L'ECONOMISTA
GAZZETTA SETTIMANALE
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, F E R R O V IE , IN T E R E S S I P R IV A T I
Anno XXI - Voi. U V
Domenica 13 Maggio lll'.li
K. 1015
LE BONOMIE IELLE SPESE l i l i ILU CHIESI
In piu occasioni abbiamo manifestata la scarsa fiducia che nutriamo nel Parlamento e nella sua azione di fronte ai vari e gravissimi mali che tra vagliano il paese. A noi pare anzi, che tra Parla mento e paese vada sempre più manifestandosi un distacco che, crescendo, a poco a poco finirà per esigere una trasformazione, se non negli ordinamenti costituzionali, certo nel modo con cui funzionano.Basta vedere come si discutono alla Camera dei deputati le quistioni che riguardano il credito ; basta osservare come il Parlamento si lasci sopraffare dal- P arbitrio del Ministero nei più delicati problemi della pubblica economia ; basta rilevare che dal dicembre in poi nulla si è fatto e nemmeno preparato ancora per la Sicilia, sebbene tutti, pochi mesi fa, si mostras sero compresi della urgenza di seri provvedimenti.
Poca importanza quindi abbiamo dato e diamo alle lunghe discussioni che si fanno alla Camera in torno al bilancio della Guerra, perchè a noi pare che non vi sia una vera e precisa coscienza della situazione del paese, così che se anche alcuno tenta di esporla nella sua inesorabile chiarezza, si affretta poi a circondare il proprio avviso di tali riserve e di tali condizionali, da neutralizzare tutto P effetto che potrebbe ottenere.
Spogliando i lunghi discorsi dei quali si sono pa sciuti in questi giorni i rappresentanti della nazione, e lasciando a parte quelli di coloro che possono aver detto cose vere e giuste, ma hanno voce troppo scre ditata per la incompetenza colla quale sogliono trattare qualunque questione, ci sembra che le correnti che si sono palesate alla Camera si possano riassumere nelle seguenti :
coloro che lion ritengono possibile diminuire le spese militari ed anzi deplorano che il paese non possa consacrare per quelle spese maggiori somme ; coloro che vorrebbero consolidata la spesa at tuale e se riconoscono possibili alcune economie, vor rebbero che fossero copsacrate a rinforzare altri ca pitoli dello stesso bilancio della guerra ;
coloro infine che timidamente discutono di qual che raschiatura che si può fare nella spesa per P esercito e vorrebbero che ne approfittasse il bilancio.
Non occorre che lo affermiamo : non siamo con nessuno di questi tre gruppi.
Noi ci troviamo piuttosto d’accordo coll’on.Colombo il quale nel suo importante discorso ha sostenuto una opinione che a noi pare la sola logica : - Bisogna prima
fare il bilancio, e poi determinare qual somma si
possa consacrare alle spese militari. Non sono nè
cento, nè duecento, nè trecento i milioni di cui l’esercito abbisogna; ogni paese spende per la di-
\ fesa e l’offesa quello che i suoi mezzi gli permettono o la sua politica gli rende necessari. I mezzi di cui dispone I* Italia sono tali oggidì e da lungo tempo che la spesa di circa 340 milioni per i bi sogni militari è superiore a quanio può prudente mente disporre a questo scopo; se (ale spesa è ri chiesta dalla politica sua, è necessario che tale politica sia mutala e resa conforme alle potenzialità finan ziarie della nazione.
I destini d’ Italia, il banchetto delle nazioni, la posizione dell’ Italia ne'l’ Europa, il rango di potenza di primo ordine eco. ecc., sono tutte frasi retloriche, che a nulla servono se non a sbalordire gli igno ranti, od a convincere i deboli I fatti, sono fatti ; e mentre mese per mese, da più anni ormai, il bol lettino delle riscossioni segna una diminuzione delle entrate e mentre le falcidie portate alle previsioni sono sempre inferiori alle diminuzioni che si veri ficano negli accertamenti, è folle, veramente folle 1 una politica per la quale si domandano al paese nuovi
sacrifizi, gli si impongono nuovi oneri.
L’on. Colombo ha chiuso il suo assennato di- : scorso dicendo che non spera che la voce sua di j pessimista sia ascoltala, e noi pure, che da tanti anni ripetiamo le stesse cose e siamo stati profeti, sventu ratamente veraci, noi pure non abbiamo speranza che il nostro concetto ottenga ora la vittoria. Già si af ferma che P on. di Rudinì proporrà P ordine del ; giorno puro e semplice su tutte le mozioni, e sotto questo nuovo equivoco od altro consimile, si chiu derà non seriamente il dibattito che pure aveva ap parenza di serietà.
II bilancio della guerra sarà approvato tale e quale fu presentato ; i Ministeriali ila una parte, l’opposi zione dall’altra affermeranno di aver vinto ambedue; si faranno degli sforzi di ginnastica aritmetica per spie gare il numero dei voti, e intanto giungerà il giorno della discussione dei provvedimenti finanziari. Allora si ripeteranno alla Camera i soliti discorsi, molti vacui, pochi concettosi, e probabilmente, votate le spese, si ne gheranno le entrate per coprirle, rimandando ogni de cisione a miglior tempo. Qualche Ministro sarà sacrili-¡ calo, il successore avrà bisogno di studiare, intanto | provvederà alle urgenze con qualche spediente, e cosi
si andera avanti per un altro esercizio.
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sia consono alle condizioni nostre, il paese alla fine si ribellerà ed allora sarà troppo tardi per riparare.
Desideriamo vivamente di ingannarci, ma tutto ci fa prevedere che siamo ancora lontani dall’ ultimo atto della commedia ; gli attori credono di trastul larsi in perditempi, sperando sempre che qualche evento inaspettato li tragga d’impaccio; il pubblico però è stanco e perduta la pazienza farà calare la tela, se non cambierà col suo intervento la commedia in un dramma.
L’ IMPOSTA GENERALE SULLA ENTRATA
proposta dall’On. SonninoLe riforme tributarie compiute in alcuni paesi negli ultimi anni, specie in Prussia e in Olanda, hanno avuto lo scopo principale di diminuire la pres sione dei tributi indiretti per accrescere quella dei tributi diretti. E la imposta sul reddito o sulla en trata, sussidiata da quella complementare sul patri monio, ha servito efficacemente ad agevolare quella trasformazione, la quale se non giunse a una radicale mutazione, ormai necessaria in materia di tributi, fece fare tuttavia un passo notevole al riordinamento delle imposte, informato al concetto che sia doveroso e urgente di ristabilire l’equilibrio tra le imposte in dirette e quelle dirette.
Siamo noi forse, col progetto dell’on Sonnino per la imposta sulla entrata, sulla via che ci condurrà alla sospirata meta di alleggerire i consumi e di as soggettare i redditi, senza che ne sfugga alcuno, al pagamento della imposta? Non è possibile crederlo. Il progetto per l’ordinamento di una imposta gene rale sulla entrata viene portato innanzi al Parla mento per sopperire ai bisogni del Tesoro ; esso dovrebbe procurare allo Stato circa IO milioni e non si collega con altre riforme tributarie, ma sta a sè ; è un nuovo aggravio che dovrebbe essere so vrapposto agli infiniti altri che già torturano il con tribuente italiano.
Ora, da due punti di vista si può considerare il progetto dell’on. Sonnino, da quello, cioè della sua ammissibilità nel sistema tributario italiano e dal— l’ altro dell’ ordinamento che vorrebbesi dare alla nuova imposta, e specialmente del criterio proposto per l’accertamento delle entrate dei cittadini. Infatti, è logico che si ricerchi anzitutto se vi è, per cosi dire, posto nel sistema tributario italiano per una imposta nuova sulla entrata, poiché altri tributi già sono in vigore che hanno per base imponibile i red diti dei contribuenti. È possibile quindi trascurare affatto il pericolo della doppia imposizione e non considerare, come se fosse ozioso, il nesso tra le imposte dirette esistenti e quella nuova ideata ? Non lo crediamole il Ministro delle finanze avrebbe do vuto, ci pare, fermarsi sopra questo punto per giu stificare il suo progetto, non già con le necessità del bilancio, ma con lo stato di fatto dei tributi diretti e indiretti. Egli non lo ha fatto, limitandosi ad af fermare, genericamente, che nel pensiero del Go- varno il nuovo congegno fiscale, è inteso « non tanto a rafforzare il bilancio, quanto ad avviare efficace mente il nostro sistema tributario verso una trasfor mazione che doventa urgente in ragione diretta del- l’ inevitabile inasprirsi delle pubbliche gravezze, ed
in ¡specie dello elevarsi delle aliquote di alcuni fra i tributi vigenti. » E per intanto l’opera del ministro si riduce ad aumentare le aliquote della imposta sui redditi mobiliari, e di quella sui terreni, aggiungendo poi, e questo può parere un colmo, il nuovo tri buto sulla entrata complessiva, sia pure nella, dispo nibile dei cittadini.
È insomma una questione pregiudiziale che va ri- ‘ soluta.
Se, cioè, lasciando immutato l’ ordinamento degli altri tributi diretti, anzi elevandone le aliquote, sia ammissibile in linea di equità una nuova imposta diretta sull’entrata. Si potrebbe poi vedere se, anche ammesso in massima il nuovo tributo proposto dal- I’ on. Sonnino, I’ ordinamento ideato per esso sia buono o non minacci una nuova e grave sperequa zione in causa della incertezza e della insufficienza del criterio adottato per la determinazione delle Entrate imponibili. Ma di questa questione che ha ca rattere piuttosto scientifico e tecnico non ci occu peremo, almeno per ora; esaminiamo invece breve mente l’altra questione ora accennata nei suoi ter mini generali, se cioè sia in principio ammissibile, data la struttura del nostro ordinamento tributario, una imposta generale sulla entrata.
Le tre imposte dirette principali vigenti in Italia, come è noto, colpiscono i terreni, i fabbricati e la ricchezza mobiliare. Ora la imposta sui terreni col pisce, od almeno mira a colpire il prodotto fondiario in senso stretto, il solo che costituisce la parte del
proprietario come tale, risparmiando per proprio
conte la parte del conduttore, di chi esercita la in dustria agraria, sia poi esso persona distinta da quella del proprietario, o faccia tutt’uno con essa. Il red dito derivante dalla terra nel suo stato originario, naturale e quello derivante dal capitale di migliora mento immedesimato col suolo, formano convenien temente appurato, ossia al netto, l’imponibile fondiario. La impesta sui fabbricati assoggetta al pagamento di un tributo i fabbricati che servono ad uso di abita zione o per le industrie, e l’imponibile, è, ben s’in tende, il reddito edilizio netto, ossia depurato della quota di ammortamento, delle spese di assicurazione, di riparazione e simili. Anche qui è il proprietario del fabbricato che viene preso di mira come quello che ottiene il reddito dal bene immobile. Però il pro cesso di traslazione e di incidenza del tributo non è per queste due imposte il medesimo, come non sono in tutto identiche le leggi che regolano la ren dita fondiaria e quella edilìzia. Ma a noi non occorre insistere ora sopra questo punto, chè se entrassimo nel campo delle possibili ripercussioni per ciascuna imposta devieremmo dal nostro tema.
personale ; così si spiega cioè come vengano assog gettati alla imposta i redditi prodotti o maturati nello Stato, sia che gli stranieri o i connazionali vi ab biano contribuito, senza quindi esonerarne i primi e dichiarare colpiti quelli procacciatisi dagli italiani al l’estero, e altre anomalie meno note, ma non meno gravi.
Un esame minuto della imposta sui redditi della ricchezza mobiliare, porterebbe a stabilire varie im perfezioni che si riscontrano nel suo ordinamento, ed il lettore potrà conoscerle, ad esempio, dalla pregevole opera del prof. Giulio Alessio1). Qui ci interessa notare che mediante la imposta sui redditi mobiliari non si colpiscono i profitti agrari, quando il pro prietario esercita per proprio conto, ad economia, l’agricoltura, eccezione già validamente combattuta dal Minghetti, dal Depretis e da molti altri. Inoltre le categorie A, B e C hanno ancora i loro vuoti, le loro evasioni di imponibile, senza dire che per le due ultime (B e C) i redditi denunciati sono noto riamente inferiori ai veri.
In tale condizione di cose, il disegno di legge presentato dall’on. Sonnino il 21 febbraio u. s., men tre lascia inalterato l’ordinamento delle imposte di rette esistenti, elevando soltanto le aliquote che colpiscono le quattro categorie nelle quali sono distinti i redditi mobiliari propone una imposta generale sulla entrata. Il suo ufficio viene così in dicato nella relazione premessa al disegno di legge (n. 298): « Movendo dal concetto che l’imposta ge nerale debba colpire tutti i redditi di un individuo o di una famiglia, da qualunque cespite provengano
al netto delle spese di produzione e di assicura zione, degli interessi dei debiti e delle imposte
dirette erariali e locali, che in altri termini debba essere colpita Ventrata netta disponibile, ad assidere l’imposta sovra basi veramente eque, in modo die riesca anche compensatrice delle attuali disugua
glianze e dell’eccessivo peso che i dazi di consumo
impongono a tutti e particolarmente alle più mode ste fortune ho creduto giusto di stabilire una esen zione assoluta, o per dir meglio un minimo non
imponibile, con criterio piuttosto largo, di dichiarare
esente anche una quota relativamente non piccola delle entrate imponibili, ed infine di attenuare sen sibilmente l’aliquota a beneficio di quelle entrate, che secondo la comune intelligenza, non sorpassano l’ordinaria agiatezza. » Se l’Autore del disegno di legge per la imposta generale sulla entrata, fosse rimasto fedele a questi principi da lui posti avrebbe dovuta ordinarla in modo differente da quello adot tato. Ma egli è partito da alcuni concetti buoni per giungere a un progetto non soddisfacente.
Aggiungiamo, a complemento, che le entrate di individui e di famiglie che non raggiungono la cifra di annue L. 2000 sarebbero completamente esenti e la detrazione da farsi sui redditi che raggiungono o superano le lire duemila sarebbe di 4300 lire. Quando la entrata imponibile sta fra 1500 e 4000 lire l’aliquota della imposta sarebbe dell’l per cento, dell’l 1/, per cento invece se l’ imponibile supera le 4000 lire.
Or bene, può ammettersi dopo che, come si è detto, viene proposto 1’ aumento delle aliquote dei tributi diretti (esclusa la imposta sui fabbricati già
*)_ Cfr. Alessio, Saggio sul sistema tributario in Italia, voi. I cap. V il i. (Torino, Bocca, 1883).
elevatissima) una nuova imposta che si presenta in una veste assai dimessa e con pretese assai limitate ma che potrebbe, una volta stabilita, divenire assai gravosa ?
Per quanto si sia fautori della trasformazione tri butaria e di una imposta personale sul reddito de- vesi rispondere negativamente. L ’on. Giolitli, quando proponeva la imposta progressiva sul reddito proce deva certo più logicamente dell’ on. Sonnino; la proposta del primo non era certo in tutto accetta bile, ma almeno non era contraddittoria allo stesso scopo cui mirava, perchè colpiva i redditi superiori a una somma relativamente alta e non era accom pagnala da nuovi inasprimenti degli altri tributi di retti. L’on. Sonnino, in tutto seguace dell’empirismo finanziario del Sella, vorrebbe tassare e tassare, prima gravando specialmente la mano sulla imposta di ric chezza mobile e poi calcolando con un metodo, che crediamo abbia fatto il suo tempo, la entrata com plessiva, assoggettare quest’ ultima a una nuova contribuzione. Così il contribuente il cui reddito paga già, perchè pubblicamente noto, la imposta di ric chezza mobile nella misura dovuta, si vedrebbe nuovamente colpito con tutto il rigore fiscale, mentre altro contribuente che ha redditi non conosciuti e che in parte soltanto si rivelano prendendo per base del computo la spesa per l’abitazione, godrebbe un trat tamento fiscale sempre più favorevole rispetto al primo.
L’ on. Sonnino pel suo modo di procedere ri guardo ai tributi diretti potrebbe invero domandare un brevetto d’ invenzione. Egli è il primo ministro che per due vie diverse vuole ottenere contempora neamente nuove entrate colla imposizione degli stessi redditi. Quando Antonio Scialoia sosteneva con tanto calore la imposta sulla entrata non pensava certo che fosse possibile di colpire in misura così elevata come propone l’ on. Sonnino i redditi specificatamente con siderati e poi una seconda volta, ma conglobati, con una imposta sulla entrata. Anzi lo Scialoia voleva tra sformare la imposta sulla ricchezza mobile in una lassa generale sulla entrata e non già sovrapporre l’ultima alla prima. Questo era almeno il suo con cetto quando faceva l’esposizione finanziaria nel gen naio 18(56, nè è il caso qui di esaminare le idee, non sempre uniformi, che lo Scialoia sostenne dal 1863 al 1867. Ciò che importa notare è che, nè in Italia, nè all’ estero si è mai ammesso la possibdità di aliquote elevatissime sui tributi diretti reali in sieme a una imposta generale sulla entrata. In nes sun paese si potrebbe trovare qualche cosa di simile a ciò che propone l’on. Sonnino. In Inghilterra Vin
come tax è un gruppo di imposte con le quali sono
Ste-296 L ’ E C O N O M I S T A
uerbuch, 1894) presentemente, cioè in seguito alle |
ultime riforme del Miquel, vi è la Grundsteuer, \ imposta fondiaria, la Gebäudesteuer o imposta sui I fabbricati, la Gewerbesteuer o imposta sulle industrie | e sui mestieri, la Einkommensteuer o imposta sulle entrate e la Vermögensteuer o imposta sul patri- monio. Quest’ ultima è del */* Per m'^ e (oss'a 50
Pfennige per mille marchi) e quanto alla Einkom mensteuer, nella quale è ormai fusa la imposta per
classi o Classensteuer, essa è possibile appunto per chè le altre tre suindicate sono in misura mitissima; la fondiaria produce 40 milioni di marchi, la impo- sta sui fabbricati (che a partire dal 1.“ Aprile 1895 viene ceduta ai Comuni) rende pure 40 milioni, la imposta industriale (che alla stessa epoca passerà ai Comuni) rende 25 milioni. In nessun paese insomma si possono trovare le tre imposte dirette sui terreni, sui fabbricati e sulla ricchezza mobile, all’ altezza alla quale sono giunte in Italia, e in più quella sulla entrata complessiva, perchè si riesce così in non po chi casi a una doppia tassazione. La esistenza della imposta di ricchezza mobile, come è stata ordinata ed applicata in Italia rende, insopportabile una im posta generale sulla entrata per poco che questa debba rieseire di vantaggio effettivo per la finanza
dello Stato. .
Non è supponibile che la proposta dell’on. Sommo per la tassa generale sulla entrata venga discussa dal nostro Parlamento; epperò ci limitiamo a queste brevi considerazioni. Con le quali non intendiamo certo di schierarci tra gli avversari a priori della imposta generale sulla entrata, ma solo di negare qualsiasi attuabilità pratica al sistema proposto dal ministro di elevare le aliquote della imposta di ric chezza mobile e di sovraimporre di due decimi la fondiaria e in pari tempo di mettere innanzi quella nuova imposta. Se il ministro teneva seriamente a che questa venisse accolta, doveva proporre oppor- tune diminuzioni rielle nIiqnote de»In riceliezzn mobile (come ha in questi giorni proposto anche il Senatore Brambilla), organizzando insomma un piano di riforma dei tributi diretti. Invece, procedendo empiricamente, avrà potuto illudere qualcuno sulle sue intenzioni ri for matrici, ma non può avere alcuna speranza di fare qualche cosa di utile; dovrà anche in questo punto ritirare le sue proposte, senza avere neanche l’ onore e la soddisfazione di combattere per il loro trionlo.
1 PROVVEDIMELI PER LA CIRCOLAZIONE
e la Camera di Commercio di Milano Sulle varie proposte dell’on. Sonnino dirette a ri stabilire il pareggio si possono avere opinioni di verse, e in fatto si hanno, perchè come vi sono, e numerosi, gli avversari di esse non mancano alcuni, sia pur pochi, difensori della riduzione della rendita come di tutte le altre misure finanziarie che meno ci paiono lodevoli. Ma fra gli atti compiuti dal- l’on. Sonnino dacché è al potere, quelli che non tro vano approvazione da nessuna parte e che in verità si deve ancora sapere perchè furono compiuti sono certamente i provvedimenti riguardanti la circola zione cartacea. Il ministro .ha mantenuto tale una oscurità intorno allo scopo vero di quanto ha fatto o stabilito di fare, ha creato tale un equivoco che
ha permesso qualunque supposizione. Dall’uomo che aveva combattuto la fusione delle tre banche per azioni, che voleva un istituto assolutamente nuovo, che trovava la futura Banca d’ Italia in condizioni tali da non potersi reggere, era lecito aspettarsi qua lunque provvedimento, anche violento, che tendesse a rinvigorire la Banca d’ Italia, e in generale gl Isti tuti di emissione, non mai a indebolirli, e a scuotere la fiducia che il pubblico loro mantiene. Eppure fon. Sonnino riguardo alle banche di emissione non ha trovato di meglio da fare che un salasso di va luta metallica che turba e radicalmente tutto l’assetto della nostra circolazione cartacea. L’aver messo due cento milioni in oro delle Banche a disposizione del Tesoro è un fatto grave per se medesimo, quale indizio del nessun ritegno che ha il Governo nel mettere le mani sulla proprietà delle Banche, nel violare la legge e nell’ imporre anche astutamente la propria volontà, ma lo è poi ancor più avuto riguardo alla tendenza che mette in luce di continuare a far servire le Banche come mezzo di salvataggio. Ora trattasi è vero del Tesoro, ma domani potrebbe benissimo essere in causa qualche altro ente pub blico e così le Banche, che dovrebbero prima d’ ogni altra cosa salvare se medesime, sono costrette con tinuamente a subire i colpi delle avversità altrui.
Noi crediamo che il Parlamento fara ottima cosa a disapprovare l’operato del ministro; intanto ci pare doveroso di tener conto della voce autorevole della Camera di Commercio di Milano, che sopra relazione dello stesso suo Presidente, signor Ugo Pisa, ha fatto voti perchè il Parlamento non approvi la conversione in legge dei reali decreti 21 febbraio e 28 marzo 1894 per quanto ha riguardo alla emissione dei 266 mi [ioni di biglietti di Stato contro immobilizzazione di 200 milioni in oro da richiedersi agli Istituti, e per ciò che si riferisce alle norme stabilite per discipli nare il cambio dei biglietti di banca durante il corso legale.
'Sebbene abbiamo già esposto le ragioni che ci conducono alla stessa conclusione della Camera di Commercio di Milano non sarà inopportuno di rias sumere quelle della Camera stessa.
Lo relazione rammenta che la Camera di Milano compenetrata della importanza della questione rela tiva al riordinamento bancario promosse nello scorso anno un Congresso delle Camere di Commercio e osserva che « come riuscirebbe del pari doloroso e sterile il deplorare, che nella legge 10 agosto 1893 molti dei postulati e dei suggerimenti di quell’auto- revole Congresso non abbiano trovato ascolto fi averle neglette dà in parte ragione del fortissimo peggioramento sopravvenuto nella nostra circola tone — altrettanto si rende necessario di non la sciar passare sotto silenzio le gravi misure che ven dono ora proposte per disciplinare, anzi per mutare fu oran parte le norme del cambio e della riserva metallica e per allargare altresì l’emissione dello Stato. » Avvertito che nulla si è fatto per mettere in vigore l’ articolo 3 della citata legge, nou essen dosi emanato il decreto reale in esso prescritto pel cambio dei biglietti, fiegregio e valente relatore os serva che col decreto del 21 febbraio u. s. si pro pone una soluzione altrettanto inattesa, quanto p e
ricolosa e inammissìbile. « Pericolosa perchè viene a
corso forzoso; ¡1 che, è ovvio, non presenta certa mente la stessa garanzia ili solidità per l’ emissione bancaria. Inammissibile, perchè muta radicalmente, essenzialmente la disposizione dell’ articolo 3° della legge 10 Agosto 1805, secondo la quale il cambio dei biglietti dev’essere fatto in moneta metallica, con riserva di stabilirne le norme sino alla scadenza del corso legale ; ora, con queste norme si viene a sur rogare alla moneta metallica, dei biglietti a debito dello Stato a cambio - per ora - sospeso (vedi art. 3 e 5 del R. Decreto 21 Febbraio)». E argutamente il relatore fa rilevare il modo violento con cui il G o verno procede verso le Banche le quali, o acconsen tiranno a tenere a disposizione del Tesoro le specie metalliche nella somma da esso fissata e in tal caso il cambio è sospeso, oppure saranno obbligate al cam bio esclusivamente con valuta d’argento e d’oro alla pari e a sportello aperto, se non vorranno attenersi alla volontà del ministro. Quest’ ultimo caso anzi è ormai un fatto impossibile a verificarsi, perchè se gl’istituti di emissione devono cambiare i biglietti contro oro per dendo il 10 o il 12 per cento, tanto fa si assoggettino alla permuta fra oro e carta di Stato. Ma che pen sare di un Governo, che pur di ottenere quello che vuole, si vale di coleste minaccie?
La relazione si sofferma opportunamente ad ana lizzare gli effetti della strana transazione coattiva che gl’ Istituti di emissione sono obbligati di accettare.
Lo Stalo allargando la sua emissione da 334 a 600 milioni raggiunge questi fini: l . ° di rimborsare i 68 milioni che deve alle Banche per l’anticipazione ricevuta da esse pel pagamento dello stock dei ta bacchi all’antica Regìa, e nello stesso tempo di ri sparmiare gli interessi per quella somma rilevante ; 2.* di procurarsi gratuitamente altri 198 milioni e di potere liberamente valersi della rendita consoli data 5 e 3 per cento e dei buoni del Tesoro a lunga scadenza esistenti in deposito presso la Gassa dei De positi e Prestiti a garanzia dei biglietti di Stato emessi antecedentemente; 3.° di formare almeno provviso riamente, senza alcuna spesa, benché a danno degli Istituti di emissione e dei detentori di loro biglietti in genere, la riserva metallica in oro, corrispondente ad un terzo della sua circolazione di 600 milioni ; 4.® di assicurarsi ad ogni modo, che questi 200 mi lioni in oro, così facilmente acquisiti, resteranno a sua esclusiva disposizione senza il rischio che pos sano toccarli i detentori dei suoi biglietti pei quali sospende temporaneamente — si noti questo avver bio — l’obbligo del cambio.
A prima vista, pertanto, vantaggi grandissimi pel Tesoro che paga un vecchio debito e si procura ol tre alla libera disponibilità di valori fino a oggi vin colati, un cospicuo fondo di 200 milioni in oro per ogni evenienza. Nè vale il dire che per disporne il Governo avrà bisogno di una legge, perohè ormai le prescrizioni di questo genere, colla decadenza del Governo parlamentare, hanno perduto qualsiasi valore il Governo quando lo crederà farà senza la legge. Se poi si considerano ben addentro i surricordati provve dimenti, si scorge che il danno ed il pericolo sono ben maggiori dei vantaggi. « Il danno - osserva il relatore « della Camera di Milano, - si è quello dell’allargata « emissione di Stato a corso forzoso, che viene uf- « fieialmente dichiarato, ed aggiunta ora all’ emis- « sione delle Banche, già screditata e di fatto incon- « vertibile; il pericolo — e non lieve nè lontano — « che trovato il modo facile per avere l’oro,
attin-« gendo nelle casse degli Istituti per procurarsi grosse
« somme coll’ emettere biglietti in tanta ristrettezza
« dell’ Erario, in tanta difficoltà di sanarne le pia- « ghe, non se ne usi in seguito più largamente, inol- « Arandosi su uno sdrucciolo di irreparabile dissesto
« della circolazione. »
Parrebbe anche che gli Istituti di emissione non avessero a soffrire alcun danno, ma in realtà la sostituzione.nella riserva all’oro dei biglietti di Stato (o certificati di deposito d’oro, se cosi per ora si preferisce chiamarli), provvisoriamente — e non si sa per lo meno sino a quando — non rimborsabili significa una diminuzione di valore nella garanzia del biglietto di banca che si potrà risolvere in mag giore suo scredito. Si aggiunga poi che effettivamente sia in paese che sul mercato internazionale, i 200 milioni d’oro ceduti valgono oggi come 227 milioni circa in biglietti di Stato, donde la conseguenza lo gica che il patrimonio degli Istituti per tale permuta riesce diminuito della differenza in pressoché 27 mi lioni di lire.
altret-L ’ E C O N O M I S T A 13 maggio 1894 tanta valuta metallica, le finali conseguenze dannose,
sia per gl’ Istituti medesimi, che per I’ economia na zionale appaiono ineluttabili.
I primi, restringendo la loro emissione - ora che tanta parte ne è già immobilizzata dagli errori del passato - perderanno il guadagno onesto degli sconti al commercio e all’ industria ; o non rassegnandosi a tale inerzia micidiale, dovranno reintegrare la ri* serva con specie metallica, rialzando colle compere l’ aggio gravoso esistente. La seconda andrà incon tro a peggioramento inevitabile, sia che veda sce marsi il già scarso e troppo caro aiuto dato oggi dagli Istituti al movimento della produzione nazio nale, sia che debba assistere ad un grave ulteriore discredito del biglietto di banca. Ora, delle due ipo tesi sul contegno degli Istituti, di fronte all’ esodo della carta di Stato dalle loro riserve, è senza dubbio più verosimile quella dell’ acquisto di nuovo oro per poter mantenere la loro circolazione, onde si veri ficherà appunto in ultima analisi il gravissimo pe ricolo, che nella relazione ministeriale si crede colle proposte misure di avere evitata. Riuscirà cioè a poco a poco - e forse più presto di quanto sarebbe de siderabile - aumentata la circolazione cartacea del paese per I’ ammontare dei 200 milioni di biglietti dello Stalo; con quanto detrimento della nostra già triste situazione monetaria non è qui il caso di provare, dal momento che mirando a scongiurarlo, lo ammette la relazione ministeriale medesima.
Dopo queste assennate osservazioni sulla portata dei provvedimenti dell’ on. Sonnino in ordine alla circolazione ci pare inutile insistere su altre del resto non meno opportune critiche che la Camera di Com mercio di Milano a quelli rivolge a proposito della nuova composizione della riserva delle banche e dell’ aumento della emissione dei biglietti di Stato. E non senza rallegrarci con la Camera di Milano e col suo egregio Presidente e Relatore per la effi cace e coraggiosa difesa dei sani principi economici che in materia di circolazione hanno fatto, auguriamo che 1’ ordine del giorno approvato dalla Camera stessa nella seduta del 23 aprile ultimo scorso trovi fa vorevole accoglienza presso il Parlamento.
LA SOCIETÀ GENERALE DI CREDITO MOBILIARE ITALIANO
Col 1° dicembre p. p., la Società Generale di Credito Mobiliare Italiano è entrata in moratoria. Sono così passati più di quattro mesi da quell’epoca, ed è quindi reso possibile di avere gli elementi per
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giudicare del risultato che si è avuto in questo frat tempo dalla liquidazione dell’ Istituto.È nostro scopo di presentare in questo studio i dati di fatto che soli ponno essere la guida sicura er fare alcune considerazioni di indole affatto ob iettiva. In argomenti così delicati, dove gli interessi contrari si cozzano, è questo l’unico modo perchè la questione si mantenga in campo sereno, e non fuorvii.
Riportiamo avanti tutto, per esteso, la sentenza di moratoria, emessa dal Tribunale di Roma.
« Il R. Tribunale Civile penale di Roma, 1118 Se- « zione Commerciale, riunito in Camera di Consiglio « composta degli lll.mi Sig. Cav. Diamante Vincenzo « Presidente, DeSanti Michele Giudice, Nazzaro Car- « mine Giudice, ha pronunciato la seguente S e n
-« lenza sulla istanza di moratoria avanzata dalla So-
« cietà Generale di Credito Mobiliare Italiano con
« sede in Roma, Via Corso 3 8 0 , Palazzo Theodoli
« e con altre sedi in Bari, Firenze, Genova. Mes-
« sina, Milano, Napoli, Palermo, Torino e Venezia, « rappresentata dall’ Amministratore Delegato Inge- « gnere Frascara Giacinto. Ritenuto, che con ricorso « del 30 novembre u. s. la Società Generale di Cre- « dito Mobiliare Italiano, chiedeva a questo Tribu- « naie la concessione di una moratoria, presentando
« i libri di Commercio regolarmente tenuti, il bì-
« lancio al 31 ottobre passato e l' elenco dei suoi « Creditori. Ritenuto, che questo collegio con prov-
« vediinento del giorno stesso, tenuto conto delle ad-
« dotte giustificazioni, e della ragione del dissesto « finanziario, della entità patrimonio, e della pos- « sibilità di uscire dal cennato dissesto, ordinava
« che l’Amministratore delegato Sig. Frascara, com-
« perisse in Camera di Consiglio per dare schiari- « menti maggiori intorno alle allegate giustificazioni. « Ritenuto che dal ricorso e dalle dichiarazioni fatte
« personalmente dal Frascara e risultanti da apposito
« verbale, apparisca quale prossima causa del di
ti squilibrio economico della Società V impreveduto
« aumento del cambio, ed il contemporaneo ribasso « verificatosi nella rendita pubblica italiana, per cui « i correntisti esteri, sfiduciati, negli ultimi quattro « mesi ritirarono somme considerevoli e furono in « breve imitati dai correntisti nazionali, sicché « I’ Istituto ebbe a rimborsare in complesso circa « sessanta milioni di lire, e siffatta causa può r i
ti pittarsi davvero esistente essendo un fatto noto il « deprezzamento della Rendita, ed il repentino au
lì mento del cambio.
« Ritenuto in conseguenza che concorra uno di
« quegli avvenimenti straordinari ed imprevisti vo
li luti dagli art. 819, 827 del Codice di Commercio « per la concessione di una moratoria. Ritenuto al-
« tresi che le altre due condizioni richieste dalla legge « si abbiano nel caso, giacché dal bilancio e dai libri
« prodotti e dagli schiarimenti forniti dall’Ammi-
« nistratore delegato si ricavano indìzi per credere « che l’ attivo del patrimonio sociale superi davvero « il passivo di quarantun milioni circa, benché di- « versi valori siano stati calcolati in cifra inferiore
« a quella reale, svalutando così la massa attiva di « circa milioni diciannove, e d’altra banda si rav-
« visa come molto probabile il raggiungimento dello
« scopo, che la Società si propone, il quale consiste
« nell' incassare gli effetti di prossima scadenza, « esigere i crediti, che rappresentano una forte cifra, « liquidare buona parte dei propri titoli, e chia-
« mare gli azionisti al versamento del residuo im- i porto delle azioni.
« Ritenuto alte pel chiaro disposto del primo o comma dell'art. 827 del detto Codice sia facoltativa « pel Tribunale la convocazione dei Creditori, e sulla « specie esso non crede di farvi ricorso, trattandosi « di cosa che il pubblico interesse esige sia pron- « tamente risoluta e per la quale ogni ulteriore ri- « tardo arrecherebbe incalcolabili danni ai creditori « stessi ed ai terzi, a prescindere dalla difficoltà di « riunire e di raccogliere i voti di molte migliaia « di interessati.
So-« cietà di far constare entro il detto termine di avere « soddisfatti tutti i suoi debiti scaduti, o di avere « ottenuto dai creditori dilazione al pagamento.
* Nomina i signori Gian Luca della Somaglia, « Comm. Domenico Gallotti, Ing. Vittorio Cantoni, « Conte Cesari, ed il Direttore della Sede in Roma « del Banco di Napoli, Sig. Comrn. Biagio Giachi, « quali componenti la Commissione dei Creditori in- « caricata di sovra intendere alla Amministrazione ad « alla liquidazione del patrimonio e delega agli atti « della procedura relativa il Giudice Sig. Avv. De « Santi Michele. Ingiunge alla Società di non addi- « venire a nessuno degli atti indicati nel comma del- « l’ art. 823 Cod. di Commercio, senza la speciale
« autorizzazione di questo Collegio ed il parere della
« Commissione. Autorizza fin d'ora la Società a prò- « cedere alla liquidazione, ritirando titoli, ed a rin » nnovare i riporti senza pagare le differenze, previo « consenso della Commissione, e con l’assistenza del « Sindacato degli Agenti di Cambio fin quando la « Commissione stessa non si sia costituita.
« Così decisa e pronunciata in Camera di Con- « siglio del Tribunale Civile Penale suddetto, oggi 1° « dicembre 1893.
* * *
In linea affatto giuridica accenniamo come la mo ratoria sia stata accordata, senza convocazione di cre ditori, e ciò, come dice la sentenza, in base al chiaro disposto dell’articolo 827 del Codice di Commercio, interpretazione molto discutibile, accettando la quale, si altererebbe il criterio fondamentale che informa l’ Istituto della moratoria quale è considerato dal Codice di Commercio ; e nel mentre l’art. 827 suc citato dispone che si deve dimostrare con documenti
o con prestazione di idonee garanzie che V attico del patrimonio superi il passivo, la sentenza di mo
ratoria accenna che si sono ricavati indizi per credere che l’attivo superi il passivo, sostituendo così ad una constatazione assoluta, un apprezzamento particolare.
Domandiamo poi r in base all’ art. 819 del Codice di Commercio, che viene richiamato dallo stesso ar ticolo 827, è stato depositato alla Cancelleria del Tri bunale l'elenco generale di tutti i creditori ?
IMO febbraio 1894 venne convocata I’ Assemblea Generale degli Azionisti della Società. Si presentarono, od erano rappresentate - sulle 130,000 emesse - N. 42,008 azioni.
In seguito ad animata discussione vénne approvalo dall’ Assemblea, il seguente Ordine del Giorno: « L Assemblea, sentita la Relazione del Consiglio « d’ Amministrazione ; visto il Bilancio al 31 di- « cembre 1893; sentita la Relazione dei Sindaci « sul medesimo ; sentite le Comunicazioni del Con- « siglio di Amministrazione per le trattative in corso « per la ricostituzione della Società; nell’ interesse « generale del Credito Bancario Italiano, e special « mente della Società Generale di Credito Mobiliare « Italiano ; tenuto conto dell’ ampia discussione ; * considerando che la proposta di nominare una » Commissione d’ inchiesta con mandato di esami- « nare libri e conti dell’ Istituto, e di riferire in una « prossima assemblea, per l’ intendimento di asso- « dare, se e cui spetti la responsabilità della mo- « ratoria e sue conseguenze, non può tenersi in alcun « conto, perchè ogni responsabilità emerge esclusa -* l’Assemblea respinge la proposta, e invita il Con- « siglio a proseguire nelle pratiche per la
sistema-« zione della. Società, e confermandogli la sua piena « fiducia, passa all’ ordine del giorno ».
Dopo di che, venne pure approvato il Bilancio al 31 dicembre 1893, quale venne presentato dal Consiglio d’ Amministrazione e dai Sindaci.
Regolata così la posizione di fronte agli Azionisti, il Consiglio d’ Amministrazione studiò di regolare quella dei Creditori. Il 21 febbraio successivo, lo stesso diramò a questi ultimi una Obbligazione da firmare e che pure trascriviamo :
« Mentre il Consiglio di Amministrazione della « Società del Credito Mobiliare Italiano si sta oc- « cupando di procedere alla sistemazione dell’ [sti li tuto sia col concorso di nuovo Capitale Estero o « Nazionale, sia con la fusione con altri Istituti, sia
« con forze proprie, all’ oggetto di poter chiudere
« intanto la Moratoria in corso e di rendere più « agevole il lavoro di suddetta sistemazione, ha pro li posto ai sottoscritti creditori della Società e questi « hanno dichiarato di accettare il pagamento dei loro « crediti integrali per il 30 per cento in contanti, « non appena divenuto definitivo l’ accordo e per « un altro 33 per cento pure in contanti entro sei « mesi successivi. P er il residuo 33 per cento (ove « le combinazioni in corso di trattative non permet- « tessero un pagamento a contanti) i sottoscritti si « obbligano a loro scelta, o a ricevere Azioni dello « Istituto che deriverà dalla sistemazione, oppure ad « aspettarne I’ incasso a misura che si liquideranno « le attività sociali. Le Azioni suddette saranno pie- « namente liberate ed avranno gli stessi diritti del « nuovo Capitale che sarà investito nell’ Istituto.
« Tale adesione non avrà effetto oltre la durata « dello stato di Moratoria, ed è subordinata alle « condizioni che cogli Istituti Nazionali, maggiori « creditori, si venga ad un accordo per ammortiz- « zare in un periodo di vari anni i loro crediti, e « che sia provveduto a manievare i creditori ade- « renti dalla eventuale responsabilità, di cui allo « art. 823 del vigente Codice di Commercio, riser- « vaia però al Consiglio, ove lo creda opportuno, « la facoltà di accordare un trattamento speciale ai « creditori di somma inferiore a Lire cinquemila ».
•Ir
* *
Sembra che a quest’ ora si sia raggiunto un bel numero di sottoscrizioni. - Nell’ Adunanza del Con siglio d’ Amministrazione del 18 aprile della Banca d’ Italia si deliberò di accordare alla Società di Cre dito Mobiliare Italiano la rateazione del pagamento dei suoi flebiti in 10 annualità come domandava il Mobiliare, e come subordinava I’ Obbligazione dira mata ai Creditori perchè 1’ Obbligazione stessa avesse il suo effetto. Le altre Banche d’ emissione avevano precedentemerte già accettato tale rateazione.
Avendosi così la maggioranza dei creditori rap presentanti almeno la metà del passivo, potrà tale
Obbligazione essere considerata dal Tribunale quale
voto favorevole dei Creditori perchè, in base allo art. 828 del Codice di Commercio, venga accordata occorrendo, una seconda Moratoria.
300
A studiare la posizione finanziaria dell’ Istituto, presentiamo nei due quadri qui appresso, i bilanci dell’ ultimo triennio, non tenendo conto dei depositi ed altre partite d ’ ordine che si bilanciano all' at tivo ed al passivo : A T T IV O 31 D icem bre 1891 31 D icem bre 1892 31 D icem b re 1893 Numerario in cassa e presso le Ban che ... 9,228,138.02 7,507,250.33 3,376,813.80 Cambiali in porta fog lio ... 15,085,173 75 17,000,717.60 7,581,838.59 Effetti da incassare
per conto t e r z i.. 1,005,721.50 1,004,233.34 818,602.69 Titoli di debito del
lo Stato... 11,093,826.90 11,554,936.29 4,590,692.47 Obbligazioni di cor
pi morali... 929,767.00 258,304 15 1,102,854.85 A zioni ed obbliga
zioni di Società . 70,620,730.75 46,338,469.64 34.214,085.75 Conti correnti con
ga ra n zia ... 3,886,164.92 23,639,427.60 14,028,899.45 Conti correnti di
versi e di Banca. 59,386,669.08 47.201,525.59 69,212,642.65 Debitori d iv e rs i.. . 11,454,541.55 08,804.159.55 34,989,848. 86 11,935,888 27 R iporti... 7,950,140.70 2,041.248.95 Anticipazione sopra t ilo li...
_
4,112,364.60 2,237,778.20 Effetti e crediti in sofferenza... 250,934.84 417,608.33 565,815.87 Beni s ta b ili... 9 4 5 ,0 0 0 .- 2,515,293.83 3,022,452.38 Partecipazioni... — 4,253,845.34 4,524,311.82 Servizio s ete... — 1,643,902.94 2,429,155.84 M erci in monte . . . — — 2,443,352.54 Esattorie... — — 2,411,820.29Mobili e spese d ’im
pianto. . ... 650,323.11 697,766.71 1 .—
(a) 192,487,132.12
(6)
211,939,654 70166,533,255.41«0 F ondo per perdite
eventuali . . . 1,558,479.45 1,828,921.59 11,797,746.38
190,928,652.67 210,110,733.11 154,740,509.03
31 D icem bre 31 D icem b re 31 D icem b re
PA SSIV O 1891 1892 1893
Coùti correnti sen
za interessi ... 12,519,510.36 11,831,235.60 Conti correnti frut
tiferi (depositi di
piazza)... 18,659,507.21 38,582,819 59 23,787.280 68
Libretti a risparmio — 2,001.672.29
B uoni fruttiferi a
scadenza fìs s a ... — 584,482 65 2,699,268.50
Conti correnti di
versi e di Banca. 63,222,450.55 56,494,440.22 67,259,611.29 Creditori d iversi... 6,514,664.34 6,680,747.24 7,161,925.01 R iporti... 47.276,174.40 32,615,289.40 13,572,181.32 Effetti a pagare, as
segni e tratte. . . 1,301,350.92 1,095,833 91 7.637,365.76 Dividendi in corso
e d ’ arretrati —
partite d iv ers e.. 1,229,272 60 1,794,706.20 42,628.13
150,722,930.38 149,679,554.81 124,161,332.98 Capitale sociale versato 4 0 ,0 0 0 ,0 0 0 .- 6 0 ,0 0 0 ,0 0 0 .- 6 0 ,0 0 0 ,0 0 0
.-190,722,930.38 209,679,554.81 184,161,332.98
(*) compreso L. 596,000 a versare dagli azionisti a saldo decimi richiamati.
(a) non compreso depositi e
partite d’ordine per . . . . L. 185,617,835.39
(ò) non compreso depositi e
decimi azioni non versati . . » 215,337,452.50
(e) non compreso depositi e
decimi azioni non versati . . » 122,775,558.83
*
* *
Le risultanze finali di questi Bilanci, si riassumono in queste cifre : S IT U A ZIO N E 31 D icem b re 1891 31 D ice m b re 1892 31 D ice m b re 1893 A t t iv o ... P a ss iv o... 190,928,652.57 190,722,930.38
,
210,110,733.10 209,679,554. 81 154,740,509.03 184,161,332.98 Dif f e r e n z a A t t iv a ... P a s s iv a ... 205.722.29 431,178.30 29,420,823.95La differenza attiva al 51 dicembre 1891 proviene dal fondo di riserva ordinario dell’anno precedente. La differenza attiva al 31 dicembre 1892 è co stituita :
a) dal fondo di riserva ordinario in L. 210,859.79.
b) dall’avanzo utili del 1892 in » 220,518.Ì>1_ *
*
A completare la conoscenza della posizione finan ziaria della Società nell’ultimo triennio, diamo le ri sultanze finali del conto profitti e perdite.
SPESE E S E R C I Z I O 1891 1892 1893 Generali, d ’Am ministrazione, imposte, inte ressi passivi, e c c ... 1,945,052.59 2,427,300.18 3,534,422.81 Perdite speciali (a) 3,257,724.52 (0)2,571,166,81 (b) 17,970,357.37 Fondo di rispet to per even tuali perdite. 1,057,236.38 (c)11,797,746.38 Interessi sul ca pitale sociale 2,400,000.— 2,657,391,12 1,797,184.60 Sommano le Spese 8,660,013.49 7,655,858.11 36,099,711.16 R en dite. . . 5,648,708.54 7,876,176.62 5,237,046.41 Perdita . . . Utile... 3,011,304.95 220,318.51 29,862,664,75 (а) Su titoli di proprietà.
(б) Perdite su titoli di proprietà L. Svalutaz. id. id. » Perdite su partecipazioni e
diversi...» Ammortamento spese d’im pianto e mobili . . . »
(c) Sopra crediti . . . . Id. immobili . . . . Id. partecipazioni e diversi Id. titoli di proprietà .
La perdita dell’esercizio 1891 venne pareggiata con prelievo di pari somma dalla riserva ordinaria già in L. 3,217,057.24, ridotta così al 31 dicembre 1891 a L. 203,722.29.
L’utile dell’esercizio 1892 venne passalo all’eser cizio 1895.
La perdita dell’ esercizio 1893 si riduce a L. 29,120,823.93, avendosi in riserva la somma di L. 221,322.29 quale fondo di riserva ordinaria, e le L. 220,318.31 utili dell’esercizio 1892.
Dalle cifre esposte si avrà un concetto comp'cs- sivo dello svolgimento finanziario della Società nel l'ultimo triennio.
Ma per venire a delle considerazioni particolari, sarebbe necessario di notare le situazioni mensili. Ci limiteremo a esaminare in un modo più detta glialo i titoli di proprietà, ed i conti correnti, in- quantochè, in modo speciale, la sentenza di moratoria fa cenno al ribasso della Rendita Italiana ed al
ritiro dì somme considerevoli da parte dei corren tisti, per cui negli ultimi quattro mesi l'Istituto ebbe a rimborsare circa sessanta milioni di lire.
Considerando il semestre precedente alla moratoria, si hanno dalle situazioni mensili, queste cifre:
S IT U A Z IO N E T ito li a d e b ito d e llo S ta to A z io n i e d o b b lig azio iv i di S o c ie t à A ttiv o s o c i a le 30 Giugno 1893 31 L u g lio ... 31 A gosto . . . . 30 Settem bre... 31 O ttobre... 30 N ovem bre... 11,928,714.11 17,863. 319.77 12,888,131.63 11,984,375 20 12,874,044.20 3,493,018,71 56 243,273.92 56,266,025 08 60,567,030.85 62,023,786.26 60,115,435 50 60,082,358 47 242,138,299 27 249,621,384.45 262,162,768.79 265.114,939.74 246.420,386.60 •179,709,333.82
t Ammesso, come dice la Relazione del Consiglio d’Amministrazione all’Assemblea generale degli Azio nisti tenuta il 10 febbraio p. p., che la rendita Italiana abbia subito un deprezzamento del 13 per cento nel 2° semestre del 1893, la Società per la rendita realizzata, avrebbe subito al massimo una perdita di L. 1,870,000 (‘).
* * *
Circa i conti correnti esponiamo questo prospetto, nel quale abbiamo pure notato i conti correnti senza
interessi sui quali l’ Istituto non poteva fare alcun
conto, per il ohe vennero totalmente rimborsati nel dicembre 1893.
(') Come confrónto accenniamo a queste cifre rife ribili alla piazza di Milano per la situazione al 28 febbraio 1894.
Ist it u t o Capitale sociale vei sato a debito dello StatoTitoli
Banca Lombarda... L. 3,000,009 L. 7,247,000 Banca Popolare. . . . » 8,500,000 » 19,204,000 Cassa di risparmio. » 62,000,000 » 251,000,000 1 S I T U A Z I O N E D e p o s iti d i piazza C onti c o r r e n ti di B a n c a C o n ti c o r r e n t i s e n z a i n t e r e s s i 30 Giugno 1893- 43,187,288.99 56,169,637.19 14,158,609.88 31 L u g lio ... 46,479,9 i l . 37 63,026,995 70 6,591,016,95 31 A g o s to ... 46,998,236 77 79,035,529.04 8,357,049,76 30 Settem bre... 44,861,240 37 68,186,530 21 12,206,651.51 31 O ttob re... 43,062,794 92 71,644,063 30 10,711,704.60 30 N ovem bre... 25,603,933 36 69,039,520.54 7,144,024.96
Dunque i depositi di piazza subirono una diminu zione massima di L. 21,400,000 circa, ed i conti correnti di Banca di altri 10 milioni.
#•
X *
A completare l’esame delle altre partite al pas sivo aggiungiamo che:
a) i baoni fruttiferi da un mas
simo al 30 settembre d i . L. 3,162,068.05 discesero a un minimo il 50 no
vembre d i ...» 2,701,301.— Diminuzione. . L. 460,767.05
b) i creditori diversi da un mas
simo al 30 settembre di . L. 32,886,931.35 discesero a un minimo al 50 no
vembre d i ... » 14,597,172.56 Diminuzione. . L. 18,289,758.79 e) i riporti da un massimo al 50 novembre di. . . L. 40,898,401.74 erano a un minimo il 30 giugno d i... » 30,682,334.45 Aumento. . . L. 10,216,067.29
d) le accettazioni cambiarie che
nel 1° semestre restarono sempre inferiori a 3 mi lioni, nel 2° semestre da un
minimo al 31 luglio di . L. 5,689,330.15 salirono al massimo al 30 no
vembre d i ...» 9,855,969.87 Aumento. . . L. 6,166,639.73 L ’ importanza della perdita avuta sulla rendila Italiana pel suo deprezzamento, ed il rimborso alle somme ai correntisti è tale da far ritenere che
concorra uno di quegli avvenimenti straordinari ed imprevisti voluti dagli art. 819 e 827 del Codice
di commercio, e come richiama la sentenza di mo ratoria ?
Abbiamo così considerato la situazione finanziaria sociale nel suo passato, avanti la moratoria.
302 L ’ E C O N O M I S T A
Situazione mensile dell’ attivo
A T T I V O 30 N o v e m b r e 1893 31 D ic e m b r e 1893 31 G e n n a io 1894 2 8 F e b b r a io 1894 31 M a rz o * 1 8 9 4 N u m e ra rio in c a s s a e p resso le B a n c h e . . . 2,103,057.79 3,376,813 80 3,946,638.56 5,008,046.71 10,464,345.90 » p er co n to te rz i . . . — — 831,881.32 610,176.62 C a m b ia li in p o r ta fo g lio . . . » ... 9,449,233.62 7,581,838.59 5,943,828,84 4,636,000.59 4,305,650.40
E ffe tti d a in c a s s a r e p e r co n to te rz i... — 818,602 69 1,107,455.10 834,371.26 505,292 85
22,506,439.12 2,041,248.95 2,865,140.17 2,667,585,58 1,0^7,506.10 A n ticip a z io n i sop ra t i t o l i ... 2,471,001.64 2,237,778.20 2,101,903.23 2,019,641.66 1,900,133,41 C o n ti c o rre n ti con g a r a n z i a ... 13,832,147.09 14,028,899.45 13,906,152.06 13,831,358.89 13,685,291.41 C o n ti c o rr e n ti d iv e r s i... 77,612,120.36 69,212,642.65 69,613,773 41 65,570,748.06 59,444,243.77 D eb ito ri d i v e r s i... 23,079,383.41 11,935,888 27 3,376,784.03 2,706,685.04 2,710,048.75 S e r v iz io s e t e ... 2,599,988.10 2,429,155.84 2,237,393.70 2,009,135 80 1,459,944.27 M erci in M o n te . ... 4,696,656.05 2,443,352 54 2,110,254.52 1,701,460 27 998,129. 45 M o b ili e sp ese d’ im pianto ( ) ... ... 805,780.65 1 .— 1 .— 1 .— 1 .—
T ito li a debito d e llo S t a t o ... 3,493,018.71 4,590,692.47 4,059,756.19 3,571,295 04 (b) 5,923,587.89 O b b lig a z io n i di Corpi M o r a l i ... 1,221,303.40 1,102,854.85 1,003,267.75 1,221,828.60 1,048,671.60 A zioni ed o b b lig a z io n i di S o c ie tà ... 58,861,055 07 34,214,085.75 32,116,357.44 27,486,742.72 24,762,333.24
2,722,452.38 3,022,452.38 3,016,205.72 3,016,205.72 3,016,205.72
P a r t e c i p a z i o n i ...* . . 5,784,775.74 4,524,311.82 6,212,120.97 6,115,070.97 (c) 2,927,826. —
E s a t t o r i e ... 1,156,916.44 2,411,820 29 2 ,0 2 9 ,3 6 3 .- 2,393,393.05 1,940,931.30
E ffe tti o cre d iti in so ffe re n z a . . . 445,746.73 565,815.87 630,134.02 680,987.71 872,344 99 232,841,076.30 166,538,255.41 156,276,529 71 1 4 6 ,3 0 2 ,4 4 0 .- 137,582,664.67
F o n d o per e v e n tu a li p e r d i t e ... (0)20,870,444.35 11,797,746 38 11,750,329.38 11,205,779.90 11,189,422.10 211,970,631.95 154,740,509.03 144,526,200.33 135,096,660.10 126,393,242 57
Situazione mensile del passivo
P A S S I V O 30 N o v e m b re 1893 31 D ic e m b r e 1893 3 1 G e n n a io 1894 3 8 F e b b r a i o 1894 31 M arzo 1 8 9 4
Conti correnti senza in te r e s s i... Conti correnti fr u t t ife r i... ^ • Depositi a r i s p a r m i o ... Buoni fruttiferi... A ccettazioni cambiarie emesse da terzi . . . R iporti ... Creditori d iversi... Conti correnti di B a n c a ... Partite d i v e r s e ... 7,144,024.96 23,613,403.34 1,990,530.02 2,701,301.— 9,855,969.87 40,898,401.74 14,597,172 56 69,039,520.54 106,218.25 23,787,280.68 2,001,672-29 2,699.268.50 7,637,363 76 13,572,181.32 7,161,325.01 67,259,611.29 42,628.13 23,799,705.96 2,007,011.78 2,699,268.50 7,432,824.75 6,539,100 01 2,887,830.31 69,150,226.31 68,156.92 23,818,710.38 2,012,350.26 2,662,751.85 6,666,749.97 3,176,248.60 769,543.52 66,336,116.79 68,855.42 23,835,326.05 2.010,536.70 2,662,751.85 840,760.73 2,389,793.15 525,932.08 64,674,785.30 79,673.53 Capitale sociale v e r s a t o ... 169,946,539.28 60,000,000.— 124,161,332.98 60,000,000.— 114,584,124.54 60,000,000.— 105,511,326.79 6 0 ,0 0 0 ,0 0 0 .-97,019,559.39 60,000,000.— 229,946,539.28 184-161,332.98 174,584,124.54 165,511,326 79 157,019,559.39
(') I mobili e spese ¿'impianto sommano: Al 31 Dicembre 1892 . » 30 Giugno 1893 . » 30 Novembre » » 31 Dicembre » . L. 697,766.71 . » 757,317.75 . » 805,780.65 . » 1 ,4 3 3 ,846.14! ammortizzate a detta epoca nella loro totalità, e solo esposte per memoria in L. 1.
(a) Fondo per eventuali
perdite dell’anno precedente 1,851,421.74 Perdite presunte sui ti
toli di proprietà al 31 ot
tobre 1893... 10,519,022.61)
Svalutazioni presunte di 1 19,319,022.61 crediti e sindacati . . . 8,500,000.—)
20,870,444.35
* ^ *
Le risultanze, finali di queste situazioni, si rias sumono in queste cifre.
Ricordiamo che la sentenza di moratoria precisava come si avevano indizi per rilevare che l'attivo
superasse il passivo di 41 milioni circa, nel mentre
la situazione di novembre, pur contemplando un
fondo p er eventuali perdite, dipendentemente dalla
moratoria stessa di L. 19,519,022.61, la perdita che al 30 novembre era di L. 17,975,907.33, saliva al 31 dicembre a L. 29,420,823.95.
Le perdile nei mesi successivi però diminuiscono, così che nel primo trimestre del 1894 sommano complessivamente a L. 1,205,492.87 alle quali pure vanno contrapposti gli interessi attivi su conti di versi che si liquidano in fine di semestre.
*
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E le variazioni delle situazioni mensili, confrontale a quella al 30 novembre, danno queste risultanze :
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8 o J* • 2 > < CU £ 5 * * Si ponno riassumere queste differenze col dire che nel primo quadrimestre della Moratoria si è diminuito l’ attivo sociale per ovvero per più del 40 per cento, realizzando una perdila di lire 12,650,409.49, aumentando il numerario in Gassa a disposi zione della massa creditoria da come era al 30 novembre, a. . al 31 marzo successivo, con un aumento quindi di . . . .
L. 83,577,389.38
» 2,103,057.79 » 10,464,345.90 L. 8,561,711.89 È sperabile ritenere possibile, da queste risultan ze, il totale pagamento dei debili ?
Certamente, una gran parte delle attività impe gnate in riporti, cambiali, ecc. si sono realizzate nello scorso quadrimestre, e le liquidazioni successive por teranno, proporzionalmente, un maggior profitto alla Cassa. Tale progressivo aumento lo si Ita pure nel quadrimestre scorso, ed infatti :
304 L ’ E C O N O M I S T A 13 maggio 1894 Quali previsioni si possono fare della successiva
liquidazione ?
Limitandoci alle partite principali, notiamo allo attivo :
a) Cambiali in portafoglio per
l’importo d i ... L. 4,305,650.40 le quali sono andate negli ultimi
mesi diminuendodi cifre piccole per il che puossi dubitare che in parte rappresentino delle immo bilizzazioni ;
b) Conti correnti con garanzia
p e r ... » 13,685,291.41 che nel quadrimestre sono di
minuite di sole L. 146,855.68, ciò che fa divedere che o sono vincolati pel tempo, o le garan zie date sono rappresentate da enti di difficile realizzazione ;
c) Conti correnti diversi per. . » 59,444,243.77 Anche prelevando dal fondo di
rispetto che avevasi disponibile
al 31 Marzo una somma di Lire 9,500,000 si avrà pure sempre la ragguardevole cifra di piò che 49 milioni la cui realiz zazione sarà lunga e laboriosa ;
d ) Titoli vari di proprietà per » 31,734,592.73 alla quale partita applicando il
residuo fondo di rispetto si ar riverà a circa 30 milioni per valori in gran parte edilizi, in dustriali, commerciali pure di difficile e lunga realizzazione.
* * *
Il passivo al 31 marzo importava, astrazione fatta del capitale sociale, a L. 97,019,559.39. Questa somma aumenterà naturalmente di mese in mese degli interessi a favore dei depositanti e creditori.
Di che importanza saranno i crediti privilegiati ? Aumenterà il passivo per voci non contemplate o per altri motivi ?
La situazione presentata al Tribunale per la do manda di moratoria, nonché le successive situazioni mensili, non rispecchiano le reali intrinseche con dizioni finanziarie della Società, non contemplando le cambiali in circolazione riflettenti effetti rilasciati
dai debitori dell’Istituto.
Come risulta dall’allegato C del bilancio presen tato all’Assemblea generale degli Azionisti il IO feb braio p. p. al 31 dicembre 1893 queste cambiali erano così distinte :
Commerciali . ... ... L. 26,329,640.74 Rappresentanti conti industriali ed
edilizi...» 38,573,167.88 Rappresentanti conti commerciali. » 4,454,399.45 Diverse... » 9,870,784.29 Totale di L. 79,227,992.34 Lasciando di considerare le cambiali commerciali, le altre categorie di cambiali per la maggior parte devonsi considerare come la rappresentanza di al trettante immobilizzazioni, od enti di lenta realiz zazione : avendo la Società, su tali enti antici
pato delle somme, onde smobilizzarle si è fatto rilasciare dal debitore altrettanti effetti che vennero in gran parte scontati dalle Banche d’emissione. Ora se questi effetti non vengono rinnovati, non pagando il debitore, la cambiale si riversa sulla Società.
Non abbiamo dati per indicare delie cifre, ma cer tamente una somma mollo forte andrà per tale mo tivo a caricare il passivo soeialé: avrassi è vero il corrispondente aumento in attivo, ma in titoli di credito di difficile e lenta realizzazione.
E tanto fondata tale nostra osservazione, che pos siamo accennare come la Banca Generale ha cre duto obbligo suo, quando ha domandato la moratoria, di contemplare nel proprio Bilancio al 31 dicem bre 1893, in passivo la somma di L. 36,738,064.75 sotto la voce conto effetti rilasciati da nostri debi
tori, somma che trova la sua corrispondenza nel
l’attivo in un’aumento nei conti diversi e corrispon
denti debitori.
Lo svolgersi della liquidazione dell’ Istituto nel primo quadrimestre della Moratoria, o se vuoisi anche del primo trimestre, qualora si voglia tener conto che lo liquidazioni di fine mese vanno contabilmente ad essere annotate nel mese successivo, ha dato per ri sultato, come abbiati» visto, di mettere a disposizione della massa creditoria la somma di L. 10,464,345.90.
Certo in questo frattempo si è appianata la posi zione, tacitando gran parte delle passività privilegiate.
L’ attivo sociale che al 30 novembre 1893 som
mava a ...L. 211,970,631.95 si riduceva al 31 marzo a . . » 126,393,242.57 Ed il passivo, astrazione fatta del
capitale sociale rispettivamente
d a ... 169,946,539.28 si portava a ..." » 97,019,559.39 Ma per quanto si è detto precedentemente, queste cifre andranno ad essere aumentate per il conto ef
fetti debitori : e solo per meglio fissare le idee, te
nuto calcolo anche della riduzione che pure avranno subito nel quadrimestre lo cambiali in circolazione, crediamo di restare in limiti moderati, concretando in una cifra tonda di 40 milioni questo aumento: per il che, la situazione sociale, pure in cifre tonde al 51 marzo u. s. verrebbe così riassunta :
A t t i v o ...L. 166,400,000.— P assiv o ... » 137,000,000.—
Le attività sociali, come si è detto, si presentano per la maggior parte di lenta e difficile realizzazione. A questo stato di cose si è informato tanto 1’ Ob
bligazione accettata da gran parte dei Creditori,
quanto le Convenzioni speciali colle Banche d’emis sione e cogli altri maggiori Creditori dell’ Istituto. Sicuramente tutto ciò rende probabile la sistema zione dell’ Istituto. Ma il problema può ritenersi con ciò risolto ?
*
* *
Come sarà regolata la posizione dei non Convenuti ? Il secondo comma deli’ art. 825 del Codice di Com mercio, così dice :