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IRCCS CROB PIANO TRIENNALE DELLA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE E DELLA TRASPARENZA

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Academic year: 2022

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IRCCS CROB

PIANO TRIENNALE DELLA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE E DELLA

TRASPARENZA AGGIORNAMENTO

2020 – 2022

Adottato con delibera n° del____________________

(2)

Sommario

Sommario ... 2

1. INTRODUZIONE. ... 6

SEZIONE PRIMA ... 9

PARTE GENERALE ... 9

1. OGGETTO, FINALITÀ ED AMBITO DI APPLICAZIONE DEL P.T.P.C.T. DELL'IRCCS CROB ... 10

2. NORMATIVA DI RIFERIMENTO ... 13

3. PROVVEDIMENTI AZIENDALI MAGGIORMENTE RILEVANTI ADOTTATI DALL’ISTITUTO ... 17

4. ADOZIONE, MODALITA’ DI AGGIORNAMENTO E VALIDITA’ TEMPORALE ... 18

5. COLLEGAMENTO CON IL CICLO DELLE PERFORMANCE ... 19

SEZIONE SECONDA ... 22

IL CONTESTO ... 22

IL CONTESTO INTERNO ... 23

1. ORGANIZZAZIONE ... 23

IL CONTESTO ESTERNO... 29

ANALISI DEL FENOMENO LUCANO E PROFILI EVOLUTIVI ... 29

SEZIONE TERZA ... 36

SOGGETTI FUNZIONI E RESPONSABILITA’ ... 36

1. I SOGGETTI DELL'ISTITUTO COINVOLTI NEL PROCESSO DI PREVENZIONE E REPRESSIONE DELLA CORRUZIONE ... 36

SEZIONE QUARTA ... 54

IL RISCHIO ... 54

1. INQUADRAMENTO CONCETTUALE DEL RISCHIO - INDIVIDUAZIONE DELLE AREE DI RISCHIO 55 2. 2. LE FASI PRINCIPALI DI UN SISTEMA DI RISK MANAGEMENT ... 57

2... 58

3... 58

3.2 DETERMINAZIONE, PER CIASCUNA AREA DI RISCHIO, DELLE ESIGENZE DI INTERVENTO UTILI A RIDURRE LA PROBABILITÀ CHE IL RISCHIO SI VERIFICHI, CON L'INDICAZIONE DI MODALITÀ, RESPONSABILI, TEMPI D'ATTUAZIONE E INDICATORI ... 58

3.3 MISURE DI PREVENZIONE DI CARATTERE TRASVERSALE ... 59

3. LA GESTIONE DEL RISCHIO ... 60

4. MAPPATURA DEI PROCESSI ATTUATI DALL’ISTITUTO... 62

5. VALUTAZIONE DEL RISCHIO ... 63

6. IL TRATTAMENTO DEL RISCHIO E LE MISURE PER NEUTRALIZZARLO ... 68

7. IL MONITORAGGIO E LE AZIONI DI RISPOSTA ... 69

8. CRITERI DI VALUTAZIONE DEL GRADO DI RISCHIO ... 69

2. ANALISI DEI RISCHI DEI PROCESSI AZIENDALI DELL’IRCCS CROB ... 73

SEZIONE QUINTA ... 81

MISURE DI PREVENZIONE ... 81

1. LA TRASPARENZA E IL RELATIVO PROGRAMMA TRIENNALE ... 82

2. UTILIZZO E CARATTERISTICHE DEL SITO WEB ... 84

3. USABILITÀ E COMPRENSIBILITÀ DEI DATI ... 86

4. OBBLIGHI DI INFORMAZIONE E DI TRASPARENZA (D.LGS. N. 33 DEL 14 MARZO 2013) ... 87

5. RAPPORTI TRA RPCT E RESPONSABILE DELLA PROTEZIONE DEI DATI -RPD... 88

6. ACCESSO CIVICO A DATI E DOCUMENTI ... 89

(3)

6.1. DEFINIZIONE DI ACCESSO CIVICO ... 91

7.2. I LIMITI ALL’ACCESSO CIVICO ... 91

7.3.PROCEDURA DI PRESENTAZIONE DELL'ISTANZA DI ACCESSO CIVICO ... 93

7.4DATI, INFORMAZIONI O DOCUMENTI OGGETTO DI PUBBLICAZIONE OBBLIGATORIA AI SENSI DEL D.LGS. N. 33/2013 ... 97

5.2. 7.5.DECORRENZA E DURATA DELL’OBBLIGO DI PUBBLICAZIONE ... 97

7.6. PROCEDURA DI PRESENTAZIONE DELL’ISTANZA DI ACCESSO CIVICO PER OMESSA PUBBLICAZIONE OBBLIGATORIA DI DATI, INFORMAZIONI ED ATTI ... 98

7.7.SULL’ATTUAZIONE DELL’ISTITUTO DI ACCESSO CIVICO ... 98

7.8. DIRITTO DI ACCESSO AI DATI DELLE P.A. RACCOLTI PER FINALITÀ STATISTICHE... 99

8. IL PIANO DI COMUNICAZIONE ... 100

9. IL BILANCIO SOCIALE ... 103

10. . CODICI DI COMPORTAMENTO – DIFFUSIONE DI BUONE PRATICHE E VALORI ... 104

11. IL CONFLITTO DI INTERESSI ... 106

11.1. COMUNICAZIONE DEGLI INTERESSI FINANZIARI E CONFLITTI DI INTERESSI ... 109

11.2. CONFLITTO DI INTERESSI IN AMBITO SANITARIO ... 110

11.3. AUTO VALUTAZIONE SULLA SUSSISTENZA DEL CONFLITTO DI INTERESSI ... 112

11.4. PROCEDURE PER LA COMUNICAZIONE E LA GESTIONE DEL CONFLITTO DI INTERESSI .... 112

11.4. CONFLITTO DI INTERESSI E PARTECIPAZIONE AD ASSOCIAZIONI O ORGANIZZAZIONI ... 114

11.5. OBBLIGO DI ASTENSIONE IN CASO DI CONFLITTO DI INTERESSE ... 115

11.6 IL CONFLITTO DI INTERESSI NELLE PROCEDURE DI APPALTO ... 117

11.7 STRATEGIA IN MATERIA DI CONFLITTO DI INTERESSI ... 118

11.8 DICHIARAZIONI DI ASSENZA DI CONFLITTO DI INTERESSI - CARATTERISTICHE ... 118

11.9ASPETTI PROCEDURALI ... 119

12. ROTAZIONE DEL PERSONALE ... 121

13. SVOLGIMENTO DI INCARICHI D’UFFICIO - ATTIVITÀ ED INCARICHI EXTRAISTITUZIONALI .... 126

14. PANTOUFLAGE – REVOLVING DOORS (Svolgimento di attività successive alla cessazione del rapporto di lavoro) ... 128

15. TUTELA DEL DIPENDENTE CHE EFFETTUA SEGNALAZIONI DI ILLECITO (C.D. WHISTEBLOWER) 130 16. LA FORMAZIONE ... 134

17. TERMINI DEI PROCEDIMENTI ... 137

18. PROCEDURE PER MONITORARE IL RISPETTO DEI TERMINI, PREVISTI DALLA LEGGE O DAI REGOLAMENTI, PER LA CONCLUSIONE DEI PROCEDIMENTI... 137

19. I SOGGETTI TITOLARI DEL POTERE SOSTITUTIVO IN CASO DI INERZIA DEL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO ... 139

20. CONTROLLO SULLA VERIDICITÀ DELLE DICHIARAZIONI RESE AI SENSI DELL’ART. 20 DEL D.LGS. N. 39/2013 ALL’ATTO DEL CONFERIMENTO DELL’INCARICO DIRIGENZIALE O IN SEDE DI DICHIARAZIONE ANNUALE ... 141

21. PROCEDURE PER MONITORARE I RAPPORTI TRA L'AMMINISTRAZIONE E I SOGGETTI CHE CON LA STESSA STIPULANO CONTRATTI O CHE SONO INTERESSATI A PROCEDIMENTI DI AUTORIZZAZIONE, CONCESSIONE O EROGAZIONE DI VANTAGGI ECONOMICI DI QUALUNQUE GENERE ... 143

22. ULTERIORI MISURE DI PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE ... 145

20.1. DICHIARAZIONI SOSTITUTIVE DI CERTIFICAZIONE... 145

20.2. MONITORAGGIO SUL CUMULO DELLE ORE ... 145

(4)

20.3. LIQUIDAZIONI RIMBORSI SPESE MISSIONI ... 145

20.4. ELABORAZIONE CEDOLINI STIPENDIALI ... 145

20.5. CONFERIMENTO INCARICHI DI COLLABORAZIONE E CONSULENZA ... 145

20.6. INIZIATIVE DI FORMAZIONE SUI TEMI DELL’ETICA E DELLA LEGALITÀ E DI FORMAZIONE SPECIFICA PER IL PERSONALE ADDETTO ALLE AREE A PIÙ ELEVATO RISCHIO DI CORRUZIONE E PER IL RESPONSABILE DELLA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE ... 146

21. VIGILANZA SUI CONTRATTI PUBBLICI E SUGLI APPALTI DI LAVORI ... 147

21.1. ANALISI DEL CONTESTO INTERNO AL FINE DI INDIVIDUARE CRITICITÀ E PUNTI DI FORZA NELLE PROCEDURE DI ACQUISTO ... 148

21.2. IL CICLO DEGLI ACQUISTI DELL’IRCCS CROB ... 150

21.3. MONITORAGGIO DEL PROCESSO DI ACQUISTO IN AZIENDA ... 150

21.4. NOMINA, RUOLO E COMPITI DEL RESPONSABILE UNICO DEL PROCEDIMENTO PER L’AFFIDAMENTO DI APPALTI E CONCESSIONI ... 153

21.5. PATTI DI INTEGRITÀ ... 153

21.6. AVVALIMENTO ... 157

21.7. VARIANTI IN CORSO D’OPERA ... 157

21.8. PROGETTAZIONE LAVORI (AFFIDAMENTI ESTERNI) ... 159

21.9. . AFFIDAMENTI MEDIANTE PROCEDURE NEGOZIATE SENZA PREVIA PUBBLICAZIONE DI UN BANDO DI GARA ... 160

21.10. LAVORI CARATTERIZZATI DA LUNGHI PERIODI DI SOSPENSIONE ... 160

21.11. . RISERVE, ACCORDI BONARI, TRANSAZIONI ... 161

21.12. . SUB APPALTI ... 163

21.13. PROJECT FINANCING E IL PARTENARIATO PUBBLICO PRIVATO ... 165

21.14. VIGILANZA SUL SISTEMA DI QUALIFICAZIONE ... 166

21.15. FORNITURA DI BENI E SERVIZI, AFFIDAMENTI IN DEROGA ALLE PROCEDURE ORDINARIE, PROROGHE E RINNOVI DI CONTRATTI ... 167

21.16. AFFIDAMENTI DIRETTI SULLA BASE DI VALUTAZIONI DI ESCLUSIVA ... 168

22. ATTIVITÀ LIBERO PROFESSIONALE ... 169

22.1. GESTIONE DELLE LISTE DI ATTESA ... 169

22.2. . CRITERI DI FORMAZIONE DELLE LISTE DI ATTESA DELL’IRCCS CROB ... 169

22.3. ALPI ... 169

22.4. ATTIVITÀ CONSEGUENTI AL DECESSO IN AMBITO INTRAOSPEDALIERO ... 171

23. FARMACEUTICA, DISPOSITIVI E ALTRE TECNOLOGIE ... 173

23.1. I PROCEDIMENTI E LE ATTIVITÀ INDIVIDUATE DALL’ISTITUTO, NELL’AMBITO DELL’U.O. DI FARMACIA, ESPOSTI PARTICOLARMENTE AL RISCHIO DI FENOMENI CORRUTTIVI E LE RELATIVE MISURE PREVENTIVE ... 173

24. INDIVIDUAZIONE DELLE MODALITÀ PER OPERARE L’AGGIORNAMENTO DEL P.T.P.C.T. ... 175

25. FASI E TEMPI DI MONITORAGGIO... 176

26. AGGIORNAMENTO E ADEGUAMENTO DEL PIANO ... 178

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(6)

1. INTRODUZIONE.

Il Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione (PTPC) costituisce il documento programmatico adottato dall’ Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico -IRCCS – Centro di riferimento Oncologico di Basilicata di Rionero in Vulture” in attuazione della L. 190 del 6 novembre 2012, recante “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione”, quale strumento strategico finalizzato a prevenire il fenomeno della corruzione e, più in generale, quello dell’illegalità mediante azioni ponderate e coerenti tra loro in grado di ridurre significativamente il rischio di comportamenti corruttivi, con la funzione di fornire una valutazione del diverso livello di esposizione degli uffici al rischio di corruzione e stabilire gli interventi organizzativi volti a prevenire il medesimo rischio.

Il presente Piano, di aggiornamento di quello triennale 2019-2021 adottato dall’Istituto, tiene conto delle rilevanti modifiche legislative intervenute recentemente con il D.Lgs. 25 maggio 2016, n. 97, in materia di prevenzione della corruzione, pubblicità e trasparenza e del Decreto Legislativo 18 aprile 2016, n. 50, sul Codice dei contratti pubblici.

Esso è redatto, inoltre, in armonia con le indicazioni contenute nel Piano Nazionale Anticorruzione 2016 (Delibera n. 831 del 3 agosto 2016 dell’Autorità Nazionale Anticorruzione), della Delibera n.

1208 del 22 Novembre 2017 – Approvazione definitiva dell’Aggiornamento 2017 al Piano Nazionale Anticorruzione – della stessa Autorità, nonché della recente Delibera n. 1074 del 21 novembre 2018 – Approvazione definitiva dell’Aggiornamento 2018 al Piano Nazionale Anticorruzione nonché della recente delibera dell'Autorità Nazionale Anticorruzione n. 1074 del 21 novembre 2018 avente ad oggetto "Approvazione definitiva dell'aggiornamento 2018 al Piano Nazionale Anticorruzione.

Il Piano triennale di prevenzione della corruzione viene adottato, ai sensi dell'art. 1, comma 8, della legge n. 190 del 6 novembre 2012, entro il 31 gennaio di ogni anno.

Il PTPCT prosegue la propria azione per il perseguimento dei seguenti obiettivi:

- configurazione più chiara dei soggetti interni all’organizzazione;

- sviluppo di una più puntuale definizione degli obiettivi di prevenzione della corruzione;

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- maggiore coinvolgimento degli organi di indirizzo per l’individuazione degli obiettivi di prevenzione della corruzione e di trasparenza;

- partecipazione degli organi di vertice e della dirigenza al processo di formazione del Piano per una più larga condivisione delle misure, sia in fase di individuazione che di attuazione;

- potenziamento della rete dei Referenti anticorruzione per sviluppare il supporto conoscitivo e rafforzare l’interlocuzione con il RPCT;

- riconoscimento del ruolo di centralità del RPCT;

- potenziamento del rapporto di collaborazione con l’OIV, rilevante per la verifica della coerenza tra gli obiettivi della performance aziendale e le misure di prevenzione della corruzione;

- riconoscimento del ruolo strategico della formazione;

- coinvolgimento di tutto il personale nel processo di gestione del rischio.

Il presente PTPCT si pone inoltre i seguenti nuovi obiettivi:

- revisione dell’attuale mappatura dei processi, in conformità agli standard qualitativi ed analitici indicati nel PNA;

________________________________________________________________________________

Il codice penale prevede diverse ipotesi di corruzione:

Art. 318 c.p. (Corruzione per un atto d'ufficio) Il pubblico ufficiale, che, per compiere un atto del suo ufficio, riceve, per sé o per un terzo, in denaro o altra utilità, una retribuzione che non gli è dovuta, o ne accetta la promessa, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni. Se il pubblico ufficiale riceve la retribuzione per un atto d'ufficio da lui già compiuto, la pena è della reclusione fino a un anno.

Art. 319 c.p. (Corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio) Il pubblico ufficiale, che, per omettere o ritardare o per aver omesso o ritardato un atto del suo ufficio, ovvero per compiere o per aver compiuto un atto contrario ai doveri di ufficio, riceve, per sé o per un terzo, denaro od altra utilità, o ne accetta la promessa, è punito con la reclusione da due a cinque anni. La pena è aumentata se il fatto di cui all'art. 319 c.p. ha per oggetto il conferimento di pubblici impieghi o stipendi o pensioni o la stipulazione di contratti nei quali sia interessata l'amministrazione alla quale il pubblico ufficiale appartiene. La pena è aumentata (art. 319-bis c.p.) se il fatto di cui all'art. 319 c.p. ha per oggetto il conferimento di pubblici impieghi o stipendi o pensioni o la stipulazione di contratti nei quali sia interessata l'amministrazione alla quale il pubblico ufficiale appartiene.

Art. 319-ter c.p. (Corruzione in atti giudiziari) Se i fatti indicati negli artt. 318 e 319 c.p. sono commessi per favorire o danneggiare una parte in un processo civile, penale o amministrativo, si applica la pena della reclusione da tre a otto anni. Se dal fatto deriva l'ingiusta condanna di taluno alla reclusione non superiore a cinque anni, la pena è della reclusione da quattro a dodici anni; se deriva l'ingiusta condanna alla reclusione superiore a cinque anni o all'ergastolo, la pena è della reclusione da sei a venti anni.

Art. 320 c.p. (Corruzione di persona incaricata di un pubblico servizio) Le disposizioni dell'art. 319 si applicano anche all'incaricato di un pubblico servizio; quelle di cui all'art. 318 c.p. si applicano anche alla persona incaricata di un pubblico servizio, qualora rivesta la qualità di pubblico impiegato. In ogni caso, le pene sono ridotte in misura non superiore ad un terzo.

Art. 321 c.p. (Pene per il corruttore) Le pene stabilite nel primo comma dell'articolo 318, nell'art. 319, nell'art. 319-bis, nell'articolo 319-ter e nell'art. 320 c.p. in relazione alle suddette ipotesi degli artt. 318 e 319 c.p., si applicano anche a chi dà o promette al pubblico ufficiale o all'incaricato di un pubblico servizio il denaro o altra utilità.

Art. 322 c.p. (Istigazione alla corruzione) Chiunque offre o promette denaro od altra utilità non dovuti ad un pubblico ufficiale o ad un incaricato di un pubblico servizio che riveste la qualità di pubblico impiegato, per indurlo a compiere un atto del suo ufficio, soggiace, qualora l'offerta o la promessa non sia accettata, alla pena stabilita nel primo comma dell'art. 318 c.p., ridotta di un terzo. Se l'offerta o la promessa è fatta per indurre un pubblico ufficiale o un incaricato di un pubblico servizio a omettere o a ritardare un atto del suo ufficio, ovvero a fare un atto contrario ai suoi doveri, il colpevole soggiace, qualora l'offerta o la promessa non sia accettata, alla pena stabilita nell'art. 319 c.p., ridotta di un terzo. La pena di cui al primo comma si applica al pubblico ufficiale o all'incaricato di un pubblico servizio che riveste la qualità di pubblico impiegato che sollecita una promessa o dazione di denaro od altra utilità da parte di un privato per le finalità indicate dall'art. 318 c.p. La pena di cui al secondo comma si applica al pubblico ufficiale o all'incaricato di un pubblico servizio che sollecita una promessa o dazione di denaro od altra utilità da parte di un privato per le finalità indicate dall'art. 319 c.p.

Art. 322-bis c.p. (Peculato, concussione, corruzione e istigazione alla corruzione di membri degli organi delle Comunità europee e di funzionari delle Comunità europee e di Stati esteri) Le disposizioni degli articoli 314, 316, da 317 a 320 e 322 c.p., terzo e quarto comma, si applicano anche:

1. ai membri della Commissione delle Comunità europee, del Parlamento europeo, della Corte di giustizia e della Corte dei conti delle Comunità europee;

(8)

2. ai funzionari e agli agenti assunti per contratto a norma dello statuto dei funzionari delle Comunità europee o del regime applicabile agli agenti delle Comunità europee;

3. alle persone comandate dagli Stati membri o da qualsiasi ente pubblico o privato presso le Comunità europee, che esercitino funzioni corrispondenti a quelle dei funzionari o agenti delle Comunità europee;

4. ai membri e agli addetti a enti costituiti sulla base dei Trattati che istituiscono le Comunità europee;

5. a coloro che, nell'ambito di altri Stati membri dell'Unione europea, svolgono funzioni o attività corrispondenti a quelle dei pubblici ufficiali e degli incaricati di un pubblico servizio.

Le disposizioni degli articoli 321 e 322 c.p., primo e secondo comma, si applicano anche se il denaro o altra utilità è dato, offerto o promesso:

1. alle persone indicate nel primo comma del presente articolo;

2. a persone che esercitano funzioni o attività corrispondenti a quelle dei pubblici ufficiali e degli incaricati di un pubblico servizio nell'ambito di altri Stati esteri o organizzazioni pubbliche internazionali, qualora il fatto sia commesso per procurare a sé o ad altri un indebito vantaggio in operazioni economiche internazionali.

Le persone indicate nel primo comma sono assimilate ai pubblici ufficiali, qualora esercitino funzioni corrispondenti, e agli incaricati di un pubblico servizio negli altri casi.

Diversi dalla corruzione sono i reati di:

A. concussione (art. 317 c.p.): Il pubblico ufficiale o l'incaricato di un pubblico servizio, che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, costringe o induce taluno a dare o a promettere indebitamente, a lui o ad un terzo, denaro od altra utilità, è punito con la reclusione da quattro a dodici anni.

B. abuso d'ufficio (art. 323 c.p.): Il pubblico ufficiale o l'incaricato di pubblico servizio che, nello svolgimento delle funzioni o del servizio, in violazione di norme di legge o di regolamento, ovvero omettendo di astenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto o negli altri casi prescritti, intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni. La pena è aumentata nei casi in cui il vantaggio o il danno hanno carattere di rilevante gravità.

C. rifiuto od omissione di atti d'ufficio (art. 328 c.p.): Il pubblico ufficiale o l'incaricato di un pubblico servizio, che indebitamente rifiuta un atto del suo ufficio che, per ragioni di giustizia o di sicurezza pubblica, o di ordine pubblico o di igiene e sanità, deve essere compiuto senza ritardo, è punito con la reclusione da sei mesi a due anni. Fuori dei casi previsti dal primo comma, il pubblico ufficiale o l'incaricato di un pubblico servizio, che entro trenta giorni dalla richiesta di chi vi abbia interesse non compie l'atto del suo ufficio e non risponde per esporre le ragioni del ritardo, è punito con la reclusione fino ad un anno o con la multa fino a lire due milioni. Tale richiesta deve essere redatta in forma scritta ed il termine di trenta giorni decorre dalla ricezione della richiesta stessa.

_________________________________________________________________________________________________________________________

(9)

SEZIONE PRIMA

PARTE GENERALE

(10)

1. OGGETTO, FINALITÀ ED AMBITO DI APPLICAZIONE DEL P.T.P.C.T. DELL'IRCCS CROB

Il Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione dell'IRCCS CROB disciplina l'attuazione del complesso degli interventi organizzativi disposti dall'Istituto per prevenire il rischio della corruzione e dell'illegalità, in applicazione della legge 6 novembre 2012, n. 190/2012, recante

“Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione”, nel rispetto dei relativi decreti attuativi, in osservanza delle intese in sede di Conferenza unificata di cui all'art. 8, comma 1, del d.lgs. 28 agosto 1997, n. 281, in aderenza al Piano Nazionale Anticorruzione, nonché alle circolari, alle linee guida, alle direttive, alle indicazioni, agli indirizzi ed alle delibere del Dipartimento della Funzione Pubblica, dell'Autorità Nazionale Anticorruzione e delle ulteriori pubbliche Autorità a vario titolo preposte all'azione di prevenzione del rischio di corruzione e dell'illegalità.

Il P.T.P.C.T. recepisce dinamicamente le modifiche alla legge, i decreti attuativi, le intese, le circolari, le linee guida, le direttive, le indicazioni, gli indirizzi e le delibere di cui al periodo che precede, nonché le prescrizioni del Piano Nazionale Anticorruzione.

Il P.T.P.C.T. è imprescindibile atto di natura programmatica dell'IRCCS CROB, in quando le disposizioni di prevenzione della corruzione sono attuazione diretta del principio di imparzialità che deve regolare l'azione amministrativa, di cui all'art. 97 della Costituzione.

Il presente piano, al fine di articolare una strategia complessiva per la prevenzione ed il contrasto del rischio della corruzione e di illegalità nell'IRCCS CROB e di assicurarne la concreta attuazione con un'azione coordinata e sistemica:

1. Fornisce una valutazione del diverso livello di esposizione degli uffici al rischio di corruzione, individuando quelli nell'ambito dei quali è più elevato il rischio medesimo;

2. Indica gli interventi organizzativi volti a prevenire il rischio della corruzione;

3. Definisce le procedure appropriate per selezionare e formare i dipendenti chiamati ad operare in settori particolarmente esposti alla corruzione, prevedendo, negli stessi settori, la rotazione di

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dirigenti e funzionari, nonché che le attività a rischio di corruzione devono essere svolte, ove possibile, dal personale specificamente selezionato e formato;

4. Definisce, per le attività individuate ai sensi del presente piano, meccanismi di formazione, attuazione e controllo delle decisioni idonei a prevenire il rischio di corruzione;

5. Stabilisce, con particolare riguardo alle attività individuate ai sensi del presente piano, obblighi di informazione nei confronti del Responsabile della prevenzione della corruzione, chiamato a vigilare sul funzionamento e sull'osservanza del piano;

6. Definisce le procedure appropriate per monitorare il rispetto dei termini, previsti dalla legge o dai regolamenti, per la conclusione dei procedimenti;

7. Definisce procedure appropriate per monitorare i rapporti tra l'amministrazione e i soggetti che con la stessa stipulano contratti o che sono interessati a procedimenti di autorizzazione, concessione o erogazione di vantaggi economici di qualunque genere, anche verificando eventuali relazioni di parentela o affinità sussistenti tra i titolari, gli amministratori, i soci e i dipendenti degli stessi soggetti e i dirigenti e i dipendenti dell'amministrazione;

8. Individua specifici obblighi di trasparenza ulteriori rispetto a quelli previsti da disposizioni di legge;

9. Disciplina le seguenti misure obbligatorie di prevenzione:

· Codici di comportamento.

· Obbligo di astensione in caso di conflitto di interesse.

· La formazione.

· Patti di integrità negli affidamenti.

· Azioni di sensibilizzazione e rapporto con la società civile.

In aggiunta alle anzidette misure obbligatorie di prevenzione, la cui applicazione discende obbligatoriamente dalla legge o da altre fonti normative, il presente P.T.P.C.T. introduce e sviluppa, per tutte le aree di rischio individuate ai sensi del P.T.P.C.T. medesimo, misure ulteriori, ritenute necessarie e utili a ridurre la probabilità che il rischio si verifichi, tenuto conto del particolare contesto di riferimento dell'Istituto e valutati i costi stimati, l'impatto sull'organizzazione ed il grado di efficacia che si attribuisce a ciascuna di esse.

Il presente P.T.P.C.T. si applica a tutti i dipendenti e collaboratori a qualsivoglia titolo dell'IRCCS CROB.

(12)

Il P.T.P.C.T. rappresenta lo strumento attraverso il quale l'Istituto sistematizza e descrive un

“processo”, articolato in fasi tra loro collegate concettualmente e temporalmente, che è finalizzato a formulare una strategia di prevenzione del fenomeno. In esso si delinea un programma di attività derivante da una preliminare fase di analisi che, in sintesi, consiste nell'esaminare l'organizzazione, le sue regole e le sue prassi di funzionamento in termini di “possibile esposizione” al fenomeno corruttivo. Ciò deve avvenire ricostruendo il sistema dei processi organizzativi, con particolare attenzione alla struttura dei controlli ed alle aree sensibili nel cui ambito possono, anche solo in via teorica, verificarsi episodi di corruzione.

Il P.T.P.C.T. quindi è un programma di attività, con indicazione delle aree di rischio e dei rischi specifici, delle misure da implementare per la prevenzione in relazione al livello di pericolosità dei rischi specifici, dei responsabili per l'applicazione di ciascuna misura e dei tempi. Il P.T.P.C.T. non è un documento di studio o di indagine, ma uno strumento per l'individuazione di misure concrete, da realizzare con certezza e da vigilare quanto ad effettiva applicazione e quanto ad efficacia preventiva della corruzione.

(13)

2. NORMATIVA DI RIFERIMENTO

La Legge 6 novembre 2012 n.190, entrata in vigore il 28/11/2012, reca le “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione”. Il provvedimento legislativo è emanato in attuazione dell’art. 6 della Convenzione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite contro la corruzione, adottata dall’Assemblea generale dell’ONU il 31 ottobre 2003 e ratificata dallo Stato Italiano con Legge n. 116 del 3 agosto 2009.

La predisposizione di un Piano anticorruzione rappresenta l’occasione di adeguarsi alle migliori prassi internazionali, introducendo nell’ordinamento ulteriori strumenti in grado di dare nuovo impulso alle politiche di prevenzione del fenomeno corruttivo nella direzione, più volte sollecitato dal Groupe d’Etats contre la Corruption (GRECO) in seno al Consiglio d’Europa, dal Working Group on Bribery (WGB) e dal Implementation Review Group (IRG) per l’implementazione della Convenzione contro la corruzione delle Nazioni Unite.

Ad ogni modo, per comodità espositiva e concettuale, il quadro normativo di riferimento può essere articolato su un duplice livello: uno nazionale e l’altro aziendale.

2.1 Norme a carattere generale

La Legge 190/2012 individua, in ambito nazionale, «l’Autorità nazionale anticorruzione e gli altri organi incaricati di svolgere, con modalità tali da assicurare azione coordinata, attività di controllo, di prevenzione e di contrasto della corruzione e della illegalità nella pubblica amministrazione».

Successivamente all’entrata in vigore della L. 190/2012 sono stati emanati i provvedimenti, di seguito dettagliatamente illustrati, che hanno completato la disciplina sulla prevenzione e repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione:

§ D.Lgs. n. 39 del 08/04/2013 recante “Disposizioni in materia di inconferibilità e incompatibilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti privati in controllo pubblico, a norma dell’art.1, commi 49 e 50 L. 190”. Tali commi prevedono che il Governo adotti strumenti legislativi idonei alla prevenzione e al contrasto dei fenomeni corruttivi, senza nuovi o maggiori oneri di spesa per la finanza pubblica. In particolare con il suddetto Decreto si modifica in senso restrittivo, la normativa vigente in materia di attribuzione di incarichi

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dirigenziali e di responsabilità di vertice nella pubblica amministrazione e di incompatibilità tra i detti incarichi e svolgimento di incarichi pubblici elettivi o la titolarità di interessi privati che possano porsi in conflitto, con l’esercizio imparziale delle funzioni pubbliche affidate;

§ D.Lgs n. 33 del 14/03/2013 sul “Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicità trasparenza e diffusione dell’informazione da parte delle pubbliche amministrazioni”. Il Decreto, nel rispetto dei principi e criteri direttivi dei commi 35 e 36, art.1 L. 190, definisce il principio generale di trasparenza, come “accessibilità totale delle informazioni concernenti l’organizzazione e l’attività delle pubbliche amministrazioni, allo scopo di favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche” (art. 1, co. 1). Nel provvedimento sono definite, in maniera vincolante, le norme e le sanzioni relative ai mancati adempimenti. Sono inoltre individuate le disposizioni che regolamentano e fissano i limiti della pubblicazione nei siti istituzionali di dati e informazioni relative all’organizzazione e alle attività delle pubbliche amministrazioni. Tali informazioni sono pubblicate in formato idoneo a garantire l’integrità del documento, devono essere aggiornate, di semplice consultazione e devono indicare la provenienza, nonchè devono inoltre risultare riutilizzabili. È fissato in 5 anni l’obbligo di durata della pubblicazione. Pur rispettando i limiti imposti dalla normativa in materia di tutela della segretezza e della privacy, l’introduzione del “diritto all’accesso civico” mira a costruire e/o ad alimentare il rapporto di fiducia tra il Cittadino e la Pubblica Amministrazione e a promuovere il principio di legalità e la prevenzione della corruzione. Nel dispositivo legislativo viene “suggerita” l’adozione del Piano Triennale per l’integrità e la trasparenza come sezione del Piano di prevenzione della corruzione che deve indicare le modalità di attuazione degli obblighi di trasparenza e gli obiettivi collegati con il piano della performance. Suggerimento implementato dall’IRCCS CROB”.

§ D.P.R. 16/04/2013 n. 62 “Regolamento recante codice di comportamento dei dipendenti pubblici, a norma dell’art. 54 del D.Lgs. 30/03/2001, n.165”. Il Codice approvato sostituisce il vigente Codice di comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni di cui al decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento della funzione pubblica 28 novembre 2000 (pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 84 del 10 aprile 2001). Esso è stato abrogato dall’articolo 17, comma 3, del succitato decreto n. 62. Il Codice stabilisce l’obbligo di

“assicurare la qualità dei servizi, la prevenzione dei fenomeni di corruzione, il rispetto dei

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doveri costituzionali di diligenza, lealtà, imparzialità e servizio esclusivo alla cura dell’interesse pubblico”. Il regolamento si applica ai dipendenti delle pubbliche amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2, del Decreto Legislativo 30 marzo 2001, n. 165, il cui rapporto di lavoro è disciplinato in base all’articolo 2, commi 2 e 3, del medesimo decreto.

§ Legge n. 124/2015 “Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche” (G.U. n. 187 del 13 agosto 2015), nello specifico dettato dell’art. 7 rubricato:

· Revisione e semplificazione delle disposizioni in materia di prevenzione della corruzione, pubblicità e trasparenza;

§ Legge n. 208/2015 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato” (legge di stabilità 2016), nello specifico dettato dell’art 1 comma 522 e 523 che assegna nuove responsabilità e compiti al responsabile della prevenzione della corruzione aziendale;

§ D.Lgs. n. 97 del 25/05/2016 (Revisione e semplificazione delle disposizioni in materia di prevenzione della corruzione, pubblicità e trasparenza, correttivo della legge 6 novembre 2012, n. 190 e del decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33, ai sensi dell’articolo 7 della legge 7 agosto 2015, n. 124, in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche). Il provvedimento apporta significative modifiche al decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33, con l’obiettivo di ridefinire l’ambito di applicazione degli obblighi e delle misure in materia di trasparenza, prevedere misure organizzative per la pubblicazione di alcune informazioni e per la concentrazione e la riduzione degli oneri gravanti in capo alle amministrazioni pubbliche, razionalizzare e precisare gli obblighi di pubblicazione, individuare i soggetti competenti all’irrogazione delle sanzioni per la violazione degli obblighi di trasparenza.

Introduce una nuova forma di accesso civico ai dati e ai documenti pubblici, equivalente a quella che nei sistemi anglosassoni è definita Freedom of information act (Foia). Questa nuova forma di accesso prevede che chiunque, indipendentemente dalla titolarità di situazioni giuridicamente rilevanti, può accedere a tutti i dati e ai documenti detenuti dalle pubbliche amministrazioni (sia pur con alcune limitazioni che saranno precisate ulteriormente dalle linee guida dell’ANAC e del Garante della privacy), nel rispetto di alcuni limiti tassativamente indicati dalla legge. Il decreto legislativo interviene, inoltre, anche sulla legge 6 novembre 2012, n. 190 sia precisando i contenuti e i procedimenti di adozione del Piano nazionale anticorruzione e dei piani triennali per la prevenzione della corruzione, sia ridefinendo i ruoli, i poteri e le responsabilità dei soggetti interni che intervengono nei relativi processi;

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§ Legge 8 marzo 2017, n. 24, Disposizioni in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita, nonchè in materia di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie.

Infine, si elencano le ulteriori disposizioni di riferimento a carattere nazionale:

§ il Piano Nazionale Anticorruzione predisposto dal Dipartimento della Funzione Pubblica e approvato con delibera n. 72 del 11.09.2013 della Commissione Indipendente per la Valutazione, la Trasparenza e l’Integrità delle Amministrazioni Pubbliche (ANAC);

§ la Circolare n. 1 del 25/01/2013 “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione” Presidenza del Consiglio dei Ministri-Dipartimento della Funzione Pubblica;

§ D.P.C.M. del 16/01/2013 “Istituzione del Comitato interministeriale per la prevenzione e il contrasto della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione”;

§ Delibera n° 50/2013 dell’ANAC avente ad oggetto “Linee guida per l’aggiornamento del programma triennale per la trasparenza e l’integrità 2014-2016”;

§ Decreto Legislativo 30 marzo 2001 n.165 recante “Norme generali sull’ordinamento del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche”;

§ Articoli da 318 a 322 del Codice Penale Italiano;

§ Legge n. 116 del 3 agosto 2009 “Ratifica ed esecuzione della Convenzione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite contro la corruzione, adottata dall'Assemblea generale dell'ONU il 31 ottobre 2003 con risoluzione n. 58/4, firmata dallo Stato Italiano il 9 dicembre 2003, nonché norme di adeguamento interno e modifiche al codice penale ed al codice di procedura penale”;

§ Decreto Legislativo n. 150 del 27 ottobre 2009 “Attuazione della legge 4 marzo 2009, n.15, in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico e di efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni”;

§ Decreto Legislativo denominato “Testo unico sulla privacy” n. 196 del 30 giugno 2003;

§ Determinazione n. 12 del 28/10/2015 dell’ANAC inerente “aggiornamento 2015 al piano nazionale anticorruzione”. In particolare la determina ANAC n. 12/2015 ha evidenziato i

“vulnus” più comuni ai precedenti PTPC identificati principalmente nella mancanza o insufficienza dell’analisi del contesto, sia interno che esterno, in cui opera l’amministrazione;

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in una bassa qualità e analiticità della “mappatura dei rischi”; in una scarsa

“responsabilizzazione” degli organi di vertice e in uno scarso coordinamento tra il Piano triennale prevenzione della corruzione (PTPC) e il Piano della performance (PP).

§ Delibera n. 831 del 3 agosto 2016, Piano Nazionale Anticorruzione 2016, dell’Autorità Nazionale Anticorruzione. Il Piano costituisce un atto di indirizzo per le amministrazioni chiamate ad adottare e/o ad aggiornare concrete ed effettive misure di prevenzione di fenomeni corruttivi. Tale Piano Nazionale Anticorruzione 2016, è il primo predisposto e adottato dall’Autorità Nazionale Anticorruzione, ai sensi dell'art. 19 del decreto legge 24 giugno 2014, n. 90, che ha trasferito interamente all'Autorità le competenze in materia di prevenzione della corruzione e della promozione della trasparenza nelle pubbliche amministrazioni. Il PNA è in linea con le rilevanti modifiche legislative intervenute recentemente, in molti casi dando attuazione alle nuove discipline della materia (D.Lgs. 97/2016), di cui le amministrazioni dovranno tener conto nella fase di attuazione del PNA nei loro Piani triennali di prevenzione della corruzione;

§ Linee guida ANAC sul D.Lgs. 97/2016 (Prime linee guida recanti indicazioni sull’attuazione degli obblighi di pubblicità, trasparenza e diffusione di informazioni contenute nel d.lgs. 33/2013 come modificato dal D.Lgs. 97/2016);

§ Delibera ANAC n. 358 del 29 Marzo 2017, Linee Guida per l’adozione dei Codici di comportamento negli enti del Servizio Sanitario Nazionale;

§ Delibera n. 1208 del 22 Novembre 2017 – Approvazione definitiva dell’Aggiornamento 2017 al Piano Nazionale Anticorruzione – della stessa Autorità;

§ Delibera n. 1074 del 21 novembre 2018 - Approvazione definitiva dell’Aggiornamento 2018 al Piano Nazionale Anticorruzione.

§ Delibera n. 1064 del 13 novembre 2019 - Approvazione in via definitiva del Piano Nazionale Anticorruzione 2019.

3. PROVVEDIMENTI AZIENDALI MAGGIORMENTE RILEVANTI ADOTTATI DALL’ISTITUTO

Di seguito si elencano i principali provvedimenti adottati dall’Istituto in tema di prevenzione della corruzione:

· la deliberazione del Direttore Generale n. 8 dell’11 gennaio 2018 avente ad oggetto:

“Approvazione del Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione - Triennio 2018/2020”;

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· la deliberazione del Direttore Generale n.224 del 12/04/2018 “Responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza ai sensi della Legge 6 novembre 2012, n. 190 e s.m.i. - Presa d'atto dell'avvenuta cessazione e nomina del nuovo Responsabile”;

· la deliberazione del Direttore Generale n.58 del 28/01/2019 Approvazione della relazione annuale 2018 del responsabile della prevenzione della corruzione e del piano triennale di prevenzione della corruzione e della trasparenza triennio 2019/2021;

· la deliberazione del Direttore Generale n.745 del 19/11/2019 - legge 190/2012: disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione.

individuazione e nomina dei referenti per la prevenzione della corruzione;

· la deliberazione del Direttore Generale n. 828 del 31/12/2019 legge 190/2012: legge 190/2012:

disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione. delibera n. 745 del 19/11/2019 sostituzione dei referenti per la prevenzione della corruzione

4. ADOZIONE, MODALITA’ DI AGGIORNAMENTO E VALIDITA’ TEMPORALE

Il Piano Triennale per la Prevenzione della corruzione dell’Istituto viene adottato con deliberazione del Direttore Generale nei termini di Legge su proposta del Responsabile della Prevenzione della Corruzione. Il Piano viene pubblicato sul sito internet istituzionale nell’apposita sezione dedicata all’anticorruzione (Amministrazione trasparente/Altri contenuti Corruzione). Così come previsto nel PNA 2016 dell’ANAC, in una logica di semplificazione degli adempimenti, non deve essere trasmesso alcun documento all’Autorità Nazionale Anticorruzione. Tale adempimento si intende assolto con la pubblicazione del PTPC sul sito istituzionale, sezione “Amministrazione trasparente/Altri contenuti Corruzione”.

Il Piano è aggiornato e migliorato tenendo conto delle novità normative e delle indicazioni del Piano Nazionale Anticorruzione entro il 31 gennaio di ciascun anno, prendendo a riferimento il triennio successivo a scorrimento. Inoltre, trattandosi di uno strumento di programmazione viene modificato in relazione ai risultati conseguiti e alle criticità riscontrate nell’anno precedente. Al pari della prima adozione, l’aggiornamento avviene a cura del Responsabile per la prevenzione della corruzione, è approvato con delibera del Direttore Generale e pubblicato

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sul sito web istituzionale. I documenti in argomento e relative modifiche e/o aggiornamenti rimangono pubblicati sul sito unitamente a quelli degli anni precedenti

5. COLLEGAMENTO CON IL CICLO DELLE PERFORMANCE

Il presente P.T.P.C.T. individua, per ciascuna misura da implementare, il responsabile dell’implementazione e il termine per l’implementazione stessa. L’efficacia del P.T.P.C.T. dipende dalla collaborazione fattiva di tutti i componenti dell’organizzazione e, pertanto, è necessario che il suo contenuto sia coordinato rispetto a quello di tutti gli altri strumenti di programmazione presenti nell’Istituto.

Il P.T.P.C.T è quindi strutturato come documento di programmazione, con l’indicazione di obiettivi, indicatori, misure, responsabili, tempistica e risorse.

Il presente P.T.P.C.T. stabilisce i dovuti collegamenti con il ciclo della performance, garantendone l’effettività, la concretezza e la realtà.

L’Istituto a tal fine procede, come da indicazioni già ricevute dalla delibera n. 6 del 2013 della C.i.V.I.T., alla costruzione di un ciclo delle performance integrato, che comprenda gli ambiti relativi:

· Alla performance;

· Agli standard di qualità dei servizi;

· Alla trasparenza ed alla integrità;

· Al piano di misure in tema di misurazione e contrasto alla corruzione.

Il contenuto del P.T.P.C.T. è coordinato con gli strumenti già vigenti per il controllo nell’amministrazione nonché con quelli individuati dal d.lgs. n. 150/2009, ossia:

· Il redigendo Piano e la Relazione sulla performance (art. 10 del d.lgs. n. 150/2009);

· Il Sistema di misurazione e valutazione della performance (art. 7 del d.lgs. n. 150/2009);

· Il P.T.T.I.

La rilevanza strategica dell’attività di prevenzione e contrasto della corruzione comporta che l’Istituto procede all’inserimento dell’attività che pone in essere per l’attuazione della legge n.

190/2012 nella programmazione strategica e operativa, definita in via generale nel Piano della performance (e negli analoghi strumenti di programmazione eventualmente previsti). L’Istituto, quindi, procede ad inserire negli strumenti del ciclo della performance, in qualità di obiettivi e di

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indicatori per la prevenzione del fenomeno della corruzione, i processi e le attività di programmazione posti in essere per l’attuazione del P.T.P.C.T.

In tal modo, le attività svolte dall’Istituto per la predisposizione, l’implementazione e l’attuazione del P.T.P.C.T. vengono inserite in forma di obiettivi nel redigendo Piano della performance, nel duplice versante della:

· Performance organizzativa (art. 8 del d.lgs. n. 150/2009), con particolare riferimento:

- all’attuazione di piani e misure di prevenzione della corruzione, nonché la misurazione dell'effettivo grado di attuazione dei medesimi, nel rispetto delle fasi e dei tempi previsti (art. 8, comma 1, lett. b), d.lgs. n. 150/2009);

- allo sviluppo qualitativo e quantitativo delle relazioni con i cittadini, i soggetti interessati, gli utenti e i destinatari dei servizi, anche attraverso lo sviluppo di forme di partecipazione e collaborazione (art. 8, comma 1, lett. e), d.lgs. n. 150/2009), al fine di stabilire quale miglioramento in termini di accountability riceve il rapporto con i cittadini l’attuazione delle misure di prevenzione;

· Performance individuale (ex art. 9, d.lgs. n. 150/2009), dove andranno inseriti:

- nel Piano della performance ex art. 10 del d.lgs. n. 150/2009, gli obiettivi assegnati al personale dirigenziale ed i relativi indicatori, in particolare gli obiettivi assegnati al Responsabile della prevenzione della corruzione, ai dirigenti apicali in base alle attività che svolgono ai sensi dell’art.

16, commi 1, lett. l) bis, ter, quater, d.lgs. n. 165/2001; ai Referenti del Responsabile della corruzione, qualora siano individuati tra il personale con qualifica dirigenziale;

- nel Sistema di misurazione e valutazione delle performance ex art. 7 del d.lgs. n. 150/2009 gli obiettivi, individuali e/o di gruppo, assegnati al personale formato che opera nei settori esposti alla corruzione.

Dell’esito del raggiungimento di questi specifici obiettivi in tema di contrasto del fenomeno della corruzione individuati nel P.T.P.C.T. (e dunque dell’esito della valutazione della perfomance organizzativa ed individuale) l’Istituto da specificamente conto nell’ambito della Relazione della performance (art. 10, d.lgs. n. 150/2009), dove a consuntivo, con riferimento all'anno precedente, l’Istituto verifica i risultati organizzativi e individuali raggiunti rispetto ai singoli obiettivi programmati ed alle risorse, con rilevazione degli eventuali scostamenti.

Dei risultati emersi nella Relazione della performance, il Responsabile della prevenzione della corruzione tiene conto:

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· Effettuando un’analisi per comprendere le ragioni/cause in base alle quali si sono verificati degli scostamenti rispetto ai risultati attesi;

· Individuando delle misure correttive, sia in relazione alle misure c.d. obbligatorie che a quelle c.d. ulteriori, anche in coordinamento con i dirigenti in base alle attività che svolgono ai sensi dell’art. 16, commi 1, lett. l) bis, ter, quater, d.lgs. n. 165/2001 e con i Referenti del Responsabile della corruzione individuati ai sensi del presente piano;

· Per inserire le misure correttive tra quelle per implementare/migliorare il P.T.P.C.T.

Anche la performance individuale del Responsabile della prevenzione della corruzione è valutata in relazione alla specifica funzione affidata, a tal fine inserendo nel Piano della performance gli obiettivi affidati, anche al fine di consentire un’adeguata remunerazione mediante il trattamento accessorio della funzione svolta.

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SEZIONE SECONDA

IL CONTESTO

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IL CONTESTO INTERNO

1. ORGANIZZAZIONE

La Direzione Strategica dell’Istituto, sulla scorta del riassetto organizzativo definito dalla legislazione Regionale richiamata e degli obiettivi di salute annualmente assegnati, nonché sulla base delle esperienze di gestione maturate nella struttura, ha definito ed approvato il proprio atto aziendale giusta delibera del D.G. n. 378 del 15 giugno 2018, ed approvato con D.G.R. n. 631 del 5 luglio 2018.

Sono organi dell'Istituto ai sensi del D. Lgs. n. 288 del 16.10.2003 della L. R. n.12 dell’1 luglio 2008, della L. R. n.20 del 6 agosto 2008 e della L. R. n. 2 del 12 gennaio 2017:

· Il Direttore Generale, coadiuvato dal Direttore Amministrativo e dal Direttore Sanitario;

· Il Collegio Sindacale;

· Il Consiglio di Indirizzo e Verifica;

· Il Direttore Scientifico.

L’Istituto ha una organizzazione di tipo Dipartimentale. I Dipartimenti sono la sede in cui si esercita il governo clinico e hanno la caratteristica di gestire le risorse ad essi attribuite sia di personale che di beni e servizi, perseguendo finalità di integrazione professionale, organizzativa e logistica. La gestione del Dipartimento, ai sensi dell’art. 17 bis del D. Lgs. 502/92, e ss.mm.ii. è affidata al Direttore di Dipartimento. Il Direttore di Dipartimento garantisce il coordinamento delle attività di programmazione, realizzazione e monitoraggio delle attività dipartimentali ed è responsabile dell’appropriato utilizzo delle risorse assegnate al Dipartimento stesso.

Il Direttore di Dipartimento è nominato dal Direttore Generale tra i dirigenti con incarico di direzione di struttura complessa del Dipartimento e mantiene di norma la direzione della Unità Operativa di origine. I responsabili di unità complessa e di unità semplice a valenza dipartimentale rispondono direttamente al Direttore di Dipartimento e sono nominati dal Direttore Generale.

La Regione Basilicata con D.G.R. n. 779 del 26/07/2017 ha aggiornato l'Accordo Programmatico Interaziendale per la redazione dell'Atto Aziendale, già definito con D.G.R. n. 624 del 14/05/2015, che costituisce atto di indirizzo uniforme per tutte le Aziende Sanitarie e Ospedaliere Regionali per

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la definizione degli assetti organizzativi – operativi interaziendali da recepire nei rispettivi Atti Aziendali, al fine di garantire una più efficiente ed al contempo efficace risposta ai bisogni di salute della popolazione.

Pertanto presso l’Istituto sono attive Strutture Complesse Interaziendali, per brevità chiamate SIC, e Dipartimenti Interaziendali.

Le SIC sono strutture complesse caratterizzate da autonomia professionale e gestionale di più strutture ospedaliere o territoriali omogenee per la tipologia di prestazioni erogate. Il titolare della SIC svolge, nelle diverse sedi di competenza, attività di diagnosi e cura, in considerazione delle sue specifiche competenze nella branca specialistica di riferimento, nonché attività di gestione delle risorse umane, tecnologiche e finanziarie. La struttura complessa interaziendale deve possedere i seguenti requisiti:

· dimensioni rilevanti in quanto ubicata su più sedi;

· dotazione di personale specialistico dedicato;

· attrezzature dedicate;

· budget assegnato nell’ambito del Dipartimento di appartenenza.

Il Direttore della Struttura Complessa Interaziendale esercita, oltre a quelle derivanti dalle specifiche competenze professionali, funzioni di direzione e di organizzazione, da attuarsi nell’ambito degli indirizzi emanati dagli organi e dalle strutture sovra ordinate.

Il Dipartimento Interaziendale è un'aggregazione funzionale di Strutture Complesse appartenenti a più Aziende Sanitarie, istituito per il perseguimento di finalità ed obiettivi comuni. Esso rappresenta il luogo principe dove realizzare l’integrazione ospedale-territorio e/o la realizzazione di reti interaziendali di patologia e, in tale contesto, il FSE (fascicolo sanitario elettronico) rappresenta lo strumento indispensabile intorno a cui costruire l’integrazione.

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Di seguito si riporta il nuovo Organigramma Aziendale.

POSTI LETTO

La DGR n. 1201 del 07/11/2017 assegna all’IRCSS CROB 104 posti letto per acuti oltre 8 posti letto per cure palliative/hospice giusta deliberazione n. 658/2002. L’Istituto è integrato nella rete ospedaliera regionale, con 95 posti letto attivati (di cui 87 per acuti e 8 posti letto per Hospice), giusta Deliberazione del Direttore Generale n. 190 del 28/03/2018. I posti letto sono tutti dedicati ad attività di tipo oncologico. La tabella seguente riporta il dettaglio dei posti letto attivi e suddivisi per U.O. e tipologia.

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RISORSE UMANE

Il personale dell’Istituto ha sviluppato una forte attenzione al paziente sia negli aspetti dell’accoglienza che negli aspetti clinici; le attività svolte sono improntate alle buone pratiche cliniche e orientate agli aspetti della ricerca più avanzata. I buoni risultati ottenuti dall’Istituto in termini di rapporto operatore-paziente sono imputabili all’impegno profuso quotidianamente dal personale che agisce con entusiasmo e passione ed all’attenzione posta dal management sulla gestione dell’operatività quotidiana.

Il personale strutturato al 31/03/2019 presso l’Istituto era pari a 354 unità. La maggior parte delle unità di personale in forza, sia dirigenziali che di comparto, è collocata nel ruolo sanitario. Inoltre, l’Istituto per le attività di ricerca e di supporto si avvale della collaborazione di 37 ricercatori. La grafica che segue riporta la composizione del personale.

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PERSONALE STRUTTURATO AL 31.12.2019

DIRIGENZA

DIRIGENZA SANITARIA 20

DIRIGENZA MEDICA 74

DIRIGENZA AMMINISTRATIVA 2

DIRIGENZA PROFESSIONALE 2

TOTALE PERSONALE DELLA DIRIGENZA 98

COMPARTO

RUOLO TECNICO 87

RUOLO AMMINISTRATIVO 48

RUOLO SANITARIO 182

RICERCATORI ED ALTRO PERSONALE DI SUPPORTO ALLA RICERCA 21

TOTALE PERSONALE DEL COMPARTO 338

RICERCATORI ED ALTRO PERSONALE DI SUPPORTO ALLA RICERCA 16

TOTALE COMPLESSIVO 354

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RISORSE, EFFICIENZA ED ECONOMICITÀ Le risorse economiche

Per lo svolgimento delle attività, l’Istituto utilizza diverse fonti di finanziamento.

Tali fonti di finanziamento sono destinate alle attività di ricerca e provengono sia da finanziamenti pubblici (Ministero della Salute, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Programma Operativo Nazionale, Unione Europea, Agenzia Italiana del Farmaco, Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro) sia da finanziamenti privati (aziende farmaceutiche, donazioni ed erogazioni liberali).

Inoltre, si svolgono sia sperimentazioni cliniche sia studi osservazionali promossi dall’Istituto, ma anche da altri soggetti pubblici (studi “no-profit”) o da Aziende Farmaceutiche (studi “profit”).

Infine l’Istituto, in quanto ente di ricerca sanitaria, si avvale anche del finanziamento derivante dalla destinazione del 5 per mille dell’imposta sul reddito delle persone fisiche a sostegno di enti che svolgono attività socialmente rilevanti

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IL CONTESTO ESTERNO

ANALISI DEL FENOMENO LUCANO E PROFILI EVOLUTIVI

Dalla relazione del primo semestre 2019 del Ministro dell’Interno al Parlamento sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia si legge che la configurazione geografica della Regione ha preservato per lungo tempo la Basilicata dagli interessi delle mafie.

Tuttavia, in tempi più recenti, si è registrata una sempre maggiore interferenza degli aggregati criminali confinanti – pugliesi, campani e calabresi – disposti ad interagire con le consorterie criminali locali per espandere i propri affari illeciti.

Un quadro generale confermato all’esito della Conferenza regionale delle Autorità di Pubblica Sicurezza, tenutasi 27 giugno 2019 presso la Prefettura di Potenza a cui hanno partecipato i Procuratori distrettuali e i vertici delle Forze di Polizia. Il consesso ha analizzato le condizioni dell’ordine e sicurezza pubblica nel territorio regionale, avuto specifico riguardo all’incidenza della criminalità organizzata. Le risultanze dei lavori hanno mostrato come “il territorio della Regione Basilicata, ancorché lontano dai livelli di pericolo in atto in altre regioni, presenta tuttavia temibili formazioni autoctone in fase di ricompattamento e riorganizzazione oltre che evidenze di permeabilità da parte delle consorterie criminali delle regioni confinanti.”

Quanto descritto dalla Conferenza Regionale emerge in modo chiaro dai più recenti esiti investigativi, che danno conto di un’evoluzione della criminalità organizzata lucana che, in modo sempre più strutturato, tenta di infiltrare l’economia locale attraverso condotte di corruttela verso politici, funzionari pubblici e imprenditori compiacenti ovvero mediante il compimento di azioni intimidatorie.

Emblematiche in tal senso appaiono l’inchiesta “Vladimir”, dello scorso semestre, e la più recente operazione “Centouno”, che hanno mostrato come i gruppi criminali lucani riescano a condizionare l’economia legale con metodi tipicamente mafiosi, assoggettando gli operatori presenti sul mercato attraverso pratiche estorsive ed intimidatorie.

Emerge anche una spiccata capacità di reinvestimento dei proventi illeciti, mediante il controllo di settori economico-produttivi con intestazioni fittizie di beni. Risultano altrettanto significative le interdittive prefettizie emesse a Potenza, nei confronti di un’impresa operante

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nel settore delle costruzioni (il cui amministratore unico rivestiva la medesima carica anche in altre due imprese destinatarie di analoghi provvedimenti antimafia) ed a Matera, nei confronti di un imprenditore in rapporti con esponenti di primissimo piano della criminalità organizzata di tipo mafioso del Vulture-Melfese.

Il recente sviluppo del settore turistico e di quello estrattivo, nonché dell’intera filiera agroalimentare, può rappresentare un interesse da parte della criminalità autoctona ma anche delle mafie extraregionali. Proprio con riguardo all’agroalimentare, il 13 maggio 2019, nell’ambito dell’operazione “Oro giallo”, a Foggia, Potenza e in Germania, i Carabinieri hanno dato esecuzione ad una misura cautelare, nei confronti di 24 soggetti, componenti di un’associazione per delinquere dedita alla produzione, al confezionamento ed alla vendita di olio extravergine di oliva sofisticato, nonché alla truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Il sodalizio, con base operativa all’interno di un oleificio di Cerignola (FG) ed attivo in varie regioni del territorio nazionale, aveva delle proiezioni in Germania dove due soggetti, un lucano ed un casertano, provvedevano agli aspetti organizzativi, fornendo supporto logistico e curando gli aspetti distributivi nel territorio tedesco del prodotto oleario sofisticato in Italia. Gli scenari criminali restano, quindi, particolarmente complessi, anche per le cointeressenze tra gruppi di diversa origine geografica, compresa quella straniera. Rileva, in tale quadro, la questione delle “giovani leve” emergenti che trovano il modo di ritagliarsi autonomi spazi di operatività in territori nei quali convivono con storici gruppi criminali. D’altro canto, l’omicidio avvenuto a Montescaglioso (MT) il 27 maggio 2019, sembrerebbe indicativo di come questi ultimi siano strategicamente intenzionati a ripristinare i tradizionali assetti della criminalità e ad arginare l’ambizione dei più giovani criminali, specie nella gestione del mercato degli stupefacenti. Per quanto attiene al settore degli stupefacenti, la Basilicata, oltre a costituire terra di transito per i traffici delle cosche calabresi e pugliesi, si conferma un’importante piazza di spaccio.

La Relazione Annuale della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga, relativa al 2018, rileva un aumento dei sequestri di droga operati nella Regione, anche a carico di soggetti incensurati e di cittadini extracomunitari, indice di una espansione del consumo delle droghe anche tra i più giovani. Altri ambiti nei quali resta alta l’attenzione per le costanti violazioni amministrative e penali riscontrate dalle Forze di Polizia, attengono alla gestione del ciclo dei rifiuti, ai reati di

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natura ambientale, all’illecita raccolta di scommesse su eventi sportivi e al gioco d’azzardo, alla sicurezza alimentare e nei luoghi di lavoro e al “lavoro nero”.

Si segnalano, infine, diversi sequestri, spesso a carico di cittadini stranieri (cinesi e del Bangladesh) di capi contraffatti, nonché di articoli di bigiotteria, elettronici, casalinghi, prodotti in violazione delle norme in materia di sicurezza .

Presenza criminale in Basilicata Provincia di Potenza

Gli esiti delle attività info-investigative svolte nel semestre nella provincia di Potenza non forniscono segnali di particolari cambiamenti negli assetti delle consorterie potentine, che appaiono sostanzialmente immutati rispetto a quanto registrato in precedenza. Continuano, tuttavia, a registrarsi tentativi delle “nuove leve” di affermarsi nei contesti criminali locali. In tutta la provincia, l’attività illecita prevalente resta quella connessa allo spaccio di sostanze stupefacenti, su cui incide la vicinanza con le organizzazioni criminali calabresi, campane e pugliesi e con le quali la criminalità locale mantiene rapporti costanti.

Potrebbe essere indicativo di questa osmosi criminale anche l’arresto, eseguito a Potenza, il 5 maggio 2019 di un boss napoletano, appartenente al clan camorristico FORMICOLA. A livello locale, nel commercio della droga, specie nel capoluogo, risultano spesso coinvolti anche cittadini extracomunitari, soprattutto di nazionalità nigeriana e gambiana. Il fenomeno, già emerso lo scorso semestre con l’operazione “Level” del 27 novembre 2018, ha trovato ulteriore e più recente riscontro nell’inchiesta denominata “CAS”. Il nome dell’indagine, eseguita dalla Polizia di Stato l’11 gennaio 2019, deriva dall’acronimo di “Case Accoglienza Stranieri”, con riferimento agli appartamenti, adibiti a strutture d’accoglienza, utilizzati dagli indagati per confezionare e nascondere la droga. Per quanto attiene alle estorsioni, invece, sembrerebbe che elementi appartenenti alle diverse consorterie in qualche caso decidano di cooperare al fine di sottoporre al racket le attività economiche, commerciali e imprenditoriali presenti sul territorio. Uno dei settori preferiti resta quello agroalimentare, ove si riscontrano costanti furti di mezzi agricoli (ma anche di attrezzature per il movimento terra e di macchine industriali). Mezzi spesso utilizzati per praticare le tecniche estorsive note come “cavallo di ritorno”. E possono essere ricondotti a forme di estorsione anche gli episodi di danneggiamento a seguito di incendio e di intimidazioni denunciati in provincia Tra le attività di contrasto poste in essere per arginare i reati predatori vale la pena di richiamare la misura

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cautelare, eseguita dai Carabinieri il 4 febbraio 2019 a Melfi, nei confronti di 3 indagati ritenuti responsabili, in concorso tra loro e con un quarto soggetto (arrestato in flagranza di reato), della rapina consumata il 27 gennaio 2018 ai danni di un esercizio commerciale. Un salto di qualità da parte della criminalità locale è stato messo in evidenza dall’operazione “Replay”, che ha fatto emergere dei casi di infiltrazione della Pubblica Amministrazione, nonché reati in materia elettorale e contro il patrimonio. L’inchiesta era stata avviata, nel gennaio 2017, a seguito della denuncia presentata dall’amministratore di un’impresa edile, il quale aveva contestato una serie di anomalie in una gara, indetta dal Comune di Melfi (PZ), di affidamento dei lavori di manutenzione ed adeguamento di alcune strade urbane. Per tale ragione, il denunciante era divenuto vittima, di un funzionario pubblico, di una serie di minacce ed intimidazioni finalizzate a farlo desistere da ulteriori iniziative giudiziarie. Gli accertamenti hanno poi in effetti chiarito come dietro l’affidamento di diversi lavori pubblici si celassero ipotesi di corruzione elettorale, che avrebbero visti coinvolti anche altri Amministratori Pubblici.

Provincia di Matera

In provincia di Matera continuano ad operare gli storici clan SCARCIA e MITIDIERI- LOPATRIELLO, in “forzata convivenza” con reduci del clan SCHETTINO (ex SCHETTINO-PUCE-LO FRANCO), cui si aggiungono il gruppo RUSSO (ex RUSSO-VENA) ed altre aggregazioni minori (come il gruppo DONADIO), comunque contigui ai predetti più autorevoli clan. Nel semestre in esame un grave fatto di sangue è risultato indicativo di un certo fermento che serpeggia tra le locali consorterie. Il 28 maggio 2019, la Polizia di Stato, coadiuvata dai Vigili del Fuoco, ha recuperato in un dirupo nelle campagne di Montescaglioso (MT) il cadavere di un pregiudicato, ucciso con un colpo di pistola alla nuca. La vittima è stata immediatamente identificata in un soggetto ben inserito nei contesti criminali locali e punto di riferimento per le nuove leve criminali, in particolare per quanto attiene ai traffici di stupefacenti. Alla ricostruzione dell’evento ha contribuito un soggetto vicino alla vittima che, presente all’agguato e scampato miracolosamente ai colpi d’arma da fuoco, si è spontaneamente presentato alle Forze di Polizia, temendo per la propria incolumità. Le indagini, esperite anche sulla base delle dichiarazioni di quest’ultimo, hanno portato, il successivo 29 maggio 2019, al fermo di indiziato di delitto, eseguito a Rionero in Vulture (PZ), di un pluripregiudicato, noto esponente del clan ZITO-D’ELIA, ritornato da circa un anno in libertà dopo un periodo di detenzione. I riscontri

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investigativi hanno portato all’individuazione degli altri due componenti del gruppo che avevano pianificato e realizzato l’agguato, attirando la vittima nel bosco, dove è stata poi ritrovata cadavere, con il pretesto di definire una compravendita di armi. Gli esiti dell’indagine sembrano confermare come il movente del delitto sia da connettere all’esigenza di arginare l’ambizione del pregiudicato ucciso, intenzionato ad assumere il controllo delle attività illecite sul territorio, prima fra tutte, come accennato, quella connessa allo spaccio di droga. La dinamicità dei clan ed il pericolo che, per riciclare i proventi derivanti dalle attività illecite, i gruppi criminali, mediante società di comodo, stiano tentando di infiltrarsi nell’economia legale o addirittura di acquisire il controllo di alcuni settori economici, ha trovato conferma negli esiti dell’inchiesta “Centouno”. L’indagine è stata conclusa dai Carabinieri, il 4 febbraio 2019, con l’arresto di 21 soggetti ritenuti responsabili di aver fatto parte, a vario titolo, di una associazione di tipo mafioso, rappresentata dal clan SCHETTINO, con base a Scanzano Jonico (MT) e dedita principalmente alle estorsioni in danno di imprenditori del Metapontino e allo spaccio di stupefacenti. Le investigazioni, coordinate dalla DDA di Potenza, rappresentano il prosieguo dell’operazione “Vladimir”, che aveva già portato, il 4 ottobre 2018, all’esecuzione di altre 25 misure cautelari nei confronti degli appartenenti a ben tre gruppi criminali, tutti operanti in Basilicata e attivi lungo la fascia costiera compresa tra Metaponto e Nova Siri. Il provvedimento di febbraio ricostruisce, in particolare, la progressiva crescita criminale del clan SCHETTINO, che utilizza “metodi e strutture organizzative presumibilmente riprodotte da quelle dei gruppi calabresi della ‘ndrangheta” e che può contare su una grande disponibilità di armi e di risorse economiche. Un clan che ha manifestato una forte attitudine a reinvestire i proventi illeciti in attività economiche gestite anche indirettamente, e a controllare il territorio con atti di forza, anche eclatanti, manifestando, peraltro, attraverso i social network la propria forza e coesione. La particolare capacità d’intimidazione del sodalizio ha trovato conferma anche nelle minacce rivolte ad un giornalista che si era occupato del progressivo espandersi dell’organizzazione mafiosa sul territorio. L’inchiesta ha, infine, ricostruito le fasi di diverse contese insorte fra il gruppo degli SCHETTINO ed altre organizzazioni criminali operanti sullo stesso territorio, sfociate in tentati omicidi, aggressioni e sparatorie. Tra i destinatari del provvedimento figura anche il capo della cosca, nei cui confronti, il 5 aprile 2019, la Guardia di finanza ha eseguito il sequestro di numerosi fabbricati, attività economiche, terreni, autovetture, motocicli e rapporti bancari/postali, per un valore complessivo di circa1,5 milioni

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