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DEI COSTUMI DELL'ISOLA DI SARDEGNA COMPARATI COGLI ANTICHISSIMI...

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DEI COSTUMI DELL'ISOLA DI

SARDEGNA COMPARATI COGLI

ANTICHISSIMI...

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DEICOSTUMI DELL- [SOLA

DI SARDEGNA

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DEI COSTUMI

DI SARDEGNA

COMPARATI

COGUANTICHISSIME POPOLI ORIENTALI

ra ANTONIO BltESCIANIp.c.n.n.

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NAPOLI Àieamnohlugitilta*cattduca

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ST*i. TIP. DtnswAix untwwm

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INTRODUZIONE

5.I.

Inaino dalmioprimo giugnere nell' ìsola '£ Sarde- gnamipercossel'aspetto de' singolari coshimi,che in que'popolimivenne osserrato cosi in CagUarì co*

menellenlle,e poscia per fattol'isolada mezzodì fino allapunta settentrionale.Daj^rìmacnriosìtàe far ghezza;ìndiamrtenzee rispetti mararigliosi consi- deraliinque'nuoviattie modi chemiaccadea con- tinuo di vedere inpubblicoed in privato di quelle gen- ti.Esiccome per naturale mio proprio,e per diletto inclinail'animo dalla prima giovinezza a studiare nel- leabitudiniecoslumanzo dolle antiche nazioni,mi valsequella riposta doltrinaa conferireriscontrare ne'costumi de' Sardi ccrle medesimezze con quelli dei primi popoli d' Asia, clicnon potrei dire quantoma ne sentissi riscosso e stupito.Ma comesuol aTresire

Voi. i. 1

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TI imDDtnoifE de'primi concetti,i(inalibalenano nellamente alcu- ne chiorezzo e luci e quasi lampeggi amenli,che la percuotono,e dileguansi; cosia quella primaWats nonv'attesipiù cUe tanto,pago di gittarce sol qual- clicmollo ai letterati dell'Isola,che per singolare cor- tesiaegrazia lorousaranmecofamigliarmcnte.

Queste cosom'avveniano laprima Tolta ch'io pas- sai noli' Isola, die fu del mille oltoccntoquarantalre.

Itiiiavigatoviranno appresso,ecavalcatoper tutto laTrcgcnta ìnsinoall'Olcnslra;e posciaÌlvegnente quarantacinquemessomi pelCapo soprano sinoalcuo- re della Barbagia,c così laquarta volta delquaran- tasei per le piagge litorali di versoilmardiSpagna, ia quelle quattro andate corsiilregno per tantilati ,

chemi[wfve averne scorto quanto bastasse all'uopo.

Tioa già diprovederl'Isolaapalmo a palmo,eno- tarea minuto tuUo le direrse costumanze de'rillaggi, mad' àitiogeme taleconòsdmento die facesse pieno ilmiodesiderio dicompotailecon quelle delle anti- chissimegenU mondo,colleqnali vidimanifesta- menteavere tantaiBEsomi^anza. Feci di molle noie, memoriee indicazioni ne*mici giornalelti,da ripe- scarlequando mestierimene facesse: e intanto atlra*

.versandoper quelle solitudini a cavallo, o navigando per que' marimeleriordinavamecostessofacitamen- le nell'animo,ponendole a Ironie colle proprietà de- gliantichicostumi,conendoaolecagioni,iaresli-

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IHTHOlniZIOKB VII gandono le nature,speculando ^' intendimenli,rin- frescando gli scolorati concetU dellamemoriaper ar- Tidnarli, speccMarli e riscontrarli sottilmentee ade- qualamcDtc con ciò chemiproposi.Peroccbè aprendo io noli' Isola a IralEarn^odd'altra ragione,nonm'e- radittomiglioragio e destro d'intertenermi in questi

|)ensicri clic appunto l'ozio delmggiarc;nelquale, ond'altritanto iucrcscimento e noia colgonoilpii'i dellevolle,amosapeabuono di profittare per l'one- sto sollazzo degli studi.

Com' ebbi riveduta,appressoilquarto viaggio di Sardegna,nuovamentel'Italia,mi renne ordine di condurmi aRoma;perchè incontanente trascorsoda Genova a Torino a prender commiato dalbenigmsùmo re Carlo Alberto, mossiper la via di Firenze nelmag- gio del mille ottocento quarantaseia reggere in questo collegiodiPropaganda gli alunni di tutte le nazioni del mondo.Equivi ancoraché ravvolto fra tante cure che seco portailgoTenareslgran casa, pure TBCcaU tandoiminuzzoli d' ora ehe qui e li cadeano di mez- zo ainegod,masùmenelladoldssima Villa di Fra- scati,misi subitomano aincarnale tàò che m' era concetto,epoco

mm

oheadombralo nella mente.-

Hareastatone corseag^studi;ove noiUspera- vanoin quelcambio amicae serena più che ogni al- tradieda lunga pezza innanzi fossemùsortast^ra dllalia.CoBciossiachè posto in sulla supremase^ilei*

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vili INTBODUnONI

laCIjiosaRomanaquelnobilee gentile spirilo di Pa- paPioIX,da prima gli sposaide'Iunghi festcggìamen- iqualisogliono di soverchio spargere egcialacquare lamente per lo discorrere de' sensi esleriori nelle al- legrezzee tripudi popolari) recaronononlieveimpe- dimento agli.sludi. Appresso le inquietezze, e sospel- lidelleciviliagitazionid'IlaliaspartironV animo fra mille speranzee timori,esolTocarono in essoogni virtùdell'ingegno,ilqualequando è assorto e vìo*

lealemente rapilo dalla fogadi?gliavvenimentisislrac- ca,0 vien menalo vagabondo in pensieri senza ìnlcl- lello,o ingrossa e grava in torpore,spenta ogni no- bilespeculazione.Onde riroansidall'operarecome Tinto ch'egliè dall'afTanno, nà proseguila le cose inco- minciale, lasciandole talvolta in suljiiù Lello del termi- narle,di clicriescono abortive,omonchee deformi.

Se questomio libroritran:f:;adicolalijiassioiudie Laltagliaronoilmio povero ingegno, massime da mez- zoil(piaranfaselle in poi,tu,Jelloremio buono, po- trai giudicarne.Trasifalle batoste condussiidialoglu atuttoildicembre di qucll' anno insiuoairenlfimi dellecostumanze funerali dcSar<li. ludi sopravcimc- ro nel gennaio del quarantotto le lempesle,clicrollo ìllf^oefracassalodall'impeto de'marosi,cagiona- ronoilnaufragio dellaCompagnia in Italia. Balzalo uidi' io lontano da'mi^cariAlunni di Propaganda ,

nuriparaiqui inKomainunacamerella insan Giro-

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IKTBODiniOMI IX laioo della Caritàove<lamianno vivomi solilario ei-o- mito senz'altro confortoche diDio e degli studi.On- de posso dire Aneli' iocoli'Ariosto:

Li nmiddel locoè irata insti.

Che bolàUoconnaugelchemulagabbia.

Chimoltigfond hIk che aoacuu.—(ui.IT. )

Etuulullui.'liè iioii infi'aliisciussìmai di pcDs are al- lamiailik'tlaSardegna, pur nulla oslaiilo uppenajw- teicuiidurre a rivaqiie'Irettlliiiiidialuyiii,vogando

e arrancandocuiitr'acqituconsifallasaldezza cosU- sazione dì cuore,cheildìsedici 'iiovcnilircfuicult»

Ecrivcudo dalrimbombodelleardiibugiatede' ribelli alpalazzo delPapa.Pensa poi sedopo la dipartitadel' Ponteficefiivviagio e voglia dicomporre fra tanta in- Bondazioue dì mail che riversossi sopra lamiseraUoma.!

Agg^DBgi ai furorietvililapoTerià, anzil'inopia, anzil'assolutapmazioDedi Hbri,.pane necessaiissimfr a Eostentare k' vita di questi stadi, ncrederesti,lettor mio belio ? Io cbe nella biblioteca di Propaganda area tanta copia dtlibri,e tesO£Ì|kreziosiasiiaìdi'moDumeii- tipieni dellemie indicazionie-segnie richisini,sui

^ttUponea francamente lamanosempre chemene cadeva iLbìsogao, cacciato di 1&come uncane,mene tasempre cbltisaIftporta.Sqnonche le porle dell'a- mana.Tolonlà nonsichiudonocon serrarne,o sprsn-

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gaoo con isbarrc, cb' ella è donna di se, reina de' suoi desideri,eIraforasie vola liberissimaoreiltalento lasprona; più ledcostringon le brame*,cpi£tle riac- cende;edispre^ando e ridendo sdegnosa lemescbine caltifità,all'altoo nobile suo inlcndìmento trascorre.

T

intrattengo diqueste particolaritànon perchè tu dicaplelosammte: atrocilche ìnsinoìmali dell'esilio raddoppiarono addosso ai proscrilU, Tietando loro pu- reilconforlodei libri:maletiapro per isdebitarnù colla tua gentilezza di due avrerlenze;l'una che ri- guardaiIreullimidialoghi delmiolibro,l'aKra clic può avererisjicllo a'tuoipcnsinri.

Poi[irininruUiiiquc uniimiliscuseròsnin(juclli mii^r^gioreJoviiia d'criiilizioncnon trovi, coufurinGl'ar- so:\\Ino ilreidorlo;perocclicnon avendo amanolibri (latiò,iiilconvenne usate soltanto de'iuiei specchietti

c aniiotnKÌoni,cheleggendo ne"librimiteneva inpron- toad ogni uopo.Kùpcrcli' ionont'alleghiunmondo di diazionio piò di pagina, dei gravartene; ch'io son parco di coleste imbandigioni anche neglialtriargo- menti,abborrendo dall' ìnTarcire le pagine dì tanti no- mid'aolori,iqualifancalcapiùche beilamostra d'ordinatarassegna.Anzi seledendoquesto libro por- rù mente,vedraichesono usato di arrecareillesli- monìoquasi di soloimontunenli,ìqualiserrono al- lecomparazioni degli de'Sardi,piindpalmenlfl nellefogge del vestiree in allrì oggeltt d' arte,e di

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masseriziee arnesimanuali,eli'è forza di pioJurli notandoneiluogliida poterti riscontrare<^i a' al>- bÌBTogUa0 bisogno.

Madidòche$'attiene alla dottrina,orrero alla storia,alleconietture delleprischemigraùoni, e del- lemescolanze de' popoli,etìvcduzionide* tempi,an- nnnzio la mia sentenza accomodata ali» evirali de'pìii riputati sraittoii,osenza punto allearli,o memoraur- dolia rincalzo de'mingiudi^,senzaperò notarne co- sìperminuto le pagineeicapìonde le tolsi;ilche noDiMUcrebbea nìuogiramentoa coloro che in que- stedoUrme dwlhann»amamento.Laddoveipoclii lelleraU,die si commettono-a ^esteinvesligazioui de- gliasctnissìmitempi della prtina calla dellegeiiLì ,al- loiidonoad alcuneverit;iec.iì;ìoiiÌnecessarie e fenile, e iu esse pressochelutticonTcngono;diijuelìepoi dienonsipossono assodare,se altra rai^ioneo chia- rezzanonsimostri,ogiiimos"appiglian quellasen- tenzache più gli finisce di gradire, secondoilsuomo- do di ragionare le eoso.Ein ciò militaajiìciio (jncl prindpio del Vico intornoall'incertezza storica de'ri- molis^inu tempi,ove dicesondenoi inluUodà tsiamo- entralicomeincose-delle leeicrua, delle i^aaliè quella regola di ragione^ che occbpjkti eCOKCSDUNTUR Cheseadaltrinon garbi talvolta la nostraopìnione,produca la sua, da ch'egli correun paeseche Don ha por anco padrone proprio e assoluto

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Conftitlociò le opinionibobsidcono scagliare alla sprovvedi!tajed Ìo permesocome migoverno, e in quante invesUgazioni mi metlo,ea quali sorgenti di vena,purae sincera attingo prima à' aweatarareil miosealimento in quisUoni vaghe, oscure,o recoBdlte, (^.possono porgere diversi lalìda coosideraile,e vane prese da afienarlti. Che se invece d' avanzate la scienzade'costumi delle aniichisstme genti, altri giudi- chi eh' io ladisavanzi,porlcrommelo in pace;enon ilalaprima vulta clic all'uomo inconfri dopo avere slra- faUo-pcrgiugncreaunfmo, l'accorgersi d'avergìKalo iltempo,e fattosi compatire alla gente.

Ancora è da avvertire, che (jiiaotunque io m'avvol- gasìdifrequente nelle oscurità de'primi secolidell' u-v manoincivilimento,ionon fo professione d'antiqua- rio.,nenon mi metto nella minima compelonza co'dol-

iidicoleste materie,c!iòquestoonorenons'addice allatenuitàmia, eilpure presumerlomerchercbbcmi ilnomed'albagiosoe ignorante abuona ragione.

Ea che dunque[idaia faro un mestiereclicnon èiltuo ?

Così,per vaghezza, poramore de' Sardi, per innocente trastullo,per onoratoesercizio.Non fosse altroper addirizzareitortiintendimenti diquei letteratiche abusano sì stranamente le recondite dot- trine de'culti orientaliper impugnareilibrisantidel- l'antico testamento,e persinoicelestimisteri,eli

sovraniprccetU,cheGesù Cristod^òrecare agli

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INTROOUZIUNB uomiiu dal aeao eterno delPadre,crefttoree sigaore deldelo e della terra.

Intanto sappi cbe De''confériineiili da' coatonù sar- dicon quelli delle antìdie genti, lasciato da parte tut>

lelevecchieenuove erudinoni io m' aj^iglida due soli libri,ipiù antichi delmondo;ciòEono la sacra Bibbia edOmero.Conessiallamanoprocedo con pìè tVancoe gagliardo; edove la comparaziones'assesta, allapongo a rincontro,e l'unasìspecchianell'altra con tanta disciplina o magistero di somiglianza, di' egli non ò mestieri essere antiquario,o etnografo,ofilo- logo per dire:è tutta (lessa. Colcsla de' riscontri èsi argomeutusa e stringentelìialctlìca,che costituisce gli occhi testimoni contesti del fatto, enon temono concor- renza di sillogismi;poiché la luce inTestendo di posta colla chiaritàsual'iotellelfò,nonlepuò negar fede, esidàvinto..

Or non mi dire,lettormio:perchèdunquetila- gni dinon aver libri setitienicontentoapur due so- li? Perchè dicesti dianzichet'èconvenuto svolgerne

'

taali ?Ediorisponderolti,che se avraipanesza di leggero questomio libro,potraivederlodate;cbèti verrà incontrato in diversi punti, per diluddareiqua- lioccorreaversott'occhio dimolUlibrie stonamene, e praUcarli con sicurezza a conseguire t'intento. Que- stistudiintomo a'prinii popoli ebbero incrementoma- iBrigUesQ da goc' olite a Irent'asminqua per le in-

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iiv l^THOD^:zlOHE vesligazionidevi.ijrgiiili'i'ij<'[•fvl'amore c!iovipo- serouomini sRicnKiatissimi elielivuntagf^iamiiocon ìnfìnitiEtiididilingue, di leggi,direligioni,disim- boli,d'iisanzR,d'iscrizioni,diviisi ,dibronzic di inilloaltriindiziosegni,su'quali^Gculando acutis- simamente,pervennero a chiarire origiDÌ e congiun- àomdi popoli dìquaù ^aranlasecoliaddietro.Sden- 28 DDOTft, e tutta di questo secola;senooBe'gener&' liprìndpl,( iqualifuronopienamoate e atUssimfr- mente da* crilìd aaliclii cerchi e considerati )almena nelle a{^licazi<Bii,emlgimenli,e ordini,a cuisi dirizzaronoidetti prìncipiad iscoj>rÌre le ntleneme e CoU^anzescerete e sinora ascose,o smarritelicllo gmtiprime ui fra loro,eco'popolistisscgucuii,c lontani ditempo e di luogo.

Per la qual cosa ù di ncccssitii a chisimette persì fallericcrcivc giltarsì iu quella gran piena di sistemi ,

ditentativi, d"ipolesi,d'analogie, di simiglinnzc, di deduzioni, nelle quali dìscorroiio non soloisingolari autori,male AccademiecleSocietà scienlificlie e let- teraried'Europa,d'America e d'Asia.Esonoipiù,li- bri digranmole e di gran valuta, e rari edilTicilìad avere allamano,coseda ricebi signori,ovveroda no- bilibiblioteche.Ond'io ringrazio cordialmente la mia buona ventura d'avermi posto nel collegio di Propa- ganda, di' èsìdovizioso diquesta classe di libri rac- coltidal cardinalBorgia,e a parecchie migliaia accre-

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sciulldaqiiclgrandeanimo iì GregorioXVI,ili|ualn dilellandosimìrabiimcnlo di colali sludi, iic'(|UÌDdiù anni delsuo pontificalo,ipiùra^uardèroli scridoii lo presenlaronodeUe nuove opero loto, ed Einefe^do- noallabibliotecadiPropaganda. Aggiogniilmu- seoBorgiaao,delquale ioeia altresì custode:accolta sovrana d'anUcbissimegemmeincisebabilonesi, as- sire,e^ziane, elrusche,^ecbee fenitie,con mille altreraritàdi codici,dimedaglie,dibronzirinoma- tissimi.M'era aperto dalla gentilezza del p. Marcbiil muscoEirkcriànosìcbìarope'bronzi etrusclii,e lepiù YCtuslc artiilaliclice forestiero.Di vau[;iggio ebbi sol- l'occbioilJiitiscoetrusco delValicano, oltre ai cospi- cui diseguidione fece condurrò da' più valenti inci- soriGregorioXVI,od io n'uToailproprio esemplare delPapa.Dimezzo a tanta abbondanza caddi subita- mente in oslrema povertà d'ogni cosa,caccialo e sban- deggialocomenimico d'Italia.Eluvedi s'io luifaloin questiinnocenlissimic nobilissimi sludi m' intramette- va ne' convcnlicoli de' parricidi della patria. Io sfona- Tami d' onorarla secondomiapossa;edho pregato ,

epregheròsempre Iddio che la i&iàa chiara e felice;

e perdoni a chi m' ha &tIo tanto male,e copertomi co'miei fratelli di tanta fellonia.

Edeccomi,lettore cortese,allaseconda cagionet laqualepnò aTera riguardoa'tuoipensieri.Io sono entralo,nelcominciamcnto di questo proemio, a dir-

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ti (limolte cosercllc iutornoaltempo ch'io posi raana a quPsl' opera de' costumi sarJi,aarrandoti che fa da mezzoilmille ottocento quaraotasei a luttoilquaran- iasettesinoa'franHisai dialoghideUc tuanzeftmerah'l Edicerio ìa «rrai peoaatoahuondiiiUo:die inezie e che baie sob queste ? Che fa egli ameche aia piut- tostoun'anno che un altro ?Chevaniti è questa f Has- sia giudicare delle opere altrui dalie lune ?0crede casltiia'giornic agli anni nefasti,di' eiciva me-i nando pel suo qiiarni! lascile a procossione? Escan'e- gli,e c'iHlriiltenga di cose sode edipolpa, enon d'om- bre e di hagaltelie.

Io n' uscirò:epiila vanliiggioilu"S.inlìdiemio; e per ceriocon piacere dìte,o Icllnre, clicperTÌrli"t e altezza dìcuoreami lavcriU'i ,clicompiaci ch'ella tisiapresentata innanziad ognioccasione.Or sappi- adunque che leggendoiprimi capidelimio libro, ov'io ragionodell'indole de'Sardì,e de' modi econsuetu- diniloro;e in ispccialemaniera della honladell'ani- modi quelle genti,polrd vedere eh' ione dico di giau bene e y^nlaggialo;eparlo dì loro pietà a Dio, fede al It&^amoree cortesiaa'forestieri,ed'altreloro rìtlhsingolari.Sia nella stessaoramitipare sentir combattere co' tuoi peuaìeiì.Come1dir tanto-bene dèl- iaSardegna PCHi*,nonquella terrache contro a'fuoj fratelliscsgliossiinatticosìatrocie bestiali?Che ffU tòbombeoellccate a seppellite co* religiosi tantica-i

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imioDiizioKE xm rie inDOCenli gìoTiaelli, ches'allevavano in Convillo, floree speranza d'illusiti e cittadine famiglie? Clie tempestò di sassimuri e finestre; incendiò porle,sgan- gherò imposle, rubò sacrìslio, di fango e sicrco imbrat- tò le persone;d'obbrobri,dicalunnie, di vituperine coperseilnome,ferìeinsanguinòlafama;perseguitò c incaicnòifuggìaschi,scovògliascosi,eperultimo sterminòtullidall'Isola ?Elu digenie conimeliilrice di tantieccessi,non ricredula, noncommossaa pietà e vergogna, lu ne scrivi con (anta lode? la chiami lea- le, amica, fedele, onesta?0seibonario,o sei gofio

,

o aduli e menti.

Nèmento,nònonadulo persona.Sai Sardinonho nullaa sperare,nò a temer nulla. Semivuoibona- rio,abbimia tuo grado;maiononcancella,o rìmu- toverbo diquantohogenitondpiA allo e saldo con- vincìmentodell'anima mia. Egli non è mai a giudi?

care de' popoli nellegrandi turbazìoni,che susdfale da pochi,scompigliano l'universale.In cj^egli acci- denlipaurosiognimembrodiquelgran corpo,che per lo innanzi era sano,ben assettato, colorita,gra- zioso,e composto con decoro e dignità,diviencon- vulso,dislogalo, lividoe gonfio. Gliumoris'attossi- cano,lefibres'irritano,ìnerviguizzano;infsloli- scon lepolpe,Jinoceanl'ossa,ogni cosaè in tumul- to,dà in frenesia,eper ultimo s accascia e langui- sce inundeiiqiuomortale. Or chi conobbe Vuomosa.-

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svili

nodi menlce di persona,e giuilicollo diriltamente per SBTÌo,bnono e discreto,dee egli per arrenfura mutar sentenza perchè nel bollimento della febbre l'udì Blrapailarc,o'viilelostrafarecilurin farnetico ?Il si- migliante è de' popoli ne' gravi accessi de' maligni u- mori,che lorosisollevano incorpo a corte condizio- nid'acrevelenosocheligettain delirio.

LaSardegnanon potette causare da sè o stornare lamalattiachos'appigliòa tuttoilcontinootod'Italia:

esiccomel'indoleile'Sardi è più gagliarda che mai, cosìpiù fiera e turbinosa dovca pur esser la febbre che lasconrolsc.Maegliè vero altresìche in virtù della generosa sua complessione,risanatache sìa, rifiorirà -piùbellae rirace, traendo tobusteiza dal recesso della febbrileaccensione,che la fece trascorrere asibrut- tedisorbitanze.£dìoson certo che Terrà di,e forse nonè lontano,che ripensando all'iniquo procedere d'alcunisuoi, volgeràilmallelenfodique' pochi inunoamoropiù caldoe noÌTersale verso<iue'sacer- doti,che per solo suobenedfurtai^ adoperali;e cbè,dimentichiperGesù Cristo d* ogni affronto, s'a- idi^rcrcbbono alacremente anco in avvenire a'suoi spi- ritualiTonfaggi.

S.II.

OrfiuKxidomìnuovameole al tema,dico,citoin yen,semifossesbUo concedutoilcomodode'libri,

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urrBODDQOHB

m

)ie'<]ualisognato arca mici appunti o riscontri, avrei potuto aggiugncro agliatlricostumi de' Sardi parec- chi argomenti, siccome in frapiù rilevanti quello del- ladanza., dellamusica e del canlo, comparando que- stiliei!esercizicon quelli delle anlicliissimc genti;

che certo ne sarebbero rinscite di notabili osservazio- ni,non pure circa la natura el'indole di coleste arti masì,econ assai maggioreulilìlùpersegnalare, viemeglio cliiarire le origini dello colonie navigate ia Sardegna.Imperocché noi sappiamo,chemassimei Fenici,c1Pelasgiaveano in&al'altre ledanze rap- presentative de'fattidegli Iddii c degliEroi,esile componeano in guisa, che soltanto con certenormee movenze di pie e di mano, aggiunte lo passioni degli occhi,icenni,ìsemhiaiUi,eìcolori de' visi,gli alti,e ì conlegni della pnstBia, indiutrlosBinaile po*

neanosoli'ocobio de' riguardasti la farola leligioaa ,

o lo alorico aTrenimento die istendeaDO di ricordare in quellasacra,o popolar fesfa. I balU Piirid nells Troade, de'CuretiinCreta, dei CoTÌbanli inFrì^

,

dei Dattili in Bitinia,del SaliinelLado,che si facea- no a suono di tibie, di crotali e disislri ,aveano rispel*

loilpiù delle 70110 allerimembranze, che porsero ca- gione alla solennità,che colcbravasi neltempio,ovre- ro di Cìbele, ovvero d'Aslarte, di Milita, di Derceto, e d' altriIddii;e inOmerohassialcunedanze,die s'i^

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XX. MTKODIRiaNB leggiavaDo a figurareifattidegli Eroi',chènoniacr^

dere alltameate del Lallo

Cbo111AiieUMdeltaMia(rcoca Ndrinif [>CrMt Dedala compoM ,

comesiha nella descrìziono dello scudo'Adiilte,!a fine al decimollavodell'Iliade.

OrancoiSardi, olire olle carole ristrette,e le danze gagliarde,chesifanno in casao sulle piazze,nelle quali altro intendimentononsivede, che ijnello di sal- tarea misura per gioia eTestivitagiovanile,hanno l'an- tichissimo hallo, in cui con pienezza di fattorappresen- tanouna istoria riva, ch'essi oggi piìinonricordano di certo.Pure le particolarità dì colai danzamifiniscono dìpersuadere, tshslutti

^

altie gesti oh' io degcriverò, ArisòlTanonel rito delle feste dì Adone, cheaveagran cultoe solenne,comeTedremo, ia Sardegna.*.

L'occasione fu questa. Visitando io la tenuta di Ge- raneas, luogo solilarioedermoin sulmare,ivicon- venneroda ogni banda pastori e vaccarì di que' monti colà intorno, e agricoltori di Pirris, e di Quarlu, A'qua- liavendo io fallo festa d'una cena, e godutoli un pezzo vedermangiare e here secondo lormodi paesani,come lagiocondità delvino diè lor baldanza e caldezza di spiriti,sìfui lizzati da sedere,e presisi permano

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IKTBODCZtONG XXf allamescolala giovinic vecchi, mìserouna tor(Umn asuono della lioncdda.Ilcerchio era grande; eil sonatore delle tibie impose una cadenza,dmlifc'da- re in certi passetti brevi o presti,iqualifaceauli ro- teare quasia rimbalzi.Tremavuntullidellapersona, (edanco in ciò sccrnesi1'origine orientale)eilIrc- mollo or era lieve a guisa di ribrezzo,etalvoltaga- gliardo e rotto daun certocomefremere. ItoHÌ eran serie scuri,gliocchi a terra,eilcapoquando leva- lo,e quando chino c col mento in seno. Segni dìIri- slezzachiusa infondo del cuore.E!intanto la tioned- da sonava un gemilo rauco a lamentoso,e talorasi fievole,die paieaspei^;stnclièamanoamanoiva sollevandosi inuno strepilo intronato e fondo {come di vento nella foresla. Allora fuilgirarepiù avvivalo, che passò ben presto a concitazione;ed eccoun ^o- vinetloscagliarsiimprovviso nelmezzo delcerdùo,' edIVIcontendersi,divincolarsi,balenaree .cader luttolungointerra:cidanzatori battereilsuolo rinforzali,c tragittarlebraccia, epercuotersi colle proprie e colle mani de conipaiiiii in fronte; attorno alcadutosingirocohiano.saccerchiano,s'ingrop- pano, fan viluppo: indiSIsharaf^liaiio.sn tiraversa- no,siconfondono con simulata baruffa a legge,ac- comodatamente/ e colla maggior grazia che mai, dan- do mostra d'un cruccio disperatissimo. In questo mez- Eolalionedda spiccaunsuono allegro, e spiritoso,e

Fùi, i. a

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IIU IFITRODCZIOFIB illuorlo giofiuelto guizza in piè, balle leribilì,levae trinciauna caprioletla leggera mentre tutta la bri- gata,datogiù quel furore,ricomponeilpasso,asse- stailcerchio,e rapidissima galoppa,escambietta, e sidiguazza ioun tripudio fiorito. Poi rimetton la ca- rolaa lon:'o, e diveltisi dalla corona adue atre ,dan- zano in atlo carezzevole innanzi al risorto donzello,il quale ballonzola, eporgelemani a questo,e a queU rallro.Ecosìiprimi datoun salto indietro,siricon- giungono cogli accercfaiati,edaltrimoronoa misura nelmezzoa questo rinchinare e liTerìreilgionne lar- Tiralo.Per ultimonrislringoooaqne' passi di conte- gno,etuttifremoloririeranocon ulteld minuti, pic- chiando spessoilterreno nell' allo delcontr^asso,e volgendoilrapo lietamente in qua, e in lainmnoa che 1'unmenocerchios'aTvidna all'altro in due ale di-

slese,e fattaima cotal rirerenza, e datounrimbalzo ,

Bciolgon ladanza.

Questo ballomi percosse altamente di meniTÌglia, e nonsapeada prima ove volesse riuscire;macollama- litaiva notando in tm fogìiollolulliiparticolari,poi- ché mi dicoal'ajiiTiioailoiiibnirsiinquegli iiilreccia- mcnti alcun signiCcato ascoso a quei semplici monta- nai,che losidanzano senz'altro avviso, clic di trastul- larsi.Chihamanonelle dottrineorientali,scorgevi leggermenteilcorrotto delle feste Adonie,con tul- io losmaniare delle donne dì Bibli e di fierito so-

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iRTBOimziaNE uni pràilglorineAdonouccisodalcignale,e poscia ricoodotloa vita pel graziòsodono di Proserpina: ondo ijuel pianto rivolto ia Iclizia,elaletiziaia gioia,0 !a gioia in Iripudio,eiltripudioinbac- cano.IVciSardi liannosolcoIpsIoballo,cheri- tracdagliantichissimicultiCananei,masìaltri, cliemi giovcrebba conferire «oiritiIsiaci,lUitria- ci0Berecinzi:en'avreimonumenti espressi nei vasi elruBCo-pclasghi.Maiviabbisogna di moltili- bri,e colla biblioteca diiusamiinfaccia,non si pnòTonimea capo.

D^isdomenti musici de' Sardinon accade disten- dersia dire se risalgano all'anticliissimo secolo, quan- do noi reggiamo usale in Sardegna oggidì le tibie dis- pari,nonaltrimenti falle,cbe le si facesseroìprimi popoli ddl' oriento,e in occddento i jPelasgi linoni. I Sardidomandanocolestepire laHmet^,ed ècom- posta di treadami,uno più grosso e {ùù lungo ddl'al-- fro,e pongonsdi a bocca serrando le trepintra le labbra,e sostenendole delle daemanicol dito grosso disotto,e coglialtrigiocando sopraiforicbe variano isuoni. Alla sinistra è la cannella esile e corta,cbe dà ilsoprano; inmezzo èil tenore, amanrittailbasso.

Vi soffian dentro maeslrcvolmenlc,gonfiando le gole, che servonlorocomel'otre allacornamusa; e a ca- gione cheilsuono sia sempre disteso ed unito,s'av- vezzanoa respirare col naso;madi lai guisa,che du-

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XIIT IKTKDDDZHHfir Tanouna danza ìnlera senza alenare, osospendere d'im altimoilfilo della melodia,clicfluisceconlìnuocome dallecaiue dell'orgeno.Esìmaraviglioso è in essi la- bilo dì cotesto imboccareilfiatoa dilungo,che appe- naèmai eh' esca a singhiozzi,od anco a mioìmi intcr- valli di mezza croma;nè per ciò che ispirino colle na- rioi,mozzaa1'uscita dc!l'ariadallepive,laquale escecomeda un serbatoio perenne.Ilchecomesifac- cian'eglinon è agevole a pensare:ove nei nostri so- natori di chiarina, di flauto,di zuflbloe diCornelia YCggiamo intervenir sempre, a tante battute, la rimcs- sadelfiato.Parrebbe anco asifattacontinuità di sof- fio,cbeitibicìnisardiavessero a gonfiare gli occhi, tendere le narici,tingere in violetto legote,c arieg- giai;luttoilsembiante d'una passione eccessiva a quel Inngo durare in tanto aforto d'alito senza remissione.

Tont'è:nuUaapparisce di soTOTchìa alterazione la

^ub'tìsì;con taleun'altezzae naturalezza d'arte lo sifanno.

Lafoj^iapoi deicalami è ancora quale ce la por- gonoimonumentipiù lontani dellegemmeassiree persepolKane;ma,supremamoite in fra tutti i vasi etmsco-pelasghiche a' hanno una dovizia, e scernesi aperto,che ne' Sardi fu mantenuta soda e fermal'u- sanzad'avvivare col suono di questo stromentolutti gliattireligiosiecivili-Imperocché in Sardegna l'ar- monìa della lionedda occorre in tutle le sacre dellevii-

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té,e spezialmealfl nelle procesuonì,n^erogazioni, neller^tpreaentanze dei misteri, albaltedmo deibam- binie ndl' esequie de' morti. Oltre a ciò le epcnsali- zie,r andata del lòmimento dellafidanzi acasail marito,le nozze bmino sempreìucapo la festa delle tibie:eoAin sulle danze,in sulle giocondità de' con- vili,della"vindemmia, delpurgareilgrano, del tosare leagnello, dello sfioceare la lana. Insomma,voinon leggete nella Bibbia, c inOmerocontingenzaniuna,.

incuis'accenni alsuonoddlctìbie,clic voinon la veg- gialc in Sortlcgna an(roraitipresente.Edèa notare, cheilispessft Tantliconserto co' timpani, co' cimbnli, co'sistri,e coi liRlioni,cbeviparrebbed'essere in luttoa trenta secoli addietro,jed ora in sul Tigri e suir Eufrate,ora sulGiordano esull'Oronle, in frat babilonesi, gli assiri,ifenici,gliararne!c quaul' al- tripopoliabilaronprimi qucll' oriente. Nelle contrarie occidentali le anliebissìme- figuline voiscedelmusco Borginno,Lamioilsonatore delletibio,che rallegrail simposio.Ilgabinettodell'Hamilton,ilmuseo del Go- ti,le dipinture etrusdiedelPasseri,U museoChiusi- ilo, ilmnseo Gregoriana, inàdiCasiao,hanno pintft per Intlo le tibie sarde alle cene funerali,allsdanze, allenozzeIaisacri^'je per ogni dorèndlebaccbi- che, nelle berecÌQzie,nelle mitriache vedetegli slessi crotali,listessicimbali,e.tamburelli, e sistrl, ed orì- caldii,cbe Ioccbdosìdestramente anche oggi iSardi.

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IIVI IMUOBliilOM!

Che se cotanta è la somigliaaza degli stromenti,io mireco Tolentieria pensare,che simile eziandio al- l'antica vogliaessere lanatura dellamusica serbataci da cotesti isolani. Noi sappiamo dalle recchiememo- rie quant' ella fossesemplicee sovrana,desta e ga- gliarda,commovitrice di tutte le alte e nobili aflezioni deglianimi dulie prische genti: persì fttttomodo, che lamnsica avcasì per divina, e la voce degli Iddii per altraguisanon veniva agli umani orGccbi, die perme- lodia diconceatO)splendorea grazia di note, ordine, misura, soavità e copia di spirili musicali.Perch'io vorrei, che ioUilraciitc,c realmente s'investigasse da' maestri, qualirispntlipuss;iavere lamusica presente da'Sardi,con quella che dagli antichissimi popoli s'ac- comodava al suono delietibie,eh'erano in tutto a pi- va,comela h'oiiedda,edoveano intonare a metri fra sé differenlissimì concITcItianco talvolta contrari in fra loro.Conciossiachè,a usareinomi greci, gli auli- chi nelsuono Frigio sollevavano l'armonìa delle tibie alla sublimitàreverendae terrifica de' sacri misteri ,

dies'operavano nei templi Iddii;con che ani- mavanoi conserti di tanta grandezza, e profondità,e maestà di sentimento, che rapian seco i cuori nelle re- gioniodèsU,ed iviimmobilmente eststid ratteneaoU sopitiinuna religiosa inaeiisatezza. Nel saono Lìdio inveceera così possente lo scorso dell' arinonia,che dato in certe note acute, rapide, risentite ed accese pe-

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nelravauoipettidegliiidiloricon lauto impeto,che traripavaliia furori csmanie crudclissiiac.Nòcon al- Iro«rgomenlo,che pureilluono Lidio, gittirano nelle Baccbee e nei Coribanli le furiosilà cgì'impeti, cheli faceandare in quegli eccessi da spiritati. Per contraria iltuonoDonocollesuecadenie grari,parche, lentee riposate,occupava gli animi di tanta temperanza,eli [HBntayaia tantaBodena di penaierì,eÉiitezzad'alletti, ehelireodea piani, sobrii è composti notabilmeitle.In

^dlaveceVItaàcoera oosl flebilee dolce,sooixea si soave,condirà le noie di sihtUa grazia, fioriva le voci a«lTa^i'Coloriedìlliistrì,scendea così lene, e melli- fluo nelleùltime cellettedel cuore, che tutto loserenava, motcera e meltea inim marediUlte. Indil'ìnlonalri- ceLesbiaimponeva alle tibieirolutluosi concenti,che erano fomite ulte lascivie degliamori,de' genialicon- vili,dellemollidanze,dei dilicati riposidell'asiatica elTeminalezzae delle grecFic giocondità.

Etuttiquestieffettivenivan cagionatida unarlifi- liodinote semplici,con modulazioni distese, con Ira- passi, salite,abbassamenti schietti, con acutezze di sot- tilissimieaflilalissiniisuoni, mescolate a tempo;con intonatureoccupate, velale,rauchee profonde; le qua- liassortitee divisatecon una cert' anima,giugneano a ingenerare nelleumaneaffezioni quelle maravigliee quegli stupori,ignotiaUe armonie de' nostri contra- punfi, raffinatid'ogni eccellenza. Onde, che,ovve-

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XITIII I^TR00IZLOM;

ru r inimiigiiKU-ioiiu oilsentimento degli[lomim ao- liciiierano<!'luiaIciiiperapiùcalda,risentilaed armonica della nostra, ovvero la musica loro era d'ai- iracoDdizioDe dellamoderna. Io crederei,chebaie esaminando l'armonìa della lionedda sarda, forse di fa(àle sipotriapervenirea carpir l'indole della musica antica;perAche forse niun popolo ci rimane, che ab- biaconservate inlatte le tibie disparì, collemìsore de' calami,cogliintonamentì delle pire,e le distanze e ì!numero de' foricomeinSardegna.

Hadinonpicciot rìlieTO sarebbe aliresiilra^ona- relarframentc delcanto sardo,c avvisarne la natura e1ingegno suo Bingolaie, pel quale esce dallanorma de cantieletti .edanco de' popolari d'Italia,e forao di fullaEuropa.Nòin ciòsareipunto restìo di crede- re,che1Sardiciavcssen) guardata quasi inviolala- inenle lamaniera de' cori in sulle accordante de' po- poliprimi dell Asia,avendo polulo in Propaganda fa- re di vivavoce assai riscontri,cosìnelmetro,come ne conserii. e dello guise de' tuoni, dello fughe, c dei ricliiami,rispondcntisi in tuttocon quelli dell'Asia cen- traleediiiiteriorL'.Imperocché feci cantaro da giovani paesaniicori diPersia, delCurdistan, deliaJlesopo- lamia, dell'Armenia, della Siria, del Libano, della loslina,etuttis'attemperano alla natura del canto sar- do,così ne'tuoni,comenellospandere delleroda distesa,senza gorgheggi,trillie cavatine di centra-

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IHTllOUtZIOMi stdh);matoccan naie lunglie icoale iauno sullascar- la.degliaocordì, le qualitengono le propoizìoui degli ordini acuii,o gravi, osemìtuonì;e secondo gli spal- lilicon ogni convenevolezza son divisate in soju'ani

,

contralti,tenorie bassi,tullia una chiave;onde av- vienecheda quei cori ne risulta un'aimonìasemplice,- naftuale,e d'una voce ìn vari suoiù,con elaiioni e afabaisamenfi continualie soluti, senza pausa a molte batfote,comealloradie nelle ricercate ddl'organo si Sene aperto lo spiraglio delle canoe,eilsuono esce- pCTenoe.Nel coro de'Sardiilbasso dà la Locca aun romboimiaono,cupo,fondo,cbe èilregolatore di lultoilconserto,c atlonta e rinfranca siccome porla o l'arresto, o lo scorrimento dello noie;ondegliag- guagli delle vociproduconouna melodia varia e viva- cesì,maintentasempre e contratta intornoall'into- nazione del basso,eperònon formata dì più conipo- nti,comele sinronic moderne. Ancora,secondo che vidimareagli orientali,iSardi spiccano più le voci di testa,cbe di petto,di clierisultanoinun poco dt nasale,con una certa grazia tuttavia clic appaga l'u- dito, e l'accarezzadolcementeconun tale non so clie disoave mestizia, la qualeà creatadaun tremolìo che fanluHe le voci;e questo tremolale trincia le proKs- -òtideUo stesso tuono,ond' è organizzata la musica vocale de' Sardi. Gl'Itaiiaiu cbe vanno ìn Sardegnaj udendo quei cori a voce Iremolante dicono, clic ivisi

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XXX INTIODLIIONE caalacomegliebrei nellesinagoghe;mapolrebbon diresimilmenlo,cheiSardicantanocomeiSiri,ì Curdi, gli Arabi,iPersianie gli Orientalitulli,nei quali perciòè chiaro esser durala la natura el'indole dell'antichissimocanto.

Or iu vedi,lettormio,che di soli questi tre arti- coli delballo,dellamusica e del canto de' Sardi^li s*apresìgrancampoda ragionare cogli couferimen- tie agguagliamentidelleantichememwiescrìtte ,

0 dijunle,o scolpile ed incise,die polidibe lucirne UDtrattatocofnoao ejùeoo di aiugolari atrertenie

,

oreanche messo in mostra cosìi^wdamenle^desta purenonliereattenzione.

Cosi eziandiosteninanimo di favellare de' giuo- chi pubblici de'Sardi,che sotto molte guise s'assomi- gUanoagliOmerici;e segnatamente volca dir ddle corse de'cBTalIi,dellanuova foggia de'ireni,delmon- tarein sella,delmododelcavalcare,giltandosi col- la vita indietrosi(altamente,checon tuttoilcapo pendono sulle groppe;ilche vedesi costumato anco daiTirreniper molle dipiolure vetustissime dei sepol- crcliclnischi.Apgiugni delle cacce,edell'istitutodi partirelacacciagione, sortendolaa occhi bendali;ma prima di sortirla fraicacciatori ue fanno presente dei miglior pezzi ai forastieri della brigata: gentilezza an- licalEpoi dellecacce fette in onor de' principi, e dei baroni,e^elle p«^«dicatorì quadragesimali,e le

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INTBODUZIONE XIX I

cacce dei banditi. Oltre a ciò volea parlare di certi an- tichissimiritiorientaliframcssia diverse lor divozioiii, nusegnandoli sotto un cerio ordine co'moDomenti;e flùddwvasfianmctoma,é àa produrrediareaeslo- rìehe maraTÌg^ose nel biuo de* lempì; e to n'iia fanB,- che pìglierebbéro eaà da aèunlìbrpdinonpicdol vo- lume.

Ancodri banditieramioproposito'discorrerealun- goje delle cagioni cheliconduconoa mìsfare,cbè le son vendette circa puntid'onore,ràccome ar- Tenivandle prime genti,gelose in questo fatto oltre ogni credere:descriverne la vita errante e salTatica, c le collegazioni in fra loro,e gli attìsìin su' quali stanno pernon essere incolli dalla giustizia;eipar- titiche pigliano per difendersi, c le audacie, elede-

strezze,e lestratagemma, di che son famosi.Purnon voglio iotralasciareun tratto,eh'è indiziosìaperto di lorfreddoanimo e risoluto,conuna certa gran- dezza,cheha de' tempi eroici* Imperocché,oveun bandito sia sorpreso nella foresta alla sprovveduta da qualche carabiniere,chene va in cerea,ilcarabi- niere gligrida incontra

abarra;su Sei

("fer- ma;UBeJàòòmnomadelRe.IlbandUo a quell'an- gusto nome,ich'eiriverisce altamente,Aferma,Afo-

^eilberretto dicapogittaletreccein sulle spalle insegno d'osservanza,e risponde

Dèarerpecto<u Rei.Saconca tuaun* Seù(lo rispetlo il Re.latua

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tettaalRe) cioè,consacro ai Re.Edello,e gilfalosì dietroun albero,csparatoilsuo archibugio,e ucci- soiicarabiniere,èluti'uno.ChelaconismoIeche fieraaltezzadicuore]Molli incauti carabìnim vi !»•

sciarono la vita;epnòammaesliali a lor coslo pracac- ciano di noii dilungarsimai dalla brigala quando Tan- noormando ì banditi:nè,senon per tradimenlo di ni- mid,raroèmaiche gli aUrapjnno si ceto senza guardia.

Volee dire per nllimo degli odii di parie,che sono comeuna fiamma che brucia sovente, e conduce a nulla non poche casate de' villaggi,laqualequandos"appi- gliaa quegli animigià caldi e risentiti per sè medesi- mi,non è altro argomento che la spenga, se non la re- ligione,eli'allignaampiamente,ed è radicala inpro- fondo in quc' generosi petti e costanti.Onde nelle mis- sioni, clicinmolti luoglitdell'Isoladetteroipadri del- iaCompagnia di Gesù,sividero quest'anni esempi mi- rabilissimi.Imperocché grossi villaggi ìalerì,parteg- giando in gare mortali già da parecchie generazioni, mossi alle grandi verità eterne, gittato l'odio caperlo r animo a carità, fermaron le paci in chiesaalcospetto di Cristo crocifìsso, impalmandosi, baciandosi, abbrac- ciandosi gli uni glialtricon grida e lagrime di com- punzioneda intenerireipiù crudi, e spietati ingegni.

Abbineun saggio,o lettore. Mentrel'anno1840 alcunipadripiedìcarano btmisnone io un popcdoso

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lltTBDDCZIONG XXltlt villaggio,fuloro sìgniricalo,che frailcositìvo fer- vore di pietàividestato dallasantaparola,non potea dicerto esser pieno, nè durevoleilfrullo di tante lo- rofaticlie,senon avesser condotto uncotiilmaggio- renio della terra a perdonare a un suo sfidalo nimico.

Era questi un vecchione, al quale alcuni anni a die- Itoera stato ucciso per gelosial'unico figliuolo,spe- ranzae sostenimento della sua casa e del parentado: diche i congiunti e consoni delle due famiglie,fatta parte, vìveano inlull'arme e in sulle vendette. Assai pacieria'erano intromessi per placar l'jra del padre ,

odcoif^ceanimo non albergava altro penderò ,

nèh'MCOglievB sllra consolazione, cheilpur isper»- re di redetsimorto dinanzi agli occhil'uccisore del fig^iaolsuo,prima di scendere al sepolcro. I misno- nuiudito di^estoodio lungo e crudele,.Tollerove- dermododi medicarlo; e ìa questo pio ìntendimraito ai condussero alla casa di luì,e trovaronlo seduto al focolare inimse^^onea bracdoli.HTeoohio.gli ebbe accolti tanto cortesemente chenonsìpotrebbe dire,e fatto recaremalvagia e confetti,e detto loro:

qual suo merito disìonoranda visita?nonsisaziava diringraziameli,e baciar loro la mano.Ma comeil superiore diquei sacerdotisife'dolcemenlead avviare ilragionamenlo del cristiano perdono,ilvcccbio fattosi in viso di foco,e balzato in pie, e presosiadambete maoiilventre; qtà, qui,Hmnguedi queste viieere,

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UIIV' UmODDIIORB gri^f fuversatae beulo dalla terra. Ilsangue Jimaancora, echiamavendelia.

I missionari,refendo<iucll'atroce alto,el'uomo alleratissimo, placatolocon dolci parole,ripularon sa- viezzailnon prorocarlò di TAOtaggio, csifurono par- tili ,e raccoltisi in casaa pregare Iddio,che togliesse sopra di sè l'arduo negozio d'ammollirlo. lolanloilrcc- cliio,coinctulligli alliìterrazzani,andava alle prediche dellamissione,enonfallÌTamai dì,eli'eglinon fosse asuo luogo bene accerchiato e difeso da' suoi consorti:

e cosi da un'altro lato la fazione aTversaria tcnea ben guardatoilmicidiale e suoi congiunti. Sivenne da'mis- sionari allameditazione del FigliuolProdigo,ecome nostroSignor Gesii Cristo volesseimmaginare in essa parabola la paternae infinita misericoirdia diDio verso ipeccatori.Si che contriti nditoripiangevano,e jHcdiiandosiipetti,dhiedeanomercè e pietà al Sìgno- tc da'loro peccati,pure confidindo dì perdono. Allora ìlmiaèDOiurìo,vedalo la CDmptmooiie.universate, fece tendere in terraapiè delpalcoGesù Crocifisso, e disse con impelo di fervore:«Ann^m^òmperdonato alno aemico venga e bacila piaga del cotiato di Gràia,e

^mriperdotiaKsa di ogni suo fallo anche graviisimo.

MacAf nonperdona,non sia oso di accostarsi al Òe- nymoSignoresche moriinailacrocepesuoinemi- ci.Queidimstayìueè sanguedamare;maa chinon

<aBa e non perdona, è aatifve di tremenda giustizia.

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ItmODDZtOHB XXX*

In popoli di quella gran fede, chesonoiSardi, que- steparole,e la vista del Crocifisso, sonosprone acu- tissimodi desiderio di baciarne quellepiaghe ditine, c versar lutla l'anima io esse. Onde che coloro,cheo non aveano odio a persona, o l'avean isveslito di tulio l'animo,s'accalcaronointornoalCrocifisso,e gilfali a'suoi sacri piedinon rifiniano dì baciarli e bagnarli di lacrime.In quelmezzo Giovanni,cosìaveanomeil recchio, vistoilCrocifisso,se glidiedesìgrande slrel"

la al cuore,che rimasecomeuomosmarrita,c tanta bramailcomprese di pure abbandonarsi soprailco- slato delSignore,che tuttosiscosse.Edorgirava l'oc- chio inverso Gavinol'ucàsore del figlinol suo, edora allacroce:sospirava,gemeva,contorceasi tuUo in sà medesimo;nà[hù polendo capire in pettol'odio,e la pi^che battagliavan dentro,fusìgrande la percossa dellagrazia nel cuor suo,che serrò le pugna, e meSso unrugghio,gridò alto:

Gavino,vieniame.

Ti giovane a quel gridosiscompigliò,e cominciò a tre- maree impallidire:mapureilvecchiojconiinuando di chiamarlo, ai conforti de' suoi congiuntisimosse even- ne a Giovanni. Allorailvenerando vegliardo aperte le braccia,con respiro affollato, gliele gitiò al collo, e ser- rosseloal petto, sclamando con un' impelo di cuore: io tiperdono.Aquellavoce fusigrande la piena del do- lorenel giovine,che glicadde tramortito in seno.Atal rista sialzòun mormorioeun {nanlo nel popolo,eun

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txxfì iMTiODirKioinr gridare fra sìngliiozzì:perthm, perdono;e le parli Di- miche corrersi incontro, e BpalaD08rfllebraccia,BBtriii- gergi,e bai:iarsi,c mescolare insiemelammeeTOd, eun esclamare:_i/e"te-fiUe misericordiaame;amo diev'hooJI'cio -pertliinamijTaUlh

sì,ti,dominila mano,dammiilbacio dipace.

11ntissionaria dal palco,egUaltrisncerdotida bas' so,stupefallia quella santa tiirbitzioDC,e allegri di sommogaudio,procacciavaiiconattie TÌai,(diea parolenou valea in quel frastuono)ilipurtemperare lagente;emassime le doonc,clicvedutiilorouo- mimrappaci Qcarsi,eran tutte ia dirottissimi pianti,e baciameati, eaffettid'inestimabileamorein £ra esse, cbeprimasinimìcaTenosìcrudelmenteda tanti anni In su.Epos<àache fucimatoalquanto quel fervore,

&ttisìa uno aunoalcostalo diGesùorocìfisiio ,e ba- cialoe bagnatolo di pianto,furavano bando agli odi, alleingiuriee alle Tcndelte:e Gioranniilprimo,il qualelenendoGaTino per lamano, voUosi & popolani,

^KS—ecco, eglia<^ammimluogod^nlioco Jigliuol mio,e sposeràPunicamia^liuola. Di cheilpianto crd)be.Nèfurono soltanto parole, perocclièiMissio- nari innanzichesipartissero dal villaggio videro fer- mala la pace nei vincoli della carità. Per quesle ca- gioni,cho fruttavano ad ogni missione cosifattiacci- denti,più volteilre Carlo Alberto m'ebbe a dire: i^a- ierpiùinSardegnamadoxnina di missionari,cho

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nrraDDOiioNB ix^m tUeci reggimenti di soldati.Ediceva sapiciitcmcnle.

Imperocché s'io scrÌTCssi la storia doUe ^Il^eioni, cUe da veni' annisifecero in tante parli<Ii.>irIsola,rìco- noacerebbeillettoreda ^elle tanto gran bene,quan' loda cbinon à informata a pieno della fede e della generosità de'Sardi,nonsipotrebbe stimare.

Questa fede, e questa generosità, eziandio neglialti domestici ecivili,èsìgrande in quegli aaimi,chea scrirerne sene doTCria dir cose, chealtripenerebbe a pur credere amezzo;tantosopraggiungono altezza enobiltàa quei cuori rustici,c ignari delle finezze del viver cÌTile. Imperocché,per tacere di molti altri fam, in die sirendono cospicuiiSardi, -quello dell'o»

spitalità,eziandioverso inemici,s'aUiene così stret- tamente aimodide' tem|à eroici, che mal soo' gradoil mondopresènte sì rimane vìnto, e aditone^rlare da me,lenamnù'per ispacclatore di sogni.

Laretinone ddl' ospitalità ne' Sardi,Im la sua ra' dice neU'istifariDné dogliasili,quandoì|>riniipadri, reggraidosiìlmondoa legge di l'amiglia,accoglieand atdomestico focolareiFu^lidall'irade'gìgantl,ciod deifortiprepotenti,che rapinavano,a guisa di aSa"

mali leoni,quanto3Ìparava loro dinanzi.Era prin*

cipioclorno presso le prime genti,dieìforestieriei Bupplici fossero inviati da Dio soglie ospiluli d'un capo di famiglia.LagiovineilaNnusica figliuola del te de'Feaci, alle vergini sue compagne, le quali sbi-

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2XXVIII umoDUziom gottiteallavistad'Ulissefugganoanascondersi,

Olà,iIIees,fermaleTÌ. laqui) parlo Fuggileloi,perchèTappane unuomo?

Gli ilranierì,Tidela,edimeodicliì Veagon da Glorelulli.

C£Wi«.e.4- FI.) Edaccoltoposcia l'ospitoUlissedalreAnlinoo,il fece sorgere d'in suì!focolare,ov'crasipostoa se- deredopo abbracciate le ginocchia della teìna Arete suamoglie,e voUosi a Poulonoo,gli disse.

Licoreinroodi nelle laize ,eìdgiro Bmalo a(nlli,ondaalgru Giare aaoor*, Chedelfnlminegode, e l'accompagna Co' venerandiaupplicilibiamo.

(Ib.tib.FII.) Unauppliee elranieroaduom, cbe punla Scorgadirìlla ,k di TrtleiloIniece.

(Ib. ni}.}

Daquesti divini principi! della tutela ospitale agli riranieri,ai supplicie rifuggiline veaiTa,cheilli- mitare della portaera sacro,ecometale aveasiper inviolabile,e giuravasì pei la sua deità,comepres- soOmeroFece Teoclitneno dicendo:

PrimoIra iNiimi in lealimonioGiare, Elanieiua oapìlalEhiamo,edilsacro Delgrandg Ulinelimitar, cui renai.

(Qdin.m.xrn.}_

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OraiSardi vilennero viva e sfolgorante questa su- Trana ideadell'inviolabilità ospitale, esilascerebbe- romorir mille volte,piuttostodie renirmenoa chi sirifuggisseentro la soglia dc'loro abituri.Nèacca- de,cheilrifuggito sinparente,o amico,o borghe- se;Tenga dì presso o di lontano;sìaperseguitalo da' ladroni,o da'nìcnicì, o dai famigli della giustiziai pur- ché tocchi appena egli del piede,o dellamanol'uscio del Sardo,ed egli è inuna rocca,e quasi direi nella veneranda immunitàdell'altare.

Chese,comeincontra talora,nonv'è.nomo in ca- sa,ladonna accoglieilsupplitale;sìfasiili'usùo e lo scampa mostrandosi ai pers^ienti,e dicendo loro:rispettale lacesa dimìomarito.E dibasta ,

perchè dienp indietro'. Pur,seper aTrentura bIcubd fosse osalo d'incalzareilfiiggitìTOentro ì penetrali del- l'asiloa baldanza della femminìl timidezza,neWatto ch'egli afferrailnemico,può sentirsi piantar dalla donnailpugnale nel petto:errerò se n'esce senza im- paccio,sitengapurmorto;perocchéilmarito della donnanon riputerà mai di poter lavare la niacdiia del- ia violataospitalità,sua,che col sangue del violatore.

Eintervenutonon di rado che cercandosi a morie due sfidali nemici,l'un di loro perseguilo danitrinv- .rersari rifuggisse a salvamento nella c.ipnnn.it\fl\'al- tro. Costoì, che lioralolo oltre la siepe del cortilel'a- nebhemotlOjora non pure gli dà ricetto ospitale.,ma

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31 [HTRODnnnn a costo della propria vitailprotegge c difende: nò sin- ché noi regga fuor di pericolol'accommìaia,tratte- ncndosclo talora in casa parecchi giorni, e dividendo conIni ilpnnodell'ospilnlilà.Encciocclicsccrocresi possa qua!grado tenga nelle mnili dc'Sardi questama- gnanimacostumanmde'prischipadridell'nmanafa- miglia, io slimo di recare in mezzo un' allo tanto mi- rabilissimo,clicda sol qneslo possal'uomoccnghicL- hirarecon quanta rigidezza guardinoildirittodìTran-, chigia aldomestico rifugio.

Imperocchéoanommiin Cagliari un^udìce della Beale Udienza, essere avTenulo, pochiamùorsono ,

che per non so qgale querelaunpastore uccise dimo- schetto nn' altro riccoe potente pastore della contra- da. Il fratello dell'unàsone giurò crudele vendettae posesipei assai gìomì in agnato co' suoi serrìapur coglierlo allaposta:mailmicidiale gìltatosi pei ban- dito alla foresta,ccssossi dal jicricolode'consunti e della Corte,laquale area già ;)id>I)Hcaloilmandala di cattura,con Ijando di grossa taglia a chi posto l'a- vesse nellemanidella giustizia.Or incontrò,die lo sbanditoessendo alla cacciaa far carne,s'abbattèìn un capriolo,ilquale saltando dimaccliia inmacchia, edibalzo inbaho, tanto1'ebbe seco tratto allajiesla, chesifuinoltraloentronn bosco ove per avventura Ire carabinieri,che batteanoimonti alla ronda, smontali de'Ior cavalli, siStavano riniìescandoauna fontana.

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tmBooonoNB su .ComeIo sbandilos'avvide agli anailrìli,che gente d'armeeraivi,messosi per lasdvasidiede a fuggire gagliardameiile: senon cheicarabinieri,sospettando dòcb'esserpoteva,salitiin frettaa cavallo, gli Icn- ner dietro a sproni serrati.Mailbosco erasìfolto,o irainisìbassi e intralciati,che spesso impcdiano di correre,cbcaltrimGalil'avrebbero aggiunto in bre- v'ora.Ilmescbioo s andava ravviluppando permille andirivieni,maisoldatipigliate levolte,scovandolo per tutto,c agli stretti varchi cercandolo di cacciare per torgliogni uscita;dolosi allaOneperdisperato sca^ossi gifi daundirupo,e rolicafountorienleUo, ivi lappi^tossidietroungran sasso.

'Fnperò lattoindsmo:perocdiè i carabiaìenosà- rou dalle prode 3sk bmeo, e

^

renivaito-allasoa vol- ta: perdti rìzzaton sibigoUlo, tanto coese,chesÌTi- de innanziunmadaood ovile di pastori, versoilqua- le,comeiltérrorespiogealo,senz' altroavvisoandò dirittamente.Ecacciatosidentro,gittosàaQeg^no^

chìa delpastore,dicendo:salvami,che Iw- toccoil tuo limitare. Siacbe1IIpastore era appunto-ilfratel- lo(licolui, ch'egliarcaammazzato, c che uiquttosa- mODte cercalo avcalosigrantempoad'avernevendeh tapiena.Al primo vedersi alle ginocchiailsu»nemi- co gli eorse un' impeto al cuore, che luttoilfc'trema- ree impallidire di lìerissimo sdegno;maraccella o-

^

fiità dell*animo e strettala in sé, gli porse lama-

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ilh iKTBODiutoNi noospitaleeglidisse:staqui,e iiiun locoberalli.

Edetto ciò,é chiamaliipastori,e armatin usctron fuoridelpalmcato incontro ai carabinieri, gridando:

fermale,illuogo è firanco, enon siale arditi d'acco- starvi d'DOpasso. I soldati Teduto la frotta deimon- tanaricoli'arcbibugio in resta, sleller cheti,e riparo^

reno in ua cerioriilolloda tenere in rispellol'ovile.

Dìclicavrediilosiilpnslore,mise fuori della chiuden- daiJiiTicino alla vwiclla.

Inlanlo fu spLHÌi(o iniliIi^on/;inrprarc1'avviso alla Stazione;sileiiiicconsiglici(lii';^i[](lici ,clicfosse egli a faro per avere quelfamoso bandito nel polcre della Corte.Ilpastore,cU'aveva accolto ad asilo quel ta- glieggiatoaveadue suoi figliuoli sostenuti in carcere per malefizio atrocecommessoV anno ìonan^,e già era intermineilprocesso, ed eranoambeduedanuati ad essere impiccati per la gola. Il Presidente del regio tribunale inviò secrelomenteunmesso al pastore,di- cendo

Se tu ci dai nellemaniquel micidialescam- peraiituoi figliuoli dalle forche.

Inorriifia.quellaproposta i'uomft leale,e rispose:

nevada anco la vita mìa, jKirdtè viva inmelafede, né siamudetto:CarhviolòVospizio.Rientrò neir orileenondisseverbo al rifuggito di(iiianlogti occorse. Passati alcuni- giorni fu signilicato u! [nisero padre la cruda morie del primo Gglìtiolo, c oifcrtogli nuoTamente la ritsdell'altra, o^elasciassecatturate

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ilbaodito eh* eglv ospitaTa. QuélmagnaDimoalzògU

occhiddelo, caddeunaglossalagrima per le go- te,naffenh i panni del petto, e riprese-:df al Giu- dice,dieilSardo lia pi& carala fede , dieifluidi.

ItienEiò nellacqutuue tacqueall'ospitel'agn^del paternoanimo:ed ecco le crudelissimanuova della mortedell'altro figliuolo;nèilpadre la soslonne,ma vinto daldolore,cadde fuori de' sentimenti.

Giammaisopra cuoreumanonon fu tanta nobiltà c fierp/za:lu;mi coniUirreì a stimare.che in netlo di padre potesse albergaresìaltoscnlimecto di fede, clie perguardarlainterasivenisse a cosìduro partito ,

quand' ionon avessi letto in un' autorefrancoso,che in Corsica al tempo cheDePaolicoinbatlea la guer- radell'indipendema,fugiàun padre che uccise di sua manol'unico lìgliuolo di sedicianni,perchù rifuggi- tosinellacapanna suauno sbandito,itgiovinetto alla lusingad'un presentuccio del Brigadiere indici l'ospi- te,e fu^eso.NéTalseVangosda deUe TÌacere ma.- lerne,cèil.dolorosissimapiantocbe lerarDoo le altre donne, né. le anp^icbe de' fanrigliari, niS^ttaiu at- traTemlasogUa d'una sua figliuolina di tredid an- ni;che l'inesorabileCorso tcatlolo alta sdva, e ItUtOr glidirsue orazioni incommendazione dell'anima, (spietato delsangue suo peramoredi lealtà) iriil tralìsse,e seppellì.

Questilatticiinduconoa ricoidaie di quaT indole

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KLIT nfTBOBUZtOKB fosser nelle primegcnBdelmnidoiooncelti iléUa leg»

ge BBluiale,quando nelle sacrenuuun^delle fo»

mi^ie,BolloÌLgoverna de' padri,ladlrinvProrri- deniaseminò ncUe menli e nel cuori degli uomini ì priodpt elerni della giustizia cdolla fedo.Tulle le tradizioiùeroiche cimostrano,comenelprimo svol- geraidell'umanacomunanza negli ordinioivili,quello prime genti di fervidissima immaginazione,e di vigo- rosissimiafTetlierano eccessivi,comeai fanciulli suol avvenire, nelle applicazioniilegliattivirtuosi,spin- genJoli sovciifo oltreilimitidellamoJorazione.Per- chè ogni qual volta noi leggiamo queste esorbitanze divirili,oomenellasenleozà diBruto o di Manlio con- troa'figliuoli,sogliamo più ammirarle checommen- darle,e diciamolecon vocecomunealtieroiai,ed eroinominiamo chi le operava.EiSardi,die lanlo ritennero delle condizioni delsecolo antico,danno di leggeri in somiglianti esagerazioni, riputandoleitirilto, doraree stretta ossanranza della ragione delle genti.

Ecco sdunque parte dellea^àote,ch'io divìBara Idilare aicostumi de' pc^oll della Sardegna,le qaail-

lotterìciiieggmidoviziadìtempo,di libriedilao*

numerai,Sse a questi dihoavuto davanzoilpri- mo,fraudandomi della biblioteca,misitolserogli sllrì,che SODO i materiali a comporre,comea clu Tuid ediilcareunacosa,sariea le pietre,larena,U coloc,ill^nameeliferramenti;ood'ìodovetti

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nraoDnncnn. xtv ipiccannìamalinouoredaaifdìcoBO,ma^acerol lavrao. U' à tuUavia dolce a pensale,che i doUi del- l'Isola,aTTaniio scortoda solo3cenno dìsìòhiarìed ìnclitiargomenti,eh'iomerapioposto di traliare, tpianto bellae sontuosa occasionesiporgo loro distoU gerii con tutte tjuello crudizioni,cliediono sicurori- scontro alla disamina do' patricostumi;disputando degli altissimi e socrelissimi misteridell'umananatu- ra,svelalisottocortenote,esegnidelledomestiche eciriliusanze de' prischi popoli delmondo;commen- tando ecomparando sopraìlfondamento di salda e verace scienza de'tempi o delie cose,quc' particolari modi dì alcuni villaggi,che fuggono spesso alla vista degliocchicomunali,epur sono di granmomentoa penetrare le sorgenti,onde i primi colonidell'isoU -deriraroDO^

$ni, 'Epoiehè de' primicolmi ho toccalo, panni esser -gjuntoa quel segno,chem' indica appunto di dover parlaredellegenti venule da principio a popolarla 'Sardegna,o a dir meglio esporre,diqualiprove io armi le mie opinioni, da quali indizi piglilemìe cod- ghielture,e daijualisentenze iocolgalume,in così dubbia materia.Se non che innanzi di porsi a ragio- nare di questo fatto,è di necessità di far antecedere -aicunc avvertenze, pernonirea tentone.

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ILTI IFITItODUZIONl Laprima cosa,per lo più coloroiqualiènlrano a ragionale delte fondazioni de' popoli io alcona regio- ne s'arviano da quelle mosse cheitedanno ì Greci, i qualinonaTendo la scorta della verità,che traluce dal dirin libro di Mose,inlorao alla dispersione delle genli,orvero fanno pullulare gli uomini dalle zolle della (erra e dalle rupi de' monli, solloilnomed'au- locloniè di giganti,ovverosiriferiscono alla tardiva stagione delle migrazioni egiziane,feuicic, ioniclice doric,quando la civiltà era grandemente avanzata eoa tuttoilcorrodo delle leggi,delle artie de' costumi.

]Ua noi,checomeogni dovereedirittaragione ri- chiede,crediamo nella divinità della Bibbia|abbiamo madorie più sicuri argomenti, sopraiqualiappog- giare le nostre investigazioni.

Laprima fede inconcussa èl'unitàdell'origineu- manadaAdamoìnsino aNoè,edaNoè, dopoildi- luvio,pe'suoi tre figliuoliSem, Cam,e laTet; conùofr- riadièaò hiatHasemitadm orme gemtshomi- Htmsuper mivertaia.ieTram(Gea. EE.19}.Quclom- ne gemia abbraccia tntte le sdiiotte de* blandii,dd.

negri,de^tolingni,e de' rossastri, con tutte le alte- razionie dtreisilà insorte daidùni,dallemescolaaze de'sanguieda futle le altre misteriose cag^(mi,die sono ascose,e saranno sempre, all'intemperala curio<

sitàdell'uomo.Ondeecco

^

autoctoni de'Gred, e gli aòoriffenideliaciitiin dileguo,e siiaUamente i'ppA-

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latidsllaigananta degli anlichi,perchènonne sa- peano per^unloleprime deiÌTudoi^:maChe per imo,operaltromodog^imseio nelle parU occiden- talidal centrodell'Asia,ove fu laprima culla delle genti.

Qui sorgeilgrave dubbio,comea!sopravenire delle nuovo colonieilcllcgcnii culle,trovarono cotesti detti aulucfom,a adarii/em' così salvaticlii ed aspri,che ap- pena più avean dell'umano. Varie,amio credere, ne sono le cagioni, la prima delle quali può essere l'iso- lamento in chesitrovarono appresso, dimenticati per pocoda quei popoli,i qnali formando coi commerci l'aureacatena delia socialità degli uni coglialtri ,si comunicaTanoavicendal^gi,culti,artie gentili costumante,com'erano appunto coloro che rimasero a popolareilgran continmte asialtcO] e le pr(^inc[ue terred'Egitto.Iononcredoperdòessere contrario alla sacra Scritturailsiqtporre,che eziandio prima dellageneraledispusione delle genti dalcampodi Sennaar,quando erat terra labii unita,etumapo- pulus, (Gen. IX. 1 et 6) alcunisispiccassero daigran corpo delle famiglie,esitragittassero altrove.Sicco- meTeggiamo appuolo, che quantunquesidica abuon diritto,che gl'irlandesi,ibelgi,eigermani presenti slanfermiefìssinellelororegioni natali,nulladime- noassaifamiglie di coleste tre nazionitrasmigrano sell'Amerìca Sellentrionale. Cosi per somiglianza può

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SLvin iKTBOoDzicnn essereaccaduto in que' prìmi uomini aranti la unÌTcr-

«ale dispersione.Ecipuò coodurrea pensarloitre- dorè die

^

s'eronmossi dallaprima stanza, leggen- dosichiaro inMosè:Ctanqm pn^cùcerenbirde orienteimeaermlcampumin terraSemtaar(Gen, XI. 2). Oltre a ciònonè incredibile,che fra quelli primiuomini così aitivi, solleciti,arrischiati, d'acu- lissimo iutcUcltoc di poderosissime forze, ne fossero alcuni,clicimpazienti d'ozio,o di ripososispinges- Gci'oInsino almare,edivicomposte zattereobuehe simettessero in balìa do' ventiad esser fra^rttlì sorta

liti,od isole solitarie e loataue.

Noivcggiamo iunanzi tratto c!ie le tradizioni ant^•

diluvianeeran vire e fresche in qne'priml figliuoli de' figliuolidiNoè; perocché poSsedean gii le arti pìàdìJI>- ciliarantidiesiseparassero d' infra1w),e n'abbiamo lucul^itisùmo testimonio la novella cittìche ^accin- seroa labbrìcore.Femte^acMmushière&,etcejHmam eoaigm.—feaileifaciamtunoòùdaéateia et tterrim cuius cutmen pertòigatad calum( Gen. XI.4).Po;

edificareuna cillà con torresìportentosanonè a cre- dere che Ti s'acdngesser so primadigiungere alla pianura diSennaarnonsiavessero già fabbricate !e lorodimoro, ciascuna famiglia le'sue.Ilformueuna oiltùimporlailconoscimento d'infinitiingegni,oil corredo dì varieed amplissime scienze,comeognuno può discernere a prim'ocdiio. Ora die maraviglia, se

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anco la forinazioii de' vascelli fu Iraiprtjnipensieri dìquegliuomini cotanto industriosi ?Lostimolod'u- scirea popolare l'ampia selva delmondovolea essere acutoe forle in quegli uomini,cuiilSignore Iddio avea detto:crescile et multiplicamini,etreplete Jerram.Ondeche eglinon può esaere fuoriileircro, cliecolestiprimierinavigatori fossero approdali lungo

!ecosliere d'Africa, dell'Asiaminore, della Grecia, d'I- taliae dell'Isole,o coadoUiTiai costeg^ando marina marina,o g^Ualivi per fortuna di Tento.

Ksiccome ìnnaDzi alla nnirersale dispersione delle genUcorse l>Gn oltre aunsecolo,cosìpuò stimarsi che coloro,iqualiaTeano valicoilmare da circa cent'an- nia dìeiro avessero di già fatla gente assai. Di qui ar- vennechelisopiaTenuti,spezialmente se lardi,tro- Tarono quelle terre di già abitateda uomini ulvcstn e amarriti per le foreste,o accozzali insieme a fami- gliorusticanee grosse per gli ingegni insalvatichiti dall'abitaresu pe' balzi', e nc'bosclii colle bestie mon- tane.Nèsapendoimmaginare le novelle coIodìccome si fattiuomini zotici e alpestri fosserivipotuti capita- re,per tagliar riciso le cagioni,lidisscrgigantiod ivigeniti,e autoctonio terrazzani,eaboriganiofi- gliuolidella terra.

Ciòche dissi di coloro,cbes'eran forse prima do- glialtridipartilidal seno de' padri noetici in cerca di lontane,dimote,militapiù gagliardamente per quelli

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t. INTKODDZIOni die appresso la conTusione delle lingue mossero a po- polare regioni ìgaole,tmtuqmagtteaecundum linguam guam,elfamiltasmasmaalionibus suis (Gen.X. S), ecomedicopiù basso de' figliuoli diCam,incogna- tiontbtis el linguis, et geneTaiìonibtis,lerrisqueelgen- Ubug suis (Ib. 20).EdiSem:secuiidum cogmtia- nes, el linguas, et regiones in gentibus suis(Ib.SI).

Imperocché io lengo soda opinione clieiprimia toc- care le terre occidentali sicnoslatiperawenluranon quelli,checivenner per terra,masicoloro chesi commiscro al mare; chònon puossi altrimenti spiegar lamaravìgliosa rapiditàonde si Iragitlarono alle ulti- melaide orientalidell'Indiae dellaCina,e per con- versoaqudle d' occidente.

.CondoBsiachè eglinimè a pensareche polesser le geatì nelleprime migrazioiù inoUrarn e distendersi cosìsgevolmenle per attraTerso le Folte e grandi fore- steche ingombravanoilmondo,ilcuiminor incom- modoeran gli avviluppi de' rovi,de'bronchie delle bestie feracia petto de' paludi,de' pantani, dellefitte glutinosec profonde in chedoveano abbattersi ad ogni tratto.'Indiilarghissimi fiumi senza ripe che ne infre-

nasseroilcorso,matraboccati nelle piene conruina di sassi,d'alberie dighiare emote, e sfondi e vora- gìaipaurose.Di che conrenia fare lunghissime TOlte per mettersi oltre tpielle acque senza ponti,od altri argomenti da ralicarle.Eleimmensegiogaiede'mon-

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INTnODEZIONB M tialpestri,nevosic pionid'altissimiabissi;cgUin- lerminabili slagni delle valli dovcano arrestaresoven- teilpassaggio di quelle turbesprovvedute distromen- lids diboscare,spianaree asciugare imor^ei gnadiche occuparanQ le {ùanure.Edotitea ciò ì de- sertidisabbionmorto,per attraversareiqnslianche altempo d'oggi stenfano tanto le carovane tuttoché re- chin secoogni agiod'acqua,diveUovBgliae dì for- nimento per trabacche,padiglionie coltrici da dor- mire;ove in qne' primi tempidopoìtdiluvio ìmìseri viandantiavean seco donne,recchi e fanduUÌ, e do- vean lecaisi le masserizie in ìspalla.

Matàitchepilisgomenta a pensarenè lesomme dìfEìcoltàdiprovveder tante genti sopra terreni incolti e salvatici,ovenè biadeuè frutti domesticisiporgea^

no a sopperire alle urgenze della fame. Ci fa paurail leggere in Tacito glismarrimenti delle legioniromane in mezzo allescure foresto e le larghe paludi delle re- gionigermaniclie;ancorcliùnon venisse lormenola vettovaglia,e avessor di continuol'opera degli inge- gneri,de'pontonaiede'guastatoriasgomberarei passi,assodare lemelmee rialzareifondacci.Pensa che impedimenti dovettero involgere quelleprime co- lonie,e in che necessità inlerveuia loro di trovar»;

quando noi sappiamo, che gli Europei nelle vastissima boscaglie americane c'ebberoa consumare di molti an- tdpnmache le traforassero in ogni lato;e parecchie

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Lii imommon

sono (ìamra dopo tre secoli impenetrabili àU'aTÌdilè;

nostra,clicincerca d'oroe d' argento si gilterebbe di mezzoalfuoco.

Lgprime genti carne clic sospìnte da cupldissime bra- modigiugnere a popolare la terra vuotad'abitatori

,

pur tultavia doTctler badare anni ed anni avanli di pro- lungarsi pei continenti dal centro dell'Asia.IIsoloviver dicaccia e dipeaca era per aè medesimo lardoall'a- Tanzarc le brigate;eprimad'ireoltredovettero di corto disfraltorco disclvarcìterreniBÌapei pascoli) siaper governarliaseminar le biade, e piantarfrutti, c arginarGunù,e scolarac^emorte clie guastavano iseminati,poichéaUrimenUnonèa supporre che non tante e si gravi di£Bcoltà potessero^celareil cammino,e Iraslalarsi entro

m

Inere^rod'acni

«noa queste nostre contrade.Kèsenonspintee in*

cahsatedanuore colonie sopraTregnenti abbandona- vano lo prime stanze per condursi in luogbi fih remoti ed incolti.

Coleste esorbitantiTaticliedoveano impacciare l'an- datamirabiimcute; là dove coloro che sulle navi trava- licaronoimari, attinseroleggermente le piagge espe- rie,e visimoltiplicarono.Epcrocclió !omaremmeera- noilpiùpaludoso e d'ariainferma c umidaslra,si rivol- sero aimonti,e suglialtigiogliicrebbero e moltiplica- rono intanto, che dì balzo in balzo pervennero a coprirò luttigli dossidell'Appennìao, Tìrendo in quelle bo4

(57)

INTBOmiZIOMB LUI scaglie vitaagresteed aspra, ovvero cacciando, ovvero pascendo gli armenti delle pecore e delle vacche.Eco- medico dì Grecia, c d'Ilalia, cosi dico dello Sardegna e delle olire isole delMediterraneo.

Venuti poscia nelle seconde migrazioniiPelosgi in Grecia c ip Italia,eiFenici alle costiero d'Africa e nel- laSardegna, que' primissimiabitatoriivitrovalida lorochiamarono aulocloni ed aborigeni non pcrcliè germinali fosserocomelequerce egliolmi dalle zol- le,comefallacemente riputavano,maperchè venutici intempi fuori d' ognimemoriadegliuomini,Irova- ròulisu pe'monti condur vita silvcstie. Costoro sic- comesemf^e villaiù al reder Duova gente annata d'usbei^i,d*elmie di spade giugnere alle loro bor^

gatedoveano accoglierliconmuavigUà:pressoa po- coa quella guisa chegliAmericani accolsero gli Spa- gnuotìnel prìmo approdar che feceroaqu^inco- gnitiliti.LequalicolonieTenute di novelloe già pie- ne della civiità orientale, a poco a poco praticando con quellimontanarilicondusseroa più politi costumi ,

einse^aron lorol'agricoltura,learti,e-la reli- gione.

Qui occorre appunto di notareun abbaglio gravis- simo, che pare prendesseun chiaroItalianoinlomo agliAborigeni,mosso per avventura da un inganne- voleamordipatria. Lasciodall'un lato che tuttoilsuo;

diremostrad'areregUAborigeni in coniod'uomini

Fo/./. . 4

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ur iNTBomiztonE nonmai d'allronde entroivalloatd'Appcnino venuti:

ilche aduomocaltolica dìijiiclsenno lornn ingiurio-

so alsommo.IonOn posso perà passare senza avver- tema ciò eh' eglisisfor?.aaliilt'nomodisostenere,che cioègliAborigeninon acqnisliironocivilliidallemio- Te colonie orientali ginuto in tempi posleriori in Ita- lia,masicrearoDseia tuttoda sè.Equicon lungo di- scorso ragionando degli Osciii od Opici, ch'ei vuole aF- fatloessere gliAborigeni,lifainvarie tribù distinti, ccon diversinomi appellati d'Umbri, di Sabini, d'Aii- soniì,d'Enotrt, dì Rasenio Tìrseni e moli'altri.Edi questi Raseni vuol surti gli Etruschi,e in sè e di sè, senz^dlro esterno aiuto dirozzati, addottrinati,e inci- viliti. IIchecomepossa esservero io lascio pensarea

tullicolorocheIt^onole istorie de'primi scopritori digentiimbarbaritea ca^ondella rinunioiieda

o^

commerdocollegesti eulte:essendoche cadderoa manoamanodallaprima civiltà che seco aveano con- dotta dalleregionidond' eran navigate, es'arrozzirou tanto coU' andare dei tempi,che perdettero ogni trac- cia del primiero istituto,insalvatichendo sinoa ren- dersimezzobe^U.

Venendopoia'Raseni o Tirseni o Etruschi del- l'autoresiimmeutovato,per lasciarda parteilunghi trattati ,iom' appiglio soltanto al fermo testimonio de'patriimonumenti. Or mtdica: è egli etruscoilraso diCanina in cui sirappnsentailBacco pelas^co,uo-

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INTIODUZIOI» LV raovecchio in capelli,barba g ycsle oricnIalCj oavi- gare in Italia, seduto inun vascelletlo, alla cui anlca- nas'altorliglia la vite,siccomesimbolo dellacolli- vazion dellovitirecata dall'oriente in Italia?Sono al- tresìetruscliigliìiiiiailivasiVulccnli, Tarquinii, Vol- terrani,ChiusinijCorloncsi,VcicntieCereti,nei n'uniisono rappresentati Udii c gli Eroi pelasgbi e in fra loro dipinti gli Aborigeni sempre ignudi, rustici c silvestri in atto di saltarescompostamente o di sona- re le tibie 1 Puossi egli avere indizio più luminosocha genti di Tuorivennero a dirozzar gli Aborigeni,quando per acciaiarli fra la nazione sovranalìdipingono ignu- di,Gollacodaeco^orecchilunghiaguìsa digen- te bestiale ?

Se

^

Aborìgeni di proprìa e intrinseca virtA fin- serosalili idi'allogrado di cÌTiità,inche sspiòttnio esser giunti^iEtruschi,avrebbero posto sémedeà- mi in quella mostra ? Questa 6 prova a mio credere ,

che vincetutti ìsillogismi de' fdologi.Cos'ifecero ap- punto gli Spagnuoli allorché rappresentavano in dipin- tura alcun tratto particolare dello scoprimento d'Ame- rica;chesiveggonoliSpagnuoli signorilmente e mae- stosamentevestiti ,eiselvaggi in alti ammirativi, ignudi,tintidi colori,econ zone e cimieri di penne d'uccellipellegrini.Cosi negli ipogei d'EgittoiFarao- nieiprincipi egiziani sono in ricchissime vcstimcnta, in carrid'ebano, d\oroe d'argento con cavalli spUa-

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