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Nuovo turismo, nuovi consumi: l'abito da viaggio

1. Ester Lombardo giornalista. "Vita Femminile" nel Ventennio

1.3 Nuovo turismo, nuovi consumi: l'abito da viaggio

C'era una volta un Principe padrone di un regno immenso. Aveva palazzi e castelli a mille a mille, teneva gran famiglia di servi e schiavi che mai ne ebbe tanti il Saldino, belle erano le sue donne, immensi e favolosi i suoi tesori, ricche di sterminate pianure e montagne eccelse le sue terre, il selvaggime abbondava nei suoi boschi, e nei mari, nei laghi, nei fiumi, dove il suo dominio si estendeva, i pesci erano in tanta copia e varietà, che dai più lontani paesi i pescatori accorrevano a gettarvi rete. Questo Principe che a voi non voglio, né posso nominare, già che non narro una fola ma storia veridica e lampante, avreste giurato certo esser l'uomo più felice della terra. Ma non era così. Il Principe [...] era assillato da un male comune a tutti i mortali: non era contento. Giullari e menestrelli, errabondi seguaci di Tespi, danzatrici vaghe e bianche come fate, sonatori di clavicembalo e chitarre, si eran dati invano convegno alla sua Corte, ché il Principe dopo aver assistito a spettacoli, a danze e a giuochi, terminava sempre con il solito ritornello: ahimè, non sono contento! [...] Un bel giorno, cosa è cosa non è, si sparse tra coloro che la sapevano lunga sugli affari segreti del Principe, una terribile novità: il Principe partiva! Dove andava? Nessuno lo sapeva! Si sussurrava solamente che Egli avesse presa improvvisa decisione di andarsene qualche tempo a fare una giratina pel mondo, in cerca di avventure e di luoghi che servissero a distrarlo e a renderlo contento. E così avvenne.

[...] Lungo fu il viaggio, scevro di godimenti e greve invece di fatiche ed affanni. Invano il Sire aveva sostato a inasprirlo e renderlo vieppiù arcigno e deluso. Aveva così deciso di tornare senz'altro in Patria: non aveva trovato nessun paese più bello e giocondo del suo189.

Queste righe, scritte all'inizio del 1928, enunciavano, sotto forma di favola, uno dei cambiamenti storici, sociali e culturali, incentivati dalla dittatura fascista, di cui «Vita femminile» divenne specchio: il passaggio da un turismo rivolto anche all'estero ad uno rivolto in primo luogo in Patria.

Contemporaneamente avveniva il passaggio da un turismo principalmente elitario ad uno capace di coinvolgere anche gli strati medi della popolazione. Se fino almeno alla metà degli anni '20 la domanda turistica era stata prevalentemente rivolta alle classi elevate, sia verso l'Italia sia verso l'estero, in seguito essa iniziò a provenire anche da una parte del ceto popolare, seppure si rimaneva lontani dal turismo di massa che seguì gli anni dell' "boom" economico italiano190. Si può parlare quindi di un passaggio complesso, che toccava due dimensioni: la prima riguardava lo spazio e vedeva ridursi l'estensione dei paesi toccati dal turismo italiano; la seconda, invece, riguardava la stratificazione sociale che coinvolgeva sempre più classi. La storia italiana sotto il regime fascista si evolveva velocemente e si sviluppavano nuovi modelli culturali e nuove istituzioni capaci di cambiare le abitudini e lo stile di vita degli italiani191: continuava ad attuarsi quella conversione, avviata alle soglie del nuovo secolo, dal viaggiatore al turista e dalla villeggiatura alla vacanza: «Si inizia a non essere più "villeggianti", stanziali, ma "vacanti", itineranti, lontani da casa, irreperibili

189 E. Battistini, Il principe carnevale nel suo regno, in «Vita femminile», 1 febbraio-1 marzo 1928, pp. 29-30.

190 Si faccia riferimento a P. Gabrielli, Anni di novità e di grandi cose. Il boom economico fra tradizione e cambiamento, Il Mulino, Bologna, 2011.

191 Si vedano almeno su donne e consumi P. Capuzzo, Culture del consumo, Il Mulino, Bologna, 2006; V. De Grazia, E. Furlough, The sex of things: gender and consumption in historical perspective, University of California press, Berkeley, 1996; D. Forgacs, S. Gundle, Cultura di massa e società italiana: 1936-1954, Il Mulino, Bologna, 2007; E. Scarpellini, L'Italia dei consumi, cit; L. Passerini, Donne, consumo e cultura di massa, in G. Duby, M. Perrot, Storia delle donne in Occidente. Il Novecento, Laterza, Roma-Bari, 2011, pp. 373-392. G. Turnaturi, La donna fra il pubblico ed il privato: la nascita della casalinga e della consumatrice, in «Nuova dwf», n. 12-13, 1979, pp. 8-29.

per il lavoro. La villeggiatura è principalmente ozio e isolamento, la vacanza invece è movimento, voglia di evasione, ma anche desiderio di relazioni sociali non convenzionali – scrive Daniela Calanca»192. I molti fattori del cambiamento, talvolta intimamente legati da rapporti di causa e conseguenza, sono stati messi in luce da diversi studiosi attraverso una variegata bibliografia che ha toccato gli aspetti storici ma anche sociali, economici, geografici e antropologici del viaggio193. Interessante diventa guardare a questo complesso periodo attraverso la penna di Ester Lombardo, giornalista, che narrava alle lettrici – come si vedrà più avanti – i suoi viaggi all'estero, ma si occupava anche, attraverso «Vita femminile», di far conoscere i luoghi del nuovo turismo italiano, perché scriveva «per godere una cosa di bellezza, si tratti di un'opera d'arte o di un essere vivente o di un lembo di terra, bisogna conoscerla nel complesso e nei particolari, portarla tutta con sé impressa negli occhi e nello spirito in un insieme armonioso»194, ma anche perché il suo giornale, come già visto nel campo della moda, era pienamente inserito nel sistema della propaganda fascista.

Gradualmente, nell'arco delle pubblicazioni, quindi nel ventennio 1922-1943, Ester Lombardo sviluppò il passaggio dal viaggio alla vacanza: se nei primi anni la descrizione di città d'arte e monumenti prevaleva, lasciando dunque risaltare aspetti culturali e conoscitivi più propri di un viaggio culturale – quasi un grand tour dei tempi moderni –, in seguito gli aspetti ludici, ricreativi e di svago presero maggiormente piede. Persisteva il piacere di descrivere paesaggi, di raccontare usi e tradizioni, emergeva però sempre più forte l'intento propagandistico verso i luoghi cardine del turismo fascista, la volontà di pubblicizzare il volto di un'Italia spensierata che si muoveva tra le spiagge e i monti, il desiderio di porre attenzione su una "bella Italia" a cui non mancava nulla:

Se noi italiani invece di continuare ad affollare le grandi spiagge internazionali o le famose stazioni termali, sol perché ci vengono offerte sotto un'etichetta straniera, volessimo liberarci da questa tradizione ormai dannosa, oltre che inutile, e imparassimo a conoscere un po' meglio questo nostro paese, quale vantaggio ne trarrebbero tutti. [...]

Le stesse comodità che un albergo francese o svizzero vi offre le troverete anche qui, da noi. [...] E potrete vivere nella più bella natura, fra i più incantevoli paesaggi, che gli stessi stranieri vengono ad ammirarci. Perché, dunque, andare a cercare oltr'Alpe ciò che possediamo qui in casa nostra195?

192 D. Calanca, Storia sociale della moda, Mondadori, Milano, 2002, p.117.

193 Sulla bibliografia riguardante gli aspetti più propriamente storici del viaggio e del turismo in Italia ci si soffermerà nel corso della stesura del paragrafo, tuttavia è necessario citare almeno A. Berrino, Storia del turismo in Italia, Il Mulino, Bologna, 2011; P. Battilani, Vacanze di pochi, vacanze di tutti. L'evoluzione del turismo europeo, Il Mulino, Bologna, 2009; A. Brilli, Il viaggio in Italia. Storia di una grande tradizione culturale dal XVI al XIX secolo, Banca Briantea, Milano, 1987; A. Corbin (a cura di), L' invenzione del tempo libero 1850-1960, Laterza, Roma-Bari, 1996; A.

Jelardi, Storia del viaggio e del turismo in Italia, Mursia, Milano, 2012; S. Pivato, A. Tonelli, Italia vagabonda: il tempo libero degli italiani dal melodramma alla pay-tv, Carocci, Roma, 2001; F. Tarozzi, A. Varni (a cura di), Il tempo libero nell'Italia unita, Clueb, Bologna, 1992. Sugli aspetti sociali si veda principalmente A. Savelli, Sociologia del turismo, Franco Angeli, Milano, 1989, sugli aspetti geografici si veda P. Innocenti, Geografia del turismo, Carocci, Roma, 2007 e su quelli antropologici si veda M. Aime, D. Papotti, L'altro e l'altrove. Antropologia, geografia e turismo, Einaudi, Torino, 2012.

194 E. Lombardo, Storia bellezza avvenire della Puglia, in «Vita femminile», 1 luglio-1 agosto 1925, pp. 21-24.

195 V. Spicacci, Il turismo e la donna, in «Vita femminile», 15 febbraio 1925, pp. 26-27.

Tra gli anni '20 e gli anni '30, in parte anche come risultato di uno sviluppo iniziato alla fine del secolo precedente, diversi processi favorirono un cambiamento nella percezione degli spazi, delle geografie, delle identità, delle relazioni fra gli Stati causando un mutamento nell'industria del turismo a livello italiano ed europeo196. Ciò continuerà ad avvenire negli anni del "boom economico": «La modernizzazione – scrive Patrizia Gabrielli – incide decisamente sugli stili di vita e sul costume, si configurano nuove geografie economiche e sociali, nasce un'altra Italia»197. L'Ottocento si era chiuso in un clima di grande entusiasmo sia per lo straordinario sviluppo tecnologico a cui si stava assistendo sia per la forte espansione economica che stava caratterizzando i paesi occidentali. I viaggi di esplorazione conobbero un ulteriore impulso198 e la dimensione internazionale delle comunicazioni diede, specialmente alla classe borghese, l'impressione di un mondo dai confini raggiungibili. Il potenziamento dei mezzi di trasporto e dei servizi resi dalle agenzie di viaggio divennero, e saranno anche in seguito, alla base dei piaceri borghesi, proprio come si vedrà nel capitolo successivo con il viaggio di Ester Lombardo nei paesi nordici. I cantieri navali, anche grazie all'avanzamento dell'industria metallurgica implementarono la costruzione di piroscafi e navi di lusso, le ferrovie coprirono nuovi chilometri. Il ventesimo secolo si era aperto con la diffusione di due mezzi di trasporto, la bicicletta e l'automobile, capaci di incidere fortemente sui ritmi di vita e sui modelli di consumo del mondo occidentale199. Attive sul territorio nazionale erano state – e saranno anche sotto il regime seppure con diverse condizioni – associazioni quali il Club Alpino Italiano (1863), il Touring Club Italiano (1894), la Lega Navale Italiana (1897) e L'Automobile Club Italia (1905) che contribuivano a coinvolgere la borghesia e parte dei ceti medi nella conoscenza del Paese, sentendosi responsabili sia della salute, sia dell'educazione morale,

196Si vedano ancora A. Berrino, Storia del turismo in Italia, cit.; A. Jelardi, Storia del viaggio e del turismo in Italia, cit.

197 P. Gabrielli, Anni di novità e di grandi cose, cit., p. 19.

198 Si faccia riferimento a I. Luzzana Caraci, Al di là di altrove: storia della geografia e delle esplorazioni, Mursia, Milano, 2009.

199 Nel 1894 alcuni esponenti della borghesia imprenditoriale milanese avevano fondato il Touring Club Ciclistico Italiano, che faceva della bicicletta il simbolo della libertà individuale, ma l'associazione, guardando oltre i tempi, nel 1900 era diventata il Touring Club Italiano con l'intento di coinvolgere l'escursionismo a piedi, l'alpinismo e l'ancora limitato mondo dei motociclisti e automobilisti. Nel 1905 nasceva l'Automobile Club Italia. Entrambi i Club sorgevano con l'intento di diffondere i valori ideali e pratici del viaggio organizzando anche percorsi culturali e ricreativi, convinti che la promozione di velocipedismo e automobilismo avrebbero potuto modernizzare il volto del paese. Stefano Pivato scrive: «Ciclismo, automobilismo, industrialismo, turismo: Il Touring si pone come l'associazione che promuove tutto quanto sta in rima con il sostantivo che annuncia il nuovo secolo: modernismo», S. Pivato, Il Touring club italiano, Il Mulino, Bologna, 2006, pp. 69-70. Sulla storia del Touring Club Italiano si vedano D. Bardelli, L'Italia viaggia. Il Touring Club, la nazione e la modernità (1894-1927), Bulzoni Editore, Roma, 2004; S. Raccagni, Il Touring Club e il governo del tempo libero, in M. Malatesta (a cura di), Sociabilità nobiliare, sociabilità borghese, in «Cheiron», n. 9-10, 1988, pp. 233 256; S. Pivato, Il Touring club italiano, cit.; G. Vota (a cura di), I sessant'anni del Touring Club Italiano.

1894-1954, Touring Club Italiano, Milano, 1954. Per una storia dell'automobilismo italiano si vedano D. Marchesini, L'Italia a quattro ruote: storia dell'utilitaria, Il Mulino, Bologna, 2012; F. Paolini, Un paese a quattro ruote:

automobili e società in Italia, Venezia, Marsilio, 2005; Id., Storia sociale dell'automobile in Italia, Carocci, Roma, 2007; G. Boatti, Bolidi: quando gli italiani incontrarono le prime automobili, Mondadori, Milano, 2006

talvolta anche in chiave patriottica, delle classi lavoratrici200. Inoltre tra il 1931 e il 1939 si diffusero anche i viaggi sui Treni Popolari, un servizio delle Ferrovie dello Stato, sostenuto dal regime fascista, con il quale si dava avvio ad una politica di concessioni e sconti speciali per determinate destinazioni. Famiglie, ma anche viaggiatori provenienti dall'estero, potevano acquistare i biglietti con tariffe agevolate per raggiungere le località balneari o termali, le spiagge dell'Adriatico (tra Fiume e Falconara), ma anche quelle montane, specialmente Alto Adige o Cadore. In tal modo si incentivava il turismo popolare di massa sul territorio nazionale, diretto sopratutto verso le grandi città, e si aiutava l'affermarsi di abitudini quali la gita fuori porta, il fine settimana al mare e ai monti, la gita di Ferragosto o anche il menù turistico a prezzo fisso. Le associazioni preesistenti, già citate, insieme alle politiche e quindi agli organi fascisti sempre più autoritari, disegnarono una nuova l'Italia turistica. Il governo fascista attuò una politica atta a rafforzare il turismo non solo come manifestazione ludica e di svago, ma sopratutto come attività cardine per la vita economica e sociale del Paese, nonché come pilastro per la cultura e la salute del nuovo italiano: «Nell'Italia fascista – scrive Patrizia Gabrielli – l'organizzazione della vacanza è parte integrante delle politiche del regime sul tempo libero. Il soggiorno al mare o in montagna è considerato utile per la salute ed il vigore dei bambini e non del tutto trascurato per gli adulti»201. Già dalla seconda metà degli anni Venti il turismo venne riorganizzato attraverso enti ed istituzioni. In primo luogo, con la legge del 1° luglio 1926 – ad anticipare la svolta autoritaria che nel 1931 vedeva l'istituzione del Commissariato per il turismo, un organo superiore di controllo con compiti di vigilanza su tutti gli enti preesistenti e sulle organizzazioni minori che operavano collateralmente al turismo – vennero create le Aziende autonome di cura, soggiorno e turismo e vennero riorganizzate anche le mansioni dell'Enit (Ente Nazionale Italiano per il Turismo), che, fin dal 1919, si occupava di promozione e organizzazione turistica in Italia202. Inoltre enti come l'Istituto Luce, fondato nel 1925, si impegnavano nella propaganda raccogliendo foto e diapositive e realizzando documentari per la promozione turistica. Il Touring Club Italiano curava, invece, molta dell'editoria turistica nazionale e, insieme all'Enit, pubblicava il periodico «Le vie d'Italia», dallo spiccato carattere propagandistico. All'opera degli enti nazionali pubblici e privati attivi prevalentemente con chi poteva permettersi il lusso di viaggiare per piacere, si affiancarono l'Opera Nazionale Dopolavoro (1925) e l'Opera Nazionale Balilla (1926), fondate dal regime per coinvolgere a scopo di

200 Su queste e altre associazioni e sodalizi si veda C. Papa, L'Italia giovane dall'Unità al fascismo, Laterza, Roma-Bari, 2013.

201 P. Gabrielli, Anni di novità e di grandi cose, cit., p. 134.

202 Su queste istituzioni si faccia riferimento a A. Corbin (a cura di), L' invenzione del tempo libero, cit.; P. Innocenti, Geografia del turismo, Carocci, Roma, 2007; S. Pivato, A. Tonelli, Italia vagabonda: il tempo libero degli italiani dal melodramma alla pay-tv, Carocci, Roma, 2001 C. Visentin, Nuovi viaggi e nuovi viaggiatori: la nascita delle agenzie turistiche in Italia (1878-1914), in Istituto milanese per la storia della Resistenza e del movimento operaio, Tempo libero e società di massa nell'Italia del Novecento, Franco Angeli, Milano, 1995, pp. 297-311.

formazione fisica e morale rispettivamente i lavoratori e bambini e ragazzi203. Come evidenzia

«Vita femminile» questi enti impegnavano il tempo libero dei lavoratori in diversi ambiti:

Dall'istituzione del dopolavoro che sorge in tutti i grandi e piccoli centri, dalla capitale alle città popolose, alle città di provincia, al villaggio, con i suoi locali ospitali e le sue molteplici iniziative, è tutto un insieme di attività che il Regime o direttamente promuove e organizza o per lo meno incoraggia con l'esempio, facilita, protegge. Si va dalla sala di ritrovo alle lezioni di scherma, alle gite comuni, alle Filodrammatiche, alle esposizioni d'arte, ai concerti, alle gare sportive, al semplice...gioco di bocce del piccolo borgo sperduto; dalle Crociere economiche, offerte alle possibilità pecuniarie più limitate, mentre prima erano privilegio dei ricchi, e che portano il mare, i porti lontani, la vita marinara e costiera alla conoscenza dei più inveterati sedentari; dai varii Campeggi alpini, per Balilla, Avanguardisti, Giovani Italiane, goliardi, studentesse, Sucaini o semplici privati, organizzati di tutto punto; infine dalla magnifica istituzione dei treni popolari domenicali che hanno fatto conoscere l'Italia in lungo e in largo agli italiani, affratellando gli animi, istruendo le menti, educando gli occhi alle bellezze divine della Patria, ai suoi tesori d'arte; alle riduzioni ferroviarie che facilitano i viaggi e le escursioni anche ai meno abbienti204.

«Vita femminile» non era la principale né la sola rivista a trattare di turismo. Insieme alla già citata «Le vie d'Italia», molte altre erano le riviste organi di enti, associazioni, club e sodalizi che si impegnavano a diffondere la cultura del viaggio e del turismo attraverso pagine di informazione e intrattenimento su attualità turistica, città d'arte, automobilismo, sviluppo di strade e poi autostrade, scoperte in campo ambientale e archeologico. Non mancavano opuscoli con notizie riguardati servizi ferroviari, postali, telegrafici e telefonici così come venivano diffuse numerose fotografie dei luoghi più caratteristici d'Italia. In questo panorama di pieghevoli e riviste si collocava «Vita femminile». Illustrare al popolo le bellezze del Paese voleva dire formarlo culturalmente e allo stesso tempo donargli la consapevolezza del valore economico e sociale della nazione. Sulla scia di questa produzione editoriale si inseriscono i numerosi articoli di «Vita femminile». L'attenzione per la villeggiatura estiva fu presente fin dai primi numeri del 1922, alternata e in armonia, come vedremo, con numerosi reportage di viaggio nel mondo. Viaggiare, conoscere, descrivere esperienze e percorsi era per Ester Lombardo – molto intraprendente – un'attività che la impegnò come giornalista, ma anche come scrittrice. Gli articoli su viaggi di piacere e vacanze si affiancavano a quelli su spostamenti maggiormente impegnativi dal punto di vista culturale. Di entrambi, «Vita Femminile», ne riportava il racconto affinché, anche chi non poteva permettersi di viaggiare, potesse, attraverso accurate descrizioni, godere di bellezze paesaggistiche e ampliare la propria cultura: «Volete venire con me fino a Nizza? No? Non avete il passaporto? Allora accontentatevi di venirci in ispirito»205, scriveva alle lettrici una delle corrispondenti in visita alla Costa Azzurra. Attraverso descrizioni e considerazioni emergeva un'immagine dell'Italia e del mondo.

203 Sull'argomento si vedano E. Bizzarri, P. Luzzatto, A. Zanuttini, Tempo libero e regime. Il dopolavoro a Roma negli anni '30, Pisani, Milano, 1997; V. De Grazia, Consenso e cultura di massa nell'Italia fascista. l'organizzazione del Dopolavoro, Laterza, Roma-Bari, 1981.

204 s.f., La domenica popolare estiva, in «Vita femminile», 1 agosto 1933, pp. 43-44.

205 A. Hughes, Una corsa in treno sulla Costa Azzurra, in «Vita femminile», 1 ottobre 1929, pp. 24-25.

Particolare attenzione per quanto concerne l'Italia era rivolta al turismo marino che, già prima del

"boom" economico degli anni '60, stava prendendo solida forma. Ester Lombardo descriveva luoghi a lei cari: Capri – dove trascorrerà parte della Resistenza, il Golfo di Napoli, Rimini e Riccione – meta prescelta dal turismo medio borghese, dove lo stesso Mussolini trascorreva le vacanze; ma anche la riviera ligure, il lido di Venezia, Ostia, Anzio e San Felice Circeo, che, poco distanti dalla capitale, erano meta del turismo popolare206. Non mancavano percorsi nei luoghi del turismo montano: Dobbiaco – sede prescelta dalla giornalista, luogo di scrittura del suo diario di viaggio in Grecia, L'Ellade nella Grecia moderna – ma anche Alto Adige, Trento, Cortina, Val Gardena, Val Lagarina, Venezia Tridentina, Val Pusteria o, più a sud, Roccaraso207. L'attenzione per le località vacanziere era presente fin dai primi numeri di «Vita femminile». Raccontare un viaggio, descrivere una meta, scrivere su culture e tradizioni regionali ha, nei primi anni, principalmente scopo di intrattenimento, informativo ed educativo, non di propaganda. Villeggiature, o anche viaggi nelle città d'arte, erano riflesso degli agi e dello stile di vita del mondo borghese: «Eccola finalmente la grande estate che ci caccia dalle nostre case cittadine, dalle strade polverose e calde, dall'aridità dei bianchi muri delle alte abitazioni urbane e ci sospinge al fresco delle campagne aperte e boscose, sui monti o alla libertà salutare delle spiagge [...]! Eh, si, mutare orizzonti, abitudini, ambiente, una volta l'anno almeno fa bene non solo alla salute del corpo, ma anche allo spirito»208, si leggeva su

«Vita femminile» nel 1922. Ma, dopo la svolta del 1926, la rivista iniziava, invece, a tratteggiare una mappa nazionale in ordine alle esigenze politiche del regime. Attraverso articoli su costumi regionali e borghi caratteristici si proponeva una specifica immagine dell'Italia. Ad emergere erano le città raggiungibili con i treni popolari, le mete delle gite organizzate dai diversi Dopolavoro, i luoghi che ospitavano colonie montane o marine209: «Ovunque voi abbiate trascorso i più caldi mesi

«Vita femminile» nel 1922. Ma, dopo la svolta del 1926, la rivista iniziava, invece, a tratteggiare una mappa nazionale in ordine alle esigenze politiche del regime. Attraverso articoli su costumi regionali e borghi caratteristici si proponeva una specifica immagine dell'Italia. Ad emergere erano le città raggiungibili con i treni popolari, le mete delle gite organizzate dai diversi Dopolavoro, i luoghi che ospitavano colonie montane o marine209: «Ovunque voi abbiate trascorso i più caldi mesi