SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI
Anno X L - V oi. X L IV
Firenze-R om a, 2 8 Dicembre 1 9 1 3
N . 2 0 6 9
SOMMARIO: Nella redazione dell’Economista — Industrializziamo l’agrieoltura, V. Po r r i — L’Esposizione Fi
nanziaria (riassunto) — Circolazione e riserve degli Istituti d’emissione — Bilancio giapponese per l’istruzione pubblica — 11 Commercio Estero del Brasile.
INDICE ALFABETICO-ANALITICO DELLE MATERIE CONTENUTE NEL QUARANTAQUATTRESIMO VOLUME, ANNO XL DELL’ «ECONOMISTA».
Nella nostra Redazione
(Joll’ awno vegnente i professori
Maffeo Pantaleoni
e
R
oberto
A. M
urray
entreranno nella R e
dazione di questo nostro periodico.
Rimarrà quindi immutato V in
dirizzo in quella scuola economica
che fece sorgere V
Econom ista
e
ne informò la condotta per qua
rantanni.
Mentre in questo momento il
pensiero naturalmente dolente ri
corre alla memoria della mente
eletta e della persona buona di
recente scomparsa, abbiamo co
scienza sicura di incontrare, in
quanti fedelmente seguirono il
pensiero e l’ azione del compianto
prof. A . J. de Johannis, appro
vazione piena per il patto di
lealtà e di fiducia che ci è con
sentito stringere con gli uomini
preclari, bene accolti nella nostra
rivista, e con coloro che coopere
ranno a mantenerne alte le tra
dizioni.
Industrializziamo l’flgricoltura
Ci viene favorito l'articolo che qui segue, il quale è evidentemente scritto da persona compe tente. Nel dare ospitalità allo scritto, ringraziamo delle valide ragioni portate a sostegno dei prin cipa che da tempo andiamo sostenendo.
« Per l'ignoranza, la neghittosità, l’ ignavia dei proprietari il suolo italiano è di una ben scarsa produttività complessiva, e sovente, quando essa è abbastanza intensa, lo è con di
rettive errate e con risultati deficienti per la
economia nazionale, perchè i produttori sono sempre stati privi di quelle larghezze di vedute e di previsioni che devono accompagnare ogni industria ed ogni oculata messa in valore della materia prim a». Così scriveva l’ Economista del 14 settembre e veniva a confermare quanto le migliori riviste tecniche di Agricoltura hanno da tempo messo in luce.
Restringiamoci a considerare la coltivazione del grano.
Pur constatando che lamedia di riproduzione nella zona della valle padovana in una annata di massimo rendimento raggiunge i 25 q. per ha., importa rilevare come, accanto ad aziende bene organizzate e molto produttive, non man cano esempi di poderi ancora in arretrato nel l’ applicazione dei sistemi moderni.
« È possibile aumentare la produzione appli cando quei metodi tante volte indicati, elevan dola almeno fino a 20 q., che non rappresen tano una eccezionale produzione, pur tenendo nel dovuto conto le considerazioni dovute alle cause nemiche » (1).
(1) #%, Panem nostrum quotidianum. In : L ’Italia
E. F. Zago afferma che i prodotti di 30-35 q. con alcune varietà di ibridi inallettabili, nel pia centino, non costituiscono una eccezione di qual che campo, ma sono la media di vaste coltiva zioni (1).
Il Bizzozzero severamente ammonisce: «non sono nè il clima, nè il terreno, che impediscono di ottenere i 20 q. per ha. — mi fermo ai 20 q. perchè conosco le molte sebbene superabili dif ficoltà che si oppongono al raggiungimento di una più alta media — ma sono gli uomini, niente altro che gli uomini. Sono gli agricol tori che debbono fare un esame di coscienza e confessare le loro colpe ».
Per esempio: l ’ insufficiente uso dei concimi: ritenendo di dover impiegare almeno 3 q. di perfosfati per ha. su tutta la superficie del po dere, si dovrebbero impiegare nella sola Val Padana nove milioni di q., mentre non se ne adopera tanto nemmeno per tutta l’ Italia.
Per esempio; non si dovrebbe neppure discu tere sulla convenienza o meno di adottare la semina meccanica: com’ è possibile che le va rietà, anche più perfette, possano fruire dei la vori e dei concimi se sono fitte, disordinata- mente disposte, prive di aria, di luce, di spazio?
Si dice che la semina a righe richiede una accurata preparazione preventiva del terreno che non sempre si può fare, mentre seminando a mano i lavori sono minori e si eseguiscono più celermente. — Ma i lavori occorrenti colla se mina a mano sono Uguali per entità a quelli uecessari per la semina a macchina, solo per questa si debbono fare sempre prima, mentre nella seminagione a mano si debbono fare prima e dopo (2).
Occorre una dim ostrazione più chiara della colpa degli agricoltori, che lamentano la coltura intensiva causi maggior la v o r o ?
Altrettanto falsa è la giustificazione, che al cuni di questi agricoltori, colpevoli di indolenza di fronte alle difficoltà, affacciano, che dei mi glioramenti si possano ottenere solo con i ’ au mento più che proporzionale del costo di pro duzione. È proprio il contrario che dimostra il Iovino : anche nel mezzogiorno, che è la regione più discutibile e discussa, si possono ottenere sensibili miglioramenti nell’ agricoltura elevando razionalmente la produzione unitaria, ed abbas sando sensibilmente il prezzo di costo del fru mento, « Una delle cause della deficienza di
(1) F. Zago: Verso le alte produzioni di grano, L ’Italia Agricola, 16 settembre 1913, pag. +22.
(2) La semina meccanica. In: L ’ Italia Agrìcola,
1913, N. 16, pag. 423.
produzione e dell’ ostinazione a produrre a sì elevato prezzo di costo risiede nell’ errato con cetto che molti ancora hanno, di ritenere cioè che produrre di più sia sinonimo di produrre a costo più elevato » (1).
Altra causa, e più importante, è la deficienza dell’allevamento del bestiame: « anche affittuari, che se la fanno bene e sanno per pratica quanto frutti il frumento sull’ erbaio, non estendono le semine di quest’ ultimo appunto per non avere sovraproduzione di fieno relativamente al poco bestiame mantenuto a stalla, sovrapro duzione che molto svaluterebbe il prezzo medio del fieno e quindi eleverebbe il costo di produ zione del frumento ».
Ma appunto questo squilibrio è messo in ri lievo dai Valenti e da tutta una serie di agro nomi. Ed il Jemina rimprovera i lavori insuf ficienti del terreno, la scarsa e mancante con cimazione, l ’ avvicendamento del grano con piante voraci, la pura tendenza a specializzare le colture ed oltre a coltivare terreni ingrati e disadatti, e la negligenza di tutte le altre cure che valgono ad immegliare la quantità e qualità della produzione ».
Il coro non potrebbe essere più completo, nè meglio affiatato in questa univoca condanna : che se poi consideriamo come la produzione di grano in’ quantità notevole, superiore ai bisogni del coltivatore e della sua famiglia, viene fatta dai proprietari di almeno 10 lia., dal quadretto che dà il numero dei proprietari, posto in re lazione alle quote ind’ viduaii di imposte era riali, rileviamo che la produzione del grano dà un reddito rilevante a solo 1 00 -2 00 mila lati- fondisti (2).
Quota individuale
d’ imposta erariale Numero dei proprietari
da L. 0.01 a L. 2 2 .2 5 0 .0 0 0 » » 2.01 » » 5 1 .0 2 5 .0 0 0 » » 5 .0 0 » » 10 6 1 4 .0 0 0 » » 10.01 » » 20 45 0 .0 0 0 » » 20 .01 » » +0 34 2.00 0 » » 40.01 » » in più 2 5 0 .0 0 0
In queste proprietà il grano non è quasi mai l ’ esclusiva coltura, almeno nell’ Italia setten trionale e centrale; sicché si può considerare si dedichino alla cerearicoltura solo una metà dei proprietari dell’ ultima classe. Di questi la tifondisti nella grande maggioranza — perchè i nomi del Pavoncelli e del Torlonia ci danno il
(1) Dei costi di produzione del frumento nel mez
zogiorno. S. Iovino. In: L ’ Italia Agricola, N. 17, 1913, pag. 438-439.
conforto di una minuscola oasi — si può ri petere con pieno diritto il severo giudizio del-
VEconomista: « negazionedellaproduzioneinten-
siva, negazione di ogni progresso, assenteismo, disinteresse, condannati, meno rare eccezioni, come nemici del progresso agricolo ».
Però nemmeno i piccoli proprietari si sot traggono alla critica di parassitismo, egoistica ignoranza, mentalità gretta e limitata a far produrre il suolo soltanto limitatamente ai pro pri bisogni, pieni di pretese, ma incapaci di di sacrifici e di inizialive.
Gli agronomi, come gli economisti, sono con- c irdi nel rilevare che mentre il suolo è suscet tibile di perfezionamento, mentre la scienza agricola ha dato le necessarie nozioni tecniche e le macchine opportune, solo 1’ elemento che più propriamente esce dal fattore uomo non ha dito quanto avrebbe potuto e dovuto. Indu strializzare l’ agricoltura è splendido programma da proporre, ma affinchè non cada in questo ambiente umano sterile occorre stimolare po tentemente la massa degli agricoltori, e questo stimolo potrebbe essere Vabolizione del dazio sul
grano.
Da questo dazio venne un premio al quie tismo, alla perseveranza nei vecchi sistemi, nelle vecchie colture; dalla abolizione sua verrà la salute.
Il coltivare troppo grano a troppo alto costo fino sulle montagne, (50 mila ha. nelle Alpi, 1 milione nell’ appennint), l’ allevare troppo poco bestiame a cui il grano sottrae la sufficiente estensione di prati, sono le conseguenze di un unico fenomeno, dolorosa rottura dell’ equili brio di cui l ’ agricoltura ha bisogno.
L ’ abolizione del dazio sul grano, dazio che agronomi ed economisti ad una voce condan nano, sarà come il colpo di frusta sulla massa indolente e creerà quel fermento di iniziative necessario a che i capitoli vengono cercati non a condizione di favore — protezionismo anche questo addormentatore — , ma in perfetta li bera concorrenza. In quel giorno l ’ industrializ zazione dell’ agricoltura prontamente avverrà.
Vin c e n z o Po r r i.
Esposizione finanziaria
Pubblichiamo com e al solito u n largo sunto della Esposizione finanziaria letta dal M in i stro del Tesoro on. Tedesco il 20 corrente alla Camera dei deputati.
Nel p rossim o fascicolo pubblicheremo un ampio commento del p rof. M. Pantaleoni.
L ’ on. Tedesco rileva come sia caratteristica della finanza degli Stati moderni l’ accelerato au mento delle spese, sia per i bisogni della difesa militare, sia per le esigenze della civiltà e della pace sociale. Per l’ Italia si aggiungono compiti speciali, come quelli della diffusione della cultura, dell’as setto dei pubblici servizi, dello svolgimento delle opere pubbliche, del progresso delle industrie e dell’ agricoltura. Egli ritiene che l’organismo finanziario dello Stato sia in grado di fornire i mezzi per la soluzione dei problemi che si presen tano. Infatti l’ avanzo del 1912-13, previsto in 15 milioni e 822 mila lire, saliva con l’ assestamento a 53 milioni e mezzo pur essendosi introdotti in bilancio oneri maggiori; e pur essendosi trasportati dall’esercizio 1913-14 29 milioni e mezzo di spese straordinarie per la marina militare.
Altri oneri sopraggiunsero poi, di 8 milioni per le amministrazioni militari, e di 53 milioni per i servizi civili ; ma trovarono largo compenso nel l’incremento delle entrate, di cui le principali, e- scluso il dazio sul grano, dettero un maggior get tito di 55 milioni e mezzo. L ’incremento comples sivo delle entrate principali nel 1912-13 ha su perato di 6 milioni quello medio di 75 milioni del precedente quinquennio dal 1907-1907 al 1911-12. 11 servizio ferroviario ha fruttato 2 milioni in più per tassa del prodotto del movimento a grande velocità, mentre la gestione delle ferrovie dello Stato ha reso 11 milioni in meno del previsto, e 4 milioni meno del 1911-12 a causa di spese eccezio nali. Nella gestione della spesa poi, si consegui ranno economie per 22 milioni e mezzo, in confronto dell’esercizio 1911-12; le spese effettive per i ser vizi civili, compresi quelli della marina mercantile riuscirono superiori di 62 milioni, che salgono a 78 tenuto conto della somma assegnata sull’ avanzo a favore del demanio forestale e per la costru zione di edifici di Stato in Roma : « il che attesta — dice il ministro - come l’impresa libica non abbia arrestato il progresso dei servizi dello Stato ». Dell’ aumento profittarono specialmente i lavori pubblici per 30 milioni, la pubblica istruzione per oltre 15 milioni e mezzo, due terzi dei quali ven nero devoluti all’istruzione elementare e popo lare, e i servizi postali, telegrafici e telefonici per 7 milioni mezzo.
« Riassumendo - continua l’on. Tedesco - il conto consuntivo 1912-13 si chiude con 114 milioni e 300 mila di avanzo nella gestione di competenza, cioè con l’ avanzo più alto che abbia registrato in oltre 50 anni la finanza italiana : superiore rispettivamente di 12 e di 16 milioni agli avanzi pur tanto ragguardevoli del 1906-1907 edel 1911-12, e superiore altresì di circa 100 milioni alla cifra dell’avanzo previsto con la legge di bilancio.
« La gestione dei residui ha dato un peggiora mento di oltre 3 milioni, onde nell’insieme il bene ficio recato al Tesoro dall’esercizio 1912-13 si rag guaglia a 111 milioni e 17 mila che, ai termini della legge 26 giugno 1913, sono stati assegnati ai se guenti scopi :
« 4 milioni a favore del Demanio forestale di Stato :
« 12 milioni per la costruzione di edifici dello Stato nella Capitale :
« 42 milioni in conto delle somme anticipate al Tesoro per le spese della spedizione in Tripoli- tania ed in Cirenaica ;
« e 53 milioni e 17 mila aggiunti agli stanzia menti straordinari della marina militare.
derivanti dagli avanzi di bilancio, della somma di 208 milioni sulle anticipazioni latte, per le spese della spedizione in Libia; e coi 53 milioni assegnati alla marina militare si è. elevata a 215 milioni la somma destinata nel 1912-13 alla esecuzione del programma navale. »
(Ili avanzi del 1913-14 e 1914-15.
Quanto all’esercizio in corso, quello 1913-14, il ministro ricorda che l’ avanzo fu previsto in 35 milioni e un quarto. La spesa è stata poi in questo frattempo aumentata di 19 milioni e altri 25 mi lioni e mezzo si prevede che si dovranno comples sivamente aggiungere per le dotazioni dei vari bi lanci : in totale 44 milioni di maggiori spese, alle quali si possono però contrapporre più larghepre- visioni di entrata per somma pressoché uguale ; onde la previsione dell’ avanzo resta determinata in 34 milioni e 916 mila.
« Altre spese -— aggiunge l’on. Tedesco — non mancheranno di sorgere fino al 30 giugno 1914, come, ad esempio, potrà occorrere di integrare i fondi già disponibili per mandare ad effetto il piano dei lavori invernali, al duplice scopo di fa vorire gli interessi delle classi lavoratrici e di sod disfare bisogni d’ ordine tecnico. Ad esse potrà farsi fronte con l’ulteriore incremento delle entrate, del quale è da sperare altresì che rimanga un mar gine ad aumento dell’avanzo previsto.
« In tale fiducia confortan oi risultati dell’ul timo quinquennio, nel quale il maggior reddito delle entrate pr incipali (escluso il grano) in ciascun eser cizio, rispetto alla previsione assestata, va da un minimo di 55 milioni e mezzo nel 1912-13 ad un massimo di 84 milioni nel 1909-10 ; e l’avanzo pre visto in assestamento fu superato in consuntivo di somme notevoli, che assano da un minimo di 45 milioni di nel 1909-10 ad un massimo di 74 nel
1911-12.
Per il futuro esercizio 1914-15 si è dovuto te ner conto in bilancio delle nuove o maggiori spese dipendenti da leggi o richieste dai pubblici ser vizi. Si accrescono così di 6 milioni gli stanziamenti per i lavori pubblici ; di 1 milione e mezzo quelli per l’agricoltura, l’industria e il commercio : di 5 mi lioni e mezzo la spesa per la pubblica istruzione : di 15 milioni e 300 mila il bilancio delle poste per l’ampliamento e sistemazione delle reti telefoniche e nuove linee internazionali, e per il normale in cremento dei servizi. Aumenta altresì di 22 m i lioni la spesa per interessi sui buoni del tesoro or dinari e quinquennali e sui certfìcati ferroviari di credito ; e di 16 milioni e mezzo quella per l ’A m ministrazione delle finanze in rapporto anche al l’incremento delle entrate. Al bilancio della guerra si porta un aumento d i22 milioni, dei quali 11 sono richiesti dalla necessità di accrescere il contin gente in seguito all’aumento delle unità dell’e sercito, 7 milioni rispondono ad esigenze già spe rimentate e specialmente al maggior costo dei ge neri e della mano d’ opera e 3 milioni per costru zione di fabbricati militari. E aumentano di 4 mi lioni a 300 mila lire le spese per la marina mer cantile, e di circa 16 milioni le altre spese del Mi nistero della marina, segnatamente per l’incre mento del corpo equipaggi e per il maggiore con sumo di combustibile in rapporto all’ accresc.iuto numero delle unità della flotta e per il rinnova mento e la manutenzione delle navi.
Quanto all’entrata si ripetono quasi nel bilan cio 1914-15 le nuove previsioni fatte per l’eserci zio in corso con un aumento complessivo di soli 14 milioni nelle entrate principali ; esse, escluso il dazio siul grano, non superano così l’ accertamento del 1912-13 che di 28 milioni, mentre l’incremento medio annuo nel quinquennio dal 1907-908 al 1911-12, è stato di 75 milioni.
Non ostante una valutazione così severa del l’aumento delle attività, e benché i maggiori oneri ammontino a 92 milioni, si presume tuttavia per il prossimo anno finanziario una eccedenza di 39 milioni delle entrale sulle spese effettive ; il che permette di colmare la deficienza di 15 milioni e mezzo del « movimento di capitali », e di lasciare un avanzo di 23 milioni e mezzo.
Il .ministro dopo ciò passa ad esaminare le con dizioni economiche del paese, che trova abbastanza soddisfacenti sebbene non abbiano potuto inte ramente sottrarsi alla ripercussione di fatti in ternazionali, e tenuto anche conto del malessere di alcune industrie. Nei primi undici mesi dell’anno il traffico internazionale è salito a 5 miliardi 516 mi lioni, con un aumento di 44 milioni rispetto all’anno precedente ; e il valore delle importazioni dimi nuisce di 48 milioni, mentre le esportazioni se gnano un incremento di 92 milioni. Tutte più ele vate sono pure le cifre che si riferiscono al movi mento dei porti ; e di 2 milioni e 200 mila tonnel late crescono le merci imbarcate o sbarcate, e di 100 mila i viaggiatori. Inoltre, malgrado le diffi cili condizioni del mercato monetario e le incertezze di talune industrie, 166 milioni si volsero nell’e sercizio 1912-13 a nuove società commerciali o ad imprese già esistenti ; una somma cioè pressoché tripla dell’altra ad uguali scopi destinata nell’ e sercizio 1911-12. E 127 furono le concessioni di ac que pubbliche per forza motrice, per quasi 60.000 cavalli di forza; intensa la produzione del minerale di ferro, della ghisa, del ferro e dell’ acciaio, per un valore di 320 milioni nel 1912, di fronte a 259 dell’ anno precedente con un aumento quale non fu mai raggiunto ; confortante l’ aumento dei con sumi voluttuari, come risulta dal reddito dei ta bacchi che è salito nel 1912-13 da 319 a 333 mi lioni ; e dalla tassa di fabbricazione riscossa sugli zuccheri che è stata di oltre 124 milioni. Anche i prodotti del traffico delle ferrovie dello Stato, nell’ esercizio 1912-13 salirono a 560 milioni, con un aumento di 176 milioni in sette anni e di 26 milioni rispetto al 1911-12; nell’esercizio corrente si prevede un aumento di 20 milioni. E la somma dei depositi a risparmio, o in conto corrente, o in buoni frutiferi, ascendeva il 30 giugno 1913 a 7 miliardi e 221 milioni con un aumento di 127 mi lioni in soli sei mesi : « ciò che prova - dice il mi nistro - la saldezza della virtù del risparmio nel nostro paese, tanto più se si consideri che in meno di due anni il mercato nazionale ha potuto assor bire nuovi titoli di Stato per oltre 900 milioni.
E prosegue :
Mercato dei valori e cambio.
« Assai soddisfacente continua pure ad essere il tenore del nostro consolidato, del quale la sta bilità e l’altezza dei corsi rispecchiano la serena fiducia con cui il popolo italiano vede, al di là di provvisorie perturbazioni di questo o quel va lore, il costante progresso della vita nazionale, nonché la bontà delle condizioni della pubblica finanza.
« Siffatta eccezionale resistenza apparisce tanto più notevole, in quanto che negli ultimi due anni il mercato monetario ed il risparmio italiano fu rono chiamati a sovvenire in larga misura ai mol teplici bisogni del tesoro. I nuovi titoli, ohe dal pubblico ebbero lieta accoglienza, hanno trovato pacifico collocamento a fianco degli antichi, i quali non diminuirono di pregio.
primo ordine, inducono molti a vagheggiare una grandiosa operazione di credito, la quale, nel loro intendimento, dovrebbero mettere il tesoro in grado di soddisfare le molteplici esigenze. Chi ac carezza codesto disegno non rammenta che il paese ha già dato un miliardo, nelle varie forme di cre dito, in soli due anni ; non tien conto nè dello stato malagevole dei mercati internazionali, nè delle mutate condizioni nel saggio del denaro, che im pongono di procedere con una cautela anco mag giore ; e prescinde dal considerare che una men pon derata domanda di mezzi potrebbe risolversi in grave danno per le industrie e i commerci.
« 11 Governo, invece, ha graduato e intende gra duare strettamente ai bisogni i suoi appelli al credito.
« Ed infatti per la impresa della Libia non fu- àono chiesti al credito che circa 400 milioni, te nuto conto di una maggiore emissione di buoni del Tesoro rispetto a quelli che circolavano prima del conflitto italo-turco. La differenza tra i 400 m i lioni e la somma effettivamente spesa potè essere anticipata dalla Cassa del Tesoro, la quale, grazie alla sua eccezionale floridezza ed alla sua vigilata elasticità, ha potuto anticipare circa 740 milioni, comprendendo in questa somma, oltre alle antici pazioni per le spese della Libia, molte e diverse altre derivanti da leggi ; quali, ad esempio le spese per gli aumenti patrimoniali, delle ferrovie dello Stato, per nuove costruzioni e riscatti di strade fer rate, per i bilanci militari, per l’acquedotto pu gliese, per gli assegni ai veterani.
« E mentre per le spese ferroviarie in genere in rapporto agli stanziamenti di bilancio per gli esercizi fino al 1914-15, il Governo avrebbe dalle leggi la facoltà di chiedere al credito 470 milioni all’mcirca, esso ha potuto limitare a 290 milioni la sua domanda, anche perchè al 30 novembre rimaneva un margine di disponibilità di buoni or dinari per un valore di 110 milioni. »
Il ministro passa quindi ad accennare alle con dizioni del cambio sull’estero, e dice che i fatti hanno dimostrato il buon fondamento delle sue previsioni, quando diceva che l’inacerbirsi dei prezzi, manifestastosi nella primavera del 1912 e accentuatosi un anno dopo fino a toccare nel lu glio del 1913 il massimo di 2,97 per cento, era d o vuto, anziché alla pretesa esuberanza dei biglietti in circolazione, alle vicende della politica interna zionale e a transitorie contigenze del nostro paese, oltre che al giucoo degli speculatori. Egli espresse allora la fiducia che la ragione del cambio si sarebbe mitigata quando fossero risolute le questioni bal caniche e fossero almeno attenuate le cause che spingevano il danaro italiano a varcare la fron fiera e il capitale estero a ritornare in patria. Tra queste bssta ricordare l’eccezionale importazione di grano, che nell’esercizio 1912-13 obbligò ad inviare all’estero circa 420 milioni. E ’ avvenuto infatti che nel secondo semestre di quest’ anno la curva dei cambi si è abbassata, mentre è aumentato pei bisogni del commerdio, il volume dei biglietti di banca. E da qualche tempo i corsi del cambio si aggirano intorno a 65 centesimi per ogni cento lire, si elevano cioè di poco sul punto che può dirsi normale; anzi in questi ultimi giorni il migliora mento è stato così sensibile che non si ricorda l’e guale dal dicembre 1910.
La cassa depositi e prestiti.
Quanto agli istituti di emissione, essi seppero nel 1913, mentre persisteva la tensione monetaria mondiale, contenere le operazioni ricorrendo a saggi di sconto elevati; e al 31 ottobre scorso la circolazione bancaria non superava che di soli 41 milioni quella della stessa data del 1912, men ile i principali istituti di emissione registravano
un aumento oscillante fra un minimo di 151 e un massimo di 506 milioni. Anche le riserve, si sono mantenute in cifra pressoché uguale, e cioè, intorno ai 1340 milioni, con un miglioramento della qualità per l’ aumento della valuta aurea; e ciò all’infuori delle riserve metalliche di pro prietà del Tesoro. E dall’ispezione condotta a termine dalla Commissione parlamentare gover nativa è risultato che i nostri tre istituti di emis sione hanno adempiuto a tutti gli obblighi imposti dalle leggi e dalle convenzioni e che sono stati completati la ricostituzione dei patrimoni, il loro investimento in attività, di sicuro recupero, e il miglioramento delle situazioni.
Il miglioramento è dimostrato da due fatti: la riserva a garanzia della circolazione raggiun geva al momento della ispezione il 70.52 per cento, in confronto a quella del 40 per cento del gennaio 1894; e la circolazione produttiva, cioè al netto delle riserve, era inferiore di 127 milioni all’ ammontare degli impieghi di natura pretta mente bancaria, cioè sconti, anticipazioni, eco. Le altre attività degli Istituti, cioè investimenti all’estero, in titoli di Stato o garantiti dallo Sta to, eco. costituivano pertanto un impiego dei pa trimoni, delle riserve statutarie e delle disponi bilità, il che dimostra l’uso razionale del biglietto di banca.
L ’on. Tedesco parla dopo ciò della Cassa dei depositi e prestiti e degli alti compiti che le spet tano; e tra l’ altro nota che dal 31 ottobre 1912 allo stesso giorno del 1913 i versamenti fatti dalle Casse postali di risparmio segnarono un aumento di 135 milioni nella cifra complessiva; cosicché il risparmio postale è salito da 1881 milioni a 2 miliardi e 16 milioni La Cassa, a compiere la sua opera moderatrice e regolatrice del mercato dei titoli, ha acquistato nel decennio 1904-1913 un miliardo e 698 milioni di effetti pubblici, di cui 542 milioni sono di proprietà delle gestioni speciali affidate alle sue cure. Nello stesso decen nio ha concesso mutui alle province, ai comuni e ai consorzi di bonifica per 760 milioni; e di que sti ben 430 milioni e mezzo furono destinati ad opere pubbliche, come strade, bonifiche, edifìci per la scuola, condutture d’ acqua potabile; quasi 291 milioni servirono ad estinguere debiti onerosi e a sistemare le finanze di alcune province e di molti comuni: più di 38 milioni e mezzo si pre starono per riparare danni prodotti da catacli smi, come terremoti, alluvioni e nubifragi. Nei primi undici mesi di quest’anno vennero accordati mutui per più di 103 milioni, con un aumento di 23 milioni rispetto all’ egual periodo del 1912.
Oltre i mutui in contanti, si sono concessi, nel passato decennio, anche prestiti in cartelle di credito comunale e provinciale per circa 387 milioni; e così, complessivamente, si è mutuato un miliardo e 147 milioni. Nel decennio 1914-23 si calcola che si potrà fare assegnamento sopra una massa di disponibilità non inferiore a 4 mi liardi e 193 milioni. La quale ingente somma si calcola di adoperare per un miliardo e 7 24 milioni in impiegati e in anticipazioni di fondi pre scritti da leggi o regolamenti; per un miliardi e 467 milioni in mutui a comuni, province e con sorzi; per circa un miliardo e 63 milioni in acquisti obbligatori e facoltativi di titoli di Stato e in altri investimenti che nuove leggi consentissero.
Risparmio nazionale e industrie.
« Potrebbe sorgere il dubbio - osserva a questo punto il ministro' - se i replicati appelli al credito per le esigenze dello Stato e il progressivo accu mularsi dei frutti del risparmio nella Cassa dei depositi e prestiti e nell’ Istituto Nazionale delle assicurazioni, producano la conseguenza di
trarre alle industrie e airagricoltura i capitali ond’ esee abbisognano per il loro svolgimento.
« Ma, oltre che le maggiori richieste fatte al credito .nel 1912 e nel 1913 furono determinate da eccezionali contingenze, conviene rilevare che le somme fornite al Tesoro, alla Cassa dei depo siti e all’ Istituto delle assicurazioni non tardano a riversarsi nella circolazione del paese, e tornano a vantaggio di parecchie industrie, dell’ agricol tura, e delle moltitudini di lavoratori.
« Ad esempio, durante il periodo di otto anni, cioè dal 1° luglio 19Q5 al 30 giugno 1913, le am ministrazioni della guerra, della marina e delle feiTOvie dello Stato pagarono in Italia per1 le loro forniture una somma annua che va da un minimo di 127 milioni nell’ esercizio 1905-906 ad un mas simo di 527 milioni nell’esercizio 1912-13, Sono nell'insieme 2 miliardi e 763 milioni, che furono corrisposti quasi per intero all’industria nazionale
« Dei 730 milioni finora ricavati dai buoni quin quennali del Tesoro, 450 milioni furono assegnati a lavori e a materiali per aumenti patrimoniali delle ferrovie dello Stato e alla costruzione di nuove linee; e delle somme occorse per l’impresa libica, parecchie centinaia di milioni si sono spese in Italia per vettovaglie, vestiari, materiali di armamento, eco.
« Fra le spese ordinarie occorrenti ogni anno per le ferrovie dello Stato quella relativa alle forniture e agli acquisti di materiali non è minore di 250 milioni.
« A quasi mezzo miliardo ascendono i mutui e prestiti a provineie, comuni e consorzi per di verse opere pubbliche, acquedotti ed edilìzi sco lastici.
« Per concludere su questo tema, non è fuor di luogo ricordare che la vita stentata di alcune industrie risale ad un periodo in cui molto limi tato era l ’assorbimento del risparmio nazionale per le esigenze dello Stato e che altre sono le prin cipali cause del malessere, il quale è aggravato dalle insidie di una pervicace speculazione. Con la riforma dell’ ordinamento delle borse si intese di assicurare, nell’interesse del credito nazionale, il risanamento del mercato; altre provvisioni sa ranno presentate per dare un miglioro assetto allo società anonime. Le nostre imprese industriali e commerciali, che non sono forse lontane dal ter mine del periodo più acuto dei disagi e che~pos- sono bene sperare dalle migliorate condizioni della politica internazionale e dal riaprirsi dei mercati d’ Oriente, potranno rivedere giorni più sereni allorquando e per virtù di propri atti riparatori e per salutare influenza della pace, che auguriamo completa e durevole, sarà cessato l’ odierno stato di incertezza e rinascerà negli animi la tranquilla confidenza.
Le spese per la Libia.
« Col proposito della maggiore chiarezza dirò delle spese che riguardano l’ occupazione della Libia.
« Con la legge 28 marzo 1912 furono ratificati dal Parlamento i decreti reali che erano stati emessi a tutto il 15 febbraio e che avevano au torizzato l’ apertura di un credito straordinario di 170 milioni per le spese dipendenti dalla spe dizione in Tripolitania e Cirenaica; e fu altresì approvata l’assegnazione di un nuovo fondo di 35 milioni per il reintegro delle dotazioni dei ma gazzini in Italia e per la formazione di nuove unità nell’esercito.
« Nell’intento di provvedere con i mezzi ordinari del bilancio alla sistemazione della spesa di 205 milioni, la legge del 28 marzo 1912 prescriveva doversi assegnare l’eccedenza di cassa di 57 m i lioni proveniente dall’ avanzo accertato a tutto
l’esercizio 1910-1911, nonché l’avanzo dell’eser cizio 1911-1912; e di inscrivere a bilancio la re stante somma.
« L ’avanzo dell’esercizio 911-912 fu accertato nella somma di 100 milioni, e 734 mila lire; onde a tutto il 30 giugno 912, tenuto conto dei 57 mi lioni degli avanzi precedenti, la spesa di 205 mi lioni fu coperta con la somma di 157 milioni e 734 mila lire e le successive iscrizioni nei bilanci.
« Alla conversione in legge dei decreti coi quali furono successivamente aperti dal 4 aprile all’ 8 dicembre 1912 crediti straordinari per la somma di 357 milioni, provvide la legge 912, destinando, a fronteggiare codesta spesa, l’avanzo dell’eser cizio 912-913 e disponendo che la rimanente somma venisse stanziata, per 16 milioni nell’e sercizio 913-14, e in rate annue da determinarsi con le leggi di bilancio, nel quinquennio dal 914-15 al 918-19.
« Sopravvenne la legge 2 giugno 1913 che de terminò in 42 milioni la quota dell’avanzo 1912-13 da destinare all’indicato scopo.
« Restavano così 315 milioni da aggiungere alla rimanenza di 47.266.000 dell’ assegnazione autorizzata dalla legge 28 marzo 1912; e nell’in sieme'* 362.266.000. In conto di questa somma, si sono inscritti direttamente in bilancio 62 mi lioni e 266 mila lire.
« Con altra legge pure del 29 dicembre 1912 fu autorizzata l ’emissione di buoni del tesoro quinquennali per 250 milioni, così distribuiti:
« 50 milioni da corrispondere all’amministra zione del Debito Pubblico Ottomano in vrtù del trattato di Losanna: 200 milioni destinati alle spese militari occorrenti in Libia e alle altre ne cessarie per continuare l ’opera di ricostituzione dei materiali nei magazzini militari e per eseguire riparazioni straordinarie alle navi della R. Marina. La spesa di 250 milioni si trova registrata nel rendiconto consuntivo 1912-913.
« Sono dunque 812 milioni, di spesa autorizzata per la guerra di Libia, con la legge 28 marzo 1912 e con le due leggi del 29 dicembre dello stesso anno.
957 milioni.
« Alla maggior parte di codesta spesa, e preci samente per 512 milioni, si è provveduto: con buoni del tesoro quinquennali, per 250 milioni; e per 262 milioni coi mezzi normali del bilaficio, e cioè per 199 milioni e 734 mila lire con gli avanzi, e per 62.266.000 mercè stanziamenti diretti nello Stato di previsione degli esercizi dal 1912-13 al 1914-15.
« A sistemare i rimanenti 300 milioni si prov- vederà riproducendo nel bilancio del quadriennio dal primo luglio 1915 al 30 giugno 1919, una quota corrispondente a quella di 31 milioni e mezzo nel 1914-15, opportunamente'* e gradata- mente accresciuta, ciò che sarà possibile, come vedremo, grazie al naturale incremento delle entrate.
« Altri fondi bisognò mettere a disposizione del Ministero della guerra; il Governo, nei modi sta biliti dalla legge 17 luglio 1910, autorizzò fino al giorno 4 del corrente mese di dicembre nuove aperture di crediti straordinari per 145 milioni. La somma finora assegnata per la spedizione e l ’occupazione della Libia, ed erogata con le ga ranzie amministrative prescritte dalla legge 17 lu glio 1910, ascende pertanto a 957 milioni, e cioè 50 milioni pagati alla cassa del Debito Pubblico Ottomano; 786 milioni accordati al Ministero della guerra e 121 al Ministero della marina.
mento del patrimonio delle amministrazioni m i litari; come per esempio per viveri e foraggi di riserva, vestiario, materiali di servizio generale, sanitario, di casermaggio, di artiglieria, del genio aeronautico e automobilistico, linee e materiali ferroviario, di fortificazioni, fabbricati, ecc.
«.E di non poca importanza è l’accresciuto v a lore del preesistente patrimonio, per esseisi so stituiti i materiali consumati con altri nuovi e di più recente modello.
« Nei riguardi dello stato dei magazzini in Italia posso dichiarare che per quanto si riferisce alla Marina, le dotazioni sono quasi tutte ricostit.uite. Rimane da completare in piccola parte il reintegro dei magazzini dell’ amministrazione della Guerra, per una somma non ancora definitivamente ac certata, per la quale si stanno raccogliendo e or dinando gli elementi necessari.
« Per quanto concerne le spese civili, di com petenza del Ministero delle colonie, è noto che furono dapprima assegnate 200 mila lire (legge 6 luglio 1912) e poi la somma di 50 milioni mercè l’apertura d’un conto corrente (legge 5 dicem bre 1912). In confronto di tale disponibilità, il Ministero delle colonie, dal 20 novembre 1912 — data della sua istitu zion e-a tutto il 30 giugno 1913, ha disposto varie spese, per l’ammontare di circa 22 milioni e mezzo.
_ « Meritano un ricordo speciale alcune spese, e cioè: 11 milioni e mezzo per costruzioni ferro viarie, oltre 5 milioni per opere marittime; 771 mila lire per opere edilizie di Stato e di interesse locale; 757 mila lire per servizio delle privative.»
L ’aumento delle entrate e delle spese.
Il ministro passa quindi a discorrere dell’ au mento delle entrate, e dice come i mezzi forniti sieno stati ripartiti fra le varie spese.
Nel decennio dal 1904-05 al 1914-15 le spese effettive sono aumentate di 771 milioni; e due terzi della maggiore spesa s’impiegarono per l’in cremento dei servizi civili, e un terzo per i servizi dell’esercito e dell'armata.
Segna la più alta percentuale di aumento la spesa per la pubblica istruzione portata da 51 a 148 milioni, principalmente nell’interesse dell’i struzione elementare e popolare (66 milioni nel 1914—15 da 6 milioni circa nel 1904-05). Seguono: il Ministero di agricoltura, industria e commercio con l ’aumento di 18 milioni, pari al 120 per cento: i servizi della posta, del telegrafo e del telefono con la maggiore somma di oltre 81 milioni, che equivale al 118 per cento: l’Amministrazione del l’interno, la cui spesa si eleva da 75 a 139 milioni; la marina mercantile da 21 a 36 milioni. E aumen tano di 104 milioni gli stanziamenti per i pubblici lavori, compresi 37 milioni per maggiori costru zioni ferroviarie, di 15 milioni per l’amministra zione della giustizia; di 10 milioni per il Ministero degli affari esteri; di 86 milioni per le finanze; e di 55 milioni per il tesoro. Uno speciale richiamo meritano le spese di carattere patrimoniale delle ferrovie dello Stato, per le quali dal Io luglio 1905 al 30 giugno 1913 si sono impegnati 1 miliardo e 675 milioni e si sono pagati 1 miliardo e 119 mi lioni.
Per i servizi dell’esercito e dell’armata la pre visione della spesa sale da 386 a 649 milioni: al l’aumento concorre in gran parte quello generale dei prezzi.
Le entrate alla loro volta si accrebbero non meno notevolmente: e oltre fronteggiare i co spicui aumenti di dotazioni, costituirono tali di sponibilità da permettere di saldare un debito del Tesoro, che al Io luglio 1904 ascendeva a 247 milioni; e di volgere le ulteriori eccedenze a tutto il 30 giugno 1913 alla soddisfazione di spese ec
cezionalissime, come quella per riparare i danni del terremoto del 1908 (168 milioni) e quella di 262 milioni già inscritta in bilancio a, tutto l ’eser cizio 1914-15 per l’occupazione della Libia.
Nel decennio dal 1903-904 al 1912-913 il get tito delle entrate principali, escluso il dazio sul grano, è aumentato di 650 milioni. E mentre il primo quinquennio palesa un aumento di 262 milioni, con una media annua di 52 milioni, il secondo quinquennio, che pur travagliato da pub bliche calamità e da gravi disagi industriali e comprende due anni di guerre, ha offerto un maggior prodotto di 338 milioni, pari ad un in cremento medio annuo di circa 78 milioni.
L ’on. Tedesco afferma anche, e illustra con cifre le sue affermazioni, che non è vero che l’au mentato gettito di talune imposte derivi in parte dall’eccessivo spirito fiscale degli agenti dell’A m ministrazione.
1 bilanci del prossimo sessennio.
L ’imposta sui fabbricati è salita da 69 milioni che era nel 1890 a 104 milioni nel 1913, in con seguenza di nuove costruzioni e di revisioni par ziali di redditi già accertati e cresciuti di almeno un terzo per cause che hanno effetto continua tivo. Ma invariata è rimasta l ’aliquota nella m i sura del 16.50 per cento (compresi i decimi), ed immutati sono i criteri di valutazione dei redditi basati sul valore locativo degli stabili. E anche per l’imposta sui redditi di ricchezza mobile, poiché non sono variati i metodi ed i criteri di accertamento, ne è intervenuta alcuna legge di aggravio, l’aumento non è che la conseguenza del progressivo aumento della materia imponibile; e anche più cospicuo sarebbe stato se ci fossero stati i mezzi per accertare con maggiore esattezza i redditi per loro natura incerti e variabili e che si basano su dati induttivi.
Continuando nella sua esposizione di cifre, il ministro valuta anche i pagamenti per spese di bilancio fatti nel triennio dal Io luglio 1910 al 30 giugno 1913 dalle amministrazioni dello Stato, escluse quelle della Guerra e della Marina e i due Ministeri finanziari: tali pagamenti ascendono ri spetto al precedente triennio dal Io luglio 1907 al 30 giugno 1910, di 802 milioni, dei quali 252 per l’ amministrazione ferroviaria e 200 circa per lavori pubblici. E tale aumento è costante, e durante il primo quadrimestre del corrente eser cizio. è stato di 28 milioni escluse sempre le A m ministrazioni militari e finanziarie e quella fer roviaria.
Dall’inizio dell’impresa libica, i pagamenti e f fettuati in più per i servizi civili, esclusi quelli finanziari, ascendono a circa 450 milioni.
Numerosi provvedimenti speciali, oltre quello di carattere generale, furono adottati a favore delle provincie del Mezzogiorno, della Sicilia, e della Sardegna, principalmente per opere pu b bliche, per l’istruzione, il credito, ecc. La spesa all’uopo autorizzata ascende a 650 milioni ed è stata inscritta in bilancio a tutto il 1914-15 per 436 milioni, dei quali 288 e mezzo erano già pa gati al 30 giugno 1913.
Uri eventuale operazione di credito
[ ■ Ma si potrebbe obiettare - aggiunge il mini stro se l’incremento delle entrate non corri spondesse alle benché caute previsioni, in guisa da non permettere di volgerne una parte al rein tegro degli indicati 30 milioni? - Se mai siffatta ipotesi - che non parte probabile - diventasse realtà, sorgerebbe allora il bisogno di ricorrere a quella operazione di credito che i pili austeri uo mini di finanza avrebbero di buon animo appro vato se fosse stata compiuta durante lo stesso periodo di effettuazione della spesa.
« Dall’operazione che eventualmente si dovesse contrarre in ritardo, risulterebbe però, in con fronto di quella che anteriormente potevasi ma non sembrò opportuno eseguire, un doppio be neficio per il credito pubblico e per il bilancio Chiunque vede che si avrebbe allora la facoltà di scegliere un momento propizio per il mercato, che sino ad oggi è stato, per lungo tempo, in con dizioni sfavorevoli; e si otterebbe altresì il vari faggio di aver risparmiato per parecchi anni parte della spesa occorrente per il servizio di un pre stito di 300 milioni che fosse stato contratto du rante la guerra italo—turca.
« Gravi impegni sono altresì rappresentati dal concorso dello Stato ai Comuni per la provvista di acque potabili e per l’esecuzione di opere d’i giene. dai provvedimenti per la istruzione elemen tare e popolare, dalle sovvenzioni per ferrovie concesse e da concedersi all’industria privata, comprese le calabro-lucane e quelle della Sicilia, dall’esecuzione del programma navale, dallo svol gimento della spesa per il personale delle poste e dei telegrafi, dall’onere per interessi e ammor tamento di titoli emessi per costruzione e riscatto di ferrovie e dei mutui da contrarsi per la sistema zione e l ’ampliamento dei servizi telefonici, dal l’incremento del debito vitalizio.
« Oltre agli oneri derivanti da leggi, il bilancio dovrà anche sopportare il carico dell’incremento normale della spesa ordinaria.
« Può ritenersi che a tante maggiori spese ab biano a far riscontro corrispondenti maggiori en trate?
« Supponendo che il gettito delle entrate prin cipali, escluso il dazio sul grano, si accresca di 50 milioni in ciascun esercizio, mentre nell’ ultimo decennio e nell’ultimo quinquennio fu rispetti vamente di 65 e di 78 milioni in media, si avrà nel sessennio dal 1915-1916 al 1921 una maggiore disponibilità di un miliardo e 50 milioni, la quale, dopo aver coperto gl’impegni straordinari già autorizzati dalle leggi per 220 milioni, lascerebbe un margine di 830 milioni per fronteggiare gli aumenti di spesa ordinaria richiesti dai progre dire dei pubblici servizi.
« In ' base alle leggi di autorizzazione di spese effettive straordinarie per lavori pubblici, ' sono da stanziare in bilancio 600 milioni negli esercizi dal 1915-16 al 1920-21, insieme alla spesa di 300 milioni per costruzioni dirette di strade fer rate; e così in totale nei prossimi sei esercizi, alle spese straordinarie per opere pubbliche sarà as segnata la cospicua somma di 900 milioni, oltre a 350 miboni di spese ordinarie.
Spese civili e militari.
« Inoltre, dal 1° lugbo 1911 a tutto il 30 novem bre ultimo, sono state autorizzate concessioni di ferrovie per 746 chilometri, del costo presunto di 135 miboni, e di tram vie per chilometri 469 del costo presunto di 29 milioni circa, obbligandosi lo Stato a corrispondere per le ferrovie e per un periodo che varia da 35 a 50 anni, un sussidio
annuo di 5 milioni e un quarto, e per le tram vie un sussidio di circa mezzo milione per 50 anni.
« E le linee automobilistiche concesse dal 1 lu gbo 1911 raggiungono la lunghezza di chilometri 5923, con un capitale d’impianto di 10 milioni, e un terzo, e importano un onere annuo di 3*mi lioni e 131 mila bre di sussidio da corrispondersi per 9 anni in media.
« In materia di concessioni di lavori meritano altresì di essere ricordate quelle autorizzate dal 1° lugbo 1911 per opere di bonifica, le quali im portano una spesa di circa 75 milioni, con un con tributo di oltre 44 milioni da parte dello Stato ». Ma altri e nuovi oneri sono in vista: per lari- forma della scuola media e il miglioramento eco nomico degli insegnanti; per la viabilità e le opere di beneficienza; per la navigazione interna; per incoraggiare nuove linee automobilistiche; per favorire la produzione agraria col credito, con istituti di sperimentazione, con le cattedre am bulanti, eco.
« E altri provvedimenti sono imposti da su premi interessi della Nazione.
« Sui fondi concessi dal 1908 in poi per le spese mihtari straordinarie, rimangono ancora da stan ziare 116 miboni nel triennio successivo all’eser cizio 1914—15. Intanto si sono manifestati nuovi bisogni, quali, ad esempio, quelli di provvedere all’in cremento della flotta aerea e al completamento della sistemazione difensiva delle frontiere ter restri, e sovrattutto delle frontiere marittime che dobbiamo mettere in grado di resistere ai poten tissimi mezzi di offesa delle navi moderne.
« Coordinando le esigenze della difesa nazio nale ai giusti riguardi della pubbhca economia e della finanza delio Stato, si procurerà di graduare le nuove spese straordinarie in modo da ripartirle in parecchi esercizi, contenere lo stanziamento annuo entro un bmite che non ecceda e possibil mente si mantenga al di qua dell’assegnazione media occorsa nell’ultimo quinquennio.
« Quanto alla riproduzione del navigbo, è pro posito del Governo di tradurre in atto il disegno che nella scorsa estate fu enunciato dal presidente del Consiglio. Accrescendo di 10 miboni all’anno la spesa ordinaria, che col 1 luglio 1914 è portata da 80 a 90 milioni, potrà raggiungersi con l’eser- eizio 1917-18 lo stanziamento normale di 120 mi lioni, il quale permetterà di costruire ogni anno una grande nave da battagba e il corrispondente navigbo ausiliario. »
L ’ on. Tedesco così conclude:
« Con patriottica intuizione il Paese, convinto che una finanza equibbrata sia il fondamento di ogni progresso sociale ed. economico, sente nella maturità della sua coscienza civile che ai maggiori oneri delle nuove riforme debbano far riscontro i necessari nuovi mezzi. E il Governo si riserva di presentare all’esame del Parlamento opportune proposte, fra le quab non saranno compresi pro v vedimenti che conducano all’ assunzione di alcu monopolio di Stato o possano cagionare aggravi alle industrie, o comunque turbare lo svolgimento delle forze produttive della Nazione. »
Circolazione e riserve degl'istituti d'emissione
Circolazione.
31 die. 1918 Diff. 1918-911 {milioni lire) Banca d ’ Italia 1,700.7 + 7.0 Banco di Napoli 421.6 + 13.0 Banco di Sicilia 90.1 4" 0.9 Insieme 2,212.4 + 19.1 L’aumento complessivo di milioni 19.1 veri ficatosi nella circolazione al 31 dicembre 1912 è molto inferiore a quello che si ebbe al 31 di cembre 1911 rispetto alla corrispondente data delTanno* precedente nella quale l’ eccedenza era rappresentata da milioni 166.5.
A formare i suddetti milioni 19.1 in più hanno concorso la Banca d ’ Italia con milioni 7 ed il Banco di Napoli con milioni 13 ; con un totale di 20 milioni, dai quali debbono dedursi, per avere la cifra sopraccennata, L. 900,000 per la diminuzione verificatasi nella circolazione del Banco di Sicilia.
La media della circolazione è stata nel 1912 superiore per tutti e tre gli Istituti a quella del 1911.
L ’ aumento nella media della circolazione della Banca d’ Italia trova riscontro nelle eccedenze quasi costanti nella circolazione parzialmente coperta col 40 per cento di riserva. Questa, in fatti, soltanto per sei decadi del primo semestre si mantenne nei limiti normali, che furono su perati nelle altre e per tutto il secondo seme stre del 1912. E, cosa importante a rilevare, perchè dimostra la forte tensione monetaria ve ri fi catasijial luglio 1912 in poi, si è che a par tire da quel mese le eccedenze si spinsero co stantemente oltre l’ ultimo grado stabilito dalla legge.
Lo stesso possiamo ripetere per il Banco di Napoli il quale soltanto in tre decadi (due di marzo ed una di aprile) riuscì a contenere nei limiti normali la sua circolazione a parziale co pertura, mentre in tutte le altre decadi essa presentò eccedenze più o meno rilevanti e dal settembre 1912 in poi superò il terzo limite.
Nè la circolazione a parziale copertura del Banco di Sicilia presenta un andamento molto diverso da quello degli altri due Istituti ; in fatti le eccedenze per tale Banco si ebbero in 23 decadi e superarono il primo limite in 14 de cadi, il secondo in 10 ed il terzo limite in due, Però nell’ ulti mese del 1912, il Banco di Si cilia potè rientrare nel limite normale della cir colazione.
Il perdurare delle eccedenze per i due mag giori Istituti dopo il 1° novembre 1912 dimostra che l ’ aumento del saggio dello sconto e delle anticipazioni al 6 per cento non ebbe sul mer
cato l ’ effetto di produrre una rapida diminu zione della circolazione e che la domanda di credito, sebbene meno intensa, si mantenne tut tavia abbastanza insistente.
Circolazione e riserva.
Esaminando lo specchio indicante in dettaglio il rapporto fra la riserva e la circolazione al 31 dicembre 1912 in confronto alla stessa data del precedente esercizio (e che omettiamo per brevità) si deduce :
1. contro l ’ aumento di milioni 18.9 nella circolazione complessiva sta l’ aumento di mi lioni 40.9 nella riserva ;
2. La circolazione non coperta intieramente da riserva è diminuita di 23 milioni ;
3. Il rapporto della riserva alla circolazione è aumentato dell’ 1,32 per cento.
L’ aumento della riserva si ebbe per tutti gli Istituti di emissione, mentre la circolazione a parziale copertura diminuì di milioni 27.4 per la Banca d ’ Italia, e di milioni 3,1 il Banco di Sicilia, accrescendosi al contrario di milioni 7,5 per il Banco di Napoli, ed a rapporto tra la ri serva e la circolazione aumentò dell’ 1,75 per la Banca d ’ Italia e del 3,03 per il Banco di Sicilia, scemando invece di 0,75 per cento per il Banco di Napoli.
Senonchè l ’ aumento nel rapporto percentuale della riserva alla circolazione esistente al 31 di cembre 1912 per la Banca d ’ Italia si è verifi cato soltanto nell’ ultimo periodo dell’ anno, giac ché la media del rapporto medesimo nel 1912 è stata inferiore a quella del 1911.
Per il Banco di Sicilia la maggiore percen tuale della riserva alla circolazione al 31 di cembre 1912 trova riscontro nell’ aumentato rap porto percentuale medio dell’ anno che si rag guagliò al 64,33 per cento contro il 63,73 del l ’ anno precedente.
La scarsità di denaro non è stata nel passato anno un fenomeno circoscritto al mercato ita liano ma comune a tutti i mercati europei, e quindi gli Istituti di emissione esteri, al pari di quelli italiani, si trovarono costretti nel 1912 ad accrescere la loro circolazione, la quale per tanto, alla fine di detto anno, superava quella esistente al 31 dicembre 1911.
L ’ aumento della circolazione non è stato ovunque accompagnato da un incremento delle specie metalliche ed anche in quei paesi nei quali le riserve sono cresciute, il loro aumento non è stato proporzionale a quello della circo lazione.
seguì ovunque un aumento del rapporto per centuale tra le riserve medesime e la circola zione, poiché esso crebbe per gli Istituti di emissione italiani, per la Banca dei Paesi Bassi, per la Banca Nazionale Svizzera e per la Banca Nazionale del Belgio, mentre diminuì per la Banca di Francia, per la Banca Imperiale russa, per la Banca austro- ungarica, per la Banca Im periale germanica, per la Banca di Spagna ed anche per quella d ’ Inghilterra.
Bilancio giapponese per l’ istruzione pubblica
lì Giappone spende annualmente per l’istru zione pubblica 77.377.461 yen. pari a Lire 199.633.849,38 (1 yen — L. 2.58).
Detraendo da questa somma 12.012.415 yen provenienti da sussidii accordati dal Governo centrale dal pagamento di tasse da parte degli alunni, rimangono 65.365.006 yen a carico degli abitanti, con un contributo medio annuo di
yen 1.31 per abitante.
La scuola primaria è quella che costa di più, vale a dire 56.258.359 yen all’anno.
Vengono appresso le scuole professionali di commercio, industria e scienze applicate con una spesa annua di 5.809.430 yen ; le scuole se
condarie con 4.679.618 yen e le scuole normali con 4.315.528 yen,
Il mantenimento delle biblioteche scolasti che e popolari costa 143.879 yen e le scuole dei sordo-muti 29.416 yen.
Il commercio estero del Brasile
Il movimento del commercio estero brasiliano ha progredito considerevolmente nel corso degli ultimi anni.Nel 1905, fu di 1,861,829,075 fr., cioè fran chi 745,751,250 all’ importazione e 1,116,077,825 all’ esportazione.
Nel 1912 il movimento ascese a 3,450,545,900 franchi, cioè 1,866,195,625 all’ esportazione e 1,584,349,275 all’ importazione.
Le esportazioni del caffè, che è il maggior articolo della produzione brasiliana, si sono elevate nel 1912 a 1,163,951,975 fr., con un aumento di 153,921,825 franchi o del 15 % sul 1911, per effetto specialmente del rialzo del prezzo del caffè.
Il valore del caucciù esportato nel 1912 è stato di 402,275,625 fr. contro 376,425,375 fr., con 7 % d ’aumento sul 1911.
Cav. A v v . M. J . d k Jo h an n is, Direttore-responsabile.
Rom a, Stabilim en to T ipografico Befani.
LLO Y D S BANK LIMITED.
C a p i t a le S o t t o s c r it t o , L ire 6 7 3 ,9 1 3 ,6 0 4 .
Jîapitale Versato, Lire 1 0 7 ,8 2 6 ,1 7 6 . Fondo di Riserva, Lire 7 4 ,2 9 8 , 0 0 0 .
U F F I C IO C E N T R A L E :
E . C . D e p o s i t i e c o n t i c o r r e n t i N u m e r a r i o in C a s s a , o t t e n i b i l e s u d o m a n d a | e d a b r e v e p r e a v v i s o C a m b i a l i - - - - - - -I n v e s t i m e n t i - - - - -A n t i c i p i e d a lt r i v a l o r i - - - --QUESTA BANCA HA PIÙ DI
71, L O M B A R D
S T R E E T ,
L O N D R A ^ _______
(31 Die., 1912) Lire 2 ,3 0 1 , 5 0 5 ,6 0 1 . 2 2 „ Lire 6 1 5 , 6 3 4 , 9 7 0 . 1 6 6 5 0 UFFICI IN INGHILTERRA Lire 2 4 2 , 9 0 7 , 0 1 1 . 7 6 Lire 2 8 0 , 2 6 5 , 6 8 5 . 8 4 Lire 1 , 2 8 9 , 9 0 6 ,7 6 7 . 3 8E NEL PAESE DI GALLES.