n. 14 - 25 luglio 2012
KL KL
n. 14 - 25 luglio 2012
10 11
I
l contesto di mercato per il latte e deri- vati sta mostrando segni di un graduale ma solido miglioramento: da diverse set- timane i cali delle principali quotazioni europee di burro e latte in polvere si sono arrestati e anzi a cavallo tra giugno e lu- glio si sono osservati segni di inversione, che erano stati già preceduti nel corso di giugno sul mercato del latte spot. Da un lato i produttori di Paesi europei che han- no un allevamento da latte meno intensi-vo, quindi sono meno condizionati da in- vestimenti fissi, e che producono prodotti aventi un ciclo tecnico-produttivo rela- tivamente breve (burro e polvere di latte, prodotti freschi, formaggi molli e freschi), quindi ricevono più velocemente i segnali del mercato, hanno iniziato a reagire alle condizioni negative di prezzo riducendo l’offerta; dall’altro l’andamento meteorolo- gico, con il forte caldo estivo, ha contribu- ito a frenare la produzione. D’altra parte i bassi tassi di crescita, che frenano la do- manda, fanno ritenere che questo recupe- ro sarà, appunto, molto graduale, e potrà manifestarsi appieno solo nei primi mesi
del 2013. Per quanto riguarda specifica- mente il mercato italiano, pur osservando anche qui un arresto del deterioramento delle quotazioni che ha caratterizzato gli ultimi mesi, è prevedibile che una vera ri- presa avverrà in tempi ancor più lunghi – verosimilmente, tra circa un anno – perché il mercato è oggi appesantito dalle ingenti giacenze, soprattutto di formaggi Grana.
Sarà comunque da valutare l’effetto che, nella seconda parte della campagna pro- duttiva, avrà l’andamento della produzio- ne rispetto alle quote: infatti con gli attuali trend produttivi un superamento del con- tingente produttivo per il prossimo anno sarebbe difficilmente evitabile, mentre se questa condizione indurrà molti produt- tori a frenare la produzione, ciò potrebbe avere conseguenze positive sullo stato del mercato.
Carni bovine
Per il comparto delle carni bovine, le con- dizioni globali di mercato sono anche mi- gliori: gli scambi internazionali nel 2012 dovrebbero crescere del 4% e questo avrà un effetto benefico sui prezzi. Purtroppo in buona parte questo effetto positivo deriva dalla riduzione della produzione in Unio- ne Europea e quindi dall’aumento delle importazioni; quest’anno sono comunque
Latte e carne, c’è ottimismo
Uno rapido sguardo alle dinamiche nazionali ed internazionali per cercare di comprendere i trend a breve e medio termine. Ci sono certamente elementi positivi, ma è presto per esultare
di Daniele Rama – Università Cattolica del Sacro Cuore
in crescita anche le importazioni degli Usa e della Russia. Più a lungo termine, le pro- spettive di prezzo per entrambe i comparti risultano positive, per effetto della soste- nuta e crescente domanda internazionale da parte dei paesi emergenti. Nel caso del lattiero-caseario vi sarà spazio anche per una crescita produttiva, che sarà consenti- ta dal superamento del regime delle quote e potrà avvenire malgrado l’indebolimento del sostegno assicurato dalla politica agri- cola comunitaria, anzi in parte proprio a causa di esso: il riallineamento delle quo- tazioni europee con quelle internazionali
consente infatti oggi di approfittare del- la crescente domanda mondiale, mentre fino a pochi anni fa l’Europa era sempre più marginalizzata negli scambi interna- zionali. D’altra parte il crescere anche di segmenti di domanda ad alto reddito in paesi emergenti – segmenti minoritari ma comunque di grande interesse - implica di saper essere competitivi. Più problematico, sia a livello europeo che nazionale, è il fu- turo del comparto bovino da carne, per il quale malgrado i recuperi attesi dei prez- zi, si prevede che continui il processo di ridimensionamento. I nostri allevamenti
sono stretti tra un aumento dei costi - so- prattutto per il vitello a carne bianca, con l’aumento del prezzo della polvere di latte, e il vitellone all’ingrasso, a causa dei prez- zi dei ristalli e dei costi di alimentazione - e una perdurante difficoltà a valorizzare il nostro patrimonio autoctono. Le razze bianche appenniniche restano produzioni di nicchia, mentre la più importante razza autoctona, la Piemontese, deve superare problemi strutturali importanti sia nella produzione che nella commercializzazio- ne se vuole vedersi riconosciuta dal merca- to un’adeguata valorizzazione. n
Veneto: produrre latte costa sempre di più
Rispetto al 2010 gli oneri salgono del 10% a causa della crescita delle materie prime per l’alimentazione e al caro energia Nel 2011 il costo di produzione del latte in Veneto è cresciuto del
10% rispetto al 2010.
Il dato è stato elaborato dal settore economico del Centro ricerche produzioni animali di Reggio Emilia e presentato all’Assemblea gene- rale dei soci dell’Associazione regionale produttori latte del Veneto.
Scendendo nel dettaglio, il costo di produzione ha raggiunto quota 53,89 €/100 kg di latte in aziende con una consistenza media di 90 vacche e una produzione media annua per vacca di 9.300 kg.
L’aumento del costo di produzione è la conseguenza della crescita consistente della spesa sostenuta per l’approvvigionamento di materie prime per l’alimentazione del bestiame (mangimi e foraggi), pari complessivamente a 3,35 €/100 kg, a cui si è sommato l’incre- mento del costo dell’energia. Per quando riguarda i fattori di produ- zione, il rialzo maggiore è stato quello del costo del denaro, con gli interessi calcolati sul capitale agrario e su quello di anticipazione che nel complesso sono incrementati di 2,7 €/100 kg di latte. Sul fronte dei ricavi il 2011 è stato un anno decisamente positivo, che ha visto il prezzo medio del latte del campione veneto raggiungere 47,33 €/100 kg (Iva e qualità inclusa) (+13%) e i ricavi totali 54,24
€/100 kg (+9%).
In conclusione, visto che i costi sono aumentati del 10% e i ricavi del 9% si è avuta una perdita di redditività pari all’1%. Il profitto medio (ri- cavi totali – costi totali) per 100 kg di latte è stato di 0,35 €/100 kg.
Per quanto riguarda il contesto più generale, a livello mondiale il prezzo del latte è in calo già da alcuni mesi. Questa riduzione si sta gradualmente trasferendo anche in Europa e in Italia ed è possibile che nei prossimi mesi le quotazioni continuino a scendere.
Un segnale positivo per il settore potrebbe venire dalla svalutazione dell’euro nei confronti del dollaro delle ultime settimane, che potrebbe favorire un aumento delle esportazioni europee.
In questa fase di prezzo decrescente, parte agricola e industriali incontrano forti difficoltà a trovare un accordo per il rinnovo dei con-
tratti scaduti ad aprile. Anche per questo è stata ribadita da più parti l’importanza di un maggiore coordinamento di tutte le forme associa- tive degli allevatori, allo scopo di favorire la contrattazione collettiva del prodotto.
Tale coordinamento diventa ancora necessario in vista dell’ormai prossimo smantellamento del sistema delle quote latte. Gli strumenti offerti dal pacchetto latte e quindi la creazione di OP e di una inter- professione possono essere l’occasione giusta per affrontare le sfide future nel mercato globale.
Alberto Menghi – Crpa spa, Reggio Emilia Desideria Scilla, Chiara Codogno - Aprolav
Grafico 1. Costi e ricavi in un campione di aziende con una media di 90 vacche e 9.300 kg di latte per vacca prodotto
Fonte: Aprolav-Crpa Fotosotto
La Piemontese deve ancora superare alcuni problemi strutturali se vuole vedersi riconosciuta un’adeguata valorizzazione