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Specie autoctone che provocano danni

Nel documento PIANO FAUNISTICO VENATORIO PISA 2012-15 (pagine 134-141)

5) PROPOSTE PER LA GESTIONE DELLE SPECIE FAUNISTICHE

5.4 Altra Fauna Protetta e specie problematiche

5.4.2 Specie autoctone che provocano danni

Nel caso in cui il Titolare di UdG (con particolare riferimento agli istituti faunistici privati) si rifiuti di effettuare tali interventi o proceda all'immissione di ulteriori esemplari, la Provincia oltre all'adozione diretta degli interventi di eradicazione ed a procedimenti sanzionatori e disciplinari, provvederà a dare inizio ai provvedimenti di revoca dell’autorizzazione.

rappresentato un rischio per la sicurezza a causa della costruzione di tane sia lungo le sponde dei corsi d'acqua o in arginature artificiali, sia all'interno dell'area aeroportuale pisana. L’istrice può rappresentare in taluni casi un danneggiatori di colture agricole, seppur i dati a disposizione indichino che esso rappresenta un problema assai limitato.

Fig. 5.4.2: danni da istrice alle colture agricole liquidati

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ZRC OASI ATC14 ATC15 ZRV

Proposte: in casi di accertato rischio per l'incolumità delle infrastrutture (tane in argini fluviali) o pericolo per la sicurezza delle persone (es. aeroporto), si prevede la traslocazione degli esemplari mediante trappolaggio e il rilascio successivo in zone idonee. Gli interventi di questo tipo dovranno essere eseguiti previa parere rilasciato dall’ISPRA..

Coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus)

Status: la presenza sulla penisola italiana risale all'epoca romana. La diffusione in provincia di Pisa è accertata alla metà del 1900 per motivi venatori. La specie è cacciabile ai sensi della L. n° 157/92.

Distribuzione: distribuita, con consistenze numeriche variabili, in modo non uniforme, in alcuni siti localizzati del territorio provinciale.

Problematiche: il coniglio selvatico può recare danni alle coltivazioni erbacee inoltre, dal punto di vista sanitario, può rappresentare il serbatoio epidemiologico del virus responsabile della mixomatosi che colpisce anche i conigli allevati. Può rappresentare inoltre un fattore limitante per le popolazioni di Lepre, condizione negativa per quanto riguarda in particolare le ZRC, le ZRV e le AFV.

Fig. 5.4.3: Danni da coniglio selvatico alle colture agricole liquidati

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Proposte: Per i fattori sopra esposti, la specie potrà essere oggetto di controllo ai fini della prevenzione dei danni alle colture ed alla tutela delle popolazioni di Lepre.

Saranno applicati preferibilmente metodi ecologici come recinzioni fisse e/o elettriche e se provata la loro inefficacia si provvederà a interventi di contenimento con arma da fuoco, da parte di personale abilitato, Potranno essere utilizzate anche reti di cattura o caccia alla tana colo furetto.

Qualora si accerti una popolazione neo-costituita all'interno di ZRC, ZRV e AFV, potranno essere imposti interventi al fine della sua eradicazione. Gli interventi avverranno secondo le modalità inserite nel Piano di Controllo redatto dalla Provincia e approvato dall’ISPRA nel 2012.

Corvidi: Gazza (Pica pica), Cornacchia grigia (Corvus corone cornix) e Ghiandaia (Garrulus glandarius)

Status: tutti i corvidi qui elencati sono cacciabili ai sensi della L. n° 157/92. Secondo le categorie IUCN le tre specie sono classificate come LC.

Distribuzione: le tre specie sono comuni e abbondanti su tutto il territorio provinciale, in funzione delle loro preferenze ecologiche: se la cornacchia g. è pressoché ubiquitaria, la ghiandaia è comunque legata alle aree forestali e la gazza alle aree più aperte. Le specie sono soggette a stime annuali negli Istituti faunistici e a campagne di cattura che dimostrano un costante aumento di consistenza, specie della cornacchia grigia.

Problematiche: i Corvidi in questione non presentano alcuna problematica di conservazione. Vengono trattati in quanto, laddove presenti in elevata consistenza numerica, possono provocare danni alle produzioni agricole nonché essere dannosi per la predazione di nidi e di piccoli di numerose specie.

Fig. 5.4.4: Danni da Corvidi alle colture agricole liquidati

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Nonostante siano cacciabili, generalmente gazza, cornacchia grigia e ghiandaia non vengono che sporadicamente abbattute durante la stagione venatoria, per la scarsa qualità delle loro carni.

Proposte: innanzi tutto occorre sensibilizzare il mondo venatorio affinché si proceda prioritariamente all'abbattimento durante la stagione venatoria, su tutto il territorio libero, con programmi di contenimento numerico allo scopo organizzati dai soggetti gestori (ATC, AFV).

Negli istituti faunistici, prevalentemente nelle ZRC e ZRV o nelle Aziende finalizzate alla produzione della piccola selvaggina, che ne faranno motivata richiesta, corredata dalla stima delle consistenze numeriche, saranno permessi prelievi finalizzati alla riduzione di densità eccessive sia mediante trappolaggio, sia mediante abbattimento diretto, secondo piani di prelievo programmati per AdP. Stessa tipologia di intervento potrà essere attuata laddove sia provata una densità di corvidi tale da interferire con la produzione di specie di interesse venatorio o conservazionistico e nelle aree agricole nelle quali siano accertati danni alle produzioni. Gli interventi, per modalità, tempistica e ripartizione dovranno essere in linea con quanto previsto nel Piano di Controllo e gestione delle popolazioni di Corvidi, Columbidi, Storno, Nutria, Coniglio selvatico, Silvilago e Volpe, redatto dalla Provincia e approvato dall’ISPRA nel 2012.

Storno (Sturnus vulgaris)

Status: non è compreso nella lista delle specie cacciabili ai sensi della L. n° 157/92; categoria LR secondo la IUCN.

Distribuzione: anche se diffusa su tutto il territorio provinciale, la specie comporta problematiche di gestione nelle AdP caratterizzate da maggiore presenza di coltivazioni sottoposte a danni (AdP: 14-1, 14-2, 14-3, 14-4, 15-1, 15-2, 15-3, 15-4). a livello europeo, la specie presenta un trend demografico negativo. In Italia, e in Toscana, viceversa, il trend risulta in aumento negli ultimi dieci anni.

la elevata difficoltà di risoluzione delle problematiche legate alla presenza della specie con la caccia e l’iter dei procedimenti non è stato ben compreso da agricoltori e cacciatori e ha causato notevole malumore. Spesso i danni sono concentrati su singole piante e su situazioni nelle quali non è possibile liquidare indennizzi (proprietari non imprenditori agricoli).

Fig. 5.4.5: Andamento dei danni da storno liquidati in provincia di Pisa

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Proposte: Grazie a campagne di controllo condotte con continuità e tramite la prevenzione, i danni sono andati riducendosi nel tempo anche se comunque, localmente l'impatto dello storno rimane elevato. Appare perciò necessario il proseguimento delle azioni di controllo pur garantendo la conservazione del Passeriforme. Come per le altre specie in cui sia necessario attuare interventi di controllo ai sensi dell’art. 37 della L.R. 3/94, l’intervento dovrà essere successivo alla denuncia di situazione di danno (o di grave rischio), all’utilizzo di metodi ecologici e alla quantificazione del danno.

Tra i metodi ecologici di dissuasione e mitigazione dell'impatto, sia con l'intervento degli ATC sia da parte degli agricoltori stessi, l’ISPRA indica i seguenti:

utilizzo di detonatori acustici (cannoncini a gas temporizzati),

dissuasori acustici o distress call,

dissuasori ottici (palloni predator e sistemi analoghi),

protezione degli alberi da frutto tramite reti.

Durante i periodi di maturazione dei frutti potranno essere effettuate azioni di controllo numerico mediante attività di sparo, impiegando idonee armi a canna lunga, utilizzando preferibilmente munizionamento atossico non contenente piombo. Gli interventi saranno consentiti esclusivamente nelle immediate adiacenze degli appezzamenti in cui sono presenti colture sensibili (con particolare riferimento ai ciliegeti ed altre Rosacee, oliveti e vigneti) ed in presenza del frutto pendente. Il numero di capi da abbattere sarà commisurato alla necessità di mantenere una sufficiente soglia di allarme.

Gli interventi saranno effettuati in base a quanto previsto nel Piano di Controllo e gestione delle popolazioni di Corvidi, Columbidi, storno, nutria, coniglio selvatico, silvilago e volpe, redatto dalla Provincia e approvato dall’ISPRA nel 2012.

Di pari passo agli interventi messi a punto, sarà continuato il monitoraggio al fine sia di evidenziare le aree sottoposte a maggior rischio di danni e sia di controllare i trend numerici della specie a livello locale.

Colombo di città (Columba livia) e Tortora dal collare orientale (Streptopelia decaocto) Status: il Colombo di città deriva dall'inselvatichimento del piccione domestico, non è cacciabile ai sensi della L. n° 157/92; la Tortora dal collare rientra nella categoria LC della IUCN, non presenta problematiche di conservazione (specie non-SPEC), non è cacciabile ai sensi della L. n° 157/92.

Distribuzione: in provincia di Pisa entrambi i columbidi sono abbondanti ed ampiamente diffusi: la tortora, nello specifico, è spesso legata agli insediamenti umani.

Problematiche: entrambe le specie, la prima di origine domestica, la seconda derivata dall'espansione naturale della specie di origine orientale, hanno spiccate abitudini sinantropiche, causando spesso problemi di ordine sanitario. Tuttavia occorre sottolineare che le azioni riconducibili al presente Piano sono indirizzate (date le finalità della L.R. 3/94) alla sola mitigazione dei problemi che esse producono alle coltivazioni agricole. Gli aspetti legati alla presenza nelle aree urbane sono quindi di competenza di altri soggetti (Comuni).

L'impatto delle due specie si esprime sulle coltivazioni (in misura rilevante nelle AdP 1, 2, 14-3, 14-4, 15-1, 15-2, 15-3) con danneggiamenti soprattutto per le coltivazioni di frumento, soia, girasole, mais, sorgo e pisello nel periodo di semina e di maturazione del raccolto. Va sottolineato che i danneggiamenti causati dal Colombo di città, non rientrando tra le specie proprie della fauna selvatica (essendo derivato da inselvatichimento di specie domestiche), non sono oggetto di liquidazione danni con i fondi della L.R. 3/94. Pertanto il grafico sotto riportato rappresenta solo i danni liquidati relativi a Tortora dal collare e Colombaccio e costituisce la “punta di iceberg” di una problematica molto più vasta e complessa.

Fig. 5.4.6: Andamento dei danni liquidati da Columbidi (Tortora dal collare e Colombaccio)

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Proposte: dato che le due specie non rivestono interesse conservazionistico, l’obiettivo principale consiste nella tutela delle produzioni agricole e nel mantenimento di condizioni sanitarie laddove siano presenti colonie.

Occorre precisare che, essendo le due specie sintropiche e con dieta simile, spesso è impossibile discriminare tra i due Columbidi per definire la responsabilità dei danni, per cui non si può stabilire una scala di priorità di intervento su una delle due specie.

Il monitoraggio delle zone esposte a maggior rischio, effettuato dalla Provincia a partire dal 2009, consente di individuare le aree nelle quali saranno concentrati gli interventi di prevenzione e controllo.

Tutti gli interventi essendo, come detto, specie non cacciabili si incentrano sulla applicazione dell’art.

37 della L.R. 3/94 e saranno attuati secondo i dettami previsti nel Piano di Controllo e gestione delle popolazioni di Corvidi, Columbidi, Storno, Nutria, Coniglio selvatico, Silvilago e Volpe, redatto dalla Provincia e approvato dall’ISPRA nel 2012 e avente validità pari al presente Piano e saranno basati sugli strumenti di seguito elencati.

Tra le strategie applicabili per limitare gli effetti negativi dei due Columbidi, saranno privilegiati metodi ecologici quali:

prevenzione dell'accesso ad edifici tramite reti e pannelli funzionale, nel caso di stalle e allevamenti, a ridurre la disponibilità di cibo (granaglie o altro).

L'applicazione di metodi dissuasivi per le produzioni agricole, (strisce colorate, palloni predator, bombarde a gas, spaventapasseri) condotta nell'ultimo quadriennio non ha portato risultati soddisfacenti, soprattutto nel caso dei Colombo di città.

Laddove i metodi precedenti non abbiano successo, verranno effettuai interventi di controllo numerico tramite l'abbattimento, privilegiando l'utilizzo di munizioni atossiche, non contenenti piombo, e saranno seguite le seguenti procedure:

Tortora dal collare:

appostamento in prossimità delle colture danneggiate con sparo a salve ed occasionali abbattimenti di esemplari a “scopo rafforzativo”;

dal punto di vista numerico, si prevede di ridurre al minimo indispensabile il ricorso agli abbattimenti, che saranno conclusi in corrispondenza dell'abbandono della zona colpita da parte del columbide e saranno privilegiate le attività di dissuasione ed allontanamento.

Colombo di città:

appostamento in prossimità delle colture danneggiate con sparo a salve ed occasionali abbattimenti di esemplari a “scopo rafforzativo”;

ad integrazione degli altri metodi, in particolare nelle aree periurbane in cui lo sparo non è applicabile (depositi di mangimi, stalle consortili etc.), si prevede la cattura tramite “prodina”

mobile, attuata esclusivamente da operatori in possesso delle qualifiche definite all’art. 4, comma 3 della L. 157/92 e succ. mod. ed agli artt. 34 e 36 della L.R. 3/94 e succ. mod.

Gabbiano reale (Larus michahellis)

Status: specie di ampia diffusione mediterranea, le varie popolazioni presentano trend stabili o in aumento. Non inclusa nella lista delle specie cacciabili ai sensi della L. n° 157/92.

Distribuzione: presente tutto l'anno in provincia di Pisa con elevati numeri, concentrati soprattutto in zone limitrofe a discariche, campi e zone umide, dove sono presenti fonti alimentari La nidificazione del Gabbiano reale nelle città è diventato un fenomeno abbastanza comune e da pochi anni è accertata la nidificazione di 4-5 coppie anche nel centro di Pisa.

Problematiche: l’aumento di consistenza della specie ha comportato nel tempo l’incremento della percezione di conflitto con le attività umane. Nelle città dove la popolazione nidificante risulta più consistente si possono verificare situazioni di disagio per la cittadinanza causa comportamenti aggressivi della specie durante il periodo riproduttivo, rumore, sporcizia e danni a proprietà; in altre province toscane si sono registrati anche danni alle colture agricole (serre in particolare); in diversi ambiti nel Mediterraneo, sono stati verificati impatti della specie sull’ecosistema, per quanto riguarda sia i danni alla vegetazione sia quelli da predazione alla fauna selvatica. Al momento non si ravvisano comunque problematiche di rilievo per questa specie nel territorio provinciale, se si eccettuano le problematiche di possibile bird strike con i velivoli in prossimità del sedime aeroportuale. Va rilevato comunque le competenze per tale tipologia di danno e per l’adozione di misure di prevenzione e controllo su tale specie come su tutta la fauna ornitica, sono di esclusiva competenza del Ministero dei Trasporti.

Proposte: promuovere attività di monitoraggio sulla presenza della specie nella città di Pisa e presso le fonti di alimentazione di origine antropica come le discariche che insieme ai rifiuti dei pescherecci costituiscono probabilmente la principale fonte di sostentamento della specie.

Adozione di specifici piani di controllo nel caso in cui i danneggiamenti giungano a livello significativo, con parere obbligatorio ISPRA.

5.4.3 Specie protette di interesse conservazionistico

Nel documento PIANO FAUNISTICO VENATORIO PISA 2012-15 (pagine 134-141)