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Un racconto di viaggio in forma epistolare: "L’Ellade nella Grecia moderna" (1931)

2. Ester Lombardo scrittrice. Viaggi, reportage, libri

2.4 Un racconto di viaggio in forma epistolare: "L’Ellade nella Grecia moderna" (1931)

«Caro amico – scriveva Ester Lombardo ad Enrico Bemporad durante le vacanze a Dobbiaco –, volete mandarmi la città morta di D'Annunzio [...] e se avete qualche altra cosa anche fantastica sulla Grecia? Grazie. Attendo una vostra lettera. Qua è fresco delizioso. Cari Saluti»466. L'editore, disponibile, rispondeva: «Gentile Signorina Ester Lombardo, ho ricevuto la gradita Vostra dell'8 corrente. Mi sono affrettato a spedirvi la "Città Morta" di D'Annunzio. [...] nella mia libreria non ho trovato niente né di fantastico né di descrittivo sulla Grecia moderna. Farò ricerche in altre librerie, ma non vorrei mandarVi dei libri che già possediate. Vi auguro buon lavoro e buon divertimento»467. Così iniziava nell'estate del 1930 l'ideazione del libro L'Ellade nella Grecia moderna468, con il quale la giornalista si proponeva di ripercorrere il viaggio compiuto in Grecia a maggio469. Il volume – si leggeva su «La Sera» – «non è né uno dei soliti libri di viaggio, né un vademecum della bellezza classica, né un'opera di ricostruzione scolastica. É, invece, una produzione sui generis in cui l'elemento dottrinario si fonde con la sensibilità coloristica ed emozionale della scrittrice ed acquista una sua singolarissima vita di realtà trasfigurata dalla fantasia dove è difficile scernere il momento del trapasso»470. E, in effetti, anche oggi rimane difficile collocare il libro in una cornice letteraria. Riprendendo il consolidato modello epistolare471,

466 Lettera di Ester Lombardo ad Enrico Bemporad, Dobbiaco, 8 luglio 1930, in AGFB, b. Ester Lombardo.

467 Lettera di Enrico Bemporad ad Ester Lombardo, Firenze, 11 luglio 1930, in AGFB, b. Ester Lombardo.

468 E. Lombardo, L'Ellade nella Grecia moderna, Cosmopoli, Roma, 1931. Come si nota Ester Lombardo non si riuscì ad accordare con Enrico Bemporad per l'edizione del romanzo che uscì quindi con la casa editrice Cosmopoli. Sulle trattative si vedano ad esempio Lettera di Enrico Bemporad ad Ester Lombardo, Roma, 27 ottobre 1930, in AGFB, b.

Ester Lombardo: «Per il vostro volume sulla Grecia sta bene, la mia Ditta lo stamperà e lo lancerà a dovere non appena Voi lo avrete terminato e consegnato. Il compenso sarà del 15% sul prezzo di copertina; di più, nelle attuali condizioni del mercato Editoriale, non si può dare. Comuni amici possono confermarvelo. La percentuale Vi sarà garantita e pagata sopra un minimo di 1000 copie. L'edizione sarà di un numero di copie maggiore»; Lettera di Enrico Bemporad ad Ester Lombardo, Firenze, 25 novembre 1930, in AGFB, b. Ester Lombardo: «Circa il Vostro libro sulla Grecia, io sono del parere di farne un volume sul tipo di quello del Behounek "Il naufragio della spedizione Nobile", che Voi conoscete.

Questo tipo di volume, con una copertina fotografica, ha incontrato molto successo ed altri che ho pubblicato nella stessa collezione hanno avuto una larga vendita. Se Voi peraltro preferite un altro tipo, favorite mandarmi qualche campione affinché io possa prepararvi un modello»; Lettera di Ester Lombardo ad Eugenio Lini, Firenze, 25 febbraio 1931, in AGFB, b. Ester Lombardo: «É chiaro che anche il libro sulla Grecia la Signorina Lombardo lo farà pubblicare presso altra Ditta e con molto dispiacere ne prendo atto».

469 Si faccia riferimento alla Lettera di Alberto Viviani ad Enrico Bemporad, Roma, 13 dicembre 1930, in AGFB, b.

Ester Lombardo: «Nella primavera Ester Lombardo iniziò i suoi viaggi all'estero: prima mèta Costantinopoli, poi la Grecia quindi un breve periodo di raccoglimento necessario dopo lo stordimento coloristico dell'oriente. E infatti a primavera inoltrata la Grecia fu ancora per Ester Lombardo mèta e soggiorno. Frutto di questo secondo soggiorno in Grecia sarà un libro, al quale Ester Lombardo ha dedicato tutto il suo lavoro durante l'estate nel suo ritiro di Dobbiaco nel cuore delle Dolomiti. Questo libro sulla Grecia è la novità attesissima per l'inizio primaverile del 1931. É un romanzo? un libro di viaggi? No; o forse per meglio dire è qualche cosa di tutto questo, improntato ad una spiccata ed originale personalità, e sarà di certo una rivelazione dei nuovi sviluppi e dei nuovi orientamenti presi dall'arte di Ester Lombardo». Il libro ha un ampio corredo fotografico, è probabile che gli scatti siano della stessa Ester Lombardo.

470 Recensione de «La Sera» - Milano, pubblicata in «Vita femminile», 1 luglio 1931, p. 39.

471 Ultime lettere di Jacopo Ortis di Ugo Foscolo, pubblicato tra 1798 e 1799, viene considerato il primo romanzo epistolare della letteratura italiana. Nell'opera sono raccolte le lettere che il protagonista, Jacopo Ortis, inviò all'amico Lorenzo Alderani. Fu lui, dopo il suicidio di Jacopo, che e avrebbe date alla stampa insieme ad una presentazione e una conclusione.

nel racconto si intrecciavano uno sfondo reale e attuale, un viaggio compiuto, e una trama inventata, tessuta da personaggi mai vissuti. Erano forti i tratti che lo lasciavano assomigliare ad un diario di viaggio in cui diverse lettere – che seguivano una veloce ambientazione, contestualizzazione e spiegazione delle circostanze del viaggio, nonché la presentazione dei compagni di avventura – segnavano le tappe nelle città elleniche: Atene, Dafni ed Eleusi, Capo Sunio, Tebe, Corinto, Micene, Tirinto, Epidauro, Sparta, Mistrà, Messena, Olimpia, Delfo. Il libro di Ester Lombardo – scriveva il futuro marito su «Il Mattino» di Napoli472 – «è certamente realistico, esso anzi mira ad una descrizione stringata e pacata, se pure, come s'è detto, qua e là accesa di fiamme liriche. La forma istessa dei capitoli e la loro distribuzione costituisce un sicuro e fedele itinerario, una pista intellettuale alla quale chiunque può affidarsi. Comincia a Brindisi, dove termina, con la Via Appia, il mondo romano e finisce in un auspicio significativo sulle rive del Lete, dove adesso si abbeverano i muli. E attraversa tutta quanta la Grecia antica e quella moderna in tappe gloriose e oscure»473. Altri elementi avvicinavano il libro al genere del romanzo: di fantasia era il filo che legava le lettere, così come i principali protagonisti del libro: Anna Maria Motta, scultrice, e Paolo Ordella, poeta italiano diretto in Turchia474 per prendere accordi con il comitato per le onoranze a Virgilio: «Egli non conosceva la Grecia, e non potendo approfittare di quel viaggio, nemmeno per una visita all'Acropoli di Atene, ne era disperato. [...] Imbevuto di classicità come lo è sempre un italiano colto, e cioè sino alle midolla, innovatore come ogni intellettuale fascista, e cioè fino alle radici del suo essere, voleva recarsi in Grecia ad ogni costo»475. L'impegno di Anna Maria Motta, conosciuta sul piroscafo, era allora quello di scrivere da ogni tappa del viaggio una lettera al poeta:

«Il poeta pregava: – io non vedrò la Grecia, almeno per ora. Datemene un'idea voi che siete un'artista e che vi proponete di visitarla tutta. Guardatela con occhi umani e profondi, procurate di farla rivivere con la volontà di un desiderio intenso e scrivetemi ciò che vedete e sentite. Ma sì – rispose la giovane donna – ma sì. Sarà un modo di fare appunti: rimane inteso che vi scriverò con la

472 Questa recensione fu – secondo quanto scrive Giovanni Artieri – il tramite attraverso cui conobbe Ester Lombardo.

La giornalista, infatti, dopo aver chiesto mediante una lettera che venisse recensito il suo libro, non avendo avuto successo, andò di persona a Napoli, presso la sede de «Il Mattino», a sollecitarla. Lì incontrò Giovanni Artieri che pur avendo apprezzato L'Ellade nella Grecia moderna era rimasto infastidito dalla lettera prepotente ed imperativa con cui Ester Lombardo aveva chiesto di parlare di lei e non aveva provveduto alla stesura. Si faccia riferimento a G. Artieri, Prima, durante e dopo Mussolini, Mondadori, Milano, 1990, pp.111-112.

473 La citazione prosegue elencando le tappe del viaggio: «Capo Sunio di dove partiva l'olocausto del Minotauro, Tebe tragica città di Cadmo, Corinto gigantesco lupanare di lusso, Micene coperta di cadaveri racchiusi in foderi d'oro, Tirinto che dette i natali ad Ercole, Epidauro gemmata dei marmi lavorati di Policleto, Sparta misera nella sua gloria trascorsa, Olimpia affollata dei tumultuanti fantasmi de' Giochi, Delfo città dell'oracolo antico. Tutto un itinerario che la Lombardo sembra abbia tracciato dall'alto dell'Acropoli», recensione di G. Artieri, pubblicata in «Vita femminile», 1 luglio 1931, p. 40.

474 Il piroscafo partiva da Brindisi per poi fare tappa a Venezia, Costantinopoli e Atene e dirigersi infine verso la Turchia.

475 E. Lombardo, L'Ellade nella Grecia moderna, pp. 3-4.

massima semplicità tutto quello che cadrà sotto i miei sensi e colpirà la mia fantasia»476. Infine il volume non rimaneva estraneo neppure al genere della cronaca e del reportage con rimandi espliciti alla società, alla cultura e alla storia attuale: dai riferimenti a Tripoli descrivendo la "Tripoli di Grecia"477, a quelli sulle vie di comunicazione – sulle quali avrebbe qualche problema persino Nuvolari478 –, alle annotazioni sui turisti, specialmente tedeschi, in visita alle città: «Dunque, storia e paesaggio, ma anche costume e civiltà. E questo significa indubbiamente viaggiare con gli occhi aperti»479. Uno sguardo che, tradotto in parole e, quindi, in un'opera che raccoglieva in sé tanti generi, conduce a notare come – usando le parole di Marina Zancan – «la scrittura è esperienza, memoria, immaginazione, cultura; è uno dei modi di raffigurarsi a sé e nel mondo»480.

Anche in questo caso il libro sul viaggio ellenico era stato preceduto da alcuni articoli pubblicati in «Vita femminile», che collateralmente focalizzavano l'attenzione sulla Grecia481, e da un breve reportage che si soffermava sul teatro greco, molto simile a quello di Siracusa ben conosciuto dalla giornalista siciliana482. Numerosi erano anche gli articoli sul Dodecaneso483 dove, sotto il governatore civile Mario Lago, nel 1926 era stato instaurato il Governo delle Isole italiane dell'Egeo, poi ereditato dal quadrunviro Cesare Maria De Vecchi484. Ester Lombardo, dunque, in diversi modi, manteneva l'attenzione su un territorio caldo per la politica italiana, in cui era in atto

«un raro caso di colonialismo su suolo europeo. [...] Un tipo di colonialismo diverso da quello africano. Colonialismo di bianchi su bianchi, esso ebbe carattere soprattutto culturale»485. Il mito greco, sebbene presente nella politica e nella cultura italiana da molto prima dell'avvento del fascismo, era stato infatti notevolmente alimentato dal regime che, nell'ottica di una riscoperta della

476 E. Lombardo, L'Ellade nella Grecia moderna, p. 15.

477 E. Lombardo, L'Ellade nella Grecia moderna, pp. 103-108.

478 E. Lombardo, L'Ellade nella Grecia moderna, p. 67.

479 Gitierre, I giudizi della stampa italiana su "L'Ellade nella Grecia moderna" di Ester Lombardo, in «Vita femminile», 1 aprile 1932, p. 45.

480 M. Zancan, Introduzione, in P. Azzolini, Il cielo vuoto dell'eroina. Scrittura e identità femminile nel Novecento italiano, Bulzoni, Roma, 2001, pp. 9-14, la citazione è a p. 12.

481 Maria Teresa, Dalla terra delle sirene, in «Vita femminile», 15 giugno-15 luglio 1923, pp. 19-20; E. Lombardo, La ricostruzione del tempio di vesta, in «Vita femminile», 1 maggio 1929, p. 31.

482 E. Lombardo, La Grecia immortale. Feste classiche a Delfo, in «Vita femminile», 1 giugno 1930, pp. 22-23. Anche una novella scritta dalla giornalista ha carattere spiccatamente autobiografico e riprende alcuni tratti del viaggio, si veda E. Lombardo, Ritorni, in «Vita femminile», 1 ottobre-1 novembre 1933, pp. 65-68.

483 Flyman, "Vita femminile" in Egeo, in «Vita femminile», 1 settembre 1926, pp. 13-14; Donna Clara, L'isola dei cavalieri, in «Vita femminile», 1 gennaio 1928, pp. 25-26; M.A. Loschi, Dalla carlinga sulla rotta Rodi-Brindisi, in

«Vita femminile», 1 dicembre 1932, pp. 24-27.

484 Le isole erano state occupate dall'Italia fin dal 1912. Per una storia dell'occupazione italiana del Dodecaneso si faccia riferimento a M. Arca Petrucci (a cura di), Atlante geostorico di Rodi. Territorialità, attori, pratiche e rappresentazioni (1912-1947), Gangemi, Roma, 2010; N. Doumanis, Una faccia, una razza. Le colonie italiane nell'Egeo, Il Mulino, Bologna, 2003 (trad. di M. Cupellaro); N. Labanca, Oltremare. Storia dell'espansione coloniale italiana, Il Mulino, Bologna, 2002, pp. 178-183.

485 M. Peri, Introduzione, in M. Peri (a cura di), La politica culturale del fascismo nel Dodecaneso, Atti del Convegno, Padova 16-17 novembre 2007, Esedra Editrice, Padova, 2009, pp. 15-20 , la citazione è a p. 16.

Roma antica al fine di legittimarsi486 e dare solidi riferimenti per la costruzione del nuovo Stato, aveva reso necessario anche un confronto con la Grecia antica e moderna: «È il mito di Roma che si autoalimenta e si invera negli atti del Duce. [...] L'antichità classica è però composta anche dal mondo greco in un'unità culturale inscindibile, valorizzabile in quanto tale. Rispetto al mito di Roma, l'immagine dell'altro polo della civiltà classica, la Grecia, subisce in età fascista un deciso ridimensionamento, naturalmente a vantaggio di Roma: il destino riservatole dagli ideologi del mito di Roma è quello di una preparazione culturale alle future glorie dell'Urbe»487. Come si vedrà in seguito, si delineava un immagine di Grecia decadente a cui veniva riconosciuto un primato nei valori culturali, ma superata da Roma, che deteneva invece il primato della politica e della civiltà.

Nel continuo confronto tra Alessandro e Cesare veniva sancita l'inferiorità greca che non aveva potuto o saputo portare a perfezione l'idea dello Stato488.

Come nella politica e nella cultura il tema greco era caldo, così anche nella letteratura italiana il libro di Ester Lombardo non era il primo nato da un viaggio tra le rovine della Grecia antica.

Scrittori e scrittrici più illustri di lei si erano cimentati e continueranno per tutti gli anni '30 a confrontarsi con questo tema489. Uno dei più noti fu Gabriele D'Annunzio con La città morta490, una tragedia in cinque atti pubblicata da Treves nel 1898 (che, come visto all'inizio, la giornalista richiedeva ad Enrico Bemporad accingendosi a scrivere il suo libro). L'opera nasceva sulla scia di una crociera nello Ionio e nell'Egeo, un viaggio di studio ed erudizione sulla Fantasia, la nave di Edoardo Scarfoglio. La vista degli ori di Micene e la visita agli scavi dell'acropoli avevano ispirato il dramma dell'amore incestuoso tra Leonardo e la sorella Bianca Maria491. Sebbene la protagonista del racconto di Ester Lombardo, Anna Maria, ricordi nel nome la Bianca Maria di D'Annunzio, nulla di incestuoso ha la relazione tra i protagonisti de L'Ellade nella Grecia moderna. La relazione

486 Si faccia riferimento a E. Gentile, Fascismo di pietra, Laterza, Roma-Bari, 2007: «Esaltando il mito di Roma come mito fondamentale del fascismo, Mussolini mirava a conferire al fascismo una legittimazione storica, presentandolo come una rinascita dello spirito romano nella nuova Italia nata dalla guerra, e come l'avanguardia della nazione rigenerata, che aveva il diritto di imporre la sua supremazia, anche con la violenza, per conquistare il potere e imporre una disciplina di "stile romano" a tutti gli italiani», la citazione è a p. 50.

487 A. Coppola, Una faccia una razza? Grecia antica e moderna nell'immaginario italiano di età fascista, Carocci, Roma, 2013, p. 12.

488 Si veda a proposito A. Coppola, Una faccia una razza?, cit.

489 A livello europeo nel Novecento i viaggi in Grecia degli intellettuali sono ancora frequenti almeno fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale: la visita delle rovine e dei siti archeologici e la riscoperta del passato generano ancora fascino nelle classi colte europee e numerosi racconti di viaggio, si vedano a proposito C. Burdett, D Dunka, Cultural Encounters: European Travel Writing in the 1930s, Berghahn Books, New York-Oxford, 2002; C. Burdett, Journeys through Fascism: Italian Travel Writing between the Wars, Berghahn Books, New York-Oxford, 2007.

490 G. D'Annunzio, La città morta, Treves, Milano, 1898. Altre opere del poeta toccano il tema coloniale trasmettendo però un'idea di Africa diversa da quella che verrà trasmessa dal colonialismo fascista, per approfondimenti si faccia riferimento a G. Tomasello, La letteratura coloniale italiana, cit., pp. 25-38.

491 Per una migliore contestualizzazione dell'opera si veda M.M. Cappellini, Introduzione a G. D'Annunzio, La città morta, Mondadori, Milano, 1996, pp. V-XXXIV; F. Giardinazzo, D'Annunzio 1895. Viaggio in Grecia, Nardini Editore, Firenze, 1996.

è un semplice pretesto per raccontare a tappe ciò che si è visto, tanto che la scultrice Anna Maria Motta, sembra a tratti sfumare per lasciare il posto ad Ester Lombardo:

Ogni tappa del periplo meraviglioso è un capitolo, ogni capitolo è una lettera rivolta al poeta che faceva parte della comitiva e con cui era corsa qualche spirituale intesa. La finzione epistolare costituisce solo il mezzo per esprimersi con un più caldo senso di intimità. Piuttosto che indirizzarsi ad un uditorio in determinato la scrittrice ha voluto individuare un suo confidente ideale ed a quello confessarsi con pieno abbandono d'animo. [...] Ci è dato di conoscere una Lombardo insospettata. Nell'osservazione di secolari strati di umanità a contatto con monumenti il cui prestigio storico è incomparabile, procedendo attraverso nuvole di polvere gloriosa e nimbi di luce leggendaria, le manifestazioni del suo spirito appariscono di una vivacità vibrante492.

La vivacità della «Lombardo insospettata» stava sicuramente nel non fermarsi ad una descrizione della Grecia antica e moderna, ma nell'esprimere con tono «confidente» – ma anche schietto se si tiene conto del contesto storico – opinioni e critiche che riuscivano ad illustrare il complesso apparato di ideologie che si andava costruendo negli anni '30 intorno alla Grecia. Questo tipo di vivacità era una caratteristica che si manifestava fin dalle primissime pagine. Mentre il piroscafo era bloccato dalla nebbia a Venezia e, dunque, prima di partire e lasciare la penna esclusivamente nelle mani di Anna Maria Motta, autrice di tutte le lettere, i viaggiatori si avventuravano in una altrettanto confusa e nebbiosa discussione a proposito dell'imperialismo greco e romano. Un viaggiatore, Mario Venturi, archeologo, avanzava la tesi secondo cui non sarebbe potuto esistere, almeno in fatto di territorio, un imperialismo greco e chiariva le sue idee a Martin Laval, letterato francese:

Lei che è stato in Grecia saprà che ancora in molte province la gente del posto si chiama da sé Romiòs, cioè romano, per indicare la propria nazionalità. Ben'altra signoria la Grecia può vantare nei riguardi di Roma, riconosciuta dagli stessi romani: graecia capta ferum victorem cepit et artes intulit agresti Latio. vero è che Virgilio affermava anche pei posteri, riferendosi ai greci, con savie e orgogliose parole: "Altri, cred'io, foggieranno più morbidi i bronzi animati, i volti trarranno dal marmo siccome vivi, peroreranno meglio le cause, e le vie del cielo descriveran col compasso e predirranno l'aurora degli astri. Ma tu, o Romano, impara a regger sovrano le genti – e queste saran l'arti tue – imporre norme di pace, perdonare ai vinti, debellare i superbi". Senza aspettare il nostro giudizio, Virgilio riconosceva la sovranità culturale ed artistica dei Greci e rivendicava per Roma il diritto a legiferare ed a dominare. [...] La Grecia come il sole ha inondato il mondo di luce; Roma come un Dio possente lo ha prima domato e poi ordinato e incivilito col suo governo, dandogli la coscienza del dominio e l'orgoglio della stirpe493.

Rispondeva Anna Maria Motta che, dopo la provocazione dell'archeologo, cercava di calmare le acque:

La Grecia è un simbolo, e se non fosse che per calcare la terra ove il mito divenne epopea, bisognerebbe visitarla. [...] Ancora prima dell'arte la Grecia creò il soprannaturale per il gusto di guardarlo in faccia e di domarlo.

[...] Da ogni elemento della natura trasse un mito vivo luminoso pieno di fascino e di pericoli che infiammava la fantasia degli uomini ed eccitava il loro coraggio; e solo quando fu stanca di vivere a contatto coni i suoi Dei li scolpì nel marmo e li plasmò nel bronzo in maniera immortale. [...] Amiamo dunque la terra greca anche se privata di qualche opera d'arte ed abbiamo fede nella fertilità della sua gente494.

492 Recensione de «Il Messaggero», pubblicata in «Vita femminile», 1 giugno 1931, pp. 27-28.

493 E. Lombardo, L'Ellade nella Grecia moderna, pp. 5 e 7.

494 E. Lombardo, L'Ellade nella Grecia moderna, pp. 9-10.

La sua dissertazione tuttavia non serviva, Martin Laval, il letterato, riprendeva:

Chi sa che il greco è stato un popolo sobrio di pastori e di artigiani il quale si nutriva di agnello e di farina e che vivendo nelle palestre e nei ginnasi osservava l'obbligo di partecipare alla vita pubblica, e che per questo solo gli edifici pubblici erano i soli di cui avessero cura? Il greco antico non usava recarsi ai bagni come il Romano, ed essendo schiettamente religioso sacrificava agli Dei con piacere, così che tutte le piazze e a tutte le ore dovevano sentire di carne abbrustolita e di grasso bruciato, ed essere sporche di sangue ed ingombrare di animali squartati e d'altri rifiuti. La civilissima Atene doveva odorare come i quartieri indigeni di Tunisi e di Algeri perché l'influenza

Chi sa che il greco è stato un popolo sobrio di pastori e di artigiani il quale si nutriva di agnello e di farina e che vivendo nelle palestre e nei ginnasi osservava l'obbligo di partecipare alla vita pubblica, e che per questo solo gli edifici pubblici erano i soli di cui avessero cura? Il greco antico non usava recarsi ai bagni come il Romano, ed essendo schiettamente religioso sacrificava agli Dei con piacere, così che tutte le piazze e a tutte le ore dovevano sentire di carne abbrustolita e di grasso bruciato, ed essere sporche di sangue ed ingombrare di animali squartati e d'altri rifiuti. La civilissima Atene doveva odorare come i quartieri indigeni di Tunisi e di Algeri perché l'influenza