• Non ci sono risultati.

Introduzione alla δ di Dirac

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Introduzione alla δ di Dirac"

Copied!
7
0
0

Testo completo

(1)

UniPD – Facolt`a di Ingegneria – a.a. 04-05

Insegnamento di SEGNALI E SISTEMI (ALSI - Finesso)

Introduzione alla δ di Dirac

La δ di Dirac `e uno strumento matematico di grande utilit`a nello studio di segnali e di sistemi. In questa nota ci limitiamo ad introdurne euristicamente la definizione e a fornire le conoscenze operative necessarie. Rimandiamo chi desidera approfondire l’argomento ai testi di Matematica. In letteratura la δ di Dirac `e nota come: funzione delta, funzione impulsiva, impulso ideale.

La δ `e una funzione generalizzata definita dalla seguente equazione Z

−∞

δ(τ )x(τ )dτ = x(0) (1)

valida per ogni x continua nell’intorno del punto t = 0. In molti testi ingegneristici la (1) `e detta ”propriet`a” rivelatrice, nel senso che la δ rivela il valore del segnale x nell’origine. L’interpretazione intuitiva `e la seguente.

Per ogni T > 0 definiamo il segnale rT(t) := 1

T rect µt

T

= 1 T

µ u

µ t + T

2

− u µ

t − T 2

¶¶

(2) (tracciatene il grafico!) allora, indicando con mT il valore medio di x nell’intervallo [−T2,T2],

Z

−∞

rT(τ )x(τ )dτ = 1 T

Z T

2

T2

x(τ )dτ = mT

Per il teorema del valore medio, mT → x(0) quando T → 0 e dunque

T →0lim Z

−∞

rT(τ )x(τ )dτ = x(0)

Scambiando limite ed integrale (nella teoria rigorosa questo non si pu`o fare senza precauzioni) otteniamo

Z

−∞

µ

T →0lim rT(τ )

x(τ )dτ = x(0)

(2)

e dunque la δ `e interpretabile come δ(t) = lim

T →0rT(t) =

½ 0, se t 6= 0

∞, se t = 0 (3)

Intuitivamente possiamo pensare che la δ che compare in (1) sia approssima- bile in pratica con una funzione rT con T molto piccolo.

Conseguenze della definizione

(a)

Ponendo x(t) = 1 (funzione costante) si ha Z

−∞

δ(τ )dτ = 1 (4)

ovvero l’area sotto la δ vale 1. Questa propriet`a vale anche per rT, qualunque sia T , e si conserva al limite. Si osservi che `e valida anche la

Z b

a

δ(τ )dτ = 1

per ogni [a, b] che contenga il punto 0.

(b)

Effettuando il cambio di variabile τ0 = −τ nella (1) si ottiene Z

−∞

δ(−τ )x(τ )dτ = Z

−∞

δ(τ )x(−τ )dτ = x(0) (5) dove, nella seconda uguaglianza, usiamo il fatto che x(−τ )|τ =0 = x(0). Nella (1) δ(τ ) e δ(−τ ) producono lo stesso risultato, possiamo dunque identificarle tra loro e considerare δ(t) un segnale pari

δ(−t) = δ(t)

Questo `e anche evidente nel processo di approssimazione: i segnali rT sono per definizione pari.

(c)

Ponendo g(t) = x(s − t) abbiamo, applicando la (1), Z

−∞

δ(τ )g(τ )dτ = g(0)

(3)

sostituendo a g la sua definizione ed osservando che g(0) = x(s) si ha Z

−∞

δ(τ )x(s − τ )dτ = x(s)

La lettera s `e stata introdotta per distinguere la traslazione dalla variabile indipendente. Tornando ad indicare con t la variabile indipendente

Z

−∞

δ(τ )x(t − τ )dτ = x(t) (6)

Questa rappresentazione ”integrale” del segnale x `e di fondamentale im- portanza per il seguito. Con la sostituzione di variabile t − τ = τ0 si pu`o riscrivere l’ultimo integrale come

Z

−∞

δ(t − τ )x(τ )dτ = x(t) (7)

In virt`u della parit`a della δ quest’ultima relazione si pu`o anche scrivere Z

−∞

δ(τ − t)x(τ )dτ = x(t) (8)

Sostituendo x(t) = 1 nelle ultime due equazioni si dimostra che, per ogni t, R

−∞δ(t − τ )dτ =R

−∞δ(τ − t)dτ = 1.

A partire dalla (1), le formule (6), (7) e (8) sono state derivate con passaggi elementari, ma `e di fondamentale importanza sviluppare un’intuizione che permetta di riconoscerne la validit`a per semplice ispezione.

La (7) contiene la funzione δ centrata nel punto τ = t dell’asse di inte- grazione. Approssimando δ(t − τ ) con rT(t − τ ) (per T piccolo) il risultato della (7) `e il valore medio di x nell’intervallino £

t − T2, t +T2¤

dell’asse di integrazione τ che vale circa x(t), come compare a destra della (7). Questi stessi ragionamenti si applicano anche alla (8) in virt`u della parit`a della δ.

Nella (6) l’impulso rimane fermo nell’origine mentre il segnale `e traslato e ribaltato sull’asse di integrazione τ in modo tale che nell’origine si presenti il valore x(t), infatti x(t − τ )|τ =0 = x(t), e quindi il calcolo del valore medio nell’intervallino£

T2,T2¤

dell’asse τ fornisce x(t).

Il seguente metodo dovrebbe aiutare a sviluppare l’intuizione della (6). Di- segnate su un foglio bianco gli assi cartesiani chiamando τ l’asse delle ascisse

(4)

(che sar`a l’asse di integrazione) e tracciate δ(τ ), centrata nell’origine. Ora su un foglio trasparente disegnate una nuova coppia di assi cartesiani, sem- pre chiamando τ l’asse delle ascisse e tracciate il grafico del segnale x(τ ).

Rovesciate ora il foglio trasparente (sollevandolo dal tavolo e ruotandolo di 180 gradi) e sovrapponete gli assi τ dei due fogli. Facendo scorrere orizzon- talmente il foglio trasparente sul foglio bianco otterrete il segnale x(t − τ ), dove t `e il punto dell’asse τ (di integrazione - sul foglio bianco) dove cade l’asse delle ordinate del foglio trasparente. Un attimo di riflessione vi convin- cer`a del fatto che nell’origine dell’asse d’integrazione compare ora il valore x(t). La δ nell’origine selezioner`a quindi proprio il valore x(t). Facendo scorrere il foglio trasparente da t = −∞ a t = ∞ si ottiene come risultato dell’operazione di media nell’intorno dell’origine proprio il segnale x(t) di partenza. Questo sforzo sar`a ampiamente ripagato nel seguito.

(d)

L’operazione definita dalle formule (6) e (7) merita un nome ed una no- tazione. Dati due segnali x ed y si dice convoluzione dei due segnali il segnale x ∗ y definito da

x ∗ y (t) :=

Z

−∞

x(t − τ )y(τ )dτ = Z

−∞

x(τ )y(t − τ )dτ

la seconda uguaglianza si ottiene effettuando il cambio di variabile τ0= t−τ come visto in precedenza. Con l’usuale abuso di notazione si scrive spesso x(t) ∗ y(t) per indicare la convoluzione dei segnali x ed y.

Alla luce di questa definizione le formule (6) e (7) si riassumono in δ(t) ∗ x(t) = x(t)

(e)

Qualunque sia T ∈ R valgono le formule Z

−∞

δ(τ )x(t + T − τ )dτ = x(t + T ), Z

−∞

δ(t + T − τ )x(τ )dτ = x(t + T )

Basta sostituire t + T al posto di t nelle formule (6) e (7). Impiegando la definizione della convoluzione si pu`o scrivere

δ(t + T ) ∗ x(t) = δ(t) ∗ x(t + T ) = x(t + T )

(5)

il risultato vale qualunque sia la traslazione T , in particolare per ogni k ∈ Z δ(t + kT ) ∗ x(t) = x(t + kT )

Vale quindi la formula X k=−∞

δ(t + kT ) ∗ x(t) = X k=−∞

x(t + kT ) = repT(x(t))

dove con repT(x(t)) abbiamo indicato la ripetizione periodica di x(t) definita in precedenza.

(f )

Sia f (t) una funzione continua nell’origine, allora

f (t) δ(t) = f (0) δ(t) (9)

ed analogamente

f (t) δ(t − T ) = f (T ) δ(t − T ) f (t) δ(t + T ) = f (−T ) δ(t + T )

La validit`a della (9) si dimostra scrivendo la definizione (1): per ogni x Z

−∞

f (τ )δ(τ )x(τ )dτ = f (0)x(0) (10) Infatti possiamo pensare che il segnale su cui opera δ sia f (t)x(t), il valore rivelato sar`a dunque f (0)x(0). Ma questo `e lo stesso risultato che si ottiene applicando f (0) δ al segnale x. Poich´e il comportamento ”integrale” (cio`e nella formula (1)) di f (t)δ(t) `e identico a quello di f (0)δ(t) concludiamo che le due sono identiche (lo stesso ragionamento che aveamo impiegato per dimostrare la parit`a). Le altre regole si ricavano in modo analogo.

Intuitivamente: nell’approssimazione, per T piccolo, f (t)rT(t) ≈ f (0)rT(t).

In pratica: alla funzione che moltiplica l’impulso si sostituisce la costante pari al valore della funzione nel punto dove l’impulso `e centrato.

Esempi: cos tδ(t) = δ(t), ejtδ(t) = δ(t), ma anche tδ(t) = 0!

(g)

L’impulso `e spesso rappresentato con una freccia centrata nel punto di appli- cazione e di altezza pari all’ampiezza dell’impulso stesso. Si tenga presente che, dimensionalmente, l’ampiezza dell’impulso rappresenta un’area e non un valore, vale infatti Z

−∞

c δ(τ )dτ = c

(6)

Relazione con il gradino unitario

La rappresentazione integrale del gradino unitario `e Z

−∞

δ(τ )u(t − τ )dτ = u(t), (11)

Poich´e u(t − τ ) = 1 nell’intervallo (−∞, t) e 0 altrove la (11) `e Z t

−∞

δ(τ )dτ = u(t)

(anche questa formula deve risultare intuitivamente evidente al lettore). Ap- plicando la regola di differenziazione sotto il segno di integrale (nella teoria rigorosa questo non si pu`o fare) si ottiene

d

dtu(t) = δ(t)

Un’altra spiegazione intuitiva di questa importante relazione si ottiene leggendo la (3) come la definizione della derivata di una funzione ovvero (l’incremento

`e simmetrico rispetto al punto t dove si valuta la derivata) δ(t) = lim

T →0rT(t) = lim

T →0

u¡ t + T2¢

− u¡ t − T2¢

T = d

dtu(t) Differenziazione di segnali con discontinuit`a a salto

Saremo spesso interessati a scrivere la derivata generalizzata di segnali con- tenenti discontinuit`a a salto. Sia x(t) un segnale differenziabile ovunque tranne che in un numero finito di punti di discontinuit`a a salto. La derivata generalizzata di x(t) coincide con quella classica nei punti di differenziabilit`a.

Nei punti di salto compaiono δ di Dirac centrate nei punti di discontinuit`a e di ampiezza pari all’ampiezza del salto.

Esempio 1Sia x(t) = (t + 1)u(1 − t). Calcoliamo la derivata generalizzata con le usuali regole del calcolo diferenziale, ma ricordando che dtd u(t) = δ(t).

d

dtx(t) = 1 · u(1 − t) + (t + 1)δ(1 − t) · (−1) = u(1 − t) − 2δ(t − 1) dove abbiamo anche fatto uso della parit`a di δ e della regola f (t) δ(t − T ) = f (T ) δ(t−T ). Graficamente questa derivata si traccia immediatamente senza fare calcoli. Provare!

(7)

Esercizi

Esercizio 1.

Scegliere la risposta corretta (a)

Z

−∞

cos t δ(t − τ )dτ = δ(t), 1, cos t (b)

Z

−∞

cos τ δ(t − τ )dτ = δ(t), 1, cos t (c)

Z

−∞

cos(t − τ ) δ(t − τ )dτ = δ(t), 1, cos t (d)

Z

−∞

ejω(t−τ )δ(τ )dτ = ejωt, δ(t), 1

(e) sin(t +π

4) δ(t −π 4) =

2

2 δ(t), 0, δ(t −π 4) Esercizio 2.

(a) Dimostrare che, qualunque sia a > 0, Z a

−a

δ(τ )x(t − τ )dτ = x(t) (12)

mentre Z a

−a

δ(t − τ )x(τ )dτ = x(t) rect( t

2a) (13)

Suggerimento:

Dimostrare che la (12) `e interpretabile come rect(2at) δ(t) ∗ x(t), mentre la (13) `e δ(t) ∗ rect(2at) x(t). Concludere applicando le propriet`a dimostrate.

Confrontare questo risultato con le (6), (7).

(b) Per quale insieme di segnali x vale x(t) = rect(2at ) x(t)?

Esercizio 3.

Calcolare la derivata generalizzata del segnale x(t) = sign(t) = u(t) − u(−t) sia analiticamente che graficamente

last update Feb, 18, 2005

Riferimenti

Documenti correlati

y Nella rappresentazione di Weyl si separano le proiezioni chirali R e L degli spinori.. y Nella rappresentazione di Dirac si separano le componenti Large e Small legate al limite

(1d) Ricordiamo innanzitutto che se (X, τ ) ` e uno spazio topologico che soddisfa il primo assioma di numerabilit` a allora anche il prodotto topologico (Y, ξ) tra (X, τ ) e se

Intuitivamente, un insieme del genere non potr´ a n´ e essere limitato (perch´ e dovrebbe, in caso contrario, essere tutto contenuto in un disco di R 2 ), e quindi neppure compatto

Spazi Topologici-seconda parte..

e osservare che K ha interno vuoto, mentre H ha interno non vuoto (corrispondente alla palla unitaria aperta)... Cerchiamo di capire come sono fatti gli aperti

Ogni aperto di τ si scrive come unione di elementi della base e quindi non potr`a mai essere un intervallo chiuso a destra.. Vediamo quindi il caso della

Provare che R dotato della topologia cofinita non `e 1-numerabile.. Mostrare che se A non ha punti isolati allora ¯ A non ha

(1998) Si hanno due bottiglie da un litro: la prima, che chiameremo A , completamente colma di vino e la seconda, che chiameremo B , vuota. Dopo aver mescolato la miscela di acqua