delle politiche sociali e dei servizi sociali e sanitari.

Il centro avrà poi veste giuridica di Fondazione intitolata a Emanue- la Zancan, vicedirettrice della scuola, scomparsa giovanissima nel 1963. Morendo la giovane ha lasciato la sua liquidazione alla scuola perché fosse utilizzata in un’opera con finalità sociali. La somma ha costituito la prima pietra per la realizzazione della Fondazione.

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Mons. Filippo Franceschi Mons. Filippo Franceschi un vescovo sempre attuale un vescovo sempre attuale

Quando arrivò da Ferrara, nel 1982, mons. Filippo Fran- ceschi fu accolto dai padova- ni con entusiasmo. Il nuovo vescovo della città del Santo era stato preceduto da una meritata fama di innovatore, particolarmente attivo fra i giovani. Un’eredità comples- sa la sua. Succedeva, infatti, a mons. Girolamo Bortignon, per 32 anni guida pastorale di Padova.

Il nuovo vescovo amò su- bito Padova e si fece amare.

Quando, nel 1988, per motivi di salute prese commiato dal- la comunità, in duomo c’erano molti volti rigati da lacrime. Queste le sue parole d’addio: “Dedico un augurio speciale a questa nostra città, perché attraverso serenità e concordia diventi una città di pace. Non lasciatevi andare all’ insa- ziabile desiderio di possesso e di potere che non conosce alcun limi- te se non il proprio tornaconto, perché il valore della fede è cercare le cose che hanno nome comprensione, bontà e misericordia”. Mons.

Franceschi riuscì a portare e a far vivere fra la gente i grandi temi conciliari che negli anni Ottanta del Novecento la Chiesa dibatteva e

© archivio La Difesa del popolo

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promulgava, nel segno di un atteso rinnovamento. Come hanno ri- cordato gli organizzatori del convegno a lui dedicato, a 30 anni dalla scomparsa, “tre sono stati i punti chiave del suo episcopato: l’atten- zione alla cultura; la comunità cristiana soggetto primo di pastorale;

lo sguardo rivolto al futuro, intravedendo già i grandi cambiamenti che avrebbero presto radicalmente modificato anche il profilo del Veneto. Una lezione i cui frutti sono ancora vivi nel cammino della Chiesa padovana”.

Una figura, quella di mons. Franceschi, che ha affascinato anche Antonio Prezioso, per il messaggio sociale che quel vescovo andava interpretando, con estrema coerenza, con le parole e con i fatti.

Il professor Prezioso gli dedicherà una pubblicazione nel 1999, ri- proponendone l’esempio e l’insegnamento. Il libro ha per titolo “At- tualità di un vescovo. Filippo Franceschi dieci anni dopo” (Progetto Editoriale Mariano, 1999). Una puntuale testimonianza dell’azione di un presule che si è speso per la crescita sociale della sua diocesi, nella ricerca “di comuni cardini etici – sono parole di mons. Fran- ceschi - e di una gerarchia di valori che possono essere riconosciuti come necessari referenti nella condotta privata e pubblica”.

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Primo assessore regionale Primo assessore regionale alla sanità e all’assistenza alla sanità e all’assistenza

L’ambito provinciale nel frattempo diviene troppo ristretto così nei primi anni Settanta avviene il salto in Regione. Una Regione che muove i primi passi.

“Cosa siano e cosa debbano diventare le Regioni – riportava il Gior- nale di Vicenza in occasione del quarantesimo anniversario della loro costituzione - forse non era ben chiaro ai 2.448.000 veneti e agli altri 33 milioni di italiani chiamati a infilare nell’urna, domenica 7 e lunedì 8 giugno 1970, una scheda verde, con due preferenze al massimo, per eleggere i nuovi Consigli regionali delle 15 regioni a statuto ordinario.

Quelle di quarant’anni fa erano elezioni attese “sulla carta” da oltre vent’anni, dato che la Costituzione ne aveva previsto lo svolgimento entro un anno dalla sua entrata in vigore (1° gennaio 1948). Il 7 giugno 1970 i veneti - e gli italiani - vanno a votare in massa per i nuovi consigli regionali. Alfiere storico delle autonomie regionali è la Democrazia Cri- stiana, il partito di maggioranza che regge saldamente il timone della politica nazionale e locale. Così, mentre nel resto d’Italia il voto per le prime regionali premia le forze del pentapartito, nel Veneto la Dc raccoglie il 51,9 per cento dei 2 milioni e mezzo di voti validi espressi, 14 punti percentuali in più della media nazionale”. Il Veneto viene bat- tezzato come la “sacrestia d’Italia” per l’indiscussa preponderanza dei numeri del partito di De Gasperi, Moro e Rumor.

Il Veneto sarà una delle tre regioni in Italia, insieme a Lazio e Mar- che, che riescono ad eleggere presidente del Consiglio e ufficio di pre- sidenza alla prima seduta: lunedì 6 luglio 1970, sul Canal Grande, nella sala affrescata di Cà Corner, presenti le massime autorità della società veneta, dal patriarca di Venezia Albino Luciani ai 7 prefetti, ai sindaci dei

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comuni capoluogo, ai parlamentari della Repubblica, i 50 consiglieri eleggono presidente Vito Orcalli, di Oderzo, segretario regionale della Dc veneta dal 1951. Il presidente e il nuovo Consiglio regionale del Ve- neto non perdono tempo: il 23 luglio, alla seconda riunione, eleggono la commissione speciale incaricata di scrivere il nuovo Statuto regionale.

“La settimana successiva, il 1° agosto - narra il Giornale di Vicenza - il Consiglio elegge il presidente della Regione e il primo governo regionale: un monocolore costituito da dieci democristiani e guidato da Angelo Tomelleri, 46 anni, ingegnere, presidente della Provincia di Verona, vicepresidente dell’Autobrennero e commissario governativo dell’Ente per le Tre Venezie. Gli assessori sono Fabio Gasperini e Anto- nio Prezioso di Padova, Pietro Nichele di Verona, Francesco Guidolin e Giuseppe Sbalchiero di Vicenza, Gino Sartor e Mario Ulliana di Tre- viso, Giulio Veronese di Rovigo e Adolfo Molinari di Belluno. Nessuno ha deleghe, per ribadire la collegialità e il carattere “costituente” del- la Giunta. Prima Regione in Italia ad avviare il cammino procedurale per scrivere il nuovo statuto, il 27 novembre la commissione licenzia la bozza definitiva della carta statutaria. L’aula l’approva subito nella seduta fiume del 3-4 dicembre: la votazione definitiva dei 64 articoli della legge statutaria viene rinviata alla cerimonia ufficiale del 10 di- cembre nella sala Napoleonica delle Procuratie Nuove di piazza San Marco, alla presenza delle massime autorità venete. Per scrivere il pri- mo statuto della Regione Veneto (tuttora vigente) ci sono voluti 4 mesi di dibattiti, 10 incontri con i consulenti, 150 ore di discussione”.

Antonio Prezioso, dunque, diventa primo assessore regionale Veneto alla Sanità e all’Assistenza, nella Giunta guidata da Angelo Tomelleri. In- carico che verrà confermato nella seconda Giunta sempre presieduta da Tomelleri, poi nella Giunta con a capo Pietro Feltrin e , infine, nella suc- cessiva Giunta che torna a essere guidata da Angelo Tomelleri. Siamo ne- gli anni della prima legislatura veneta che si conclude il 29 ottobre 1975.

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Il professor Prezioso si distingue per capacità, per spigliatezza, per competenza. La sua – riconosceranno quanti studieranno quegli anni –fu una vera e propria lezione perché, in particolare, seppe attuare la ri- forma della sanità targata Tina Anselmi, seguendo anche le proposte po- litiche innovative nel sociale che provenivano dalla Fondazione Zancan.

Un giudizio positivo che è stato confermato di recente anche dall’ex senatore Paolo Giaretta. L’ex sindaco di Padova ha scritto:

“Il Veneto ha affrontato meglio la pandemia per tanti motivi. Non è casuale. Qui non c’è stata la privatizzazione selvaggia che ha caratteriz- zato la politica sanitaria lombarda, e c’è stato un altro aspetto. In Veneto fin dall’inizio grazie agli assessori democristiani alla sanità e alle poli- tiche sociali che si sono succeduti, da Antonio Prezioso, a Gianbattista Melotto, a Francesco Guidolin vi è sempre stata una stretta integrazione tra le politiche sociali e quelle sanitarie, i presidi territoriali e quelli ospe- dalieri. Un lascito prezioso in questo tempo disagiato, è stata la risorsa consolidata che ha consentito di gestire meglio la pandemia. Da non dimenticare”.

Venezia, 2 dicembre 2000

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Sanità e politica Sanità e politica secondo Prezioso secondo Prezioso

Ma qual era e qual è il pensiero di Antonio Prezioso in tema di diritto alla salute e del suo rapporto con la struttura sanitaria. Un pensiero che troviamo ben esplicitato nella pubblicazione Cedam del 1989 dal titolo “Diritto alla salute e coscienza sanitaria” a cura di Alessandro Martin e Remo Naccarato per la collana “Studi e ricerche sui diritti umani”.

Ne riportiamo ampi stralci per meglio comprendere il pensiero di Prezioso, all’epoca presidente dell’Ulss 21 (si noti la doppia S che il professore ha voluto per non scindere il binomio salute e servizi sociali). Un testo ancora della massima attualità a conferma di una preparazione di questo amministratore in questo delicatissimo set- tore, sia in veste di assessore alla sanità prima, e poi come presidente dell’Unità locale sociosanitaria di Padova.

“È frequente – annota Prezioso - il richiamo, tra i diritti dell’uo- mo, al diritto alla salute; ma, per parlare in modo preciso e appro- priato di questo diritto pare anzitutto necessario chiedersi cosa è la salute, cosa si intende per salute. È appena il caso di ricordare la definizione ormai arcinota dell›Organizzazione mondiale della sanità, secondo la quale salute significa completo benessere fisico, psi- chico, sociale: non tanto assenza di malattia, quanto, in positivo, un ben essere; non il solo star bene (la salute fisica in contrapposizione con la malattia, la mancanza di malattia), ma un essere bene, che riguarda tutti gli aspetti della vita di una persona: la salute fisica e, prima ancora, la serenità psichica, lo sviluppo della personalità, la capacità di relazioni interpersonali. In questo senso Bernard Haring, teologo e moralista cattolico, può affermare: Grandi terapisti e uma-

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Un uomo prezioso

nisti definiscono globalisticamente la salute umana autentica ponendo un accento particolare sulla capacità della persona di avere un rapporto sano con gli altri, con se stessa e con l’intera creazione. Come spirito incarnato la persona è essenzialmente sulla via della salute se scopre relazioni liberanti con Dio e con il prossimo, con la comunità e con l’insieme dell’ambiente” .

Sono delineati in questa affermazione - in coerenza con la defini- zione dell’O.M.S. - i fondamentali elementi costitutivi della salute umana nella sua accezione più completa.

Si tratta di un concetto ampio, che investe tutto l’uomo nel suo essere persona, che coinvolge le sue responsabilità personali, ma anche sociali, e richiede perciò il coinvolgimento della comunità e delle pubbliche istituzioni; concetto nel quale l’aspetto medico o sa- nitario diventa parziale, se non secondario, e che investe problemi di dimensione ‘planetaria’: se è vero che nei tempi nostri la salute dipende da condizioni ambientali generali, dal modo di lavorare, dalle stesse prospettive di sviluppo che sono affidate al futuro. Per questi motivi – sostiene il professor Prezioso - “il rapporto con la struttura sanitaria è solo uno dei tanti su cui si fonda il diritto alla salute, riguarda anzi più la malattia e la sua cura che la tutela della salute, compito primario di un sistema socio-sanitario moderno ed efficace”.

“Come si può allora rispondere – si chiede il professor Prezioso - in modo coerente ed adeguato alla domanda di salute, anche quan- do questa domanda resta inespressa o implicita”?

La Costituzione della Repubblica Italiana, nella parte prima (Di- ritti e doveri dei cittadini), recita testualmente: “La Repubblica tute- la la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse del- la collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti” (art. 32). Lo stesso diritto è riaffermato con le stesse parole nell’art. l della legge 23 dicembre 1978, n. 833 (Istituzione del Servizio sanitario naziona-

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I quaderni di AltaVita Ira

le), più nota come riforma sanitaria, in cui è eliminato naturalmente il riferimento agli “indigenti” come conseguenza della istituzione di un Servizio “nazionale”, cioè diretto a tutti i cittadini, e si fa del Servizio nazionale lo strumento appunto per la tutela della salute.

Dalla difesa della malattia in atto (cura - spedalizzazione), in cui ogni categoria cerca di tutelarsi con risorse e strumenti propri (sistema mutualistico), così come dall’intervento nel momento del bisogno (beneficienza - istituzionalizzazione), in cui prevale la pre- occupazione della pericolosità sociale (competenza del Ministero dell’Interno), si passa così alla concezione nuova, nella quale appa- re prevalente l’intervento preventivo, sia nei settori sanitari che in quelli socio-assistenziali. Ma prima ancora della riforma sanitaria, lo Statuto del Veneto aveva solennemente dichiarato che “la Regione veneta esercita i propri poteri: (...) per risanare e salvaguardare gli ambienti naturali e umani nel loro insieme, con una politica ecologi- ca intesa e prevenire e eliminare le cause di inquinamento dell’aria, delle acque e del suolo; (...) per garantire a tutti i cittadini i servizi sociali, con particolare riguardo all’abitazione, alla scuola, alla tu- tela della salute... “ (art. 4). Torna sempre, dalla Costituzione della Repubblica allo Statuto regionale alla legge di riforma, il concetto di base: la tutela della salute. “Orbene, se è questa la finalità propo- sta dalla Costituzione e dalla legislazione ordinaria, ne conseguono necessariamente – sottolinea Prezioso - gli indirizzi operativi per la politica sanitaria o, meglio, socio-sanitaria sia a livello nazionale sia a livello regionale. Ma tra i principi, ancorché solennemente affer- mati, e la realtà la strada è lunga...”

La storia della riforma sanitaria- aggiunge il professore - è a que- sto proposito eloquente; quella della sua attuazione ancor di più.

Si deve, infatti, ricordare che il primo documento con il quale si è aperta questa strada risale al 1945 ed è stato elaborato dalla Consul-

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