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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.34 (1907) n.1714, 10 marzo

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SCIENZA ECONOMICA, FIN AN ZA, COMMERCIO, BANCHI, FERRO VIE, INTERESSI P R I V A T I

Am o

XXXIV

Yol. XXXV III

Firenze, 10 Marzo 1907

N. 1714

S O M M A R I O : Sull’autonomia dell’esercizio ferroviario — Cooperativa italiana eh eredito in lunisi — Avv. Prof. S . Fa l z o n e, Le Colonie italiane rappresentate in Parlamento — La politica delle tarme ferroviarie R i v i s t a b ib lio g r a fic a : Prof. li. Cannarci, L’emigration européentie au X IX siè.ile - /ioti. Arnesi iirees, Les Régies et les Concessions Comunales en Belgique - Prof. Adolphe Prins, De l’esprit du (jouvernement Démocratique. (Essai de Science politique) - R i v i s t a e c o n o m ic a e fin a n z ia r ia : Proposta di riforma

alla legge sull’emigrazione - Le condizioni dell’Italia Meridionale - Il prestito bulgaro - Il prestito siamese - Il bi­ lancio del Pegno Unito - Il raccolto del cotone egiziano - L’accordo franco-spagnuolo al Marocco - La produzione mondiale del ferro nel 1006 - R a s s e g n a d e l c o m m e r c io in t e r n a z io n a le : I commerci austro-ufaneo, giapponese e messicano - L ’ Ispettorato del lavoro e la sua opera - La produzione del tabacco in Urtila —

'L’ industria serica negli Stati Uniti — Il movimento industriale al Giappone — La cooperazione semburgo -r- Camere! di commercio — Mercato monetario e Rivista delle Borse

nel Notizie commerciali.

Lus-Sull’ autonomia dell’ esercizio ferroviario

Avvengono, circa l’assestamento dell’esercizio ferroviario, delle cose veramente strabilianti. La Commissione parlamentare, che sta studiando il disegno di legge presentato dal Ministero, si pro­ pone di determinare e precisare, dicono i giornali, la autonomia della Amministrazione ferroviaria, volendo conservare ad essa il carattere « di azienda industriale. » Nello stesso tempo la stessa Commissione, menrore che il Parlamento deve po­ ter far tutto, non vorrebbe che la legge nell’as­ setto definitivo della amministrazione provvisoria, diminuisse i poteri del Parlamento, le responsa­ bilità del Ministro ed il diritto della Camera ad un sindacato preventivo e consuntivo, su una cosi importante parte del patrimonio dello Stato.

Conseguentemente la Commissione parlamen­ tare è, conscia o no, alle prese con un problema, che somiglia molto alla quadratura del circolo; e pare già di vedere che il risultato finale sarà quello di proclamare francamente la necessità di mantenere autonoma la Amministrazione ferro­ viaria ; ma viceversa le disposizioni concrete sa­ ranno in contraddizione stridente col principio proclamato.

Se le parole conservano ancora a Montecito­ rio il loro preciso e comune significato, autonomia di un ente qualunque, vuol dire che tale ente ha completa libertà dì reggersi e governarsi da sè, senza dipendere da alcuna autorità superiore. Ora, si comprende bene che una autonomia intesa in questo senso, non è affatto possibile, perchè _ ri­ sulterebbe del tutto staccata dalle altre atnmini strazioni e non avrebbe nessun rapporto coi po­ teri dello Stato; il che non è in alcun modo concepibile, nè certamente desiderabile.

Quando quindi si parla di autonomia della Azienda ferroviaria, si deve intendere, per neces­ sità di cose, una « autonomia relativa; » cioè una organizzazione, che non renda quella Amministra­ zione dipendente da altre Amministrazioni, come

lo sono l’ azienda dei tabacchi, dei sali, o le poste od i telegrafi, che, nel Ministero del Tesoro, nella avvocatura erariale, nella Corte dei Conti, hanno dei superiori sindacanti, ma una azienda, la quale, avendo in sè stessa i propri organi sindacanti, dipende direttamente dal Ministro e quindi dal Parlamento, senza avere contatti colle altfe su­ periori Amministrazioni dello Stato.

Perciò l’ Amministrazione ferroviaria sarà au­ tonoma se avrà il proprio contenzioso, la propria Cassa, il proprio ufficio di controllo e se perciò non dovrà ricevere ordini che dal Ministro. Na­ turalmente dovrà in ogni caso avere rapporti at­ tivi o passivi col Tesoro; attivi se sarà in grado di versare al Tesoro stesso la parte esuberante dei suoi introiti, passivi se dovesse richiedere al Tesoro dei fondi per procedere nell’esercizio.

Ma questa sarebbe ancora « autonomia rela¡ tiv a » però soltanto amministrativa, ma non auto­ nomia economica, nel senso di una Azienda che proceda con criteri semplicemente industriali. Perchè una azienda autonoma, nel senso di azienda industriale, deve avere la completa libertà di di­ sporre dei due capisaldi di una azienda economica; la libertà nèlle spese di produzione; la libertà nel fissare i prezzi dei prodotti. Senza queste due specie di libertà, non vi può essere autono­ mia economica od industriale, perqjiè i criteri estranei, che potessero influire nel determinare le spese di produzione, od il prezzo del prodotto, sarebbero criteri, ordinariamente politici, anche ! se avessero l’apparenza od il giusto intendimento di tutelare un interesse generale, il quale, se in contraddizione coll’ interesse speciale della indu­ stria, non può manifestarsi che sotto forma po­ litica, a meno che chi conduce la industria stessa non sia in errore.

Ora non vi è chi non veda che, tanto l’ auto­ nomia relativa amministrativa, come la autono-

I

mia, sia pure relativa, industriale, sono beri lungi dall’essere attuate neirordinamento che si prepara definitivo per le ferrovie dello Stato.

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146 L ’ ECONOMISTA 10 marzo 1907

l’ incidente, a tutti noto ,della avvocatura erariale, la quale pretese ed ottenne di essere essa in qual­ che modo la sola competente nel tema contenzioso in tutte le amministrazioni dello Stato, compresa la amministrazione ferroviaria ; e questo deside­ rio della burocrazia contenziosa fu tanto poten­ temente espresso, che, tutti ricordano come l’egre­ gio avv. Marchesini, che era stato nominato capo dell’ ufficio contenzioso ferroviario, ha dovuto ab­ bandonare il suo posto, assalito dalle rimostranze del comm. De Cupis, avvocato generale erariale.

E cosi il Ministero del tesoro, non tanto per volontà del Ministro, quanto per attitudine della Amministrazione, come pure la Corte dei conti, si mostrano tutt’ altro che disposti ad abdicare ad una attiva e penetrante ingerenza nei loro rap­ porti colla Amministrazione ferroviaria, la quale, mentre prima aveva l’ intendimento di resistere, soprafatta poi essa stessa dal disordine nel quale è caduta, si dimostra meno proclive a difendere quella indipendenza, che doveva essere il capo- saldo della sua stessa organizzazione.

La tendenza dunque, per ciò che riguarda la parte Amministrativa, è quella di ridurre la azienda delle Ferrovie di Stato dipendenti ad un tempo dal Ministero dei Lavori Pubblici e da quello del Tesoro, dalla Avvocatura erariale e dalla Corte dei conti.

Nè meno efficace è il movimento per ren ­ dere illusoria la autonomia dell’Amministrazione ferroviaria nei suoi rapporti col Parlamento. Già, quando più gravi erano gli effetti sensibili e v i­ sibili del disordine ferroviario, il Presidente del Consiglio dei Ministri, propose, affine di tran­ quillare, almeno per un poco la Camera che si mostrava ribelle a tollerare più oltre il disser­ vizio, di includere nel disegno di legge che stava per essere presentato, una disposizione colla quale si creava una Commissione parlamentare di v i­ gilanza; ed allora gli animi erano così eccitati contro l’Amministrazione ferroviaria e special- mente contro la Direzione Generale, che lo stesso on. Giolitti riteneva necessario di stralciare dal disegno di legge la detta disposizione, affine di affrettare la applicazione di tale misura, sebbene suonasse palese sfiducia verso il Comi­ tato direttivo e verso la Direzione Generale. La cosa non ebbe seguito e si Crede che appunto il Direttore Generale ed il Comitato facessero com­ prendere che non sarebbero rimasti al loro posto se la proposta di far precedere la nomina della Commissione di vigilanza alla discussione del di­ segno di legge avesse avuto luogo.

Ecco pertanto che il primo passo per una diretta ingerenza parlamentare è già fatto colla disposizione del disegno di legge circa tale Com­ missione di vigilanza. E si comprende bene che una Commissione parlamentare preposta ad un pubblico servizio della natura di quello ferro­ viario, sebbene tale Commissione si intitoli « di vigilanza », non può servire che ad essere una vera e propria Commissione direttrice, con poteri senza limiti. E ’ la natura stessa delle cose che porta a tali conseguenze, quando con manifesta infrazione ai canoni piu fondamentali di una buona politica, si mette nella occasione il potere legislativo di esercitare il potere esecutivo. L ’ abuso, l’ eccesso, l’ esuberanza delle funzioni si manifesta

subito, ed il deputato non può soffrire nè resistenze nè contraddizioni, egli si sente sovrano alla Ca­ mera, e vuole esercitare la sua sovranità do­ vunque, in nome della Camera, abbia una fun­ zione da esercitare.

Quando si nominerà la Commissione di vi­ gilanza, essa avrà bisogno di un ufficio di se­ greteria, che dapprima sarà composto di pochi impiegati, ma che poi, poiché la Commissione per vigilare efficacemente vorrà veder tutto, diven­ terà a poco a poco una Amministrazione vera e propria nella stessa Amministrazione. E allora ne vedremo delle belle !

Ma, a quanto raccontano i giornali, la Com­ missione che esamina il disegno di legge per l’assetto definitivo del servizio ferroviario avrebbe approvata una disposizione per la quale l’ Ammi­ nistrazione ferroviaria non potrebbe portare nes­ suna modificazione alle tariffe ferroviarie ed alle condizioni di trasporto senza la approvazione del Parlamento. Parlare di «autonom ia» e di «azienda industriale » e poi sottomettere alla approvazione del Parlamento, macchina così lenta, così inter­ mittente, e così scarsamente competente, le ta­ riffe e le condizioni di trasporto, è una irrisione addirittura. Una. azienda industriale ha bisogno della massima libertà di azione per seguire le vicende del mercato, ed ha bisogno di una pronta opera per mettere in esecuzione quello che ri­ tenga in un dato momento conveniente al miglior andamento della industria. Non è possibile rite­ nere che queste condizioni possano essere otte­ nute quando ogni modificazione domandi la ap­ provazione al Parlamento.

Si sarebbe capito che il disegno di legge contenesse una disposizione le quale vietasse, quando non intervenga il votò del Parlamento, di alzare al di là di un massimo stabilito le ta­ riffe, ma sottoporre alla approvazione per mezzo di una legge i ribassi che si credessero in un dato momento opportuni, è non comprendere la natura del servizio ferroviario. Ed infatti ci si dice che qualcuno ha affermato come quella disposizione fosse necessaria, perchè anche le ta­ riffe postali e telegrafiche sonò soggette alla appro­ vazione del Parlamento. Paragonare la azienda ferroviaria, industrialmente parlando, a quella delle poste e dei telegrafi è la prova maggiore della incompetenza di chi ha fatto tale paragone.

Così dopo aver tanto biasimate le Conven­ zióni ferroviarie del 1885 perchè non stabilivano bene nè l’esercizio dì Stato nè quello privato, ma un miscuglio dell’ uno e dell’ altro, si viene 'ora ad organizzare una Amministrazione auto­ noma, ma nello stesso tempo dipendente, così che le responsabilità dell’ andamento della azienda saranno tanto suddivise e confuse da perpetuare e peggiorare anzi quella confusione che sembra, per ora almeno, la caratteristica dell’ esercizio di Stato.

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Cooperative italiane di credito in Tonisi

D i questa Società ci occupammo con qualche ampiezza mesi or sono (1) rilevandone l’ utilità e la meritata fortuna. Riceviamo ora il bilancio del 1906, cioè del suo settimo esercizio, accom­ pagnato dalla Relazione degli Amministratori e da quella dei Sindaci, e volentieri ne diamo un cenno al pubblico, che è bene sia tenuto infor­ mato sulle istituzioni economiche delle colonie italiane.

La prima Relazione si dichiara sodisfatta dell’andamento dell’azienda, la quale per verità ha progredito nell’ ultimo esercizio un po’ meno che nei precedenti, in quanto l’ Istituto ha lot­ tato vigorosamente e dato prova di resistenza di fronte al fatto che in Tunisi sono sorte tre nuove banche importanti. Altra circostanza non favore­ vole è stata la diminuzione sui tassi di sconto e sulle commissioni per la emissione degli cheques e l’aver dovuto praticare altre agevolezze.

Il capitale questa volta è cresciuto assai poco. Da fr. 264,700 che contava alla fine del 1905, è salito alla fine del 1906 a fr. 265,500 ; aumento corrispondente al valore di sole otto azioni. Di nuove ne vennero bensì sottoscritte 31, ma d’al­ tra parte bisognò annullarne 23 di soci morosi. Il movimento globale si mantenne eguale a quello dell’anno precedente: fr. 27,380,000, in ci­ fra tonda, e fu il risultato complessivo di alcuni aumenti e alcune diminuzioni. In aumento per oltre fr. 368 mila furono gli sconti, primo e più importante ramo di attività bancaria, raggiun­ gendo la cifra di fr. 3,577,575.35; e le partite dubbie e insolute rimasero come sempre di mi­ nima importanza, stante la grande severità ado­ perata nella scelta degli effetti ricevuti in por­ tafoglio. Diminuirono invece di quasi fr. 40 mila gli effetti all’incasso, pur superando la somma di fr. 660 mila. D i più che fr. 21 mila aumentò il movimento tra vaglia e carta moneta italiana. In quanto agli assegni bancari, vi fu, al contrario di ciò che avvenne l’ anno precedente, diminuzione per quelli emessi sull’ Italia, aumento per quelli su Francia e Tunisia. I depositi ricevuti in conto corrente sommarono a fr. 3,202,630.60.

Quella che era la sezione Cassa di Risparmio non si chiama più cosi, ma invece Depositi di

Economie. Ciò fu imposto da un decreto del

5 luglio scorso, coll’ intento che non nasca equi­ voco fra tale servizio privato e quello analogo che viene disimpegnato dalle Poste della Reggenza. Ma in fondo non si tratta che di nomi e la cosa cammina come prima; anzi il numero dei libretti durante l’ anno è cresciuto di 60, salendo da 458 a 518.

Il 1906 segnò un aumento di utili lordi, ri­ spetto al 1905, ma una lieve diminuzione di utili netti. Il fatto è dovuto alle maggiori spese, de­ terminate dall’ammortamento completo delle spese d’ impianto e dal miglioramento economico concesso al personale. In quanto al riparto degli utili, poiché lo Statuto impone che abbiano prima luogo

(1) Ved. Economista del 15 luglio 1906.

prelevamenti per la riserva, per il Consiglio d’ am­ ministrazione e per gratificazioni, e lascia a fa ­ vore degli azionisti il 65 per cento, questa per­ centuale nell’ ultimo esercizio non ha potuto rappresentare un dividendo di fr. 7 come di con­ sueto, ma di fr. 6 per ogni azione liberata al principio dell’anno.

Come sempre, gli utili hanno dunque contri­ buito al progressivo aumento del fondo di riserva, il qual fondo oggi supera la somma di fr. 49 mila, epperò si avvicina al quinto del capitale sociale. A proposito di che, è da notare nella Relazione dei Sindaci una dichiarazione, che non intendiamo perchè non abbia a preferenza trovato posto in quella del Consiglio. « Poco manca per raggiun­ gere il limite, oltie il quale la legge non fa più obbligo di prelevamenti a favore, di questo titolo. Ma noi (?) saremo più severi della legge, e se­ guendo l’esempio delle nostre più importanti con­ sorelle, non saremo paghi fino a che la nostra ri­ serva non abbia raggiunto un valore pari alla metà del capitale sociale ». E più sotto viene data notizia della deliberazione presa di recente dal Consiglio, di creare col nuovo anno un fondo

di riserva speciale, da alimentare con certi dati

proventi, e si dichiara che la sua ragion d’ essere sta nel notevole ammontare del fondo di riserva ordinario.

Siffatto metodo di somma prudenza, stante la grande impòrtanza che la riserva ha nei ri­ guardi bancari, è senza dubbio lodevole. Soltanto ci vien fatto di chiedere se forse qui non si ec­ ceda non poco; e diciamo questo non per censu­ rare il sistema, di per sè stesso buono, ma tenuto conto di certe necessità, che sembra la Coopera­ tiva non riesca a sodisfare con facilità in que­ sto momento.

Si legge infatti nella Relazione dei sindaci : « sentiamo il bisogno di raccomandare che i soci, a cui sta a cuore l’ incremento della nostra Coo­ perativa, non trascurino di fare un po’ di propa­ ganda, procurando nuovi azionisti e nuove sot­ toscrizioni. Non dobbiamo aspettare platonicamente che molti soci vengano a noi, ma occorre che noi, si vada un po’ di tanto in tanto attivamente a cercarli ». Viene dichiarato, è vero, che se occorre allargare la cerchia dei soci, non è solo perchè il capitale cresca, ma anche per estendere e veder penetrare in tutte, le classi, i sani principi del­ l’organismo cooperativo. Questo secondo scopo merita ogni elogio; ma insomma v ’è pur anche l’altro, d’altronde lecito e utile: aumentare il ca­ pitale per poter operare più largamente. Se non che i fornitori di capitale, che son poi i soci azio­ nisti, possono essere di due specie: quelli che di fatto sono anche clienti, e quelli che non hanno interesse od occasione di esserlo. Pei primi, che trovano la loro principale utilità nell’essere utenti della Banca, il dividendo annuo, sempre gradito, ha un’ importanza secondaria, ma non è cosi per gli altri, i quali, come fornitori di capitale, sono pure essi un elemento da tenere in pregio. Or bene, vediamo se e quale allettamento vi sia per questi ultimi a chiedere d’essere ricevuti, soci, cioè a sborsare danaro in cambio di azioni.

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148 L ’ ECONOMISTA 10 marzo 1907

finora è andato sempre crescendo. L ’art. 14 dello Statuto sociale stabilisce: « A l principio di ogni anno il Consiglio determina il valore delle nuove azioni sulla base del capitale sottoscritto e del fondo di riserva. La differenza fra il valore no­ minale dell’ azione e quello effettivo determinato dal Consiglio e pagato dai sottoscrittori di nuove azioni va ad aumentare il fondo di riserva ». Il motivo della disposizione è evidente: il valore della comproprietà nell’ente sociale viene stimato in ragione di ciò che questo possiede. E’ un cri­ terio non illogico, ma a noi pare che cotesto va­ lore possa valutarsi un pochino anche in ragione di ciò che ai suoi comproprietari l’azienda frutta. Ora, salvo il caso, desiderabile e possibile, ma non sempre certo, d’ un grande movimento di af­ fari tutti lucrosi, sembra ch e■ l’azienda si avvìi a fruttare sempre un po’ meno piuttosto che più, se non altro per coloro che non entrarono soci fino dai primi anni. Infatti, da una parte col far pagare sempre più care le azioni ai nuovi venuti (il loro prezzo a un po’ allo volta era sa­ lito sino a fr. 116,72 l’ anno scorso e pel 1907 è stato fissato in fr. 118.50), dall’ altra con conti­ nuare a impinguare la riserva anche oltre il li­ mite richiesto della legge e col l’ accingersi per­ fino a crearne una straordinaria, la trasformazione degli utili lordi in utili netti sarà sempre più un fatto di assottigliamento. Così i fr. 7 di di­ videndo, finora ogni anno distribuiti, si souo ri­ dotti pel 1906 a fr. 6 per azione : ben inteso per ognuna di quelle azioni che, volendone ac­ quistare, fino al 31 dicembre u. s. costavano non 100 franchi, ma più di 116 e ora costeranno più di 118. La solidità già acquistata dalla Coope­ rativa — ed è qualità preziosa — si irrobustisce ogni giorno, ma viene poco facilitato 1’ ingresso di quei nuovi soci, che pure, come si è veduto, essa Cooperativa desidera e sta cercando.

Ma le auguriamo di trovarne in ogni modo, magari, come non dovrebbe essere difficile, an­ che qui nel Regno, dove l’ interesse del danaro, eccetto che nelle imprese industriali, ardimentose ina rischiose, va progressivamente scemando. E intanto ci preme dichiarare che le poche osser­ vazioni di cui sopra non intendono esprimere censura di sorta. Sappiamo benissimo che la Coo­ perativa di Credito non mira al lucro, bensì a giovare economicamente, sotto ogni forma, alla colonia italiana di Tunisi. Valga come esempio ciò ch’essa ha fatto nel 1906 a favore dell’Ospe­ dale Coloniale Italiano.

Quest’ ultimo per ammortizzare un debito contratto per la costruzione dell’edifizio, pagava oneri ipotecari assai gravosi, seuza che gli riu­ scisse trovare aiuti finanziari atti ad alleviarli. Il Consiglio d’Amministrazione della Cooperativa, presa a cuore la questione, è riuscito a risol­ verla, consentendo all’Ospedale un prestito al 4 1 /2 per cento e facendogli in tal modo conse­ guire una forte economia; « c h e , impiegata ad accrescere la quota annua di ammortamento, o j a maggior benessere dei nostri ammalati, rap- I presenta per noi una bella vittoria morale o prò- curerà maggiore soddisfazione all’animo vostro di quello che se vi avessimo annunziato un mag- | gior dividendo ».

Ci piace terminare trascrivendo dalla Rela- !

zione le previsioni favorevoli che il Consiglio esprime per un avvenire prossimo.

« Abbiamo fiducia che i risultati dell’ eser­ cizio testé iniziato siano più brillanti: le condi­ zioni economiche del paese, assai scosse per i mancati raccolti, per l’ assoluta mancanza di do­ mande nei vini indigeni, ed altre molteplici ra­ gioni, prendono quest’ anno piega migliore; ab­ biamo di già un raccolto di olive importantis­ simo, e una nuova importante domanda per la esportazione dei vini è iniziata sotto i migliori auspici, avvantaggiando così le sorti dei nostri buoni viticoltori. Si aggiunga a ciò i crediti vo­ tati per la Tunisia ed i molteplici lavori che ne seguiranno, lo sviluppo ognora crescente delle miniere di ogni genere, e riflettendo che a tutto e ovunque la mano d’opera e l’ iniziativa nostra, diretta o indiretta, si è quasi sempre interessata, non crediamo affatto illusorio lo sperar un av­ venire sempre migliore per la nostra Coopera­

tiva ».

Le colonie italiane n m n n ta le in Paiiamento

L ’articolo dal titolo: Le colonie italiane rap­

presentate in Parlamento, pubblicato nel n. 34

(anno V della nostra Gazzetta Coloniale) ha rac­ colto una messe di osservazioni, di critiche, di plausi che non ci stancheranno di insistere sulla proposta; anzi, poiché il campo della discussione si è allargato, così da richiamare sull’ argomento l’ attenzione dei nuclei coloniali italiani e dei giornali che ne sono l’eco all’ estero, così in Ame­ rica del Nord come in quella del Sud così a Mar­ siglia, a Parigi, a Taugeri, Tunisi ecc. io credo di opporre alle idee del sig. E. Z. nuove osser­ vazioni e nuovi chiarimenti sulla Rivista che il suo articolo accolse, perchè non si creda che fossi applaudito per la mia modesta proposta che è qualificata da ingenui!

Che siffatta proposta. { Le colonie ecc.) creda il sig. E. Z . presentata in termini generici e se­

condo un concetto sinora pochissimo maturo, non

mi reca meraviglia alcuna ; si sa : ogni proposta è fatta in modo dapprima vago e generico, di poi è colpita dalla sua brava; discussione e final­ mente, a Dio piacendo.... quando il concetto ne è chiaro e maturo, la si traduce in disegni di legge ed in legge dello Stato.

(') Ill.mo Sig. Direttore dell’Economista Fi r e n z e. Con ritardo leggo un articolo in risposta — ad un altro mio che venne in luce nella Gazzetta Colonialedi Roma — alla proposta da me fatta per dare alle no­ stre Colonie spontanee, così variamente all’ estero dif­ fuse, una rappresentanza nel Parlamento Italiano, fir­ mato E. Z. e pubblicato nel n. 1691 della pregevolis­ sima rivista : L ’ Economista dall a'S. V. così ben diretta. Le sarei grato, se nell’ interesse dell’ argomento, accogliesse e pubblicasse questa mia controrisposta al Sig. E. Z.

Anticipando alla S. V. i miei ringraziamenti la prego di credermi

Dev.mo

A v v . Prof. S. Fa lz o n e Direttore della « Gazzetta Coloniale »

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Or da questo al non tener conto della pro­ posta ci è di mezzo... anche qualche cosa di lo­ gica e di esperienza del passato : il sig. E. Z. ne converrà. Infatti di quante proposte presen­ tate in termini generici non si è, per lunga se­ rie non di anni, ma di secoli tenuto conto? Ohe avvenne di poi a discussione compiuta? Le pro­ poste maturarono, i concetti furono chiari, il fine fu conseguito e non pochi sogni di ingenui di­ ventarono realtà (E. Z. ricorderà che era un so­

gno anche il Congresso coloniale di Asmara, che l’ azione e la propaganda della nostra modesta rivista che si pubblicava in N apoli e... il resto, cambiarono in un fatto oramai compiuto e gra­ vido del prossimo Congresso di Mogadescio! Al­ tro che sognare, dunque).

Il sig. E. Z., cortesemente, è con me d! ac

cordo in molte premesse ma dissente nella con­ clusione cioè riguardo alla opportunità (!) della proposta.

Io invece penso e credo che ogni proposta nuova, data la nostra anima di conservatori nel largo senso della parola — che si riattacca o ai

cunctatores come Fabio o al vecchio delineato cosi

luminosamente da Orazio —- giunga e sempre

inopportuna, perehè mette il campo a rumore,

spostando interessi secolari di ogni ordine, di ogni forma, di ogni condizione politica, sociale, intellettuale. Discuterò perciò le difficoltà so­ stanziali e di forma che il sig. E. Z . mette avanti, perchè non sia possibile raggiungere lo scopo di vedere, nei vari settori della Camera dei nostri deputati italiani che mandassero, per avventura, degli elettori italiani di Marsiglia, di New-York o di Tunisi, per non dire da altre numerose colonie.

Egli si chiede se gli emigranti per conto

della tesi (quella mia, cioè : d’ italiani riuniti in

gruppi di 20, 30, 40 mila ecc. che si eleggano un rappresentante del loro nucleo alla Camera Italiana) sono sempre riuniti in gruppi.

Poiché non posso certamente affermare ciò per tutti i milioni d’ italiani all’ estero, possiamo però toccare con mano in quanti e quali città che sono sedi di rappresentanze italiane all’ e- stero (ambasciate, legazioni, consolati ecc.) tro­ viamo nuclei compatti non di 20 mila, ma di 100 | mila 200 mila ecc.

Se il Bollettino Ufficiale di Statistica non è una proposta d’ inalidita ingenuità, si può soste­ nere per la mia tesi che possiamo cominciare a proporre e concedere, dopo matura discussione, una rappresentanza degli italiani all’ Estero al Parlamento italiano ai seguenti discreti nuclei di italiani residenti fuori la madre patria, senza nemmeno osservare se sia il caso non di replicare ma di chiedere con insistenza.

Avvalendomi dei dati ufficiali dirò che a Marsiglia vivranno ora 100 mila italiani circa, se il censimento del 1896. ne dava 91.536, 30.500 lo stesso censimento ne trovava a Nizza, 50 mila in A lg eria ; 50,000 (e sono assai poco, poiché di recente il Óarletti in un suo rapporto dava per raggiunta la cifra di 100 mila) in Tunisia; 25 mila in Egitto, in Nuova Y ork 250,000 ; in F i­ ladelfia 70 mila, in Pitteburg 20 mila; in S. Fran­ cisco 16 m ila; in Nuova Orleans 15,000; in Buenos Aires 600 mila; Santa Pè 40 m ila; (in

provincia 550 mila), S. Paolo città 112 mila, Rio Janeiro 30 mila. Porto Aiegre 15,500 (in tutto lo Stato 200 mila ecc.).

Mi pare che queste cifre possono bastare, senza far altresì notare che da un decennio a questa parte la nostra emigrazione essendo cresciuta di numero, avrà naturalmente accresciuto i nostri nuclei coloniali di America, come quello di New- York, e di altri centri, dove si consideri che nei primi otto mesi del 1906 per paesi transoceanici si diressero (Piata, Brasile e Stati Uniti) ben 293,894 e nel solo anno 1905, partirodò per 1’ America 444,724 italiani (t).

Come ci si garantirebbe contro le irregola­ rità ? prosegue a domandarci l’ esimio articolista.

E h ! diamine, siamo o non siamo garantiti noi dalla legge elettorale in Italia?! se si, perchè adottandola gli italiani all’ Estero non sarebbero anche essi garantiti? Non ci sarebbe fórse la stessa libertà di voto che nella madre patria? (come sia rispettata e come funzioni, ora, nella Metropoli a me non pare di discutere, chè andrei oltre il prefissomi).

Che l’Autorità italiana suprema, dunque al­ l’estero, nei grandi nuclei coloniali d ’ italiani, nelle diverse gerarchie, provveda come da noi il Ministero competente a salvaguardare i diritti degli elettori e degli eletti, adoperando quanto occorre alla bisogna.

Dopo di che a me non pare che quest’opera

elettorale sotto l’ usbergo e l’ occhio vigile del­

l’ambasciatore, del ministro plenipotenziario, del console generale e via di seguito, che rappre­ sentano all’ estero l’ Italia, potesse dar da d ir e o da fare ai nostri viventi, come E. Z. Scrive, sotto l’occhio e la mano ruvida del protettorato francese e della stessa Metropoli francese (l’ A u ­

tore sa meglio di me quali nuclei d’ italiani vi­ vano e numerosi a Parigi, a Marsiglia, a Lione, a Tolone e via dicendo, bastévoli ad eleggersi non uno ma più rappresentanti).

Che potrebbero ridire Francia, Inghilterra, Svizzera, Germania ecc., per dir d’ Europa a prò posito di italiani immaginandoseli operosi e li­ beri elettori di deputati italiani connazionali loro che vivono della loro vita e che cooperano all’ in­ cremento della ricchezza del territorio bhe li ospita?

Ma gli italiani di Tunisi non chiederebbero, eleggendo un deputato loro a11 eu. Camera Italiana, che fosse cancellato dalla storia delle occupa­ zioni straniere quell’ errore che i non lungimi­

ranti segnarono nel Portafoglio di Cairolì, non

certo il passaggio della Tunisia all’ Italia. Sarà ugualmente padronissimo il Brasile di adoperarsi come può e come vuole, per assimilarsi l’ ele­ mento lorestiero, ma perchè non dovrebbe poi

rimanere spettatol e indifferente dinanzi ad un’af­

fermazione d’ italianità di quanti nostri conna­ zionali non sono e non hanno voglia di pàuliz-

zarsi e che hanno vivo il ricordo e l’ attaccamento

a ciò che sa d’ italiano?

Ed è ingiuria gratuita ed ingenerosa — me lo perdoni l’ articolista E. Z. — quella che egli

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150 L ’ ECONOMISTA 10 marzo 1907

lancia in viso ai nostri emigranti negli Stati

Uniti additandoli come in gran parte poveri, amiliti, analfabeti! Questa s ic h e è roba da far

ridere nonché i busti di marmo del Museo Na­ zionale di Napoli, anche le oche del Campido­ glio! C’ è da vedere, rossi per, vergogna, e sdegno tutti, ¡ nostri illustri, colti, valorosi, industriali italiani degli Stati Uniti di America e di altre regioni che, nella testé chiusa Esposizione di M i­ lano, diedero spettacolo insigne di intelletto ope­ roso, di ricchézza, di artistico senso, di cultura, d’ agiatezza invidiabile, conquistate con la tena­ cia, con il lavoro, con l’ onestà miranti alla glo­ ria e al buon nome d’ Italia all’ estero.

Se vogliamo che i nostri sieno rispettati al­ l’estero prima di dar loro del povero, dell’ awv/-

lito, dell’ analfabeta, conosciamoli meglio ed im ­

paliamo a stimarli meglio noi per i primi, eppoi pronunzieremo i nostri giudizi : sieno essi pur severi ma sopratutto informati al sentimento della verità !

E termino con un commento fatto alla pro­ posta di dare una rappresentanza nella Camera Italiana ai nuclei d’ italiani all’ estero di mag­ gior importanza numerica e di coltura {¡copiando — . perchè più breve degli altri e spicciativo — quello che sulla modesta proposta nostra fatta suda Gazzetta Coloniale, scriveva la Gazzetta

del Banchiere di N ew York. Dopo aver ripro­

dotto per esteso l’ articolo da me pubblicato, il giornale in parola aggiunge: « N. d. R. E ’ que­

sto il desiderato (la rappresentanza cioè degli

Italiani all’ estero al Parlamento Nazionale) che

eliminerebbe in parte tante magagne lamentate per una tutela dell’ emigrazione che è diventata,

con le leggi e i decreti, le minacce e le polemi­ che, un vero campo di battaglie aspre e senza speranza !

A vv. Pk o f. S. Fa l z o n e Direttore della Gazzetta Coloniale di Roma.

t i POLITICA DELLE TARIFFE FERROVIARIE

Secondo abbiamo promesso, diamo qui un largo riassunto del volume del prof. Federico Flora della Univesità di Catania sulla politica delle

tariffe ferroviarie.

Il libro — dopo una breve prefazione nella quale si accenna alla mancanza di un lavoro si­ stematico sulla materia e insieme alla necessità (specialmente in Italia) di una profonda riforma dell’odierno regime di trafficazione — si divide in varie parti : Iutraduzione (concetto ed obiettività della politica ferroviaria) tre capitoli (obiettivi eco. nomici : le merci — obiettivi sociali : i viag­ giatori — obiettivi politici: lo Stato) e Conclu­ sione (tariffe e sistemi di esercizio).

Gli argomenti sono, come vedesi, di grandis­ sima importanza, specialmente in Italia e spe­ cialmente oggi che del servizio ferroviario si parla dovunque e in tutti i sensi: vale quindi la pena che, data la competenza e il valore dello scrittore, si dia un’ occhiata alla sua opera. \

Scopi economici, sociali, politici — dice l’Autore — si propone l’esercizio ferroviario; po­ litica delle costruzioni, dell’esercizio, delle tariffe sono le tre parti della politica ferroviaria, ed è della terza che si vuol parlare; la terza avente per oggetto l’ indagine di « quali tariffe debbono applicarsi ai trasporti delle persone e dei beni per conseguire, nella forma più perfetta i tre obiettivi economici, sociali e politici delle strade ferrate, strumento di difesa, di benessere, di ci­ viltà. »

Dall’aspetto economico la politica ferroviaria deve tendere con la rapidità, il tenue costo e la regolarità dei trasporti, a sviluppare: a) la pro­ duzione; b) gli scambi; c) i consumi della nazione raccogliendo e creando il traffico delle merci tutte; mira cioè questa politica a livellare la ricchezza delle varie nazioni e a promuoverne l’ incremento. Dall’aspetto sociale, riguardando la politica fer­ roviaria non più le ricchezze ma le persone,

a) estende la relazione delle persone stesse; b) ne

livella i redditi; c) ne accresce la coltura; d) ne modifica la distribuzione topografica. Dall’aspetto politico infine la politica ferroviaria è stretta- mente connessa ai più vitali interessi pubblici dello Stato: essa può servire agli interessi pubblici per: a) consolidare l’ unità nazionale; 6) provve­ dere alla sua difesa; c) centralizzare il potere;

d) accrescere le entrate; e) estendere la influenza

dello Stato.

A conseguire i quali scopi economici, sociali e politici della politica ferroviaria tra i mezzi più adatti stanno indubbiamente le tariffe, e l’Autore imprende lo studio dell’ irto argomento con buona dottrina écl acume secondo il suespo­ sto programma. Seguiamo le linee principali della sua trattazione, e riprendiamo la politica delle tariffe dal lato economico.

Si ha da questo lato una duplice serie di obiettivi della politica ferroviaria : generali cioè e particolari. Provvedono a conseguire i primi le

tariffe generali che mirano ad effettuare il tra­

sporto delle merci esistenti, che è alla sua volta possibile non appena il valore del trasporto (dif­ ferenza di prezzo delle merci tra il luogo di pro­ duzione e il mercato di consumo) eccede il costo complessivo del trasporto ferroviario — provvedono a conseguire i secondi, cioè gli obiettivi particolari,

le tariffe speciali (condizionali, locali, eccezionali),

che tendono ad accrescere l’ impiego produttivo, od allargare il mercato, a diffondere il consumo delle merci che la tariffa generale riesce sem­ plicemente a muovere entro zone ed in propor­ zioni ristrette, procurando così indirettamente nuovi trasporti alla ferrovia.

L ’ Autore nostro si trattiene a lungo sulle tariffe generali ed enuncia e spiega il principio fondamentale che spese complessive del servizio

devono coprirsi dai consumatoli del servizio me­ desimo ; ripartirsi cioè sulle singole merci tra­

sportate, in modo però da non impedire nessun trasporto utile.

(7)

quantità di merci al valore, al peso, alla di­ stanza, alla velocità del trasporto medesimo.

Relativamente al valore (e da queste distin­ zioni si vede che i! prof. Flora conduce con molto ordine lo studio suo) potrebbero adottarsi due sistemi diversi di tariffe: o quelle costruite a base uniforme o quelle costruite a base varia­

bile; ma sulle prime, dopo ampia dimostrazione

aritmetica, l’ Autore addiviene al canone di poli­ tica ferroviaria che si debbano escludere « per­ chè non riuscendo esse a coprire il costo del pe­ daggio e dell’esercizio senza ostacolare il trasporto di una serie numerosa di prodotti di grande consumo e di poco valore, rendono impossibile la massima utilizzazione della rete » mentre sulle seconde, a base variabile, conclude essere le sole possibili, interessando ogni esercente e consuma­ tore a conquistare nuovi traffici per conseguire la più completa utilizzazione della potenzialità degli impianti fissi delle locomotive, della por­ tata dei carri e del personale.

Così si genera quella tarifficazione per va­

lore, ossia a base variabile, caratterizzata dalla

ripartizione delle merci tutte in classi, opposta alla tarifficazione naturale, cioè a base uniforme.

Relativamente alla distanza, la tariffa deve essere differenziale anziché proporzionale, poiché accrescendo la percorrenza media, permette una più perfetta utilizzazione del materiale e quindi una riduzione delle spese fisse del trasporto, mi­ nori quanto più numerosi sono i chilometri per­ corsi; e infine quanto alla velocità del trasporto, occorre adottare velocità diverse distinguendo i trasporti a seconda della rapidità loro e dei ter­ mini di resa in trasporti a grande, piccola ve­ locità.

Ci riserviamo continuare nei prossimi fasci­ coli l’esame dell’interessante volume del profes­ sor Flora.

R

ivista

B

iplioqrafica

P r o f. R. C o n n a r d . - L’ Emigration européenne

au X IX 8 siècle. — Paris. A. Colin, 1906. pag.

299 (3.50 fr.).

Abbiamo letto con vero compiacimento que­ sto lavoro del prof. Connard, noto, del resto, al mondo studioso per altre importanti pubblica­ zioni. Non è facile infatti trovare, soprattutto in Francia, ci sia permesso di osservarlo, scrit­ tori che parlano delle cose nostre con sufficiente cognizione dei fatti.

In questo volume invece, dove trattando della emigrazione, l’ Autore ha dovuto necessa­ riamente concedere un posto notevole all’ Italia, egli ha saputo tratteggiare con sobria e riguar­ dosa parola, senza partigianeria, ma con molta indipendenza di giudizio, la situazione dell’ Ita­ lia rispetto alla sua emigrazione.

Non perdendosi in dispute astratte, l’Autore, ha riassunto le diverse opinioni del fenomeno della emigrazione con notevole imparzialità e con molta esattezza.

Due capitoli sono consacrati alla emigrazione britannica, due a quella tedesca, due alla ita­ liana, ed un capitolo sulla emigrazione austro­ ungherese e russa. Per ciascuuo di questi paesi vengono presentati i dati della emigrazione, la situazione della nazione e quindi la tendenza che le correnti emigratorie offrono in questo momento.

Per ciò che rigùarda l’ Italia, ci proponiamo di riassumere in seguito quanto scrive l’Autore. D o t t. E r n e s t B r e e s . - Les Régies et les Conces-

sions Comunales en Belgique. Bruxelles, Misch et Thron, 1906, pag. 556

Nella ormai ricca raccolta di studi che vengono pubblicati dal nòtissimo Istituto Solvay viene alla luce questo' interessante lavoro dèi dott. Brees, capo d’ ufficio nella Amministrazione comunale di Bruxelles, nel quale l’ Autore rende conto con lucida esposizione dell’ incremento delle amministrazioni comunali, determinato, sia dallo sviluppo della vita urbana, sia dal nascere di nuovi bisogni collettivi, sentiti dal progresso in­ dustriale.

In una breve introduzione l’Autore spiega il piano del suo poderoso lavoro, pieno di dati di fatto e di osservazioni e quindi in un primo ca­ pitolo spiega il funzionamento economico delle Regìe e delle Concessioni.

Successivamente divide la sua trattazione st-condo la materia oggetto della municipalizza­ zione o dalla concessione, cioè: l’acqua, il gas, l’elettricità, i tramvays.

Raccolta cosi, con abbondanza di elementi statistici e dati di fatto, abbondante materia per molte città del Belgio, l’Autore, nell’ ultimo in­ teressantissimo capitolo ricava dalle sue premesse una serie di acute osservazioni. Prima fa la cri­ tica delle concessioni comunali, quindi delle Regie, e in fine discute sulla organizzazione delle Regìe stesse e specialmente di quella del Gas a Parigi.

Dal suo studio l’Autore ricava una conclu­ sione, che non è qui il luogo di discutere, ma che merita di essere riportata nel suo più sin­ tetico giudizio. « Crediamo di poter concludere dal nostro studio sulle intraprese comunali nel Belgio — egli dice — che a torto gli avversari della Municipalizzazione dei servizi pubblici, hanno ad essa attribuiti molteplici inconvenienti che vengono continuamente invocati ; al contrario, le Regie belghe hanno segnato un progresso incon­ trastabile sulle concessioni precedenti, ed i Co­ muni ed i loro abitanti ne hanno ricavato van­ taggi molto apprezzabili ».

E, a dir vero, il lavoro del signor Brees in parte almeno giustifica tale conclusione, la quale però può essere attribuita più ad onore di quelle Amministrazioni comunali, che non sia alla bontà del principio difeso dall’Autore.

P r o f. A d o l p h e P r in s . - De Vesprit du Gouver-

nement Democratique. {Essai de Science poli- tique). — Bruxelles. Misch et Thron, 1905,

pag. 294.

(8)

L ’ ECONOMISTA 10 marzo 1907 152

al suo libro un titolo, forse molto più compren­ sivo di quello che la materia trattata non com­ portasse, ma è piccola menda, subitochè ciò che l’Autore espone merita davvero ogni attenzione sia per la chiarezza dello stile, sia per la note­ vole precisione del pensiero.

Nella sua introduzione l’Autore distingue due forme principali di democrazia: quella di immaginazione, che egli giudica come una este­ riorizzazione dei sogni di idealisti innamorati della logica, della generalizzazione e della sim­ metria e che credono facile superara gli ostacoli materiali che incontrano i loro desideri; ed una democrazia, meno esuberante, in apparenza meno regolare e meno perfetta, che tiene conto mag­ giormente della relatività della vita, delle tradi­ zioni, delle necessità pratiche, e che cerca più di combinare gli elementi che sono in contrasto, che non sia a distruggere quelli che le dispiacciono.

Queste definizioni, molto chiare e precise, mettono subito l’ Autore in un campo bene de­ terminato e fanno comprendere che il lavoro che egli ci presenta non è che una parte di quello che deve avere già concepito e forse apparec­ chiato.

E veramente l’Autore non tratta che alcuni punti «d e llo spirito d em ocratico»; in un primo capitolo esamina la utopia egualitaria, discutendo specialmente il collettivismo e la teoria del plus­ valore di Marx; nel secondo discute del prin­

cipio maggioritario, esaminandolo sopratutto dal-

aspetto della espressione di sovranità popolare, e così si prepara a trattare con una certa am­ piezza la questione del suffragio universale, che è il tema del terzo capitolo.

L ’ ultimo capitolo porta per titolo: la demo­ crazia e le istituzioni locali, e l’ Autore, esaminati gli ordinamenti dell’ Inghilterra, della Germania, degli Stati Uniti e della Svizzera, raffronta l’ azione del governo locale collo spirito di partito, coll’ ufficio educativo, cogli interessi degli umili

(des petits), colla realtà della vita pubblica e del

diritto elettorale.

Questo lavoro, certo importante, e per molti aspetti originale, ci è'sem brato però al­ quanto slegato, forse perchè l’ Autore ha voluto coordinare il suo tema a principi astratti, che domandavano una più ampia trattazione.

J.

RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA

Ecco le deliberazioni particolari sulla discus­ sione avvenuta al Consiglio Superiore della ma­ rina mercantile, circa la relazione riguardante la

proposta di riforma alla legge sull’ emi­ grazione. Fu approvata la nuova dizione pro­

posta all’art. 11 della legge stabilente che i me­ dici per le navi che trasportano emigranti dovranno appartenere alla R . Marina in attività di servi­ zio. In caso di impossibilità per questi si potrà valersi di ufficiali delle capitanerie di porto con funzioni gli uni e g li altri di R. Commissari.

Non fu accettata la disposizione che i me­ dici imbarcati debbano dipendere dal Commissa­

riato dell’emigrazione e non fu pure accettato il concetto che i medici di marina e gli altri fun­ zionari imbarcati debbano considerarsi ufficiali di polizia giudiziaria. Fu stabilito che anche i pro­ prietari di un solo piroscafo possano ottenere la patente di vettore. Fu stabilito pure di equipa­ rare i vettori esteri ai nazionali.

Il Consiglio ha stabilito che sia compilato d’ac­ cordo fra i due Ministri incaricati della esecu­ zione della legge sull’emigrazione, un regolamento contenente le norme sui servizi di emigrazione, regolamento da applicarsi o modificarsi ove oc­ corra mediante R. Decreto, sentito il parere del Consiglio di Stato, il parere del Consiglio di emigrazione, e del Consiglio superiore della ma­ rina mercantile. E ’ stato ammesso che il rego­ lamento sancisca il trasporto gratuito (a carico dei vettori), dei missionari delle suore e dei mem­ bri del Consiglio e del Commissariato di emigra­ zione in servizio di ispezione. Il Consiglio ha quindi deciso che, udito il Consiglio di emigra­ zione, il regolamento di cui sopra dovrà deter­ minare le norme per regolare la tutela degli emigranti anche mediante l’ istituzione di ricoveri da costruirsi od esercitarsi direttamente dal Com­ missariato di emigrazione o dalle società dei vet­ tori nazionali.

Fu inoltre stabilito che entro un anno dalla promulgazione della legge dovranno essere elimi­ nati i piroscafi che non risultano inscritti prima della classificazione 1 0 0 -A -l del registro italiano. Si è ammesso che possono rimanere in servizio di emigrazione i piroscafi ad un’ elica purché posseggano i requisiti per la classifica suddetta, e lu pure stabilito che i piroscafi che saranno inscritti in servizio di emigrazione dopo entrata in vigore la legge debbano avere una età non superiore ai tre anni. Fu ammesso in ultimo che nelle questioni relative alla determinazione dei noli sia sentito anche il parere del Consiglio superiore della marina mercantile.

— Il console generale britannico, signor Ne- ville Rulfe, ha inviato al Foreign Office un rap­ porto sulle condizioni economiche dell’ Ita­ lia Meridionale durante l’anno 1908.

Dopo un accenno generale alle condizioni dell’ Italia intera, alla facilità colla quale la con­ versione della rendita venne effettuata, e alla solida condizione del bilancio dello Stato, il con­ sole generale viene a parlare della disastrosa eruzione vesuviana e del continuare dei terre­ moti calabresi che egli considera come una delle cause dell’aumentata emigrazione.

Egli nota che, mentre le popolazioni meri­ dionali abbandonano il loro paese per le Ameri­ che, le popolazioni dell’ Italia centrale, discen­ dono verso il sud in cerca di lavoro.

Frattanto i proprietari di terre soffrono gra­ vemente la mancanza di mano d’opera e da tale situazione deve certamente risultare una grande richiesta di macchinario agricolo.

(9)

La trasformazione industriale di Napoli, af­ ferma il console Neville Rulffe, procede con grande rapidità e non solo molte Ditte del Nord di Italia hanno profittato delle grandi conces­ sioni fatte dall’ apposita legge, ma anche molte Ditte napolitane stanno trasportando i loro quar­ tieri nella zona franca.

Tale movimento avrà per finale risultato di rendere disponibili di abitazioni operaie vasti lo­ cali ora occupati da fabbriche e magazzini.

Lo sviluppo del porto di Napoli procede pari passo collo sviluppo industriale della città ed in 10 anni il tonnellaggio delle merci salì da 893,21(3 tonnellate a 1,292,201 tonnellate, con un aumento quindi del 30 per cento circa, ma l’au­ mento del tonnellaggio delle navi entrate fu an­ cora più notevole, poiché da 3,523,991 tonnellate, quale era nel 1896, ha superato i 10,000,000 di tonnellate nel 1906.

Come porto d’emigrazione Napoli tiene ora il primo posto in Italia, mentre tiene il terzo posto come porto commerciale.

Il rapporto nota quindi il successo delle sete italiane in Egitto ove uguagliano oramai l’ im­ portazione delle sete francesi, e constata il con­ tinuo accrescimento del commercio italiano con Creta.

I negoziati relativi al prestito bulgaro

che erano stati sospesi dopo parecchi mesi sono stati ultimamente ripresi a Sofia e condotti a buon porto.

Il contratto di imprestito fu firmato dal mi­ nistro delle finanze bulgaro e dal Direttore della Banca di Parigi e dei Paesi Bassi e dovrà essere ratificato dalla Sobranie.

L ’operazione porta un capitale di 145 mi­ lioni di franchi 4 1/2 per cento ammortizzabiie in 60 anni, ed è destinata, in parte, alla con­ versione dei prestiti 6 per cento 1888 e 1889 di cui l’ ammontare in circolazione è di 53 milioni di franchi.

— Il governo siamese sta negoziando con la Hong-Kong and Sahangai Banking Corporation, con la Banca Indocinese e con la Deutsche A sia­ tische Bank la conclusione di un prestito sia­ mese all’estero di 75,000,000 di lire al 4 1 2 per

cento, ammortizzabili in 40 anni.

Questo prestito dovrebbe servii e per coprire le spese per la costruzione della rete siamese. La linea Bangkok Cophuri continuerebbe fino a Ckiengamai e quella che va a Pettaburi conti­ nuerebbe fino al confine malese.

— Il bilancio del Regno Unito per l’anno

che va dal 1° aprile 1907 al 31 marzo 1908, e che può dirsi il primo interamente preparato dal Gabinetto liberale, poiché molti capitoli di spesa erano già impegnati quando il partito assunse, l’anno scorso, il potere, presenterà, fra le altre caratteristiche, le seguenti economie :

Diminuzione di spese militari per un importo di sterline 2,610,000, in confronto del bilancio precedente. Diminuzioni dì spese navali per un importo di sterline 1,427,091 in confronto del bi­ lancio 1906-1907.

Diminuzione di spese nei vari servizi civili

ed amministrativi per un importo di st. 860,000 in confronto dell’anno procedente.

In totale quindi una riduzione netta di spese di sterline 4,900,000 circa, e cioè 122,500,000 lire italiane.

Nel bilancio della marina è già preventivata un’ altra economia di 438,000 sterline che po­ trebbe essere aumentata fino ad un milione circa, se la conferenza dell’ Aja avrà esito favorevole alle vedute del Governo inglese.

— Da rapporti ufficiali pervenuti dal Cairo risulterebbe che il raccolto del cotone egiziano

oscillerà quest’anno fra i 0.750,000 ed i 7,000,000 di cantari ed è probabile anche che quest’ ultima cifra venga superata.

In ogni caso è fuor di dubbio che il rac­ colto attuale sarà il maggiore ; fra quanti ebbe mai a vederne l’ Egitto, poiché quello che finora tiene il record è ancora il raccolto del 1897 con un totale di 6,543,129 cantari. L ’area coltivata a cotone nel 1902 era già silita ad acri 1,275,677, mentre l’ area coltivata noi 1904 era già salita ad acri 1,346,708. Non si hanno ancora statisti­ che esatte circa.l’ aumento di area in questi due ultimi anni, ma tutto induce a credere ad un ulteriore aumento di altri 200,090 acri.

— I giornali recano le seguenti notizie circa

1’ accordo franco-spagauolo al Marocco.

L ’accordo relativo alla polizia marocchina stabilisce l’autonomia della Francia e della Spa­ gna sulla frontiera e sulla costa. In ciascuno de­ gli otto porti, distingue tre gruppi di polizia ; quella del porto, quella della città e quella dei dintorni. I due primi saranno affidati ad uno stesso ufficiale ; il terzo sarà indipendente, e co­ mandato da un altro uffi " ile . Il capo di ciascun gruppo, sarà designato s <'■ ndo la sua attitudine e sarà di nazionalità di\ ■ a.

Nei porti di Tang : e Casa Bianca, per l’azione comune dei due : appi, il comando ap­ parterrà all’ ufficiale più :■ iziano in grado.

In caso di bisogno, ■ .a polizia marittima sarà creata per la repre.v ne del contrabbando. Se gli avvenimenti esigessero un intervento franco­ spagnolo in un porto qunlsiasi, esso avrébbe luogo secondo gli stessi principi di quello di di­ cembre a Tangeri.

L ’ accordo è già firmato e comunicato al F o-

reign Office. Esso sarà pubblicato prestissimo.

— La produzione mondiale del ferro nel 1906 accusa un aumento sensibile su quello

degli anni precedenti. Dal 1870 infatti la pro­ duzione è stata sempre in aumento.

Ecco il progresso della produzione da 36 anni per periodi quinquennali:

-Anni Produzione in tonn.

(10)

154 L ’ ECONOMISTA 10 marzo 1907

L ’ammontare della produzione nel 1906 è esattamente di 58,975,000 tonn., e si suddivide rosi :

Paesi Produzinne in tonn. Stati Uniti 25,500,090 Germania 12,490,000 Inghilterra 10,450,000 Francia 3,227,000 Belgio 1.340,0 X) Canadà 628,000

Altri paesi 5,840,O;J0

Totale 58,975,000

Gli Stati Uniti tengono naturalmente il primo posto in questa produzione e sorpassano di molto gli altri paesi.

Così dal 1870 ad oggi la produzione del ferro è passata da 12 milioni di tonn. a 50 milioni: cioè quintuplicata.

Evidentemente questo straordinario aumento è dovuto anzitutto alle ferrovie, All’ impiego del ferro nelle costruzioni navali ed edilizie ed alla grande crescente produzione di macchine.

Il commercio austro-ungarico. — Dal

1 gennaio al 30 novembre, l’ importazione in A u ­ stria Ungheria si è elevata a 2,044,6 milioni di corone in aumento di 94,3 milioni di corone sullo stesso periodo del 1905.

L ’ esportazione si è elevata a 2,111,9 mi­ lioni di corone in aumento di 150,4 milioni.

Il saldo attivo è dunque di 67,3 milioni di corone contro 11,2 milioni nello stesso periodo del 1905.

L ’esportazione si è elevata a 2,111,9 mi­ lioni di corone in aumento di 150,4 milioni.

Il saldo attivo è dunque di 67,3 milioni di corone contro 11,2 milioni nello stesso periodo del 1905.

Fu il primo marzo 1906 scorso che fu inau­ gurata la nuova tariffa doganale.

Da questa data al 30 novembre, 1’ importa­ zione è stata di 1,532,7 milioni di corone e l’ e­ sportazione di 1,712,1 milioni, lasciando un saldo attivo di 179,4 milioni.

Il commercio del Giappone. — Ecco in

yens, le cifre del commercio estero durante l’ anno 1906 e il mese di deceinbre di quest’anno:

Die. 1906 Die. 1905 in yens Esportazioni 43,758,261 36,537,927 Importazioni 31,932,608 33,870,059 Totale 75,690,869 70,407,986 Ecced. della esport. 11,825,653 2,667,868

Dodici mesi 1803 Differ, sul 1935 Esportazioni 423,668,929 +- 102,135,319 Importazioni 418,802,829 - 69,735,188 Totale 842,471,.58 - f 32,400,131 Ecced. della esport. 4,866,100

Metalli preziosi. Die. 1906 Die. 1905 Esportazioni : Oro » Argento 2,961,000686 2,649,19011,255 Importazioni Oro » Argento 405.59422,000 611,297 933,876 Ecced. della esport. 2,534,092 1,115,272

Dodici mesi 1905 1905 Esportazioni Oro » Argento 22,983,631 2,8 XJ,8 >5 + 8,275,218 -t- 1,154,461 Importazioni Oro » Argento 37,021.827 10,189,370 +16,828,832 -f- 1,124,668 Eeiwd. della import. ‘21.426,761

Il commercio Messicano. - - Il servizio

di statistica del Ministero delle Finanze del Messico ci comunica i resultati provvisori delle importazioni e delie esportazioni messicane nei quattro primi mesi dell’ anno fiscale 1906-1907 (luglio-ottobre 1906) :

Importazioni ( Valore di fattura).

1936-193 ? Differ. sul 19)5-19 6 in piastre Materie animali 6,380,518 + 1,119,275 » vegetali 8,549,079 -h 279,3(5 » minerali '23,442,145 + 8,916,944 Tessili 9,375,329 + 1,769,547 Prodotti chimici 2,701,144 + 305,997 Bevande 2,083,174 275,039 Carte 1,758,694 — 31,832 Macchine 8,758,051 + 2,085,563 Veicoli 2,470,393 + 1,411,450 Armi ed esplosivi 1,250,144 — 72,951 Diversi 3,027,142 + 593,132 Totale 69,195,817 - f 16,181,899

Esportazioni ( Valore dichiarato).

Prodotti minerali 12,132.377 — 853,395 » vegetali 18,528,586 — 1,753,750 » manifatturati 884,442 — 6,561 » animali 3.333.011 — 349,471 Diversi 255,525 + 22,246 Metalli preziosi 37,629,781 — 3,416,302 Totale 72,763,992 — 6,357,231

L’ Ispettorato del lavoro e lo suo opero

Nel primo periodo di attività dello Ispettorato ita­ liano del lavoro, che va dalla seconda metà di novembre al 81 dicembre 1906, sono state compiute, in complesso 484 visite a 485 stabilimenti, nei quali erano occupati 25,780 operai. ,

Nel circolo di ispezione di Milano furono fatte 191 visite. Gli opifici visitati furono 144.

Nel circolo di ispezione di Brescia le visite com­ piute furono 83 e gli opifici visitati 38.

Dalla relazione del capo del circolo di Brescia al- Pufficio del lavoro si rileva che pochissimi stabilimenti furono trovati in tutto conformi alla legge. In 6 sta­ bilimenti furono elevati verbali di contravvenzione per inosservanza alla legge sul lavoro delle donne e dei fanciulli, in uno stabilimento fu elevata contravven­ zione per inosservanza alla legge sugli infortuni.

Gli industriali furono invitati a mettersi in ordine nel più breve tempo possibile, come infattti si constatò che fecero.

(11)

Nel circolo di Torino furono fatte 255 visite. Gli opifici visititi furono 288. Ad eccezione di 18 visite in provincia di Novara, tutte le altre riguardano quella di Torino.

Nella sua relazione all’Ufficio del lavoro il capo del circolo di Torino dice che nella grande maggioranza degli stabilimenti ispezionati si è dovuto constatare una grande rilassatezza nella osservanz i delle leggi \er protezione degli operai.

La legge sulle donne e sui fanciulli è pochissimo applicata, è ciò non soltanto dagli industriali ma anche dalle autorità locali. Infatti la relazione rileva che da quasi tutti i Municipi vengono emessi libretti a fan­ ciulli che non hanno ancori compiuto 12 anni, e ciò specialmente nei piccoli paesi ove il segretario od il sindaco cedono alle preghiere dei parenti del fanciullo.

Presso gli industriali poi fu constatata la generale mancanza del registro delle d mie e dei fanciulli, o se esiste è tenuto in modo irregolare.

In molti comuni del circolo di Torino poi è pre­ valsa l ’ idea (confermata in disposizioni dei sindaci) che una donna è maggiorenne quando ha compiuto 15 anni, onde gli ispettori del lavoro dovettero provvedere a far compilare i libretti per le donne da 15 a 21 anno.

Fu riscontrato invece che la legge sugli infortuni è generalmente applicata.

La relazione del capo circolo di Torino nota infine che in parecchi casi fu constatato che alcune società private di assicurazione sugli infortuni, specialmente per piccoli industriali residenti in località distanti dai centri importanti, richieggono e fanno pagare esage­ ratissimi premi di assicurazione. In questi casi, ar­ guendo che ciò costituisca un abuso dell’ ignoranza dell’ industriale, l’ Ispettorato del lavoro fece avvisare gli industriali di questa esagerazione, senza però indi­ care indirizzi di altre società.

La produzione del tabacco in Italia

Da alcuni anni si nota, fra gli agricoltori di al­ cune regioni d ’Italia, una discreta ìipresa nella col­ tivazione dei tabacchi, incoraggiata dall’Amministra­ zione.

Nel recente Congresso degli agricoltori italiani, tenuto ai primi del mese in Roma, il dottor Angeloni ha toccato di questo problema, dimostrando la possi­ bilità e la convenienza di una tale coltura nel nostro paese,

Egli ne ha addotto come prova l’adattamento che la pianta ha saputo trovare in altre regioni d’Europa, come la Germania, l ’Ungheria, la Russia, la Francia e l’Olanda.

Il tabacco si produce oggi in Italia pri ci pai in ente per essere venduto allo Stato che lo impiega nelle manifatture.

Determinati perciò ,sono i tipi posti in .coltura, perchè appunto determinata è 1 i, qualità decorrente alle diverse lavorazioni, e limitata è la quantità.

Ora l’Italia consuma relativamente poco tabacco limitandosi la media annuale di consumo a’ pena 490 grammi per individuo, mentre la Francia che di fronte ad altri Stati, non è grande consumatrice, raggiunge b 00 grammi.

Prendendo in esame la forma del consumo abbiamo fra noi i seguenti rapporti :

Tabacchi da fiuto 18.62 per cento

Trinciati 85.68 »

Sigari 42 59 »

Spagne’ ette 8.11 »

100.00

In Trancia invece i rapporti sono i seguenti Tabacchi da fiuto Trinciati Sigari Spagnolette 11.69 per cento 74.88 » 8.38 5 55 » 100.0 >

Da questi dati risulta un fatto di grande impor­ tanza, e cioè che in Italia, a differenza della Francia e di altri Stati, il consumo dei sigari supera quello

! dei trinciati. Questo fatto è importante perchè per la fabbricazione dei sigari le esigenze rispetto alla ma- j teria greggia da impiegare sono superiori di quelle

richieste per la fabbricazione dei trinciati.

Ciò spiega perchè mentre in Francia l ’impiego della foglia indigena supera il 50 per cento, in Italia non è che 25 per cento circa.

Fortunatamente si è potuto constatare che per la trasformazione avviata nella nostra produzione e pel continuo miglioramento di essa, questa cifra è suscet­ tibile di progressivo aumento.

L’ inclinazione data dal consumo nazionale è prin­ cipalmente verso la produzione del tabacco tipo Ken- tuchy. che è base dei nostri sigari fermentati e forti (toscani e napoletani) e dei tipi levantini che costitui­ scono la serie delle spagnuolette di maggior consumo (Macedonia e Giubek).

In linea secondaria, poi l’ inclinazione è verso i tipi di foglia più leggiera e profumata per la fabbricazione dei sigari dolci (Minghetti, Trabucos, ecc.)- i quali for­ mano la base di consumo in altri Stati e di spagnuo­ lette Virginia Maryland, ecc.

Ora la nostra produzione è già in grado di sosti­ tuirsi progressivamente nella quasi totalità ai tabacchi greggi esteri che si importano dall’America, cosicché ha d - vanti a sè una domanda da soddisfare di oltre 15 milioni di chilogrammi di foglia di fronte alla sua attuale produzione di circa 6 milioni. E ciò senza tener conto del maggior consumo dovuto all’ incremento della popolazione.

Infatti le prove più recenti hanno dimostrato come in Italia sia possibile ed agevole la riproduzione dei principali tipi di tabacco che si ottengano negli Stati Uniti e in Turchia, nonché di altri, i quali potrebbero trovar posto nei mercati internazionali.

Ed è forse quest’ ultimo il campo più vasto che può essere riservato alla nostra produzione.

L ’esportazione infatti ci sarebbe facilitata dalla nostra posizione geografica; la varietà di terreni e di clima permetterebbe la riuscita di una larga serie di tipi di tabacco, limitatamente bisognevoli al consumo interno, ma molto ricercati altrove.

A noi meglio che ad altri paesi è dato produrre foglia a buon mercato con aroma e profumo apprez­ zabili, per la fabbricazione delle qualità medie e non costose di sigari che formano la più larga domanda del commercio estero. Gli esperimenti fatti di coltiva­ zione per l’esportazione da qualche anno in terra d ’ Otranto e nel Ferrarese, incoraggiano a coltivare su più larga scala tabacchi per l’estero.

L’

Industria serica negli Stati Uniti

Da un rapporto del prof. A. Ravaioli, delegato commerciale presso la R. Ambasciati a Washington, sulle condizioni dell’ industria serica negli Stati-Uniti pubblicato dal Bollettino del Ministero di agricoltura, si rileva che la produzione delle seterie negli Stati-Uniti ha superato il lungo periodo di depressione, che l’aveva caratterizzata negli ultimi tempi : il futuro di questa industria si presenta sotto buoni ausp’ci e tutto fa ri­ tenere che essa riprenderà il passato vigore Gli acqui­ sti di seta greggia, continua il rapporto, si fanno su larga scala e. nonostante gli alti prezzi, le compere sono superiori a quelle di qualsiasi periodo precedente. Le sete giapponesi tengono il primo posto in queste compere.

Non essendo riuscito il piano per avere le sete giapponesi condizionate all’ origine, l’associazione serica americana sta adottando le misure necessarie per allar­ gare l’ impianto del suo stabilimento di condizionatura in Nuova York ed è in trattative per far venire per­ sonale dall’ Italia.

Nei primi 10 mesi del 1906 l’ importazione di seta greggia è stata di libbre inglesi 12,381,243 (dollari 46,211,401) delle quali libbre 6.873,617 (dol'ari 12,881.243) erano provenienti dal Giappone, e libbre 2,986,741 (dol­ lari 12,148,546) dall’ Italia.

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