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Università degli studi Roma Tre Facoltà di Lettere e Filosofia Dipartimento di Studi Umanistici

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Academic year: 2022

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Università degli studi Roma Tre Facoltà di Lettere e Filosofia

Dipartimento di Studi Umanistici

Dottorato di Ricerca XXX° ciclo

in “Storia, territorio e patrimonio culturale”

Curriculum: Storia (politica, società, culture, territorio)

Tesi di laurea dottorale

Biografia intellettuale di Ester Lombardo:

giornalista, scrittrice, attivista politica tra fascismo e Repubblica

Candidata: Tutor:

Caterina Breda Prof.ssa Daniela Rossini

Cotutor:

Prof.ssa Patrizia Gabrielli

Anno Accademico 2016-2017

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Indice

Elenco delle abbreviazioni: ... 3

Foto di Ester Lombardo...4

Introduzione ... 5

Ester Lombardo (1895-1982): un profilo biografico ... 5

1. Ester Lombardo giornalista. "Vita Femminile" nel Ventennio ... 17

1.1 «Vita femminile» 1922-1932: un moderno rotocalco ... 17

1.2 «Vita femminile»1933-1943: una rivista di moda e modelli ... 33

1.3 Nuovo turismo, nuovi consumi: l'abito da viaggio ... 40

2. Ester Lombardo scrittrice. Viaggi, reportage, libri ... 56

2.1 Ester Lombardo in dialogo con un genere letterario. ... 56

2.2 I reportage in «Vita femminile»: una finestra sul mondo ... 62

2.3 Il diario di viaggio. "Luci del Nord" (1926): i paesi nordici attraverso gli occhi di Ester Lombardo. ... 89

2.4 Un racconto di viaggio in forma epistolare: "L’Ellade nella Grecia moderna" (1931). ... 103

3. Ester Lombardo nella vita politica: dalla caduta del fascismo all'Italia repubblicana ... 113

3.1 Il tempo della Resistenza ... 113

3.2 Con il Fronte dell'Uomo qualunque ... 121

3.3 Con il Partito Nazionale Monarchico ... 135

3.4 L'uso politico del mito garibaldino: "Garibaldi scelse la monarchia" (1958) ... 151

Bibliografia primaria ... 160

Volumi: ... 160

Quotidiani e riviste: ... 160

Bibliografia secondaria ... 162

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Elenco delle abbreviazioni:

ACS = Archivio Centrale dello Stato, Roma

AGFB = Archivio Storico Giunti Fondo Bemporad DGPS = Direzione Generale di Pubblica Sicurezza MCP = Ministero della Cultura Popolare

MI = Ministero dell'Interno

Archivi e biblioteche consultati:

Archivio Centrale dello Stato, Roma.

Archivio Contemporaneo, Gabinetto Scientifico Letterario G. P. Vieusseux, Firenze.

Archivio dell'anagrafe di Trapani, ricerca storica stato civile.

Archivio di Stato di Trapani.

Archivio di Stato di Palermo.

Archivio Storico Capitolino, Roma.

Archivio Storico Giunti, Firenze.

Archivio Storico SIAE, Roma.

Biblioteca Centrale del Campus di Rimini, Alma Mater Studiorum Università di Bologna.

Biblioteca Civica Gambalunga, Rimini.

Biblioteca di storia moderna e contemporanea, Roma.

Biblioteca Guillaume Apollinaire, Università degli Studi di Roma Tre Biblioteca italiana delle donne, Bologna.

Biblioteca Nazionale Centrale, Roma

Biblioteca Universitaria Alessandrina, Roma.

Emeroteca della Biblioteca comunale centrale Sormani, Milano.

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Ester Lombardo, Lago di Merok (Norvegia), 1928

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Introduzione

Ester Lombardo (1895-1982): un profilo biografico

Nella coscienza comune e nella percezione complessiva del Ventennio fascista è rimasta a lungo sedimentata la tesi secondo la quale il modello femminile è rimasto immobile e irrigidito nel ruolo – per riprendere il titolo di uno dei primi studi sul tema – di "sposa e madre esemplare"1 ovvero in quello di degna compagna dell'uomo nuovo e di madre prolifica di robusti italiani. Questa tesi appare oggi riduttiva: un quadro più completo sulle politiche del regime fascista e sul modello propagandato può essere delineato se si volge lo sguardo alle donne quali soggetto storico del totalitarismo fascista e non solo in quanto vittime. Come scrive Daniela Rossini «l’età contemporanea è piena di figure femminili originali, le quali in campi diversi hanno mostrato una personalità e un desiderio di affermazione individuale che le allontanava dalle strade tradizionali»2 e queste istanze si esprimono, sebbene in forme meno manifeste, anche negli anni del regime. Nel corso del ventennio, alcune donne si impegnarono nelle istituzioni e – scrive Victoria De Grazia –

«importanti esponenti del movimento nazionalista, da tempo lontane dal femminismo liberale, preconizzavano una nuova era»3. Tra di loro certamente era Ester Lombardo, una di quelle «nuove leve» che – come ha osservato Patrizia Gabrielli – trovavano nei primi anni del Novecento e quindi

«nei miti del nascente nazionalismo» non solo un riferimento politico ma «un nuovo modo di vivere»4. Il nazionalismo di Ester Lombardo era poi imperniato sulla sua fede monarchica.

Un quadro nuovo sulla condizione femminile nel ventennio – come è emerso dagli studi di autorevoli storiche a partire dagli anni '80 del Novecento5 – può essere individuato nella stampa femminile, nella pubblicistica, nell'editoria, nelle pubblicazioni giornalistiche e letterarie: questa documentazione si rivela un ottimo strumento per cogliere la complessità e talvolta la contraddittorietà dei modelli di genere proposti dal fascismo diviso «tra ansia di modernità e

1 Si fa riferimento a Piero Meldini, Sposa e madre esemplare. Ideologia e politica della donna e della famiglia durante il fascismo, Guaraldi, Rimini-Firenze, 1975.

2 D. Rossini, Donne e propaganda internazionale Percorsi femminili tra Italia e Stati Uniti nell’età della Grande Guerra, Franco Angeli, Milano, 2015, p. 223.

3 V. De Grazia, Le donne nel regime fascista, Marsilio, Venezia, 1993, p. 65.

4 P. Gabrielli, Fenicotteri in volo. Donne comuniste nel ventennio fascista, Carocci, Roma, 1999, p. 125. Per uno studio sul rapporto tra donne e nazionalismo si faccia riferimento anche a L. Guidi, Un nazionalismo declinato al femminile.

1914-1918, in L. Guidi (a cura di), Vivere la guerra: percorsi biografici e ruoli di genere tra Risorgimento e primo conflitto mondiale, ClioPress, Napoli, 2007, pp. 93-118; I. Porciani (a cura di), Famiglia e nazione nel lungo Ottocento italiano: modelli, strategie, reti di relazioni, Viella, Roma, 2006.

5 Si vedano tra gli altri F.R. Andreotti, S. D'Ortenzi, Scrittrici nella politica culturale del fascismo, in «Quaderni del '900», Istituti editoriali e poligrafici internazionali, Pisa-Roma, 2005, n.5; S. Bartoloni, Il fascismo e le donne nella Rassegna femminile italiana, 1925-1930, Biblink, Roma 2012; A. Buttafuoco, Cronache femminili: temi e momenti della stampa emancipazionista in Italia dall’Unità al Fascismo, Dipartimento di studi storico-sociali e filosofici Università degli Studi di Siena, Arezzo, 1988; P. Gabrielli, Fenicotteri in volo, cit.; E. Mondello, La nuova italiana: la donna nella stampa e nella cultura del ventennio, Editori Riuniti, Roma, 1987; S. Franchini, S. Soldani, Donne e giornalismo: percorsi e presenze di una storia di genere, Milano, FrancoAngeli, 2004.

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desiderio di restaurazione dell'autorità tradizionale»6. Nei settimanali, nei mensili, nei fogli politici, nelle testate emanate dal PNF, nei giornali organi di associazioni, nelle pubblicazioni legate alle organizzazioni femminili o anche nel genere nuovo del rotocalco, intellettuali e giornaliste ebbero modo di esprimere diversi modelli culturali, non sempre coincidenti con l’immagine ufficiale del femminile agitata dal regime. Talvolta la pubblicistica e la letteratura riuscirono ad andare oltre gli stereotipi, lasciando emergere i numerosi volti della vita femminile. «Le istituzioni fasciste – scrive ancora De Grazia – nello stesso momento in cui restauravano nozioni antiquate di maternità e paternità, femminilità e virilità, richiedevano nuove forme di coinvolgimento sociale: come in altri ambiti della vita sociale, il regime affermava l'intenzione di ripristinare il vecchio mentre suo malgrado promuoveva qualcosa di nuovo»7.

Sotto questi aspetti si può ricondurre la vicenda del periodico «Vita femminile» e della sua direttrice, Ester Lombardo. La ricostruzione della biografia di questa come di altre donne attive nel giornalismo e nella letteratura, permette di guardare ai fattori che hanno causato la mobilitazione femminile in tanti settori della società, di individuare le spinte autonome e innovative provenienti dalle parti meno politicizzate della popolazione, di riconoscere le trasgressioni rispetto lo stereotipo di donna ufficiale, di identificare, infine, ulteriori immagini del femminile emergenti nel Ventennio.

Carolyn G. Heilbrun, in un agile volume che ha avuto ampia diffusione negli anni Novanta anche in Italia, ha messo in luce come i biografi abbiano «largamente ignorato le donne» e come la critica ha sempre lasciato intendere che gli uomini erano l'unico soggetto possibile per una biografia. Le stesse biografe «hanno scelto come argomento della loro opera uomini, oppure donne di stirpe reale o donne divenute celebri perché occuparono un ruolo determinante nella vita di qualche grand'uomo»8. A quasi trent'anni di distanza da questa affermazione possiamo misurare più di un risultato e affermare che il quadro è considerevolmente mutato: competenti storiche si sono avvicinate alle vite delle donne, sebbene resti ancora molto terreno da dissodare nel campo della letteratura come della politica o della scienza. Susan Ware afferma che sono più di quarant’anni ormai che la biografia femminile si è imposta sulla scena: oggi uno dei suoi scopi più ambiziosi è quello di riportare alla luce le vite di donne sconosciute o dimenticate e allo stesso tempo mostrare come le loro vicende personali si siano intrecciate ai più vasti avvenimenti storici9.

Ester Lombardo non è rimasta del tutto sconosciuta, non tanto o solo perché qualche studiosa di storia del fascismo l'ha citata nei propri lavori, quanto piuttosto per il fatto che questa donna ha lasciato traccia di sé: «Atteggiandosi come un duce al femminile – scrive Victoria De Grazia – , la

6V. De Grazia, Le donne nel regime fascista, cit., p 18.

7 V. De Grazia, Le donne nel regime fascista, cit., p. 18.

8 C.G. Heilbrun, Scrivere la vita di una donna, La Tartaruga edizioni, 1990 (trad. italiana di Katia Bagnoli), pp. 18-19.

9 S.Ware, Writing Women’s Lives: One Historian’s Perspective, in «Journal of Interdisciplinary History», XL, 3, inverno 2010, pp. 400-433., la citazione è alle pp. 430-433.

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Lombardo incitava le donne "energiche e volitive" ad unirsi al "mondo muliebre italiano", per ottenere una voce nello Stato Corporativo»10. Una donna decisa e ambiziosa della quale – come si è accennato – si trovano riferimenti più o meno ampi nella bibliografia sul fascismo, ma non si dispone di una biografia, né si consoce a pieno l’impegno giornalistico. La vicenda biografica di Ester Lombardo, proprio per il ruolo pubblico da essa avuto, può offrire spunti di riflessione e qualche approfondimento sul ruolo delle intellettuali nel regime fascista e sui modelli femminili propagandati: «La prospettiva analitica – scrive Sabina Loriga – che mira a chercher l'homme dans l'œuvre, è fondata sulla speranza che il singolo caso possa assumere un valore tipologico»11, non diversa la tesi di Eleni Varikas, secondo la quale l'approccio biografico avrebbe potuto aiutare sia la molteplicità delle esperienze femminili sia la molteplicità delle strade che le donne scelsero per affermarsi come individui a pieno titolo. L'approccio biografico, quindi, stando alla tesi della studiosa, poteva essere uno strumento privilegiato per liberare le donne dal semplice dato demografico o biologico, che appartiene più all'ordine simbolico che a quello della storia, per accordargli la dignità di individui12, di «agenti sociali portatori di senso»13. In tal modo, quindi,

«una biografia è una sequenza non banale di eventi contingenti della vita»14. L'adozione del metodo biografico permette di entrare nel Ventennio fascista con un notevole bagaglio di domande alle quali si può o meno trovare risposta: scrive ancora Carolyn G. Heilbrun che affrontare una biografia significa «esaminare come sono escogitate le vite delle donne e come possono essere scritte per chiarire, rendere evidenti e portare allo scoperto le decisioni, gli eventi e i rapporti rimasti invisibili»15.

Chi era Ester Lombardo? Cosa l'aveva spinta nel mondo del giornalismo? Che tipo di contributo diede alla stampa italiana e alla letteratura femminile? Quali rapporti aveva intrapreso con le istituzioni del regime? Con quali soggetti prediligeva intessere rapporti? Quali capacità e attitudini mise in campo per farsi spazio nella borghesia italiana e tra gli intellettuali della sua epoca? Quali conseguenze la sua attività giornalistica, letteraria e politica ebbe nella società? Quale incisività ebbe il suo lavoro nel Ventennio? Per iniziare a rispondere a queste domande è necessario anzitutto mettere insieme i diversi tasselli della biografia di Ester Lombardo senza perdere di vista – come insegna Giovanni Levi – quanto sia «indispensabile ricostruire il contesto la "superficie sociale"

10 V. De Grazia, Le donne nel regime fascista, cit., p. 65.

11 S. Loriga, La piccola x. Dalla biografia alla storia, Sellerio, Palermo, 2012, p. 22. Una speranza quella di Sabrina Loriga simile a quella di Marziano Guglielminetti che in Biografia e autobiografia, in Asor Rosa (diretta da), Letteratura italiana, vol. V, Le questioni, Einaudi, Torino, 1986, pp. 829-866 ripercorre le biografie di santi, poeti e letterati italiani: da San Francesco ad Angela da Foligno, da Petrarca a Boccaccio, da Alfieri a D'Annunzio.

12 E. Varikas, L'approche biographique dans l'histoire des femmes, in «Chaiers du grif», 1988, n. 1, pp.41-46.

13 G. Calvi, Barocco al femminile, Laterza, Roma-Bari, 1992, p. XIV.

14 P. Alheit, S. Bergamini, Storie di vita. Metodologia di ricerca per le scienze sociali, Guerini Studio, Milano, 1996, p.

26.

15 C.G. Heilbrun, Scrivere la vita di una donna, cit., p. 14.

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nella quale in una pluralità di "campi", l'individuo, a ogni istante, agisce»16 perché, come egli ribadisce, per intendere il valore storico di una biografia bisogna allargare il più possibile intorno al soggetto biografato il numero delle persone e dei movimenti con cui egli entrò in contatto, occorre

«ricostruirgli intorno il suo mondo» dato che «per quanto apparentemente originale, un'esistenza non può essere compresa soltanto per mezzo dei suoi scarti o singolarità ma, al contrario, riconducendo alle norme ogni apparente devianza mostrando che si colloca all'interno di un contesto storico che la permette»17. L'attenzione al contesto è stata raccomandata anche da Renzo De Felice – grande biografo di Mussolini – «La biografia, attraverso le vicende personali del biografato e delle persone che entrano in contatto con lui, permette di ricostruire in meglio il tessuto culturale di una realtà»18. Da questi insegnamenti è maturata questa ricerca che ha prestato attenzione agli aspetti pubblici e privati cercando di mettere a fuoco le relazioni di diverso tipo intrattenute dalla scrittrice. Un compito che si è rivelato tutt'altro che semplice data, come vedremo, la carenza di documenti privati

«Ester è nata all'estrema punta della Sicilia; la pianta, il fiore e il frutto che più le rassomigliano è l'opunzia. [...] Ella è così: dolce e difficile, schiva e segreta, chiusa entro i suoi spini, in compagnia d'un'anima, come il frutto dell'opunzia, ricca e complessa al di là di ogni fantasia»19. Queste parole di Giovanni Artieri, marito di Ester Lombardo, possono essere assunte quale metafora guida nell'intraprendere la scrittura di una biografia della giornalista. Ella era schiva, chiusa in tutto ciò che riguardava il privato pur essendo una donna intraprendente, che lasciava emergere il suo carattere, che si muoveva nel mondo culturale italiano, che scriveva e viaggiava. Difficile è entrare oggi nella sua vita privata, avere elementi sulle sue relazioni con il marito e più complessivamente sul suo mondo di affetti e di amicizie informazioni che potrebbero aiutarci a comprendere le ambizioni, le sfide che Ester mise in atto per conquistare un posto non insignificante nella sfera pubblica. Aspetti tutt'altro che trascurabili dato che come sostiene Giovanni Levi «la complessità stessa dell'identità, la sua formazione graduale e non lineare e le sue contraddizioni si sono fatte

16 G. Levi, Usi e abusi della biografia in storia, in «I viaggi di Erodoto», n. 38-39, giugno-novembre 1999, pp. 92-105, la citazione è a p. 94. Si faccia riferimento anche a L. Tasca, Le vite e la storia. Autobiografie nell'Italia dell'Ottocento, Il Mulino, Bologna, 2010.

17 G. Levi, Usi e abusi della biografia in storia, cit., p. 100. In altre parole Maria Teresa Sega ribadisce: «Dalle storie di vita possiamo ricostruire la complessità dei vissuti, analizzare da vicino il rapporto tra l'eccezionale e l'ordinario, tra l'agire e i processi, ciò che viene percepito come scelta e ciò che viene percepito come destino. Cerchiamo di vedere la dimensione individuale dell'esistenza inserita però in una rete di relazioni e che si muove all'interno di uno sfondo sociale, della dimensione collettiva», in M.T. Sega, Raccontare la vita. Biografia e didattica della storia, in «Storia e problemi contemporanei», 1996, n. 17, pp. 103-114, si faccia però riferimento all'intero volume di «Storia e problemi contemporanei» dal titolo Biografie. Storia, letteratura, didattica.

18A. Riosa (a cura di), Biografia e storiografia, Franco Angeli, Milano, 1983, p. 50.

19 G. Artieri, Italia mia. Brogliaccio istruttivo e divertente di storie, ritratti, viaggi, Mondadori, Milano, 1992, p. 17.

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protagoniste dei problemi biografici che si presentano agli storici»20. Ester Lombardo attraverso le sue attività di giornalista scrittrice e politica ha lasciato senz'altro traccia di sé, ma esclusivamente nella vita pubblica21. Ciò non è casuale. Come le storiche hanno in più occasioni osservato, gli archivi di donne impegnate nella sfera pubblica spesso non offrono materiali sulla dimensione privata. Un'assenza che rispecchia le costruzioni di genere che espungono il privato dalla politica22:

«Il regno del privato – scrive Mariuccia Salvati – non sarebbe altro che uno stadio antecedente e dunque inferiore a quello pubblico»23. La valorizzazione degli aspetti pubblici e la costruzione di un modello negativo della donna impegnata nel campo sociale e politico – come alcuni studi sulla militanza femminile hanno dimostrato – hanno favorito una auto rappresentazione che tiene poco conto della sfera relazionale e affettiva. Nonostante la carenza di fonti sulla dimensione privata, la biografia di Ester Lombardo presenta molti aspetti interessanti basti tenere conto che delineando la sua vita si decostruisce il modello di donna propagandato dal fascismo e ne emerge un altro, diverso, lontano dagli stereotipi, che può aver accomunato più donne nel corso del Ventennio24.

Ester Giovannina Lombardo nacque a Trapani il 6 giugno del 1895 da Bruto Agislao Giuseppe Lombardo25, farmacista26, ed Emilia Mogavero27 probabilmente originaria di Palermo28. Ester trascorse l'infanzia a Trapani almeno fino alla nascita della sorella Lea nel 189729, in seguito la famiglia si trasferì a Palermo30. L'adolescenza delle due sorelle fu particolarmente tormentata: le ragazze persero la madre nel 1909 e il padre solo due anni più tardi31. Ester Lombardo, orfana, tra il

20 G. Levi, Usi e abusi della biografia in storia, cit., p. 97.

21 Sul binomio vita pubblica-vita privata si vedano P. Gabrielli, Le donne comuniste negli ani Venti: percorsi biografici ed itinerari di ricerca, in «Agenda», 1993, n. 8, pp. 68-72; Biografia, un intervento, numero monografico di «Agenda», 1994, n. 12; Biografie: effetti di ritorno, numero monografico di «DWF», 1986, n.3; Società Italiana delle Storiche, Discutendo di storia. Soggettività, ricerca, biografia, Rosemberg & Sellier, Torino, 1990.

22 Su questo aspetto si rimanda a P. Gabrielli Mondi di carta. Lettere, autobiografie, memorie, Protagon Editori Toscani, Siena, 2000; Biografia, un intervento, numero monografico di «Agenda», 1994, n. 12.

23 M. Salvati, Introduzione, in D. Gagliani, M. Salvati (a cura di), La sfera pubblica femminile. percorsi di storia delle donne in età contemporanea, Clueb, Bologna 1992, pp. 9-16, la citazione è a p. 11.

24 Sul rapporto tra le donne e il fascismo si vedano almeno M. Addis Saba (a cura di), La corporazione delle donne.

Ricerche e studi sui modelli femminili nel ventennio fascista, Vallecchi, Firenze, 1988; V. De Grazia, Le donne nel regime fascista, cit.; D. Detragiache, Il fascismo femminile da San Sepolcro all'affare Matteotti : 1919-1925, in «Storia Contemporanea», 1983, n.2 , pp. 211-251; D. Rossini (a cura di), Le Americane: donne e immagini di donne fra Belle Epoque e fascismo, Biblink, Roma, 2008; P. Willson, Peasant Women and Politics in Fascist Italy: The Massaie Rurali, Routledge, London-New York, 2002.

25 Figlio di Francesco e Giovanna Ragusa. Ha un fratello, zio di Ester, Leonida, nato nel 1871 ed anch' esso medico.

26 Archivio di Stato di Trapani, Registro degli atti di nascita per l'anno 1895, numero 840.

27 Tutti i dati sono ricavati dagli atti di nascita di Ester Lombardo e di Bruto Agislao Giuseppe Lombardo conservati presso l'anagrafe di Trapani: Atto di nascita n.840 e Atto di nascita n. 1150.

28 Bruto Lombardo e Giovanna Mogavero si sposarono a Palermo il 23 gennaio del 1894.

29 Si faccia ancora riferimento ai documenti conservati presso l'anagrafe di Trapani: Atto di nascita n. 1248.

30 Una delle foto conservate nell'archivio privato di Paolo Cacace, erede di Ester Lombardo, è stata scattata da un fotografo di Palermo e la ritrae bambina.

31 Il dato si ricava dalla corrispondenza di Ester Lombardo con Gina Lombroso conservata presso l'Archivio Vieusseux di Firenze, si veda Lettera di Ester Lombardo a Gina Lombroso, Roma, 29 dicembre 1923. Alla morte di Pasquale Nonno, colui che chiamandola a dirigere «La donna nei campi» la inserì nel mondo del giornalismo, Ester Lombardo

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1912 e il 1913 sembrerebbe essere a Palermo, in collegio, come si intuisce dalla breve ma fitta corrispondenza con lo scrittore siciliano – suo lontano parente – Girolamo Ragusa Moleti32: «Ella, mia cara Ester, non ha padre, non ha madre, ed è quindi costretta a vivere i suoi minori anni in un collegio, ove la vita è difficile, non perché il collegio abbia questo invece che un altro nome, ma perché è un collegio, un picciol mondo, vuol dire, con tutte le buone e le cattive passioncelle, e con tutti gli urti che arrivano dal contatto di tante e tante persone d'indole, d'umore e d'educazione diversa»33. Con lei, in collegio, dovrebbe essere anche la sorella Lea34.

Non è chiaro il percorso di studi compiuto dalla giovane, la quale sembrerebbe aver frequentato, dopo le scuole a Palermo, la Facoltà di lettere e filosofia all'Università di Roma, senza mai laurearsi. Le fonti documentarie raccolte non ci permettono di sapere nemmeno dove fosse Ester Lombardo tra il 1914 e il 1919, quinquennio particolarmente importante, dentro il quale si colloca il primo conflitto mondiale che segnò un momento di svolta nella vita di tante donne e uomini e intervenne sulla dimensione materiale ed esistenziale dei soggetti coinvolti: «Al di là delle trasformazioni che comportò sul piano economico, politico e sociale, nonché su quello degli assetti territoriali, il conflitto fu vissuto dovunque come un trauma culturale indelebile. Anche se questa verità fu occultata e coperta dalle celebrazioni nonché dalle interpretazioni ideologiche, esso era stato, in prima istanza, un evento biologico di proporzioni inaudite, difficile da rielaborare. [...]

Milioni di uomini si erano sistematicamente dedicati ad ammazzare altri uomini mediante l'impiego di moderne tecnologie.[...] E ciò era avvenuto nel cuore di una società che per decenni aveva profuso le migliori energie per produrre una ricchezza crescente e per sfruttare le innovazioni tecnologiche allo scopo di migliorare la qualità della vita pubblica e privata»35. Anche le donne si impegnarono in molteplici ambiti a fianco degli uomini combattenti supplendo alle funzioni tradizionalmente affidate a mariti, padri e fratelli: esse dovettero confrontarsi con un conflitto di dimensioni globali. L'assenza di memorie private non ci permette di sapere come Ester Lombardo affrontò la guerra36, ma anch'essa inevitabilmente deve essere stata toccata dal conflitto.

scriveva: «La vita è dura più di quel che sembra, lei dice. Lo so. Ma la vita mi pare voglia troppo da me. Poiché questo dolore, pure essendo indubbiamente il più grande, non è stato il solo. Ché a quattordici e a sedici anni ho perduto prima la mamma e poi il babbo».

32 Girolamo Ragusa Moleti è un parente da parte di padre di Ester Lombardo (la nonna paterna di Ester Lombardo si chiamava Giovanna Ragusa).

33 Archivio privato di Paolo Cacace, Lettera di Gerolamo Ragusa Moleti ad Ester Lombardo, Casa, 17 settembre 1912.

La corrispondenza copre l'arco di tempo che va dal 14 settembre 1912 al 10 marzo 1913.

34 Si faccia riferimento ai documenti conservati presso l'anagrafe di Trapani: Atto di nascita n.1248 e alla Lettera di Girolamo Ragusa Moleti ad Ester Lombardo, Palermo, 2 gennaio 1913, Archivio privato di paolo Cacace.

35A. Gibelli, La grande guerra degli italiani 1915-1918, Sansoni, Milano, 1998, p.7.

36 Sul rapporto tra donne e primo conflitto mondiale si vedano almeno S. Bartoloni (a cura di), La Grande Guerra delle italiane. Mobilitazioni, diritti, trasformazioni, Viella, Roma, 2016; M. De Giorgio, Le italiane dall'Unità a oggi, Laterza, Roma-Bari, 1992; F. Thébaud, La Grande Guerra: età della donna o trionfo della differenza sessuale?, in F.

Thébaud (a cura di), Storia delle donne in occidente. Il Novecento, Laterza, Roma-Bari, pp. 25-90.

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Ritroviamo Ester Lombardo a Roma nel 1919, in via della Stelletta 23, dove dirige «La donna nei campi», il supplemento de «La Terra». Non è chiaro il rapporto tra la giornalista e Pasquale Nonno, direttore della rivista, né si sa con certezza come si siano conosciuti. Da alcune tracce rinvenute nei documenti è possibile ipotizzare che Nonno fosse un conoscente o un amico di famiglia a cui fu raccomandata la giovane una volta uscita dal collegio e giunta nella capitale. Alla morte del giornalista ella scriveva a Gina Lombroso37, illustre ed apprezzata collaboratrice de «La donna nei campi», prima, e poi di «Vita femminile»: «La ringrazio per ciò che mi dice riguardo al mio scritto sul povero Nonno. Io non so che cosa abbia scritto. So che non ho provato nessuna difficoltà, ne ho dovuto inibirmi nulla per parlare al pubblico del mio dolore, o meglio per accennarlo, poiché non credo che abbia potuto rendere interamente questo schianto della mia vita.

La vita è dura più di quel che sembra, lei dice. Lo so. Ma la vita mi pare voglia troppo da me.

Poiché questo dolore, pure essendo indubbiamente il più grande, non è stato il solo. Ché a quattordici e a sedici anni ho perduto prima la mamma e poi il babbo»38. Fino al 1921 la rivista «La donna nei campi» fu per Ester Lombardo occasione di formazione nel mondo del giornalismo. Edita a Roma, la rivista si occupava di economia domestica e delle piccole industrie rurali, ma non trascurava il ruolo e la condizione delle donne nella società39. La giovane ed esordiente giornalista diede da subito la sua impronta alla pubblicazione divenendone prima codirettrice, poi direttrice40.

37Gina Elena Zefora Lombroso nacque a Pavia il 5 ottobre 1872 e morì a Ginevra il 27 marzo 1944, scrittrice e medico collaborò a diverse riviste. Divenne nota nell'ambiente intellettuale italiano e internazionale del primo Novecento per la sua intensa attività pubblicistica, la militanza attiva nella vita politica e gli studi condotti sulla condizione femminile. Su Gina Lombroso si veda D. Delfina, Essere figlie di Lombroso: due donne intellettuali tra '800 e '900, Franco Angeli, Milano , 1990.

38 Archivio Vieusseux di Firenze Lettera di Ester Lombardo a Gina Lombroso, Roma, 29 dicembre 1923.

39 La rivista nasceva come supplemento femminile de La Terra. Quest'ultima, organo di stampa dell'Associazione per la difesa dell'Agricoltura nazionale, era nata nel 1917 e diretta da Bernardo Lorecchio, poi da Pasquale Nonno. Veniva pubblicata tre volte al mese con diversi supplementi: tecnico, giuridico e femminile. La donna nei campi, che variava da mensile a quindicinale, guadagnò l'autonomia da La Terra nel settembre 1919, ma già a maggio aveva ricevuto la nuova investitura di organo ufficiale dell’Unione agricola femminile nazionale, fondata sempre da Ester Lombardo con l’obbiettivo di potenziare le competenze femminili a favore di un maggiore sviluppo delle tecniche utili alle piccole industrie, quali ad esempio bachicoltura, apicoltura, pollicoltura, orticoltura, frutticoltura. A tal fine, presso la sede della testata venivano promossi corsi teorico-pratici, si veda «La donna nei campi» (d'ora in avanti DNC), 1 ottobre 1919.

Il gruppo femminile dell'Associazione per la difesa dell'agricoltura nazionale nel corso della Guerra Mondiale si era affiancato alla Sezione femminile della Società degli agricoltori italiani, nata nel 1912 e presieduta da Antonia Nitti Persico. Nel 1919 fondava prima La donna nei campi, poi l'Unione Agricola Femminile Nazionale, che nel maggio del 1921, si unirà alla Sezione femminile della Società degli agricoltori italiani. L’organo di stampa rimarrà La donna nei campi. A riguardo: Associazione Agraria Femminile Nazionale, in DNC, 1 aprile 1921, p. 3; L’assemblea dell’Unione Agricola Femminile Nazionale, in DNC, 1 maggio 1921, p. 7. Presidente dell’Unione Agricola Femminile Nazionale era Ida Magliocchetti, poi direttrice di «Italianissima», rivista in sintonia con le politiche sociali e culturali fasciste, vicepresidente era Ester Lombardo, si veda Statuto dell’unione agricola femminile nazionale, DNC, 1 settembre 1919, pp. 10-11. Altre donne erano nel comitato centrale, tra le altre Paola Benedettini Alferazzi, Laura Casartelli Cabrini, Ester Danesi Traversari, Maria Albertina Loschi, Guglielmina Ronconi, Alice Schiavoni Bosio. Si faccia riferimento a Un programma d'azione. L'Unione Agricola Femminile, in DNC, 20 giugno 1919, pp. 4-5.

40 Rispettivamente nel maggio 1919 e nel dicembre 1920.

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Rivolta all'«esercito delle signore»41, ovvero a coloro che, pur appartenendo alle classi agiate, vivevano per varie ragioni a contatto con le donne della campagna, la rivista sollecitava il loro impegno a favore della formazione delle contadine. Nel dopoguerra – sostiene, infatti, Simonetta Soldani – «Era sulla piccola borghesia agraria femminile che si pensava di poter far leva per bloccare o almeno ridurre lo spopolamento delle campagne e il loro impoverimento culturale; era ad essa che si guardava per far crescere quel piccolo ceto medio imprenditoriale capace di promuovere, assecondare, gestire una trama di attività sussidiare e complementari a cui affidare non solo l'irrobustimento economico, ma anche la riqualificazione sociale delle campagne»42. La rivista, sostenuta da – stando all’espressione della direttrice – un "sano femminismo" alimentato da una volontà di '"indipendenza" finalizzata non all'emancipazione individuale o alla realizzazione delle proprie aspirazioni quanto, invece, alla ricostruzione della Nazione, affidava alle donne compiti significativi nelle industrie sussidiarie dell'agricoltura: coniglicoltura, floricoltura, bachicoltura, avicoltura, ecc. Il programma d’esordio collocava la pubblicazione fra quei periodici a finalità educativa che esaltavano il ruolo delle donne nei processi di sviluppo della nazione e si impegnavano nella formazione di una coscienza sociale43. Come mette in luce Stefania Bartoloni «i luoghi di intrattenimento – e la rivista lo era a tutti gli effetti – diventano occasione per rilanciare modelli di rispettabilità e di femminilità patriottica, mezzi per sollecitare la morigeratezza nei costumi, necessario pendant della nuova Italia rigenerata»44. Strumento di circolazione del tradizionale modello femminile dedito alla cura della famiglia e della casa, la rivista mantenne una forte specificità sui temi inerenti la professionalità agricola e contadina. «La donna nei campi»

chiuse nel 1921 per rinascere, del tutto riformata, nel 1922 con il titolo di «Vita femminile». La nuova rivista – su cui ci si soffermerà nel corso del primo capitolo – verrà pubblicata lungo tutto il Ventennio ed era dedicata alle donne della borghesia.

Alle donne borghesi Ester Lombardo dedicava pure due dei suoi quattro libri, Lettere d'amore (1925) e La donna senza cuore (1929)45 oltre che la conferenza dal titolo L'innamorata che sul finire degli anni Venti proclamò in giro per l'Italia e alla Sorbona di Parigi.

41 M.C. Dentoni, «L'arte di viver bene mangiando poco». Signore e contadine di fronte ai problemi alimentari, in P.

Corti (a cura di), Le donne nelle campagne del Novecento, in «Annali Istituto Alcide Cervi», Il Mulino, Bologna, 1991, pp. 133-147, la citazione è a p. 142.

42 S. Soldani, Donne senza pace. Esperienze di lavoro, di lotta, di vita tra guerra e dopoguerra, in P. Corti (a cura di), Le donne nelle campagne, cit., pp. 13-55, la citazione è a p. 52.

43 R. Carrarini, Tendenze e caratteri della stampa destinata alle donne, in A. Gigli Marchetti, N. Torcellan (a cura di), Donna lombarda 1860-1945, Franco Angeli, Milano,1991, pp. 275-291.

44 S. Bartoloni, Introduzione, in S. Bartoloni (a cura di), La Grande Guerra delle italiane. Mobilitazioni, diritti, trasformazioni, Viella, Roma, 2016, pp. 7-19, la citazione è alle p. 18.

45 Gli altri due sono libri di viaggio Luci del Nord, Bemporad, Firenze, 1928 e L'Ellade nella Grecia moderna, Cosmopoli, Roma, 1931 che saranno oggetto d'esame nel secondo capitolo.

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Lettere d'amore è la raccolta di dodici novelle in forma epistolare tra amanti e innamorati, tra signore, conti, onorevoli e avvocati, già pubblicate su diversi numeri de «La Tribuna». Non si tratta di vere e proprie lettere d'amore unicamente volte a rappresentare uno stato d'animo, si tratta di brevi vicende ad intreccio, quasi brevi romanzi epistolari, che danno risalto ai lati psicologici più nascosti del sentimento amoroso. È un epistolario «così pieno di sentimento sincero da far pensare che l’amore non sia quella espressione estetico sentimentale che si crede, ma cosa viva ed umana, legata alle radici dell’anima con una forza ed una resistenza straordinarie»46. Per il suo costo non elevato (8 lire) il romanzo era diretto ad un vasto pubblico. Ebbe infatti notevole successo, tanto che si arrivò alla pubblicazione della terza edizione, con una aggiunta di quattro nuove lettere e una copertina più curata sul piano della grafica. Il romanzo La donna senza cuore racconta, invece, le vicende lavorative, sentimentali ed amorose di una direttrice di banca, Anna Santi, nell' intento di evidenziare come nella donna cervello e cuore rimanessero organi ben separati. Se il cervello permetteva alla donna di essere brava nel condurre gli affari, il suo cuore non era altrettanto abile nel condurre storie d'amore a lieto fine. Anna Santi si era innamorata nel tempo di tre diversi uomini: il primo si suicida per affari andati male, il secondo viene lasciato perché troppo geloso, il terzo si rivela un truffatore che solo per vicende finanziarie corteggiava la protagonista. L'amore era al centro anche della conferenza dal titolo L'innamorata. L'autrice iniziava con l'osservare che l'amore è una legge di armonia che è all'interno di ciascuno, ma che la creatura innamorata per eccellenza e per costituzione è la donna, la quale, fin dalla nascita, porta «la dolce e penosa croce dell'amore»47. La giornalista passava ad indagare poi i diversi tipi di amore nei quali la donna era coinvolta: l'amore per gli uomini, l'amore mistico come quello di Santa Caterina da Siena, l'amore per la gloria guerriera o militare e l'amore verso se stesse. Infine ella passava in rassegna il tema dell'amore nei classici latini, in Dante e Petrarca48.

Le numerose collaborazioni che erano state la premessa prima per lanciare «La donna nei campi» e poi per costruire il variegato periodico «Vita femminile», la visibilità ottenuta con le conferenze, il successo nel mondo letterario fecero sì che la cerchia di intellettuali intorno ad Ester Lombardo si estendesse. Sono numerosi i contatti che ella riesce a stabilire con altri giornalisti e giornaliste e con intellettuali, non ultimi quelli con la famiglia De Filippo, con Bodrero e Bontempelli, con Grazia Deledda, con Gina Lombroso: «Le sono molto grata, cara signora, – scrive a lei Ester Lombardo – della sua pregiata autorevole interessata collaborazione e Le prego di

46 Archivio Giunti Fondo Bemporad (in seguito AGFB), Lombardo Ester, Lettera di Ester Lombardo a Enrico Bemporad, 5 settembre 1925.

47 s.f., La donna innamorata nella conferenza di Ester Lombardo, in «La Stampa», 18 gennaio 1929, p. 6.

48 A proposito si veda s.f., La donna innamorata nella conferenza di Ester Lombardo, in «La Stampa», 18 gennaio 1929, p. 6. Si vedano anche s.f., L'innamorata, in «La Stampa», 15 gennaio 1929, p. 6; s.f., La conferenza di Ester Lombardo, in «La Stampa», 16 gennaio 1929, p. 6; s.f., Ester Lombardo al Circolo de La Stampa, in «La Stampa», 17 gennaio 1929, p. 6.

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ricordarsi sempre di Vita Femminile ogni qualvolta vorrà lumeggiare questioni interessanti per la donna»49.

Giornalista de «Il Mattino» di Napoli era anche il marito Giovanni Artieri, partenopeo, che Ester Lombardo sposerà a Roma il 30 novembre del 193250. Non avranno figli ma ne adotteranno uno, Riccardo Boccia Artieri, nel 1946 quando già aveva sei anni. Il matrimonio sembra segnare una punto di svolta nella vita della giornalista: vengono pian piano meno alcuni spazi di autonomia nelle attività della scrittrice. Ella prima intraprendente, propositiva, amante dei viaggi e con il desiderio di essere visibile nell’ambiente intellettuale italiano sembra allinearsi sempre più ad una politica conservatrice e ad una vita secondo la tradizione. Non viaggerà più da sola alla volta del Polo Nord o della Tunisia come succedeva nel 1926 e nel 1928, né scriverà più romanzi o libri di viaggio.

Sempre più moderata arriverà a rinnegare il suo impegno nel suffragismo, vivo invece fino alla prima metà degli anni venti.

Diverse, come si è accennato, sono le lacune documentarie che limitano la ricostruzione della biografia di Ester Lombardo. L'assenza di un archivio personale, lo scarso interesse per lungo tempo di storiche e storici per la stampa e la letteratura femminile, la mancante attenzione per le donne che si impegnarono nella vita politica del Paese, il debole interesse, almeno fino agli anni Novanta, della storia di genere per il fascismo e le donne che vi aderirono, ed, ovviamente, il passare degli anni hanno reso complicata una ricostruzione lineare della sua biografia.

Copiosa, invece, la quantità di documenti inerenti gli aspetti professionali e politici. Più di duecento tra lettere, telegrammi e cartoline, sono raccolti presso l'Archivio Centrale dello Stato di Roma. Divisi in cinque diverse buste, facenti capo una al fondo della Segreteria Particolare del Duce e le altre quattro al Ministero della Cultura Popolare (1926-1945), permettono di ricostruire lo stretto rapporto tra Ester Lombardo e le istituzioni del regime, nulla lasciano permeare per quanto concerne la vita privata della giornalista. Di diverso tipo le fonti raccolte presso l'Archivio Storico Giunti, nel fondo Bemporad, a Firenze. Più di duecento tra lettere e telegrammi descrivono il rapporto tra Ester Lombardo e la casa editrice dei suoi primi due libri, Lettere d'amore (1925) e Luci del Nord (1928), nonché con lo stesso editore, Enrico Bemporad, con il quale la giornalista – che spesso si rivolgeva a lui in tono amichevole – collaborò tra il 1926 e il 1929 per l'edizione della Rassegna del movimento femminile italiano nell'«Almanacco della donna italiana». Corrispondenza, ben più contenuta, è quella presente presso l'Archivio Vieusseux di Firenze: sedici sono le lettere di

49 Archivio Vieusseux di Firenze, Lettera di Ester Lombardo a Gina Lombroso, Levico, 5 agosto 1923. La corrispondenza di Ester Lombardo con Gina Lombroso tra il 7 aprile 1919 e il 29 gennaio 1924 composta da sedici lettere è conservata presso l'Archivio Vieusseux di Firenze.

50 Si faccia ancora riferimento ai documenti conservati presso l'anagrafe di Trapani: Atto di nascita n. 840.

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Ester Lombardo a Gina Lombroso51. Per i dati più strettamente anagrafici – spesso errati nei dizionari biografici dato che la giornalista tendeva a diminuire la propria età – le ricerche si sono svolte presso l'Anagrafe di Trapani dove sono stati prodotti e depositati gli atti di nascita di Ester Lombardo e dei suoi parenti più stretti. Presso Trapani ci si è avvalsi anche delle preziose ricerche del professor Renato Lo Schiavo che, consultando registri matrimoniali e registri scolastici, ha favorito la ricostruzione di un primo albero genealogico della famiglia. Documenti strettamente familiari, come foto e manoscritti, sono stati custoditi da Paolo Cacace, erede della giornalista. Egli ha raccolto tra la casa di Roma e la villa "La Fronda" a Santa Marinella – dove Ester Lombardo si era ritirata dopo aver lasciato la carriera sia giornalistica che politica e dove trascorse gli ultimi anni – manoscritti di articoli poi pubblicati su «Vita Femminile» o su l'«Almanacco della donna italiana»

e la preziosa corrispondenza tra Ester Lombardo e Girolamo Ragusa Moleti, scrittore siciliano. Un piccolo nucleo documentale è raccolto presso l'Archivio Storico della Siae alla quale Ester Lombardo si iscrisse come socia l'8 ottobre del 192952.

Di primaria importanza per le ricerche condotte anche l'Archivio Storico Capitolino che conserva i giornali «L'Uomo qualunque» e «La donna qualunque» fondamentali per la stesura del quarto capitolo che indaga l'attività politica della scrittrice. Necessario per lo stesso fine lo spoglio di

«Italia monarchica», conservata presso la Biblioteca Universitaria Alessandrina di Roma, l'unica che conserva anche l'intera raccolta del periodico «La donna nei campi», che tra il 1919 e il 1921 permise ad Ester Lombardo di compiere la sua palestra nel mondo del giornalismo.

Si è scelto di organizzare questo elaborato mettendo a fuoco i tre principali ambiti di intervento di Ester Lombardo: il giornalismo, la letteratura, la politica. Questi sono i tre grandi perni che hanno guidato la stesura dei rispettivi capitoli. Il primo capitolo indaga la carriera giornalistica di Ester Lombardo, specialmente la fase di fondazione e direzione di «Vita Femminile». Nel descrivere la rivista, durata più di vent'anni, e l'incisività della giornalista nel condurla, si è diviso il lungo arco di tempo della pubblicazione in due periodi: il primo va dalla nascita nel 1922 al 1932 e il secondo riguarda l'ultimo decennio, quello in cui la rivista divenne un giornale di moda fortemente legato alle politiche autarchiche del fascismo in questo ambito. Il capitolo si chiude con un paragrafo dedicato alla moda da viaggio, una delle sfumature originali che prendeva la moda borghese nonostante le restrizioni economiche e, in seguito, nonostante la guerra. Il secondo capitolo esamina alla luce dell'ampia letteratura di viaggio prodotta nel Ventennio, i due romanzi di viaggio di Ester Lombardo Luci del Nord e L'Ellade nella Grecia moderna. Nel districare la trama di entrambi, si sottolinea come essi siano a tutti gli effetti strumenti di propaganda e come ella sia fieramente

51 Le lettere di Ester Lombardo a Gina Lombroso coprono l'arco di tempo che va dal 7 aprile 1919 al 29 gennaio 1924.

Le lettere riguardano tutte il rapporto di collaborazione prima a «La donna nei campi» e poi a «Vita femminile».

52 Si fa riferimento all'Archivio storico SIAE, Registro iscritti e soci 1927-1934, da n. 4319 a n. 8914.

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schierata con il regime. Il terzo capitolo ripercorre la carriera politica di Ester Lombardo una volta terminato il secondo conflitto mondiale e alle soglie dell'Italia repubblicana. Si prende in considerazione la sua militanza ne L'Uomo Qualunque, prima, e nel Partito Monarchico, poi. Sono analizzati gli scritti e gli opuscoli politici della giornalista che vengono messi in dialogo con la più ampia produzione pubblicata in occasione delle campagne elettorali.

Il titolo scelto "Biografia intellettuale di Ester Lombardo: giornalista, scrittrice, attivista politica tra fascismo e Repubblica" vuole sottolineare che, come già evidenziato, non è stato possibile scrivere una biografia che abbracciasse la vita pubblica e privata. La mancanza di fonti ha imposto la dimensione pubblica, di privilegiare, dunque, la vita intellettuale, la carriera di giornalista, quella di scrittrice e di donna impegnata in politica. C'è un silenzio riguardo al privato di cui è complice anche il marito Giovanni Artieri che nella sua lunghissima autobiografia, "Prima, durante e dopo Mussolini"53, raramente e solo di sfuggita parla della moglie e la descrive più come donna che lo aspetta fedele durante le sue assenze per lavoro che come donna intraprendente e già con una forte carriera alle spalle. Una donna più grande di età e già nota, che sembrerebbe avergli aperto inizialmente alcune strade, tanto che la Polizia politica così scriveva nel 1932: «Circola insistente la voce che il giornalista Giovanni Artieri [...] sarebbe divenuto l'amante della nota scrittrice Ester Lombardo, e [...] vada vantando protezioni di altissime personalità che gli deriverebbero da tale relazione»54. È un silenzio, quello sulla vita privata di Ester Lombardo che parla: il silenzio «antico, profondo, tenace, per certi versi più ancora in età contemporanea che in età moderna» che prende una forma nonostante – come scrive ancora Anna Rosssi-Doria – «esso è particolarmente pesante nella sfera politica, che fu a lungo, insieme al diritto, il luogo della massima esclusione delle donne»55.

53 Artieri G., Prima, durante e dopo Mussolini, Mondadori, Milano, 1990.

54 Lettera della polizia politica su Giovanni Artieri, 26 aprile 1932, in Archivio Centrale dello Stato (in seguito ACS), Archivi degli organi di governo e amministrativi dello Stato, Ministero dell'interno, Direzione generale di pubblica sicurezza, Divisione polizia politica, Artieri Giovanni, b. 48.

55 Si veda a proposito A. Rossi-Doria, Dare forma al silenzio. Scritti di storia politica delle donne, Viella, Roma, 2007, p. IX.

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1. Ester Lombardo giornalista. "Vita Femminile" nel Ventennio

1.1 «Vita femminile» 1922-1932: un moderno rotocalco

Il ruolo delle donne e dei movimenti femministi negli anni dell’ascesa e dell’affermazione del fascismo assume caratteri contraddittori. Come sostiene Victoria De Grazia, è necessario trattare «le donne italiane non in quanto semplici vittime della dittatura e del patriarcato, ma come attori e soggetti storici, la cui esperienza del dominio fascista è stata variegata»56. Le donne furono mogli e madri dell'"uomo nuovo", ma furono anche, in maniera più completa, soggetti storici in un panorama sociale, culturale e politico in progressivo cambiamento.

Le rivistefemminili del ventennio si presentano come uno dei luoghi privilegiati di verifica delle contraddizioni del Paese e come strumento per cogliere sia l'elaborazione culturale e politica dei movimenti femministi57, sia il loro rapporto complesso con il fascismo58: «La stampa – scrive Patrizia Gabrielli – si attesta come una fonte primaria per studiare origini e sviluppi della elaborazione intellettuale e politica, per conoscere le scelte operate nella costruzione di un'opinione pubblica femminile e i suoi orientamenti»59. Nei diversi periodici che, per un certo arco di tempo o lungo tutto il regime, sopravvissero alla censura, scrittrici e giornaliste ebbero modo di esprimere modelli culturali diversi, non sempre coincidenti con quelli propagandati dal fascismo. I differenti percorsi di alcune di loro lasciano emergere una interessante presenza nella vita politica, consentono di approfondire molteplici aspetti della mobilitazione, di individuare tensioni e spinte autonome o, addirittura, trasgressioni rispetto al modello della «moglie e madre esemplare»60. Affiora così un quadro a più colori, in cui le donne, tra cui la stessa Ester Lombardo, sono, non solo vittime, ma anche protagoniste, pronte a cogliere le nuove opportunità61.

Nel novembre del 1921 usciva l'ultimo numero del periodico «La donna nei campi», con cui Ester Lombardo aveva esordito. A distanza di poco più di un mese, nel gennaio del 1922, si pubblicava il primo fascicolo della rivista «Vita femminile» – suo proseguimento – anch'essa fondata e diretta da Ester Lombardo62. La rivista, proponendo per molti versi modelli femminili che,

56 V. De Grazia, Le donne nel regime fascista, Marsilio, Venezia, 2007, p. 12. Si veda anche M. Addis Saba (a cura di), La corporazione delle donne, cit.

57 G. Bonacchi, A. Groppi (a cura di), Il dilemma della cittadinanza. Diritti e doveri delle donne, Laterza, Roma-Bari, 1993.

58 E. Mondello, La nuova italiana. La donna nella stampa e nella cultura del Ventennio, Editori Riuniti, Roma, 1987.

59 P. Gabrielli, Andare per archivi, in P. Gabrielli (a cura di), Vivere da protagoniste. Donne tra politica, cultura e controllo sociale, Carocci, Roma, 2001, pp. 9-52, la citazione è a p. 21.

60 P. Meldini, Sposa e madre esemplare. Ideologia e politica della donna e della famiglia durante il fascismo, Guaraldi, Rimini-Firenze, 1975.

61 M. De Giorgio, Le italiane dall'Unità a oggi, Laterza, Roma-Bari, 1992, pp. 377-507.

62 La pubblicazione era mensile, talvolta con numeri doppi in corrispondenza dell'estate o del Natale. Inizialmente il costo di un fascicolo era di 2,50 lire, semestrale di 15 lire e annuale di 25 lire, negli anni seguenti il prezzo aumentò progressivamente. Era possibile sottoscrivere un abbonamento cumulativo con moltissimi giornali tra cui: «La

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in parte, si discostavano da quello della "donna nuova" diffuso dai movimenti delle donne tra fine Ottocento ed età giolittiana, può offrire numerosi e rilevanti spunti di analisi sul continuo permeare del fascismo nella società e sui movimenti femminili in Italia. Come osservava Annarita Buttafuoco, i giornali nati nell'immediato primo dopoguerra presentavano un tratto comune che risiedeva nel tentativo di incanalare verso un progetto definito e con un linguaggio nuovo il fermento di quel «magma informe» che era il femminismo italiano uscito dalla grande guerra63.

Ester Lombardo non aveva mai nascosto il desiderio di crearsi un pubblico più ampio ed elegante rispetto a quello principalmente "agricolo" de «La donna nei campi», tanto che, aveva scritto già anni prima alle lettrici: «Prepariamo ad esse una sorpresa. E la sorpresa sarà la rivista in un formato più grande, più bella, con un'elegante copertina a colori, più ricca, più illustrata, più completa, che siamo certi sarà accolta con gioia dalle nostre lettrici»64. Era con questo proposito che nasceva

«Vita femminile», trasformazione e ampliamento del precedente periodico. Ester Lombardo rivendicava in diversi modi il legame tra le due riviste65. Ancora nel gennaio del 1923, presentando la nuova annata, scriveva: «Ricordiamo che per tre anni Vita Femminile fu la modesta Donna nei Campi, che soltanto nel 1922 mise due piccole ali, le quali ingrandendo di giorno in giorno permisero alla Rivista di spiccare un volo sicuro e rapido e di piazzarsi in primissima linea tra le pubblicazioni italiane»66. Se «La donna nei campi» richiamava già nel nome un argomento e un pubblico definito, non era così per «Vita femminile», sia perché il titolo evocava molteplici significati e sia perché il nome non era inedito per una rivista. Erano stati pubblicati già altri periodici con identico nome tra la fine del 1800 e l'inizio del nuovo secolo: uno fu l'organo del movimento femminile italiano (1895-1897). A questo si aggiungeva il mensile «Vita femminile italiana» (1907-1913), giornale dal femminismo moderato che conciliava la conquista dei diritti con le tradizionali virtù domestiche67. Probabilmente nella mente di Ester Lombardo c'era quella «Vita Femminile» che da modesta rivista letteraria del 1895, divenne, nel 1897, espressione del movimento femminile italiano, voce a difesa e a tutela degli interessi femminili68. Infatti, seppure il

Tribuna», «Il Popolo d’Italia», «Il Giornale di Roma», «Il Giornale d’Italia», «La Gazzetta della sera», «La Libertà», «Il resto del Carlino», «Il Mezzogiorno», «I diritti della scuola», l’«Almanacco della donna italiana» e l’«Almanacco di Roma». Per l’estero era possibile l’abbonamento cumulativo con «La Gazzetta degli italiani» di Buenos Ayres.

63 A. Buttafuoco, Cronache femminili, cit., p. 260.

64 E. Lombardo, in «La donna nei campi», 1-15 ottobre 1920, p. 2.

65 Assegnò ai nuovi fascicoli un numero di annata consecutivo a quelli de «La donna nei campi»; mise sulla copertina del primo numero il sottotitolo "seconda serie de «La donna nei campi»"; intitolò una rubrica della nuova La donna nei campi, un calendario agricolo con cui ogni mese si ricordavano i lavori da svolgere nelle varie industrie rurali.

66 Anno nuovo!, in «Vita femminile», 15 gennaio-15 febbraio 1923, p. 5.

67 R. De Longis, La stampa periodica delle donne in Italia. Catalogo 1861-1985, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Roma, 1986. «Vita femminile italiana» proseguirà dal 1914 con il nome «La nostra rivista», sempre diretto da Sofia Bisi Albini, si veda a proposito R. Carrarini, M. Giordano, Bibliografia dei periodici femminili lombardi: 1786-1945, Editrice Bibliografica, Milano, 1993, p. 403.

68 A. Buttafuoco, Cronache femminili, cit., in particolare pp.21-52; R. De Longis, Scienza come politica: “Vita Femminile” (1895-1897), in «Nuova DWF», n.21, 1982, pp. 35-51.

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suo femminismo fu sempre meno emancipazionista e sempre più permeato dagli ideali fascisti, Ester Lombardo aveva avuto, almeno inizialmente, il desiderio di offrire alla donna "nuovi orizzonti" entro i quali orientarsi: «La femminilità […] cerca nuove vie. Respira nuovi orizzonti.

Anela a farsi largo. E bisogna rispettarla, almeno. A questa stessa concezione larga e vivace della personalità femminile che noi abbiamo, risponde la struttura della Rivista»69. A tal fine, «Vita femminile» nel 1925 promosse la costituzione del Segretariato Interessi Femminili70, iniziativa che doveva coordinare e sostenere le diverse attività femminili nella società71. L'istituzione, che venne definita apolitica, si proponeva di avviare la donna «al compimento dei suoi doveri familiari e politici», senza avere l'obiettivo di portare «all'adesione di un partito politico»72. Dopo pochi mesi di autonomia, il Segretariato venne sottoposto all'esame della Confederazione delle corporazioni fasciste e venne assorbito in un Segretariato per l'organizzazione e per gli interessi femminili di nuova creazione, all'interno della stessa Confederazione, la cui direzione venne affidata proprio ad Ester Lombardo73. Ma già dalla fine del conflitto, nel dopoguerra, prima dell'istituzione del Segretariato, diverse erano le associazioni femminili che videro una rinascita mettendo in atto più o meno solidi programmi e organizzazioni74. Ciò traspariva dagli articoli di più di una rivista. A causa del conflitto mondiale la ripresa era lenta e si manifestava una certa preoccupazione per la eterogeneità delle forze femminili italiane. «Vita femminile», nonostante ciò riponeva speranza nel movimento femminista che comunque aveva già ottenuto una piccola conquista con la legge Sacchi.

Sull'emancipazionismo si avrà modo di tornare. Nel panorama dei periodici «Vita Femminile»

trattò, infatti, anche gli argomenti più comuni nelle riviste destinate alle donne. Fin dall'inizio, la testata indicò i moltissimi argomenti che intendeva trattare: da quelli a carattere socio-culturale a quelli attinenti alla vita domestica, dalle notizie mondane a quelle di cronaca, passando attraverso profili e attività di donne illustri, novelle e poesie, teatro e arte, sport "femminili". Quasi dimenticando i conflitti sociali e politici, nonché i problemi economici, aprì alle lettrici lo sguardo

69 Vita Femminile, Due parole di programma, in «Vita femminile», 1 gennaio 1922, p. 2.

70 A proposito si veda E. Lombardo, “Vita Femminile” e le sue iniziative. Il Segretariato Interessi Femminili, in «Vita femminile», 15 giugno 1925, pp. 8-11; Il Segretariato Interessi Femminili. Attività, in «Vita femminile», luglio-agosto 1925, pag. 40; Vita Femminile, Il segretariato per la organizzazione e gli interessi femminili, in «Vita femminile», 15 dicembre 1925, pag. 9; L’attività del Segretariato Interessi Femminili sino alla vigilia del suo passaggio alla Confederazione delle Corporazioni Fasciste, in «Vita femminile», 15 dicembre 1925, pp. 48-49.

71 Sull'istituzione del Segretriato si veda E. Mondello, La nuova italiana, cit.

72 E. Lombardo, “Vita Femminile” e le sue iniziative. Il Segretariato Interessi Femminili, in «Vita femminile», 15 giugno 1925, pp. 8-11; s.f, Il Segretariato Interessi Femminili. Attività, in «Vita femminile», luglio-agosto 1925, p. 40;

Vita Femminile, Il segretariato per la organizzazione e gli interessi femminili, in «Vita femminile», 15 dicembre 1925, p. 9; s.f., L’attività del Segretariato Interessi Femminili sino alla vigilia del suo passaggio alla Confederazione delle Corporazioni Fasciste, in «Vita femminile», 15 dicembre 1925, pp. 48-49.

73 E. Mondello, La nuova italiana, cit.

74 Si vedano a proposito D. Detragiache, Il fascismo femminile da San Sepolcro all’affare Matteotti (1919-1925), in

«Storia Contemporanea», n. 2, aprile 1983, pp. 211-51; H. Dittrich-Johansen Helga, Le militi dell’idea: storia delle organizzazioni femminili del Partito nazionale fascista, L.S. Olschki , Firenze, 2002; F. Pieroni Bortolotti, Femminismo e partiti politici in Italia, 1919-1926, Editori Riuniti, Roma, 1978.

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