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Rapporto Annuale Regionale 2010

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Rapporto Annuale Regionale 2010

Friuli Venezia Giulia

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Rapporto regionale 2010

Direttore regionale: Elda Ferrari

Responsabile della Redazione: Angela Forlani Redazione:

Paola Della Mura Laura Dizorz Roberto Ferman

Maria Gabriella Grasso Maurizio Larice

Silvia Malisan Paola Manicardi Mauro Morganti Iole Ornella Pusateri Barbara Sommella Dino Trevisan Fabrizio Vigini

Editing e supervisione Maura De Simone Marco Gitto

Raffaella Paluzzano

Stampato dalla Tipografia INAIL – Milano

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Rapporto regionale 2010 Indice

Prefazione 5

Parte prima 9

1.1 Quadro macroeconomico nazionale 10

1.2 Il contesto economico regionale 11

1.3 Le attività produttive 11

1.4 Il mercato del lavoro 15

1.5 Anagrafe imprese 15

1.6 L’azione di vigilanza sul territorio 17

Parte seconda 21

2.1 Il quadro del mercato del lavoro nel 2010: premessa 22

2.2 Gli indici infortunistici nell’ultimo triennio consolidato 2006-2008 28

2.3 L’andamento infortunistico in generale 34

2.4 Infortuni “in occasione di lavoro” e “in itinere”. Il rischio da circolazione stradale 37

2.5 Infortuni sul lavoro per Gestione tariffaria 39

2.6 Infortuni sul lavoro per Settore di attività economica 40 2.7 Infortuni sul lavoro per tipologia di azienda (artigiana e non artigiana) 51

2.8 Infortuni sul lavoro in un’ottica di genere 53

2.9 Infortuni sul lavoro per classi di età 58

2.10 Infortuni sul lavoro occorsi ai lavoratori stranieri 60

2.11 L’andamento delle malattie professionali 64

2.12 La customer satisfaction 68

Parte terza 73

3.1 L’attività prevenzionale: premessa 74

3.2 Attività di iniziativa nazionale 75

3.3 I principali progetti sul territorio regionale 75

3.4Il contributo delle consulenze tecniche 78

Parte quarta 81

4.1 Verso il Polo salute e sicurezza 82

4.2 Le attività dell’ex Ipsema: il settore navigazione marittima Inail 82 4.3 Le attività dell’ex Ispesl: il settore tecnico-scientifico e ricerca Inail 95

Indice delle tavole 97

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Prefazione

Chi getta semi al vento farà fiorire il cielo (Ivan Tresoldi)

Il 2010 ha visto l’INAIL rafforzarsi nelle proprie competenze per effetto dell’incorporazione dell’ISPESL (Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro) e dell’IPSEMA (Istituto di previdenza per il settore marittimo), confluiti nel nostro Istituto per dettato normativo (decreto legge 78/2010 convertito nella legge 122/2010) con il loro know how, le risorse e professionalità d’eccellenza, dando, di fatto, l’avvio al Polo salute e sicurezza che consente di realizzare concretamente il ciclo di tutela integrata del lavoratore dalla prevenzione al reinserimento e ricerca.

Nel territorio del Friuli Venezia Giulia ciò ha comportato che, accanto alla Direzione regionale e alle sette sedi territoriali, si sono aggiunti un Settore tecnico-scientifico e ricerca (ex Ispels), ora ubicato presso la Sede provinciale di Udine, e una Direzione compartimentale navigazione ubicata a Trieste (ex Ipsema), pertanto la quarta parte del volume è dedicata alla presentazione delle nuove strutture e delle loro funzioni al fine di descrivere quelli che sono diventanti i nuovi ambiti di azione dell’Inail.

La filosofia di fondo di questo nuovo assetto è del resto coerente con quanto stabilito dal c.d. testo unico della sicurezza (D.Lgs. 81/2008) che delinea un quadro istituzionale in cui gli attori pubblici della sicurezza e prevenzione agiscono in modo coordinato e armonico. Altrettanto coerente è la strategia adottata dall’Inail in Friuli Venezia Giulia negli ultimi anni che ha costantemente privilegiato la collaborazione interistituzionale e il dialogo con i cittadini e il mondo delle imprese. Ancora nel 2010 si sono rafforzate le sinergie con le Istituzioni e le Parti sociali al fine di sviluppare una rete virtuosa di rapporti – sia professionali che di supporto economico – che hanno consentito di intervenire in modo efficace e mirato per la promozione della cultura della prevenzione, l’assistenza e consulenza alle imprese, il finanziamento e la partecipazione attiva a progetti di ricerca e di formazione.

Di questi corposi interventi si trova traccia nella terza parte del volume che presenta una rapida panoramica sulle azioni di prevenzione messe in campo, tratteggiando le linee seguite da un’attenta programmazione che ha cercato di coprire l’intero territorio, coinvolgere lavoratori e aziende, giovani e cittadini, equilibrare gli interventi tra il mondo delle imprese artigiane e medio-piccole e attività produttive di maggiori dimensioni, in una

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parola, per un’azione di prevenzione condivisa, ragionata, equa e utile allo sviluppo delle aziende e alla sicurezza dei lavoratori del Friuli Venezia Giulia.

Il lettore che avrà la curiosità di addentrarsi nella descrizione dei progetti che abbiamo sviluppato lo scorso anno, noterà l’ampia e diversificata azione di prevenzione che ha visto l’Inail di questa regione accanto alle Istituzioni, alle Parti sociali e agli organismi bilaterali, in iniziative informative e formative nei luoghi di produzione e durante l’orario di lavoro, oppure coinvolgere gli studenti o ancora erogare contributi alle imprese. E anche finanziare spettacoli teatrali. Questa multiforme panoplia di interventi esprimono un entusiasmo e una fantasia che non sono comuni all’agire istituzionale e che si possono realizzare solo grazie all’impegno di tutti i colleghi e alla preziosa collaborazione che costantemente le Istituzioni territoriali, in primis, la Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, forniscono all’Istituto.

Quali i risultati di queste azioni di prevenzione?

Premesso che ci muoviamo in un ambito sperimentale e non scientifico, i riscontri li forniscono i dati, dieci anni di progressi e di continuo calo infortunistico: dal 2001 al 2010 in Friuli Venezia Giulia si è passati da 30.721 a 21.507 con un calo di quasi il 30%.

Certamente il fenomeno, anche se temperato dalle dinamiche occupazionali, è complesso e non ci è consentito stabilire relazioni direttamente proporzionali tra investimenti di risorse economiche e umane in prevenzione e un calo infortunistico, ma un dato lo vogliamo annotare: il clima culturale nella nostra regione sta cambiando. Per molti anni abbiamo seminato la cultura della prevenzione e ora possiamo ragionevolmente supporre di starne raccogliendo i frutti. Lo intuiamo quando organizziamo un evento che coinvolge i giovani, quando percepiamo l’atmosfera degli eventi che patrociniamo, quando vediamo fiorire iniziative sulla sicurezza che partono dalle associazioni o dai comuni. L’osserviamo sui volti di chi partecipa a eventi di sensibilizzazione come una mostra fotografica o uno spettacolo teatrale.

Tutto questo testimonia una crescente attenzione sia da parte dei lavoratori che dei datori di lavoro alla tematica della sicurezza che si aggiunge alla giustificata indignazione che scuote il paese ogni qual volta dobbiamo subire l’onta sociale di una vita che si spezza a causa del lavoro. Per questo insistiamo e continueremo a insistere a diffondere in modo sempre più capillare le azioni di prevenzione.

Voglio ricordare – aspetto tanto importante quanto poco conosciuto - che l’Inail accompagna le persone divenute disabili a causa di un infortunio o di una malattia professionale in un percorso di riabilitazione psico-fisica e di reinserimento lavorativo, familiare, sociale. A tal fine, anche nella nostra regione, l’Istituto rende più fruibili le case degli assistiti attivandosi per l’abbattimento delle barriere architettoniche e per l’installazione di attrezzature domotiche, allestisce speciali dispositivi guida nelle loro auto e fornisce pc e ausili speciali per praticare attività sportiva e agonistica.

In ultimo, quello che tutti si aspettano dal rapporto statistico di un istituto assicuratore, molteplici statistiche che descrivono il fenomeno infortunistico e tecnopatico. Quest’anno il rapporto regionale – nella sua seconda parte – contiene un’analisi particolarmente dettagliata del fenomeno infortunistico in Friuli Venezia Giulia per l’anno 2010.

In sintesi registriamo un calo del 3,6% del numero degli infortuni accaduti e tre infortuni mortali in meno in un quadro occupazionale praticamente invariato rispetto al 2009. Il calo complessivo nella nostra regione è superiore a quelli (più modesti) registrati nel nord est (-1,6%) e a livello nazionale (-1,9%) e può essere prudentemente valutato in termini positivi, anche nel confronto con gli indicatori relativi alla stagnazione del mercato del lavoro e alla sostanziale stabilità occupazionale descritte nella prima parte del volume.

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La pregiata analisi di dettaglio sul fenomeno infortunistico regionale – particolarmente estesa e approfondita, frutto dell’impegno della collega Silvia Malisan alla quale va il mio sentito apprezzamento – rappresenta che questo andamento positivo si registra per tutte le province, per ogni categoria di lavoratori e aziende e per tutte le diverse modalità di accadimento. A questo dato positivo bisogna però affiancare l’influenza della crisi economica: a livello nazionale si stima che nel 2010 la crisi abbia avuto sul piano dell’occupazione risvolti meno consistenti rispetto all’anno precedente, incidendo in termini di quantità di lavoro perduta per circa lo 0,7% (nel 2009 aveva inciso per circa il 2,9%).

Differente il trend delle tecnopatie: nel 2010 le malattie professionali denunciate in regione sono state 1.238 rispetto alle 1.182 dell’anno precedente con un incremento del 4,7% che evidenzia una risalita dopo il lento e progressivo decremento riscontrato negli ultimi anni, dato che bisogna leggere considerando che di queste solo il 62,1% sono state riconosciute.

Le pagine che seguono contengono questi e altri numerosi dati e riferimenti statistici ma non vogliamo mai dimenticare che dietro ogni numero si cela una persona che ha un volto e un nome. Ricordiamo Danilo, Ferruccio, Arturo, Antonio, Rudi, Nuri, Claudia, Giancarlo, Renata, Ivan, Sandra, Franco, Manuela, Elio, Andrea, Clemente e Paolo che sono morti nell’anno 2010 per il loro lavoro.

Elda Ferrari*

* Direttore regionale Inail Friuli Venezia Giulia

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Parte prima

Il quadro macro-economico

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1.1 Quadro macroeconomico nazionale

Nel corso del 2010, dopo il forte arresto registrato nel biennio 2008-2009, l’economia italiana è tornata a crescere, sebbene ad un ritmo sensibilmente più contenuto e in misura più moderata rispetto agli altri paesi dell’area euro. Dall’estate del 2009, data di inizio della ripresa ciclica, il PIL ha recuperato solo due dei sette punti percentuali persi nel corso della crisi globale.

Graf. 1 - Andamento PIL Italia 2008-2011

Fonte Istat

Il basso tasso di crescita dell’economia italiana è dovuto all’industria e al settore dei servizi, soprattutto quelli erogati dalle amministrazioni pubbliche che hanno risentito dei vincoli di bilancio.

A fare da traino alla modesta ripresa di attività è stato, in particolare, il settore delle esportazioni, in ragione della crescita del commercio internazionale. Dopo l’eccezionale contrazione subita nel 2009 (-18,4%), lo scorso anno le esportazioni italiane di beni e servizi sono cresciute del 9,1% in volume, sostenute da quelle di prodotti chimici e di mezzi di trasporto.

Di contro, la ripresa della domanda nazionale è stata modesta. Invero, i consumi delle famiglie italiane sono cresciuti solo dell’1% in volume, in quanto ancora fortemente condizionati dalla flessione del reddito disponibile e dalle deboli prospettive del mercato del lavoro. La spesa delle amministrazioni pubbliche, viceversa, si è ridotta dello 0,6%, a motivo, tra gli altri, degli stretti vincoli di bilancio previsti dalla normativa nazionale.

Inoltre, nel corso dell’anno si è registrato un sensibile incremento degli investimenti in beni strumentali (macchinari, attrezzature, mezzi di trasporto e beni immateriali: 9,6%), stimolati dagli incentivi fiscali. Il dato positivo, tuttavia, è controbilanciato dall’ulteriore contrazione della spesa in costruzioni (-3,7%):; per quanto nel 2010 si sia arrestata la caduta delle compravendite di abitazioni.

Sul piano dell’occupazione, gli effetti della modesta ripresa sopra descritta si apprezzano

-8 -7 -6 -5 -4 -3 -2 -1 0 1 2

II T 2008

III T 2008

IV T 2008

I T 2009

II T 2009

III T 2009

IV T 2009

I T 2010

II T 2010

III T 2010

IV T 2010

I T 2011

II T 2011

PIL

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in un aumento delle assunzioni a termine e a tempo parziale, mentre complessivamente l’occupazione è diminuita ancora, seppure a un ritmo inferiore rispetto all’anno antecedente.

In generale, la flessione dell’occupazione tra il 2009 e il 2010 è stata intensa nell’industria in senso stretto (-3,7% degli occupati), nei trasporti, magazzinaggio e comunicazioni (-2,4% degli occupati) e, infine, nell’istruzione (-1,5% degli occupati), mentre è stato registrato un incremento nei servizi domestici, nell’agricoltura e nella sanità (rispettivamente 2,3%, 1,7% e 1%).

Il tasso di disoccupazione è aumentato dello 0,9%, passando dal 7,8% del 2009 all’8,4%

nel 2010, restando maggiore nel mezzogiorno (13,4%, a fronte del 6,4% nel Centro Nord). Anche tra gli stranieri il tasso di disoccupazione è aumentato dello 0,5%1.

1.2 Il contesto economico regionale

Anche l’economia del Friuli Venezia Giulia ha conosciuto, a partire dal secondo semestre 2010, una moderata ripresa che ha contrassegnato l’economia dell’intero paese (crescita pari all’1,7%, dato superiore alla media nazionale, pari solo all’1,3%); come per quest’ultima, tuttavia, i livelli di attività e della domanda regionale restano inferiori rispetto a quelli registrati negli anni precedenti la crisi.

Nel dettaglio, la crescita delle esportazioni, che, come visto, ha fatto da traino all’espansione dell’intera attività nazionale, si è limitata a due terzi di quella riportata dal complesso del Paese e dal nord est, con una decisiva spinta da parte del comparto relativo alle aziende a elevato contenuto tecnologico.

Di seguito, al fine di dare maggiore chiarezza al quadro economico regionale, vengono riportati i principali dati relativi alle attività produttive più significative dell’economia del territorio.

1.3 Le attività produttive

Secondo le stime della Banca d’Italia e dei competenti uffici della Regione2, il valore aggiunto3 del Friuli Venezia Giulia (grafico 2) è stato determinato in massima parte dal settore economico dei servizi (72,6% del valore aggiunto totale), in particolare quello dell’intermediazione monetaria e finanziaria e delle attività immobiliari e imprenditoriali (37,7% del valore aggiunto totale). Il commercio ha costituito il 31,8% del valore aggiunto totale e, all’interno di questo settore, il comparto turistico ha determinato circa il 6,2% del valore aggiunto totale.

Il valore aggiunto dell’industria è stato pari al 25,1% del valore aggiunto totale; in particolare, il settore delle costruzioni è risultato il 4,8% del valore aggiunto totale.

1 Banca d’Italia, Relazione annuale 2010.

2 Banca d’Italia, L’economia del Friuli Venezia Giulia; Regione Friuli Venezia Giulia, Direzione Centrale Finanze e Programmazione – Servizio statistica e affari generali, Relazione economica del Friuli Venezia Giulia.

3 Il valore aggiunto misura l’incremento di valore che si verifica nell’ambito della produzione e distribuzione di beni e servizi grazie all’intervento dei fattori produttivi (capitale e lavoro).

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Graf. 2 - Valore aggiunto regione Friuli Venezia Giulia 2010

Fonte: Banca d’Italia

1.3.1 Industria

Nella media del 2010 la produzione industriale regionale è cresciuta del 10,5%. In corrispondenza a tale dato, le vendite delle imprese regionali hanno ripreso a crescere: il fatturato delle imprese industriali della regione, in media del 2010, è aumentato del 12,8%.

In particolare, elevati tassi di crescita della produzione continuano a riguardare l’industria della gomma e della plastica (+44,6% su base annua), del materiale elettronico ed elettrico (+31% su base annua), infine il comparto della meccanica, sia pure in misura inferiore (+12,4%).

1.3.2 Costruzioni

Il settore rimane, come nel resto del paese, il comparto in cui la ripresa appare più lenta:

nel 2010 il valore aggiunto ha registrato un andamento negativo (-2,4% rispetto al 2009), mentre solo a partire dal 2014 è attesa una crescita superiore a un punto percentuale.

Inoltre, secondo i dati dell’Agenzia del territorio, nel 2010 le compravendite residenziali in regione sono tornate a crescere del 4,6%, dopo essere diminuite per quattro anni consecutivi.

36,00%

31,00%

5,60%

20,30%

4,80%

2,30%

Settore economico dei servizi dell’intermediazione monetaria e finanziaria Commercio

Turismo

Industria in senso stretto Costruzioni

Agricoltura

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1.3.3 Servizi

Nel 2010 le imprese commerciali attive in Friuli Venezia Giulia sono rimaste sostanzialmente invariate, dopo il forte calo dell’anno precedente (-4,1%). Le aziende sono risultate in leggera diminuzione nelle provincie di Gorizia (-1,8%) e Trieste (-1,5%), invariate nella provincia di Udine e in lieve aumento nella provincia di Pordenone (1,3%).

Per quanto concerne la grande distribuzione, nel 2010 il numero degli ipermercati in regione è rimasto costante a sette unità, con una superficie di vendita di circa 48.000 metri quadrati.

Sotto il profilo dei trasporti, nel 2010 il complesso dei porti della regione ha evidenziato una lieve ripresa sia del traffico merci sia di quello dei container. Il flusso delle merci movimentate attraverso lo scalo di Trieste è aumentato del 3,2%, dopo essersi ridotto dell’8% nel 2009. Per quanto concerne i trasporti terrestri, invece, secondo i dati provvisori diffusi dall’Aiscat, nel 2010 il traffico dei mezzi pesanti nel tratto autostradale gestito da Autovie venete è aumentato dell’1,7% (in linea con la crescita del 2,2%

sull’intera rete nazionale), pertanto in lieve ripresa dopo la contrazione verificatasi nel 2009.

Infine, nel 2010 l’attività di trasporto merci presso l’aeroporto di Ronchi dei Legionari si è ulteriormente ridotta (-25,5%).

1.3.4 Turismo

Secondo i dati dell’Agenzia per lo sviluppo del turismo della Regione, le presenze turistiche in regione sono state pari a 8,6 milioni di unità, con un calo delle presenze italiane, mentre quelle straniere sono rimaste sostanzialmente invariate. Il turismo nelle località costiere, che costituisce circa il 72% delle presenze complessive, ha evidenziato una riduzione di oltre l’1% rispetto all’anno precedente; di contro, le presenze nelle località montane, costituenti quasi l’11% del totale, sono rimaste invariate.

Di rilievo il dato secondo cui, sia per la componente italiana che per quella straniera, maggiore attrazione esercitano le città d’arte della regione, che concentrano rispettivamente il 18,9% e il 15,1% delle presenze totali.

1.3.5 Export/Import

In linea con il dato nazionale, anche le esportazioni regionali sono aumentate in termini nominali dell’8,7%; tuttavia la crescita è stata nettamente al di sotto della media del nord est e del Paese (15,4 e 15,7% rispettivamente).

In particolare, la ripresa del commercio estero è dovuta ai principali settori di specializzazione dell’economia regionale: il settore meccanico, l’industria alimentare, della gomma e delle materie plastiche, del legno e della carta hanno tutti registrato un aumento delle vendite all’estero. Inoltre, le esportazioni regionali verso l’UE sono cresciute del 27,6%, recuperando la caduta dell’anno precedente in misura superiore a quella nazionale (15%).

Le importazioni sono salite del 23,4%, recuperando parzialmente la diminuzione dell’anno precedente (-30,1%). Il saldo positivo della bilancia commerciale è passato da circa 5.500 a 5.200 milioni di euro.

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Tav. 1 - Esportazioni/Importazioni 2009/2010 FVG

Settore di attività

Esportazioni Importazioni

2010 Variazioni

2010 Variazioni

2009 2010 2009 2010

Prodotti dell'agricoltura, della silvicoltura e della pesca

125 -16,6 21,9 373 -11,3 15

Prodotti dell'estrazione di minerali da cave e miniere

12 6,9 8,6 207 -24,9 21

Prodotti alimentari,

bevande e tabacco 472 -6,6 13,2 237 -15,4 10

Prodotti tessili,

abbigliamento 151 -33,2 19,9 113 -26,7 23,2

Pelli, accessori e

calzature 41 -16,1 34,2 54 12,8 16,9

Legno e prodotti in legno;

carta e stampa 358 -25,6 17,5 437 -26,5 24,5

Coke e prodotti petroliferi

raffinati 293 -54,6 189,9 150 32,7 253,1

Sostanze e prodotti

chimici 358 -2,5 21,2 558 -26,6 30,5

Articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici

30 12,2 0,1 14 0,3 1,9

Gomma, materie plastiche, minerali non metalliferi

592 -20,2 13,6 265 -12,4 23,5

Metalli di base e prodotti

in metallo 1840 -39,9 14,1 1419 -53,6 43,2

Computer, apparecchi

elettronici e ottici 293 1,2 25,9 393 -18 76,6

Apparecchi elettrici 822 -9,6 10,6 325 -9,2 4,3

Macchinari ed apparecchi

n.c.a. 3390 -19,1 5,7 801 -10,8 -5,2

Mezzi di trasporto 1462 22,1 -0,3 431 -13,3 -25,1

di cui: cantieristica 1305 30,2 1,8 113 -7,3 -59,1

Prodotti delle altre attività

manifatturiere 1380 -21,2 4,1 228 -10,4 23

di cui: mobili 1215 -22,5 3,4 129 -17,8 35,2

Energia e trattamento dei

rifiuti e risanamento 26 15,3 47,5 464 -63,5 118,7

Prodotti delle altre attività 28 -35,3 33 13 22,2 1,5

Totale 1674 -18,9 8,7 6483 -30,1 23,4

Fonte: Banca d’Italia

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1.4 Il mercato del lavoro

Nel 2010, l’andamento dell’occupazione in Friuli Venezia Giulia è stato migliore rispetto al Nord Est e alla Nazione, stabilizzandosi intorno al -0,1%.

A fronte di una popolazione complessiva in età lavorativa pari a 787.000, il numero complessivo degli occupati nel 2010 risulta essere pari a 508.000, di cui 218.000 femmine e 290.000 maschi (per approfondimenti v. par. 2.1).

Tav. 2 - Dinamica occupazione 2007-2010*

Territorio Var. % 2010/2008

Var. % 2010/2009

Italia -2,3% -0,7%

Nord est -1,9% -0,3%

FVG -2,6% -0,1%

Fonte: Istat

1.4.1 Cassa integrazione

Nel 2010 le ore complessive di Cassa integrazione guadagni (CIG), già quadruplicate nel 2009, sono aumentate ulteriormente del 46,6%.

In particolare, la richiesta di CIG ordinaria è fortemente diminuita (-39,9%) in quasi tutti i principali comparti della regione (meccanico, settore del legno e del mobile, ad eccezione dell’edilizia e dell’installazione impianti per l’edilizia, dove gli interventi sono raddoppiati).

Tuttavia, tale riduzione è stata compensata dal forte aumento di interventi straordinari e in deroga, che hanno raggiunto 19,3 milioni di ore, pari a circa 11mila occupati equivalenti.

1.5 Anagrafe imprese

Al 31 dicembre 2010 risultano attive in Friuli Venezia Giulia 98.464 imprese iscritte nei Registri provinciali delle Camere di commercio: raffrontando il dato con quello rilevato nel 2009, risulta una perdita di 330 unità (variazione negativa pari a 0,3%), migliore di quello dell’anno precedente, nel corso del quale la perdita è stata di 1.629 unità.

In decremento le imprese attive nel settore manifatturiero (-13,2% rispetto al 2009) per il quale si registra un numero di cessazioni nell’anno pari a 647.

Complessivamente, nel 2010 il Friuli Venezia Giulia è, assieme a Val d’Aosta, Emilia Romagna e Basilicata, tra le regioni con il più basso tasso di crescita delle imprese attive (0,4%). Tale dato risulta dall’operare dei diversi tassi di sviluppo di due componenti: da un lato, un calo delle attività imprenditoriali nei settori economici più tradizionali (agricoltura, trasporto, attività immobiliari, commercio, attività di ristorazione e alloggio);

dall’altro lato un aumento del terziario più avanzato (+0,7% per le attività di servizi, +0,9% per le attività professionali, scientifiche e tecniche, +1,7% per le attività di servizi di supporto alle imprese).

Nel 2010 le imprese in regione risultano costituite perlopiù in forma individuale, rappresentando il 62,6% delle imprese complessivamente attive, a fronte del 16,6% e 19%, rispettivamente, di società di capitali e società di persone.

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1.5.1 Portafoglio Aziende

Il numero delle Aziende assicurate nel Friuli Venezia Giulia è rimasto sostanzialmente stabile: al 31 dicembre 2010 ammontava a 65.294 unità, rispetto alle 65.234 dell’anno precedente, con uno scostamento percentuale pari al +0,09%. L’incremento è più lieve di quanto avvenuto a livello di macroarea Nordest (+0,29%) e a livello nazionale (+0,63%)

Tav. 3 - Portafoglio aziende per territorio

Territorio 2010 2009

ITALIA 3.309.598 3.288.893

FRIULI VENEZIA GIULIA 65.294 65.234 Trieste 11.423 11.391

Gorizia 3.553 3.611

Monfalcone 3.428 3.484

Udine 28.554 28.470

Tolmezzo 2.081 2.117

Pordenone 16.255 16.161

Fonte: INAIL – Datawarehouse

Per converso, le Posizioni assicurative territoriali in gestione a fine 2010 risultavano 77.723, a fronte delle 78.377 del 2009 (-0,83%).

Analizzando la composizione del portafoglio Inail a livello regionale per macrosettori di attività emerge un quadro, sostanzialmente coincidente con quello nazionale, in cui permane la chiara prevalenza del settore artigianato seguito da quello terziario, ambedue in lieve crescita percentuale sul totale delle posizioni, mentre il settore industriale conserva la tendenza alla flessione già registrata negli ultimi anni.

Tav. 4 - Posizioni Assicurative Territoriali F.V.G. – Settori di attività

Settore di attività 2010 % 2009 %

Industria 9.276 11,93 9.556 12,19

Artigianato 33.983 43,72 34.100 43,51

Terziario 31.100 40,01 31.219 39,84

Altre attività (credito, assicurazioni…) 2.092 2,69 2.171 2,77 Speciali (facchini, apparecchi rx…) 1.269 1,63 1.323 1,69

Non determinato 3 0,00 8 0,01

TOTALE 77.723 100 78.377 100

Fonte: INAIL – Datawarehouse

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Dalla tabella 5 - che riporta i dati delle Posizioni assicurative disaggregati per Sede territoriale Inail - emergono, anche dal punto di vista assicurativo, le differenze nel tessuto economico fra le varie aree della regione, con la prevalenza di imprese del settore terziario nell’area giuliana e isontina.

Tav. 5 - Posizioni Assicurative Territoriali F.V.G. 2010 per Sede territoriale

Settore di attività TS GO MONF. UD TOLM. PN

Industria 1.285 511 644 3.890 271 2.675

Artigianato 5.056 1.702 1.632 15.490 1.178 8.925

Terziario 6.196 1.886 1.861 13.328 889 6.940

Altre attività 353 155 91 866 131 496

Speciali 298 67 91 498 32 283

Non determinato 1 0 0 1 0 1

TOTALE 13.189 4.321 4.319 34.073 2.501 19.320

Fonte: INAIL – Datawarehouse

1.6 L’azione di vigilanza sul territorio

Nel corso del 2010 è proseguita la complessa azione di riorganizzazione e di innovazione relativa all’attività di vigilanza. Tale azione, declinata dalla competente Direzione centrale Rischi in ottemperanza dei dettati normativi e delle indicazioni del Ministero vigilante, è stata poi calata nel contesto territoriale regionale, attraverso l’elaborazione del Piano regionale delle attività di vigilanza per l’anno 2010, in modo tale da coniugare le esigenze di razionalizzazione con quelle di efficacia della funzione, avendo ben presenti i dati relativi ai decrementi occupazionali ed alle crisi aziendali di settore, in una parola il quadro economico-produttivo di riferimento.

Infatti la Direzione Regionale Inail Friuli Venezia Giulia si muove avendo la profonda convinzione che solo attraverso una vasta conoscenza delle diverse realtà territoriali, delle dinamiche del mondo del lavoro, delle mappe del rischio professionale, la funzione di vigilanza possa veramente ottimizzare i risultati del proprio lavoro, mettendosi al servizio di una comunità di riferimento che chiede presidio del territorio, contrasto ai fenomeni di illegalità e di concorrenza sleale, in un quadro difficile di crisi economica e di forte competitività.

Dal punto di vista organizzativo sono divenuti pienamente operativi i sette ispettori formati nel corso dei due anni precedenti, quattro dei quali sono stati destinati alla provincia di Udine, da tempo carente di personale addetto alla vigilanza; mentre sono cessati dal servizio 3 ispettori, per cui, alla fine dell’anno, il numero complessivo dei funzionari di vigilanza si è attestato a 12 unità, equamente suddivise sul territorio regionale.

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Sono state consolidate anche le funzioni di indirizzo e coordinamento in capo all’Ufficio di Vigilanza della Direzione regionale con un funzionario addetto esclusivamente all’assolvimento delle stesse.

In sostanza, il mutato assetto organizzativo che esce ormai da una fase “sperimentale”

per entrare a regime risponde ad un’esigenza sempre più avvertita di rendere l’azione di vigilanza maggiormente sensibile alle peculiarità del territorio di riferimento: le indicazioni centrali vengono infatti coniugate con le analisi territoriali in modo tale da rendere veramente efficace, snella e flessibile l’azione stessa.

Gli strumenti fondamentali per garantire l’assolvimento della funzione sono consistiti essenzialmente in un’accurata reportistica e nel rafforzamento di un sistema di intelligence strutturato su vari livelli tale da consentire l’incrocio di dati atto alla costruzione di griglie di analisi e valutazione al fine di definire concreti indici di irregolarità per un’azione più mirata e quindi più efficace.

L’azione ispettiva non può infatti che essere un’azione “a campione” se si considera il semplice dato che per le circa 65.000 aziende presenti sul territorio regionale hanno operato 12 ispettori: solo laddove la scelta venga diretta verso concreti indici di irregolarità il campione può essere particolarmente significativo.

In tal senso lo scambio di dati e di informazioni con altri soggetti istituzionali deputati all’assolvimento della funzione di controllo ha permesso anche di contenere al massimo la duplicazione degli interventi, in una logica di preventivo coordinamento e di minor

“intralcio” all’attività dei soggetti controllati.

La lotta all’evasione e all’elusione vede l’Inail regionale da diversi anni impegnato in prima linea nella messa in campo di tutte le energie disponibili e in stretta collaborazione con gli Enti che perseguono gli stessi obiettivi: Ministero del Lavoro e Inps in primo luogo.

Nel corso del 2010 il corpo ispettivo regionale ha portato a termine complessivamente 900 ispezioni su altrettante aziende, il 75% delle quali è risultato irregolare.

Come mostra il dato riportato in tabella 6 la percentuale di irregolarità ha subito alcune oscillazioni a seconda delle diverse realtà territoriali, variando da un 83% di irregolarità nel goriziano ad un 70% nell’udinese.

In linea con il trend degli scorsi anni, l’assoluta maggioranza di tali irregolarità ha rivestito natura sostanziale, sono cioè state riscontrate violazioni in tema di sussistenza di obbligo assicurativo, di soggetti assicurabili, di rischio assicurato e di retribuzioni imponibili. Molto contenuto invece l’accertamento di sole violazioni formali.

Sul fronte dei lavoratori, per i quali sono state riscontrare irregolarità e per i quali si è dunque provveduto alla regolarizzazione, siamo passati dai 2.018 (748 in nero e 1.270 irregolari) del 2008 ai 2.748 (685 in nero e 2.063 irregolari) del 2009, ai 2.352 regolarizzati nel corso del 2010 con un dato che si pone in un punto intermedio tra i risultati del 2008 e quelli del 2009.

Rispetto allo scorso anno tuttavia è notevolmente aumentato il numero dei lavoratori in nero, pari a 1.252, mentre è scesa, dimezzandosi, la quantità di lavoratori irregolari, attestatosi su 1.100 unità.

Il 2010 si chiude quindi su uno scenario in ripresa per quanto riguarda l’impiego di mano

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d’opera non regolarmente assunta, rispetto alla quale peraltro la definizione della legge 183/2010 - cosiddetto Collegato lavoro - ha portato finalmente un po’ di chiarezza.

Tav. 6 - Tabella di sintesi dei principali risultati dell’attività di vigilanza anno 2010

Fonte: dati Inail

Quanto al dato relativo alla dimensione aziendale dei soggetti ispezionati di cui alla tabella 7 il numero di aziende non rispecchia esattamente il numero complessivo delle aziende ispezionate in quanto tiene conto delle aziende con almeno un dipendente.

Delle 808 aziende visitate l’83% sono microaziende, cioè aziende nelle quali le persone occupate sono al massimo 9. Si tratta di una realtà molto estesa e capillare nel nostro territorio regionale, costituito da microimprese artigiane e commerciali, che contribuiscono a costituire l’ossatura del tessuto produttivo. La percentuale di irregolarità è stata pari all’83%. Le piccole aziende visitate sono state 121 con una percentuale di irregolarità pari all’85%, dato che sale al 100 nel caso di aziende medie e grandi per le quali tuttavia il numero delle ispezioni effettuate è sicuramente inferiore rispetto alle altre.

Tav. 7 - Tabella di sintesi delle aziende ispezionate per dimensione aziendale

Dimensione aziendale

Persone occupate

Aziende ispezionate

Aziende irregolari

Percentuale di irregolarità

Micro 1-9 667 553 83

Piccole 10-49 121 103 85

Medie 50-249 16 16 100

Grandi 250 e oltre 4 4 100

Totale 808 676 84

Fonte: dati Inail

Prov.

Aziende Lavoratori

Ispeziona

te Irregolari % Irregolari In nero Regolarizz ati

GO 131 109 83 396 53 449

TS 170 130 76 84 153 237

UD 395 277 70 417 717 1.134

PN 204 163 80 203 329 532

FVG 900 679 75 1100 1252 2352

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Tav. 8 – Stima premi recuperati anno 2010

Fonte: dati Inail

Prov. Stima premi

recuperati

GO 688.393 €

TS 74.332 €

UD 323.658 €

PN 936.727 €

FVG 2.023.110 €

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Parte seconda

Il bilancio infortunistico 2010

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2.1 Il quadro del mercato del lavoro nel 2010: premessa

Anche per il 2010, l’analisi del dato infortunistico non può prescindere da una preliminare contestualizzazione del fenomeno nell’ambito della generale crisi economica e della conseguente riduzione della quantità di lavoro (e della durata di esposizione al rischio di infortuni) determinata dall’andamento occupazionale, dalla riduzione dell’orario di lavoro e del lavoro straordinario, dalla minor quantità dl lavoro temporaneo e somministrato, dal ricorso alla Cassa integrazione guadagni (ordinaria, straordinaria ed in deroga).

A livello nazionale, alla luce dei dati Istat relativi alle ULA (Unità di Lavoro per Anno equivalente) , si stima che nel 2010 la crisi abbia avuto sul piano dell’occupazione risvolti meno consistenti rispetto all’anno precedente, incidendo in termini di quantità di lavoro perduta per circa lo 0,7% (nel 2009 aveva inciso per circa il 2,9%). Ne consegue che, a fronte di una flessione infortunistica generale del -1,9% (775mila denunce, pari a 15mila casi in meno rispetto al 2009), si stima che la riduzione reale degli infortuni – “al netto”

della componente del calo del lavoro – sarebbe di circa il -1,2%. Per quanto riguarda gli infortuni con esito mortale, con 980 casi denunciati (per la prima volta nella storia della Repubblica, meno di mille), la flessione reale sarebbe di circa il -6,2% invece che del 6,9%. Ovviamente, queste valutazioni risentono di una forte variabilità a livello territoriale, settoriale e di dimensione aziendale.

Secondo la rilevazione statistica sulle Forze Lavoro dell’Istat4, in un triennio caratterizzato da una forte contrazione occupazionale (14mila posti di lavoro persi dal 2008, pari al -2,6%), nel 2010 il quadro del Friuli Venezia Giulia si è sostanzialmente stabilizzato. Con circa 508mila occupati, la media del 2010 presenta rispetto al 2009 (il cd “anno della crisi”) una lieve flessione del -0,1%, in linea con il calo registrato nel nord est (-0,3%) e leggermente migliore di quello nazionale (-0,7%). La provincia di Udine è l’unica a registrare una ripresa occupazionale del +1% (oltre 2mila occupati in più rispetto al 2009).

4 L’Unità di lavoro o Equivalente a tempo pieno rappresenta la quantità di lavoro prestato nell'anno da un occupato a tempo pieno. Questo concetto non è legato alla singola persona fisica, ma risulta ragguagliato ad un numero di ore annue corrispondenti ad un'occupazione esercitata a tempo pieno, numero che può diversificarsi in funzione della differente attività lavorativa. Le unità di lavoro sono dunque utilizzate come unità di misura del volume di lavoro impiegato nella produzione dei beni e servizi rientranti nelle stime del prodotto interno lordo in un determinato periodo di riferimento (Sistema europeo dei conti, SEC 95).

Nell’ambito della rilevazione campionaria dell’ISTAT, condotta trimestralmente su un campione di quasi 77 mila famiglie, pari a 175 mila individui residenti in Italia, per “occupato” si intende la persona di 15 anni e più che soddisfa almeno uno dei seguenti requisiti: 1) avere un'attività lavorativa, anche se nel periodo di riferimento non ha effettuato ore di lavoro; 2) aver effettuato almeno un’ora di lavoro retribuita nel periodo di riferimento, indipendentemente dalla condizione dichiarata; 3) aver effettuato almeno un’ora di lavoro non retribuita presso un'impresa familiare.

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Tav. 9 - Occupati in Friuli Venezia Giulia - Medie 2008, 2009 e 2010. Per province e sesso (in migliaia)

Territorio Sesso 2008 2009 2010 Var.

10/09

Var.

10/08

Gorizia maschi 34 33 32 -2,5% -5,7%

femmine 24 24 24 0,9% 1,9%

totale 58 57 57 -1,1% -2,6%

Trieste maschi 52 52 50 -4,4% -5,3%

femmine 43 41 43 4,1% -1,9%

totale 96 93 92 -0,7% -3,8%

Udine maschi 137 132 130 -1,6% -5,1%

femmine 93 90 95 4,8% 1,8%

totale 230 222 225 1,0% -2,3%

Pordenone maschi 79 78 78 -0,5% -2,1%

femmine 58 58 57 -2,1% -2,9%

totale 138 136 134 -1,2% -2,4%

FRIULI VG maschi 303 295 290 -1,9% -4,4%

femmine 219 213 218 2,4% -0,2%

totale 522 508 508 -0,1% -2,6%

Nord Est maschi 2.966 2.904 2.896 -0,3% -2,4%

femmine 2.157 2.139 2.129 -0,4% -1,3%

totale 5.123 5.042 5.025 -0,3% -1,9%

ITALIA maschi 14.064 13.789 13.634 -1,1% -3,1%

femmine 9.341 9.236 9.238 0,0% -1,1%

totale 23.405 23.025 22.872 -0,7% -2,3%

Fonte: Istat

La sostanziale tenuta del quadro occupazionale è collegata alla ripresa dei settori dell’Agricoltura e dell’Industria in senso stretto, che, recuperando ciascuno oltre 2mila occupati, ritornano quasi ai livelli del 2008, bilanciano la continua perdita occupazionale del settore Terziario, solo parzialmente tamponata dal dato positivo dei settori del Commercio e dell’Attività alberghiere e di ristorazione (complessivamente, quasi 5mila occupati in meno rispetto al 2009 e 13mila rispetto al 2008).

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Tav. 10 - Occupati in Friuli Venezia Giulia - Medie 2008, 2009 e 2010. Per settori di attività economica e sesso (in migliaia)

Settori di Attività economica Sesso 2008 2009 2010 v.a.

10/09

% 10/09 Agricoltura caccia pesca (a -b) maschi 8,8 8,7 9,7 1,02 11,8%

femmine 4,5 2,5 3,5 1,00 39,4%

totale 13,3 11,2 13,2 2,02 18,0%

Totale Industria (c -f) maschi 134,2 130,3 133,6 3,22 2,5%

femmine 42,0 42,9 41,8 -1,10 -2,6%

totale 176,2 173,3 175,4 2,12 1,2%

di cui Costruzioni (f) maschi 34,8 34,1 34,8 0,73 2,2%

femmine 3,1 2,2 2,5 0,35 15,7%

totale 37,9 36,3 37,4 1,08 3,0%

Totale Servizi (g-g) maschi 160,0 156,1 146,2 -9,89 -6,3%

femmine 172,3 167,8 173,0 5,16 3,1%

totale 332,2 323,9 319,2 -4,72 -1,5%

di cui Commercio alberghi ristoranti (g-h)

maschi 45,6 46,2 45,9 -0,29 -0,6%

femmine 47,2 49,4 51,1 1,70 3,4%

totale 92,9 95,6 97,1 1,41 1,5%

di cui Altre attività dei servizi (i-q)

maschi 114,3 109,9 100,3 -9,60 -8,7%

femmine 125,0 118,4 121,8 3,47 2,9%

totale 239,3 228,3 222,2 -6,13 -2,7%

TOTALE maschi 302,9 295,2 289,5 -5,64 -1,9%

femmine 218,7 213,3 218,4 5,06 2,4%

totale 521,6 508,5 507,9 -0,58 -0,1%

Fonte: ISTAT

In un’ottica di genere, la dinamica occupazionale continua a penalizzare quasi esclusivamente il segmento maschile, in continua flessione sia rispetto al 2009 (-1,9%

pari a oltre 5,6mila occupati in meno) sia rispetto al 2008 (-4,4%, pari a oltre 13mila occupati in meno). L’occupazione femminile, invece, recupera oltre 5mila unità e ritorna quasi ai livelli del 2008. In un’ottica di genere, i settori maggiormente coinvolti dalle oscillazioni occupazionali sono quelli dei Servizi, diversi dal Commercio e dall’Attività alberghiere e di ristorazione.

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Tav. 11 - Occupati in Friuli Venezia Giulia - Medie 2009 e 2010. Per Settore di attività economica e provincia

Settori Ateco Gorizia Trieste Udine Pordenone Friuli VG Var.

2009 2010 2009 2010 2009 2010 2009 2010 2009 2010 v.a. % Agricoltura, caccia e

pesca (a-b) 1,8 2,5 0,2 0,5 6,0 7,1 3,3 3,1 11,2 13,2 2,018,0%

Totale Industria (c-f) 19,6 18,1 20,1 18,5 78,5 82,9 55,2 55,9 173,3 175,4 2,1 1,2%

Costruzioni 19,6 18,1 20,1 18,5 78,5 82,9 55,2 55,9 36,3 37,4 1,1 3,0%

Totale Servizi (g-q) 36,0 36,1 72,6 73,2 138,0 134,7 77,4 75,2 323,9 319,2 -4,7 -1,5%

Commercio, alberghi e

ristoranti (g-h) 10,0 11,0 15,6 15,7 46,6 45,8 23,4 24,6 95,6 97,1 1,4 1,5%

Altre attività dei servizi

(i-q) 26,0 25,1 57,0 57,5 91,3 88,9 54,0 50,7 228,3 222,2 -6,1 -2,7%

Totale 57,3 56,7 92,8 92,2 222,5 224,7 135,9 134,3 508,5 507,9 -0,6 -0,1%

Fonte: ISTAT

Analizzando per altro verso i movimenti di assunzione e cessazione elaborati dal sistema regionale di gestione Ergonet - archivio avente finalità amministrative che registra i movimenti dei soli rapporti di lavoro dipendente, anche brevi, relativi ai medesimi lavoratori -, risulta nel 2010 una stabilizzazione dei movimenti di assunzione (circa 164,2 mila, in lieve calo rispetto al 2009 dello 0,1%), a fronte di un circa 169,7 mila cessazioni (in calo del 4,1%). Il saldo finale del 2010, quindi, continua ad essere negativo (circa 5,7 mila rapporti di lavoro cessati), ma è nettamente migliore a quello registrato nel 2009 (circa 12.600 unità in meno). Considerando cumulativamente i dati del triennio 2008-2010, il saldo negativo ammonta complessivamente a quasi 21mila rapporti di lavoro cessati5.

Anche i dati forniti dall’INPS e rielaborati dall’Agenzia regionale del lavoro sul ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni6 offrono elementi utili per una migliore valutazione dell’andamento del mercato del lavoro. Bisogna infatti tener presente che i dati occupazionali dell’Istat comprendono, nel novero dei lavoratori occupati, anche i lavoratori cassaintegrati.

Il ricorso all’integrazione salariare (in termini di ore di CIG complessivamente autorizzate), dopo essersi più che quadruplicato nel 2009 (quasi 17,7 milioni di ore in tutto), nel 2010 è ulteriormente aumentato del 46,6% (quasi 26milioni di ore autorizzate).

L’andamento in crescita, aggravatosi nel corso del secondo semestre del 2010 e sintomatico del permanente clima di preoccupazione delle imprese, tende alla

5 Fonte: “Il mercato del Lavoro in Friuli Venezia Giulia - Rapporto 2011” della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Agenzia Regionale del Lavoro.

6 Fonti: Bilancio sociale INPS 2010; “Il mercato del Lavoro in Friuli Venezia Giulia. Rapporto 2011” della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Agenzia Regionale del Lavoro e Schede sul mercato del lavoro nel Friuli Venezia Giulia dell’Agenzia Regionale del lavoro, disponibili sul sito dell’Agenzia Regionale (http://www.regione.fvg.it/rafvg/cms/RAFVG/AT16/ARG9) nelle aree “Osservatorio del mercato del lavoro”

e “Report sulle crisi occupazionali”.

(26)

stabilizzazione e, differenza di quanto avvenuto in passato, evidenzia un ricorso alla richiesta di integrazione salariale anche per gli impiegati.

L’analisi per tipologia di intervento evidenzia, a fronte di una minore richiesta di CIG ordinaria (6,5 milioni di ore, con un calo del 39,9% riscontrato mediamente in tutti i principali comparti della regione ad eccezione dell’edilizia e dell’installazioni impianti per l’edilizia), un forte aumento degli interventi straordinari ed in deroga: gli interventi di integrazione salariale connessi a situazioni di crisi aziendale risultano infatti quasi triplicati, per un totale di oltre 19,3 milioni di ore. Il dato è sintomatico del progressivo aggravamento della situazione economica a cui potrebbero conseguire risvolti negativi sul piano occupazionale: il ricorso alla CIGS, infatti, precede il passaggio ai licenziamenti e quello all’integrazione in deroga è indicativo di uno stato di sofferenza esteso e riguardante gran parte dei settori produttivi.

L’Agenzia regionale del lavoro evidenzia che il settore della Meccanica incide nel triennio per il 48,5% (oltre 13milioni di ore autorizzate, in aumento rispetto all’anno scorso del 58,2%), seguita dal Legno (che pesa per il 12,3%, con quasi 3milioni di ore autorizzate, in lieve calo rispetto al 2009), del Commercio (pari al 6,7% del totale autorizzato, con oltre 2milioni di ore, raddoppiate rispetto all’anno precedente) e dall’Industria edile (6,2%

del totale autorizzato, pari a 1,5milioni di ore, in aumento del 64,4% rispetto al 2009)7. Volendo esprimere in via approssimativa le ore autorizzate di CIG in termini di “lavoratori equivalenti a tempo pieno”8, i quasi 26 milioni di ore autorizzate di CIG nel 2010 corrisponderebbero potenzialmente a quasi 15,7mila lavoratori equivalenti. In particolare, la CIG Straordinaria ed in deroga, con oltre 19,3 milioni di ore, coinvolgerebbe circa 11mila lavoratori equivalenti, per lo più concentrati nel settore della meccanica (circa 6mila unità equivalenti, più del quadruplo rispetto all’anno precedente), nel Commercio e servizi (circa 1.000 unità equivalenti) e nel legno (circa 1.000 unità equivalenti).

Tav. 12 - Ore CIG autorizzate e Lavoratori FTE triennio 2008-2010

Tipologia CIG 2008 2009 2010

Ore CIG autorizzate

CIGO 1.647.817 10.904.518 6.546.437

CIGS 2.474.746 5.262.003 14.628.721

CIG Der. 220.130 1.522.772 4.750.734

Totale ore CIG 4.342.693 17.689.293 25.925.892 Lavoratori equivalenti FTE

Tipologia CIG 2008 2009 2010

CIGO 999 6.609 3.968

CIGS 1.500 3.189 8.866

CIG Der. 133 923 2.879

Tot. Lavoratori FTE 2.632 10.721 15.713 Fonte: INPS e Agenzia regionale del lavoro

7 V. dati relativi alla ore di CIG autorizzate nel triennio per i vari settori in “Il mercato del lavoro in Friuli Venezia Giulia – Rapporto 2011” dell’Agenzia regionale del lavoro.

8 Al fine di convertire le ore di CIG in termini di “ lavoratori equivalenti”, si rapportano le ore autorizzate/fruite con il monte ore lavorativo annuo corrispondente ad un'occupazione esercitata a tempo pieno: tale monte ore ovviamente si diversifica in relazione della differente attività lavorativa. L’INPS, nel Rapporto annuale 2010, ipotizza un monte ore annuo di 2.000 ore. Invece, l’Agenzia Regionale del Lavoro utilizza il parametro statistico-organizzativo FTE (full time equivalent), che peraltro non è univocamente determinato. Tra i diversi parametri utilizzabili (1.656 ore/anno pari a 36 ore settimanali per 46 settimane lavorative; oppure 1.744 ore/anno pari a 8 ore giornaliere per 218 giornate lavorative, escluse ferie, festività, sabati e domeniche), per omogeneità in questa sede si utilizza lo stesso parametro utilizzato dall’Agenzia regionale del Lavoro, che ipotizza 1.650 ore/anno, pari a 220 giorni lavorativi per 7,5 ore giornaliere lavorative annue).

(27)

Graf. 3 - Ore CIG autorizzate e Lavoratori FTE triennio 2008-2010

Fonte: INPS e Agenzia Regionale del lavoro

Bisogna peraltro tener presente che i predetti dati prescindono dalla effettiva utilizzazione delle ore da parte dell’impresa: il concreto utilizzo delle ore dipende infatti dall’andamento del mercato e dalle caratteristiche della ripresa. Inoltre, le ore autorizzate vengono

“caricate” in blocco sull’anno di competenza in base alla mera data del provvedimento di approvazione, indipendentemente dalla durata dell’intervento (anche biennale) e dalla effettiva fruizione delle stesse9: vi può essere quindi una certa sfasatura tra anno di autorizzazione delle ore e anno di effettiva utilizzazione.

Secondo i dati INPS aggiornati ad agosto 201110, le ore autorizzate nel 2010 registrano una percentuale media nazionale di utilizzo (“cd tiraggio”) del 51,1%, mentre quelle del 2009 del 65,5%11. Volendo applicare le stesse percentuali di utilizzo (del 65,5% nel 2009 e del 51,1% nel 2010) alle ore di CIG autorizzate in Friuli Venezia Giulia, risulterebbe per il 2010 la fruizione di oltre 13,2 milioni di ore di integrazione salariale, corrispondente a circa 8mila “lavoratori FTE” , in aumento rispetto ai medesimi dati rielaborati sul 2009 di circa mille unità.

9 Gli archivi amministrativi dell’INPS sono alimentati, per quanto riguarda la CIG Ordinaria Industria e Edilizia, dalle delibere di autorizzazione delle Commissione Provinciali del lavoro, e per la CIG Straordinaria e in deroga, dai decreti degli uffici regionali del Ministero del Lavoro. Nella banca dati dell’INPS, quindi, vengono caricate e registrate tutte le ore richieste dall’impresa e autorizzate dal Ministero, ossia un preventivo e non un consuntivo di ore.

10 V. “Focus Ore autorizzate CIG, Tiraggio, Disoccupazione e Mobilità – agosto 2011” sul sito dell’INPS, che riferisce il tiraggio delle ore autorizzate nel 2009 e nel 2010, di cui utilizzate fino a giugno 2011.

11 V. “Focus Ore autorizzate CIG, Tiraggio, Disoccupazione e Mobilità – agosto 2011” sul sito dell’INPS, che riferisce il tiraggio delle ore autorizzate nel 2009 e nel 2010, fino a giugno 2011, evidenziando anche il tasso di tiraggio specifico per tipologia di intervento. Il tasso specifico per la CIG Ordinaria è passato dal 61,9% per il 2009 al 57,21% per il 2010. Per la CIGS+Cig deroga è passato dal 71,8% per il 2009 al 48,7%

per il 2010.

10,9

6,5 5,3

14,6

1,5

4,8 17,7

25,9

1,6 2,5 0,2 4,3

0,0 5,0 10,0 15,0 20,0 25,0 30,0

2008 2009 2010

Milioni di ore

3.189

8.866

923

2.879 3.968 6.609

999 1.500

133 2.632

10.721

15.713

0 2.000 4.000 6.000 8.000 10.000 12.000 14.000 16.000 18.000

2008 2009 2010

Lavoratori FTE

CIGO CIGS CIG Der.

Tot. FTE CIG

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