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IL RISARCIMENTO DELLE MICROPERMANENTI IN BELGIO

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Academic year: 2022

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IL RISARCIMENTO DELLE MICROPERMANENTI IN BELGIO

Prof. Pierre Lucas*

Per comprendere come vengono risarcite le micropermanenti in Belgio è necessario esaminare rapidamente il contesto legale, la giurisprudenza e la dottrina, i barème, i principi e i metodi di risarcimento.

1. Contesto legale della responsabilità civile in Belgio

1.1. Il Codice Civile

Gli elementi fondamentali del diritto civile, incluso i principi che esaminano la responsabilità civile di terzi, sono enunciati nel capitolo relativo ai reati o illeciti e precisamente dall’articolo 1382 a 1386 del Codice Civile derivante dal codice Napoleone.

* L’articolo 1382 stabilisce che:

Qualsiasi evento compiuto da una persona che causa un danno ad un’altra, la obbliga al risarcimento in virtù dell’inadempienza commessa.

Ciò implica:

- una responsabilità di terzi - l’esistenza di una inadempienza

- che l’inadempienza abbia recato un danno. Pertanto sussiste una relazione di causa-effetto tra la colpa ed il danno.

La presenza di questi tre elementi è indispensabile affinché si parli di responsabilità.

Non sussiste la presunzione di imputabilità: la vittima dispone dei capi d’accusa e il dubbio non le procura certo alcun vantaggio. La vittima deve poter dimostrare la colpa, il danno ed il nesso di causa.

* L’articolo 1383 stabilisce che:

Ciascuno è responsabile del danno cagionato non solo per il fatto compiuto, ma anche per la sua negligenza o imprudenza.

* Gli articoli compresi da 1384 a 1386 sostengono che si è responsabili e si deve rispondere del danno arrecato ad una persona o ad una cosa che si ha sotto la propria custodia: in questo caso la colpa è presunta dalla legge.

1.2. La nozione di danno

* Ordinario Medicina Legale, Presiedente ABEMC, Bruxelles

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Il diritto belga in materia di responsabilità civile resta fondamentalmente connesso al concetto di colpa dimostrabile, anche la minima colpa implica la responsabilità del suo autore.

La colpa può essere sia un fatto espressamente tutelato dalla legge, sia una condotta che si discosta dal concetto del buon padre di famiglia.

1.3. Gli utenti deboli e la responsabilità oggettiva

Gli incidenti stradali sono soggetti alle prescrizioni del diritto civile della responsabilità civile.

Tuttavia, il concetto di responsabilità oggettiva o responsabilità colposa, è entrato gradualmente nella nostra legislazione. Infatti, l’articolo 45 della legge del 30 marzo 1994, entrata in vigore il 1 gennaio 1995, prevede l’obbligo da parte dell’assicuratore di un autoveicolo coinvolto in un incidente stradale di risarcire i danni fisici arrecati “all’utente debole”, come ad esempio pedoni e ciclisti, anche senza responsabilità del proprio assicurato.

2. La giurisprudenza e la dottrina

2.1. La responsabilità civile (R.C.) non è d’ordine pubblico

Nella giurisprudenza belga soltanto gli articoli da 1382 a 1386 del codice civile regolamentano gli interessi privati ed individuali e non hanno come scopo esclusivo la salvaguardia di un interesse generale.

La responsabilità civile non è dunque di ordine pubblico.

Inoltre, entro certi limiti, delle specifiche convenzioni permettono di contravvenire alle leggi che regolano la responsabilità civile. E’ possibile stipulare l’esonero della responsabilità che deriva dalle proprie colpe, a condizione che questa clausola non si estenda al dolo.

2.2. L’equivalenza delle condizioni

La legge non definisce il nesso di causa: si limita a specificare che la colpa deve essere la causa di un danno.

In Belgio, la giurisprudenza costante della Corte di Cassazione, ampiamente applicata dai giudici di merito, applica la teoria dell’equivalenza delle condizioni che prevedono un nesso di causa tra una colpa ed un danno allorché, in assenza di colpa, il danno non si sarebbe verificato nella maniera in cui è cagionato.

Di conseguenza, poco importa che esistano molteplici cause per la sopravvenienza di un danno dal momento in cui, tra gli eventi che hanno concorso alla sua realizzazione, sussiste una colpa e che questa colpa abbia necessariamente causato il danno: il suo autore è obbligato al risarcimento totale se si può stabilire che, in assenza di colpa, non si sarebbe verificato alcun danno.

2.3. Il danno

L’esistenza di un danno è una condizione essenziale che deve essere obbligatoriamente risarcita .

Per la Corte di Cassazione, il danno è un elemento di puro fatto che consiste in una diminuzione di beni o nella privazione di un vantaggio.

Affinché il danno sia risarcibile ai sensi del Codice Civile, deve sussistere l’unione di:

• Un elemento di fatto: il pregiudizio (morale, visibile ad una cosa o ad una persona)

• Un elemento di diritto: la lesione di un diritto o di un interesse legittimo Il danno deve essere indiscutibile:

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La certezza della sussistenza di un danno non si riferisce al carattere particolare del pregiudizio, bensì alla constatazione della sua reale esistenza e dimostrazione da parte del querelante.

Nella valutazione del pregiudizio causato da un’infrazione, il giudice non può tenere conto di eventi posteriori estranei alla colpa o al danno stesso che avrebbero migliorato o aggravato la situazione della parte lesa, né di semplici ipotesi,...

Il danno deve essere dunque attuale, vale a dire, acquisito subito e non futuro.

Tuttavia, un danno futuro può essere risarcito se i presupposti sono visibili e valutabili nel presente.

Un pregiudizio futuro può dar luogo ad un risarcimento quando si verifica un prolungamento evidente di uno stato di cose attuale, soggetto a valutazione.

La perdita di una probabilità può costituire il presupposto di un danno risarcibile, sia esso presente o futuro

Quando esso risulta da circostanze che, nella fattispecie, dimostrano la concretezza della capacità stessa.

2.4. I principi del risarcimento

Il risarcimento rappresenta la compensazione del danno.

Deve essere apprezzato “in modo tangibile” ovvero tenendo conto di tutte le particolarità del caso.

La giurisprudenza conferma che il risarcimento deve essere integrale, il principio consiste nel riportare la vittima allo stato in cui si sarebbe trovata prima dell’incidente:

Considerando che la vittima di un danno ha diritto, in linea di massima, ad un risarcimento integrale del danno che ha subìto; che, da una parte, non è obbligata a ridurre la lesione nei limiti del possibile, e considerando che deve adottare solo le misure ragionevoli per limitare il pregiudizio e che ha l’obbligo di tenere un comportamento ragionevole e prudente, e che...

E’ necessario risarcire:

Tutto il danno, solo il danno, niente altro che il danno

Se il risarcimento deve essere uguale all’integrità del danno, l’uno non può essere superiore all’altro; l’incidente non deve essere per la vittima una fonte di arricchimento.

Pertanto, in caso di stato anteriore definitivamente aggravato, occorre risarcire esclusivamente il nuovo danno. E’ necessario risarcire solo lo stato aggravato e non la situazione globale:

“Lo stato anteriore deve essere sottratto dalla condizione finale”

Ma la regola del risarcimento “tangibile” impone la valutazione caso per caso. Vale a dire che, se un monocolo diventa cieco a causa di un incidente, egli non riceverà lo stesso risarcimento di una persona sana che subisce lo stesso handicap (30%), e inoltre, il risarcimento non sarà ottenuto con una semplice sottrazione (100 - 30 = 70%), bensì si deve considerare il fatto che la persona danneggiata poteva svolgere praticamente qualsiasi attività senza grossi problemi grazie all’occhio rimastole, mentre, dall’incidente, è stata privata di qualsiasi possibilità e necessita dell’aiuto di una terza persona per svolgere alcuni atti essenziali nella vita quotidiana.

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Non si deve confondere:

∗ lo stato anteriore: evidente, lampante

∗ la predisposizione: stato anteriore non conosciuto o non riconosciuto al momento dell’incidente, stato anteriore latente

Se l’incidente è all’origine del passaggio tra lo stato di predisposizione e lo stato patologico, il responsabile è tenuto a risarcire questo aggravamento: applicazione della teoria dell’equivalenza delle condizioni (senza l’incidente, il passaggio della predisposizione alla patologia non si sarebbe comunque verificato nello stesso momento). La giurisprudenza decreta che il responsabile sia tenuto a risarcire integralmente il danno causato nonostante le predisposizioni morbose della vittima.

Poiché l’articolo 1382 del Codice Civile non è di ordine pubblico, il giudice preliminare non può

“concedere oltre ciò che è richiesto e meno di ciò che è offerto, pena delibera ultra petita”.

Il risarcimento totale corrisponde a capi differenti di pregiudizio riconosciuti in Belgio:

∗ spese mediche

∗ incapacità temporanea (totale o parziale)

∗ invalidità permanente

∗ incapacità permanente

∗ danno morale

∗ quantum doloris

∗ pregiudizio estetico

∗ eventuali danni alla vita di relazione

∗ apparecchiature, ortesi e protesi (devono essere previste e capitalizzate)

∗ aiuto di una terza persona

Il quantum doloris è un metodo con il quale si valuta, in una scala qualificativa fornita al regolatore, l’intensità dei dolori fisici precisandone la durata. Questa quantificazione, che deve essere motivata, equivale alla concessione del pretium doloris.

Il pregiudizio estetico deve essere descritto nel suo contesto qualificandolo (scala qualificativa) o quantificandolo (scala numerica da 1 a 7).

Il danno “artistico” è accordato allorché, a causa dell’attentato all’integrità fisica, la vittima non può più continuare a dedicarsi ad una determinata attività di svago (sport o attività artistiche), culturale o razionale rappresentando per essa ben più di un passatempo comune. Per l’esperto è sufficiente riferire le dichiarazioni della vittima e specificare se i danni constatati possono avvalorare o no queste dichiarazioni.

Non esistono revisioni in diritto civile. Possono essere formulate riserve espresse e precise riguardo al loro oggetto; ciò facilita la riapertura della pratica in caso di realizzazione del rischio.

Le riserve concesse dal giudice sono trentennali, se non diversamente limitate nel tempo.

3. Invalidità ed incapacità

In Belgio l’invalidità e l’incapacità sono due nozioni ben distinte, come ricorda la Corte di Cassazione:

La nozione di incapacità permanente di lavoro è diversa dall’invalidità permanente ed il grado di una non corrisponde necessariamente al grado dell’altra

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Questo concetto è stato messo in evidenza molte volte dalle varie giurisdizioni e GEORGE scrive:

...l’invalidità è una nozione puramente medica che riguarda l’integrità fisiologica, mentre la nozione di incapacità si basa su un criterio puramente economico, ovvero sull’incapacità di esercitare attività professionali remunerate, sussista o meno la perdita effettiva degli introiti...

FAGNART sintetizza la questione nel modo seguente:

L’invalidità è una nozione medica. Essa designa la riduzione d’ordine anatomico o funzionale, indipendente dalle ripercussioni eventuali sulle attività lucrative della vittima.

L’invalidità fisiologica comporta spesso, anche se non sempre, una riduzione delle capacità di lavoro...

L’incapacità lavorativa rappresenta l’esercizio delle attività lucrative che la vittima, tenendo conto delle sue qualifiche, potrebbe svolgere nell’ambito economico e sociale che le appartiene.

Riportiamo qualche altro esempio per evidenziare meglio la differenza tra le due nozioni.

Una vittima subisce accidentalmente l’amputazione dell’ultima falange del dito della mano sinistra.

Il tasso di invalidità, di danneggiamento all’integrità fisica, calcolato sulla base del barème, è del 2%.

Con questo tipo di invalidità, un manovale non incorre in alcuna riduzione della capacità lavorativa. In compenso, un violinista si troverà con un serio handicap. Non sussiste dunque alcun parallelismo tra il tasso di invalidità ed il tasso di incapacità.

Una anosmia totale ha un tasso di invalidità del 15%.

Un insegnante praticamente non subisce alcuna ripercussione sulla capacità di lavoro. Per un cuoco o un profumiere, questa ripercussione sarà grave, addirittura renderà il lavoro impossibile.

Un’anchilosi alla caviglia in una buona posizione dà luogo ad una invalidità del 15%.

Questo tipo di invalidità causa ad un impiegato solo una lieve riduzione della capacità di lavoro.

Non si può dire altrettanto per un operaio edile.

Poiché le iniziali I.P.P. si riferiscono sia all’invalidità parziale permanente che all’incapacità parziale permanente, si dovrebbe sempre specificare a cosa si intende rapportare la sigla ogni qualvolta si utilizzi.

L’invalidità permanente è un principio che si applica ad una vittima che ha subìto un danno.

Dunque essa può essere baremizzata. Non sussiste alcun parallelismo con la capacità di lavoro.

Al contrario, l’incapacità permanente si apprezza concretamente sulla base delle professioni che la vittima avrebbe potuto esercitare, tenendo conto della propria formazione ed esperienza. La professione svolta al momento in cui si è verificato l’incidente costituisce un punto di riferimento privilegiato nello studio delle possibili attività.

4. Danno materiale e danno morale

Il danno materiale è ciò che attenta all’integrità fisica di una persona e comporta una ripercussione sul potenziale energetico (perdita di guadagno o, in sua assenza, necessario aumento degli sforzi, diminuzione delle probabilità di essere assunto).

Un eventuale danneggiamento alla capacità di lavoro, costituisce in sé un danno materiale risarcibile indipendentemente dalla perdita di introiti.

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Il danno morale in senso lato designa ogni tipo di attentato cagionato agli interessi della vittima, siano essi non esclusivamente economici. Si tratta di un pregiudizio extra-patrimonale che sussiste se la prova di incidenza della lesione non è in relazione ad un potenziale energetico.

Sono inclusi, il danno morale propriamente detto (danno al soggetto e alla propria sfera affettiva in relazione alla riduzione della capacità fisica o determinata dalla coscienza di un danno vitale, dall’allontanamento dai parenti e dalle proprie attività ecc.) ed i seguenti capi di pregiudizio:

sofferenza tollerata (quantum doloris), danno estetico, danno alla vita di relazione, danno sessuale, danno psicologico causato da stupro; coscienza della sopraggiunta riduzione di capacità causata dell’incidente a scapito della propria possibile sopravvivenza.

Se è danneggiata l’integrità fisica senza conseguenze sulla capacità lavorativa, si parla esclusivamente di danno morale.

Dal 1969, la Corte di Cassazione ritiene che:

“Il danno che comporta una diminuzione delle capacità lavorative, il danno che rende necessaria l’applicazione di maggiori sforzi in modo che la vittima possa supplire a questa riduzione, rappresenta una diminuzione di valore economico.

Il danno cagionato alla persona che rende necessaria l’applicazione di numerosi sforzi e di ulteriori spese per supplire alla capacità di lavoro ridotta può essere legalmente considerato come un danno materiale non risarcito dall’indennità concessa a titolo di danno morale, a capo di sofferenze e dolori”. (R.G.A.R.)

Il danno materiale ed il danno morale subiti in seguito ad un attentato all’integrità fisica sono danni ben distinti.

“Non sempre un danno all’integrità fisica rappresenta un danno materiale. Si parla di danno materiale, diversamente dal danno morale, se si hanno delle ripercussioni concrete sul potenziale energetico...

...la valutazione distinta del danno materiale e del danno morale, conforme ai principi decretati dalla Corte di Cassazione, è interessante da un punto di vista pratico, allorché si ha l’intervento della legge sull’assicurazione e si deve determinare in quale misura l’assicurazione può ottenere il rimborso delle somme versate.

In breve, se sussiste una ripercussione sul valore economico, si parla di danno materiale e non di danno morale.

Se non sussiste una ripercussione sulla sfera intellettuale della vittima, si parla allora di un puro danno morale…” (JEANMART).

Secondo la Corte di Cassazione gli equivoci che si creano nella distinzione tra danno materiale e danno morale non permettono di controllare il ragionamento seguito per fissare il risarcimento.

Il Consiglio d’Europa ha condannato la confusione creatasi tra i due concetti nella risoluzione n°75-7 del 14 Marzo 1975, decretando che la somma del risarcimento deve essere differenziata in funzione dei vari capi di danno.

Per concludere, vorremmo aggiungere che tra le raccomandazioni presentate e approvate dai partecipanti al termine della Convention Giuridica Europea sul risarcimento del danno fisico nei paesi dell’unione europea, in diritto civile di responsabilità, che ha avuto luogo il 18 novembre 1988 a Parigi (DESSERTINE), figurano quelle in cui si richiede chiaramente la differenziazione tra le conseguenze economiche connesse al danno fisico (oggetto di un risarcimento integrale tangibile) e le conseguenze puramente umane, da cui deriva il risarcimento globale e forfetario.

5. Valutazione del tasso di IPP

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La valutazione deve essere tangibile; il concetto fondamentale si basa sul fatto che non sussiste alcun barème in diritto civile: l’esperto applica il privilegio della libera valutazione.

Tuttavia, la determinazione dell’invalidità permanente (danno all’integrità fisica) deriva da una logica baremica. Di conseguenza, abbiamo un barème consueto degli esperti (LUCAS), di tradizione orale, evolutivo, che rappresenta il consenso dei professionisti della valutazione.

Infatti, questo barème rappresenta una rassegna sempre valida, secondo il progresso della medicina, dei vari traumi subiti da una vittima; si tratta del Barème Ufficiale Belga delle Invalidità (abbreviato BOBI).

Il BOBI diviene ufficiale esclusivamente nell’ambito del risarcimento delle vittime civili e militari dell’infortunistica del lavoro, altrimenti è ampiamente utilizzato in altre procedure dato che presenta un carattere piuttosto esauriente.

Infine, LUCAS e STEHMAN hanno elaborato un barème funzionale che si attiene alla realtà del pregiudizio rispettando i tassi-base generalmente ammessi dalla giurisprudenza e che autorizza una valutazione ragionata in seno a ciascuna funzione.

Il BOBI prevede dei tassi fissi o forbice qualora si tratti di una situazione irrigidita (amputazione, anchilosi, paralisi totale) o di limitazioni funzionali variabili per definizione. Molti dei tassi-base sono compresi tra lo 0 ed il 5%, rientrando dunque nell’ambito delle micropermanenti.

6. Il metodo del risarcimento

6.1. La rendita indicizzata

Raramente avviene una concessione di rendita indicizzata.

La rendita è richiesta esclusivamente se la vittima non può badare personalmente alla gestione del proprio patrimonio (incapacità mentale, alcune persone con midollo leso) o qualora sussista una chiara riduzione, ma non quantificabile, della speranza di vita.

6.2. La capitalizzazione

Questo tipo di risarcimento del danno materiale conseguente ad una IPP si basa sulla remunerazione della vittima.

Si basa sul principio secondo cui il danno annuale della vittima è uguale ad una percentuale del suo reddito corrispondente ad un tasso di IPP.

Con questo metodo il danno futuro, subìto nel presente, si ottiene moltiplicando la somma del danno annuale per un coefficiente di capitalizzazione indicato dalle tabelle. Questo coefficiente varia secondo l'età della vittima alla data della sentenza, secondo la durata della sua sopravvivenza lucrativa probabile e secondo il tasso di capitalizzazione (+/- 5%).

Il capitale ottenuto con questo calcolo rappresenta il valore attuale del reddito futuro, la cui perdita è dovuta all’incidente: questa somma permetterà alla vittima di procurarsi una rendita annuale uguale ad un tasso di IPP applicato ai suoi introiti.

Se il danno all’integrità fisica ha una ripercussione negativa sul potenziale economico, il sistema della capitalizzazione è in principio applicabile. Esso si basa su dati precisi di remunerazione, di percentuale di invalidità e di durata della vita professionale. In pratica, questo metodo di capitalizzazione è maggiormente utilizzato per incapacità permanenti uguali o superiori al 10%, ma talvolta anche per piccole lesioni.

Se la vittima non ha ancora o non percepisce più un reddito, ciò non pone un ostacolo all’applicazione del metodo di capitalizzazione: ci si basa su un reddito stabilito in maniera forfetaria.

6.3. Il metodo ex aequo et bono

Chiamato anche “metodo del punto”, con questo metodo si concede una somma forfetaria, il cui importo è stimato dal giudice secondo la sua convinzione personale. Si moltiplica la percentuale

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IPP per il valore finanziario della percentuale o “punto”, valore variabile secondo dati parametri sociali e locali. In mancanza di statistiche valide che consentono di stabilirne correttamente l’entità, il valore del punto è stabilito in modo ... Questo metodo è dunque molto soggettivo.

Secondo la “Pasicrisie”

“Il giudice non può ricorrere ad una valutazione ex-aequo et bono del danno subito dalla vittima di un atto illecito, a meno che egli specifichi le ragioni per cui gli elementi di valutazione proposti dalle parti debbano essere rifiutati.”

L’applicazione del metodo si giustifica allorché il giudice non possieda elementi sufficienti di valutazione, come per esempio: l’assenza della perdita del reddito, per casalinghe e bambini.

Inoltre, il metodo si giustifica nel caso in cui il danno all’integrità fisica abbia una ripercussione sul potenziale economico della vittima dato che avviene un notevole aumento dello sforzo per esercitare la propria professione, anche se lo sforzo non sia direttamente proporzionale al reddito della vittima o che non sussista la perdita del reddito: in questo caso s’impone la valutazione forfetaria per risarcire il danno materiale.

6.4. Il risarcimento dei danni materiali e morali

A questo proposito, JEANMART scrive:

“Ci si può chiedere per quale motivo le parti reclamano ancora un risarcimento per il danno materiale e il danno morale, poiché, se esiste un danno materiale, questo è diverso dal danno morale.

L’analisi delle conclusioni delle parti e dei motivi delle decisioni che danno luogo a questa globalizzazione fa sembrare che in realtà i giudici preliminari ricorrono a questa formula poiché non riescono a individuare precisamente il danno materiale”

In linea di massima, questo metodo deve essere superato.

6.5. Il risarcimento del danno morale

In linea di massima, ogni qual volta si pone una giustificazione per questo tipo di risarcimento, è necessario prevedere un indennizzo a parte per i vari tipi di danno morale: coscienza del danno fisico, apprensione per il futuro, quantum doloris, pregiudizio estetico, danno sessuale, danno alla vita di relazione, perdita delle possibilità di sopravvivenza ecc.

La giurisprudenza quantifica i risarcimenti che saranno dovuti sulla base del lavoro di descrizione, di qualificazione e di quantificazione svolto dal medico esperto.

7. Il risarcimento delle piccole IPP

Il principio stesso del risarcimento integrale in diritto civile, principio generale e intangibile, spiega che è possibile risarcire qualsiasi danno arrecato all’integrità fisica e anche le più piccole IPP.

Non si applica la stessa procedura nel caso di incidente sul lavoro in cui non è risarcito il danno all’integrità fisica in sé, bensì si tenga conto delle eventuali conseguenze economiche che ne possono risultare. Si risarcisce forfetariamente la diminuzione del potenziale economico della vittima sulla base delle condizioni generali del mercato del lavoro. In questo caso, una piccola IPP senza carattere inibitorio non dà luogo ad alcun risarcimento a titolo di pregiudizio a carattere definitivo.

Nel diritto civile, il problema non è dunque sapere se la piccola IPP sarà risarcita, bensì come sarà risarcita.

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Il risarcimento varia secondo la giurisdizione di base. Si può giudicare sulla base degli esempi che seguono e che riguardano i tassi di IPP non superiori al 5%.

CAPITALIZZAZIONE

2%

Operaio di anni 20.

Frattura del polso sinistro ad un destrimane; non sussiste perdita del reddito professionale;

accrescimento degli sforzi: danno materiale.

Capitalizzazione + danno morale a 10.000 BEF1 per punto.

(Mons, 5è ch. corr., 16 ottobre 1986).

3%

Assistente sociale e casalinga di anni 31.

IPP del 3% senza perdita di reddito professionale; accrescimento degli sforzi: danno materiale.

Capitalizzazione + danno morale.

(Charleroi, 7è ch. corr., 27 aprile 1989)

3%

Impiegato tecnico in informatica di anni 20.

IPP del 6% di cui 3 con ripercussioni economiche senza perdita del reddito professionale;

accrescimento degli sforzi: danno materiale.

Capitalizzazione + danno morale.

(Mons, 1è ch. civile, 7 giugno 1988).

3%

Idraulico zincatore di anni 23.

Dolori lombari localizzati nella zona bassa residua che lo obbligano a adottare certe precauzioni nell’esecuzione del lavoro: danno materiale.

Capitalizzazione + danno morale (Liège, 6è ch. corr., 18 settembre 1986)

5%

Falegname.

Invalidità del 5% per cefalee persistenti e sensazione di insicurezza: ripercussione economica equivalente considerato il lavoro della vittima in un ambiente rumoroso; sovraccarico degli sforzi:

danno materiale.

Capitalizzazione + danno morale.

(Mons, 5è ch. corr., 23 marzo 1989).

5%

Montatore-meccanico di anni 42.

Dolori lombari senza perdita del reddito professionale; aumento degli sforzi: danno materiale.

Capitalizzazione + danno morale di 9.000 BEF per punto.

(Liège, 6è ch. corr., 11 dicembre 1986).

1 BEF = Franchi belga

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VALUTAZIONE FORFETARIA “EX-AEQUO ET BONO”

2%

Coltivatore diretto forestale di anni 39.

Incapacità permanente del 2% senza perdita di reddito; danno materiale.

Ex aequo et bono di 50.000 BEF per punto + danno morale.

(Mons, 6è ch. supp., 27 novembre 1992).

2%

Apprendista parrucchiera di anni 16.

Dolori alla mandibola sinistra dopo prolungata posizione eretta; non sussiste la perdita del reddito;

danno al valore economico: danno materiale.

Ex aequo et bono di 75.000 BEF per punto + danno morale.

(Huy, 7è ch. corr., 18 gennaio 1989).

3%

Imprenditore indipendente di anni 29.

Incapacità permanente del 3% senza perdita di reddito: danno materiale.

Ex aequo et bono di 40.000 BEF per punto + danno morale di 10.000 BEF per punto.(Mons, 5è ch.

corr., 16 novembre 1989).

3%

Infermiera privata di anni 29.

Incapacità permanente del 3% senza perdita di reddito: danno materiale.

Ex aequo et bono di 40.000 BEF per punto + danno morale di 10.000 BEF per punto.

(Mons, 5è ch. corr., 16 novembre 1989).

3%

Infermiera privata di anni 39.

Danno materiale.

Ex aequo et bono di 33.333 BEF il punto + danno morale a 16.666 BEF il punto.

(Mons, 5è ch. corr., 22 febbraio 1990).

4%

Gendarme di anni 21.

Incapacità del 4% e prepensionamento: danno materiale + danno morale.

Ex aequo et bono di 500.000 BEF per punto per il danno materiale + danno morale di 250.000 BEF per punto.

(Bruxelles, 7è ch. civile, 15 marzo 1989).

4%

Operaio falegname di anni 21.

Frattura al femore destro; non sussiste la perdita del reddito, bensì un aumento degli sforzi: danno materiale.

Ex aequo et bono di 62.500 BEF per punto per il danno materiale + danno morale di 15.000 BEF per punto.

(Mons, 1è ch. civile, 28 aprile 1987).

5%

(11)

Bambino di anni 7.

Perdita subtotale di un padiglione auricolare.

Danno materiale ex aequo et bono di 30.000 BEF per punto + danno morale di 10.000 BEF per punto.

(Gand, 5è ch. civile, 14 settembre 1987).

5%

Coltivatore di anni 24.

Disturbo al polso senza perdita di reddito: danno materiale.

Ex aequo et bono pari a 65.000 BEF per punto per il danno materiale + 20.000 BEF per punto per il danno morale.

(Liège, 6è ch. civile, 18 maggio 1990).

DANNI MATERIALI E MORALI

1%

Donna di anni 22.

Invalidità dell’1% senza incidenza sul potenziale economico.

Danno morale e materiale: 50.000 BEF per punto.

(Hamoir, police, 8 ottobre 1990).

1%

Operaio di anni 29.

Diminuzione dell’olfatto e del gusto.

Danni materiali e morali: 60.000 BEF per punto.

(Bruxelles, 17è ch. civile, 22 maggio 1987).

2%

Ispettore di polizia di anni 48.

Ipoamiotrofia dell’arto inferiore sinistro; non sussiste la perdita del reddito professionale.

Danni materiali e morali confusi: 20.000 BEF per punto.

(Mons, 5è ch. corr., 21 settembre 1989).

2%

Studentessa di anni 19.

Non ripercussione economica, lieve danno morale. Danni materiali e morali: 30.000 BEF per punto.

(Mons, 6è ch. civile, 24 aprile 1986).

3%

Bambina di 6 anni e mezzo.

Frattura al femore sinistro. Allungamento dell’arto compensato da plantare situato sotto l’altro piede: danno materiale per restringimento del campo delle professioni che potrebbero essere esercitate (ballerina, insegnante di ginnastica, modella) + danno morale.

Danni materiali e morali: 60.000 BEF per punto.

(Bruxelles, 7 ch. civile, 28 giugno 1991).

4%

Operaio imbianchino di anni 52.

Danni morali e materiali: 40.000 BEF per punto.

(Bruxelles, police, 12 novembre 1986).

(12)

4%

Apprendista parrucchiera di anni 18.

Danni morali e materiali: 32.500 BEF per punto.

(Mons, 5è ch. corr., 11 giugno 1987).

5%

Casalinga di anni 40.

Danni materiali e morali: 35.000 BEF per punto.

(Anvers, 8è ch., 21 giugno 1991).

5%

Studentessa di anni 19.

Danni morali e materiali: 60.000 BEF per punto.

(Bruxelles, police, 5 novembre 1986):

8. Per concludere

Questo esame generale della giurisprudenza belga ci dà uno quadro riguardo al risarcimento delle piccole IPP sicuramente deludente. La scelta del metodo di risarcimento non è né costante né equa rispetto al valore monetario degli indennizzi.

Questo rende indubbiamente necessaria una formazione specifica nel settore del danno della persona sia da parte dei medici legali che dei giuristi.

Ma qualunque siano le imperfezioni del sistema attuale del risarcimento, una cosa è certa: in Belgio, de minimis curat praetor.

BREVE BIBLOGRAFIA

Barème Officiel Belge des Invalidités. Moniteur belge, 18.09.1975, 04.12.1975, 12.05.1976.

DESSERTINE A. L’évalutation du préjudice corporel dans les pays de la C.E.E. Ed.

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