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PER NOZZE NUVOLONI - BIASI [LA FAMIGLIA DI FERDINANDO SCOPOLI] Ferdinando Scopoli. Digitized by Google

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(1)

PER NOZZE

NUVOLONI - BIASI [LA

FAMIGLIA DI

FERDINANDO

SCOPOLI]

Ferdinando Scopoli

Digitizedby Google

(2)
(3)

LA FAMIGLIA

CANZONE

DI

FERDINANDO SGOPOLl

(4)

Digitjzedbv^jfltlle

(5)

Imponi

il vel, Sorella,

Alla figlia

amorosa,

£

sia rugiada il tuo soave pianto Alle gliirlaude che la fan più bella:

Già

troppo, ahi! dolorosa

Per lungo luUo

e santo,

Serena, ergi la testa

Oggi

dai consci altari!

Ben

sai

che non

è questa

Gioja straniera a^ dolor tuoi più cari:

Te^l

dice il

tempio

preparato a festa,.

Significando che il Signor la chiede ;

TeM

dice il cor, la fede,

La

carità materna,

E

te affida la

canzon

fraterna.

(6)

felice

me,

se fia

Il verso al

par

gentile

Del tema che neiraDima

riandò!

E

la

memoria

pia

Così si sveli al disadorno stile,

GomMo

tenace al cor la raccomando:

Si

che

ridica la

canaon non

vile Della famiglia i

primi

*

Avventurosi

eventi,

La

pietà della patria e dei parenti, I palpiti sublimi.

Già

liberi maestri

D*

ardir, di lena e d^estri,

Le

caste gioje

che sognammo

insieme,

Della fede nel cielo, e delia speme.

DigitizedbyGQ|H,e

(7)

altre fonti, io penso,

Fluir

debbaD

di

nozze

inni al poeta, Cui fu dato

Tamor

di che ragiona:

Però che il pio consenso

Dei

domestici affetti

D^ogni

bel voto è

meta.

Drogai

eletta virtù

campo

e corona.

E

dolce si sprigiona

Un^ armonia dagr

indivisi petti,

Qual

dalle storie,

onde una

gente è chiara;

Qual

dalle stelle,

onde P empireo

è belio:

la sua palila

impara,

Gittadin generoso,

Quei che

figlio

o

fratello,

0 degnamente non

fu

padre

e sposo.

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(8)

Nello spetlacol graU)

Del

focolar d^ogoi alieaosa

umana

f

isiàm, Sorella, il guardo ialeoerilo;

Ecco,

un

pargolo è nato,

E,

glocondate di

dolcem

arcana,

TttUe

Talme

fann^eco al suo vaglio.

A

lui,

siccome

al Sole,

Guardano

i vecchi che

dovran

morire;

Mentr'ei

pupille

e

core

Apre ad un

riso

che oon ha

parole, Tutto

suo

salutando l'avvenire;

Così

colmo

di

viu

e di candore,

Bida, folleggi, o

dorma.

Che

gli Angioli e

l'Amore

Si sogliono veslir della sua forma.

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(9)

Che

se la

madre amante

atteggiò seco

a

sera

Nel soave ferver della preghiera;

Se

apprese, a tutto inDante^

11 divia

nome

all^infanti! parola.

Primo ed

estremo detto

Deir anima che

uasce e

che

s'invola;

Se col poter delPiufinito affetto

Un Dio

gli persuase,

Che

fa smagliar,

che

fa cadei* le stelle.

Che

contrista le genti e le consola;

Oh!

venerate nel fanciullo imbelle L'Angiol custode delle dolci case,

LMdolo

del Vangelo,

11 preparato cittadin del Cielo.

(10)

B

se il paterno detto,

Come P

adolescente avido chiese,

Aperte

i veri,

onde

il creato è voce;

B

a

poco

a poco il

nomade

intelletto.

Che

all'Universo intese,

Batte a voi più secoro ala veloce;

L'onorate, o

fratelli, Perch^egli è fatto erede

Del

saper, della storia e della fede, Consolator d'antichi e novi avelli;

£

baciatelo in fronte, e abbiate! caro,

B

il

conforUU a non

caduche imprese;

Perocché

l'oggi

avaro

Va

pentito

a

morire,

L'onor suo comandando

airavvenire.

Digitiz<

(11)

B

l'aTfenir

da

questo

Unico

suol della famiglia nasce;

Giardin

colmo

di luce e di fragranze^

Da

cui

germina

il fior di tutte genti:

In lui gioie

ed ambasce

Fan

fecondi gli affetti e gli ardimenti;

£

il

tempo,

arbitro onesto,

Il trionfo ne trae delle speranse.

In lui si

accampa, come

in mille tende.

L'umanità

consorte;

£

le braccia protende,

Una

civile e forte,

Una da

polo a polo,

Una

in

un

secol solo.

Maggior

delle sventure e della morie.

(12)

I I

A

voi) fanciulle e spose,

Sfavilli a voi quesl*avvenir d'onore, Ricrealrici dell'età ventara!

Voi

custodi

amorose

Deiruom,

che nasce e muore,

Siate faro al pensier che sMnfutora!

0

pie

madri

e consorti,

Vivificate il core Nelle virtù più forti!

L'uom

che lasso dispera

Ricovri a voi confortotrici amiche;

E

in

ricambio

d^

amore,

Sia

donato

di fede e di preghiera, Sì che le glorie antiche

Dov'ebbero

il maltin

non

abbian sera.

Digitizedb le

(13)

Ahi! più

non

è,

ma

tale

Ben

fu. Sorella, la famìglia a noi,

Quando

fdr nostri quei che or son del |Cielo:

Ed

or

con

legge eguale.

Quasi

indiviso fra i miei nati e tuoi, 11 fior della speranaa erge lo stelo.

Deh!

se ascoltato sale

Il

mio

col voto

deiramor

materno.

Deh!

1^accolga

P

Eterno,

Benedicendo

a lei

che

sMnanella;

Tal

che

serena e bella Sia

Fetà

che

T

aspetta,

Come eirè

vereconda e benedetta;

£

tal si crei famiglia.

Come madre

sei tu, com'ella è figlia.

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(14)

Canzon,

pari alla vita,

Te

'n vai fra lieta e mesta,

Come

li guida il cor più che la mano ;

Perchè l'età fuggita

Molto

ne tolse, e questa Passa

colma

di mali,

Limosinando

le virtudi invano.

Ma

se il

tempo

si volga avventuroso

A

questi eletti che l'amor marita.

Non mi

dorrò di te,del passato.

Basta al

bardo amoroso.

Che

alla speranza

non

si larpin

Tah;

Che

altrui si serbi quel eh' è a noi negalo

Che

i posteri nepoli

Sien grati,

un

giorno, dell'estinto ai voli.

Padova, Ottobre 4857.

30 D'^-i/i^

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