CORRADO CORRADINO
POETI CONTEMPORANEI
PEATI — ALEAEDI
-CAEDrCCI PRAGA — GIACOSA
sedei vostri padri vi sentitedegni, avanzatevi sulla scena a capo scoperto
,
e studiateli, comprendeteli,"ammirateli prima:ligiudicheretepoi.
F.DeSakctis;^iioriSaggicritici.
TORINO
F.
CASANOVA, EDITORE
1879.
di proprietàletteraria.
Torioo
—
ViMCRMzo Bona Tip.diS.M-ALL AMICO
ANGELO PAVIA
Dedico a
te questi studi modesti,appunto perchè non hanno pretese
di sorta eperchè
sono cosa
tutta del cuore.È una maniera come un
altra di dirtiche
ti voglio bene.
COBBADINO
YUirà probabilmente alcuno — e con molta ragione — che fra
ipoeti contem- poranei parecchi altri meriterebbero di essere con attenta cura studiati.
Rispondo a questa osservazione che
io
non ho avuto per nulla in animo di fare una scelta: molti moderni poeti grandemente amo
,dei quali parlerò forse un giorno colla medesima fran-
chezza e coir affetto medesimo.
Io ho detto forse
Resta a vedere quel che dirà
ilpub-
blico!
POESIA CONTEMPORANEA
PROLOGO
A
che cosa serveun
prologo ^E'
mi parve
nient'altro a bellaprima
cheun
oggettino di lusso,
una
rassegnata concessione allamoda, mi
parve il discorsetto lindo e zeppo di bellepromesse
che l'autore, il qualeha
nel corpoun
briciolin di paura, fadeclamare
all'attore a sipario calato.E
quasi quasi io deliberavo, in onta alle polverose tradizioni accademiche, diromperla
affatto colle abitudini, di dare losfratto al prologo, e di farvi assistere diprimo
acchito a questa variacommedia
delle passionidell'umano cervello, oggi affannato dietro la ricerca d'unnuovo
che egli intravede, che gli par d'afferrare quasi,ma
chepoi adun
tratto vanisce gridando :non
ancora,non ancora
!1
—
2—
Ma
poi ini soccorsero altre considerazioni: oimmaginando
di trovarmi dinanzi ai miei lettori, coll'argomento arditissimo, e con addosso il guaio di dovere, coi capelli neri, trattareanche
di chili
ha
bianchi onon ne ha
affatto, sentii corrermi per levene un mezzo
brivido,un
senso d'in- quietudine vera : emi pareva
udire d'intorno ame un
coro perfettamente accordato di rimpro- veri che sitraducevano
in questo solo :Scusi, chi le dà il diritto di vestire la togadel giudice?
Allora decisi di scrivere
un
prologo e ser-bando
per altra volta la rassegna delle conside- razioni chemi hanno
confortato ad entrare nel presente periodo battagliero della nostra lettera- tura, pensai—
e credonon
atorto—
che espo-nendo
inun
discorso preliminareuna
serie di ideo generali sopra lo sviluppo cotidiano della parte forse più viva di questa letteratura—
l'o-diernapoesia
—
ioperverrei meglio che con ogni altromezzo
a persuadervi che inme non
parlail giudice
ma
lo spettatore,ma l'uomo
che ben lungi dal credere inappellabileil proprio giudizio,non
fa cheesporvi lesue schiette e libero impres- sioni ; liberema
rispettose; perchèegli,amico
s<^-vratutto all'educazione,
non
vuol essereper nullail botolo ringhioso che
morde
furiosamente i pol- pacci dellagentetranquilla: e s'attaccaai polpacci perchè, poverino, più in sunon
arriva.-
3—
Io dico
adunque
che se alcuno si affaccia alla soglia di questomondo
letterarionovellodicui noi tutti insensibilmente quasi si subisce la stranain- fluenzasottoforma
di idee nuove, di aspirazioni indefinite, dismanie
(è la parola) verso qualcosa di ignotochelampeggia
talora e subito si abbuia; seaguzzando
l'intelletto, cercanoalcunidiscoprire d'onde partano questi fasci di lucenon
più ve- duta, chi sia l'apostolo che osa in tempi di cosi vasto scetticismo gettar là, nella confusione, l'ac-cenno
adun
verbo nuovo, io giuocouno
contro mille che le investigazioni dei piùavranno
que- sta conclusione :un
risolino incredulo e la solita frase :Bah,
i poeti!Nel linguaggio famigliare, si sa, è poeta chi patisce di distrazioni perenni e
cammina come
spiritato per le vie, gesticolando ; la sua
chioma
adora il bavero lucente dell'abito enon
sene
saprebbestaccare : egli è lo strano pereccellenza, e lesue fantasiequanto
più stravaganti tanto piùsi diconopoetiche
Parrebbe
impossibile,ma
pure questa secolare abitudine di ideare in talmodo
il poetaha
fatto si chela parolapoesia
suonioramai
per lamag- goranza non
altrimenti che utopia.Onde pur
ri-conoscendo che qualcosa di
nuovo
s'agita nelmondo
del pensiero, o perchè ipiùcomodamente
adagiati nell'antico
han paura
di essernesbalzati,perchè lescoperte
importano
studio e fatica, ciò che ai più reca noia, fatto è che s'usa gridareda
essi :— Non
ci si badi : tutto ciònon
èche
poesia.—
Cioènon
sono che sogni.E
in verità, a considerar lecosesuperficialmente, questo grido pare del tutto ragionevole.Perchè
siccome è nell'istinto generoso dei gio- vani illevar primi gli occhi pieni di speranza e diamore
verso la lucenuova che
spunta, e l'inneg- giaread
essacome
adapportatricedi progresso,ne
succede a tuttaprima un
coro disordinato di can-tici
con una
esuberanzadi affetti che sitraducono
in voci di
suono
stranissimo , e e' è dentrouna
confusione ,una
esagerazione di sentimenti cherompono
il freno delle convenienze: laDea
acuisi inneggia ò
ancora
avvolta in veli densi e impe- netrabili.Ma
ditempo
intempo un lembo
di essi s'innalza e parte del viso di leiappare fulgidoal poeta, e in queimomenti
l'inno, oscurodapprima
amo'
di apocalissi, sgorga in ondate limpide e maestose : allora Pietro Cossa scrive ilNerone,
ed EmilioPraga
ilCansoniere
delBimbo.
Ma
gli adoratori del vecchionon curano
queste manifestazioni solenni di un'artenuova
: e in subdolomodo accennando
alle esagerazioni, eri-levandone
acutamente
ilridicolo, gridano:— Ecco
i sacerdoti della
nuova
Dea, ecco la giovane let-teratura!
— E
molti son giunti por talmodo
acoprir di sarcasmi le estrinsecazioni più ardite e
più belle del pensiero
moderno, —
e senza averle lette mai, e solo perchè sottoscritte colnome
diun
cosi dettogiovane
letterato.E, l'ho detto, è specialmente alla poesia che
si fa carico di
una
tale rivoluzione nelle idee :e la si richiama, quasi apostata, ai suoi principii e le si ricorda
come
perrimprovero
ilbabbo Dante
e tutti quanti i cosi detti classici, sullafal- sariga dei quali vorrebbero molti che essasegui- tasse a scrivere i propri! affetti.Io
non mi
fermerò a discutere qui sulla vieta quistione del classicismo e del romanticismo : le coselunghe
diventano serpi, e questa è serpeda un
bel pezzo.Mi
contento solo di rilevarenel pas- satoun
fatto identico aquello che oggi succede;anche
alprincipio del secolo il pensiero liberato permezzo
dellasolenne rivoluzione dai ceppiche
lo infrenavano, si slanciò avido di vita feconda nelleregioni del nuovo:
abbandonò
lavecchia via, rifiutò le antiche vestiin cui sisentiva a disagio, e libero e leggero cercò più allegri orizzonti: e allora,mentre
inrealtà era classicopereccellenza,mentre
era il pensiero diDante
risorto anuova
vita losi disse romantico,
— un
titolo ci voleva—
e
un
classicismo dinome
gli si rivolse contro arcigno,come un nonno
che si prepari a dar le sculacciate al bimbo.Ma
ilbimbo
crebbe adulto in brevissimi anni, e ilnonno
si decise a scender nellatomba
: era il suo tempo.Compiuta
in breve—
tempo
la sua naturale evoluzione il così dettoromanticismo
si spogliò a poco a poco delle sue tendenze al simbolo ed al misticismo—
tendenze toltead
imprestito dal pensiero medioevale—
eapparve
sottouna forma nuova
, schiettamente popolare ed originale, riproducente in tutta la sua complessità la coscienzamoderna.
Oggi non
è piùromanticismo
che si dice,ma
giovane letteratura: i
nomi
son mutati,ma
la sostanza èsempre
quella.Or
facendo ritorno alla poesia, ove se neosserviil progressivosviluppo attraverso i secoli,
non
sipotrà fara
meno
di notarecome
essasempre
ab- biamutato
l'andamento e la forma, a misurache
clementi nuovi accrescendo vigoria al pensiero, e allargandone l'orizzonte,additarononuove
vie alleumane
famiglie.Nell'anima del poeta
fremo
l'anima dell'uni- verso; il linguaggio misterioso delle cose mute,i dolori, le gioie . le speranze dei vivi si riper- cotono nel suo cuore
come
soprauno
scudo : e questo,come
lo scudo di Fingal che agitato dal vento ricordava la storia dei guerrieri caduti in l)attaglia, traduce in notearmoniose
quelle gioie, quello speranze, quei dolori : la melodia sispande
por ilmondo
e il verso del poeta ò il conforto di chi dubita e soffre, è la luce di chi brancica nel buio;—
il poeta è l'uomo.E
forseche l'uomo
è ilmedesimo sempre?
Vedete
: le ascetiche aspirazioni dell'uomo delprimo
medio-evo, cheha
gli occhi rivolti peren-nemente
al 'cielo,producono
ilpoeta dellevisioni e dei misteri: le reazioni successivecontro queste aspirazioni, il ritorno del pensiero e degli affetti alla terragenerano
il poeta degliamori
simbo-lici da prima,
ma
in cui è già rinchiusoun
ele-mento
tuttoumano,
poi delle dolci voluttà ; ilrisorgere dell'antica colturacon le suemeditazioni severe fa nascere il
poema;
l'abitudine contratta di interrogare i segretida
principio quasi inac- cessibili della vita e dell'intimacoscienza sviluppa nella letteratura il solennedramma moderno;
la scienza gigante adun
trattoeduca
il poeta civile—
esempre
e in ogni luogo la poesia è la for-mula
che ci rappresenta vivo dinanzi agli occhiil pensiero progressivo delle generazioni.
Si
cammina sempre
;forme
sisovrappongono
aforme
: e qui iodomanderei
volentieri a questi laudatori ad ogni costo deltempo
passato,perchè
nessun poeta tragga oggi le sue aspirazioni dai treregni d'oltretomba, perchèmoverebbe
le risaun poema
cavalleresco, perchè ci sia nelmondo moderno
ilromanzo.
Scadiare
lafreccia diuno
scherno abuon mer-
catocontroletendenze della odierna nostrapoesia, vuol dire schernire ogni passo che faverso l'in- nanzi il pensiero italiano; vuol dire disconoscere che nel secolo in cui viviamo la scienzaha
fatto8
miracoli e
ha
datoun nuovo
indirizzo alle spe- culazioni della filosofia.Giacché non
è possibile rendersi esatto conto di queste tendenze nuove, senon
si piglia adesame l'immenso
lavorio fattosi in questi ultimitempi
nelmondo
intellettuale.Di
una
cosa bisogna convenire e a provarla stanno làinnumerevoli secoli di storia conosciuta.Tutta la esistenza, tutte le azionidell'uomo in
qualunque tempo
e inqualunque
luogoegliviva, siinformano
adun
unicoproblema
: quello delsuofine.
Come
egli lo risolve, cosi vive.Ha una
fede cieca nei suoi destini futuri, sicompendiino
essi inuna
eterna felicitàspiritualeoppure
materiale ?Ed
in questa fede egli vive tranquillo, e sopra le agitazioni della vitaeglipassacome
sopraun mare
in burrasca a cui
deve
succedere senza fallo lacalma. Il dubbio s'è esso infiltrato nel pensiero dell'uomo corrodendovie facendo intisichireil fior della fede ?
E
la vita dell'uomo èuna
perpetua battaglia a cuinon
succedemai
l'inno della vit- toria,mai
il bianco vessillo della pace.— Ha
egli accolto nel cuore, ciò che è più difficile assai, lacupa
certezza chedeve
morire intero, senza speranza di risurrezione alcuna?Ed
egli avràun
unico desiderio: quello diadornar
la vita fugace d'ogni possibile contentezza.Talee
il destinodell'uomo: chiamatelareligione, chiamatela filosofia, è dessa laregina delle azioni,—
9—
è dessa la regolatrice o palese o inavvertita di ogni
movimento
del pensiero.E
siccome nella poesia specialmente sono gli echi lieti o dolorosi degli affetti e dei pensieri dellegenerazioni, siccome, giàlo dissi, nell'anima delpoetafreme arcanamente
l'animadell'universo,ne
avviene che la poesia è la traduzione fedele dei sentimenti cliedominano
inun
dato periodo di tempo. Se il poetacrede, è il secolo che crede;se dubita, è il secolo che dubita ; se sogghigna od evoca i fantasmi lusinghieri delle delizie ter- rene, è il secolo che è cinico od è materialista.
Ora
volgendo intorno gli sguardi, e senzaspi- rito di prevenzione, senza ascoltare il vario su- surro delle nostre individuali credenze e delle nostre passioni,esaminando
la natura del secolo in cui viviamo e le conquiste ardimentose della scienzamoderna, oseremo
noi dire possibili oggidì gli inni tranquilli delManzoni,
il dubbio pura-mente
soggettivo delLeopardi,leballate del Prati, gl'idilli dell'Aleardi'—
inuna
parola, la poesia del ieri ?Nessuno
la disprezza quella poesia, che anzi laveneriamo come monumento
solenne diuna
età che è trascorsa
— ma
intendetebene
: che è trascorsa!Ora
sono altre le battaglieda
vincere, altri icapitani
da
seguire.Non
èmai
stata tanta confusionecome
ora nel—
10—
campo
filosofico : ildogma
pei'seguitato nellesue ultime trinceeda una
scienza inesorabile che si ribella a credere ciò chenon
intende;una
infi- nità di deduzionitratte daun
principiomedesimo
e perconseguenza una
infinità di sistemi arro- vellantisi tutti intorno allo stesso fine : dauna
parte gli animi sgomentati da tanta confusionesi
aggrappano
convulsicome
a tavola di salvezza alle antiche credenze, dall'altra i cervelli indocili di freno s'ergono audaci abbattendo enegando
:e in
mezzo
a tanto abbattere e a tanto negare, nulla si afferma ancora, nulla !Forse quest'affermazione ci sarà in qualche in- dividuale coscienza di dotto
— ma non
nella co- scienza universale: la qualo,chocchè
so no dica, è scossa nell<» sue convinzioni o ne fan t'ode lo generazioninuove
elioprima ancora
di conoscereil
nomo
di Biichnor, diDaiwin,
di Strauss e di tanti altrisommi
che arricchendo la scienzahan
dissanguata la fede, si professanofumando
il ci- garetto atei, niiscredonti, materialisti.Dunque non
c'è l'afformaziono poi- ora,ma
ildubbio.* ed io
quantunque ammetta
con molticho
il dubbio è anch'esso
una forma
di progresso,pure mi
credo in diritto di afformai-echo quest<^) stato scuoto dolorosanH'nte l'animo, 'vigenera
aspirazioni angosciose nella loro indeterminatezza, impodisco lo slancio libero o ardito dolla fantasia.In queste condizioni quale sarà la natura della
—
11—
poesia
contemporanea
? chinon vede
in quale penosa incertezza sidebba
trovare l'animo del poeta?Le
antiche melodienon hanno
piùun suono che
traduca i suoi affetti, eglismania
an- sioso nella ricerca diuna nuova
formula e nello avanzarsi verso di lei si smarrisce e spessoquando
credediintuonarel'innoarmonioso
dell'etànuova, la voce che gii esce dal labbro èun
suono strano, discordante, roco.Oh non
è carità deriderlo in queimomenti
pienid'amarezza
!È
l'antico alchimista che fiso l'occhio ardenteal crogiuolo conta pieno d'ansia mortaleiminuti, e già crede
veder
brillare il raggio biondo della verghetta convertita in oro, e il cuore gli batte, gli batte fino a rompergli il petto...E
ilmomento
S(ìspirato
non
giunge, euna
pallidezza mortale gli ricopre il viso dimagrito, e quasi la delusione lo uccide.Non avrebbe
cuord'uomo
chi ardisse schernirlo in quell'istante.Cercare
un
contenuto poetico tuttoumano
,
esprimere
come
in sintesi e istillare nelle molti- tudini le ideenuove
intorno a cui si travagliail pensiero filosofico, è il compito dellapoesiacon-
temporanea: ma
io credofermamente
che rag- giungerà il suo scopo allora soltanto che queste ideemoderne
, per 1' assiduo contatto e per la lotta diuturna fatte patrimonio della coscienza di tutti, cidaranno
un'affermazione: allora il12
—
poeta interprete del sentimento universale tro-
verà
la sua via, allorascioglieràveramente
l'inno dell'età nuova.Ma
finora noi siamo inuno
dei così detti pe- riodi di transizione, più frequenti chenon
si creda nella storia dei popoli.Contemporanei
di solenni rivolgimenti politici chetroveranno
presso i posteri iloro storicicom-
piuti, noi
non ne avvertiamo
quasi l'avvenimento;e nel
modo
istesso assistiamo presso che in difife-renti ai rivolgimenti che succedono tuttodì nel
mondo
intellettuale: inconscii guerrieri inuna
lotta titanica noi
passeremo
senzaaverne vwluto
il termine
—
e i nostri nepoti probabilmente pa-ragoneranno
questi lunghi giorni di battaglio a quelli ultimidell'Impero d'occidente,quando
con- tro all'invadente benefizio del cristianesimo lot- tava, per istinto di consorvaziono. la infrollita religione degli Dei.Oggi
il poetamoderno, non potendo
afl'errare d'un su])ito la verità ohe a tratti a tratti balena dinanzi a luicome
dinanzi al pensiero concitato d'un veggente, cercatuttaviadi andarlo da presso;senteche nelle
forme
della antica poesiamalo
siadagiano gli affetti dell'oggi, e si affanna nella scoperta d'un ignoto.
E come
nelmondo
scienti- fico tu vedi moltiplicarsi uìeravigliosamente le vie chedovrebbero condurle
adun
tormineme-
desimo, c/)si nelmondo
poetico.—
13—
V'ha
chicredendo
rinnovar lasostanza o trovarnuove
plaghe alle peregrinazioni del pensiero, veste col ritmo le conclusioni diun
sistema fi- losofico consono con le proprie convinzioni : ene
nasce ad esempio l'Innoa Satana
di Gio- suè Carducci, freddaenumerazione
delle vittorie della ragione sulla credenza cieca, professione di fede d'un
filosofo razionalista :ma
nella co- scienza universale, chenon
è razionalista ancora,non
trovaquell'inno un'eco duratura edopo un
brevemomento
di trionfo chiassoso, passa enon
si ricorda più che
come
lamemoria
d'un solitario ardimento. Il poeta dell' eranuova non
è nato ancora: il pubblico avidoha
sollevatoun
istanteil capo,
ha
tese le orecchie, si èdomandato
con ansia:—
è questo il canto che aspetto?—
poiha
reclinata la testa, e si è risposto: no,non
è questo.E
v'ha chi disperandodi rintracciarelasostanza nuova,vedendo
che ogni cosarinasce nelmondo,
che rivive l'antico Lucrezio nel materialistamo-
derno, cheinsomma
ciò che parnuovo
è vecchio quasi sempre, si persuadeche
lagrande
incognita siada
ritrovarsi nelrinnovamento
della forma:e qui, grida, stail segretoper allettare ancorale orecchie! Quindi un'affettazione di trascuratezza,
una
caccia instancabile alle espressioni più strane,un
arzigogolare sopra le parole piùsem-
plici,
un
foggiare il versocome
oracolo disibilla—
14—
elle pai- racchiuda
un
significatoarcano appunto
perchènon ne
racchiude alcuno.C'è l'indeterminatezza nella
forma
perchè lamedesima
indeterminatezza sta nel pensiero.La
loro perfetta corrispondenza in cui il
sommo De
Sanctis ripone la vera, la sola arte,
manca
natu- ralmente: quindi il pensiero del poeta ci sfuggecome
in certe liriche delpovero Praga
e nellamaggior
parte di quelle dei suoi imitatori.E
un'altraconseguenza
è ancorada
annoverarsi<li questo stato
anormale
di cose, di questa con-comitanza di circostanze strane. Spesso il poeta si
stanca dei suoi tentativi e perde ogni fiducia di
poter
mai
giungere a i-ifiettere nel suo verso lapubblica coscienza ; i suoi lamenti, le sue gioie, le sue ire
non
sono i lamenti e le gioie e le ire di tutti; egli è segregato, solitario qua.si: mille voci gli asscu'dano gli orecchi con diversi con-sigli : << canta la lovina dolorosa d'ogni fede
—
no, canta il trionlo della ragione
—
canta le lotte dellademocrazia —
sciogliun innoalla fi*at<dlanza dei popoli—
piangi sull'età scettica e malata—
sorridi all'allegro epicureismo del secolo »
—
<»va
dicendo, cosicx:hècontentando
gli uni c'èsem-
preil guaio di far strillare gli altri.E
il poeta allora si rinchiude in uè stesso, con- tento alpiccolomondo
della sua propria coscienza;l'enu» dei suoi canti è
sempre
il suo io, e pieno della fiducia cho il lettore s'interessi ai pensieri—
15-
solitarii del suo cervello e agli affetti solitarii del suo cuore, narra sé stesso largheggiando pro- digalmente l'anima sua.
Ecco
la ragione di tanta copia di poesia sogget- tiva che oggivede
la luce: al di fuori c'è buio pesto e ilpoeta nullavedendo
che abbia contorni decisiguarda
in sé stesso:—
• là dentroalmeno
c'è perlui
un
po' più di luce.Ma dunque,
nullaha
questamoderna
poesia di fecondo? essa è tutta indeterminatezza e confu- sione? dov'è il centro intorno a cui si aggira, qual è il fine a cui tende?Io
ho
inteso fin qui di esporre le cause per le qualideve
apparir chiaroanche
ai piùrestii cornonon
la poesiama
i tempisianoda
accagionarsi, se essa, quale noi lavediamo
nei giovani nostri au-tori, ci si presenta incerta, tentennante, indecisa.
Ma non
per questo sipuò
chiamarlavana
ed infe-conda
: e se lesue conquiste son lentenon
perciò SORmeno
solenni.Una
parola di quelle chesi coniano adun
tratto per esprimere un'ideanuova
e complessa,una
di quelle parolechenon
si sacome nascano
epure repentinamente
s'accasano nel dizionariocomune,
valeda
sola a chiarire adun tempo
le tendenze eil fine e le conquiste della
moderna
poesia.Questa
parola è: realismo.—
16—
Oramai
su questa parola son stati scagliati tauii improperii, le si sono avventate contro tante ac- cuse, lasi è fatta complice di tanti delitti lette rarii, cheseessaha un
po' dipudore deve
maledir mille volte chi l'hamessa
almondo.
Se pur non
sorridebonariamente,come
iopenso, nellapiena tranquillità della sua coscienza inteme- rata. Nei tempi che son passati,non
soltanto 1<^terre, la libertà, la ricchezza eran privilegio dei pochi :
anche un
più nobiledono, lacoltura, era feudo del cervello di alcuni fortunati pei quali soltanto si apriva il tesoro dellecognizioni e delle bellezze artistiche e letterarie.Ne accadde
chepei loro usoesclusivo sivenne
foggiandouna
lingu;»togata e inguantata, sempliceenaturalecreazione del popolo,
ma
strappata violentemente dalle sue labbra e camuflfata conmaschera
latina; lingua particolare di dotti,conseguenza
logicadiuno
stato tirannico di cose il qualecondannava
lemaggio-
ranzealla gleba perchè col loro sudore preparas- sero gli agi o gli ozi dolio minoranze.Ninno
invito al banchetto scientifico eletterarioavovail popolo:eciò richiedevano i tempi. Quindi
una
lingua euna
letteratura in cuinon avevano
parto alcuna i bisogni, le aspirazioni, gli affetti delle moltitudini;una
letteratura ritraente il pensierodei pochi,non
la letteratura viva e feconda, orgoglio enecessità delle nazioni colte.
Ma
amisura che
neltempo
ingrossarono gli av--
17-
venimenti,
quando
il popolo alzatosi sulla per- sonaguardò
in facciai suoi oppressori, e gridò e scrissenelsangue
suo ed altrui i propriidiritti, si educòpure
accanto al giovinetto redentouna
letteratura sua : il pensiero dei pochi si trovòdi- scorde
da
quello dei molti: la letteratura chepaga
di sfoghi accademici era cresciuta senza
degnar
(l'uno sguardo i dolori e le speranzed'una
società sofferente, si senti a poco a poco debole e impo- tentecontro alla sua rivale, quellache
riperco- teva nellesue manifestazioni infinite l'inno al la- voro e alla speranza diun
popolo che si affacciava alla vita.I
monumenti
letterarii che nella loro lingua e nei loro pensieri seguivano tuttavialetracciean- tichesitrovavano
intanta discrepanzacollenuove
tendenze, che irrisi o neglettitramontavano
ap-pena
nati:venne
AlessandroManzoni,
e osservata la vecchia prosa,solennemente
altosonante sulle labbra dei dotti, indovinò ch'essa eraoramai
cosada musei
e fecedono
prezioso all'Italia delprimo
esempiod'una
linguanuova
e vera; dellalinguada
tuttiintesa perchè parlatada
tutti.Fu
questo ilprimo
e piùsolenne esempio delle tendenze dell'età verso il realismo: giacché con questonome
ioné
possoné
voglio intendere altroche
il ritornod'un' arte sviata alla naturalezza e allasemplicità, il bisogno universale diveder
ri- tratte le cose com'esse sono, senza svisarle nel2
prismadi
una
rettorica falsatricp del sentiniPino o del pensiero.E
questa era stata specialmente lacolpaditanta vecchia poesia, che servendosi diun
materialesu- perfluamente ricco di frasi e di imagini preparate,rendeva monco
il pensiero,troncando
amezzo
l'ispirazione e stemperandola in
un
profluvio di reminiscenze di mitologia e di arte greco-romana.E
lapoesiamoderna
si sbrigò da questepastoie:essa
non cammina
più impacciata nel periodo irto di trasposizioni e di costruzioni latine,non
si in- caglia nelle parole a desinenza maestosa, rubateai classici del trecento e del cinquecento,
non
sciupa l'imagine e l'idea perl'amordella fraseele-
gantemente
attillata.E non
vi paia piccolovan-
taggio: questo realismo della lingua trae seco per naturaiconseguenza
il realismo del pensiero: e in- vano, per es,, io oso dirlo, voi cerchereste nei poeti anteriori quella naturaleo delicatissima frase in cui riposaun
pensiero pieno diamore —
quello imagini soavi di cui lamusa
di EmilioPraga
cir-conda
il letticciuolo d'un fanciullo adorato.Queste sono conquiste del realismo nostro
che non teme
1' accusa di pedestre,quando
senza ri-correre alle strofe sonore di vieti modolli esprime rosi alla buona,
come
li sente, i proprii affetti.Ma
ilnome
di realismo fapaura
: e si dicechela
musa
realistamoderna
sicompiace
di trasci- nare noi fango le sottanee di sbevazzar nelle la-—
19—
verne
con gli iibbriachi: si dice che sipompeggia
per lesuburre con laparrucca gialla della prosti- tutasul capo, che suo idolo è il vizio e solo alle opereimmorali
concede il vanto dell'interesse: si dicechei poeti realistihan
perduto il senso d'un cultogrande
e soavissimo: del culto della donna, eche
insensibilioramai
alla santa poesia diun
bacio casto di sorella o di sposa,
non fremono
che alle carezzemendicate
nel fango.Così
confondendo
insieme poeti e mestieranti,
si cerca di screditare il lavoro lungo e paziente di chi si affanna nella ricerca di un'arte che riproduca tutta
quanta
la vita, cosi si sofifocano collo sprezzo leingenue
aspirazioni delveropoeta.Non
so qual senso tuttonuovo
dipudore
s'èim- possessatoda
qualchetempo
di alcuni che su pei giornalifan lacritica delleopered'arte: arrossanocome
fanciulle di sedici anni auna
parola, anzi auna
riga di puntini: sentonoilsangue
rimescolarsi loro nellevene
a qualchecanzone
Taloralicenziosaneimotti,
ma
coll'ariaD'un nonno che sorrida con malizia bonaria,
e sono o diconodi essere
vivamente
indignati sein^in sonnettuccio senzapretese facapolinola
punta
della scarpettad'una
bella donnina.E
senzabadar
più che tanto se il poeta abbiauna
significazione, se esprima qualche cosa in questosubbissodigentecheallagalaterra diversi,— 20
gli bandiscoii addosso la croce per
una
frase, pei un'idea, e regalano la suamusa
di titoliche
in boccaa uomini
cosi timorati,cosischizzinosifanno davvero una
curiosa figura.E
perchèun
poeta cantala sensualità, gridano sensuale tuttaquanta
la giovane poesia, e
fanno
altissimi lamenti sul gustodominante
e crollano il capo predicendo la rovinadell'arte.Io
domando con
qual diritto si faccia quest'ac- cusa auna
poesiache
in fatto di delicatezze, di squisitezze del sentimentonon ha
rivali in nessun altrotempo
:domando
con qual ragionein faccia a questapoesia si sputi l'accusa di deraoralizzatrice e di oscena,mentre
(se si parli di veri poeti), ogni suo intendimentoè l'ivoltoameta
santissima,mentre
Gius. Giacosa ammollisce con delicatezzemoderne
il ferreo p«^tfo dogliuomini
medioevali,mentre
P. Cossa risveglia, conpitture alfieriane, l'orrore contro la ferocia indolente diNerone
e le libidini di Messalina,mentre Arrigo
Boito medita sull'anticamummia, mentre Mario
Kapisardi ar- disceun poema, mentre
l'Ahasverodi Ilamerling comparisce in splendida veste italiana ,mentre
echeggiano sempi-edolcissime lemelofliedelPraga?
E
se v'Iiaiino alcuniche
ri^'irantisiin più breve cerchio, fanno udirò un'unica nota, siapure
di voluttà inebbrianie, con qual diritto si toglieda
ciò
argomento
a presagirmale
della poesia per cagion loro?—
21—
Lo
conlesso,Lorenzo
Stecchetti ha scritto dei bei versi che le fanciulleda
maritonon devono
leggere:ne ha
scritto degli altri assaimeno
belliche
con
la loro inutile oscenitàristuccano persinogliscapoli impenitenti dalla coscienza poco afflitta dagli scrupoli.
Ma
innome
di Dio, chi e che cosaci
ha
rappresentato il poeta nei suoiPostuma,
che sono in fin dei conti sino ad oggi l'unica vera e compiuta sua opera d'arte?Lo
stato psi- cologicod'un povero
giovine senza fede, senzaamori
potenti, senza fervidi entusiasmi, dall'a-nima
malata di etisia, pallidamenteinnamorato
ancora delle bellezze della natura e dei volti fem- minili.— Ora
ditemi: esisteun
talefenomeno
psichicoai giorni incui siamo?E
chi oserebbe ne- garlo?Siamo una buona
volta sinceri, ecomin- ciamo
anzitutto a confessarecheun
briciolo della malattia di cuimuore
ilpoveroLorenzo
l'abbiamo tutti tutti tutti nel petto. Si tratta soltanto dinon
essere ipocriti con noi stessi.E
poi guardia-moci
attorno: ioprincipierei per partemia
acitar-vene
dellecentinaia di questi Lorenzi che trasci-nano
elegantemente sottoi portici e pei giardiniilfardello visibilissimo delle loro noie, della loro stanchezza, dei loro disinganni incolori.
E
altre centinaiame ne
citereste in seguito voi stessi.Ma
dunque,
se ilfenomeno
esiste, dov'è questo gran peccato nel rappresentarlo?Avete pure
accettato a suotempo
ilDon
Giovanni, l'Aroldo, ilMan-
-
22—
fredo, l'Ortis,
l'Armando,
e tantialtri; anzi, ora chemi
ricordo, aveteanche
battuto lemani
a questomedesimo Lorenzo quando
lo credevatemorto
Innome
di Dio, ripeto, perchè vo- lerlo rinnegare adesso che è vivo?Uno
studio seriosu Lorenzo, signoricritici,non
l'avete fatto ancora: avete pescato
qua
e là pervi- tuperarliicanti più voluttuosi, anzi ipiù sensuali, e i tanti e tantialtridove non
spirache una ma-
linconia soavissima,
una
aspirazione all'indefinito,un
desiderionon mai
appagato,un
fondo di bontà generosa e dolorosamente rassegnata, li avete sal- tati a piepari.Non
avete esaminato il lento pro- cedere delmorbo
checonduce
allatomba
il povero Lorenzo,non
avete delmorbo medesimo
studiato la complessità complicata, inquelmorbo non
avete ravvisato ilmorbo
dell'età affannosa cheattraver- siamo.Allora vi sareste accorti
che Lorenzo
èun
tipo, è la personificazione diuna
malattiamorale che
affligge
ancora
molli oggidì, è il legittimo discon- dente delmonello Don Giovanni
, dell' arcigno pensatoreManfredo,
dell'annoiatoArmando. Ma
voi
dopo
avere riconosciuti ed amati i padri, vor- reste mettere il figlio fra i trovatelli.Ilsignor Guerrini rappresentandoli suo
Lorenzo
aveva
inmente
tutto ciò? Ionon
mi curo di sa- perlo, io che credofermamente
allaingenua
in- consapevole ispirazionedell'artista: egli è poeta, e—
23—
come
taledoveva
intenderelemille voci deltempo
suo e riprodurle in parte nel suo canto.E
si dicaquelchesi vuole,
ma
ionon mi smuoverò mai
dallamia
opinione, che cioè la storia diLorenzo
Stec- chetti è storiavera, quotidiana,terribile,èlastoria mia,è la storia vostra, o ringhiosi censori, è la sto- ria di tutti.E
se il libro si legge senza preven- zioni,ma
spassionatamente,ma
con serenità diuomo
onesto e conamore
di artista, esso diventauna
buona, anziuna
ottimaazione. C'èancora
chi creda airomanzeschi
suicidii cagionati dalleLet-
tere diJacopo
OrtisfQuel
libro fece anzi delbene
: e la pitttiradei mali della patriaeducò
in petto ai giovaniil fecondo dolore e labrama
santa della vendetta.Cosi quand'io
mi
rappresento dinanzi alla fan- tasia quelmondo
tuttomine
che è l'animadell'in- felice Lorenzo,mi
spavento dime
stesso edell'età mia, euna
voce segretami
ripete:sursum corda!
in alto i cuori! e
mi
fo più forte incontro allebat- taglie della vita.E
questa arte io lachiamo
la vera e reale.È
l'ho
amara
con quegli imprudentiche
contentan- dosi d'una critica superficiale e leggiera si sono scagliati ringhiando contro il signor Guerrini: il•quale
naturalmente
se n'è risentitoda
pari suo, e s'èimpegnato
volenteroso inuna
lotta nella quale ruota bensìtremendo
lo staffile,ma
sciupa nelmedesimo tempo
veri tesori di arte. Se i suoicritici
non
avesserocon
tanto ac<5animento gittate in faccia alla suamusa
n nome che alle donne t- villania.
e se
non
l'avesseroimmeritamente
reso responsa- bile delle sguaiatagsfini di tanti suoi sedicenti imi- tatori, certo inveco dollaPolemica
e dellaNuova Polemica
egliavrebbe
legalatiben
altri gioielli alla letteratura nostra che tantone
ha bisogno eLorenzo
sarebbe rinato inneggiandonon
già al-l'amore del lupanare,
ma
all'amor
virile e ge- neroso di ogni vera bellezza.E
c'èun
guaiomaggiore
: ed èche
incoraggiati dagli sfoghi di bile del maestro, gli scolaretti son discosi anch'essi nelcampo. E
che diluvio di ver- sacci putidi e gi'assosiha
allagato i floì-idicampi
dell'arte!Già
sene
è lagnato lo stesso Carducci, invocato (la totestoro ocon quale diritto di gra- zia!* -come
il corifeo di questanuova
scuola, vecchiacome
le vecchissime passionaceleumane.
Signori miei, (juesto continuo fremoi-*' dei veli delle alcove, questa processiono
non
mai finita didonnaccie, questo tripudiaro
perenne
della carne,muovono
a schif<i le narici e lo stomaco.Pei- pla- smari" i vostrinuoci
tipi di bellezza,oh
che c'è bisognodi servirsi del fangodella strada?Ma non
ce n'è più in natura delmarmo
bianco, lindo, pu- lito? Voi vi siete fattauna
bandiei*a di pochi"tracci incolori e
n
avete scritto su: realismo.-
25 -Ma
che realismomi
andatecantando
? Queste in linguapaesana
e confidentesichiamano ne
piùne meno
che porcherie.E
poiché la parolam'
è ve-nuta
sotto lapenna
ci stia.Noi abbiamo
del realismouna ben
altra idea:intendiamo con ciò l'arte riproduttrice della vita qual'essa è veramente, e la vitaè
veramente una
vicendaperpetua di bello e di brutto, di riso e di pianto, di azioni sante e di birbonerieda
galera.Se
nelmondo
cisono ledonnaccie che avoigar-bano
tanto, ci sonpure —
equantigrazieal cielo!—
volti ecuori castissimi di fanciulle e dimadri
e di spose negli occhi delle quali sorride quell'a-more
che riposanel i^reinLo a Veneri' celeste.
Voi
nella vitanon
vedete cheil laidoe l'osceno:e
dove non
c'è,loinventate. Letterarii tiranni voi vorreste a tuttifar chiuderegliocchisopraquanto
la vita
ha
di ridente e di sacro, per riposarli in-vece
con stranacompiacenza
suquanto
offre di ri- buttante, di ribaldo e di vile.Par
che vi diletti l'odor delle cloache:e se dalle siepiverdeggianti giunge a carezzarvi le nari ilprofumo d'una
violamammola,
voi infuriate gri- dando: abbasso le violemammole! Ponete dunque
inistato diaccusala
natura
che accanto alledonne
brutteha
posto ledonne
belle, accantoalle birbeigalantuomini e accanto ai
miasmi
i profumi.26
Se lacriticaf^i
preoccupa
sulseriodiquesia sorta di rea/fs^rha
torto; in ognitempo
ci sono stati, e tirata lasomma, che gran male han
poi tatto?Lasciateli gridare: soltanto dall'acutezza delle loro strida si
accorgono
d'esser vivi.Ma
quellochea me
importaèche non
siconfonda
questoparassitacon ilrealismo
veroche
son fer-mamente
convinto essereun
piogresso dei nostri di. In fin dei contisi dice e si ripeteda
tuttiche
la letteratura
ha
da essere lo specchio fedele delle tendenze, dei vizi, delle virtù d'un'intera età: sipone
anzi l'aurea sentenzacome
base alla storia delle lettere, sene
magnifica la verità; e contutto ciòquando
vieneun
poeta a presentarvi innanzi vivo e parlante l'uomo del secolo ouna
l'orma di essochepure
riconosceteinmoltissimidiquantivi attorniano, \()i vi ribellate seperuna
cagion vo- siia speciale (juellaforma
vi dispiace e negate ad- dii'ittura che ({uella sia poesia, negate che essadebba
esser parte viva della letteratura.E
a render piùcompiuta
ladeclaniiizione,a met- tereilcolmo
agli insulti contro questapovera
poe-sia, si evoca l'ombra di Dante, e la »<i dice
dimen-
ticatada
tutti i giovani poetiche
all'Alighieri so- stituiscono Pietro Aretino , a BeatriceVenere Pandemia.
()
Padre
Daniel i >tgiiaci d'un'ideanuova die
splenderà certo nella poesia futuranon pongono
in rettoriche sfuriate il loro sprezzo per la ignobile—
27—
accusa:
non
l'annopompa
quotidiana dell'amore e della venerazione chehanno
verso di te,ma
tihanno
innalzatoun
altare nel segreto del loro cuore: e si confortanopensando
che se tu levassi ora il capo dallatomba
e tornassia rivederelatua Firenze e ripigliassi lapenna —
obabbo
Dante!—
saresti
anche
tuun
giovane letterato.Del resto
malgrado
le stolte accuse e a di- spetto d'ogni argine che le si voglia opporre, la poesiacontemporanea,
voi potete vederlo facil-mente,
cammina
a passi rapidissimi e vince ognianimo innamorato
delbello: insensibilmente quelnon
so chediindefinitoche
ioho
cercato di spie- garda
principio si manifesta nellamaggior
parte dei versi cheoggivedono
la luce: indizi di inge- gni arguti appaionqua
e là su alcuni giornali letterarii;—
sono canzoni di tali chefra qualcheanno
si presenteranno al pubblico a ricevere ilbattesimodi poeti.
Leggete
quei versi :un
pro-fumo come
difrutto di regioni stranierevi alletta, viimmerge
invaghe
meditazioniepensando
all'au- tore voi susurrate :Uno
strano ingegno.—
In quellastranezza è il preludiosempre
più evidented'una
novità che si avvicina, in quella stranezza vi balena innanzi aquando
aquando
illampo
d'un pensiero forte, splendido, nuovo.È
ilfenomeno che
si avverte leggendo i versi diFerdinando Fontana.
Or
dicano i critici che il poetamoderno ha
daispirarsi alle battaglie dellademocrazia, o aquelle della politica: sudino a provargli
che
egliha
da porsi al tavolinocon
lo scopo determinatodi far della poesiamorale
ocivile: cerchino di avviarlo per quel sentiero che pare l'ottimo a loro :—
ilpoetaquasialui
non
giungessequelconfuso gridìo, con la fronte alta e rivolta verso la suameta
misteriosa, procede indifferente :abbandonato
alle ispirazioni sue scrive con lamedesima penna
l'inno panteistico allagrande anima
delmondo,
e la canzonetta rivelatrice di sussulti amorosi :d'ogni cosa
che
gli faun
solco nel pensiero o nel cuore egliconsegna
lamemoria
inun
verso.Cosi,
non
altrimenti, si giungo alla conquista del pi'oprio scopo.Se il poeta volesse, per contentare il critico, far violoiiza alla propi-ia natura, adattarn alla bocca la
tromba
epicaquando
è nato allo zuffolo, o pretendere allafama
di apostolo delle turbo- lenti idee socialiquando
è fatto per dipinger negli inni lacalma
natura,ognuno
intende quale ri- dicola figura ci farebbe la poesia.E
i critici a questonon badano
eseguono
a ricercar nel poeta ciòche
egli né volevané
poteva dire ;ma
lapoesia, che è il pensiero
umano
acceso dall'affetto potente, nella sua ricerca di nuovi orizzontinon
si arrestaai richiami,
non
siconturba aglischerni;caduta, si rialza : smarrita, rintraccia paziente il
diritto sentiero.
Un
raggioche
letralucaditempo
—
29—
in
tempo
basta a confortare i suoi campioni in- trepidi : equantunque
i soldati dell'ogginon
sperinoche
abbia loroad
arridere iltempo
del- l'affermazionené
chedal loro senodebba
sorgereil poeta il quale riassuma il lungo dubitare, il
lottare affannoso di questo periodo ditransizione e inizii l'età nuova,
pure
son lieti abbastanzadi aver intuito l'avvenire solenne, e di aver fatti essi i primi passi nel santo pellegrinaggio.Al
disopra dellenostre simpatie, dei nostri odi e dei nostri dispettucci variabili, stanno più nobili interessi: quelli dell'arte, quelli della Poesia ita- liana.Chi di voi sull'altare della
Dea
checi rallegra lelunghe
noienon
sacrificherebbe volonterosole proprie ire letterarie ? Ecco, io sonvenuto
a do-mandarvi
questo sacrificio: e scongiuro a'oì sopra- tutto, o giovani generosi, anon
voler gettare spine sul sentieroche
il poetamoderno
calca affannando,con
gli occhi rivolti auna meta
che eglinon
distingue,ma
nella quale credecon
l'entusiasmo del neofita.Francesco De
Sanctis finiva con queste parole chehanno
del fatidico la sua storia della lette- ratura italiana :«
Ilgrande
lavoro del secoloXIX
è al suo termine. Assistiamoaduna nuova
fermentazione di idee, nunzia diun nuova
formazione.Già
vediamo
in questo secolo disegnarsi ilnuovo
se-30
colo.
E
questa voltanon dobbiamo
trovarci alla coda,non
ai secondi posti ».Egli
dunque,
il critico spassionato eprofondo, divinò, e sono anni parecchi, ilnuovo
orizzonto letterario che ci si spiega lontano dinanzi ; di- vinò lanuova
luce che presto o tardi diraderà queste tenebred'incertezza edidubbio incui bran- coliamo.Nuove forme
stanno per sovrapporsi alle antiche: scoprirle èuna
conquista.Se alcun ardito osa avventurarsi alla fortunosaricerca, o giovani, l'accompagnino gli auguri od i conforti vostri. Gli antichihan chiamato
ilpoeta vate, indovino. Ta- lorauna
partedell'avvenirebuioparche
siscopra,come
per guizzai- di lampo, alla sua fantasia oc- cupata dal Dio: ed egli intuonaun
canto chesuona
quasi straniero alle orecchie deicontem-
poranei : perchèridere?Noi non
intendiamoquella lingua, essa è la lingua dei nostri nepoti. Forse che Dante, ilmassimo
fra i nostri profeti, parlò in lingua dei tempi suoi?Vedete
: ogni genera- zione susseguenteha
scoperto sé stessa e il suo pensiero in alcuna parto del divinopoema,
e ilcommento
o la perfetta intelligenza di questo si svilupparonosoltanto a misura cheneltempo
vinse o trionfò il lil)oro pensiero.La
poesia ò vaticinio :ma
vaticinio spogliato delle anticheforme
paurose e solenni : essa ac- carezzadolcemente
i vostri pensieri, suscita ivostri affetti, e voi, inconscii, la respirate col-
—
31—
l'aria : gridino
pure
i poeti contro alsecolo ban- chiere—
èuna
vecchia loro abitudine escappa detto soventeanche
ai più innamorati del pre- sente—
il secolo banchiere par che li trascuri e li legge e ad ogninuovo venuto domanda
con ansietà se porticon
se ilnuovo
verbo.E
dei poeti alcunievocano
il cadavere vene-rando
del passato, quasidebba
rivelarci nella storia dei suoi affanni e delle sue vittorie tra- scorseinostri affanni e lenostre vittoriea venire;altri
van
diritti incontroallameta
e interrogando la multiforme materia, o la ragione fervida nella lotta,ne cantano
i responsi oscuri : altri solle-vano
la propriamente
oltre le nubi e intrave-dono
stranimondi
artistici, ene
ritornano pieniil capo di azzurro, di indefinito: altri ritorto l'occhio dalla scena del
mondo
per fissarlo nel tumultodellapropriacoscienza, vidipingon l'uomomoderno,
sfiduciato, stanco, dubbioso ; or pieno di giovanezza senteilsangue
corrergli atorrenti per levene
e inneggia alla vita :ma
tosto lafiumana
s'arresta ed egli sta gelido e scettico contemplatore dell'umanacommedia. Tenta
alcuno l'inno della vittoria— ma
l'armonia si perde in- avvertita : nessuna coscienza è preparata a ri- ceverla.Non
si affannino i critici a deplorareun
tale stato di cose, e a volere che il poeta batta lavia che più lor piacerebbe :non
sipretenda
ilpoeta-
32credente in
una
etàchenon
crede; si sia con- sentanei ai propri principii;—
essere cioè la let- teraturalo specchio dellavitamorale
ecivile d'un popolo , lo scrigno in cui egli rinchiude gelosa-mente
il sacro tesoro dei suoi affetti e delle su<fmeditazioni affannose.
lepi ed oggi. - Giovanni Prati.
Si sobbarca ad
un rude
compito, chi entra con intendimenti di critico nelcampo
della lettera- tura contemporanea. Il sentiero è seminato di spine : ve le gettano a pienemani
i timidi che reputano sacrilegio l'abbandonar i morti per di- scorrere dei vivi ; isistematici che quasi schifano ogni cosa presentecome
se il passato soltanto potesse essere fecondo diammaestramenti
; e gli ostinati, i qualinon
vogliono assolutamente che sia possibile parlare con serenità e con giustizia degliautorisui qualinon
siègiàchiusada
qualche secolo la tomba.Aggiungete
a questo la confusione cheregna
oggidì nelle lettere e la qualeha
dato origine a nomi, a formule, a scuolenuove
; l'esagera- zione di sentimento con cui ogni seguace d'un particolare sistema d'idee ad esso siabbandona,
tanto danon
voler riconoscere nulla di buono, nulla di accettabile al di fuori ; quel tenderedelle3
generazioni
nuove
a qualche cosa d'indeterminatoche
i padrinegano
ecombattono
; aggiungeteinsomma
quell'innegabilefermento
di idee e di affetti chesi appalesa nellafilosofia enella scienza, nelle lettere e nello arti, e vi parrà certo ar-dimento grande
quello del critico del pensieromoderno.
Ma
forse per questo bisognerà indietreggiare spaventati, e cullandoci nella sicurezza poltrona che i mortinon
rispondono,dovremo sempre
ri-pararci in questo vasto cimitero del passato
ed
evocare, cadavere venerando, la vita dei secoli che sono stati?Dicono che il giudicare i presenti appartiene ai posteri: ed io lo credo, se si parli di
un
giu- dizio perfetto,come
credo impossibile loscrivere perfettamente la storiacontemporanea. Ma
que- st'ultimo principio applicatocon
la solita esage- razione dei sistematici, voi sapete a che belleconseguenze
ciha
condotti !A
queste: chementre
i giovani nostri escono dalle scuole a sufficienza edotti delle vicende dei secoli passati, sono poi in