SCIENZA ECONOMICA, F IN A N ZA , COMMERCIO, BANCHI, FE R R O V IE , INTERESSI P R IV A TI
Anno X XX IV
Voi. XXXV III
Firenze, 3 Marzo' 1907
N. 1713
S O M M A R I O : Le indennità ai deputati — La legge sulle Banche di emissione e la Banca d ’ Italia — La avocazione della scuola elementare alio ¡Stato — Le Società di mutuo soccorso in Italia — .R i v i s t a "bi— b lio g r a iìc a : Annuario statistico delle città italiane - Luigi Paolini. Manuale per le casse di risparmio ordinario - W. R. Lawson, American Finance. Part First-Domestic — R i v i s t a e c o n o m ic a e fin a n z ia r ia : Sui contratti collettivi e di tariffa - La riunione ferroviaria di Genova - Un prestito argentino - Il trattato di commercio tra V Etiopia e la Germania - Il consumo della lana in Inghilterra - Il bilancio del Brasile pel 1907 - La situazione economica della R iodesia - Il raccolto del cotone egiziano — R a s s e g n a d e l c o m m e r c io i n t e r n a z i o n a l e : Il commercio delV Egitto, della Spagna e del. Belgio — La situazione del Tesoro al Bl gen naio 1907 — Il credito cooperativo in Russia — Le condizioni della disoccupazione in Italia — Camere di commercio — Mercato monetario e Rivista delle Borse — Notizie commerciali.
La
intaniti
ai deputati
La iniziativa presa in questi giorni da al cuni deputati di presentare un disegno di legge tendente a stabilire una indennità ai deputati, ri sponde, crediamo ad una evidente necessità, perchè la mancanza di .qualunque indennità rende in gran parte inefficace il principio sancito dallo Statuto che tutti gli elettori possono essere eleggibili. Nè crediamo che la indennità possa portare al cun inconveniente, quando sia mantenuta entro certi limiti, cioè in relazione alle condizioni ge nerali del paese.
Se non che, a nostro avviso, se si dovesse sancire un siffatto principio, sarebbe decoroso e ragiovevole attuarlo, senza restrizioni e con una certa larghezza, riformando anche in qualche parte la legge elettorale.
Non ci sembra, ad esempio, che sia conve niente fare restrizioni, a quella qualunque inden nità che fosse stabilita, quando il deputato non si trovi presente ad una votazione a scrutinio segreto o ad un appello nominale. La detrazione non potrebbe essere molto superiore alle 20 lire, come viene proposto, e.sarebbe una troppo pic cola somma per indurre chi non ne abbia voglia, a recarsi a Roma al momento del voto ; e sarebbe poi indecoroso ammettere a priori che la brama delle 20 lire fosse sufficiente ad indurre i rap presentanti della nazione a essere presenti al voto.
D ’altra parte in molti casi la costatazione del numero dei deputati presenti può essere un’ar ma efficace per sospendere la discussione di una legge e di una mozione, sulla quale si voglia ri chiamare la attenzione dei più, e tale costatazione sarebbe promossa certamente con maggiore riguardo quando si sapesse che tutti gli assenti sottosta rebbero alla multa.
A chi. bene osserva 1’ andamento del mecca nismo legislativo presso di noi ed in altri paesi,
la presenza di un grau numero di deputati alle discussioni delle leggi non solo non è necessaria, ma non è nemmeno desiderabile. Le Assemblee po litiche molto numerose ñon sono mai nè serene, uè tranquille; le sorprese e le - nervosità sono molto più facili quando grande sia il numero dei presenti. Alla Camera dei Comuni d’Inghilterra sogliono essere ordinariamente presenti pochissimi deputati, ed è solo nelle grandi circostanze che la assembler- è popolata. Lo stesso a dir vero a v viene tra noi ; ma la stampa in genere, a cui la Camera spopolata non presta il solletico dei bat tibecchi, delle interruzioni, dei dialoghi o dei tu multi, rileva sempre con dispiacere le adunanze poco numerose e le chiama adunanze noiose, per chè non offrono materia a quei commenti futili e spesso irrispettosi che vengono pubblicati. E ’ raro che un giornale riassuma abbastanza chiaramente una discussione seria che avvenga in Parlamento, cosi che il lettore possa formarsi un esatto concetto delle ragioni dell’ una e dell’altra parte ; ma è invece frequente che le colonne dei giornali siano piene delle continue escandescenze dell’on. San tini o di altri che assumono il suo stesso con tégno.
Se pertanto si deve, come speriamo, votare una indennità ai deputati, la si voti seuza re strizioni, senza detrazioni, inefficaci e sconve nienti nel concetto, lasciando che gli elettori valutino essi stessi la diligenza del loto rap presentante.
130 L ’ ECONOMISTA 3 marzo 1907
E discutendosi delia indennità ai deputati vorremmo Che si allargasse il concetto in due sensi; il primo di estendere tale indennità anche ai Senatori ; il secondo di dare una conveniente indennità àgli uffici di presidenza delle due Ca mere. Oggi essere chiamato, ad esempio, alla Pre sidenza del Senato rappresenta un disastro finan ziario, compensato, se si vuole, dal sodisfacimento morale: ma non vi è davvero nessun bisogno, che il cittadino, il quale è ritenuto degno di coprire quella altissima carica, debba trovarsi nella ne cessità, se accetta l’ ufficio, di soffrire dei danni pecuniari, che hanno origine non soltanto dal lucro cessante, se quel cittadino è in condizioni di impiegare proficuamente la propria attività, ma anche dal danno emergente per una serie di spese che sono implicite nella carica e che at tualmente non hanno compenso.
Sarebbe, ci sembra, naturale che il Presi dente della Camera elettiva ed il Presidente del Senato avessero una indennità non inferiore a quella dei Ministri, e gli altri membri della Pre sidenza eguale a quella dei Sottosegretari di Stato.
Egualmente nello stabilire le indennità per i deputati e senatori, sarebbe conveniente rifor mare le leggi sulle incompatibilità ed escludere in modo assoluto dalla eleggibilità gli impiegati dello Stato, a qualunque categoria appartengano, e finché rimangono tali.
L ’ impiegato dello Stato ha davanti a sé nelle discussioni parlamentari i propri capi, che sono il Ministro ed il Sottosegretario di Stato; e la in compatibilità e sconvenienza di tale posizione è troppo evidente e per l’ uno e per l’ altro.
L ’ impiegato, che sia eletto, deve scegliere tra l’ impiego e la deputazione; ma non può ac cettare questa, se non ha rinunciato a quella.
A giustificare le attuali disposizioni che am mettono l’ impiegato alla Camera, si è altra volta parlato di competenza; cioè delle utilità che por tavano questi alti funzionari colla loro esperienza nella fabbricazione delle leggi. Ma invece la esperienza ha dimostrato che le leggi si fanno malissimo, anche colla presenza dei competenti, e si è per di più veduto che quella libertà di pa rola e di giudizio che deve avere un deputato non può essere così piena ed assoluta, come è desi derabile, quando il deputato sia impiegato. La quale considerazione poi vale tanto più per i de putati militari, che si possono trovare davanti un Ministro loro inferiore.
Se non si entrasse nella difficoltà dello Sta tuto, vorremmo anche che fosse corretta la legge elettorale nel senso che invece di avere un de putato ogni 50,000 abitanti, se ne avesse uno ogni dato numero di elettori. Oggi abbiamo col legi con 10,000 elettori e collegi con appena 1000 elettori ; se i collegi fossero. determinati a base del minimo degli elettori anziché degli abitanti, crediamo che si avrebbe un migliore Parlamento, per ragioni che si intuiscono.
Ma queste riforme domandano troppo studio perchè sia sperabile che vengano attuate ; Go verni e Parlamento rifuggono da ogni pondera zione e non si accingono a risolvere la que stione che quando sono pressati dal tempo ine sorabile.
La legge sulle Banche di emissione
e la Banca d’ Italia
i l
Promettevamo nell’ ultimo articolo di fare alcune considerazioni di ordine generale sulla necessità di alcune riforme alla attuale legge bancaria, la quale compilata nel 1893, in mezzo alle difficili condizioni in cui si trovavano il paese e le Ban che di emissione, se rispondeva alla necessità di quel momento, non può eisere più ritenuta in relazione alle nuove condizioni che sono tanto mutate. Nè i ritocchi che vennero fatti successi vamente sono oggi sufficienti, poiché miravano a modificare alcuni punti della legge, ma ne mantenevano la struttura nelle parti essenziali.
Cosi è lecito domandarsi se il sistema ancora in vigore-per determinare il saggio dello sconto, sia logico e conforme alla situazione. Oggi la legge autorizza tre diversi saggi di sconto, che possono percepire gli istituti di emissione :
. a) il saggio di sconto normale; esso è fissato nella misura del 5 °/o.
b) il saggio di sconto di favore, che può es
sere applicato agli Istituti intermediari, cioè agli Istituti di credito ordinario ed alle Banche po polari che riscontano presso le Banche di emis sione; tale saggio di favore è dell’uno per cento al di sotto del normale, cioè al 4 °/o.
c) il saggio di sconto ridotto che viene au torizzato dal Ministero in una misura non inferiore al 3 */2 per cento e che può essere applicato alle cambiali commerciali con firme di primo ordine.
Non andremo a cercare per quali motivi sieno stati stabiliti questi tre diversi saggi di sconto; certo non poteva essere che un intendimento di regolare la liquidazione del passato quello che ha ispirato quelle disposizioni. Ma oggi che il passato è già sparito e che le Banche di emissione, od almeno la Banca d’Italia, hanno preso la loro normale funzione nello sconto, come mai si può am mettere che rimangano disposizioni, le quali per mettono alia Banca di scontare cambiali che non sarebbero di primo ordine, purché paghino l ’uno e mezzo pèr cento di più di quelle di primo ordine? E se la Banca risconta ad Istituti di credito, le cambiali riscontate non diventano per questo solo di primo ordine e quindi non meritano lo stesso saggio di sconto, di quelle della terza categoria?
In ogni caso è giusto che per lo sconto agli Istituti intermediari siano conservati nel 1907 i contingenti stabiliti nelle condizioni economiche del 1893?
il saggio corrente, quale le risulta dalle condizioni del mercato. E ’ chiaro che, ora specialmente che le Banche di emissione possono con facilità accrescere la loro riserva metallica, hanno tutto l’interesse di allargare il loro portafoglio e questo possono fare soltanto col tenere il saggio dello sconto ad una misura che corrisponda a quella del mercato.
Ma il mantenere il saggio legale delle Banche di emissione al 5 % mentre il saggio sul mercato oscilla intorno al 4 già da parecchi anni, e men tre la legge stessa ha, noupè molto, ridotto al 4»/o il saggio legale dell’interesse, è una incon gruenza che va corretta. E poiché anche in finanza upa parte dell’essere sta nel parere, non è certo vantaggioso pel mercato italiano che su tutti i listini del mondo figuri il saggio di sconto ufficiale al 5 % mentre effettivamente esso è mi nore, sia che si tratti del saggio di favore, sia che si tratti del saggio ridotto.
Giustamente quindi appare a molti necessario ed urgente di procedere ad una razionale rego larizzazione della materia che domanda di essere messa in relazione alle mutate condizioni del paese.
Nè minor bisogno di una razionale riforma ha anche ciò che concerne i rapporti tra la circo lazione della Banca e la circolazione dello Stato. Non è molto tempo che si parlava del ritiro, magari graduale, dei biglietti di Stato, e ricor diamo di una Commissione nominata dal Ministro del Tesoro per studiare la riforma della circola zione delle monete divisionarie d’argento, di quelle di bronzo e di nikelio, la quale pose subito, sin dal principio dei suoi lavori, il quesito se una riforma monetaria potesse studiarsi senza prima risolvere la questione della circolazione dei bi glietti di Stato da L . 5 e da L. 10.
Non sappiamo che cosa sia avvenuto di quella Commissione, nè dei suoi studi ; proba bilmente sarà stata lasciata in asso, senza più convocarla e senza nemmeno avvertire i compo nenti di essa che avevano finito il loro ufficio. Ma, con o senza Commissione, la questione rimane sempre quale era allora, se cioè i biglietti di Stato devono o ho rimanere in circolazione quali sono o se non abbiano a diventare solo figurativi della moneta metallica, cioè degli scudi d’ argento, che a poco a poco rientrano in paese e che sono una moneta ingombrante e quindi non desiderabile.
Ma questi biglietti di Stato hanno anche un’ altra funzione, che deriva loro djjill’ art. 9 del testo unico della legge sulle Banche di emissione, ed è funzione importante, perchè dà facollà alle Banche di emissione di barattare i loro biglietti in biglietti di Stato. Come è noto, è la trovata dell’ on. Sonnino, che, non volendo dichiarare nuo vamente il corso forzato dei biglietti, ricorse a questo espediente : stabilì che le Banche potes sero barattare i loro biglietti in biglietti di Stato, che questi dovessero esser barattati in monete metalliche, ma dichiarò sospesa quest’ ultima di sposizione.
In ogni modo l’ art. 9 del testo unico citato suona così :
« tania, Firenze, Genova, Livorno, Messina, Milano, «Napoli, Palermo, Torino, Verona, Venezia.
« Però, fino a nuova disposizione legislativa, e finché « rimanga sospeso l’obbligo del cambio dei biglietti a « debito dello Stato in valuta metallica, il baratto dei « biglietti degli istituti di emissione potrà aver luogo « in biglietti di Stato o in ¡specie metalliche.
« In quest’ ultimo caso gli istituti medesimi avranno « facoltà di esigere dal portatore dei rispettivi biglietti « il pagamento del prezzo del cambio delle specie me- « talliche, secondo la quotazione del giorno nella borsa « più vicina.
È possibile oggi nelle condizioni attuali del paese conservare una simile disposizione? R i sponde essa veramente alla attuale condizione di cose ?
Dopo tutto quello che è stato giustamente detto inneggiando alle migliorate condizioni del paese, miglioramento accertato specialmente dalla brillante operazione della conversione della ren dita, è logico mantenere obbligatorio, cioè for zato, il corso dei biglietti di Stato, ed è serio mantenere l’ espediente che le Banche di emis sione possano mutare i loro biglietti in biglietti di Stato?
Qui non sta dinanzi un problema finanziario da risolversi, ma soltanto una necessità logica da seguire.
Il Ministero.sarà pur costretto a presentare qualche riforma alla legge bancaria, per modifi care radicalmente le Ispezioni, le quali dovendo verificare l’ ammontare delle immobilizzazioni, ces seranno dall’ essere necessarie, subitochè non vi saranno più immobilizzazioni, a meno che la bu rocrazia, di solito tanto tenace, non faccia in modo di conservare la ispezione, anche quando manchi la cosa da ispezionarsi.
Noi pensiamo, del resto, che il problema delle Banche e della circolazione si affaccierà necessa riamente fra non molto in tutta la sua ampiezza ; mentre sarebbe stato per lo meno prudente che si fosse proceduto per gradi nell’opera di revi sione e di riforma, incominciando da emendamenti che l’ esperienza ha ormai dimostrato indispensa bili, ove il Governo non voglia mantenere espres samente limitata l’opera dei tre Istituti di emis sione di fronte alla concorrenza crescente degli Istituti liberi.
Non abbiamo molta speranza che le nostre parole sieno ascoltate: più ministri del Tesoro hanno successivamente promesso di occuparsi del l’ argomento, ma nessuno sin qui ha seriamente considerato il problema bancario nella fase attuale dell’economia ite liana. Eppure siamo, si può dire, alla vigilia del 1908, batte, cioè, alle porte l’epoca nella quale tutti e tre gli Istituti dovranno aver soddisfatto agli obblighi stabiliti dalla legge, e in cui s’ inizierà il regime della partecipazione dello Stato agli utili degli Istituti di emissione; regime che dovrà sostituire automaticamente la tassazione dei biglietti circolanti secondo la nota legge Luzzatti del 1897.
Dalle situazioni non si ricava come farà il Banco di Napoli, che ha ancora 77 milioni di im mobilità, a ridurli a solo 17 milioni in meno di due anni, ma la Banca d’ Italia e il Banco di Si cilia potrebbero certamente anticipare di un anno la loro liberazione col risanamento definitivo della circolazione rispettiva.
Se così fosse, si è pensato, prevedendo, a
Ca-132 L ’ ECONOMISTA 3 marzo 1907
provvedere alle conseguenze di una siffatta an ticipazione? Si è pensato che ia prosperità degli Istituti dì emissione, da ora in poi, non sarà vantaggiosa soltanto ad essi e ai loro clienti, ma lo sarà pure al pubblico Tesoro, purché lo Stato sia cosciente della sua funzione ?
Pur troppo temiamo che il Governo non si sia reso conto né del tempo che passa rapido nè dell’avvicinarsi della n u o v a situazione, e temiamo
che, come è avvenuto per l’esercizio delle strade ferrate, si arriverà al momento in cui bisogne rebbe aver già provveduto con seria ponderazione, ed allora si prenderanno in fretta e in furia di sposizioni mal concepite e mal redatte, che con terranno errori gravissimi e porteranno il tui- bamento nella circolazione, come lo hanno portato nelle comunicazioni.
La avocazione della scuola elementare allo Stato
Quel pasticcio di legge, chiamata « provvedi menti per il Mezzogiorno e le Isole » ha sollevata una questione molto grave che affaticherà cer tamente il Governo ed il Parlamento. Gome ab biamo avvertito nell’ ultimo fascicolo (parlando delle conseguenze finanziarie di quella legge per alcuni Comuni) essa conteneva la disposizione di avocare, sempre per il Mezzogiorno e le Isole, la istruzione elementare allo Stato, liberando così i Comuni dalla spesa relativa, in compenso1 di al cune entrate che per la stessa legge, venivano a perdere. Durante la discussione detta disposizione venne abbandonata, ma la proposta ha fatto na scere in molti il desiderio di vedere la questione risoluta definitivamente, alcuni per far passare la scuola elementare allo Stato, altri per stabilire che essa rimanga definitivamente ai Comuni, come è attualmente.
L a questione è per troppi aspetti importante perchè su essa non abbiamo ad esprimere la nò stra opinione. Ed i lettori già immaginano che essa è recisamente contraria ad un simile prov vedimento. Prima di tutto ci consiglia ad essere contrari una considerazione di indole finanziaria; ~ non è assolutamente esatto che lo Stato sa prebbe e potrebbe compiere lo stesso servizio colla spesa che attualmente sostengono i Comuni o giù di lì; - lo Stato, fra le altre cose, dovrebbe stabilire una amministrazione centrale che in breve tempo diventerebbe colossale, per la ten denza della burocrazia in genere e della buro crazia italiana in ispecle. Trattandosi di un ser vizio che riguarda tutti i Comuni del regno, si possono già fin d’ora immaginare le divisioni, le sezioni e gli ispettorati che si creerebbero per de terminare ampliamenti di organici e straordinarie promozioni. Ne verrebbe fuori una nuova mac china^ che funzionerebbe così bene come funzio nano alla Minerva i servizi per le altre parti della istruzione.
Si può fin d’ ora essere sicuri*che la istru zione elementare si troverebbe irrimediabilmente incagliata negli scogli di quel Ministero, a to
gliere i quali si mostrarono impotenti anche i migliori e più volenterosi uomini che si propo sero di riformarlo.
Alcuno potrà osservare che la istruzione ele mentare nel suo - complesso non va bene nem meno ora; e non lo neghiamo, ma rileviamo che in non pochi grandi e piccoli Comuni essa pro cede abbastanza bene e che questo abbastanza bene sarebbe inesorabilmente perduto se fossero chiamati a reggerla gli abitanti della Minerva, colle loro incertezze, coile loro lentezze, colle loro ingenuità. Perchè si dovrebbe guastare quello che fin qui si è fatto di buono a Torino a Venezia a Milano ed in altre città, dove si ebbe cura par ticolare: di questo ramo, per tanti aspetti interes sante e delicato, della amministrazione comunale? Perchè infliggere a quelle città un castigo che in vero non hanno meritato?
Oggi abbiamo una istruzione elementare che in molti Comuni del Regno manca di locali adatti, di sufficiente numero di scuole ed an che di maestri che sieno in grado di compiere il loro dovere per la sufficienza delle cognizioni di cui dispongono. Tuttavia lo Stato non mancò di dare ai Governi, mediante le leggi, i mezzi ne cessari per togliere e far togliere gli inconve nienti ; i Governi però non seppero o non vollero servirsi dei poteri che avevano e lasciarono andare le cose alla peggio e non si preoccupa rono affatto di costringere i Comuni riottosi ad adempiere il loro dovere; - non sono molti mesi che abbiamo sentito per la milionesima volta lamentare che alcuni Comuni non pagassero pun tualmente i loro maestri elementari. E non vi è invero da maravigliarsi di questa mancanza di sorveglianza, se lo stesso Ministero della pubblica istruzione non riesce, sebbene sia ogni anno sti molato a farlo, .i pagare puntualmente il lavoro straordinario degli insegnanti delle scuole secon darie. Chi sa quanti Comuni pressati dal ^ Mini stero gli hano risposto il: medice cura te ipsum. Ma vi è un altro punto che ci consiglia a non desiderare che la istruzione elementare passi allo Stato ed è quello che riguarda la continuità dei me todi di insegnamento. E ’ noto che da quando si è costituito il Regno d’ Italia nessun cittadino ha potuto percorrere le scuole secondarie seguendo lo stesso programma di studi; ogni due o tre anni è intervenuta qualche modificazione più o meno radicale, la quale, sia perchè portata quasi sempre durante il corso dell’anno scolastico, sia perchè non bene studiata, ha sconvolto maestri e scolane li ha ridotti a non aver più nessuna fiducia nel Ministero. E non vi è dubbio che si farebbe lo stesso per la scuola elementare, determinan done una vita didatticamente sempre incerta e sempre nell’attesa di qualche novità.
A tacere di considerazioni di altro ordine, delle quali qui non possiamo occuparci, queste, a nostro avviso, sono sufficienti per indurci ad essere, almeno per ora, e finche durino g li attuali disordini delle Amministrazioni dello Stato, a non essere favorevoli a togliere ai Comuni la istru zione elementare.
-LE SOCIETÀ DI MUTUO SOCCORSO
I N I T A L I A
A d opera dell’ Ispettorato generale del credito e della previdenza presso il Ministero di agricoltura, industria e commercio si è dato alle stampe poco fa un interessantissimo studio statistico. E ’ un volume di grossa mole che esamina l’ andamento delle Società di mutuo soccorso in Italia e la loro situazione al 31 dicembre 1904. Nel volume si fanno osservazioni generali utilissime: si addi viene poi allo studio particolare, minuto delle sin gole Società di mutuo soccorso ; si producono le cifre riguardanti, a una a una, il loro patrimonio fino a un centesimo; il movimento dei soci, le loro spase; si parla dei loro scopi, dell’ammontare delle tasse pagate dai soci, dei vantaggi a questi concessi, ecc.
Lo studio in questione fu preparato in oc-, casione della Esposizione di Milano (oh, a quanti lavori importanti utili essa ha dato luogo!) e si rendeva (così osserva l ’ ispettore generale V. Ma- galdi nella sua relazione al Ministro d’ agricol tura) tanto più necessario, in quanto che le ultime notizie rimontavano aben d iecianni fa, al 1895. Di questo studio già abbiamo tenuto parola nel-
VEconomista, annunziandone la uscita e dandone
breve ragguaglio; ma crediamo che valga la pena che spendiamo qualche parola per un migliore esame critico di esso, in quanto riflette il fonda mento intimo, la struttura economica delle So cietà di mutuo soccorso in Italia. E ’ da consi derare anzitutto che in questi ultimi tempi toccò alle Società di mutuo soccorso in Italia un movi mento veramente straordinario : le diverse con dizioni sociali, il nuovo spirito di organizzazione dei lavoratori che sostituisce alle Società di mu tuo soccorso altre forme di associazione (leghe di resistenza, provvedimenti di legislazione sociale, .eco.): tutto ciò ha portato indubbiamente un rivol gimento non indifferente nel numero e nella orga nizzazione delle Società di mutuo soccorso in Italia.
Lo studio statistico che abbiamo sott’occhio, superate non poche difficoltà derivanti dal modo di raccogliere le notizie (non sempre esatte e precise) e dal modo di coordinarle sistematica- mente, contiene le seguenti categorie di notizie che costituiscono la fisonomía completa delle So cietà di mutuo soccorso :
1. Data di fondazione delle Società di mu tuo soccorso.
2. Data del riconoscimento giuridico per le Società riconosciute.
3. Indicazione degli scopi sociali.
4. Tassa d’ ammissione e contributo annuo. 5. Numero dei soci.
6 Movimento economico nel 1904, e cioè : entrate (da contribuzioni di soci effettivi e non effettivi e entrate diverse) spese (per sussidiare soci e famiglie e altre spese) e patrimonio alla fine del 1904.
Diamo subito un elenco delle Società di mu tuo soccorso delle diverse regioni d’ Italia al 31 dicembre 1904: Società riconosciute Società i:oq idconosc Totale Pi e m on te 854 985 1339 Liguria 88 312 > 335 Lombardia 287 942 1179 Veneto 116 578 694 Emilia 103 407 520 Toscana 108 533 639 Marche 59 301 360 Umbria 3) 115 195 Roma 63 122 185 Abruzzi 62 71 133 Campania 91 224 318 Puglie 58 53 15 109 Basilicata 28 43 Calabria 89 31 113 Sicilia 72 272 344 Sardegna 25 24 49 Regno 1548 4987 6535
E si pensi che al 31 dicembre 1894 le So cietà erano in totale 6722 di cui 115'! riconosciute e 5566 non riconosciute. Le variazioni pervenute in meno sono infatti ‘parecchie: in specie nelle Puglie e nella Campania, dove si costituirono con maggior facilità, le leghe di miglioramento, di resi stenza e altre forme diverse di cooperozione.
Il numero dei soci risultò secondo la stati stica del 1895 di 936,686 soci per 6584 Società: secondo invece la statistica presente si ebbero, per le 6347 per cui fu possibile saperlo, un nu mero di 926,026 soci, con una media di 145,9 per ciascuna Società. E da una interessante riparti zione de! numero dei soci per le Società di cia scuna regione, si rileva che il massimo numero si ha nell’ Umbria col ,7 per cento sul totale dei soci; e il minimo si ha nelle Puglie col 0.4 per cento.
E gli scopi? Non è così facile — avverte la Relazione — di riassumere opportunamente i molti e svariati scopi delle Società di mutuo soccorso. La maggior parte di esse si propongono più di uno scopo, ma non poche se ne propongono sol tanto uno: alcune di sussidiare i soci ammalati, altre, e specialmente in Sicilia, di provvedere alle spese ferroviarie e altre di sussidiare i 8oci d i soccupati (specialmente a Milano).
A questo punto non pochi cultori degli studi statistici sarebbero di opinione di escludere quelle Società che non si propongono lo scopo di dare sussidi di malattia, dai novero delle Società di mutuo soccorso, e specialmente vorrebbero esclu dere quelle Società che solo si occupano di dare sussidi di disoccupazione. Ma veramente queste Società non sono altro che unioni di più persone che versano e si obbligano di versare in una Cassa Comune e periodicamente contribuzioni fisse, destinate a sovvenire quei soci che vengono per caso colpiti da una disgraziata evenienza della vita : ora questo è il principale carattere delle Società *di mutuo soccorso, dalle quali per ciò non possono escludersi quelle surricordate.
L ’ ECONOMISTA 3 marzo 1907 134
malattia; di quelle non riconosciute il 97.4 per cento : cosi complessivamente il 97.6 per cento.
Per ciò che riguarda il patrimonio, la media delle entrate per ciascuna Società ammonta nel Regno a Lire 2341.43, da un minimo di L. 871.63 (Abruzzi) a un massimo di L. 3833.27 (Roma): il maggior cespite è dovuto alle contri buzioni dei soci effettivi che costituiscono il 63.30 per cento sulle entrate.
La spesa media per ciascuna Società nel Regno è di L. 1902.84 variando da L. 679.30 (Abruzzi) a 2925.56 (Roma) : le spese per sussidi assorbono nel Regno il 42.44 per cento del to tale delle spese.
La media del patrimonio per ciascuna So cietà nel Regno è di 12,017.85 col massimo di L . 20,655.70 (Lombardia) e minimo di L. 4391.09 (Calabria).
La Calabria ha il maggior numero di So cietà che investano il patrimonio ih immobili e la provincia di Roma in titoli pubblici e privati.
Il dettaglio dei dati statistici per le singole Società offre pure il destro a qualche rilievo, che riserviamo ad altra occasione.
R
ivista
B
ibuoqrafica
Annuario statistico delle città italiane -Alf'ani e Venturi 1907 pag. 300 (L. 5).
Come è nòto il Sindaco di Firenze ha due , anni or sono ripreso ed allargato il concetto già esposto dalla Commissione comunale di statistica, di pubblicare un bollettino mensile demografico uniforme per le principali città italiane. Questo concetto è stato invero attuato colla pubblicazione di un Annuario delle città italiane, della cui com pilazione fu incaricato il prof. U go Giusti, operoso ed intelligente direttore della sezione di stati stica del Comune di Firenze, ed al quale è do vuta da tre anni la pubblicazione del VAnnuario
statistico del Comune di Firenze.
Non ci è qui concesso sufficiente spazio per discutere a fondo la forma che dovrebbe avere un Annuario statistico delle città italiane, per raggiungere lo scopo che si sono proposti i rap presentanti dei Comuni che aderirono alla riu nione promossa dall’ ill.mo sig. Sindaco di Firenze. Le notizie che sono date su questo Annuario nella introduzione al volume, ci avvertono già delle grandi difficoltà che incontrò nella pratica l’ attua zione di questo concetto che pareva cosi semplice e che era stato accolto con tantoentusiasmo. Quando avrebbero dovuto cominciare i lavori di compila zione, solo 16 Comuni e non certo tra i più impor tanti, avevano mandato all’ ufficio dr Firenze i loro dati ; ed occorse tutta la buona volontà e la ope rosità del prof. U. Giusti per ottenere le risposte al questionario inviato.
A noi pare però che il difetto principale del piano di questa pubblicazione stia nell’ aver voluto abbracciare troppe cose, mentre, almeno nei primi anni, sarebbe stato opportuno limitare la materia e, solo dopo aver potuto pubblicare alcuni annuari completi sopra i più importanti e meno noti dati, a poco a poco allargare il campo.
Chi ha esperienza in questo genere di pub blicazioni sa quali difficoltà si incontrino ad o t tenere dati completi, e quanto poco valore abbiano i dati quando non sono completi; e sa ancora come sia dannoso per la utilità di queste pubbli cazioni mettere insieme dati certi, assicurati econ- trollati, con altri dati, che non abbiano egual grado di sicurezza. Certo è che l’Annuario sta tistico delle città italiane, se agli esperti può far fede della grande abnegazione e della operosità dell’ ufficio che lo ha compilato e specialmente del Direttore di detto ufficio, prova però una volta di più che la buona volontà e la operosità non bastano, quando si deve avere una massa di collaboratori, che non sono animati dello stesso sentimento e non hanno interesse nella riuscita dell’ opera.
Bisognava concordarsi magari con pochi grandi Comuni, fossero anche venti soli, assicurarsi la loro efficace cooperazione e, dopo averla ottenuta, (e per ottenerla occorre restringere la materia) intraprendere una pubblicazione modesta da prin cipio, che a poco a poco si poteva allargare.
Così come è venuto fuori, l’ Annuario è per più aspetti manchevole, mentre si intuisce che enorme fatica deve esser costato. Ma ci propo niamo di discorrerne più estesamente in seguito, ora ci limitiamo a questa impressione di insieme.
Luigi Paolini. - Manuale per le casse di rispar
mio ordinarie. — Bologna. N. Zanichelli, 1907
pag. 360 (L 5).
Segnaliamo ai lettori questo prezioso lavoro del sig. Paolini, fra i più zelanti ed intelligenti, cultori di quel ramo della economia che riguarda più specialmente la previdenza.
Il Manuale non è un trattato sul risparmio, nè sulle Casse di risparmio, ma mira ad essere piuttosto una guida per coloro che amministrano le Casse stesse e le dirigono.
Però a chi legge la prefazione, la breve intro duzione ed il cenno sulle origini e carattere di stintivo delle Casse di Risparmio, si accorge subito di avere sott’occhio il lavoro di un uomo superiore, che non solo ha ormai saldi principi sulla materia, ma che dalla lunga e larga espe rienza ha saputo ricavare il modo di precisare con una esattezza di concetti e di espressione, che gli invidiamo, la sostanza di questi principi applicandola alla pratica. Uomo e scrittore mo destissimo, il sig. Paolini, ha dettato questo Me moriale senza inutilità, e senza fronzoli, nella forma più semplice e più ordinata; non si tro verebbe nè una parola da aggiungere, nè una da levare.
L ’ordinamento amministrativo - le operazioni attive - le operazioni passive - le operazioni varie - le norme regolamentari - le imposte e tasse va rie - e le erogazioni, sono i titoli dei diversi ca pitoli, a cui è aggiunta una appendice che contiene le leggi in vigore e schemi di regolamento.
Il Manuale è alla 2.a edizione e ciò dimostra che il pubblico ha fatta al lavoro la accoglienza che si meritava, data la specialità del tema.
delle Casse di risparmio, e non abbia ben pen sato a tutti gli effetti utili ohe dalla loro opero sità, se indirizzata a nobili intenti, possono otte nersi. »
E veramente, sebbene alcune Casse di R i sparmio sieno rette con concetti moderni ed ab biano cercato di seguire i movimenti dei tempi, altre sono ancora rette da sistemi antiquati o v vero hanno spinto troppo la loro evoluzione. Indicare con intelligente lavoro la giusta mi sura anche nei più minuti particolari è lo scopo di questo Manuale e ci pare che. tale scopo sia pienamente raggiunto.
W. R. Lawson - American Finance. Pari
Firsi-Domestic. — London. W. Black w ood and Sons,
1906 pag. 391.
Un libro originale con un miscuglio di con cetti scientifici e di pregiudizi, improntato ad una critica talvolta feroce sulla costituzione eco nomica sociale; ora pessimista ora ottimista. Per ciò appunto l’Autore invoca la indulgenza dei let tori; e per la parte critica specialmente essa non può mancargli poiché il libro è suggestivo, forse per chè troppo spesso è paradossale.
In questo lavoro, denso di pensieri, si trova di tutto un po’ , ma si scorge troppo lo sforzo dell’ Autore di dare un legame originale alle sue idee, che spesso irrompono con divagazioni troppo lunghe.
Prima ricerca quali sieno i fondatori della finanza americana, e quali sieno le basi del la voro; un capitolo pieno di spirito è intitolato « il gatto selvaggio del giorno ». Il lavoro è ri partito in quattro libri che trattano: il primo della estensione, il secondo della organizzazione della finanza americana domestica ; il terzo ed il quarto libro parlano della generazione e della distruzione dei poveri.
Alcune parti del libro non si possono ben comprendere se non conoscendo l’ ambiente ame ricano, per il quale esso è scritto, ma vi sono molte acute e coraggiose osservazioni, che possono servire per tutto il mondo.
RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA
Il Comitato del lavoro a Roma ha ripreso la di scussione sulla proposta in merito ai contratti collettivi e di tariffa, e al riconoscimento delle
orgauizzaziomi.
Il Comitato ha deciso di chiedere un pro getto di legge che regoli anzitutto le contratta zioni collettive di lavoro, limitandosi a dettare le norme per i contratti di tariffa e limitando la formalità di registrazione facoltativa alle orga nizzazioni tanto padronali che operaie al solo scopo della contrattazione stessa.
Venne respinta a grande maggioranza la pro posta Abbiate Maffi fondata sul concetto dell’ob bligatorietà. Cabrini, Murialdi e Rubini dichia rarono che le conclusioni del Comitato permanente, prima di essere portate al Consiglio superiore,
saranno da essi sottoposte alla discussione ed ai voti delle organizzazioni di mestiere. Il Comitato ha deciso di prolungare la discussione su questo argomento.
— Si è tenuto nell’aula del Consiglio Co munale una solenne riunione ferroviaria a Genova.
Intervennero il sen. Ponti sindaco di M i lano, il sen. Frola sindaco di Torino e diversi assessori delle due città, i sen. Colombo, Vigoni, Di Sambuy, Doria D ’ Ambrogio, Cerruti, Alberti Maragliano e Tortoli, i deputati Daneo, Alber- tini, Rebaudengo, Albasini, Rampoldi, Tormani, Resta-Pallavicino, Palberti, Lucchini, Guasta- vino, Gallina, Montemartini, ecc. i rappresentanti delle Camere di Commercio, delle Associazioni commerciali e industriali delle tre regioni. Erano pure rappresentate le Camere del lavoro e i la voratori del mare di Genova. Aderirono gli altri senatori e deputati delle diverse regioni.
Ecco l’ordine del giorno approvato all’ una nimità :
« Le regioni Lombarda, Piemontese e Ligure per le quali sempre più attivo si svolge quel movimento economico di cui benefica tutta la na zione, protestano nel modo più solenne contro lo sfacelo ferroviario che minaccia di ridurle alla rovina, e contro la evidente insufficenza dei mezzi attuati e promessi, e mentre reclamano dal Go verno pronti ed immediati provvedimenti i quali sono richiesti dall’eccezionale gravità del momento, affermano l’ urgente necessità dell’attuazione della linea direttissima Genova-Milano con allaccia mento di quella di Torino nel tempo più breve possibile, nonché la costruzione delle nuove linee già richieste dalla provincia e città di Torino e dalla città di Savona, tendenti ai più diretto congiungimento di Genova a Torino, indipenden temente dalle altre linee e valichi alpini pro posti; deliberano la formazione di un Gomitato unico da nominarsi dai sindaci di Torino, Mi lano e Genova sotto la loro presidenza ; invitano i rappresentanti politici delle tre regioni ad un opera concorde, energica, incessante presso il Go verno perchè adempia al dovere imprenscindibile che si risolve o nella attuazione immediata da parte dello Stato delle nuove linee, o nella con cessione ai cittadini di compiere un’opera d i sì alto interesse nazionale. »
— La Casa bancaria Baring Brothers di Londra, insieme ad un gruppo bancario parigino, tratta col governo argentino per un prestito argentino interno oro di 30 o 40 pesos, i cu
poni del quale saranno pagati in Europa e di cui una parte servirà alla fine di giugno a rim borsare i 125 milioni di franchi di Buoni del Tesoro.
— Ecco il testo del recente trattato di commercio tra l ’Etiopia e la Germania:
Art. 1. — I sudditi e i protetti di ciascuno degli Stati contraenti godranno piena libertà di dimora, di viaggio, di commercio e di industria nei territori dell’altro Stato.
136 L ’ ECONOMISTA 3 marzo 1907
che si trovano nel suo territorio, sicurezza di per sona e di proprietà.
Art. 3. — Ciascuno degli Stati contraenti concede ai sudditi e ai protetti dell’ altro Stato tutti i diritti, i vantaggi, e i privilegi che esse ha concesso o in avvenire concederà ai sudditi d’ un terzo Stato, sopra tutto rispetto ai dazi, allo imposte interne e alla giurisdizione.
Art. 4. — A i sudditi dell’ Impero tedesco e ai suoi protetti spetterà il diritto di servirsi delle linee telegrafiche, degli ordinamenti postali e di tutti gli altri mezzi di comunicazione che si trovano in Abissinia, alle stesse condizioni, pa gando le stesse tasse degli indigeni e dei sud diti d’ un terzo Stato.
Art. 5. — Ognuna delle due Parti con traenti potrà nominare nel territorio dell’altra Parte rappresentanti autorizzati, che risiederanno nei luoghi dove interessi commerciali o altri fac ciano apparire la loro presenza necessaria o de siderabile. I detti rappresentanti avranno inoltre il diritto di visitare in ogni tempo qualunque parte dello Stato.
Art. 6. — Il presente trattato sarà valido per IO anni dopo la sua entrata in vigore. Se nè 1’ una nè l’altra delle due Parti, dodici mesi prima della decorrenza di questo termine, non abbia an nunciata, mediarne dichiarazione ufficiale, la sua intenzione di far cessare gli effetti del trattato, il medesimo rimarrà valido per un’ altro anno e così avanti fino alla decorrenza d’ un anno dopo che la citata dichiarazione sarà stata fatta
li presente trattato entrerà in vigore un
mese dopo il giorno in cui la ratificazione da parte del Governo tedesco sarà stata comunicata a S. M. L ’ Imperatore di Etiopia.
— Il segretario della Camera di commercio di Bradford che è il centro principale dell’ industria della lana in Inghilterra, ha compilato una sta tistica nella quale rileva il costante aumento del
consumo della lana in Inghilterra dal 1885
al 1906.
Tale consumo ammontava nel 1885 a 529 milioni di libbre, cioè a 14,7 libbre per ogni abi tante ed era già salito a 623 milioni di libbre (libbre 16,3 per abitante) nel 1890.
Nel 1895 tale consumo raggiungeva i 635 milioni di libbre e cioè 17 libbre per individuo, essendo questa la quota individuale più alta finora raggiunta. Sopraggiunse poi il rincaro della lana ed il consumo individuale decrebbe fino a 15 libbre, mentre però il consumo totale continuava a crescere.
Nel 1906 si consumarono 739 milioni di lib bre di lana con una quota individuale del 16,9, la più alta dopo il 1895.
In questa cifra di 739 milioni di libbre sono comprese 190 milioni di libbre di lana derivata da vecchi abiti disfatti, filata e tessuta nuova mente. Questo procedimento era limitato nel 1885 a pochi milioni di libbre ed alle stoffe di genere inferiore, ma ora si può dire esteso a tutte le qualità di stoffe.
— La legge sul bilancio del Brasile pel
1907 dà le seguenti informazioni sulle modifica zioni di tariffa.
Alla tariffa d’ importazione sanzionata col decreto del 19 marzo 1900 e colle modificazioni introdotte negli anni 1904, 1905 e 1906, saranno fatti i seguenti cambiamenti :
a) dazio di 450 reis per kilogr. sul succo
di uva non fermentata a peso lordo.
b) il dazio sugli asini, muli e cavalli è
aumentato di 60 milreis per capo (eccettuati per chè esenti da dazio gli animali introdotti per far razza) aumento di 200 reis per kilogr. sulle carni macellate (gelate) di montone, aumento di 200 reis per kilogr, su altre carni salate o seccate.
c) il dazio da pagarsi sui determinati ar ticoli, cioè carta da stampa (de déscarga) per giornali, 10 reis al kilogr.
Fibra vegetate (sisai) per legatura di cereali, 40 reis al kilogr.
Automobili destinati a servizi industriali ecc. 5 per cento ad vai.
Kinosol, quando riconosciuto da analisi uf ficiali, quale disinfettante 600 reis al kilogr.
Tronchi di pioppo od altro legno bianco per la manifattura dei fiammiferi 20,000 al metro cub.
—■ Dal rapporto di un viaggiatore inglese si ricavano alcune notizie sulla situazione eco nomica della Rhodesia.
L ’area della Rhodesia è di 750.000 miglia quadrate e precisamente tredici volte la superficie dell’ Inghilterra e del paese di Galles. Attra verso a questa vasta area corrono soltanto 1500 miglia di ferrovie ossia un miglio di linea ogni 500 miglia di superficie.
Non tutto il territorio rhodesiano offre le condizioni essenziali per un buono sviluppo agri colo, ma la parte di terreno indubbiamente ottimo è di tale estensione che la colonia può diventare il centro più importante di produzione agricola dell’ intera Africa australe.
Tutte le possibili colture si adattano al suolo della Rhodesia e particolarmente il cotone, il ta bacco, il ricino, l’albero da gomma, il caffè, il riso ecc. Il tabacco ha dato ovunque resultati eccel lenti, mentre dove il cotone non è riuscito bene, se ne devono ricercare le cause nell’ inesperienza dei coloni.
Malgrado le grandissime difficoltà la produ zione dell’oro è rapidamente aumentata e nel 1906 se ne estrassero 2.011.462 oncie rappresentanti un valore di sterline 7.300.000,
Oltre l’oro si trovano in quantità miniere d’argento, di rame, di piombo, di wolframite, di cromo e di ogni altro minerale meno importante.
Ricchissime e d’ottima qualità sono le rni- miere di carbone finora scoperte e si attendono meravigliosi resultati dalle miniere di diamanti recentemente scoperte.
Venendo alla questione della colonizzazione il rapporto nota come sia impossibile acquistare sufficiente cognizione agricola in Rhodesia se non risiedendovi continuamente per quattro o cinque anni, i quali debbono considerarsi come sperimen tali e quindi improduttivi.
ÌBM
DEL H lE R i U
H
Il commercio dell’ Egitto. — Il Consoledi
Francia ad Alessandria d’ Egitto, sig. Pierre Gì rard, riferisce che durante il mese "di dicem bre 1906 il valore totale delle importazioni in Egitto si è elevato a fr. 68,897,362, contro ir. 61,471,169 nello stesso mese dell’anno precedente; ciò che rappresenta un aumento di fr. 7,426,193. Le esportazioni figurano per fr. 111,014,056 con tro fr. 69,304,432 nel dicembre del 1905, e quindi presentano un aumento di fr. 41,689,624.
Nell’ intero 1906 le importazioni rappresen tano. un totale di fr. 621,879,590, in confronto d' fr. 558,529,568 nel 1905. Da ciò un aumento di fr. 63,350,022.
Le esportazioni seguono la cifra di franchi 645,321,552, contro fr. 527,331,250 nel 1905; quindi vi è un aumento a favore del 1906 di fr. 117,990,300.
Le esportazioni del 1906 superano le impor tazioni di fr. 22,442,061.
Il maggior valore delle esportazioni sulle im portazioni è costante in Egitto da parecchi anni; solo il 1905 ha fatto eccezione a questa regola.
In quanto al movimento del numerario, che concerne quasi esclusivamente le monete d’ oro, lo stesso fenomeno si osserva ancora più note volmente in senso inverso. L ’importazione supera di gran lunga l’esportazione, e nel 1906 l’ Egitto ha assorbito per oltre 181,300,000 franchi di mo neta d’oro europea.
Nel loro complesso queste cifre — osserva infine il sig. G irard— indicano che l’ Egitto at traversa un periodo di prosperità commerciale eccezionalmente favorevole. Se ne possoho trarre i migliori presagi per l’avvenire economico di que sto paese, ove la speculazione determinata dal l’afflusso dei capitali, e che si è gettata sopra tutto sulla prosperità fondiaria, potrà provocare una crisi passeggera, ma la cui ricchezza, che ri siede nel suolo e nei suoi prodotti, sembra pog giare su solide basi.
Il commercio della Spagna. — Ecco il
resultato del commercio spagnuolo negli undici primi mesi del 1906, confrontato con quello del 1905: Importazioni. • (Pesetas) 1905 1906 Materie prime 290,475,810 830,67«,156 Articoli fabbricati 188,786,397 209,070,432 Prodotti alimentari 250,23*2,738 209,811,304 736,491,745 799,558,892 Oro 490,930 ■266,399 Argento 6,304,154 5,065,305 Totale 742,259,529 «04,890,590 Esportazioni. (Pesetas) 19U5 1905 Materie prime 478,577,519 411,788,386 Articoli fabbricati 244.232,882 211,513,341 Prodotti alimentari 368,833,819 292,945,678 1,091,629,220 915,547,405 Oro 111,247 169,493 Argento 14,921,510 6,176,181 Totale 1,1» »6,661,977 921,893,079
1 II commercio belga. — Le importazioni
belghe del 1906 si sono elevate a fr. 6,075,565,000 I contro 2,909,939,000 del 1905; le esportazioni da 2,192,657,000 nel 1905 sono salitea 2,441,182,000 nel 1906.
I diritti di dogana percetti nel 1905 si erano elevati a 55,572,351 franchi : essi giunsero a 56,286,275 nel 1906, cioè ebbero un aumento di 718,924.
Tra la Francia e il Belgio il commercio ge nerale salì a 846,391,000 franchi e 884,059,000 quello tra il Belgio e la Germania.
L A S I T U A Z I O N E D E L T E S O R O
al 31 gennaio 1907
Diamo il solito riassunto della situazione del Tesoro a tutto il 7° mese dell’esercizio finanziario 1906-907.
Il conto di cassa al 31 dicembre 1906 dava i se-guenti risultati :
DARE Fondo di cassa alla chiusura del
l’esercizio 1905-906... L. 510,585,958.51 Incassi di Tesoreria per entrate di
bilancio ( 1 ) ... » 1,246,911,241.1)7 Incassi per conto debiti e crediti . » 2,627,653,636.21 Totale . • L. 4,385,15').886.29 AVERE.
Pagamenti per spese di bilancio • L. 1,212,459,986.82 » per debiti e crediti di
T e so r e r ia ... » 2,803,617,290.89 Fondo di cassa al 31 gena. 1907 (a) . » 869,078,559.08 Totale . . L. 4,385,150,836.29 La situazione dei debiti e crediti di Tesoreria al 31 gennaio 1907 risulta dal seguente specchio:
DEBITI.
Buoni del t e s o r o ... L. 122,185,500.00 Vaglia del Tesoro...» 52,926,073.26 Anticipazioni delle banche . . . »
Amministrazione del Debito pub
b ’ i c o ...» 389,611,798.44 Amministrazione del Fondo culto . » 11,547,295.09 Altre Amministrazioni conto frut
ti fero... » 1,127,070.25 Altre Amministraz. conto infrut
tifero...» 69,774,262.41 Cassa Depositi e Prestiti in conto
corrente fruttifero... » 65,000 000.00 Cassa Depositi e Prestiti in conto
corrente in fru ttifero... » 67,098,829.18 Incassi da r e g o la r e ... » 33,452,583.16 Biglietti di Stato emessi per l’art.
11, legge 3 marzo 1898, n. 47. . » 11,251,000.00 Operazione fatta col Banco di Na
poli per effetto dell’art. 8 dell’al legato B alla legge 17 gennaio
1897, n. 9 . . . ...» 26,956,480.00 Totale dei debiti . . L. 85*29,839.79
CREDITI. Valuta presso la Cassa Depos.ti e
Prestiti art. 21 legge 8 agosto 1895 Amministraz. del Debito pubblico » del Fondo per il culto Cassa Depositi e Prestiti . . . . Altre amministrazioni
Obbligazioni dell’Asse ecclesiastico Deficienza a carico dei contabili . Diversi... .... Operaz. fatta col Banco di Napoli
per effetto come sopra . Totale dei crediti . .
(1) Tenuto conto delle variazioni per sistemazione delle scritture.
(a) Sono escluse dal fondo di cassa L. 118,206,480 depositate nella Cassa depositi e prestiti a copertura di una somma corrispondente di biglietti di Stato.
138 L ’ ECONOMISTA 3 marzo 1907
Avvertenza. — Oltre il fondo di cassa esistono presso le tesorerie, all’ infuori dei debiti e crediti di tesoreria:
A) il fondo di spettanza delle ferrovie di Stato, che al 31 gennaio p. p. ascendeva a L. 10,343,387.31;
B) quello delle altre contabilità speciali che alla stessa data era di L. 17,385,583.05.
Confrontando col 30 giugno 190(5, si ha:
30 giu gn o 1906 31 genn. 1907 D ebiti...Milioni 708,0 851,0 C r e d i t i ... » 383,5 700,8 Entrata straordinaria. Categoria J. Entrate effettive Rimb. e cono, nelle spese Entrate diverse . . . . Capitoli aggiunti per
resti attivi : Arretrati per imp. fond. Arretrati per imposta sui redditi di ricch. mobile Residui attivi diversi. .
Lire 153,558.65 -\- 515,619.33 f L ire 126,221.26 144,330.27 461.41 8,290.85 707.18 Eccedenza dei debiti Milioni 324,5 150,2
La situazione del Tesoro, quindi, si riepiloga cosi:
30 giu gn o 1906 Lire Conto di cassa . . 510,585,958.51 Crediti di Tesoreria 382,908,990.60 31 g en n . 1906 Lire 369,073,559.08 700,808,587.40 Tot. dell’attivo 893,494,949.17 1,069,882,146.48 Debiti di Tesoreria 709,093,897.23 851,029,839.79 Situaz. di cassa de
pur. dall’ attivo
(pass.) . . . . + 184,401,051.94 + 218,852,306.69 Differenze Lire Conto di cassa...— 141,512,399.43 Crediti di Tesoreria... -f- 317,899,596.74 Totale dell’attivo . . -}- 176,387,197.31 Debiti di Tesoreria...— 141,935,942.56 Situazione di cassa depurata dall’ at-
. tivo ( p a s s . ) ... -\~ 34,451,254.75
Gli incassi di bilancio verificatisi presso le Teso rerie del Regno nel mese di gennaio 1907, comparati con quelli del gennaio 19i)6 ammontano a 161,943,608.55 lire e si dividono nel seguente modo:
D ifferenza fra gli incassi del genn. 1907 e q u elli del
Entrata ordinaria. In ca ssi gen n. 1907 gen n a io 1906.
Redd. patrimoniali dello Stato ... Imposta sui fondi rustici
o sui fabbricati . . . Imposta sui redd. di ric
chezza mobile . . . . Tasse di amministraz. ilei Minist. delle finanze . . Tassa sul prod. del mov.
a grande e piccola velo cità sulle ferrovie . . Diritti delle Legaz. e dei
Consolati all’estero . Tassa sulla fabbricaz. de
gli spiriti, birra, ecc. . Dogane e diritti maritt. Dazi intèrni di consumo, esclusi quelli di Napoli e R o m a ... Dazio consumo di Napoli Dazio consumo di Roma Tabacchi ... S a l i ... Prodotto di vendita del
chinino e prov. access. . Lotto... Poste... T e le g r a f i... Servizi diversi . . . . Rimb. e cono, nelle spese Entrate diverse . . . .
Tot. entr. ordin.
Lire 1,547,744.80 — 14,553,083.47Lire 156,073.37 — 131,965.40 4,591,802.14 +- 195,804.31 3/,371,970.11 4- 956,502.61 ■2,922,163.87 + 568,519,90 84Ì.48 -f- 842.48 13,744,657.21 -f 28,155,505.61 -f-940,490.41 2,737,790.32 209.300.87 1,723,488.70 + 20,057,159.04 + 7,687,293.60 — 3,806.05 161,354.53 54,212.14 94,723.05 + 6,701,444.41 + 7,178,432.20 + 1,844,853.80 + 1,554,688.16 -|- 3.888,235.99 — 2,628,270.11 — 31,826.55 1,011,250.40 108,328.50 347,186.68 289,368.14 1 3,570,148.17 192,163.17 137,397,581.97 — 11,360,802.78 35,497.84 648,846,08 -f 237,919.54 20,000,000.00 + 1 2 15,582,849.56 Categoria II.
Costruz. di strade ferr. . Categoria III. Movim. di capitali Vendita di beni ed af
francamento di canoni. Accensioni di debiti . Rimborsi di somme anti
cipate dal Tesoro . . . Anticipasi, al Tesoro da
enti locali per richiesto acceleramento di lavori Partite che si compen sano nella spesa . . . Ricuperi diversi . . . Capitoli aggiunti per re
sti attivi .
Tot. entr. straord.
35,386.76 - 94,592.90
834,806,26 — 3 10,750,332.48
22,183,678.49 — 5,201,899.38 Partite di giro . . . . 2,357,348.09 4- 41,209.77 Tot. generale 161,943,608.55 — 6,117,693.63
I pagamenti poi effettuati dal Tesoro per spese di bilancio durante il mese di dicembre 1907 risultano dal seguente prospetto, che indica anche le differenze con i pagamenti fatti nel dicembre 1906.
Pagamenti.
Ministero del Tesoro . . Id. delle Finanze . . . Id. di Grazia e Giust. . Id. degli Affari Esteri . Id. dell’ Istruz. Pubblica Id. dell’ Interno . . . Id. dei Lavori Pubblici Id. delle Poste e Telegr. Id. della Guerra . . . Id. della Marina . . . Id. dell’ Agricoltura, In dustria e Commercio . Pagam enti gen naio 1907 L ire 39,161,746.37 20,897,891.14 3.763,629.54 1,253,084,03 6,291,425.98 7,997,832.06 6,970,984.77 11,081,807.23 28.573,687.36 9,098,445.40 1,174,781.16 D ifferen za fra i pa ga m en ti d el gen naio 1907 e q u e l l i del d i cem b re 1906. L ire - f 6,374,045.98 4- 3,453,025.21 8- 11,020.80 - f 105,646.5S 8- 1,773,806.37 8- 1,107,579.55 — 516,038.37 8- 3,403,878.01 8- 6,764,512.73 — 382,801.71 — 378,182.19 Tot. pagana, di bil 136,265,315.14 8" 21,721,493.96
1 Nel mese di gennaio 1906 furono incassati 4 milioni in rimborso dall’Amministrazione delle ferrovie di Stato della spesa per interessi della somma anticipata dal tesoro mediante certificati ferroviari di credito, mentre nulla è stato versato nel mese di gennaio ultimo scorso.
2 Maggiore somma ricavata dalla emissione di cer tificati ferroviari di credito.
3 Nel mese di gennaio 1906 furono ricuperati 8 mi lioni delle anticipazioni date al Ministero della guerra pel servizio di cassa dei Corpi dell’esercito ; nulla in vece è stato incassato per tale titolo durante l ’esercizio in corso. Aggiungendo poi alla suddetta somma circa 3 milioni versati in più, pure nel gennaio 1906, dalla Cassa Depositi e prestiti per il servizio dei debiti re dimibili compresi nella tabella A,annessa all’allegato M, approvato coll’articolo 13 della legge 22 luglio 1^94, n. 339. si ha la diminuzione sopra indicata.
---Il credito cooperativo in Russia
Esistono in .Russia due specie d ’ istituzioni coope rative, vale a dire fondate sui principi della mutua lità e dell’autonomia e che hanno per iscopo di procu rare ai piccoli proprietari la possibilità di avere pre stiti a mite saggio pei bisogni dell’azienda. Appartengono alla prima specie le Associazioni di prestiti e di risparmio, la prima delle quali fu fondata nel 1866, e alla seconda specie le Associazioni di credito, cominciate a costituirsi nei 1897.
Per ora non si possono indicare che i dati concer nenti le operazioni delle Associazioni di prestiti e di risparmio. Queste Associazioni organizzate in base ai principi di Schulze-Delitzsch, sono ora fiorenti, sia pel loro numero, sia per la quantità delle operazioni.
Al 1« gennaio 1905 ne esistevano 950. Non avendo 65 di queste presentato i loro conti, si posseggono re lativamente a quella data le cifre relative alle altre 885 Associazioni.
Tali cifre, che ora riproduciamo, dimostrano il progressivo incremento di queste organizzazioni. Ecco il loro bilancio comparato al Io gennaio 1904 e 1905.
Attivo.
1904 1905 829 A ssociazioni 885 A ssocia zion i
M igliaia di ru b li Cassa 3,387 3,248 Titoli 3,750 3,885 Prestiti a scadenza ) ^ » scaduti ) ’ 45,1622.455 Patrimonio, ecc. 759 1,041 Totale 50,894 55,791 Passivo. 1904 1915
829 A ssociazioni 885 A ssocia zion i M ig lia ia d i ru bli Capitale sociale 12.412 13,454 Riserva 3,064- 3,374 Depositi 27,548 30,321 Prestiti 4,911 5,301 Somme transitorie 1,682 2,064 Utile netto 1,277 1,277 Totale 50,894 55.791
Il numero dei soci di 829 Associazioni al 31 gen naio 1904 era di 640,000, e al 1° gennaio 1905, 885 As sociazioni avevano 387,000 soci.
L
ì
condizioni della disoccupazione in Italia
Ecco le più recenti notizie sulle condizioni del l’occupazione nelle varie regioni italiane raccolte dal- 1’ Ufficio del Lavoro :Piemonte. — Non vi è disoccupazione; in generale si ha scarsezza di mano d’ opera. Si verifica emigra zione temporanea per la Liguria per la raccolta delle olive, per l’ America e per la Francia.
Lombardia. L’emigrazione diminuisce sensibilmente nel Pavese, dove si ha disoccupazione fra le donne e i ragazzi. E ’ invece forte l’emigrazione nel Cremonese, specialmente fra i nubili, per quanto lo sciopero della gente di mare abbia impedito a molti di partire. A Mortara è notevole un attivo movimento di organiz zazione fra i fittabili, per chiedere la riforma dei ca pitolati di affitto, la diminuzione dei fitti e la cointe ressenza dei proprietari.
Veneto. — Notevole disoccupazione per il cattivo tempo e per il ritorno degli emigranti temporanei.
Emilia. — Continui movimenti di emigrazione. Nel Reggiano comincia la disoccupazione pei’ la stagione cattiva.
Toscana. — Difetto di mano d ’opera. Immigrazione dei lavoratori dei boschi ; minore però degli anni pre cedenti.
Umbria. — Movimento emigratorio verso la Ger mania ; di braccianti per l’ Eritrea e di tagliaboschi per l’Abruzzo.
Marche. — Non si ha disoccupazione ; continua il movimento emigratorio per la Svizzera, la Germania e per le Americhe. A Fabriano si è costituita un’ as sociazione tra proprietari. Nel Maceratese sorgono molte cooperative di consumo fra lavoratori.
Lazio. — Non si ha disoccupazione. Emigrazione da Grotte di Castro nella Maremma, per la raccolta delle olive e da Viterbo per l’ America.
Puglie. — Non difetta la mano d ’opera e in alcune località abbonda per la mancata raccolta delle olive e per l’ immigrazione dagli Abruzzi.
Campania. — Abbondante emigrazione e qualche accenno di disoccupazione nel Casertano.
Basilicata e Calabrie. — Qualche disoccupazione fra le donne per il mancato raccolto delle olive nel Reg giano.
Sicilia. — Scarsa mano d ’ opera e continua emi grazione.
Sardegna. — Scarsa mano d ’opera nella provincia di Sassari.
1 U DELLE [1ERE DI COMEO
C a m e r a d i c o m m e r c io d i R o m a . — Il 5 febbraio 1907 questa Camera di commercio ha tenuto la sua seconda adunanza ordinaria.
Erano presenti oltre il Presidente Tittoni ed il vice-presidente Rey, i consiglieri Ascarelli, Caretti, Corner, Garroni, Mancini, Pennacchiotti, Scarpellini: Vanni, Vannisanti e Zaru.
Letto ed approvato senza osservazioni il verbale della tornata precedente, il consigliere Ascarelli ha ri volto raccomandazione alla Presidenza, affinchè sia in viato alla stampa un resoconto più ampio e dettagliato delle sedute Camerali.
Il Presidente fornisce opportuni schiarimenti sulle difficoltà finora incontrate, ma aderisce volentieri alla proposta del consigliere Ascarelli, e assicura che l’e sperimento sarà tentato, nella speranza che questo giusto desiderio della Camera di commercio possa es sere bene accolto.
Dopo di che il presidente dà comunicazione dei ringraziamenti pervenuti all’ Istituto da parte di 8. M. la Regina Elena per gli omaggi presentatele nella ri correnza del suo genetliaco; e partecipa inoltre che il Ministero ha approvato senza alcun rilievo il bilancio preventivo per l ’esercizio 1997 ed ha confermato la Ca mera nel consiglio dell’ Industria e del Cummercio per un nuovo triennio.
In merito ad una mozione del consigliere Mancini sugli emolumenti dei notai per gli atti di protesti cam biari, il Consiglio stabilisce di far pratiche, affinchè siano adottate tariffe proporzionatamente ridotte ed uniformi.
Passando all’ordine del giorno:
Vengono approvati i ruoli di sovrimposta commer ciale del comune di Roma per il 1907 con le modalità di rise ssione proposte dalia Commissione di conta
bilità.
Viene ammesso il parere sopra alcuni reclami pre sentati contro l’ applicazione della tassa di esercizio e rivendita nei Comuni del distretto, in conformità del'e conclusioni presnetate dalla Commissione anzidetta.
In ordine all’attuale agitazione sollevatasi sui prov vedimenti del Governo per i porti del Regno, la Ca mera ritiene doveroso d’ intervenire, onde richiamare l’attenzione dei pubblici poteri sui porti del Distretto e specialmente di Terracina, Anzio, e Badino, i quali sebbene non possano comprendersi, fra quelli di pri maria importanza, esercitano tuttavia una ragguarde vole influenza sulle sorti commerciali ed industriali di Roma e del Lazio.
La Camera, interpellata quindi sul nuovo regola mento per la pesca fluviale e lacuale, prende in esame le varie riforme introdotte, ed approva la relazione predisposta dalla Presidenza col concorso di speciale persona tecnica, nonché ulteriori osservazioni promosse dai Consiglieri Scarpellini e Vanni.