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5) PROPOSTE PER LA GESTIONE DELLE SPECIE FAUNISTICHE

5.2 Piccola fauna stanziale cacciabile

5.2.1 Lepre

5.2.1.1 Stato attuale della Lepre

La consistenza della Lepre ha avuto un andamento netta diminuzione nel territorio provinciale a partire dal 1965, che ha fatto crollare le popolazioni naturali giungendo a minimi storici alla fine degli anni 90, in coincidenza con la diffusione dell’EBHS, malattia che ha praticamente lasciato soltanto la sopravvivenza agli individui immuni. Analogo andamento, si fa presente è avvenuto, seppur con tempi non sempre coincidenti in tutta la Regione Toscana. Stessa situazione è stata riscontrata in Italia e nella maggioranza dei Paesi europei. Vari i motivi della diminuzione, tra cui, oltre a quelli esposti per tutte le specie di piccola stanziale nella parte precedente, grande influenza è dovuta alla scomparsa dei ceppi locali ad opera della caccia eccessiva, delle operazioni di ripopolamento con entità alloctone (che hanno portato, tra l’altro, varie malattie gravi a quelle nostrane), e alla diffusione dell’agricoltura intensiva (con perdita di habitat e immissione di sostanze chimiche dannose). La presenza di norme che hanno impedito la continuazione delle un tempo usuali pratiche di controllo dei predatori ed il bracconaggio hanno acuito i problemi del Lagomorfo. Negli ultimi anni si sta invece assistendo ad una costante, lenta ripresa della specie, facilitata dalla suddetta maggiore resistenza all’EBHS, dall’utilizzo dei miglioramenti ambientali e dall’aumento dei periodi di clima secco (ottimali per la Lepre).

Fig. 5.2.1: Andamento degli importi investiti da Provincia e ATC per miglioramenti ambientali (in euro)

0 100.000 200.000 300.000 400.000 500.000 600.000

2001 2002

2003 2004

2005 2006

2007

2008 2009

2010 2011

euro

ZRC ZRV TCP totale

Un indice dell’andamento demografico della Lepre deriva dall’andamento della densità della specie negli ultimi 7 anni negli Istituti faunistici pubblici provinciali (ZRC, ZRV e Oasi) rilevata attraverso i censimenti annuali.

Fig. 5.2.2: Variazioni della densità della Lepre negli Istituti faunistici pubblici provinciali (capi/kmq)

La variazione della presenza della Lepre si evince pure dai dati di abbattimento effettuati a livello dei due ATC provinciale, desunti dai dati di lettura dei tesserini venatori operata dalla Regione. Si sottolinea che anche tale andamento rappresenta un indice, poiché certamente sottostimato come valore assoluto (vedasi in proposito il Cap. 4). Da tener conto che sulla Lepre tutti gli abbattimenti indicati sono riferiti al solo Territorio a Caccia Programmata, in quanto la caccia alla specie è vietata negli Istituti Privati.

2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011

0 1 2 3 4 5 6 7 8 9

Fig. 5.2.3: Andamento degli abbattimenti di Lepre nel TCP della Provincia di Pisa (dai tesserini regionali)

0 500 1000 1500 2000 2500

2001-02

2002-03

2003-04

2004-05

2005-06

2006-07

2007-08

2008-09

2009-10

2010-11

n. capi abbattuti

L’andamento dei prelievi non è correlato alle immissioni di capi di allevamento effettuate nel periodo di riferimento. E’ invece collegato alle catture effettuate nella ZRC, come emerge dal grafico successivo.

Fig. 5.2.4: Relazione tra abbattimenti ed immissioni di Lepre nel TCP della Provincia di Pisa

0 500 1000 1500 2000 2500

2001-02 2002-03 2003-04 2004-05 2005-06 2006-07 2007-08 2008-09 2009-10 2010-11

prelievi in TCP imm issioni di cattura imm issioni allevam ento

Riguardo alle immissioni va specificato che, come indicato nella maggioranza dei lavori scientifici sull’argomento, gli studi condotti nel territorio provinciale negli anni trascorsi (ZRC Volterra:

immissioni di Lepri munite di collare GPS e VHF) hanno chiaramente dimostrato che la mortalità dei soggetti di allevamento immessi è stata altissima (tutti i soggetti sono deceduti nell’arco dei 45 giorni successivi). Ben diversa è la sopravvivenza di esemplari di cattura che hanno resistito nella quasi totalità oltre l’esaurimento delle batterie dei radiocollari.

La relazione diretta che si desume tra l’andamento dei dati di abbattimento con quello delle lepri di cattura immesse è quindi collegata alla produttività naturale delle popolazioni, di cui il numero di capi annualmente catturati ed immessi è evidentemente espressione. Tale andamento complessivo è ben rilevabile nel grafico seguente, tenendo conto che la diminuzione delle catture avvenuta a partire dal

2008, non è imputabile alla diminuzione della densità nelle ZRC (vedasi in proposito la Fig. 5.2.1) ma alla scelta di catturare meno effettuata dalla Provincia, in accordo con i Co. di Gestione degli istituti, sia a scopo prudenziale (dati andamenti climatici particolarmente secchi, sia in relazione alla diminuzione graduale di disponibilità del volontariato per attuare le catture in molte ZRC.

Per la Lepre le recenti evoluzioni delle “politiche agricole comunitarie” hanno sicuramente avuto un’influenza positiva. Si è infatti passati da una premio legato fortemente alla produzione, ad un premio legato alle cosiddette “quote”, che hanno liberato i terreni dal vincolo di coltivazione. In questo scenario molte aziende agricole hanno aumentato la produzione di foraggi sostituendola a quella dei cereali, creando habitat migliori alla presenza della Lepre. La particolare piovosità delle ultime annate ha poi a sua volta condizionato le semine dei cereali spalmandole su tutto il periodo invernale e fornendo quindi alimentazione ideale per questa specie.

In sostanza, l’andamento dei carnieri e, quindi la presenza della Lepre nel TCP dipende con tutta probabilità non dalle immissioni (tanto meno se di lepri di allevamento) ma dalla consistenza e dal tasso riproduttivo annuale della specie, a suo volta influenzato da fattori ambientali (andamento climatico, tipologie colturali in atto e relative lavorazioni, predazione) e dal bracconaggio, negli istituti dove essa è protetta. Da tali ambiti sussiste quindi annualmente la possibilità o meno (in funzione della densità e dei fattori suddetti) che un numero più o meno consistente di individui si irradi naturalmente nelle aree circostanti ove avvengono la maggioranza dei prelievi.

Fig. 5.2.5: Relazione tra abbattimenti nel TCP, densità (per ettaro) e catture di Lepre nelle ZRC

0 500 1000 1500 2000 2500

2001-02

2002-03

2003-04

2004-05

2005-06

2006-07

2007-08

2008-09

2009-10

2010-11

n. capi

abbattimenti densità catture ZRC

5.2.1.2 Linee di gestione per la Lepre

I dati illustrati in precedenza indicano le strategie di gestione della specie, che di seguito si espongono.

I fattori di resistenza ambientale che incidono in modo negativo sulla riproduzione e quindi sulla consistenza si possono solo in parte contrastare. Restano buone prospettive legate sia alle variazioni avvenute e future della politica agricola che potranno incidere positivamente se le congiunture economiche promuoveranno l’agricoltura estensiva, le misure agro-ambientali, l’aumento delle superfici destinate a prato e deprimeranno le pratiche intensive di cereali. I fattori climatici, drammatici per altre specie, con l’aumento dei periodi siccitosi porteranno, invece, ulteriori benefici sulla Lepre. Rimangono comunque essenziali i miglioramenti ambientali, che dovranno continuare ad essere effettuati, nelle

sull’irradiamento naturale che sulle attività di cattura e traslocazione. Ciò, sia in considerazione delle evidenti difficoltà di attuare tali pratiche per la lenta diminuzione del volontariato, sia per evitare che possano verificarsi prelievi troppo accentuati in grado di intervenire negativamente sulla produttività delle zone per gli anni successivi. Le operazioni di cattura condotte con i cani da seguita hanno tra l’altro dimostrato (dati prodotti in diverse ricerche scientifiche) di poter influire negativamente sia sugli individui catturati, sia sui soggetti non catturati, in funzione dello stess e della conseguente mortalità. La omogenea dislocazione di “buoni” istituti sul territorio rappresenta il metodo migliore di ripopolamento. Per le ZRC di elevata produttività, le catture potranno essere concesse allo scopo di immettere individui in siti “lontani” dagli istituti che li hanno prodotti, pena il conseguente rientro dei medesimi verso i luoghi di origine con la mortalità connessa agli spostamenti. Si reputa che gli ATC destinatari dei capi catturati dovranno agire fermamente in tal senso. Stesse modalità di immissione dovranno essere adottate per i soggetti conferiti dagli Istituti privati (AFV), che dovranno rappresentare in futuro anche luoghi di produzione e possibilmente cattura della specie.

La Lepre prodotta naturalmente negli Istituti provinciali rappresenta dunque, come dimostrato dai dati esposti in precedenza, il miglior materiale da ripopolamento disponibile e ciascun esemplare ha un valore biologico elevatissimo. La valorizzazione degli individui prodotti, catturati e abbattuti nel territorio pisano è un obiettivo primario da perseguire, passando attraverso l’incentivazione delle forme di conservazione ed incremento delle popolazioni esistenti (anche attraverso specifici contributi agli agricoltori dei terreni interessati in funzione dei capi censiti/abbattuti), la attuazione di forme di gestione conservativa anche nel territorio cacciabile e la valorizzazione della caccia tradizionale e della cinofilia (cani specialisti e selettivi), la valorizzazione economica dei capi prodotti nei territori destinati alla cattura (riferita almeno ai prezzi correnti di mercato del materiale della medesima origine).

L’immissione dovrà avvenire, visti i risultati degli studi accennati in precedenza, tendendo progressivamente all’utilizzo di Lepri di cattura di provenienza locale e comunque Toscana, in modo da evitare sia l’introduzione possibile di malattie trasmissibili, sia le mortalità conseguenti alla assenza di immunità per l’EBHS. Parimenti, le lepri di allevamento non dovranno più essere utilizzate per i ripopolamenti entro il periodo di validità del Piano. Solo in casi limitati, soggetti di allevamento (estensivo e comunque ambientati a terra), con le stesse caratteristiche di provenienza, potranno essere destinate esclusivamente a recinti di allevamento/ambientamento da situarsi nelle ZRV e AFV che risultino carenti dei capi selvatici. Da tali strutture, che dovranno comunque essere gestite con fermo sanitario almeno biennale, i soggetti prodotti potranno essere liberati, preferibilmente nelle aree limitrofe ai recinti.

Per l’incremento della specie uno dei fattori che maggiormente deve essere preso in considerazione è la lotta al bracconaggio, che rappresenta con tutta probabilità uno dei motivi di maggiore mortalità in talune aree e istituti, e che alimenta un accertato mercato illegale. La lotta a tale attività illecita rappresenta una priorità, da mettere in atto aumentando l’efficacia delle attività di sorveglianza (effettuate da parte delle Guardie Volontarie e dalle G. Giurate degli Istituti Privati) e di repressione (specie da parte della Polizia Provinciale e delle altre Forze di Polizia). Per la protezione di taluni Istituti Faunistici Pubblici maggiormente colpiti dal fenomeno si reputa inoltre opportuno adottare servizi specifici di Vigilanza Giurata. E’ comunque indispensabile che tutti i soggetti coinvolti (Provincia, ATC, Associazioni) offrano il loro contributo congiunto per far accrescere la consapevolezza nel mondo dei cacciatori e degli agricoltori che il furto dei prodotti della gestione danneggia comunque tutti e non può essere in alcun modo tollerato.

Per la Lepre, come per tutte le altre specie di fauna stanziale cacciabile, le operazioni gestionali (catture, immissioni, pianificazione dei prelievi, forme di incentivazione del volontariato, valutazione ed attuazione degli interventi gestionali, ecc.) dovranno fare riferimento, dall’entrata in vigore del presente Piano ad una pianificazione territoriale basata sulle Aree di Programma (AdP) così come individuate al Paragrafo 5.1.2.5., a cui dovranno riferirsi gli ATC e tutti i soggetti coinvolti nella gestione, svincolandosi dalla logica “comunale” e dai campanilismi locali.

Nel documento PIANO FAUNISTICO VENATORIO PISA 2012-15 (pagine 102-106)