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3. Ester Lombardo nella vita politica: dalla caduta del fascismo all'Italia repubblicana

3.3 Con il Partito Nazionale Monarchico

Il 2 giugno 1946 aveva segnato la vittoria della Repubblica sulla Monarchia e l'affermazione dei partiti di massa, il 13 giugno aveva visto la partenza di Umberto II verso l'esilio a Cascais, nei giorni che seguirono si poteva percepire la prossima dissoluzione del Partito democratico italiano e il passaggio del Partito liberale italiano ad una formazione politica minoritaria628. «Tuttavia – scrive Giovanni Artieri – non mancò chi per autentico sentimento, ma anche con pratico istinto politico pensasse a raccogliere e convogliare verso un'azione inquadrata nell'ordine dello Stato repubblicano i voti di quei larghi strati popolari, specialmente del Mezzogiorno, tra i quali il sentimento monarchico, l'affetto per il Re, personalizzato e quasi confidenziale, persistevano come un caro, dolente rimpianto. Fu Alfredo Covelli, un giovane avvocato, [...] a farsi, con scarsi mezzi e molta audacia, fondatore di un Partito nazionale monarchico»629. Fu proprio in questo partito che, terminata bruscamente l'esperienza politica con il Fronte liberale democratico dell'uomo qualunque, Ester Lombardo iniziò una nuova militanza. Con il Pnm si candidò al Parlamento per le elezioni politiche del 18 aprile 1948, ma già prima della candidatura ricoprì la carica di ispettrice nazionale del partito, fu componente del Consiglio Nazionale630 e collaborò alla redazione di «Italia monarchica», organo del Pnm, redigendo la rubrica L'Osservatrice631. Condivise l'adesione al Partito e la partecipazione al giornale con il marito Giovanni Artieri632.

628 Su questi processi si vedano A.A. Mola, Declino e crollo della monarchia in Italia: i Savoia dall'Unità al referendum del 2 giugno 1946, Mondadori, Milano, 2006; G. Nicolosi, Il nuovo liberalismo, cit.; G. Oliva, Gli ultimi giorni della monarchia. Giugno 1946: quando l'Italia si scoprì repubblicana, Mondadori, Milano, 2016; A. Ungari, I liberali visti dai monarchici, in F. Grassi Orsini, G. Nicolosi (a cura di), I liberali italiani dall'antifascismo alla Repubblica, cit., pp. 777-815.

629 G. Artieri, Prima durante e dopo Mussolini, cit., p. 576. Gli altri principali partiti monarchici dopo il referendum del 2 giugno 1946 furono il Partito Democratico Italiano di Enzo Selvaggi, il Partito Nazionale Cristiano di Agostino Padoan, il Partito Nazionale del Lavoro di Aldo Salerno, il Movimento Popolare Monarchico di Luigi Filippo Benedettini. Con diverse sfumature tutti ebbero un ruolo attivo nel tentativo di restaurare la Monarchia.

630 Si veda a proposito Ester Lombardo a Napoli, in «Italia monarchica», 28 marzo 1948, p. 4.

631 Si vedano ad esempio E. Lombardo, Una donnetta, in «Italia Monarchica», 15 gennaio 1948, p. 3; E. Lombardo, Donne in assemblea, in «Italia Monarchica», 24 gennaio 1948, p. 3; E. Lombardo, Donne e blocchi, in «Italia Monarchica», 31 gennaio 1948, p. 3; E. Lombardo, Un Santo un Principe, in «Italia Monarchica», 7 febbraio 1948, p. 3;

E. Lombardo, Donne d.c. a convegno, in «Italia Monarchica», 14 febbraio 1948, p. 3; E. Lombardo, Politica dei ciechi, in «Italia Monarchica», 21 febbraio 1948, p. 3; E. Lombardo, Votare, in «Italia Monarchica», 28 febbraio 1948, p. 3; E.

Lombardo, Campionato di grazia, in «Italia Monarchica», 7 marzo 1948, p. 3. I temi trattati erano quelli dell'attualità politica italiana ed internazionale: la commemorazione di Vittorio Emanuele III al Pantheon, la partecipazione delle donne all'assemblea nazionale dell'Unione Monarchica Italiana, il convegno delle consigliere comunali democristiane, l'assassinio di Gandhi, l'occupazione inglese in Somalia sono alcuni esempi.

632 Giovanni Artieri era candidato per i collegi di Roma, Firenze e Bologna e nel Collegio Unico Nazionale, si veda a proposito Giovanni Artieri a Perugia. Non basta accettare Trieste in dono ma bisogna poterla conservare e difendere, in «Italia monarchica», 28 marzo 1948, pp.1-2. Giovanni Artieri, prima delle elezioni del 18 aprile 1948, scrisse diversi articoli per «Italia monarchica» e tenne la rubrica "Il pungolo". Le liste dei candidati monarchici vengono pubblicate su

«Italia monarchica», 21 marzo 1948, p. 2, non è presente il nome di Ester Lombardo, ciò non smentisce la sua candidatura confermata da diversi articoli tra cui Ester Lombardo a Napoli, in «Italia monarchica», 28 marzo 1948, p. 4.

Si pubblicarono probabilmente solo i candidati, non le candidate.

Il partito, che si stava affermando come il maggiore di stampo monarchico, era nato subito dopo il referendum istituzionale con l'intento di riunire intorno a se i quasi undici milioni di elettori che erano stati delusi dal referendum633. Gli obiettivi del Pnm – mette in luce Domenico De Napoli – si prefissavano di «trasformare il sentimento monarchico presente nella Nazione in una forza politica unitaria; allargare il consenso di più vasti strati dell'opinione pubblica collegando il motivo istituzionale alla capacità di risolvere i problemi della società italiana; una volta rafforzata la presenza politica monarchica, chiedere e ottenere un nuovo referendum o qualsiasi altra forma di revisione costituzionale dei risultati del giugno 1946»634. «Il giorno che si sarà ottenuto il ritorno del Re in Italia – affermava Ester Lombardo – il P.N.M. si scioglierà perché ci sarà chi tuteli le sorti della Patria»635. Al fine di recuperare uomini alla propria causa il partito sfruttò in parte la debolezza e poi la crisi del Fronte dell'Uomo qualunque636, ma si diffuse soprattutto per la sua dichiarata qualificazione monarchica. A differenza dei coevi Partito nazionale del lavoro (Pnl) e del Partito nazionale cristiano (Pnc) – l'uno espressione della "sinistra" monarchica, l'altro garante del legame tra legittimismo e dottrina cattolica – che nel nome, non prendevano «una netta, precisa ed inequivocabile posizione rispetto alla questione istituzionale»637, il Pnm si schierava chiaramente:

«Il convegno del 22 luglio 1946, proclamando la costituzione del Pnm, ha compiuto il primo atto concreto nel quale, dopo il referendum istituzionale, l'idea monarchica è stata considerata come elemento di azione politica».638

Tra gli ex-qualunquisti che guardarono positivamente alla nascita del Pnm – non ultimo Achille Lauro639 – ci fu, dunque, Ester Lombardo che doveva aver avuto dissidi con Guglielmo Giannini fin dalle elezioni del 2 giugno: «Candidata alle elezioni del 2 giugno – si legge su «Italia Monarchica»

– la signora Lombardo ottenne una votazione considerevole e sarebbe andata alla Costituente se, oblique manovre di politicanti, ormai definitivamente condannati, e allora timorosi della sua forza e

633 Per un quadro completo sul programma del Pnm si veda Programma del Partito Nazionale Monarchico, in «Italia monarchica», 7 febbraio 1948, p. 2.

634 D. De Napoli, Il movimento monarchico in Italia, cit., p. 27.

635 Al teatro "Politeama" gremito di popolo. Napoli acclama al P.N.M. e a Covelli in un grande comizio elettorale di Ester Lombardo, in «Italia Monarchica», 4 aprile 1948, pp. 1-2, la citazione è a p. 2.

636 Si veda a proposito L'ex fronte qualunquista verso la fusione col P.N.M., in «Italia monarchica», 24 gennaio 1948, p.

1: «I qualunquisti monarchici del mezzogiorno, come quelli del Nord, entreranno nel "loro" Partito che è il nostro Partito senza particolari difficoltà. [...] Nell'ex Fronte dell'U.Q. la istanza istituzionale era annegata nel verbalismo trucchistico dello Stato Amministrativo».

637 La direzione nazionale indica la linea del partito. Sedici mesi di attività del Pnm nell'ampia relazione dell'on.

Alfredo Covelli, in «Italia Monarchica», a. I, n. I, 15 gennaio 1948.

638 La direzione nazionale indica la linea del partito, cit.

639 Si veda a proposito P.A. Allum, Potere e società a Napoli nel dopoguerra, Einaudi, Torino 1975, pp. 349-351; P.

Zullino, Il comandante. La vita inimitabile di Achille Lauro, Sugarco, Milano, 1976; S. Setta, La Destra nell'Italia del dopoguerra, Laterza, Roma-Bari, 2001, pp. 225-238; F. Robbe, Il populismo di Achille Lauro nello scenario locale, nazionale e internazionale (1947-1958), in «Mondo contemporaneo», n. 3, Franco Angeli, Milano, 2015. Si vedano poi A. Lauro, La mia vita, la mia battaglia, Editrice Sud, Napoli, 1958; Id., Scritti e discorsi, Centro studi "Leonardo Da Vinci", Roma, 1958.

della sua chiarezza, non ne avessero sabotato la sicura affermazione»640. Non era velato il riferimento al leader del qualunquismo. Le posizioni forti che avevano diviso e avrebbero diviso Guglielmo Giannini e la giornalista Ester Lombardo riguardavano la monarchia ed il nazionalismo.

Lei, di fede monarchica, mal poteva tollerare il dichiarato agnosticismo dell'Uomo qualunque che portava a dire: «Noi non siamo né monarchici né repubblicani: siamo "qualunquisti", portatori di un'idea politica che si concreta nello stato amministrativo, ossia in uno stato al servizio del cittadino e non padrone di esso»641. Così come la giornalista, fervente nazionalista fin dai tempi della direzione de «La donna nei campi»642, non avrebbe potuto condividere l'antinazionalismo di Giannini che, nel momento in cui il problema di Trieste scuoteva il sentimento patriottico italiano, avanzava la tesi dell'unione doganale con la Jugoslavia. Questi sono solo alcuni dei punti chiave che portarono Ester Lombardo ad approdare al Partito nazionale monarchico, altri li dichiarò la stessa giornalista più avanti, quando il Pnm la invitò a tenere un intervento sul tema "Perché sono monarchica?" presso la Sezione romana:

Perché noi siamo monarchici? [...] Sono monarchica perché trovo che 78 anni di vita unitaria di Nazione sono pochi per la maturità di una repubblica che soddisfi democraticamente le aspirazioni dei cittadini, poter vivere cioè in libertà ed in tranquillità nel rispetto della legge e nella devozione alla Patria. [...] Sono monarchica perché la Monarchia [...] fece l'unità d'Italia. [...] La Monarchia appoggiò il Risorgimento Italiano quando esso coincise con i suoi interessi dinastici e quando non coincise. [...] Altra cosa fece la Monarchia ed è cosa che rende per noi indispensabile l'istituto monarchico: favorì l'unione delle regioni italiane. [...] Solo la Monarchia poté dare Roma all'Italia. [...] Questa Repubblica non ha ragione di essere643.

L'obiettivo dichiarato e il punto comune di tutti i partiti e i movimenti monarchici era quello di rendere precaria la stabilità delle istituzioni repubblicane, di determinare la caduta del governo, di ottenere le dimissioni del ministero De Gasperi e l'indizione di un secondo referendum istituzionale perché – sottolineava la stessa Lombardo – «Solo la monarchia può riassumere, armonizzare ed equilibrare, le varie tendenze del Paese e del Parlamento, senza tema che ad un certo punto, lo Stato rimanga in balia di chi vuole distruggerlo per sostituirvisi»644. Sentimenti di lealtà e fedeltà alla

640 Ester Lombardo a Napoli, in «Italia Monarchica», 28 marzo 1948, p. 4.

641 Stanno giuocando l'unità d'Italia, in «L'Uomo Qualunque», 10 aprile 1946, p. 1.

642 Si veda a proposito C. Breda, Modelli di "sano femminismo" nella rivista "La donna nei campi" (1919-1921), in

«Storia e problemi contemporanei», n. 74, gennaio-aprile 2017, pp. 115-137.

643 E. Lombardo, Discorso alle donne, cit., pp. 6-7-8. Testo dell'intervento del 16 febbraio 1948 presso la Sezione romana del Pnm, si veda P.N.M. alla "Bussola". Professione di fede di Ester Lombardo, in «Italia monarchica», 21 febbraio 1948, p. 3. Ester Lombardo tenne molti altri interventi in diversi comizi specialmente al Sud: Sicilia e Lucania, Capri, Caserta, Napoli, Pompei, Sorrento, Torre Del Greco. Per tracciare un quadro dei luoghi in cui parlò si vedano Ester Lombardo in Campania, in «Italia Monarchica», 21 marzo 1948, p. 4; Ester Lombardo a Napoli, in «Italia Monarchica», 28 marzo 1948, p. 4; Al teatro "Politeama" gremito di popolo. Napoli acclama al P.N.M. e a Covelli in un grande comizio elettorale di Ester Lombardo, in «Italia Monarchica», 4 aprile 1948, pp. 1-2; L. De Francesco, La parola d'ordine per il prossimo futuro: revisione e nuovo referendum. Il 18 aprile vota per gli uomini e le idee di "Stella e Corona", in «Italia Monarchica», 11 aprile 1948, p. 1; Ester Lombardo umanizza la politica, in «Italia Monarchica», 18 aprile 1948, p. 4; I nostri comizi, in «Italia monarchica», 4 aprile 1948, p. 1.

644 E. Lombardo, Discorso alle donne, cit., p. 13. Sulle posizioni dei diversi gruppi monarchici si veda D. De Napoli, Il movimento monarchico in Italia, cit., pp. 21-94.

Corona erano rimasti vivi in tanti italiani, specialmente nel Sud, e di questi si faceva portavoce il Pnm, anche attraverso la giornalista:

Se questa Italia è ancor viva, e lo è, non può languire a lungo, cercherà vigile, l'occasione per risorgere. Riavrà il posto che le spetta tra le nazioni libere e rispettate. [...] Ritornerà ad essere NAZIONE. A questa nazione spetterà il suo RE. Egli che risale con noi il fiume di amarezze di questi anni tremendi, ne discenderà sulla corrente di giustizia, di comprensione e di perdono645.

Tuttavia la volontà di rimettere in discussione la Repubblica, che Ester Lombardo con disprezzo definiva «Repubblica stracciarella»646 obiettando che «non ha ragione di essere»647, non apparteneva ai più. Per molti altri infatti lo sconcerto per il re in fuga, una volta proclamato l'armistizio con gli angloamericani, aveva avuto un peso notevole nel giudizio politico.

L'abbandono di Roma, il disfacimento dell'esercito e il crollo dello Stato significarono il tradimento del re e dunque lo spezzarsi del vincolo che legava alla monarchia648: «Se c'è una cosa che è morta nella coscienza degli italiani ed è morta della più miserabile morte civile, – si leggeva su «L'Italia libera» – questa è la monarchia. La monarchia non è più nulla, non ha più nulla a che fare con l'Italia»649.

Dopo un periodo di definizione della linea politica, il Pnm affrontava nel 1948 le sue prime elezioni. A distanza di soli due anni dalle elezioni istituzionali, i toni della campagna elettorale per le prime elezioni dell'Italia repubblicana furono molto diversi da quelli della che accompagnarono il referendum, così come le alleanze che si stabilirono e il clima generale in cui si svolsero: «L'intensa mobilitazione e la polarizzazione dello scontro – scrive Agostino Giovagnoli – conferirono a quelle elezioni un carattere quasi plebiscitario di scelta fra due opzioni contrapposte sul piano delle alleanze internazionali, dei sistemi politici, dei modelli sociali»650. Sul piano internazionale, da circa un anno Harry Truman aveva aperto la Guerra Fredda dichiarando al Congresso il bisogno di intervenire a sostegno degli stati democratici e contro le mire espansioniste dell'avversario comunista e dell'Unione Sovietica; di lì a poco ci sarebbero stati il blocco di tutti gli accessi stradali e ferroviari a Berlino Ovest e il colpo di stato cecoslovacco651. Sul piano nazionale, Alcide De Gasperi – dopo la celebre missione negli Stati Uniti, nel gennaio del 1947 – al suo quarto

645 E. Lombardo, Discorso alle donne, cit., p. 16.

646 E. Lombardo, Discorso alle donne, cit., p. 5.

647 E. Lombardo, Discorso alle donne, cit., p. 8.

648 Si faccia riferimento a M. Ridolfi, M. Tesoro, Monarchia e Repubblica. Istituzioni, culture e rappresentazioni politiche in Italia (1848-1948), Bruno Mondadori, Milano, 2011, pp. 131-134.

649 Perché la monarchia è finita, in «L'Italia libera», ed. clandestina, 4 ottobre 1943.

650 A. Giovagnoli, Il partito italiano. La Democrazia cristiana dal 1942 al 1994, Laterza, Roma-Bari, 1996, p. 45.

651 Si vedano a proposito M. De Leonardis, Guerra fredda e interessi nazionali. L'Italia nella politica internazionale del secondo dopoguerra, Rubbettino, 2014; S. Pons, L'impossibile egemonia. L'URSS, il Pci e le origini della guerra fredda (1943-1948), Carocci, Roma, 1999, pp. 143-188; A. Rizzo, L'anno terribile. 1948: il mondo si divide, Laterza, Roma-Bari, 1997; F. Romero, Storia internazionale del Novecento, Carocci, Roma, 2001, pp. 60-78.

governo652, aveva escluso dall'alleanza di Governo il Pci e il Psi: terminava dunque quello spirito di collaborazione tra sinistre e Democrazia cristiana che aveva guidato il Paese fuori dal conflitto, che aveva agito nella guerra di liberazione e che, dando vita al Cln, aveva accompagnato la nascita della Repubblica653. Tuttavia – scrive Pietro Scoppola – «Il passaggio dei partiti della sinistra all'opposizione non incrina il comune quadro di riferimento costituzionale; la Democrazia cristiana, attestandosi su posizioni di centro, evita un'involuzione autoritaria del quadro politico italiano e contrasta il riemergere di spinte integralistiche nel mondo cattolico»654. Il 1° gennaio 1948 entrò in vigore la Costituzione, d'ora in avanti, su questo terreno condiviso, i partiti si sfidarono nella prima grande campagna elettorale dall'inizio della Repubblica: «Una profonda divaricazione sui temi di politica estera si introdusse nello schieramento dei partiti antifascisti. [...] In un contesto di crescente conflittualità si andò verso le elezioni politiche del 18 aprile 1948»655. Se fino ad allora l'antifascismo aveva accomunato tutti i partiti dell'esarchia, una volta istituito l'organo supremo della democrazia parlamentare, i toni del confronto si inasprirono e i partiti cominciarono a percepirsi come avversari: «Ciò che più colpisce – scrive Angelo Ventrone – è la riproposizione del linguaggio e delle immagini belliciste elaborate nel corso della prima guerra mondiale e dell'esperienza dittatoriale. [...] A tutto ciò si aggiungeva l'assuefazione alla brutalità e all'aggressività che la guerra e poi la guerra civile avevano reso esperienze quotidiane. E, naturalmente, anche le crescenti tensioni internazionali, con lo scoppio della Guerra Fredda e la rottura del fronte antifascista nel 1947»656. Da una parte quindi si collocò la Dc, dall'altra il Pci e il Psi riuniti nel Fronte democratico popolare: «In un'ottica europea e comparativa – sottolinea Maurizio Ridolfi – si profilarono le "due sinistre" possibili, classista e filosovietica da una parte, riformista e filo-occidentale dall'altra»657. C'erano poi partiti minori come l'Unità socialista, il Blocco nazionale, il Partito nazionale monarchico e il Movimento sociale italiano.

Molti furono i temi sui quali si sviluppò il dibattito. Il Fronte democratico popolare impostò la propaganda sull'opposizione alla politica economica, finanziaria ed estera di De Gasperi; lottava a

652 Il quarto governo De Gasperi iniziò il 1° giugno 1947. Sulla Democrazia cristiana nel dopoguerra si veda C. Brezzi, Il cattolicesimo politico in Italia nel '900, Teti Editore, Milano, 1979, pp. 167-242.

653 Di notevole rilievo l'analisi svolta da Pietro Scoppola sulla collaborazione dei partiti negli anni della Costituente:

«Fu una collaborazione difficile: fra conflitto ideologico e contrasti emergenti nella gestione politica della fase della ricostruzione si è salvato a stento uno spazio, una zona franca, vorrei dire, dove il clima della collaborazione ha resistito, lo spazio, appunto, dei lavori costituenti. Una condizione perché questa zona franca fosse garantita fu indubbiamente il rinvio delle riforme. [...] Una Assemblea dotata di poteri di legislazione ordinaria avrebbe dato forse qualche riforma, ma al prezzo probabile di una anticipazione della frattura fra le forze politiche. [...] Ma il trentennio successivo mostrerà la forza di quelle affermazioni programmatiche», Gli anni della Costituente fra politica e storia, Il Mulino, Bologna, 1980, la citazione è alle pp. 92-93.

654 P. Scoppola, La proposta politica di De Gasperi, Il Mulino, Bologna, 1977, p. 326.

655 A. Giovagnoli, Il partito italiano, cit., p.44.

656 A. Ventrone, Il nemico interno. Immagini e simboli della lotta politica nell'Italia del '900, Donzelli, Roma, 2005, pp.

20-21.

657 M. Ridolfi, Italia a colori, cit., p. 58; si veda anche Id., Storia dei partiti politici, cit., pp. 125-195.

favore di una riforma agraria che garantisse l'espropriazione dei latifondi e delle grandi proprietà terriere e quindi per la cessione della terra ai contadini, per una gestione individuale o in cooperativa; a favore di una politica di disarmo e neutralità; contro l'ingresso dell'Italia nel Patto Atlantico – poi firmato dall'Italia nell'aprile 1949 – e il proposito della Dc di far diventare l'Italia una pedina del Blocco Occidentale nelle mani di Truman; contro, di conseguenza, gli aiuti sanciti dal piano Marshall658: «È evidente – sosteneva Togliatti a proposito della questione – che si esce dal terreno economico e si entra nel terreno politico, cioè nel terreno dell'intervento diretto ed indiretto di un gruppo di dirigenti industriali capitalisti, negli affari di altri Paesi, nella vita di quei paesi a cui si danno quei famosi "aiuti"»659. La Dc, invece, puntava all'esaltazione del sentimento nazionale, dello spirito di libertà, dei successi nella ricostruzione economica: «Nello sforzo governativo, superando difficoltà ed ostacoli di ogni genere la Democrazia cristiana fu guida alla restaurazione dell'ordine e dell'autorità dello Stato, alla difesa economica, al progresso sociale. Sopratutto ha dato un apporto decisivo al reinserimento dell'Italia, in piena indipendenza e dignità, nel quadro della pacifica collaborazione dei popoli ed ha così assicurato, specialmente alle classi lavoratrici italiane, i vantaggi della solidarietà economica internazionale»660. Per allargare la base del consenso, promosse un'azione a favore delle classi lavoratrici, contro la disoccupazione e per la giustizia sociale. Per combattere l'astensionismo si impegnò ancora, anche attraverso la vasta opera dei Comitati Civici, ad insegnare ad anziani ed analfabeti a votare661. Con l'avvicinarsi delle elezioni la molteplicità dei temi dibattuti, sia dal Fronte democratico popolare che dalla Democrazia cristiana, si ridusse però alla questione comunismo-anticomunismo: «Dilemma centrale di tutte le discussioni – scrive Piero Calamandrei – era comunismo-anticomunismo. Tutte le altre alternative scritte sulle cantonate o gracidate dagli altoparlanti non sono state che formule mascherate dal dilemma centrale; nel campo costituzionale scelta tra libertà e dittatura; nel campo spirituale, tra salvezza e dannazione; nel campo economico, tra pane e fame, nel campo internazionale tra America e

658 Si vedano a proposito A. Bini, C. Daniele, S. Pons (a cura di), Farsi italiani: la costruzione dell'idea di nazione nell'Italia repubblicana, Feltrinelli, Milano, 2011; F. Romero, G.Valdevit, E. Vezzosi, Gli Stati Uniti dal 1945 a oggi:

politica, economia, società, Laterza , Roma-Bari, 1996.

659 Il discorso di Togliatti a Genova, in «L'Unità», 7 marzo 1948, p. 1 e 4, la citazione è a p. 4. Sull'argomento si veda anche A. Ventrone, Il nemico interno, cit., pp. 20-25 e 196-199.

660 Appello della Democrazia cristiana al Paese (4 marzo 1948), pubblicato in G. De Rosa, I partiti politici in Italia, Minerva Italica, Bergamo, 1981, pp. 549-551, la citazione è a p. 551.

661 Si veda a proposito il manifesto "Via col voto" in A. Ventrone, Il nemico interno, cit., pp. 182-183. Sui manifesti

661 Si veda a proposito il manifesto "Via col voto" in A. Ventrone, Il nemico interno, cit., pp. 182-183. Sui manifesti