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PIANO FAUNISTICO VENATORIO PISA 2012-15

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Academic year: 2022

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Provincia di Pisa Piano Faunistico Venatorio Provinciale 2012-2015

PIANO FAUNISTICO VENATORIO PISA 2012-15

(2)

Autori

Vito Mazzarone – Ufficio Difesa Fauna della Provincia di Pisa Coordinatore, redattore e responsabile del Progetto

Supervisione scientifica – prof. Alessandro Poli - Facoltà di Veterinaria Dip. di Scienze Veterinarie Nucleo di Progettazione

Responsabile del Procedimento Vito Mazzarone

Progettisti Vito Mazzarone, Paolo Dall’Antonia, Fabio Fichera, Viviana Viviani

Collaboratori tecnici Massimo Ciccarelli, Maria Antonella Genghi, Roberta Menconi, Fabrizio Calamai

Collaboratori amministrativi Loretta Bazzichi, Giuseppe Giuttari, Maila Scotto Autori per capitolo

Cap. 1

Vito Mazzarone – Paolo Dall’Antonia Cap. 2

Vito Mazzarone – Paolo Dall’Antonia – Fabio Fichera – Viviana Viviani Cap. 3

Vito Mazzarone – Paolo Dall’Antonia – Maria Antonella Genghi – Giuseppe Giuttari - Maila Scotto – Massimo Ciccarelli

Cap. 4

Vito Mazzarone – Massimo Ciccarelli – Viviana Viviani – Fabrizio Calamai - Sauro Giannerini – Roberta Menconi – Maila Scotto – Loretta Bazzichi - Francesca Biondi – Francesco Santilli - Silvio Azzara

Cap. 5

Vito Mazzarone – Paolo Dall’Antonia – Daniele Scarselli – Paolo Varuzza – Viviana Viviani – Maria Antonella Genghi – Roberta Menconi - Giuseppe Vecchio – Riccardo Petrini - Giuseppe Giuttari – Fabio Fichera – Loretta Bazzichi – Siriano Luccarini – Andrea Capaccioli – Lorenza Mauri

Cap. 6

Vito Mazzarone – Daniele Scarselli – Giuseppe Vecchio – Roberto Bonaretti – Stefano Magna – Riccardo Petrini - Roberta Menconi – Maria Antonella Genghi – Giuseppe Giuttari – Viviana Viviani – Paolo Dall’Antonia – Giuseppe Caleo

Cap. 7

Vito Mazzarone – Paolo Dall’Antonia - Viviana Viviani – Massimo Ciccarelli – Fabio Fichera – Daniele Scarselli – Paolo Varuzza – Fabrizio Calamai – Maria Antonella Genghi – Loretta Bazzichi - Dario Filogari

Allegato 1

Daniele Scarselli – Giuseppe Vecchio – Vito Mazzarone - Roberto Bonaretti – Stefano Magna – Riccardo Petrini – Giuseppe Caleo

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Allegato 2

Daniele Scarselli – Giuseppe Vecchio – Vito Mazzarone - Roberto Bonaretti – Stefano Magna – Riccardo Petrini – Giuseppe Caleo - Roberta Menconi – Maria Antonella Genghi

Appendice 1 (Valutazione Incidenza) Paolo Dall’Antonia – Vito Mazzarone

Appendice 2 (Rapporto Ambientale di VAS) Paolo Dall’Antonia – Vito Mazzarone

Appendice 3 (Sintesi non tecnica di VAS) Paolo Dall’Antonia – Vito Mazzarone

Un ringraziamento particolare a Margherita Caputo e Andrea Acciai per i suggerimenti e le correzioni del testo, ed ai presidenti, membri dei comitati di gestione e personale amministrativo degli ATC 14 e 15 per la loro preziosa collaborazione nello svolgimento di questo lavoro.

A Serafino Veracini,

compianto Presidente della Zona Ripopolamento e Cattura di Vicarello-Villamagna

A Nilo Neri,

vice presidente dell’ATC Pisa 15, che tanto impegno aveva profuso nella gestione A Paolo Tambini

la cui scomparsa ha profondamente fatto riflettere sulla sicurezza nella caccia

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INDICE

Autori ... 2

1) INTRODUZIONE ... 8

1.1.) Premessa ... 8

1.2) Criteri e principi generali... 9

1.3) Il quadro normativo... 10

1.3.1 Le direttive comunitarie... 10

1.3.2 Le convenzioni internazionali ... 10

1.3.3 La legislazione nazionale ... 11

1.3.4 La legislazione regionale ... 12

1.3.5 I riferimenti normativi provinciali... 13

1.4) Modalità di redazione del PFVP ... 14

2) IL QUADRO AMBIENTALE ... 15

2.1) Stato ed evoluzione della superficie agro-forestale ... 15

2.2) Effetti dell’evoluzione ambientale sulla fauna ... 20

2.2.1 Obiettivi di monitoraggio delle variazioni ambientali attraverso l’ornitofauna... 22

2.2.2 Obiettivi di conservazione di particolari aree umide di valore strategico ... 22

3) IL QUADRO TERRITORIALE FAUNISTICO-VENATORIO ... 23

3.1) Gli Istituti della L.R. 3/94... 23

3.1.1) Organizzazione dei Comprensori... 23

3.1.2 Gli Ambiti Territoriali di Caccia ... 29

3.1.2.1 Ambito Territoriale di Caccia Pisa 14 (Occidentale)... 30

3.1.2.2 Ambito Territoriale di Caccia Pisa 15 (Orientale)... 30

3.2 Aree protette e a divieto di caccia ai sensi di altre norme ... 30

3.2.1 Il Parco Regionale ... 30

3.2.2 Le Riserve Provinciali ... 32

3.2.3 Le ANPIL... 32

3.2.4 Le Riserve Statali ... 33

3.2.5 Rete Natura 2000... 33

3.2.6 Aree Ramsar ... 33

4) IL QUADRO GESTIONALE PRE-PIANO ... 34

4.1) Evoluzione del mondo venatorio ... 34

4.2) Analisi dell’utenza venatoria ... 38

4.2.1 Età e preferenze venatorie... 39

4.2.2 Il legame cacciatore/territorio e le tipologie di caccia praticate... 40

4.2.3 Quantità e qualità del prelievo ... 42

4.2.4 L’economia legata alla caccia ... 43

4.2.5 Le opinioni del cacciatore sulla gestione faunistica provinciale... 45

4.3) Le categorie interessate alla gestione faunistico-venatoria ... 46

4.3.1) Le Associazioni venatorie... 47

4.3.2) Le Associazioni agricole e degli allevatori... 47

4.3.3) Associazioni ambientaliste ... 48

4.4) Le risorse economiche destinate alla gestione faunistico-venatoria ... 48

4.5 La Vigilanza Faunistico-Venatoria ... 51

4.5.1 La Polizia Provinciale... 51

4.5.2 La Vigilanza Volontaria... 51

4.5.3 Le sanzioni ... 52

4.5.4 Principali problematiche relative alla Vigilanza ... 55

5) PROPOSTE PER LA GESTIONE DELLE SPECIE FAUNISTICHE ... 56

(5)

5.1 La gestione degli Ungulati... 56

5.1.1 Stato attuale degli Ungulati in Provincia di Pisa... 56

5.1.2. Linee guida per la gestione degli Ungulati nel periodo di validità del PFVP... 79

5.1.2.1 Finalità generali della gestione degli Ungulati... 80

5.1.2.2 Pianificazione della gestione ... 80

5.1.2.3 Competenze e responsabilità ... 81

5.1.2.4 Gestione... 81

5.1.2.5 Aree di Programma (AdP)... 82

5.1.2.6 Criteri per la definizione delle Unità di Gestione (UdG)... 83

5.1.2.7 Criteri per la definizione delle Aree Vocate... 84

5.1.2.8 Azioni per la realizzazione del PPG ... 85

5.1.2.9 Coordinamento e supporto delle azioni di gestione... 85

5.1.2.10 Gestione economica ... 85

5.1.2.11 Divieti e limitazioni ... 86

5.1.2.12 Linee applicative... 86

5.1.3 Specifiche per la gestione del Cinghiale. ... 87

5.1.3.1 Specifiche per la definizione dell’area vocata del Cinghiale ... 87

5.1.3.2 Unità di gestione (UdG) ... 88

5.1.3.3 Piano Pluriennale di gestione del cinghiale (PPGC)... 89

5.1.3.4 Densità sostenibili... 90

5.1.3.5 Piani ordinari di controllo ... 91

5.1.3.6 Piani Straordinari ... 92

5.1.3.7 Tempi di caccia... 92

5.1.4 Specifiche per la gestione di Capriolo, Cervo, Daino e Muflone... 93

5.1.4.1 Finalità... 93

5.1.4.2 Aree Vocate e Densità obiettivo ... 93

5.1.4.3 Organizzazione territoriale della gestione: AdP e UdG... 97

5.1.4.4 Specifiche per la redazione del Piano di Gestione Annuale... 97

5.1.4.5 Consistenza e densità ... 98

5.1.4.6 Presentazione dei dati di censimento e del Piano di Gestione Annuale (PGA) ... 98

5.1.4.7 Prevenzione e controllo dei danni... 98

5.1.4.8 Controllo dei capi abbattuti ... 99

5.1.4.9 Tempi di prelievo ... 100

5.2 Piccola fauna stanziale cacciabile ... 101

5.2.1 Lepre ... 102

5.2.1.1 Stato attuale della Lepre... 102

5.2.1.2 Linee di gestione per la Lepre ... 105

5.2.2 Fagiano... 106

5.2.2.1 Stato attuale del Fagiano ... 107

5.2.2.2 Linee di gestione per il Fagiano... 110

5.2.3 La Starna ... 112

5.2.3.1 Situazione attuale ... 112

5.2.3.2 Prospettive per la Starna... 113

5.2.4 La Pernice Rossa ... 113

5.2.4.1 Situazione attuale ... 113

(6)

5.3.2.3 Appostamenti e AFV ... 126

5.3.2.4 Caratteristiche degli appostamenti fissi in relazione alla tipologia ... 126

a) Minuta selvaggina ... 126

b) Colombacci ... 127

c) Anatidi Trampolieri ... 127

5.3.2.5 Zone di impianto degli appostamenti (art. 75 del Reg. 33/R/2011) ... 129

5.3.2.6 Distanze tra appostamenti ... 130

5.4 Altra Fauna Protetta e specie problematiche ... 130

5.4.1 Linee di gestione per le specie alloctone ... 130

5.4.2 Specie autoctone che provocano danni... 134

5.4.3 Specie protette di interesse conservazionistico ... 141

6) PROPOSTE PER LA ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE E PER LA GESTIONE DEGLI ISTITUTI FAUNISTICI ... 145

6.1 Gli Ambiti Territoriali di Caccia... 145

6.2 Istituti Pubblici ... 146

6.2.1 Le ZRC... 146

6.2.1.1 Stato attuale delle ZRC ... 147

6.2.1.2 Stato proposto per le ZRC ... 156

6.2.1.3 Linee guida per la gestione delle ZRC... 158

6.2.2 Le ZRV ... 159

6.2.2.1 Stato attuale delle ZRV ... 161

6.2.2.2 Stato proposto per le ZRV... 168

6.2.2.3 Linee guida per la gestione delle ZRV... 169

6.2.3 Le Oasi e le Zone di Protezione ... 170

6.3 Istituti Privati... 171

6.3.1 Le Aziende Faunistico Venatorie ... 171

6.3.1.1 Stato attuale delle AFV ... 172

6.3.1.2 Linee guida per la gestione delle AFV... 176

6.3.2 Le Aziende Agrituristico Venatorie (AAV)... 182

6.3.2.1 Stato attuale delle AAV ... 183

6.3.2.1 Linee proposte per le AAV ... 187

6.3.3 Le Aree per l’Allenamento e Addestramento cani (AAC) ... 188

6.3.3.1 Stato attuale delle AAC... 188

6.3.3.1 Linee per la gestione delle AAC... 192

6.4. Altre aree in divieto di caccia ... 193

6.4.1 Linee guida per le altre aree in divieto di caccia ... 194

6.8 Ripartizione post-piano della superficie provinciale ai fini faunistico-venatori... 194

7) IL SUPPORTO ALLA GESTIONE ... 196

7.1 Proposte per il miglioramento della Vigilanza faunistico-venatoria... 196

7.2 Prospettive per il coinvolgimento delle categorie sociali esterne al mondo venatorio ... 197

7.2.1 Linee per il coinvolgimento del mondo agricolo ... 197

7.2.2 Linee per il coinvolgimento degli allevatori ... 199

7.2.3 Linee per il coinvolgimento delle associazioni di protezione ambientale ... 200

7.2.4 Linee per il coinvolgimento delle altre categorie ... 200

7.3 La nuova regolamentazione di alcuni temi strategici... 201

7.3.1 La gestione informatizzata dei dati e procedure faunistico-venatorie ... 201

7.3.2 Linee per la corresponsione dei risarcimenti economici dei danni causati dalla fauna selvatica ... 202

7.3.3 Linee per la realizzazione degli interventi di controllo indiretto ... 203

7.3.4 Linee per la regolamentazione dell’allevamento e detenzione di fauna selvatica ... 205

7.3.5 Proposte per il miglioramento dei risultati gestionali della caccia di selezione... 206

(7)

7.3.5.1 Abilitazione alla caccia di selezione ... 206

7.3.5.2 Distretti e Comprensori di gestione ... 206

7.3.5.3 Censimenti... 206

7.3.5.4 Piani di gestione e prelievo ... 207

7.3.5.5 Monitoraggio biologico e controllo dei capi abbattuti... 207

7.3.5.6 Punteggi e graduatorie ... 207

7.3.5.7 Informatizzazione ... 207

7.3.6 Indicazioni tecniche per la realizzazione dei conteggi e stime di consistenza e densità207 7.3.6.1 Consistenza e densità ... 207

7.3.6.2 Metodologie... 208

7.3.7 Linee per la redazione dei Piani di Gestione Annuali (PGA) sugli Ungulati ... 209

7.3.7.1 Linee per la redazione del Piano di Prelievo del Cinghiale nelle Aree Vocate... 210

7.3.7.2 Criteri per la redazione del Piano di Prelievo (PdP) per Cervidi e Bovidi ... 211

7.3.7.3 Percentuali di prelievo per Cervidi e Bovidi in Aree Vocate... 212

7.3.8 La cultura della sicurezza nella gestione faunistico-venatoria... 213

7.3.9 Linee per la gestione dei rifiuti prodotti dalla attività venatoria ... 216

7.3.9.1 Bossoli delle cartucce esplose ... 216

7.3.9.2 Pallini e borre nel terreno ... 217

7.3.9.3 Scarti di macellazione degli Ungulati ... 218

7.3.10 Il percorso di valorizzazione delle carni dei capi abbattuti... 219

7.3.11 Linee per la realizzazione dei miglioramenti ambientali per la Fauna Selvatica... 220

7.3.12 Linee per la gestione delle Aree contigue del Parco Regionale Migliarino, S. Rossore, Massaciuccoli... 220

(8)

1) INTRODUZIONE

1.1.) Premessa

Le modifiche apportate nel 2010 alla L.R. 3/94, legge sulla protezione della fauna omeoterma e sul prelievo venatorio, ed in particolare quelle apportate agli articoli 7 ed 8, hanno indicato, rispetto al passato, una nuova procedura per l’attuazione della pianificazione faunistico venatoria regionale e provinciale. In tali articoli, differentemente al passato, la programmazione faunistica e venatoria viene legata allo strumento di programmazione agricola regionale (PAR), oggi divenuto Piano Regionale Agricolo Forestale (PRAF), di cui il Piano Faunistico Venatorio Regionale (PFVR) viene a costituirne parte. Nell’art. 8, viene sancito che il Piano Faunistico Venatorio Provinciale (PFVP) deve essere realizzato tenendo conto degli obiettivi generali, indirizzi regionali e approvato dalle province entro i 180 giorni successivi alla approvazione del PRAF, approvato con Deliberazione del Consiglio Regionale n. 3 del 24 gennaio 2012. Questa nuova impostazione ha comportato un radicale cambiamento nella programmazione provinciale che, in passato, antecedeva quella regionale.

In conseguenza delle mutate impostazioni normative, la Provincia di Pisa con specifico atto della Giunta, ha dovuto obbligatoriamente prorogare il precedente PFVP 2005-2010.

Nonostante la posticipazione delle procedure formali di approvazione del Piano ed il periodo intercorso tra la scadenza del vecchio PFVP e l’approvazione del PRAF, la Provincia di Pisa ha dato inizio sin dal 2010 alle fasi preparatorie del nuovo documento provinciale, attraverso attività di ricognizione ed organizzazione dei dati necessari alla stesura del nuovo Piano, alla predisposizione di particolari approfondimenti tematici, alla raccolta delle indicazioni, proposte ed osservazioni che il mondo venatorio, agricolo ed ambientalista pisano hanno fatto pervenire all’ufficio preposto ed all’Assessorato competente.

Al fine di effettuare in modo congruo le scelte gestionali del Piano Faunistico Venatorio 2012-2015, l’Ufficio Difesa Fauna, in collaborazione con gli ATC provinciali, ha promosso alcune iniziative volte, solo per citare alcuni temi, all’analisi critica dei risultati di gestione ottenuti negli Istituti Faunistici (pubblici e privati), della gestione degli Ungulati, del grado di successo delle immissioni, della raccolta dati sugli appostamenti e su talune specie di fauna migratrice, oltre che un‘iniziativa di raccolta informazioni direttamente dai cacciatori pisani tramite un apposito questionario distribuito dagli uffici..

Queste analisi hanno permesso, a tutti gli attori in gioco, di analizzare i risultati raggiunti in Provincia di Pisa, sia nella attuazione delle tradizionali attività legate alla gestione della caccia, sia impostando una valutazione critica degli obiettivi raggiunti con il precedente PFVP 2005-2010, che ha rappresentato una svolta importante nella programmazione provinciale, in quanto caratterizzato da una impostazione tecnica seria e chiara, e soprattutto dalla definizione di alcuni ambiziosi obiettivi nel quadro della gestione conservativa della Fauna selvatica e del prelievo sostenibile. Dalla lettura dei dati via, via raccolti ed analizzati, sono emersi sia gli aspetti positivi ed i traguardi felicemente raggiunti, sia i punti critici derivati dalla mancata realizzazione di taluni obiettivi.

A distanza di 6 anni dall’approvazione di tale documento, si reputa che il PFVP 2005-2010, rappresenti il punto di partenza per la redazione del nuovo Piano. Ciò, sia considerando come ancora attuali alcune parti di analisi approfondita delle vocazioni faunistiche del territorio provinciale, sia attualizzando alcuni argomenti in esso trattati, alle condizioni sociali, ambientali, faunistiche e venatorie, che mutate nel periodo del Piano.

Da tali analisi è scaturito il Documento Preliminare al Piano Faunistico Venatorio 2012-15, approvato dalla Giunta Provinciale con Delibera n. 83 del 17/04/2012, in collaborazione con le diverse categorie interessate, attraverso l’importante lavoro svolto in seno alla Consulta Provinciale Faunistico Venatoria, le valutazioni delle diverse Associazioni, enti e soggetti portatori d’interesse, il percorso di approvazione

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della VAS e, non ultimo, l’incontro diretto con la cittadinanza, riunita in appositi momenti di partecipazione in sei incontri pubblici realizzati dall’Assessorato in altrettante località della provincia nella primavera 2012.

Alla luce delle valutazioni ed indicazioni pervenute, è stato redatto il nuovo Piano Faunistico Venatorio Provinciale esposto nelle parti successive concepito ponendo particolare attenzione alla comprensione della rapida evoluzione del quadro ambientale e sociale che ha coinvolto e coinvolge il mondo della caccia e della gestione faunistica. La programmazione che deriverà dal presente documento, non deve infatti riguardare il solo periodo di validità del Piano, ma deve anche porre le basi gestionali per adattarsi al meglio ai profondi cambiamenti che già si annunciano per il periodo successivo.

Il Piano ha quindi lo scopo di essere un documento pianificatorio rivolto al futuro, contenente necessariamente dati di insieme sui vari argomenti, anche riferiti a documenti correlati o paralleli prodotti anteriormente e riferiti a singole situazioni territoriali. La sinteticità e la facile lettura ed interpretazione sono state privilegiate, in considerazione anche delle valutazioni necessarie alle consultazioni precedenti alla sua approvazione.

Il PFVP mantiene un livello particolareggiato di analisi e proposte sui vari tematismi, con l’obiettivo di delineare a livello generale gli obiettivi ed i metodi di realizzazione delle scelte future. Ciò, con lo scopo di tracciare per ciascun argomento linee di gestione chiare, omogenee e facilmente traducibili in conseguenti atti di regolamentazione delle singole attività e interventi.

1.2) Criteri e principi generali

Costituiscono principi fondamentali nella redazione del PFVP le seguenti indicazioni, contenute anche nel Documento Preliminare.

a) Tutta la gestione faunistico venatoria provinciale deve essere improntata alla conservazione delle specie tipiche della fauna provinciale in popolazioni vitali e naturalmente strutturate, anche con lo scopo di rendere massima la biodiversità faunistica. Fanno eccezione le specie aliene, quelle immesse accidentalmente non tipiche della fauna provinciale, e le specie problematiche per i danni causabili alle coltivazioni, agli habitat naturali ed alle altre specie selvatiche, per le quali possono essere indicate forme di gestione finalizzate al controllo e, nel caso, alla eradicazione completa o locale.

b) La gestione faunistica e venatoria deve tendere ai dettami previsti dalla normativa nazionale e comunitaria di riferimento. Ciò con particolare attenzione alla gestione sociale della fauna ed alla considerazione di essa come risorsa pubblica rinnovabile, di cui sono proprietari i cittadini italiani e per le specie migratrici, i cittadini delle aree interessate agli spostamenti. In tale accezione, la redazione del PFVP si basa sul livello globale di status delle specie trattate, facendo riferimento alle informazioni conosciute. Per le specie stanziali, il Piano ove possibile tende alla redazione di piani specifici per Aree di programma sub-comprensoriali, in cui i dati raccolti ed i metodi di gestione siano comuni ed omogenei.

c) L’impostazione della gestione faunistica deve necessariamente partire dalla analisi razionale delle situazioni, dall’enunciazione chiara degli obiettivi da raggiungere e dalla formulazione di percorsi gestionali che portino alla loro attuazione. La raccolta ed analisi delle informazioni e la attuazione delle misure gestionali devono obbligatoriamente basarsi sulla applicazione delle più adeguate metodologie tecnico-scientifiche.

d) Risulta fondamentale che il prelievo sia commisurato alla risorsa gestita, anche attraverso la

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gestione. La Provincia promuove, ove non sia in contrasto con i principi generali di gestione, la conservazione e la pratica delle forme di caccia tradizionali del territorio pisano.

f) La gestione sociale della fauna selvatica si fonda sull’impegno e la compartecipazione dei vari momenti gestionali. Il mondo del volontariato venatorio e ambientalista che rappresenta un bacino di utenza specializzata in vari tematismi gestionali, deve essere aiutato e incentivato.

g) La cultura della sicurezza, della tutela della salute e del rispetto reciproco, rappresenta un obiettivo fondamentale nella caccia del futuro.

In sintesi il Piano si prefigge i seguenti obiettivi generali.

 Contribuire al mantenimento di uno stato soddisfacente delle specie tipiche della fauna provinciale in popolazioni vitali e naturalmente strutturate, anche con lo scopo di rendere massima la biodiversità faunistica.

 Garantire una gestione faunistica venatoria diversificata del territorio e un prelievo commisurato alla risorsa gestita.

 Garantire un equilibrio tra la fauna selvatica e la presenza di attività umane.

 Promuovere lo svolgimento dell'attività venatoria nel rispetto delle leggi, degli ambienti, delle specie e in piena sicurezza.

1.3) Il quadro normativo

La normativa regionale in materia faunistico-venatoria è il risultato del recepimento, a livello locale, dei principi contenuti nelle direttive della Unione Europea, delle Convenzioni internazionali alle quali Italia ha aderito e della legislazione statale vigente in materia sulla difesa della fauna selvatica.

1.3.1 Le direttive comunitarie Direttiva 2009/147 (ex 79/409)

Questa direttiva, più volte aggiornata e modificata ha come obiettivo la protezione, la gestione, la regolazione e lo sfruttamento di tutte le specie di uccelli viventi naturalmente allo stato selvatico nel territorio degli Stati membri. Le finalità ricordate devono essere perseguite dai singoli Stati membri adottando le misure indispensabili atte a proteggere e salvaguardare gli habitat attraverso la costituzione di zone speciali di protezione (ZPS), la salvaguardia degli habitat all'interno e all'esterno delle ZPS, la creazione ed il ripristino dei biotopi distrutti e la previsione di misure speciali di conservazione per tutte le specie che necessitano di particolari azioni di tutela.

Direttiva 92/43

Lo scopo principale di questa direttiva è quello di contribuire a salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio dei Paesi membri dell'Unione, tramite la costituzione di una rete ecologica europea coerente di zone speciali di conservazione (siti di importanza comunitaria, SIC), denominata Natura 2000. La rete "Natura 2000", nella quale devono essere comprese anche le zone di protezione speciale previste dalla direttiva 79/409, deve garantire il mantenimento ovvero, all'occorrenza, il ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, dei tipi di habitat naturali. La Direttiva all'art. 6 comma 3 introduce la Valutazione di Incidenza: “Qualsiasi piano o progetto non direttamente connesso e necessario alla gestione del sito ma che possa avere incidenze significative su tale sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti, forma oggetto di una opportuna valutazione dell'incidenza che ha sul sito, tenendo conto degli obiettivi di conservazione del medesimo”.

1.3.2 Le convenzioni internazionali Convenzione di Parigi (1950)

La necessità di proteggere gli uccelli viventi allo stato selvatico e alla base della Convenzione di Parigi, ratificata a livello internazionale il 18/10/1950, alla quale l'Italia ha aderito con Legge n. 812 del 24/11/1978. La convenzione indica i periodi durante i quali è maggiormente necessario provvedere alla

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protezione degli uccelli e proibisce l'importazione, l'esportazione, l'acquisto e la vendita di uccelli vivi, oppure uccisi o catturati contravvenendo alle disposizioni della Convenzione, vieta la distribuzione o la sottrazione di nidi, uova e nidiacei.

La Convenzione di Ramsar (1971)

La Convenzione di Ramsar, relativa alle zone umide di importanza internazionale, firmata il 2 febbraio 1971, è stata resa esecutiva in Italia con DPR. 13 marzo 1976, n.448. La Convenzione, dopo aver offerto una definizione precisa di zone umide e di uccelli acquatici, detta le norme per la classificazione delle zone umide presenti nel territorio di ciascun Stato contraente da inserire nell'elenco delle zone umide di importanza internazionale e per la predisposizione di programmi di tutela ed indirizzo di queste zone.

La Convenzione di Washington (1973)

La convenzione di Washington del 3 marzo 1973 inerente il commercio internazionale delle specie animali e vegetali in via di estinzione è stata ratificata dall'Italia con Legge n. 874 dei 19/12/1975. Essa introduce il principio in base al quale la fauna e la flora selvatiche, costituendo per la loro bellezza e varietà un elemento insostituibile dei sistemi naturali, devono essere protette contro un eccessivo sfruttamento derivante dal commercio internazionale.

La Convenzione di Bonn (1979)

La Convenzione di Bonn del 23 giugno 1979, relativa alla conservazione delle specie migratorie appartenenti alla fauna selvatica, e stata ratificata in Italia con Legge n. 2 dei 25/01/1983. Essa definisce il principio fondamentale secondo il quale è dovere delle attuali generazioni preservare ed usare con prudenza le risorse della terra, in maniera tale da trasmetterle il più possibile integre alle generazioni future. Anche in questa Convenzione e contenuto un elenco delle specie migratrici minacciate e in pericolo di estinzione in tutta o in una parte notevole della propria area di distribuzione, e di quelle che debbono formare oggetto di accordi internazionali per la loro conservazione e gestione.

La Convenzione di Berna (1979)

La Convenzione di Berna dei 19 settembre 1979, riguardante la conservazione della vita selvatica e dell'ambiente naturale in Europa, è stata ratificata dal nostro Paese con Legge n. 503 del 05/08/1981.

Essa detta le norme affinché ogni Paese contraente attui politiche nazionali finalizzate alla conservazione della flora, della fauna selvatica e degli habitat naturali, in maniera tale da soddisfare le esigenze ecologiche, scientifiche e culturali tenuto conto, altresì, delle esigenze economiche e ricreative, nonché delle necessità delle sottospecie, varietà o forme minacciate di estinzione a livello locale.

1.3.3 La legislazione nazionale Legge 11 febbraio 1992, n. 157

Con la legge 157/1992 quadro recante "Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio" e successive modifiche e integrazioni è stato segnato un decisivo passo in avanti nella regolamentazione della normativa riguardante la programmazione dell'uso del territorio e delle relative risorse. In particolare la Legge, recependo le direttive comunitarie e le Convenzioni internazionali, detta norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio. Introduce inoltre, come strumento di disciplina, la pianificazione, tramite la quale perseguire obiettivi differenziati in relazione alle diverse specie considerate e alle diverse realtà territoriali. Alle Regioni la Legge assegna compiti di programmazione, di orientamento, di controllo e poteri sostitutivi, mentre le Province sono gli enti territoriali titolari delle funzioni amministrative. Al fine di attuare concretamente la gestione programmata della caccia, la Legge ha previsto |'individuazione da parte delle regioni di ambiti territoriali di caccia (ATC) di dimensioni sub-provinciali, possibilmente omogenei

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DPR 8 settembre 1997, n. 357 e DPR 12 marzo 2003, n. 120

Con questi provvedimenti lo Stato Italiano ha dato attuazione alla direttiva 92/43 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche.

DM 17/10/2007 “Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a Zone speciali di conservazione (ZSC) e a Zone di protezione speciale (ZPS)”

Con questo provvedimento sono individuati i criteri minimi uniformi per garantire la coerenza ecologica della rete Natura 2000 e l'adeguatezza della sua gestione sul territorio nazionale.

1.3.4 La legislazione regionale L.R. 12 gennaio 1994, n.3

In attuazione ai principi contenuti nella Legge quadro nazionale, la Regione Toscana ha approvato la Legge Regionale (L.R.) 3/1994 che è lo strumento fondamentale con cui si disciplina il complesso di rapporti necessari alla definizione del sistema di programmazione regionale. Questa L.R. è stata più volte modificata, in particolare nel 2002 è stato inserito l'art. 37-bis al fine di recepire la Legge 221/2002 in materia di deroghe ai sensi dell'art. 9 della direttiva 79/409/CEE.

L.R. 23 gennaio 1998, n. 7

La Regione Toscana, riconoscendo la funzione del volontariato per la salvaguardia dell'ambiente, istituisce e disciplina il servizio volontario di vigilanza ambientale.

L.R. 10 giugno 2002, n. 20

La Regione Toscana ha approvato con legge un calendario venatorio di tipo pluriennale, che contiene riferimenti temporali generali anziché riferiti alla specifica stagione venatoria. Questa particolarità consente di utilizzare lo stesso provvedimento normativo per più stagioni venatorie senza la necessità di emanare ogni anno una L.R. contenente il calendario venatorio.

Testo Unico dei regolamenti regionali

Con DPGR 26 luglio 2011 n. 33/R è stato approvato il nuovo Testo unico dei regolamenti regionali in materia di gestione faunistico venatoria in attuazione della L.R. n.3/1994. In particolare il testo unico regolamenta i seguenti aspetti:

Gestione e accesso agli ambiti territoriali di caccia (ATC)

Istituti faunistici, Istituti Faunistico venatori e aree sottratte alla caccia programmata

Detenzione e allevamento di fauna selvatica

Cattura di uccelli a scopo di richiamo

Appostamenti

Gestione faunistico venatoria e modalità di prelievo degli ungulati

Abilitazioni venatorie e per il controllo faunistico Indirizzi Regionali di Programmazione

In attuazione dell'art. 7 della L.R. 3/1994 il Consiglio Regionale ha approvato con DCR n.3 del 24/01/2012 il Piano regionale agricolo forestale (PRAF) nella cui Sezione C “Programmazione faunistico – venatoria” sono contenuti gli indirizzi di programmazione, che sono elementi fondamentali del sistema di gestione, atti a evidenziarne la dinamicità e ad ottimizzare e uniformare le scelte delle Province. Sul piano operativo gli indirizzi rappresentano un concreto punto di riferimento, in sintonia con il resto del PRAF e con gli altri atti di programmazione territoriale ed ambientale, per la predisposizione dei singoli piani faunistici provinciali.

In particolare il PRAF individua le linee di indirizzo per:

1) La destinazione differenziata del territorio agricolo forestale stabilendo i criteri per l'istituzione, la costituzione e la gestione degli istituti faunistici e faunistico venatori pubblici e privati previsti dalla legge.

2) La conservazione e l'incremento della fauna selvatica, anche al fine di garantirne la coesistenza con le attività antropiche presenti sul territorio e criteri uniformi per la gestione degli ungulati sul territorio regionale.

3) I criteri e le modalità per il monitoraggio della fauna.

(13)

4) I criteri e le modalità per la prevenzione e per il risarcimento danni in favore degli imprenditori agricoli per i danni arrecati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole e alle opere approntate sui fondi.

L.R. 6 aprile 2000, n. 56

In attuazione della "Direttiva habitat" e dei DPR 357/1997 e DPR 120/2003, la Regione Toscana ha emanato la L.R. che mira alla conservazione della biodiversità sul territorio regionale e istituisce i Siti di Importanza Regionale (SIR) che comprendono SIC e ZPS, facenti parte delle rete Natura 2000, e i siti di interesse regionale (sir). Inoltre la LR elenca animali, piante e habitat la cui conservazione può richiedere l'istituzione di SIR, e definisce l'esigenza e le competenze per l'effettuazione della Valutazione d'Incidenza che assicuri l'assenza di effetti significativamente negativi sulle componenti della biodiversità regionale da parte di piani e progetti. L'elenco dei SIR è stato aggiornato con Deliberazione del Consiglio Regionale n.80 del 22/12/2009.

Misure di conservazione per la tutela dei SIR

Con Delibera di Giunta Regionale n. 644 del 05/07/2004 sono state approvate le norme tecniche relative alle modalità e alle principali misure di conservazione da adottare per la tutela e la conservazione dei SIR.

Misure di conservazione per la tutela delle Zone di Protezione Speciale (ZPS)

Con Delibera di Giunta Regionale n. 454 del 16/06/2008 “DM 17/10/2007 del Ministero Ambiente e tutela del Territorio e del Mare - Criteri minimi uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a zone speciali di conservazione (ZSC) e zone di protezione speciale (ZPS)” sono state approvate, in base all’art. 3 comma 1 del DM del 17/10/2007 i divieti e gli obblighi validi per tutte le ZPS e, in base all’art. 4 commi 1 e 2 del DM citato e all’analisi delle caratteristiche ambientali delle ZPS, è stata approvata la ripartizione in tipologie delle ZPS e i relativi divieti e obblighi.

Zone RAMSAR

Con Delibera di Giunta Regionale n. 231 del 15/03/2004 è stato approvata la richiesta di riconoscimento del “Ex Lago e Padule di Bientina” (ha. 929,50) e del “Lago e Padule di Massaciuccoli Macchia di Migliarino Tenuta San Rossore” (ha. 10.250) quali zone umide di importanza internazionale ai sensi della Convenzione RAMSAR. Il procedimento di riconoscimento è sempre in corso al Ministero dell'Ambiente.

1.3.5 I riferimenti normativi provinciali

Il Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) della Provincia

Il PTC all'art. 75 stabilisce i criteri generali al quale si deve attenere il PFVP per il coordinamento con lo stesso PTC e gli altri piani provinciali e inserisce la destinazione differenziata del territorio agricolo individuata dal PFVP all'interno del suo quadro conoscitivo.

Con Delibera di Consiglio Provinciale n. 44 del 23/06/2011 è stato avviato il procedimento di variante al PTC per la disciplina del territorio rurale. La variante si pone tra l'altro i seguenti obbiettivi:

conservare e valorizzare il territorio agricolo

promuovere le relazioni tra agricoltura e aree protette

promuovere la biodiversità animale e vegetale

recuperare le attività connesse all’agricoltura

valorizzare le produzioni agricole locali

promuovere sinergie tra agricoltura e ambiente

promuovere le relazioni tra agricoltura e aree protette

Regolamento del Parco Regionale Migliarino San Rossore Massaciuccoli

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Con Delibera del Consiglio Provinciale n. 21 del 19/02/2001 è stato approvato il Regolamento del Sistema delle Riserve Provinciali dell'Alta Val di Cecina. La Provincia di Pisa con Delibera di Giunta Provinciale di Pisa n. 60 del 30/03/2011 ha avviato il procedimento per la revisione del Regolamento.

Con Delibera del Consiglio Provinciale n. 34 del 12/03/2004 è stato approvato il Regolamento del della Riserva Provinciale di Santa Luce.

Con Delibera del Consiglio Provinciale n. 16 del 16/03/2007 è stato approvato il Regolamento del della Riserva Provinciale di “Monte Serra di Sotto “

In tutti i Regolamenti sono previsti e disciplinati gli interventi di contenimento della fauna selvatica con le modalità previste dalla normativa vigente.

ANPIL con divieto di attività venatoria

Nei Regolamenti di gestione delle ANPIL con divieto di attività, approvati dai Comuni, sono previsti e disciplinati gli interventi di contenimento della fauna selvatica con le modalità previste dalla normativa vigente.

Piano di gestione SIC-ZPS Fiume Cecina da Berignone a Ponteginori

La Provincia di Pisa con Delibera del Consiglio Provinciale di Pisa n. 67 del 10/06/2005 ha approvato il piano di gestione del SIC-ZPS “Fiume Cecina da Berignone a Ponteginori”. Il Piano indica complessivamente l'attività venatoria come causa di minaccia con incidenza nulla o bassa sull’integrità del sito e sugli habitat e con incidenza bassa, e per lo più potenziale, su alcune specie di avifauna.

Piano di gestione SIC e ZPS Cerbaie

La Provincia di Pisa con Delibera di Giunta Provinciale di Pisa n. 146 del 29/06/2011 ha avviato il procedimento per l'approvazione del piano di gestione del SIC-ZPS “Cerbaie”.

1.4) Modalità di redazione del PFVP

Il Piano Faunistico Venatorio rappresenta uno strumento di governo del territorio, ai sensi della Legge Regionale n. 1/2005. Allo scopo di omogeneizzare ed attualizzare quanto possibile le parti che compongono il PFVP, anche ai fini di un risparmio in termini di spesa, la sua realizzazione è stata demandata ad un nucleo interno di progettazione, composto di tecnici/amministrativi provenienti da diversi Uffici, aventi formazione e caratteristiche professionali idonee e relative a diverse discipline attinenti all’argomento. Tale Nucleo di Progettazione costituito con Determinazione Dirigenziale n.

4264 del 6.10.2011, è stato coordinato dal Responsabile U.O. Difesa Fauna del Servizio Politiche Rurali. Il Nucleo di Progettazione (NdP) è costituito sulla base di quanto in merito indicato dal vigente Regolamento sull’Ordinamento degli Uffici e dei Servizi della Provincia di Pisa. Al NdP è affiancato, sulla base di specifica convenzione, il personale tecnico degli ATC provinciali, che ha realizzato parte delle analisi sui dati esistenti e collaborato alla formulazione di alcune proposte. L’Università degli Studi di Pisa, nella persona del Prof. Alessandro Poli della Facoltà di Medicina Veterinaria quale coordinatore, ha costituito il supporto tecnico-scientifico di validazione del Piano.

Il responsabile del procedimento ha curato l'attuazione di quanto previsto dalle normative vigenti in merito alle Valutazioni di incidenza (art. 15 della L.R. 56/2000) e alla Valutazione Ambientale Strategica (VAS).

(15)

2) IL QUADRO AMBIENTALE

2.1) Stato ed evoluzione della superficie agro-forestale

In Provincia di Pisa il paesaggio agrario e forestale è caratterizzato da una morfologia prevalentemente montuosa coperta da una variegata vegetazione boschiva a querceto misto, roverella e leccio (Monti Pisani, Colline Vecchianesi) e da una morfologia collinare coperta da boschi di sclerofille sempreverdi, castagneti da frutto (Colline interne e meridionali) Le fasce collinari più basse sono coltivate a vite, olivo, alberi da frutto, mentre le grandi pianure bonificate, caratterizzate dal sistema artificiale di canali e fossi ( Arno / Serchio/ ex Padule di Bientina) sono coltivate a seminativi e pioppeti .

L’assetto agro-zootecnico si presenta estremamente mutevole: si è assistito in generale ad un abbandono di terreni per lo più montani o collinari, accompagnato dall'aumento di aree dedicate all'agricoltura intensiva piuttosto che quella estensiva che, oltre a comportare un progressivo peggioramento delle condizioni idrogeologiche del territorio, ha provocato una continua riduzione dei mosaici ambientali fondamentali per molte specie della fauna italiana. A titolo di esempio basti pensare alle modifiche avvenute in provincia di Pisa nella Pianura Pisana, in particolare nella zona di Coltano o nel Cascinese, o lungo le pendici dei Colli Volterrani dove si è assistito ad una riduzione delle zone umide, alla cancellazione di piccoli appezzamenti suddivisi da siepi, alla costituzione di uniformi piantagioni arboree. Di contro, in altre aree, specie nella porzione meridionale della Provincia, l’incremento delle aree forestate, anche in seguito alla carenza di provvedimenti di aiuto alle aziende agricole marginali e agli incentivi erogati per l’imboschimento dei seminativi, ha contribuito in modo indiretto all’aumento degli Ungulati, e, di pari passo, del Lupo.

Nella descrizione del quadro agricolo, zootecnico e forestale si fa riferimento alle analisi e dati contenuti nel Piano Locale di Sviluppo Rurale (PLSR) 2007-2013, a cui si rimanda per gli approfondimenti specifici.

Il dato relativo all’incidenza della superficie agricola totale (SAT) fornisce un’indicazione del grado di trasformazione del territorio. L’incidenza delle aree agricole sul totale del territorio assume un valore medio provinciale piuttosto elevato. Solo Castelfranco di Sotto e Santa Croce sull'Arno, presentano una percentuale di SAT inferiore al 50% del territorio comunale. Al contrario, in 11 comuni, l’incidenza della SAT supera l’80% della superficie comunale e a Montecatini Val di Cecina si registra il valore più elevato. Analizzando, invece, l’incidenza della superficie agricola utilizzabile (SAU) sulla SAT, su 39 comuni solo 7 presentano valori inferiore al 50%. Si tratta in generale di comuni (Monteverdi Marittimo, Pomarance, Riparbella, Calci, Castelnuovo di Val di Cecina, Vicopisano e Palaia) dove l’indice di boscosità raggiunge valori elevati. Al contrario, sul territorio provinciale sono presenti comuni, Cascina e Orciano Pisano, dove i coefficienti minimi di boscosità sono tra i più bassi del territorio regionale (meno dell’1% della SAT).

L’ultimo confronto intercensuario contenuto nel PLSR 2007-13 mostra un calo complessivo dell’attività agricola, seppure in modo differente in ciascun comune. Il fenomeno più diffuso riguarda la contrazione della SAU e della SAT (eccezion fatta per pochi comuni), mentre, il numero delle aziende, alterna comuni dove la contrazione numerica è molto forte, ad altri dove, viceversa si continua a registrare un aumento della numerosità. Il quadro complessivo risulta essere estremamente eterogeneo.

Tab. 2.1: Aree rurali classificate secondo la metodologia PLSR 2007/13 e abitanti (si indica con X la classificazione pertinente per ciascun Comune)

(16)

Calci X 1.871,7 5.838 6.077

Calcinaia X 941,9 8.608 9.630

Capannoli X 1.354,8 5.106 5.509

Casale Marittimo

X

990,9 1.007 1.018

Casciana Terme

X

2.554,4 3.538 3.681

Cascina X 4.250,4 38.359 40.743

Castelfranco di Sotto

X

1.312,8 11.415 11.960 Castellina

Marittima

X

3.493,4 1.817 1.901

Chianni X 5.194,2 1.563 1.571

Crespina X 2.421,7 3.746 4.004

Fauglia X 3.350,7 3.124 3.322

Guardistallo X 1.924,0 1.026 1.114

Lajatico X 5.724,1 1.389 1.363

Lari X 3.364,0 8.083 8.425

Lorenzana X 1.397,8 1.144 1.183

Montescudaio X 1.489,2 1.436 1.810

Montopoli in Val d'Arno

X

2.399,8 9.648 10.449 Orciano

Pisano

X

2.383,4 628 596

Palaia X 6.050,9 4.536 4.522

Peccioli X 7.526,6 4.833 4.884

Pisa X 12.596,8 89.694 87.737

Ponsacco X 1.376,7 12.576 13.534

Pontedera X 3.432,6 24.971 27.094

Unione Comuni Alta Val di Cecina Castelnuov

o di Val di Cecina

X

6.960,1 2.467 2.423 Montecatini

Val di Cecina

X

14.358,9 2.008 1.928 Monteverdi

Marittimo

X

6.681,0 701 749

Pomarance X 23.208,2 6.323 6.185

Volterra X 16.125,7 11.264 11.252

Totale 185.358,0 384.555 396.792

*Fonte: Piano Locale di Sviluppo Rurale (PLSR) della Provincia di Pisa 2007-2013

Dal punto di vista produttivo la provincia di Pisa mantiene quelle che sono oramai da tempo le sue specializzazioni tradizionali:

 l’area dei Monti Pisani si caratterizza per l’elevata incidenza delle colture arboree (con valori che superano in genere il 50%), in prevalenza olivicole, sulla SAT;

 nelle colline pisane, l’olivicoltura si affianca alla diffusione della vite;

 nell’alta Val di Cecina la gestione dei seminativi viene destinata in prevalenza alla cerealicoltura e alla produzione di foraggere, accanto alle quali trovano diffusione i prati e i prati pascoli;

 nell’area Pisana e in parte del Valdarno inferiore, accanto alla coltura dei cereali, trovano spazio la coltura della barbabietola e le colture industriali, entrambe messe in crisi dai processi di ristrutturazione dei mercati;

 le ortive, di pieno campo ed in serra, rappresentano, invece, una risorsa, ancora oggi, di tutto rilievo per parte dell’Area Pisana (circa ¾ delle superfici provinciali destinate a queste colture) e per i primi fondovalle dell’area della Valdera.

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Tab. 2.2: Andamento Superfici Coltivate in provincia di Pisa nelle campagne 2008, 2009, 2010, 2011

Colture 2008 2009 2010 2011

Cereali 53.806 48.767 29.473 23.653

Oleoproteaginose 12.272 13.570 10.152 11.145

Foraggere 24.613 26.570 14.470 27.671

Colture intensive e ortive 937 616 467 571

Terreni ritirati dalla produzione 3.339 3.460 4.765 5.773

Olivo 5.180 3.793 3.711 3.837

Vite 2.652 2.548 2.471 2.280

Arboree da frutto 407 438 434 351

Altre colture 9.773 10.583 17.730 10.568

Tare incolti e Boschi 52.487 48.322 50.655 47.734

Totale SAT 165.465 158.667 134.328 133.584

*Fonte: Unione Provinciale degli Agricoltori di Pisa

Nei comuni della provincia la diffusione dei seminativi cresce dove il rapporto SAU/SAT è più elevato, laddove la dimensione aziendale è più elevata e dove è più difficile assicurare una diversificazione degli ordinamenti produttivi per fattori pedoclimatici.

La presenza delle foraggere segue, ovviamente, la diffusione delle produzioni zootecniche. In questo caso, la presenza di una buona concentrazione degli allevamenti in Val di Cecina si riflette sulle scelte colturali. Secondo modalità di conduzione radicalmente differenti, la presenza delle foraggiere avvicendate si ritrova nella Piana pisana, in particolare per la presenza di strutture di dimensione aziendale rilevante specializzate nella produzione di latte e carne bovina.

Le aziende zootecniche in provincia di Pisa risultano distribuite sull’intero territorio provinciale sebbene con una certa concentrazione nel comune di San Miniato, che da solo, registrava l’11% delle aziende provinciali. L’evoluzione delle strutture, al pari del dato nazionale si presenta in forte contrazione, specie se riferito al precedente censimento del 2001:-29%. Tale riduzione ha riguardato sopratutto il numero delle aziende, e meno il numero dei capi. In alcun comuni della provincia, poi, si è assistito ad un fenomeno di concentrazione che ha visto aumentare le presenze di capi allevati, sebbene a fronte di una contrazione delle aziende interessate (Calcinaia e Santa Luce relativamente alla produzione bovina, il comune di Lajatico relativamente alla produzione avicola).

Gran parte dell’agricoltura provinciale sta modificando da tempo i propri assetti produttivi orientandosi verso un modello di agricoltura multifunzionale e verso la realizzazione di produzioni di più elevato pregio qualitativo. Gli esempi in questo senso sono solo parzialmente registrati dalle fonti quantitative, sebbene gli archivi regionali e provinciali, forniscano chiare indicazioni in tal senso. In particolare, l’adesione a produzioni certificate o sottoposte a regimi di controllo (bio, DOP, IGP, DOC, DOCG, produzioni integrate, produzioni tradizionali) forniscono alcune indicazioni in questo senso.

Per quanto riguarda la diversificazione aziendale, i primi percorsi hanno preso avvio dopo la prima grave crisi del mercato della coltura dei seminativi emerso a seguito del regime di set-aside volontario emanato dall’UE. A quel momento per grande parte delle aziende della provincia di Pisa, ed in particolare di quelle poste nelle aree a sud, più fortemente vocate alla coltura dei cereali e più fortemente colpite dalla mancanza di convenienza nella gestione dei seminativi, si è aperto un forte processo di ristrutturazione che ha favorito l’avvio di percorsi di diversificazione aziendale e di conversione di parte delle strutture agricole a scopi di accoglienza. In queste stesse aree, poi, uno

(18)

totali e agro-forestali dei singoli comuni indica al 2010 una SAF Provinciale pari ad ettari 222.362, costituente il 90,91% della intera superficie della Provincia di Pisa (pari ad ettari 244.591). Ciò secondo la ripartizione espressa nella tabella seguente.

Tab. 2.3: ripartizione della SAF (2010) per Comune e Comprensorio

Comune Comprensorio

Superficie totale

(ha)

S.A.F.

(ha)

Bientina Occidentale (Pisa 14) 2.928 2.580

Buti Occidentale (Pisa 14) 2.305 2.102

Calci Occidentale (Pisa 14) 2.512 2.274

Calcinaia Occidentale (Pisa 14) 1.493 1.087

Capannoli Occidentale (Pisa 14) 2.267 1.992

Casale Marittimo Occidentale (Pisa 14) 1.432 1.303

Casciana Terme Occidentale (Pisa 14) 3.641 3.387

Cascina Occidentale (Pisa 14) 7.871 6.395

Castellina Marittima Occidentale (Pisa 14) 4.576 4.331

Chianni Occidentale (Pisa 14) 6.200 5.992

Crespina Occidentale (Pisa 14) 2.697 2.379

Fauglia Occidentale (Pisa 14) 4.248 3.878

Guardistallo Occidentale (Pisa 14) 2.375 2.246

Lajatico Occidentale (Pisa 14) 7.252 7.038

Lari Occidentale (Pisa 14) 4.509 3.906

Lorenzana Occidentale (Pisa 14) 1.940 1.829

Montecatini Val di Cecina Occidentale (Pisa 14) 15.532 14.756

Montescudaio Occidentale (Pisa 14) 1.985 1.769

Monteverdi Marittimo Occidentale (Pisa 14) 9.834 9.666

Orciano Pisano Occidentale (Pisa 14) 1.164 1.089

Pisa Occidentale (Pisa 14) 18.549 14.673

Ponsacco Occidentale (Pisa 14) 1.989 1.538

Riparbella Occidentale (Pisa 14) 5.888 5.695

San Giuliano Terme Occidentale (Pisa 14) 9.202 7.837

Santa Luce Occidentale (Pisa 14) 6.672 6.429

Terricciola Occidentale (Pisa 14) 4.341 3.999

Vecchiano Occidentale (Pisa 14) 6.749 6.085

Vicopisano Occidentale (Pisa 14) 2.692 2.255

Castelfranco di Sotto Orientale (Pisa 15) 4.831 4.148

Castelnuovo di Val di Cecina Orientale (Pisa 15) 8.879 8.569

Montopoli in Val d'Arno Orientale (Pisa 15) 2.997 2.412

Palaia Orientale (Pisa 15) 7.370 7.010

Peccioli Orientale (Pisa 15) 9.258 8.789

Pomarance Orientale (Pisa 15) 22.809 22.122

Pontedera Orientale (Pisa 15) 4.605 3.409

San Miniato Orientale (Pisa 15) 10.250 8.788

Santa Croce sull'Arno Orientale (Pisa 15) 1.692 1.065

Santa Maria a Monte Orientale (Pisa 15) 3.824 3.206

Volterra Orientale (Pisa 15) 25.233 24.334

Totale 244.591,00 222.362,00

Rispetto ai dati conosciuti è possibile comunque sottolineare che il consumo di suolo a fini edificatori tra il 1995 e il 2005 ha avuto un forte incremento, a fronte di un modesto aumento della popolazione come si può evincere dalle tabelle successive riprese dalla relazione allegata alla variante al PTC per la disciplina del territorio rurale, adottata con Del. G.P. n.49 dell’8.10.2012.

(19)

Fig. 2.1: Consumo del suolo in Provincia di Pisa al 2005 (Fonte: Provincia di Pisa – 2008)

Tab. 2.4: Variazione della superficie urbanizzata tra il 1995 ed il 2005 Area urbanizzata*

1995 (ha)

Area urbanizzata*

2005 (ha)

Differenza ha

Differenza

%

Totale area**

urbanizzata 2005 (ha)

Provincia 11.414,24 13.749,57 2.335,33 +20,46% 14.415,09

Area Pisana (Capoluogo)

4.902,66 (2.606,82)

5.749,29 (2.998,06)

846,63 (391,24)

+17,27%

(+15,01

6.130,65

(20)

Colline Livornesi

518,20 677,33 159,13 +30,71% 766,54

ex Comunità Montana

1.136,64 1.405,59 268,95 +23,66% 1.436,57

* Insediamenti prevalentemente produttivi e residenziali

** Insediamenti prev. produttivi e residenziali + attività produttive-turistico/ricreative-servizi a bassa densità insediativa Tab. 2.4.: Variazione della popolazione in Provincia di Pisa tra il 1995 ed il 2005

1995 2005 Diff. Diff.%

Provincia 384.550 396.792 12.242 +3,18%

Parallelamente alla realizzazione di nuove o all'ampliamento di aree produttive e residenziali si è assistito ad un incremento della rete viaria comunale a servizio di queste aree. Inoltre al fine di ridurre il traffico all'interno dei centri abitati sono state realizzate numerose varianti a importanti strade provinciali (ad esempio le variante sulla SS439 a Ponsacco, Bientina, Castelnuovo Val di Cecina e Pontedera, la Bretella del cuoio di collegamento tra la SS66 e la SGC FI-PI-LI a Santa Croce sull'Arno) o nuove circonvallazioni comunali (ad esempio Pontedera, viabilità nord a Pisa)

Inoltre, gli incentivi per la produzione di energia da fonti rinnovabili hanno determinato negli ultimi anni richieste per la realizzazione di numerosi impianti fotovoltaici a terra in aree agricole (1 MW occupa circa 2 ha) e di diversi impianti eolici con potenziale sottrazione di habitat verso determinate specie faunistiche. La recente LR 11/2011 e smi di individuazione di aree non idonee per la realizzazione degli impianti fotovoltaici e la riduzione degli incentivi per i fotovoltaici a terra in aree agricole hanno però posto un freno a tale fenomeno. Ad oggi sono stati autorizzati o già realizzati circa 50 impianti compresi 0,5 e 1 MW e quattro di potenza superiore tra 1 e 4 MW. Per quanto attiene invece gli impianti eolici ne sono stati realizzati tre: Chianni, Pontedera in area industriale e Montecatini Val di Cecina (in fase di ampliamento) e sono stati autorizzati altri quattro, non ancora realizzati (Lajatico, Riparbella, Santa Luce, Casciana Terme). Tutti gli impianti sono oggetto di monitoraggio per capire gli effettivi impatti sulla avifauna e i chirotteri.

Nel campo della gestione faunistica del territorio, l’organizzazione degli ATC e la presenza di un mercato legato al turismo venatorio costituisce spesso un possibile riferimento per specifiche tipologie di imprese come per la realizzazione di specifici servizi per la gestione venatoria del territorio (tipico quello delle colture a perdere ma in prospettiva anche quello della ricostruzione di habitat per i selvatici).

2.2) Effetti dell’evoluzione ambientale sulla fauna

Il paesaggio provinciale, come evidenziato in precedenza, è stato fortemente mutato dalle attività umane. Nella pianificazione faunistico-venatoria è importante che siano adeguatamente considerate le attuali e future modificazioni relative alla sottrazione di habitat o alle modificazioni di esso imposte sia dalla evoluzione delle attività agricole e selvicolturali, sia, soprattutto, dalla variazione derivata dall’aumento delle superfici urbanizzate e dallo sviluppo della rete viaria (il cui impatto come mortalità della fauna per collisione con autoveicoli è sicuramente significativo). È evidente in questo contesto sottolineare, come le politiche poste in essere attraverso i piani di settore possano avere (ed aver avuto) ripercussioni sulla componente faunistica.

In provincia, come in generale in tutto il Paese, nell'ultimo mezzo secolo si è assistito in generale ad un abbandono di terreni per lo più montani o collinari, accompagnato dall'aumento di aree dedicate all'agricoltura intensiva piuttosto che quella estensiva. Oltre a comportare un progressivo peggioramento delle condizioni idrogeologiche del territorio italiano, questo passaggio ha provocato

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queste, le specie ornitiche legate al paesaggio agrario sono quelle che hanno subito maggiormente gli effetti negativi: il calcolo del FBI (Farmland Bird Index), indice della ricchezza ornitica in ambiente agrario, per la Toscana ha confermato nell'ultimo decennio una generale diminuzione del numero di specie presenti. Di pari passo, specie di minor pregio come la cornacchia grigia, spesso in concorrenza con altre più rare, hanno ottenuto vantaggi dalla presenza di grandi zone con colture intensive.

La Fauna reagisce in modo a volte in modo imprevedibile alle variazioni ambientali indotte dall’uomo (anche climatiche). Spesso sono rintracciabili fattori evidenti che contribuiscono al loro declino o incremento come ad esempio la perdita di diversità colturali nelle aree agricole o l'incremento di aree protette. Il Piano, rimandando alle parti successive la descrizione delle situazioni delle singole specie, prende a riferimento generale la situazione delle specie ornitiche che, per loro natura potendosi spostare sul territorio in tempi rapidi, rappresentano i migliori indicatori delle evoluzioni ambientali.

A tale riguardo sono da considerarsi indicativi della situazione generale i dati retraibili dalla Rete Rurale Nazionale e LIPU, disponibili presso il sito http://www.reterurale.it/farmlandbirdindex a scala nazionale (Rete Rurale Nazionale & LIPU (2011). A questo riguardo si rimanda alle analisi relative agli andamenti di popolazione degli uccelli comuni in Italia 2000-2010; Rete Rurale Nazionale & LIPU (2012) Farmland bird index e Woodland bird index 2000-2011).

A scala regionale è stato considerato il lavoro pubblicato dalla Regione Toscana “Lo svernamento degli uccelli acquatici in Toscana 1984-2006” (Arcamone, Puglisi, Dall'Antonia. COT – Regione Toscana).

A livello provinciale il quadro delle specie nidificanti e svernanti e il loro status è bene rappresentato nel lavoro eseguito dal Centro Ornitologico Toscano (COT) nel 2008 per conto della stessa Provincia di Pisa, scaricabile dal sito web (http://www.provincia.pisa.it/interno.php?id=49545&lang=it).

Da tale lavoro si desume la sintesi dei dati ornitologici significativi sul rapporto uccelli-ambiente: “delle 153 specie rilevate complessivamente in periodo riproduttivo, 107 sono nidificanti certe o possibili mentre sei (Moretta tabaccata, Marzaiola, Airone rosso, Cicogna bianca, Cavaliere d’Italia e Bigia grossa) si riproducono forse irregolarmente nel territorio provinciale (in particolare per la Moretta tabaccata si sono avute nel 2007 indicazioni di nidificazione probabile); quattro (Nitticora, Airone guardabuoi, Garzetta e Falco di palude) nidificano regolarmente fuori dalla Provincia, in aree prossime al confine, e la frequentano per la ricerca del cibo. A questo proposito bisogna sottolineare che l’Airone rosso, la cui riproduzione nel Pisano è stata rilevata occasionalmente, nidifica regolarmente al di fuori della Provincia, portandosi poi al suo interno per alimentarsi. Nel caso di Nitticora e Garzetta, inoltre, non è possibile escludere la presenza di poche coppie nidificanti anche all’interno della Provincia stessa.

Alle specie nidificanti potrebbe forse aggiungersi la Maina comune, una specie esotica di cui si è accertato qualche caso di nidificazione in Provincia di Livorno e che è stata osservata in un paio di occasioni anche in Provincia di Pisa, tuttavia senza indicazioni di riproduzione al di là della presenza di individui in canto. Tre altre specie (Cormorano, Airone cenerino ed Airone bianco maggiore) sono presenti in periodo riproduttivo con individui estivanti, che dunque non si riproducono.

La Provincia è frequentata da oltre 90 specie di uccelli acquatici (Arcamone et al., 2007) che tuttavia sono presenti principalmente nei mesi invernali, soprattutto nelle zone umide del Parco Regionale e della Piana pisana. Un numero non trascurabile di specie, rappresentato da Berte, Sula, Orco e Orchetto marino, Strolaghe, Labbi, Gabbiano corso, Gabbiano tridattilo, Gazza marina, è invece tipicamente marino e può essere osservato lungo il litorale pisano.

Risulta molto elevato anche il numero di rapaci osservati: in totale sono stati 20 di cui 11 nidificanti, in particolare nelle parti collinari della Provincia. Analogamente, per i rapaci notturni sono state rilevate tutte le specie presenti in Toscana, ad esclusione del Gufo reale di comparsa irregolare nella regione;

delle sei specie rilevate, cinque hanno anche popolazioni nidificanti.

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comune sono acclimatate, dunque presenti con popolazioni vitali, anche se per la prima le informazioni circa consistenza e distribuzione appaiono ancora lacunose (Arcamone & Puglisi, 2006)”.

Il quadro risulta complessivamente positivo e la ricchezza delle specie in ambito provinciale sembra essere in linea con quanto rilevato dai risultati pubblicati da Rete rurale nazionale e LIPU. L'andamento delle specie ornitiche del macroecosistema delle aree boscate mostra un indice stabile o in lieve miglioramento senza differenze tra aree di pianura e di collina o tra aree protette (Natura 2000) e aree non protette. Negli agro-ecosistemi delle aree coltivate, mostra invece un indice in flessione quasi esclusivamente legato alle aree di pianura, mentre in quelle collinari l’andamento è stabile o lievemente positivo.

2.2.1 Obiettivi di monitoraggio delle variazioni ambientali attraverso l’ornitofauna

Il monitoraggio con metodi omogenei dell’ornitofauna rappresenta il più efficace sistema di analisi dell’evoluzione ambientale e delle influenze antropiche su fauna e ambiente. Risulta pertanto fondamentale proseguire le analisi sinora operate a cadenza fissa.

Si indicano pertanto come obiettivi prioritari, i seguenti:

a) prevedere il periodico aggiornamento del quadro dell'avifauna provinciale che può essere fissato opportunamente con il termine del nuovo PFVP e cioè nel 2015. Da sottolineare la necessità di allargare l'indagine anche alle specie migratorie legate alle zone umide;

b) porre indicazioni finalizzate alla regolamentazione perlomeno delle specie aliene od indesiderate, sia ponendo limitazioni e/o disincentivi per la detenzione ed allevamento di tali specie, sia prevedendo azioni di controllo od eradicazione;

c) individuare e incentivare degli interventi di miglioramento ambientale e di ripristino di aree umide con particolare riferimento alle specie per le quali è stata riscontrata un andamento negativo e alle aree di pianura che maggiormente hanno risentito della crescente urbanizzazione.

2.2.2 Obiettivi di conservazione di particolari aree umide di valore strategico

Nell’erosione ambientale avvenuta negli ultimi anni,il prezzo maggiore per la conservazione faunistica è stata la perdita di molte piccole aree umide. Si reputa necessario porre particolare considerazione (come espresso anche nelle parti successive) sulla necessità di ricostituzione e salvaguardia di tali ambienti che sono tra i più facilmente e velocemente vulnerabili in mancanza di una specifica strategia gestionale.

Nella Provincia di Pisa la maggior parte delle zone umide, senza considerare i chiari da caccia, sono ricomprese all'interno di aree protette (Parco Regionale Migliarino San Rossore Massaciuccoli, Riserva Provinciale di Santa Luce, Riserva Provinciale di Tanali), all'interno di istituti faunistici a divieto di caccia (cave Malvaldo e cave Santo Stefano a Macerata, a Cascina, parzialmente cave di Calcinaia e Vicopisano, alcuni invasi della Valdera, parzialmente l'ex alveo del Bientina) o indicativamente precluse all'attività venatoria perché ormai all'interno dell'ambito urbano (cave di Pietroconti a Pontedera), cave della Vettola a Pisa, cavi di Campo a San Giuliano Terme, per attività sportive (a San Miniato).

Una piccola percentuale di zone umide è ricompresa in AFV (laghi di Cenaia, parzialmente cave di La Sterza, alcuni invasi della Valdera).

Sulla base delle informazioni faunistiche disponibili e considerato che in parte queste aree sono a divieto di caccia non si ravvisano al momento la necessità/opportunità di includerli all'interno di specifici istituti faunistici con l'eccezione dei laghetti di Montescudaio e i Bacini del Sale a Volterra.

Questi due zone umide infatti oltre rivestire una certa importanza per lo svernamento di alcune specie e come luogo di nidificazione per specie di interesse conservazionistico sono oggetto di divieto di caccia ai sensi del comma 5 dell'art.33 della LR in quanto prossimi nel primo caso ad abitazione e strade nel secondo in quanto presente all'interno un'area di proprietà della Solvay oggetto nel passato di escavazione. Entrambe le aree sono incluse nell'elenco delle zone umide redatto dall'ISPRA per i censimenti invernali all'avifauna acquatica; inoltre i Bacini del Sale sono stati inclusi nel V Programma delle Aree Protette della Regione Toscana come proposta di Anpil. Per il loro valore conservazionistico e in quanto già oggi esclusi all'attività venatoria risulta quindi opportuno rendere non più temporanei entrambi i divieti di caccia.

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