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I reportage in «Vita femminile»: una finestra sul mondo

2. Ester Lombardo scrittrice. Viaggi, reportage, libri

2.2 I reportage in «Vita femminile»: una finestra sul mondo

Oltre ai viaggi nei paesi del nord Europa (luglio-agosto 1928) e in Grecia (aprile-maggio 1930) – da cui nacquero rispettivamente il diario Luci del Nord (1928) e il romanzo in forma epistolare L'Ellade nella Grecia moderna (1931) – significativi per capire lo sguardo di Ester Lombardo, le lenti attraverso le quali guardava, interpretava e rappresentava "l'altrove" sono i viaggi compiuti in Tunisia, all'inizio dell'estate del 1928, e a Barcellona, alla fine del 1929, in occasione dell'Esposizione Universale. Di questi ultimi «Vita femminile» ci restituisce i reportage firmati, appunto, dalla direttrice. Ester Lombardo, fin dall'inizio delle pubblicazioni aveva accolto nella sua rivista reportage di molti corrispondenti e lei stessa aveva descritto alle lettrici i viaggi di altre donne.

Un esempio su cui bisogna soffermarsi è quello del racconto del viaggio di Edvige Toeplitz Mrozowska, nota esploratrice polacca sposata con il banchiere naturalizzato italiano Giuseppe Toeplitz 289, in Tibet: infatti, già nel raccogliere la testimonianza del cammino, fisico e allo stesso tempo culturale, di questa donna, la giornalista si soffermava su alcuni caratteri – primo tra tutti la lingua – che probabilmente riteneva essenziali per la descrizione di un popolo, fattori sui quali sarebbe tornata con maggiore incisività, nei mesi successivi. L'attenzione posta più su alcuni elementi del racconto che su altri se da una parte è data dal desiderio di compiacere il gusto delle proprie lettrici, dall'altra diviene espressione di un pensiero e di una soggettività: in altre parole nel raccontare un viaggio «l'autore è chi conduce il gioco e, dunque, attribuisce i significati a quello che il lettore legge»290.

L'esploratrice polacca, era tornata nella primavera del 1928 da un viaggio nel Tibet «nel centro dell'Asia, in quell'assieme di sterminati altipiani che, appoggiati a mezzogiorno sul formidabile spalto dell'Imalaja e a settentrione sulla catena dei monti della Mongolia gli esploratori inglesi chiamano la Grande volta del Mondo»291 e stava visitando alcune grandi città italiane come Roma, Milano, Torino, Genova per far conoscere, attraverso le sue parole e la proiezione delle fotografie

289 Edvige Toeplitz Mrozowska è considerata la più grande viaggiatrice degli anni fra le due guerre, dopo essere stata anche una abbastanza nota ballerina. Sposò Giuseppe Toeplitz, fondatore della Banca Commerciale Italiana. Introdusse in Italia il gusto del viaggio verso l'Oriente. Dopo il viaggio in Tibet ne compì un altro altrettanto disagevole con il quale raggiunse il deserto del Pamir. Visitò India e Kashmir, Ladak, Russia e Afghanistan. Un medaglione su di lei venne pubblicato nell'«Almanacco della donna italiana»: L. Giannitrapani, Edvige Toeplitz Mrozowska, in «Almanacco della donna italiana», Bemporad, Firenze, 1932, pp. 33-36. Si veda anche Conferenza di Edvige Toeplitz a Parigi, in

«Vita femminile», 1 febbraio 1931, p. 30. Sulle esploratrici, viaggiatrici e geografe si veda L. Rossi, L'altra mappa.

Esploratrici, viaggiatrici, geografe, Diabasis, Reggio Emilia, 2005.

290 V. Matera, Raccontare gli Altri, cit., p. 57.

291 E. Lombardo, Un esploratrice italiana nel Tibet. Edvige Toeplitz Mrozowska, in «Vita femminile», 1 maggio 1928, p. 9. Sui viaggi di esplorazione in Tibet a partire dal 1600 si veda I. Luzzana Caraci, Al di là di altrove, cit., pp. 412-420. Sull'imperialismo inglese si faccia riferimento a J. Gallagher, R. Robinson, Africa and the victorians: the official mind of imperialism, Macmillan, London and Basingstoke, 1974; E.R. Wolf, Europe and the people without history, University of California Press, Berkeley, Los Angeles, London, 1982, pp. 263-391.

scattate con la macchina che portava con sé, quella che Ester Lombardo chiamava la "Roma dell'Asia"292. Riconosciuta ufficialmente come esploratrice dalla Società geografica italiana e da quella americana, che l'avevano ammessa fra i loro soci, Ester Lombardo accostava Edvige alla Duchessa d'Aosta che aveva ricevuto lo stesso privilegio:

Due italiane di cui la nostra patria va orgogliosa. Ma se la Duchessa d'Aosta viaggia spesso ed abita sotto la tenda, in Africa, Donna Edvige Toeplitz presto riprenderà la via dell'Asia ed ancora a capo di un'altra carovana, per regioni impervie e pericolose. L'una ama l'Africa bruna ed assolata; l'altra l'Asia misteriosa293.

Già in queste righe Ester Lombardo esprime un preciso punto di vista: Edvige sarebbe italiana al pari della duchessa d'Aosta. Tale dichiarazione cosciente, offerta alle lettrici non in maniera superficiale ma sulla base di un pensiero – che in parte della società italiana aveva solide fondamenta culturali – guidava verso l'espressione di un determinato concetto di nazionalità:

A leggerlo il nome di questa donna straordinaria, non è italiano, né le origini, purtroppo, sono italiane, essendo Edvige Toeplitz Mrozowska polacca, ma italiana di elezione. Ma lo spirito e la cultura sono italiane, e l'orgoglio della nostra nazionalità è grande, in lei, quanto quello del più italiano degli italiani dell'Italia Fascista.

Ella parla la lingua nostra senza accento, cioè a dire, perfettamente, e ne è così padrona da sapere entusiasmare un pubblico scelto – quello che raramente si entusiasma – talmente le immagini sono vive e ricche, le osservazioni sono profonde ed argute. Ed il colore di alcuni brani delle sue conferenze, e speriamo anche del libro in preparazione: «Visioni orientali» è dato con rara sapienza di tocco e di proporzioni da fare apparire nella donna che da qualche anno appena parla l'italiano quale lingua d'uso e che mai ha scritto per il pubblico, un temperamento di scrittore di razza, di quelli che non si fanno attraverso la volontà, la disciplina e le prove, ma sbocciano da sé all'improvviso alla prima occasione, come tutte le autentiche attitudini artistiche294.

Dunque, agli occhi di Ester Lombardo, la perfetta conoscenza della lingua italiana e ancor di più la pubblicazione di un libro in italiano, rendevano l'esploratrice pienamente cittadina dell'Italia fascista. Sul fattore della lingua, come elemento legittimante l'appartenenza ad un popolo, Ester Lombardo tornerà con diverse sfumature in tutti i suoi racconti di viaggio. Di fatto si può considerare questa attenzione verso tale tematica come frutto della sua formazione nazionalista e dunque come il portato storico proprio del nazionalismo. Il fascismo poi però assunse il codice della lingua per definire la nazionalità ed era sotto il regime fascista che i giudizi di Ester Lombardo nascevano. Se già Mazzini indicava in lingua, territorio e razza i tre cardini di una nazionalità, legandola però sempre ai principi liberali di uguaglianza e libertà295, non si può prescindere da La dottrina fascista di Augusto Turati dove si indicava la risposta che il milite avrebbe dovuto dare alla

292 Edvige Toeplitz Mrozowska scriverà anche un libro su questo viaggio in Tibet: Visioni orientali, Mondadori, Milano, 1930.

293 E. Lombardo, Un esploratrice italiana nel Tibet. Edvige Toeplitz Mrozowska, in «Vita femminile», 1 maggio 1928, p. 11.

294 E. Lombardo, Un esploratrice italiana nel Tibet. Edvige Toeplitz Mrozowska, in «Vita femminile», 1 maggio 1928, p. 8.

295 G. Mazzini, Scritti politici editi ed inediti, vol. XXX, Edizione Nazionale, Galeati, Imola, 1941, pp. 92-93.

domanda su cosa fosse la nazione: «Oltre cinquanta milioni di italiani che hanno lo stesso linguaggio, lo stesso costume, lo stesso sangue, lo stesso destino, gli stessi interessi»296.

Se però era importante legittimare l'italianità di Edvige attraverso la lingua, altrettanto importante, soprattutto per i rigidi canoni della rispettabilità borghese, era legittimarla come donna che viaggiava da sola in paesi allora scarsamente esplorati e conosciuti, un'esperienza che in quegli anni poteva ancora essere ai limiti del lecito. Non bisogna dimenticare infatti che «nella cultura patriarcale sia nel mito sia nella realtà storica e nei testi odeporici, per secoli il viaggio è stato concordemente considerato come un'attività di pertinenza esclusivamente maschile, simbolicamente legata all'immagine dominante di virilità. Sono stati quasi sempre gli uomini a viaggiare e ad essere rappresentati in viaggio. Nella cultura occidentale di derivazione classica, è maschile il modello archetipo del viaggiatore, Ulisse; e sono maschili i valori che nel corso dei secoli si sono addensati intorno a questo modello»297. La dolcezza dei tratti del viso e l'eleganza del corpo esile e non di

«donnone robusto e mascolinizzato», insieme a coraggio e determinazione fanno di Edvige una donna a tutti gli effetti, anche se in viaggio, anche se capace di guidare una carovana e cavalcare un cavallo:

Edvige Toeplitz è una dolce figura muliebre: ha lo sguardo buono, il sorriso aperto che frequentemente le incorona la bocca ed un personale delizioso che una fine eleganza mette in valore. A guardarla si capisce che ella possiede una personalità propria e spiccata, che non è una delle tante signore che hanno viaggiato il mondo en touriste che parlano diverse lingue e sono imbevute di un po' di cultura appiccicaticcia. Ma potere immaginare che il suo fragile corpo abbia resistito ai disagi di una esplorazione nel Tibet, una esplorazione in regola, con tutti i rischi, le sorprese e le fatiche, poterla immaginare a capo di una carovana indigena, unica bianca ed unica donna, capace di stare a cavallo ventiquattr'ore di fila percorrendo le impervie strade dell'altipiano, per ben duemila chilometri, col gelo, le bufere, le nebbie, le valanghe, coraggiosa dinanzi al pericolo perché il coraggio l'aveva avuto a priori quando intraprese la spedizione comprendendo i pericoli che bisognava affrontare senza indugi e titubanze, o a vederla, nel suo salotto milanese circondata da artisti, grande protettrice di artisti, ovvero nell'hall di un grande albergo, in abito da sera non si direbbe davvero; e quasi verrebbe voglia di toccarle le piccole mani, che salde sanno tenere le briglie, le braccia sottili, i piedi calzati di raso, per constatare se ci sono muscoli sufficienti alla fatica sostenuta. Ci sono, certo, anche se non appaiono, ed è là che risiede il fascino. Un donnone robusto e mascolinizzato, uno di quei fenomeni di mancato sesso, non farebbe impressione; ma la signora Toeplitz, si, fa

296 A. Turati, La dottrina fascista, Roma, 1929, p. 18. Per un approfondimento su quelli che sono stati gli elementi determinanti nella definizione di una nazione tra Ottocento e Novecento si faccia riferimento a E. Gentile, La grande Italia. Il mito della nazione nel XX secolo, Laterza, Roma-Bari, 2006; G. L. Mosse, L'uomo e le masse nelle ideologie nazionaliste, Roma-Bari, Laterza, 1982; H.U. Wehler, Nazionalismo: storia, forme, conseguenze, Bollati Boringhieri, Torino, 2002. Per un quadro approfondito sul rapporto tra lingua e comunità prima del 1789 ed un quadro generale ma esaustivo sul rapporto tra lingua e nazione dopo il 1789 si veda P. Burke, Lingue e comunità nell'Europa moderna, Il Mulino, Bologna, 2006.

297 F. De Caprio, Donne, viaggio e scrittura, in F. De Caprio (a cura di), Immagini di donne in viaggio per l'Italia, Sette città, Viterbo, 2011, pp. 7-26, la citazione è a p. 9. Per alcuni spunti sulla differenza di genere nella letteratura di viaggio si faccia riferimento a M. De Giorgio, Le italiane dall'Unità ad oggi, Laterza, Roma-Bari, 1992, pp. 89-111;

E.J. Leed, La mente del viaggiatore. Dall'odissea al turismo globale, Il Mulino, Bologna, 1992, pp. 323-345: «Gli uomini hanno viaggiato per confermare l'immagine più ampia possibile di sé come uomini e prenderne possesso, con la fama, con l'onore, il nome, i riconoscimenti. Rimane oscuro il motivo per cui sono stati gli uomini (e non le donne) ad avere bisogno di questo mezzo per confermare le identità, e quindi servirsi del viaggio per provare la propria virilità, dimostrare il proprio coraggio e assicurarsi un'immagine di se invariabile e superiore. Tradizionalmente il viaggio è servito come una specie di autoconferma maschile», la citazione è a p. 330.

impressione, e soprattutto dà lezione alle tante femminucce che non possono prendere il treno alle sette del mattino perché è troppo presto per le loro abitudini298.

Sebbene, anche lo stesso regime fascista lasciava che si aprissero nuovi piccoli spazi di realizzazione femminile – che per quanto contraddittori erano il riflesso del lento cammino verso la modernità e inauguravano nuovi stili di vita299 – agli occhi del senso comune la donna che, come protagonista, tentava avventure in terre straniere poteva apparire come deviante rispetto ad un'identità femminile ancora molto standardizzata o poteva comunque risultare segnata da una anormalità all'insegna della virilizzazione: «Il problema della percezione della donna-atleta come mascolina – scrive Francesco Muollo approfondendo il rapporto tra genere e sport – non riguarda solo le sportive, dal momento che tende ad investire tutte le donne che, in misura diversa, svolgono attività orientate al successo»300. Infatti, le donne che usavano il proprio genio al di fuori degli standard femminili, mettevano in discussione alcune attribuzioni del ruolo, conducendo facilmente l'opinione pubblica all'espressione del timore di una virilizzazione della struttura fisica e di un mutamento dell'estetica. Un cambiamento che doveva essere scoraggiato. Ester Lombardo, quindi, intraprendente e moderna nel superare le resistenze che sarebbero potute sorgere intorno alla figura dell'esploratrice, si prodigò poi a ricondurla ad uno stereotipo fisico-estetico della femminilità che più facilmente poteva essere accettato dal pubblico301.

Un ultimo elemento presente nel racconto del viaggio di Edvige Toeplitz e in quelli di Ester Lombardo riguarda le modalità di divulgazione, o meglio, le scelte editoriali, la cura dell'estetica della trasmissione: in «Vita femminile» non esiste scrittura su un luogo che non sia accompagnata da una serie di fotografie di paesaggi e soggetti, di case e monumenti, di attimi di vita quotidiana.

Per ciò che riguarda il viaggio in Tibet le foto sono scattate da Edvige, ma nei suoi reportage, come Ester tiene a sottolineare in didascalia – «fotografie dell'Autrice»302 – le foto sono della stessa giornalista303. Da sempre i viaggiatori, che fossero missionari, mercanti o esploratori, avevano

298 E. Lombardo, Un esploratrice italiana nel Tibet. Edvige Toeplitz Mrozowska, in «Vita femminile», 1 maggio 1928, pp. 8-9.

299 A proposito si veda V. De Grazia, Le donne nel regime fascista, Marsilio, Venezia, 2007.

300 F. Muollo, Sport di genere. Educazione fisica maschile e leggi dell'estetica femminile nella costruzione dell'identità nazionale, M. D'Auria Editore, Napoli, 2010, p. 79.

301 Il dibattito su genere e corpo nella costruzione sociale femminile e maschile ha visto il sorgere di diversi studi sia in campo storico che antropologico. Tra gli altri si vedano S. Bellassai, M. Malatesta (a cura di), Genere e mascolinità:

uno sguardo storico, Bulzoni, Roma, 2000; S. Bellassai, La mascolinità contemporanea, Carocci, Roma, 2004; G.L.

Mosse, Sessualità e nazionalismo: mentalità borghese e rispettabilità, Laterza, Roma-Bari, 1984; G.L Mosse L'immagine dell'uomo: lo stereotipo maschile nell'epoca moderna, Einaudi, Torino, 1997; S. Piccone Stella, C.

Saraceno, Genere: la costruzione sociale del femminile e del maschile, Il Mulino, Bologna, 1996.

302 Si veda ad esempio E. Lombardo, Una visita al Bey e alla Beya ed il ritorno a Tripoli per via di terra, in «Vita femminile», 1 ottobre 1928, pp. 8-11.

303 Ester Lombardo era molto gelosa della foto scattate durante i viaggi. Una polemica sorse con l'editore Bemporad proprio per le illustrazioni del libro Luci del Nord. L'editore avrebbe scelto di pubblicare nel romanzo le foto dell'autrice più facilmente riproducibili, ma essa ribatteva: « Tutte le spiegazioni datemi circa le illustrazioni hanno per me un valore relativo; perché non soltanto le illustrazioni non vanno scelte sempre con criteri di riproducibilità ma anche di

accompagnato i loro racconti con immagini donandoci un ricco repertorio di disegni, incisioni e xilografie. In tal modo, l'incontro con altre culture e mondi, già testimoniato con la parola scritta, era reso maggiormente accessibile attraverso la sua raffigurazione che, così come avveniva per la scrittura, portava inevitabilmente con sé tratti della realtà insieme a stereotipi positivi – come ad esempio quello del "buon selvaggio" – e negativi: non fu raro soprattutto tra Trecento e Cinquecento osservare scene di cannibalismo o vedere ritratti uomini dalle caratteristiche mostruose o surreali304. Più tardi, con la diffusione della fotografia, i viaggiatori e le viaggiatrici delle classi più elevate portarono con sé macchine fotografiche e fissarono, insieme a memorie e narrazioni, alcune immagini, dando però l'effetto, rispetto al passato, di una maggiore aderenza alla realtà.

Tuttavia anche le foto, sebbene non possano mostrare realtà sovrannaturali come avveniva per le immagini dei secoli passati, allo stesso modo veicolavano la realtà dal punto di vista di chi le scattava: è necessario tenere presente che «non sono soltanto l'altro e l'altrove a condizionare il modo di vedere il mondo del turista. Accade anche il contrario: i turisti finiscono per modificare ciò che li circonda perché immaginano e leggono quei luoghi, quei monumenti e quelle persone sulla base di una loro visione culturale»305. L'incontro tra stampa e fotografia avvenne nell'Ottocento, ma fu a lungo appannaggio dei giornali più ricchi e vide Germania e Francia fare da pioniere. Solo nel periodo tra le due guerre, quando le tecniche per riprodurre le foto divennero più economiche e le agenzie di stampa più efficienti, le fotografie iniziavano a diffondersi tra le riviste rivolte ad un più vasto pubblico, tra cui quelle femminili. Il fotoreporter diventò una professione e il fotoreportage un nuovo genere in cui «il gusto per l'inedito e lo straordinario si congiungeva alle possibilità iconografiche offerte dalla fotografia»306. Edvige Toeplitz sembra voler intraprendere questa nuova professione e, tornando al viaggio in Tibet, abbiamo la foto dell'esploratrice sul suo cavallo Fortunello, della sua casa barca sul fiume Jelum, del grande Lama di Lyantsé e di Leh, delle donne di Dras, della carovana in viaggio, di ponti, passaggi, monasteri tibetani: tutto è teso alla raffigurazione di una terra «piena d'ignoto e di sapienza, ove nel lento scorrer dei secoli la vita dell'individuo quasi più non possiede un ritmo proprio, né è presa dal desiderio di nuove, maggiori

interesse e di importanza rispetto al testo. Ed è per questo che avendo consegnato le illustrazioni da sei mesi a questa parte ho chiesto mille volte che mi si faccia vedere attraverso le prove dei clichès se fatti, o le illustrazioni scelte e quelle scartate se qualche cosa scartata deve essere o no sostituita. ora verrà che voi mi manderete impaginato il libro e le illustrazioni così che se c'é qualche cosa da rifare questa porterà la pubblicazione del libro a settembre invece che al 15 luglio», Lettera di Ester Lombardo alla Casa Editrice R. Bemporad, Roma, 3 luglio 1928, in Archivio Giunti, Fondo Bemporad (in seguito AGFB), b. Ester Lombardo; si veda anche Lettera di Enrico Bemporad ad Ester Lombardo, Firenze, 20 luglio 1928, in AGFB, b. Ester Lombardo.

304 Sull'argomento si veda P. Burke, Testimoni oculari. Il significato storico delle immagini, Carocci, Roma, 2002, in particolare pp.143-162. Si veda anche a cura dello stesso H. Wesseling, La storia d'oltremare, in P. Burke (a cura di), La storiografia contemporanea, Laterza, Roma-Bari, 2007, pp. 81-110.

305 M. Aime, D. Papotti, L'altro e l'altrove. Antropologia, geografia e turismo, Einaudi, Torino, 2012, p. XI.

306 A. Gunthert, M. Poivert, Storia della fotografia, Mondadori Electa, Milano, 2008, pp. 304-355, la citazione è a p.

332.

conquiste e ricerche avvenire, tutta raccolta com'è in una meditazione contemplativa, nella savia bellezza del passato»307. Ad una rappresentazione solo in parte diversa si affida Ester Lombardo: le numerose foto della Tunisia, dei paesi nordici o della Grecia sono documenti che testimoniano la propria presenza nelle terre esplorate, il contatto con le comunità, le asperità e le bellezze dei paesaggi attraversati, l'aspetto dei monumenti e delle costruzioni tipiche, danno conto di un'esperienza considerata del tutto nuova per le donne ma sono anche mezzo di propaganda. Ad esempio per il viaggio in Tunisia vengono pubblicate le foto della cattedrale di Tunisi, della piazza Bab Sonïka, di donne tunisine nel quartiere arabo, di botteghe di sarti e mercanti, di case arabe, del palazzo del Bey, di carovanieri, venditori ambulanti e incantatori di serpenti, ma anche quelle della scolaresca della scuola italiana a Tunisi "Giovanni Meli" schierata, in divisa e con la mano destra alzata e dei bimbi della società ginnico-sportiva della Goletta, anche essi fotografati nell'atto del saluto fascista308.

Guardare al Tibet e ammirarlo come luogo di evasione dalla modernità, apprezzare il «fine spirituale del viaggio» oltre che quello esplorativo, entrare in contatto con «una altro mondo, meno progredito, ma più vecchio, più saggio, più sapiente»309 fu, probabilmente, per Ester Lombardo, solo il primo gradino per affrontare la complessità dei diversi aspetti del viaggio. Dalle sue narrazioni sui differenti itinerari intrapresi emergevano, infatti, da una parte il semplice piacere della scoperta – scriveva, a proposito del viaggio in Tunisia: «La discrezione e il mistero che circondano sin ieri, gelosamente, questo mondo, isolandolo e appartandolo da ogni corrente di

Guardare al Tibet e ammirarlo come luogo di evasione dalla modernità, apprezzare il «fine spirituale del viaggio» oltre che quello esplorativo, entrare in contatto con «una altro mondo, meno progredito, ma più vecchio, più saggio, più sapiente»309 fu, probabilmente, per Ester Lombardo, solo il primo gradino per affrontare la complessità dei diversi aspetti del viaggio. Dalle sue narrazioni sui differenti itinerari intrapresi emergevano, infatti, da una parte il semplice piacere della scoperta – scriveva, a proposito del viaggio in Tunisia: «La discrezione e il mistero che circondano sin ieri, gelosamente, questo mondo, isolandolo e appartandolo da ogni corrente di