L'ECONOMISTA
G A ZZ E T T A SETTIMANALE
SC IEN ZA ECONOMICA, F IN A N Z A , COMMERCIO, BANCH I, F E R R O V IE , IN T E R E S S I P R IV A T I
Anno XXI - Voi. XXV
Dom enica 14 Gennaio 1894
N. 1028
t i SICILIA I! 1/ AZIONE D i COMUNI
' . . . ■ _ _ A
L ’Economista »puf ha «he gii avveni menti dolorosi d e lli Sìeilia si aggravassero in mi sura tale da esigere lo stato d’ assedio, per segna lare una delle principali cause del malcontento delle popolazioni rurali della Sicilia. Nel numero del 24 Dicembre u. s. quando nessuno ancora riusciva ad orientarsi in mezzo alle notizie gravissime di ribel lioni e di incendi che venivano dall’ Isola, abbiamo messo in luce che il dazio consumo comunale vi è stalo applicato in modo da costituirlo fonte princi pale delle entrate comunali, ed un vero tormento fiscale per quelle popolazioni. Notammo anche la forte sperequazione che, in fatto di dazio consumo comunale, si avverte tra regione e regione; e come il Veneto, con una popolazione quasi eguale, paghi tre volte meno per dazio consumo comunale. La stampa italiana ha riportato le cifre e le conside razioni che su di esse abbiamo fatto nel citato no stro numero, ma si è ben guardata, in generale, dall’ unire la sua voce alla nostra per invocare una riforma dei tributi locali, che tolga di mezzo quel- l’ avanzo della finanza medioevale che è il dazio consumo ; e non ce ne maravigliamo, perchè ciò che da qualche tempo minaccia di risorgere in Italia, è appunto la finanza medioevale a base di dazi in terni e di confine e di monopoli. Con tutti i nostri grandi uomini di Stato e finanzieri in Italia non si riesce a trovare niente di meglio del dazio sui ce reali o dei monopoli dei fiammiferi, dell’ alcool, delle assicurazioni e simili.
Ma di ciò e delle tendenze finanziarie che rive lano certi uomini impenitenti avremo agio di' tra t tare in seguilo. Ora è quello che può dirsi il p r o
blema siciliano che ci deve occupare in modo
speciale, perchè è evidente che ad esso non si prov vede con lo stato d’assedio, ma soltanto con alti governativi e legislativi che ristabiliscano I’ equità tributaria nelle finanze dei comuni e agevolino il miglioramento economico dei paese.
Il problema siciliano è certamente tra i più coro plessi che possano studiarsi oggi in Italia ; ammini strazioni locali con le relative lotte tra i partiti, finanze comunali, relazioni tra proprietari e coltivatori del suolo, crisi economiche, propaganda socialista, r i sveglio delle masse senza che in esse sia diffusa alcuna istruzione, questi e forse a ltri sono gli ele menti che dovrebbero essere studiati per farsi un concetto esalto della situazione attuale della Sioilia. Se in Italia si fosse fatto uu uso corretto e utile
delle inchieste, come si è sempre fatto in Inghilterra, il vero paese delle indagini obbiettive, imparziali, complete e perciò utili, crediamo che una inchiesta generale sullo stato della isola si imporrebbe per che sarebbe- vetameirte uiile e „opportuna. Mft*.og^ . parrebbe una derisione, perchè le inchieste in ÌtalìT non sono più prese sul serio ; bisogna adunque che le istituzioni pubbliche della Sicilia forniscano esse stesse, di propria iniziativa, gli elementi concreti per stabilire qual’è stata in passato e quale è ora la condi zione della Sicilia. Solo in questo modo fazione del Parlamento e del Governò potrà esplicarsi con van taggio di quella regione. Per conto nostro, nei lim iti concessi a un periodico che deve seguire le prin cipali manifestazioni della vita economica e finan ziaria, non solo dell’ Italia ma anche dell’estero, ter remo conto delle notizie che potremo avere, e per cominciare subito ci pare utile di esaminare |a ,r i sposta che la Gameradi Commercio di Palermo, ha. dato alla richiesta .di notizie fatta dall’ on. Lavava
fino dall’ottobre u. s. sul disagio che ha.colpito la classe lavoratrice dell’ isola
La Camera di Commercio di Palermo esordisce precisamente coll’ occuparsi del sistema tributario. Essa accenna all’ imposte che rincarano le spese della pubblica alimentazione, e ai dazi di consumo in particolare, nei quali si sbizzarrisce l’avidità degli enti minori che ritraggono le somme necessarie per spese voluttuarie e pazze tassando i prim i alimenti del povero rendendone insopportabile la vita. Il Governo non Ita avuto mai cura, scrive la Camera di Pa lermo, di temperare le esigenze dei Comuni, i quali imitando altri esempi di spreco anche per sollecitu
dini non necessarie nè proprie, i loro mezzi do mandano al consumo delle piti u m ili ed universali derrate.... E ’ sbendMlo’ a qualche pafKeolawft'cesi scrive :
In alcuni comuni di questa circoscrizione, sul pane che la rivoluzione avea redento dalla grave ed odiata tassa, del macinato, si ha più che dieci centesimi i! kg., e questa tasso che dà m ilioni, nep pure provvede ai bisogni della popolare igiene, ma si distrae .in godimenti voluttuarii, ai quali le classi lavoratrici non prendono parte.
Le carni mangerecce in questa circoscrizione sono un oggetto di lusso, al quale I’ operaio non accosta neppure, e nulla si fa per facilitarne la consuma zione aggravata di tasse enormi.
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questo rincaro di generi di prima necessità, che per vizio del sistema tributario nostro esaspera il piti minutò poppici chip per ’sè vede la • Carestia/dovei sotto i segni e lo parvenze della più derisoria ab bondanza. .oisisoo'l «ori o!.o sg'n:I ótq sltoai
‘ E qui il problema: della popolazione si svolge in perfetta^ antitesi di quello cbe avviene in Francia,
e le 'classi lavoratrici,: prolifiche;¡popolano di': mise
ria le loro famiglie, alla cui alirneWtaziohe Bop ba^' stano con lo 'scarso1 prodotto del- l a vero, ; ié‘ Ì ¡fégati3 per maritaggio, ciarpame vecchio, riconósciuto dalla ! nuova leggo sulle opere' pie, moltiplicano'quèste fa^ m ig lio -é ‘ da ciò una gran parte di disòrdine m o- rate, che la lotta per la - esistenza produce, -e dal * quale discende il delitto d’ impetuosa cogitazione, che ci deturpa nell’ onore, senza considerare che qui il delitto è figlio dèlia fame.
E di fronte al caro enórme dèi generi alimentai*! non si mette, per volontà ó per fòrza, un aumento di salario cibo ne renda possibile il parco acquisto. Che, rispondente allo accrescersi della popolazione, la mano d’opera qui è più offerta che richiesta . . .
Queste eonsidèrazióni cOSr gravP è così esplìcite, a parte la forma, eraho da molto tempo rese pubbliche; ma il Governo, il Parlamento e specialmente i deputati siciliani (eccezione fatta 'pòi l’ on. Coiaianni che fu sempre sulla breccia) che cosa hanno fatto? Come hanno risposto al mandato' ricevuto di rappresentare g li interessi^ détti’ popolazione ? : •>
Come la penna sdrucciolerebbe facilmente in amare parole, se avessimo la Speranza che servissero a qualche cosa !
Ma è megiio'Chétoètrtintìiatho1 ad analizzare i fatti. Del dazio consumo ci siamo già occupati ; nè per ord, finché'cioè non si abbiano dati più recenti e particolareggiati, insisteremo molto sopra quell’ argo mento. Soltanto, perchè si veda come si distribuisce il'd a zio nelle varie provinole dell’ isola crediamo utile porre sotto gli Occhi dèi lettori queste cifre a complemento di quelle date del numero del 24
Dicembre : ¡’.fi'titt di i Sovrimposte sui terreni è fabbricati previste pel 1889 Popolazione al 81 dicembre 1888 Dazio consumo comunale previsto . pel 1889 Lire Lire CaJtanissetta. Catania . G irgenti. . . .. Messina . . ; . . Palermo. Siracusa... T rap a n i... 294,386 615,233 348,267 502;932 765,930 384,881 314,287 1,160,969 4,497,235 1,708,104 2,844,040 8, 666,: 239 1,469,852 1,871,606 719,934 558,233 934,500 691,485 1,472,436 721,714' 252,176 Totale . . . . 3,225,916 22,218,045 5,350,478
Il Veneto^ col quale abbiamo già paragonato la Sicilia, presenta cifre assolutamente opposte: il dazio consumo scende a 7,209,917 mentre la so vrim p o sta sui terreni e sui fabbricati sale a 46,264,792. Si aggiunga che ai 22 milioni di dazio consumo comunale per la Sicilia vanno aggiunti quasi 8 m i lioni di dazio consumo governativo, il che fa 30 mi lioni in totale;:mentre pel Veneto si devono aggiun gere 3,800,000 lire, ossia complessivamente esso paga per dazio consumo 12 milioni in cifra tonda.
Del resto non esitiamo a dire che nessun altro paese è paragonabile all’Italia riguardo all’ abuso che si è fatto del dazio consumo. I 223 milioni circa
cbe tra dazio governativo e comunale paga il paese nt>ns tVOVàhe ! riscontro,- crèdiamOjiin'&essun udtin' Stato, quando si rifletta ni* gèneri ohe sonò colpiti dai dazi. In Francia Sifeo rende 2901 'm ilioni ■ eirea, ma sopra 36,600 l'omuni si trova applicato; solo ' iiVlàOOi'éircà ‘è! Parigi' solò1 èónfrrbùrsce: h 'formare: quei5 290'*WiÌtiotti1 pèr più della ihètày poiché vi fruttò 480r(iniliom in'Vifra tonda. Opportrinaitìeìité in F ra ti-; eia la Cainer» liify or nò# è inolio, approvato un di - s ^ ttb ’!d i':téégè,i‘-é&F't(tiÌde'-;é--aciéntiàafa ai'ctìm uni la f facoltà di abolirò' Yoctroi sostituendolo con altre' en trate, é il Senato noti mancherà certo di approvarlo. Ma un altro confronto non .è Senza interesse ed è quello relativo ai comuni chiusi'e aperti nelle dite regioni dèi Veneto e della Sicilia ; ecco i dati re-* lutivi : ' ■ 1 !p,i ' :
Veneto Sicilia
Comuni c h iu s i... » a p e rti... Popolazione comuni chiusi.
» » aperti.
7 73
784 278
381,843 1,614,067
2,491,118 1,319,087
Così mentre nel Veneto i comuni chiusi sono sol tanto i capoluoghi delle provinole (escluso Belluno) nella Sicilia, in parte certo per necessità di cose, i comuni chiusi sono parecchie diecine, e ciascuno intende che cosa voglia dire comune chiuso e quali rigori fiscali ne derivino per la popolazione. Isti tuendo questi confronti tra il Veneto e la Sicilia non intendiamo certo di dire che le due regioni, perchè hanno una popolazione quasi eguale, debbono trovarsi anche sotto il riguardo del dazio consumo nelle medesime condizioni; vogliamo soltanto mo strare che la Sicilia si trova in condizioni affatto speciali e che le domande delle popolazioni sici liane di avere il comune aperto non possono certo meravigliare.
Fermiamoci qui per questa volta ; vedremo in altro numero ciò che scrive la Camera di Com mercio di Palermo sulla condizione della classe agricola.
IL DAZIO SUI CEREALI
Il comm. Marco Besso, uomo di mente acuta e di larga dottrina, scrive nella Opinione alcuni a rti coli 1’ uliim o dei quali riguarda la proposta di un aumento dei dazi sul grano e granturco. Ed il comm. M. Besso propugna questo dazio per due motivi principali :
4°, perchè nessuno dice : « ecco qua i milioni che ritirate dal dazio sul grano, onde sono colpiti i vostri consumatori, e liberate questa buona gente dal peso di tali d iritti » ;
2°, perchè da venti anni il prezzo del grano va scemando e quindi coll’aumento del dazio sul ce reali lo Staio non aggiunge un onere, ma approfitta a proprio vantaggio di un sollievo.
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ognuno, ma questa è per lui musica dell’ avvenire di cui ora è inutile parlare.
Ci permettiamo a questo proposito di osservare che di cultori di economia, anche dotti come il CQmm. Marco Besso, i quali sarebbero in cuor loro liberali, ma intanto propugnano misure dirette a rin forzare il vincolismo, ve ne è in Italia e fuori tanta dovizia, che se, per uu istante solo, dessero ascolto soltanto a quella che chiamano « loro intima convinzione ; . non vi sarebbero più protezio nisti; Bene inteso che non vogliamo nè m artiri, nè eroi, ma questo passaggio dei liberali convinti nel campo avversario, senza nemmeno cambiar divisa, ci sembra non ultima causa, per la quale trionfano le cattive cose e le buone soccombono, e la buona musica, invece che essere del presente, si giu dica dell’avvenire. Sono tanti quelli, nei regimi co stituzionali, che hanno diretto interesse a propu gnare il protezionismo, che sarebbe di utile inestima bile che coloro i quali hanno convincimenti liberali e come il comm. Marco Besso sono disinteressati, difendessero quello di cui « nel loro intimo sono convinti » e che anzi forma « la loro aspirazione ».
Ma venendo ai due capisaldi della dimostrazione a cui si è accinto I’ egregio amico nostro, gli do mandiamo il permesso di tentare di dimostrarne la fondamentale fallacia.
È vero che non si può attendersi che « un buon cittadino cosmopolita altrettanto milionario quanto filantropo » dica : ecco i milioni che ricavale dal dazio sul grano ed abolitelo, ma non è questa la questione, e quell’ argomento si potrebbe troppo fa cilmente opporre contro qualunque tassa od impo sta, anche se fosse una spogliazione, anche se fosse una turpitudine. Qui si tratta invece di vedere se occorrendo allo Stato i quaranta milioni sia giusto che li prelevi mediante il dazio sul grano, ed ove fosse ingiusto, se non sia meno dannoso che rinunci ai quaranta milioni.
E noi siamo convinti che il dazio sul grano è effettivamente una ingiustizia per una serie di mo tivi che enumeriamo senza svolgerli, giacché i nostri lettori hanno già avuto occasione di sentire le no stre motivazioni e perchè il comm. Marco Besso ha troppa dottrina e perspicacia per aver bisogno che le nostre parole spiaghino i nostri concetti.
Noi crediamo il dazio sui cereali ingiusto ; 1°, perchè colpisce egualmente tutti i cittadini qualunque sia il grado della loro fortuna ;
2°, perchè è in contraddizione cogli spasimi pietosi che la società ha mostrato di provare per la pellagra ;
i?, perchè si chiamano in una misura esorbi
tante i non abbienti a provvedere ai bisogni dello Stato, non per la sua funzione rigorosamente ne cessaria e inevitabile, ma per quella esuberante della quale profittano soltanto o più le classi abbienti ;
4°, perchè le tasse che direttamente colpiscono i meno abbienti sono già tante nel bilancio che rappresentano quasi due terzi delle entrate ;
5°, perchè se consideriamo il consumo di una fa miglia di operaio composta di 4 persone con un sa lario di 1000 lire, il fisco colle diverse tasse sui consumi gli porta via più di un terzo del salario (25 per cento sul pane, 200 per cento sul petrolio, 30 per cento sui vestiti, 300 per cento sull’alcool, 33 per cento sul vino, 30 per cento sulla pigione) e supposto pure — il che non è — che anche il
ricco paghi al fisco un terzo delle sue rendite lorde, non vi ha dubbio che il ricco usa e profitta dei vantaggi e dei servizi dello Stato in una misura molto più larga che non sia l’ operaio.
Per questi principali motivi noi combattiamo ed abbiamo sempre combattute le imposte e tasse a
larga base con alte aliquote ; e per questo noi le
consideriamo ingiuste e tanto più ci rammarichiamo che gli Stati moderni, con tanta incoscienza abbiano triplicali i loro bilanci quasi esclusivamente gra vando il lavoro e le classi non abbienti, in quanto nemici come siamo del socialismo ci duole che nel- 1’ assetto sociale economico inaugurato dai finanzieri empirici, il socialismo trovi non solo la sua base di azione e di propaganda, ma la sua giustificazione.
Perciò n m ammettiamo il dilemma dell’ egregio amico nostro : — non essendovi altro modo per avere i 40 milioni bisogna mantenere il dazio e se occor rono più milioni bisogna aumentare il dazio. Noi crediamo invece che quando uno Stato non può avere senza iattura economica e politica del paese, i milioni che desidererebbe, deve farne a meno e ridurre le spese. Un aggravio straordinario transitorio lo comprendiamo possibile, ma da 20 anni a que sta parte l’ Italia e g li altri Stati non fanno che aumentare le spese, e per quelle nazioni dove au menta anche la ricchezza, il male è solo indiretto nella prevalenza del militarismo e della burocrazia che si costituiscono in casta e rendono impossibile alla nazione di governarsi da sè ; per i paesi dove invece la ricchezza non è proporzionalmente au mentala, si prepara la disorganizzazione economica, finanziaria e forse politica.
Il comm. Marco Besso che sembra non ammet tere che si possa spendere di meno, mediti su queste c ifre : nell’ ottennio 1876-83 le entrate effettive pa gate dai contribuenti furono di 9.5 milioni ; nello ottennio 1884-85--1S91-92 le entrate effettive furono di l i , 9 m iliardi ; nel primo ottennio un avanzo di 200 milioni, nel secondo un disavanzo di 500 m i lioni ; nel primo ottennio 410 milioni di nuovi debiti, nel secondo ottennio 1640 milioni.
Perciò nel secondo ottennio lo Stato ha avuto: per maggiori entrate 2.5 miliardi per maggiori debiti . 1.2 miliardi
quindi nel totale una disponibilità maggiore di tre
miliardi e mezzo e tuttavia ha aumentato di 217
milioni il debito del tesoro.
Nè occorre dire, che una parte cospicua delle maggiori entrate derivano da tasse sui consumi, compresi i dazi sui cereali.
Ed è meditando su queste cifro che ci siamo for mata la convinzione che V unico modo p er frenare
le spese sia quello di non concedere nuove entrate.
E veniamo al secondo punto fondamentale del ragionamento del comm. Marco Besso: il prezzo del grano è diminuito, quindi lo Stato preleverebbe una parte del benefizio e non imporrebbe un aggravio.
Ma da sei a sette anni a questa parte non è au mentato sotto tutti gli aspetti il disagio economico del paese ? E se il prezzo del grano è diminuito, non sono dim inuiti anche i mezzi di cui dispone la classe meno abbiente ?
Anche qui enumeriamo : — 1°. Costruzioni dello Stato (ferrovie, lavori pub blici ecc.) sospese o quasi ;
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■4°. Imprese fallite o liquidato in gran numero ; o°. Industrie nuove, rimaste snella speranza di quel genio fatale che ha creduto di farle nascere colle nuove tariffe doganali;
6°. Agricoltura depressa, per le mancate espor tazioni ;
7°. Aggravi aumentati specie contro le classi meno abbienti ;
8°. Emigrazione sempre più povera e più dif ficile.
Ed ora il comm. M. Besso, ci dica con qual co raggio si può mettere un nuovo dazio sul grano.
11 nostro egregio amico ci perdoni se lo discutiamo con tanta vivacità e tenga conto che ci siamo attenuti ai fatti recenti e non abbiamo esumato il Bastia!, che « ha fatto le delizie dei nostri giovani anni » non solo perchè « con un sapore e un garbo in solito negli economisti, ha dato libero corso a quelle aspirazioni economiche che eco. », ma perchè diceva la verità; ed a quel tempo coloro ohe erano con vinti della verità di un principio ed aspiravano a vederlo attuato, lo difendevano ed operavano per vederlo trionfare; perciò nelle verità di Bastiat trovavano appoggio e forza. Oggi molti rileggendo il Bastiat, che'era convinto liberale, -vorrebbero tro varvi argomenti per combattere la libertà. Ma evi dentemente è troppo !
La prossima conversione flel 4 e
'/,
francese
La Francia sta per intraprendere una di quelle grandi operazioni di conversioni del debito pubblico, che mentre sono un sintomo dell’ abbondanza dei capitali e della diminuzione del saggio dell’ iute- resse recano un beneficio sensibile al bilancio dello Stato, diminuendo le spese pel debito pubblico.Si tratta della conversione del 4 */, per cento, conversione possibile fino dall’anno passato, ma che varie cause hanno fatto ritardare. Il valore capi tale alla pari del 4 */2 è di 6800 milioni e in rendita di 305,340,276. Il prezzo del titolo è ora intorno a 105. '
Che una conversione del 4 l / s francese sia pos sibile praticamente, che cioè vi siano le condizioni favorevoli per la riduzione di quel saggio di in te resse, non è possibile dubitare. La Francia può tro vare certo capitali a prestito a un saggio d’ interesse minore del 4 per cento ; e del resto basta dire che essa ha già fuori 456 milioni di rendita 3 per cento per petua e 120 milioni di 5 per cento ammortizzabile, ambedue quotati intorno a 98, per convincersi che il credito della Francia è in tali condizioni da poter compiere con fiducia h conversione del 4 x/, per cento.
Ma in qual modo può e deve compiersi tale ope razione ? È a questo proposito che sono state messe innanzi parecchie proposte, alcuni mirando alla sem plice riduzione dell’ interesse, altri avendo in mira anche la situazione finanziaria del paese, che non è buona. Abbiamo già indicato nel numero prece dente, a quanto ammonterebbe, secondo il Relatore generale del bilancio francese, il disavanzo ; ma altri, e tra essi il Leroy-Beaulieu, parlano di 200 mi lioni di deficit ; e volendo provvedere anche al Te soro, che è in condizioni pure diffìcili, accennano a
oltre 800 milioni, quale ammontare del fabbisogno! Ora è chiaro che la conversione: potrebbe esseré riunita a Un prestito, destinato ad ammortizzare il debito fluttuante, ma non pare che questo sistema debba essere preferito, perchè presenta troppe in certezze, e può compromettere il resultato della con versione. Il citato scrittore dice, giustamente a nostro avviso, che non bisogna mai complicare una con versione. Essa è già sufficientemente complessa di per se specie quando si tratta di quasi 7 m iliardi. Ed il Leroy-Beaulieu è favorevole alla conversione pura e semplice del 4 ‘ / s per cento in rendita nuova 3,60 per cento alla pari. Sarebbe un nuovo tipo di rendita, assai comodo del resto, dividendosi bene in 90 centesimi per trimestre. Questa rendita 3,60 per cento, dovrebbe essere garantita contro il rim borso durante sei o sette anni.
Invece il Neymarck, competentissimo nelle mate rie, propone la creazione di un nuovo tipo di ren dita 2 */s per cento, non convertibile per un lungo periodo di tempo. Egli scrive che invece di offrire ai capitalisti franchi 3,30, o 3,35 in 3 per cento perpetuo che potrebbe essere convertito quando il 3 per cento sarà al disopra del pari, perchè non finirla una volta per tutte con queste serie di con versioni ?
Qual’ è il detentore del 4 x/, per cento che non preferirebbe ricevere 3 fr. 25 di rendita 2 '/ , per cento dotata dall’ ammortamento? Questa rendita 2 J/ s emessa a 82 fr. 50 od a 83 franchi raggiun gerebbe ben presto corsi più a lti; il 2 l/t francese non tarderebbe a valere come il 2 l/t belga che è a 93,50 o il 2 */j inglese che, confrontato al 2 3/t per cento attuale, vale 90 franchi ; la rendita 2 ’/, per cento francese si avvicinerebbe, pel fatto solo degli acquisti obbligatori di cui sono oggetto i fondi di Stato in Francia, al corso di 100 franchi.
Molti vantaggi recherebbe al mercato francese, se condo il Neymarck, la creazione della rendita 2 '/ , e la conversione del 4 */, per cento in 3 fr. 25 di quella nuova rendita 2 */, per cento. Però vi sa rebbe un aumento del debito capitale. Quanto alla economia che ne ritrarrebbe il bilancio, essa rag giungerebbe gli 85 milioni, mentre la conversione in 3 per cento darebbe da 75 a 80 milioni e in 3 */, per cento 68 milioni circa.
Non vi sono probabilità perchè il progetto del Neymarck sia preferito ; anzi, secondo le ultime no tizie il ministro Burdeau proporrebbe la conversione del 4 V , in 3,30 per cento. Mancando ancora no tizie precise sul progetto del Governo ci riserbiamo di tornare sopra questo punto appena sarà noto ; intanto sarà utile di vedere quali sono le condizioni del mercato nelle quali la conversione del 4 */t verrebbe effettuala.
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pento ; le società di credito danno un interesse de- I risorio ai loro depositanti; i rip o rli in borsa pagano, di regola, appena le spese di senseria degli agenti di cambio ; il 3 per cento rende ora 3,01 per cento; le obbligazioni delle sei grandi compagnie ferroviarie francesi danno appena il 2,85 a il 2,90 per cento, eec. Y i è adunque in Francia abbondanza enorme di capitali disponibili, penuria di impieghi e di titoli seri che rendano più del 5 o del 3 '/* per cento e ribasso generale de| saggio dell’interesse; tali sono i principali tratti caratteristici del mercato francese.
Ma non basta; si confrontino tra loro le rendite degli Stati e si vedrà come la conversione del 4 */» francese avverrebbe in condizioni favorevolissime. Invero il 2 5/ t per cento inglese, succeduto al 3 per cento convertito, tocca il pari, il 2 '/ , vale 97 fran chi; il 2 */, per cento olandese è vicinissimo a 86 franchi ; il 2 ‘ /, per cento belga è a 97,50 ; i 3 */, belgi valgono, secondo la serie,'104 e 103 ; il 3 per cento belga è a 102 franchi, cioè quasi allo stesso corso dei fondi 3 */s destinati a una prossima con versione; il 3 per cento svizzero 1890 vale 97 fr.; il 3 1/t federale 1887 si negozia a 1 0 7 ; i 3 */s per cento 1888, 1889 variano intorno a 102 e 103 franchi. Forse che può temersi che i capitalisti fran cesi impiegheranno i capitali in fondi russi ? Non è credibile, perchè ne posseggono già da 6 a 7 m i liardi ; di più le rendite russe 4 per cento, sono al pari, e presto o tardi, convertibili ; i due 3 per cento russi rendono appena il 3,65 per cento. Ed è inutile continuare perchè e le rendite coloniali inglesi e quelle americane sono al disopra del pari ; perfino la China e il Giappone non offrono condi zioni favorevoli ai capitalisti che volessero ottenere un reddito elevato; il 5 per cento chinese 1889 vale tra 104 e 105 per cento; il 7 per cento giap ponese 1873 si negozia intorno a 105 per cento.
Insomma il credito dei paesi di primo ordine - Inghilterra, Belgio, Olanda - tende a un saggio di capitalizzazione inferiore al 2 */, per cento ; i paesi che vengono in seguito, come la Svizzera, la Nor vegia, la Svezia, hanno un saggio di capitalizzazione
i 1 i* e »il ^ /* Per cent0> 1 fondi egiziani ren dono il 3 /, per eento. E naturale quindi che la conversione del 4 / , francese sia considerata in questo momento opportunissima, tanto dal punto di vista del bilancio, come da quello del credito pub blico. Rimane a vedere quale condizione verrà fatta ai detentori del 4 * /i per cento.
I Probi-viri per l’ industria agricola1}
HI.
Se si incontrano già molle difficoltà in ordine al contratto di lavoro delle industrie manifatturiere quando si voglia affidare a una magistratura spe ciale, com’ è quella dei p ro b i-v iri, la risoluzione delle controversie che per effetto del contratto di a vero possono sorgere tra le parti interessate, non v e alcun dubbio che quelle difficoltà si accrescano
) Vedi il numero 1026 dell’ Ecotioì/lista*
quando si passa ai contratti agrari. Nessuno può disconoscere infatti le grandi differenze che in or dine al contratto di lavoro intercedono fra i lavo ratori agricoli e gli operai delle altre industrie. A questi ultim i - osserva la relazione - si accostano, sotto un certo aspetto, i braccianti dell’ agricoltura a lavoro non fisso, che salgono come si è veduto a più di 2 m ilioni e mezzo e di cui v i è un nu mero grandissimo nel Lazio, in Basilicata, in Ca labria ed in Sicilia. La loro mercede (computata in media a Lire 1,50 al giorno, calcolando che si lavori per due terzi dell’ anno) è per lo più pa gata in danaro, sebbene talvolta l’ operaio riceva anche il vitto, come in alcune località della provincia di Foggia, o una parte del vitto, come in Piemonte, dove gli vien somministrato il vino quando attende alla zappatura delle v iti, alla falciatura del maggengo, alla mietitura ed alla trebbiatura ; oppure altri pro dotti, come la legna da ardere (operai che im m i grano dall’Appennino nell’ isola d’ Elba), oppure pre stazioni di pane, olio, sale od una minestra di le gumi, come in taluni luoghi della regione Meridionale Adriatica. Siffatti lavoratori, che si impegnano a giornata, o lavorano a cottimo, dove meglio loro talenta, compiuta l’ opera quotidiana si raccolgono, come per esempiò i braccianti disobbligati della Emilia, nel capoluogo del Comune, o nella frazione, oppure in piena campagna, in case poderali delle quali pagano il fitto.
Ma per i quasi tré milioni di lavoratori agricoli a lavoro fisso, la differenza con gli operai delle in dustrie si accentua, perchè tutta quella enorme massa (formata dagli agenti di campagna, dai casari, bi folchi o gualani, cavallari, vaccari, famigli, castaidi, mandriani, risai, piloti, butteri, campari, braccianti obbligati della provincia di Rovigo e dell’ Emilia, capoccia, guardiani, curatoli, sotto-curatoli, servi di campagna, massari, garzoni, e da altri, distinti con altri nomi, che variano non solo a seconda dell’im piego, ma anche a seconda delle regioni) è costi tuita da persone che s’ impegnano a lungo termine a mese od anno civile, o colonico, che vivono sparse, ricevono ordinariamente il loro salario, indipendente mente dalla quantità di lavoro eseguito, parte in denaro, parte in derrate (vino, latte per l ’uso gior naliero, legna, ecc.) o sono ammesse a partecipare a taluni prodotti, ad una interessenza nella vendita di altri ed a godere pure, totalmente o parzial mente, di uno spazio di terreno, oltreché dell’ abita zione, a fruire dell’allevamento di pollame, di suini, dei bachi da seta.
Quanto alla prevalenza, secondo le regioni, dello operaio fisso sull’ avventizio, si rileva dal censi mento del 1881 che in Piemonte, nell’ Umbria, nelle Puglie e in Sardegna 1’ operaio si fissa almeno per un anno nello stesso luogo.
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ohe nel contratto stesso trovano la loro origine, difficilmente hanno un grande valore. Queste con siderazioni tenne presente ¡I legislatore, quando (issò in L. 200 il beute massimo, deU.i competenza de;
p robi-viri nell’ industria.
Invece nell'agricoltura è frequentissimo - osserva la relazione - il caso che un lavoratore si impegni per sei mesi, per un anno di guisa . che, anche se • il salario è relativamente più bosso, la controversia, rappresenta spesso un valore maggiore delle due cento lire. Perciò il disegno di legge stabilisce la' : competenza dei probi-viri per le controversie tra chi loca l’ opera del lavoratore agricolo e il lavo ratore, che la presta, in L. 500. Per giustificare talé cifra la relazione cita le cifre relative ai salari degli agenti di campagna, dei fattori e simili ; e senza discutere sul più o sul meno, può dirsi che il lim ite di 500 lira per un primo esperimento pare accettabile.
Ma l’ industria rurale dà luogo a una infinita varietà di relazioni tra gl’ interessati, che non si riscontra nello altre industrie. È ciò un portato delle condizioni locali, tra cui il clima, il genere di col tivazione, il grado di eccellenza che questo ha rag giunto, la natura del terreno, la vicinanza e qualità del mercato.
T o lti gli agricoltori che fanno fruttare con le loro braccia il terreno di loro proprietà e che ascendono a 1.325.879 e sono particolarmente numerosi in Piemonte, nella Liguria, negli Abruzzi, in Basilicata, e in Sardegna, tutte le infinite varietà degli a:,zi detti rapporti si riducono a tre specie: la coltiva zione per mezzo di salariati, I’ affitto e la parteci pazione al prodotto, che nella sua forma più semplice dà luogo alla mezzadria, e negli altri casi diventa un salario, cioè una parte di salario, in natura. Queste forme nella loro costituzione, nella durata, negli obblighi rispettivi delle parti e per l’ intrec ciarsi delle une alle altre, possono dar iuogo a molte modificazioni.
Il volume sui Contratti agrari più volte citato rende conto della varia applicazione che hanno quelle tre specie e le molteplici sottospecie di rap porti tra proprietari di terre e coltivatori, e noi rin viamo i lettori, desiderosi di notizie su cotesto ar gomento, al riassunto che a suo tempo abbiamo fatto di quella pubblicazione (si veggano i num. 911,915,916
da\\’ Economista). Ora, avverte la relazione che spe
cialmente circa le controversie nascenti dai con tratti agrari è da osservare che, malgrado tutte le simpatie che circondano i probi-viri, malgrado gli evidenti vantaggi che dalla estensione di essi anche all’ agricoltura possono derivare, è necessario far sì che la istituzione non dilaghi, invadendo tutto il campo dei rapporti giuridici, ma si mantenga entro giusti confini,
I probi viri sono (o almeno dovrebbero essere) persone tecniche, ed è pei; la conoscenza che essi hanno delle condizioni locali in cui versa 1’ agri coltura, che il campo naturale in cui può svolgersi utilmente la loro attività è quello delle questioni di puro fatto e quello in cui si tratta di determi nare ed applicare le consuetudini locali. L ’ orbita in cui devono aggirarsi viene ad essere così pre cisamente segnata dalla natura stessa della istitu zione; quindi, nè può sorgere alcun timore discon finamenti, di invasioni pericolose, nè si dà addentellato ad allegare la incompetenza, la mancanza di
suffi-ciente preparazione nei probi-viri, dappoiché nessuna affermazione potrebbe avére più autorità di quella di un collegio di proprietari e lavoratori del luogo, quando si tratti di consuetudini e di questioni rii
fatto. ).
Anche in quésti lim ili il Codice Civile appresta copiosa .materia ai probi viri. .Circa l’ enfiteusi, ad esempio, definire se I’ enfiteiita abbia o no adém
piuto all’ obbligo di migliorare il fondo che gli im pone l’ari. 1556; se lo abbia deteriorato, rèndendo così possibile la devoluzione, giusta l’ ari. 1565, e questione di fatto; se la parte del fondò enfitèutiéci perita è notabile o no, allo scopo della retròcessiònè del fondo al concedente (art. 1560) è pure un giudizio di fatto, che non sarebbe censurabile ìu Cassazione (Bianchi, Corso di legislazione agraria, voi. 2°, p. 166). Apprezzare i miglioramenti dallo enfiteuta fatti al fondo enfiteutico e valutare il com penso che gli è dovuto (art. 1566) tanto quando si tratti di devoluzione per colpa di lai, quanto allorché la devoluzione avvenga per scadenza del termine fissato, è pure questione di fatto.
In materia di locazione, il decidere in pratica se un fondo possa dirsi del tutto incolto e se quindi (art. 1571) la locazione fatta col patto di dissodarlo e di ridurlo a coltura possa estendersi a un tempo maggiore dei 30 anni, è questione di fatto, e gli apprezzante iti che venissero emessi in proposito dai giudici del merito (Bianchi, ib. p. 257) non sareb bero censurabili in Cassazione. Del pari, decidere se i vizi e i difetti della cosa locata ne impediscano 1’ uso, o se da essi provenga qualche danno al con duttore (art. 1577) e, nel caso di distrazione par ziale della cosa locala, valutare i fatti per deter minare quale (art. 1578) delle due azioni possa esercitarsi ed accogliersi; se quella dello sciogli mento del contratto, o 1’ altra di diminuzione del prezzo, sono questioni di fatto. Parimente, valutare se, agli effetti della risoluzione del contratto (art. 1595) una delle parti abbia mancato alle sue principali obbligazioni, come, per 1’ art. 1583, se il conduttore non si serva della cosa locata da buon padre di famiglia, o, in mancanza di convenzione, per 1 uso die può presumersi secondo le circostanze ; decidere se le riparazioni (art. 1605) siano cagionate da ve
tustà o da forza maggiore, perchè dal sostenere le spese occorrenti sia esonerato l’ inquilino.
Ai probi-viri potrebbe essere opportunamente at tribuita l’ applicazione dell’ art. 161-4 relativo alla diminuzione od all’ aumento dei fitti, quando nei contratti si sia dato ai fondi una maggiore o m i nore estensione di quella che realmente hanno. Gonne giustamente osserva il Cavalieri, siffatte controversie si aggirano sempre sopra conteggi, con cui la scienza del 'diritto ha ben poco da vedere.
14 gennaio 1804 L’ E C O N O M I S T A
E si .potrebbe continuare quésta .esemplificazione dei casi nei quali occorre .un giudizio di fatto^cqji può benissimo esser dato da un collegio di probi
viri, passando, ad èsempio, alla’ mezzadria ; lina (¡i
pare ,che basii il fin q u i detto per convincere U e tjtìri della larghezza del campo d’ azione dei probi-viri.
Quanto al limite di valore da assegnarsi alla, com petenza del Collegio, la relazione .osserva che la re munerazione del lavoro manuale nell’ agricoltura, prende soventi volte la forma non già del contratto di salario, come di regola avviene nelle industrie, bensì quella (lei diversi contratti agrari, nelle indu strie, dove la partecipazione ai benefìzi ,ed altre forme di remunerazione non sono che eccezioni, il salario è ia retribuzione ordinaria normale. Ma nella agricoltura, ¿e si limitasse la competenza dei probi
viri al solo contratto di salario, milioni di lavora
tori, che son poveri al pari dei braccianti, ma sono remunerati con varie forme di partecipazione al prodotto (locazione, mezzadria, enfiteusi) rim a rre b bero privi dei benefici della nuova istituzione e sof frirebbero una ingiusta disparità di trattamento. E se altri argomenti non esistessero basterebbe questa sola considerazione per giustificare T estensione della competenza per materia che il progetto di legge at tribuisce ai probi viri per 1’ agricoltura.
Ora tutte le volte che si tratti di un contratto agrario il cui valore annuo non superi le 500 lire, e che il valore della controversia che da esso sorge non ecceda tal somma si può ritenere che il con tratto agrario mascheri un vero e proprio con tratto di salario. Quindi in queste controversie non gravi ma pure considerevoli di numero, i probi
viri, l’ intervento dei quali dovrebbe però sempre
essere limitato, per le ragioni esposte, alle questioni di fatto ed alla determinazione ed applicazione delle consuetudini locali, possano, con lo spirito di equità da cui sono animati, con la conoscenza che hanno delle condizioni locali e dei modi in cui si esercita praticamente l’agricoltura, rendere u tili servizi.
Tali sono le linee generali del progetto sui probi
viri per 1’ agricoltura ; di altre disposizioni riguar
danti o la formazione delle liste elettorali o argomenti secondari non crediamo necessario di occuparcene ora. Nostro scopo è stato soltanto quello di indicare la indole della ideata magistratura e la sua sfera di azione ; perciò abbiamo omesso anche alcune os servazioni critiche, che saranno più opportune se il progetto, riveduto dall’ attuale Ministero, verrà in di scussione nel Parlamento. (Fine).
Rivista Bibliografica
Francesco S. Nitti. — La popolazione e il sistema
sociale. — Torino, Roux, 1893, pag. 212 (L. 3,50).
Nella bella lettera con la quale il Nitti dedica al prof. Achille Loria questo suo libro, si legge: « Te nendo presente ciò che si è scritto finora, ho cre duto di occuparmi della popolazione con una obiet tività assoluta. Nella prima parte di questo libro ho dimostrato come quasi tutte Ir dottrine demografiche più importanti, derivino direttamente dall’ ambiente che le produsse, e nella seconda ho cercato con la esperienza della biologia, della statistica e della
eco-I- ndmia, di formulare quella che io crédo la vera i legge ài popolacene ». Tale è stato il proponimento del prof. Nitti, e da esso deriva ■ la divisióne dell opera iri due lib ri, il pritìio dei quali è destinato all esame delle cause storiche delle dottrine econòmiche sulla popolazione è i l secondò' alle relazioni tra la popo lazione o il sistema sociale. Séritto in una forma i faeilè e' attraente questo: stùdio sulla popolazione, che vorrebbe essere una scientifica confutazione della : teorica roalthusiana, sarà cèrto letto pon interèsse dai cultori dell’ economia e della statistica ; ma ère- diamo che essi difficilmente troveranno una pagina del libro, la quale non offra motivo a controversie, non sollevi òsseiva'zioni critiche di vario peso e non riv e li uno studio alquanto affrettato' dell’ argoménto. Comprendiamo benissimo che ai nostri giorni anche gli economisti, i giovani specialmente (pur troppo!) sono stimolati da troppe Cause a Scrivere affrettata- mente, ma il N itti col Socialismo cattolico ci aveva abituati a ricerche ponderate, a dimostrazioni accu rate e a una lodevole prudenza nei giudizi. Invéce nel presente libro abbondano un po’ troppo le af fermazioni non seguite da prove, le critiche fretto lose e i giudizi assòluti. Questo diciamo facendo completa astrazione dalla tesi sostenuta dall’Autore, sulla quale non crediamo di doverci pronunciare qui, precisamente perchè, per accettarla o respin gerla, occorrerebbero lunghe discussioni, che non possiamo intraprendere in queste colonne. ,
È contestabile, ad esempio, fin dalle prime pagine l’ affermazioné che la legge malthusiana delia popol azione sia if capo saldo lìcita dottrina individualista. Il Wagner, che pure accétta la teoria del Malthus, il Kautski e altri, socialisti chQ né ammettono tutta la importanza non sonò certo seguaci dell’ individua'- lismo, mentre seguaci di quest’ ultimo che respin gono al pari del N itti, e sia pure per ragioni diverse dalle sue, la dottrina mafthusiaua, non mandano di certo. Nè sarebbe difficile trovare frequenti contrad dizioni di pensiero nel N itti, il quale evidentemente si è trovato in preda “ a due fòrze opposte ; 1’ una, che lo attirava verso Malthus e la realtà effettiva delle cose; l’altra, che- Io trascinava a considerare il futuro ipotètico e a formulare una legge b i po polazione per le società avvenire legge che è pre cisamente formulata dall’Autore con queste parole ■: « in ogni società in etti ìa individualità sarà forte mente sviluppata, ma in cui il progresso della so cializzazione non smorzerà l'attività individuale ; in in ogni società in cui la ricchezza sarà largamente suddivisa e in cui le cause sociali di disuguaglianza saranno eliminate da una forma elevata di còòpe- razione, la natalità tenderà a equilibrarsi con le sussistenze, ej finito i t periodò di pròl|fèrazionè d i sordinata e incosciente, noi entreremo m uri periodò di proliferazione ordinato e cosciente, ove lè varia zioni ritmiche ’ della eVóluzione demografica, non avranno come pèr il passalo nulla di pauroso e di terribile. » Aspettando che si verifichino tutte quelle belle cose, potrebbesi intanto chiedere, qual’ è' la tendenza che dimostra ora la popolazione e quale quella che ha dimostrato finora ?
il Nitti crede che il fenomeno della iperpopola- zione sia moderno, trova che ,le due progressioni malthusiane sono false, l’ errore fondamentale del Malthus consistendo nell’ aver confusoTaccrescimentò
reale con l’ accrescimento potenziale. Alla teoria bio
L’ E C O N O M I S T A 14 gennaio 1894
Rivista Economica
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del Loria e d’ altri, tenta di sostituire una teoria eco- ..nomina- io»ìmpgiHo sociologica; perchè concorrono a determinarla altri;. elw jietfii'òltre: quelli economici, e. „ secondò-ossar dsìpopoiaziehé- non W' oli e' la 'risaltante .osdelJa ¡¡eostitueitíñe ieconoMtóa;4iSe: in « q ö tis ttf-'# ö n a i
grande powertò .accanto a una grande agiatezza si ,. avrà utur ;pSrohferaziónè;disO¥dinaiav incosciente ed' è quella ohe si . è avuta; specialmente ÈPeF^seebfò ^»ñe- ; '.sente,se invece là< tendenza! è verso4 iin ii!minore'disu- guagiianza deile^fortune, la .-popolazióne trodii'ñn .-i freno! ne l suo,stessobenesséfe relativo. ;È: il sistema , sociale, adunque,.ohe dàmrtdrrizzo alla popolazióne ; la teoria biologica dello Spencer non Ita valore elio i,vÌ8i'rtjnantOi-< rientra nella teoria-'sociologica, ossia in quanto lo sviluppo delle individualità .conduce a una ; minoro differenziazione economica.
I l libro del N i Iti merita certamente d’eàser letto, perche è interessante e istruttivo ; Soprattutto ha il ; pregia di. invogliare'allo studio dèlie molteplici que stioni che in esso sono trattate più o meno profon
damente. , '
e ;Ma:ri¡ lettere non'deve HaSéiarsr sedurre dallo stile vivace dello .scrittore, nè accettare senza esame le sue-opinioni ^esserci paiono suscettibili di troppe .¡•correzioni perchè l’ avvertimento non sia, in cotesto
: jeaso;Vii speciale utilità e. necessità.
Dr. G. von Schulze Gävernitz, -b- Social Peace. A study
, .i. oß tlie Trade Union movement irt England. - London,
i - Swan/¡Sonnenschein” find O 0, 1893, pág. X X -300.
È Ìa.traK]uzione,daUedesea,!in parte abbreviata, del- Topera pubhìipala nel4 8 9 0 in due volumi, sulla pace sociale in Inghilterra, ossia spi vari, melodi ai quali è stato fatto'ricorso in quel paese per raggiungere la pàce, relativa, s’ intende, fra le classi sociali. Nella traduzione, che,ora annunziamo,, è conservata tutta o qqasi Jp, parte dell’ opera «he ha importanza dal punto di vista economico ciò. che riguarda gli altri Im p è lli della vita inglese ,è stato omesso e il libro è, co&V maggiormente accessibile al gran pubblico. Anche4 ridótta a proporzioni modeste, I’ opera del dr.-.von Schulzer GSyerniiZ è certamente; di .molto ìhtórp-^se ¿Vèr chi voglia studiare, il movimento m i o -
nista^ ossia la formazione, e lo . sviluppo delle asso-
‘’ciàzionÌ’ operaie’ inglesi nelle: grandi .industrie e la ‘ .ìe’gistazIpheVsullqJàbb.ricb.o,
' V opera è divisa i,n .due parti ; la prima, offre
una ras,segnq 'generale', delle condizioni industriali dell’ Ingliìftèrra al principio del X IX secolo. Questa rassegna .è, stala ¡fatta ormai più volte, ma I’ Autore Ini saputo presentare con vivi colori la condizione degli intpprenditori e degli Operai prima e dopo il sorgere della grande industria. Nella seconda ; parte disdica ta a Ha pace industriale, sono esposti lar
gamente il.passaggio da! sistema patriarcale nelle "jndùstrfé1 àir.mjprve.ntqL delio ,Stato mediante le leggi -■ ¡saliti fabbrfènè, g li effetti della libertà di associa
zione, le condizioni delle grandi industrie del ferro, del carbone e delle industrie tessili, dei lavoranti comuni, dello sciopero dei docks nel 1889 ecc. 'R itti quésti'‘VàfiJ argoménti presentano un , grande interessa per chi si occupa dei problemi del lavoro e sonò trattati. culi molta competenza.
La Relazione della Commissione fe rro v ia ria in In g h ilte r r a .— L’ inchiesta Sulle Bo'rse ih Germapid- —
Regolamento doganale per l ’E ritre a . — I l raccolto delle castagne nel 1893. .,!a
V, " ... .. ; ¿y ;i¡
La Relazione della Commissione ferroviaria in Inghilterra. — La Commissione pá H a mentare., .in
caricata di fare una inchiesta sul modo cpi quale funziona la nuova tariffa generale delle ferrovie, ha pubblicato il suo rapporto. Se le conclusioni alle quali essa è -venuta sono in massima soddisfacenti per i negozianti, gli industriali e gli altri, che si sono lagnati del modo col quale le Compagnie hanno interpellate a loro esclusivo vantaggio le stipula zioni della nuova tariffa, non pare tuttavia che la Commissione abbia ancora trovata la formala, se guendo la quale si risolverebbero tutte le discus sioni che può sollevare la questione del costo dei trasporti ferroviari. « La Commissione - dice il Rap porto - non è d’ avviso che sia stata intenzione del Parlamento che le Compagnie elevassero del 5 0|0 in blocco tutte le tariffe non soggette a concorrenza allo scopo di compensare, a loro profitto, le dim i nuzioni che esigeva da esse su certi capitoli delle ta riffe, dei quali non gli sembravano nè giuste, nè ragionevoli. Le deposizioni fatte davanti alla Com missione da un gran numero di commercianti, venali da tutti i punti, si lagnano tutte dell’ aumento del costo dei trasporli, e affermano che questo aumento non si è limitato al a 0¡0, ma che è salito spesso fino al 20 0(0 e, in certi casi, anche fino al SO 0|0 Si move pure lamento per la soppressione di molte concessioni speciali, e per una modificazione gene rale in un senso svantaggioso per le condizioni del traffico. Le Compagnie, mediante i loro direttori, hanno risposto a queste diverse lagnanze, dichiarando che esse hanno già ricondotte le tariffe ad un li vello, che non oltrepassa il 5 0|0 di aumento, che e dovunque ciò non è già cosa fatta, si prosegue lo studio, e che le diminuzioni verranno applicate il più presto possibile ».
La Commissione fa osservare che questa misura da sola sarebbe insufficiente. Il Parlamento, auto rizzando un margine del 5 0|0 non ha avuto il pensiero che potesse esserne fatta una applicazione sommaria ed immediata ; esso ha piuttosto avuto di mira certe eventualità, quali un aumento di sa lari o un aumento del prezzo delle forniture, even tualità che non si erano certamente verificate quando le compagnie hanno inaugurata la loro politica di preteso equilibrio’ delle tariffe. La Commissione è d’ avviso, che bisognerebbe che i negozianti aves sero a loro disposizione altri rimedi contro l’abuso dei poteri che conferiscono alle Compagnie i ter mini della legge, che non sia quello di esercitare una pressione sulla pubblica opinione col mezzo del
Board o f Trade, o di fare appello alla clausola di
Ì4 gennaio 1894 L ’ E C O N O M I S T A 25
fioito, dimostra die T effetto di questa stipulazione è stato qeasi'tìiìllt), quanto n tra tta i ere le Compa gnie quando vogliono fare un aumento di tariffa; e la Commissione dichiara che è necessario di pren dere delle misure suppletive, aventi per scopo di tutelare i negozianti contro gli aumenti arbitrari di tariffe, anche quando questi rimangono nei lim ili dei »tassi»»» iscritti nella legge. Essa dunque, opina che tutte le volte che un negoziante crede di avere di che dolersi per un aumento di tariffa, e nel caso in cui la clàusola d' arbitramento non è bastata per condurre ad un accomodamento amichevole, il ne goziante deve avere il diritto di presentarsi alla Com missione permanente delle ferrovie, la quale, dietro esame, avrebbe qualità per decidere se I’ aumento è giusto o no.
L’ inchiesta sulle Borse in Germania. — La
Commissione d’ inchiesta ha compiuto i suoi lavori ed il Cancelliere ne ha presentato al Reichstag le conclusioni e le proposte per dar nuovo assetto alla legislazione relativa alla Borsa. Sì le une che le altre sono assai notevoli, e della massima importanza, perchè tendono a introdurre nel sistema attuale una severità finora non avuta mai, benché da lungo tempo fosse desiderata.
Nè, appunto per lo scambio di operazioni fra la Germania e l’ Italia, mancano di interesse anche
per noi.
Già, il regolamento per l’ ammissione, restringe questa di molto. Chi desidererà tale privilegio - diventerà davvero un privilegio - dovrà essere pre sentato da tre che garantiscano per lui moralmente ed economicamente, dei quali tre, ciascuno dovrà provare di appartenere alla Borsa da tre anni al meno, e, all’ occorrenza, versare una giusta cauzione per il suo raccomandato. Ottenuto il permesso di entrare nella suprema Buddhi, il fortunato borsista sarà vigilato da una Commissione di disciplina, la quale osserverà il contegno di lui negli affari : se inciti conoscenti a speculare, se faccia operazioni con gente in ristrette condizioni finanziarie, infine se egli si trovi in relazione o in troppo buone re
lazioni con giornalisti.
Non è poco veramente.
Quanto alla quotazione dei titoli, tanto a scopo di traffico che d’ informazioni, anche essa è resa ardua dalle disposizioni che dovranno riguardarla, se le proposte della Commissione saranno approvate.
In fatto di valori esteri, bisognerà impiantare in Germania casse speciali per la riscossione dei ver samenti ed il pagamento degli interessi ; e quelli, finché è possibile, dovranno essere in valuta tedesca.
Per le emissioni, oltre l’ ultimo bil rcio, dovrà in ogni caso esser pubblicato il riassunto dei tre bilanci precedenti. Qualora, poi, una Borsa tedesca rifiu ti un’ emissione estera, nessun’ altra fra le Borse tedesche potrà accecarla, finché quella non ne ab bia revocata I* esclusione.
Quando una Impresa qualsiasi si trasformi in so cietà per azioni, queste azioni non potranno essere quotate in Borsa se non dopo trascorso un anno dalla protocollazione nei registri di commercio. In ogni caso, per essere ammesse, il capitale è fissato ad un minimo di tre milioni di marchi per la Borsa di Berlino, e di due m ilioni per quelle di Franco forte ed Amburgo. E le Case emittenti sono diret tamente responsabili dei danni che possono derivare agli azionisti da informazioni false o da dati erronei;
responsabilità estesa non soltanto ai primi sottoscrit tori, ma ai portatori tutti quanti.
Più gravi sono le condizioni fatte agli affari a scadenza fissa, che ne resteranno ristretti e di mollo.
Per quelli che riflettono merci, starà ad arbitrio del Bundesrath, e senza obbligo di dirne i motivi stabilire se e su quali merci si possono eseguire operazioni di compra-vendita ; ed i nomi di eoloro die ne saranno legalmente abilitati verranno re gistrati e pubblicati in un albo speciale. L* iscri zione su questo costerà cinquecento marchi il primo anno, e cento ogni anno successivo.
Nè basterà ancora. Gli affari a scadenza, in merci conclusi da persone non registrate, non saranno va lid i, ed a chi li avrà istigati la Commissione mi naccia severe punizioni : particolarmente se si tratta di persone, la cui esistenza economica possa, da so verchia estensione di tali affari, essere compromessa. L ’ ultima proposta, infine, eguaglia, nelle conse guenze, gli affari a consegna di titoli e merci, siasi patteggiato di consegnarli e ricercarli in natura o di pagare soltanto la differenza del prezzo.
La severità delie conclusioni e delle proposte - e un più severo regolamento si prepara per gli agenti di cambio — ha messo a rumore e in agi tazione tutti i borsisti della Germania. La questione minaccia di uscire dal campo strettamente econo mico e va complicandosi con fattori che tendono a trasformarla in polemica politica, e perfino in an tagonismo di razza e di religione. Ma il Governo è forte ed energicamente risoluto. La Commissione d’ inchiesta fu istituita per ricercare le cause degli abusi cui le operazioni di Borsa diedero luogo u l timamente con tanti e si gravi danni, e proporne i rimedi più adeguati ed efficaci.
Ed essa ha data la sua risposta.
Ora il Governo, secondato anche dai poteri le gislativi, tende a realizzare questo voto : mantenere la Borsa con tutti i vantaggi che ne risultano al mondo economico ; ma sopprimere tutti gli abusi che essa ha potuto generare.
Regolamento doganale per l’ Eritrea. — È stato
pubblicato il regolamento doganale per I’ Eritrea. La linea doganale si estende dalle foci del Lebea fino a Ras Cas Corali, seguendo il lido del mare, non solo sulla terra ferma, ma anche lungo le isole Taulud e Massaua e le relative dighe.
Le merci non possono traversare di notte la linea doganale.
E permesso l’ approdo dei legni nel porlo di Massaua in qualunque o a.
Pei soli pi.oscafi è dr ì facoLà al ricevitore della dogana di permettere og li operazione d’ imbarco e sbarco anche durante la notte.
Qualunque operazione di carico, scarico e tra sbordo di merci è vincolata al permesso ed alle norme stabilite dalla dogana.
È altresì soggetto al controllo della dogana il transito delle merci per via di mare fra la terra ferma e le isole di Massaua e di Taulud e fra I’ una e T altra di queste isole.
Il Governatore della colonia può proibire 1* im portazione e l’ esportazione ed il transito di qual siasi merce ed anche ordinarne la distruzione, quando ne sia accertata la necessità per tutelarne la sicu rezza della colonia, la salute pubblica, I’ agricoltura e la pastorizia.
L’ E C O N O M I S T A 14 gennaio 1894 26
posti sótto la dipendenza dell’ ufiìuio tinanze ; .il ser vizio sanitario marittimo è alla dipendenza dell’ uf ficio interni.
I servizi vengono prestali da ufficiali di dogana., da commessi coloniali, da impiegati indigeni, dalla règia guardia di finanza e da ascari in sussidiò', da un nocchiero e marinai indigeni.
II ricevitore di dogana è, capo della dogana ed
esercita le funzioni di capitano di porto.
Il raccolto delle castagne nel 1893. — Il se
guente prospetto contiene il riassunto per regioni del raccolto approssimativo delle castagne nei 1893.
REGIONI AGRARIE e Regno Raccolto del 1892 Quintali Rapporto centesimale del raccolto del 1893 con quello del 1392 Raccolto del 1893 Quintali Piemonte . . ; v ... 338,210 106.31 380,826 Lombardia.. . . 142,221 64.49 91,724 57,796 83.38 48,191 Liguria... 418,299 93.59 391,470 E m ilia ... 183,380 64.49 118,388 Marche e Umbria .. 74,314 76.05 56,512 Toscana... 726,476 66.82 485,446 Lazio ... 48,4142 78 » 37,785 Meridionale adrjìat. 41,090 47.33 19,446 Merid. mediterranea 384,641 72.65 424,739 Sicilia... 30,768 118 » 36,371 Sardegna... . 4,712 79.16 3,730 Regno. ; . . . 2,670,855 78.43 2,094,628 wì
L’ AGRICOLTURA IN ITALIA NEL 1893
Nel 1893 si avvicendarono'i più strani fenomeni meteorici, influendo piu o meno sinistramente nel l’ economia agraria. Ad un inverno infatti asciuttis simo, misto a nevi e a geli, successe una primavera parimente asciutta senza pioggie, fino alla fine di maggio e con poche nel giugno. L ’ estate fu pure arida, ma non da per tutto, é netl’ autuuno prevalse una stagione umida che recò danni non lievi alle piante, specialmente alle v iti e ai castagni. Era na turale ch e : con queste condizioni anormali della temperatura, m olli prodotti venissero danneggiati. E fra questi ne risentirono spécialmente i foraggi, che raggiungendo prezzi elevatissimi, produssero per contraccolpo un forte ribasso nei bestiame è se gli agricoltori e allevatori previdenti poterono provve dere alla deficienza dei foraggi primaverili, si deve al Ministero di agricoltura e commercio, il quale consigliò nuove seminagioni estere, che produssero il loro scopo, tanto che il doverne potè sospendere i l provvedimento da mólti invocato di proibire l ’ esportazione dei foraggi, i quali anzi per coloro
che avevano accettato il suggerimento del Ministeró di agricoltura, furono u ii proventò per ■ là-ricerca-, che se he fece in Francia:
L ’ allevaniento del bàcó da seta fu favòritó dalla stagione e dette buoni resultati. Dalle indagini fatte dal Ministero di agricoltura resulta che la produ zione dei bozzoli nel 1893 avrebbe raggiunto nel Regno la cifra di oltre 46 milioni dj chilogr. per un valore di 196 milioni di lire; Nel 1892 la pro duzione ilei bozzoli arrivò appena a 34 milioni dj chilogrammi, essendo stata contrariata dalla scarsità della foglia, la quale essendo salita a prezzi molto elevati, consigliò molti produttori a gettar via forti partite di bachi, che già erano giunti alla metà dèi loro cammino.
lì raccolto del frumento che sembrava nella pri mavera minacciato dalla siccità, dette ottimi resul tati, superando le previsioni anche più ottimiste. Secondo le notizie raccolte dal Ministero di agricol tura, la produzione del frumento avrebbe raggiunto i 42 milioni di ettol. superiore cioè di circa due milioni a quella del 1892, ma inferiore a quella degli anni precedenti, ciò che dimostra che nella coltivazione di questo prodotto, che è il principale alimento di lutti i popoli civilizzati, vi è una pro porzione decrescente, che deriva dalla nessuna re munerazione della cultura del frumento. Infatti la sodisfazione per il buon raccolto fu attenuata dal rinvilio dei prezzi, che caddero ad un lim ile mai raggiunto, cioè a 19 lire al quint. ossia a 11 lire il sacco toscano di 50 chili, ciò che equivale a 3 lire e 66 centesimi allo staio toscano di 58 libbre. Con prezzi così bassi prelevando la spesa dei concimi, la quota proporzionale dell’ imposta fondiaria, e altre spese di cultura, cosa resta pel produttore?
Il raccolto dell’ avena raggiunse la cifra di etto litri 6 milioni e mezzo; circa 500 mila ettolitri più
dei 1892. _ r
La massima produzione si ebbe nel Veneto, Me ridionale Mediterranea, Meridionale Adriatica e To scana ; nelle altre regioni non si raggiunse la cifra del prodotto del 1892.
Il raccolto dell’ orzo fu in generale superiore a quello del 1892 e fu buono nelle Marche, Umbria, Meridionale Adriatica, Meridionale Mediterranea e Sicilia : inferiore nelle altre regioni.
Il raccolto del grano turco fu notevolmente su periore a quello del 1892 e si avvicinò ai 30 m i lioni di ettolitri.
Tutte ie regioni furono a questo riguardo in con dizioni favorevoli, ma più di tutte il Lazio, dove si ottenne il 140 per cento in confronto del 1892: se guono il Piemonte e le Marche (123 per cento). Toscana 119, Liguria 111, Emilia 109.
Solo la Sardegna, dove del resto tale coltura ha poca importanza, ottenne uu prodotto inferiore a quello del 1892, tanto che si ragguagliò ad 84,78 per cento.
Anche il raccolto della canapa fu favorevole e raggiunse 695,000 quintali di fibra contro quintali 646°000 ottenuto nel 1892.