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L’IDEALISMO TRANSCENDENTALE
ESUL
RAZIONALISMO ASSOLUTO.
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FILOSOFICHE
SUL’IDEALISMOfliSSGGSDEITUE,ESULU1ZI0MLIS!ASSOLUTO
PRESENTATA L'ANNO1839ALLINSTITUTOREALEDIFRANCIA
jrfccadenua«/effe //ctcnpcmora/*,e fwffitttc/o
SAI BARONE
PASQUALE GALLUPPI
professore di filosofianellancniversità di napoli SOCIOCORRISPONDENTEDELLASL'DETTA ACCADEMIA ECAVALIERE DEL REAL ORDINE FRANCESEDELLALEGIONE D’ONORE
NAPOLI
DA’
TORCHI DEL TRAMATER
i
84
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)t*
)(SlGNOM
.Allora
chemi
vidi fregialo dell’onorediCorrispondente di coteslarispettabileAccademia;echericeveil’onore- Tole invito,di presentareallastessade’miei lavorifiloso- fici,sioffrisubitoalmiopensiere
,
come
oggetto di esa-me, r
Idealismo transcendentale,edilRazionalismoas- soluto.Piùvoltenondimeno sonostatospintoad abban- donarneFimpresa: come,mi
dicevainternamenteilmio pensiere, potraituriuscirea penetrare nelle universal- menteconfessate oscuritàalemanne?
Come
,essendo tu,sul'oggetto di cuisitratta,privodi tantimezzi di cui non
mancano
i tuoi giudici, potraiosare,dipresentar lorounlavorosiffatto;e
come
potrai lusingarli,cheun tal lavoropossa esser soddisfacente?Ma
malgradociò)(G
X
ioritornava,quasimosso.istintivamente, all'impresa:e
mi
proposifinalmente di eseguirla.Io dividerò questamemoriaindueparti: nellapri-
ma
esporròlagenerazionedellIdealismo transcendentale, elesue relazionicolCriticismo, e collafilosofìaprece- dentedell’epocaCartesiana:nellasecondadetermineròle Sue relazioni collafilosofia dell'epoca greca.Io attenderò,su questomioqualeclicsiasilavoro,
Fautorevole vostro giudizio.
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)(7
X PfcINA PARTE
§. i.
Una
doppiaapparenza,signori,èincessante- mentepresentealnostro spirito
;quella del
me
,e quella dellanatura esterna. L’AutoredelCriticismo,ponendosi aldilàdiquestadualitàapparente,siè sforzato difarla generaredallasintesidcUTntcllctfo.
Ma
ponendosialdilà dell’esperienza,perfarnascere l’esperienza, era necessa- riopartireda qualchecosa;era necessarioaverprimagli elementi, colla cuisintesi ladualitàfenomenicadovevaes- ser formata.Kantpartìdunquedal soggetto, edall'oggetto.
Questiduevocabolisoggetto,edoggetto,hanno
,
nellafilosofiaalemanna,unsensoequivoco:essisipren- dono alcunevolle pelsoggetto
,e per l’oggetto empirici
,
oapparenti
,allevolte pelsoggettoedoggettonoumeni, oreali insè.Questoequivocoè unodegli ostacoli
,che
impedisconol’intelligenzadella filosofiacritica,c tran- scendentalc.
Kant dovendospiegarea prioriladualitàfenomeni- ca
;epartendodal soggetto,c dall’oggetto per ispiegarla, dovette partire dalsoggetto insè,edall’oggetto insè.Gli elementi
,chel’Intellettocombina,per edificare1intera naturafenomenica,hanno dunque, secondolui,duesor- genti, cioèl’oggetto edilsoggetto.Questeduerealtàin sèsonolasorgente didueclementidiversi,chelasintesi, laquale è,secondolostessofilosofo,laprimaoperazione dell,intelletto,deecombinare,
)(8
X
Non
vipuòesserescienzasenzaverità primitive.La
natura diquesteveritàdeecorrispondere a quella della scienza,dicuisouprincipii.Le
scienzepure,ipotetiche, hannoper principii verità razionali,identiche
,ipotetiche ancheesse.
Ma
la filosofìanon
deemicaessereunascien- za ipotetica: essaha peroggetto Insistenze.Essa deedun- quepartireda qualcheveritàprimitiva difatto,odiesi- stenza.Essadeecominciaredall’ammetterel’esistenza di qualchecosa;edeeammetterla
come
undato primitivo edincontrastabile.Seresistenza diqualchecosanonèun dato primitivo,daqual principiopotràmaidedursi un’e- sistenzaqualechesiasi? Sidedurràforsedaunaidea?Ma
egli fad’uopo almeno ammettere l’esistenza diquesta idea;e
come
sipuòessaammettere,senoncome
undato primitivo ?Kant non polendo ammettere,in forza delsuo meto- do,1’esistenzadiqualchecosa,nè
come
undato primiti- vosperimentale;perchèilsuometodoè assolutamentea priori; e perchè eglisiponealdilàdell’esperienza,per
ispiegarlapossibilità
,edil
modo
dellagenerazione del- l’esperienza;nè potendo ammetterlacome
unaveritàpri- mitivaapriori;poiché l’ordinea prioriera riguardalo daluicome
semplicemente ideale, l'hapostocome una supposizione inevitabile dellospirito
umano,
ilquale vuol filosofare;l’haposto
come
un bisognodella ragioue;ma
non micacome
una conoscenzadella verità insè.§. 2.
Mi
harecatoveramentesorpresailvedere,che uomiuicelebri, iqualihanno una profonda conoscenza dellamodernafilosofiaalemanna,abbianopresoungran- de equivoconell'intelligenza delladottrinaKantianarela-DigitizedbyGoogle
,-X9 )X
tiraalsoggettoedall’oggettonoumeni.Ilsig.Ancìlloti hacreduto,«chelafilosofiacriticaammette
come
unfallo*unadualità primitiva
,ilsoggetto cl’oggclto.s(a) Seinoumeni, secondofdecreti delcriticismo,sono al difuori della capacitàdellospirito, come mailaloro esistenzapuòessereunfatto? L’esperienzanoncidàaltro che fenomeni,apparenze;
come
puòdunquedarci delle realtàin sè.Lo
stessoequivocosiravvisa nelsig.Tissot,
che hatradotto in franceseleoperediKant;edeziandio inunarticolo dellarivistagermanica.L’estensore di.que- sto articolo conviene,che,secondoKant,Fosservazipne sensibileè assolutamente incapacediconoscerlarealtàog-
.getliva,olaverità in sè;echelastessaincapacitàviè
«eliointelletto: indiconclude:<rOgniesperienza sensi- 3 bilenonè per noichel’apparizione diunoggetto inco- jgnitoin sè,eche non
può
rappresentarsi,poiché ogni j rappresentazionenonpuò
fare che unfenomeno
.Inun
s vocabolo, noinon possiamoconoscerelecosetaliquali jesse sono,ma
solamentetaliqualiciappariscono.»(b)Ma
procuriamod’intenderciconnoistessi.Domando
all’estensoredell’articolocitato;Kant ammetteeglico-
me un
datosperimentale,dellerealtà in sè,lequali so- noinunmodo
diverso di quello in cui ciapparisconodi essere ?Serisponde affermativamente,concludocontro<lilui.'F esperienza sensibilenonèdunqueincapace di giungereallarealtàoggettiva, alla veritàin sè
;ed egli avevaaffermatoquesta incapacità.
Mi
diràforse,che que-(a)SuI’esistenzacgliultimisistemi dimetafìsicainAlemagna.
(b)Revuegermaniquevoi.7 mare1831vi? etcorrespondanoe deFi- chte1.*art.
X
ioX
sterealtàin sèsono
un
risullamentodellaragione,osia dell’intelletto,chelepone a priori?Ma
secondo Kantl’intellettoè ancheincapaceaprioridigiungerealla realtàoggettiva
,allaveritàinsè.
Finalmentegli
domando
:>quandoun Kantianodice, unoggetto insè,unarealtà in sè,una cosa insè,intendeegliciò chedice
, o nonl’intende ?Senon
l’intende,èassurdol’ammettereciò dicuinon ha al- cunanozione:sel’intende eglisirappresentalacosa in sè, e tosto,secondo cheloconfessal’Autore dell’arti- colo citato,lacosa in sècessa di esser cosainsè,cdi-
vienefenomeno.
Ilsig.ìVillershaevitatoquestoequivoco,econ- fessa,eho
4
orealtàia sènonhanno,nel Criticismo,al-
cun appoggio:<tPeredificarquesta naturafenomenale, jimaterialicisonostalifornitidalla nostrasensibilità,
»eladisposizionedalnostrointendimento. Ciòètutto 3 ilcontenuto,tuttol’oggettodellenostre conoscenze.
3>Quello chepuòesseresistente al di là, lostato delle cose
3 in sèciè totalmente ignoto.
Noi
pensiamo solamente» cheviègualchecosa, chelanostrerappresenla- 3 zionifenomenali riposanosu diun fondoreale:Inn- s maginareciò èun bisogno per noi;edeziandio gne-
'3stoconcepimento non èinsè,cheun'applicazione
t>della nostra categoriaàicausalità, -che vxiiiaiCc«
ssupporredappertuttouna causa,ovenoivediamo un
»effetto, (a)
L’esistenzadelsoggettonoumeno
, e dell’oggetto
(a)Willcrs|jhil.de Kant 2." par.ari.XIII.
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)(II )(
noumeno non ha dunquealcunappoggionel criticismo.
Kantnon hapotutoammetterequesteduerealtà in sè
,
che
come
unasupposizione,(a)§.3.Quando unacosasiponegratuitamente,conlo stesso dirittoconcuisipone sipuòellanegare.Fichte negò1’oggetto: eglipretesederivartuttodalsoggetto: gFichte haosservatocon Encsidcmo lacontradizione 5inevitabile,nellaqualeilKantismocadrebbe,assicu- 2rando da unlato
,che noinon possiamoaverealcuna 2conoscenzadell’azionedi
un
esseretale quale è in sò 2stessoc fuor della sferade’nostripropriiconcetti,assi-2curandodall’altra,chelamateria delle nostre inlui- 2zioniè intantol’effettodiesseri
,clicsono realmente
T>esistentifuori dinoi.
Ma
eglihaconclusodaquesta2 osservazione
,cheiKantianinonhanno compresola 2vera dottrina del loromaestro,alloracheglihannoal- 2tribuitoquestedueasserzioni;cheKant hapcusatocon 2moltaconseguenzanell'aver consideratolecausecstc- 2rioridellenostre intuizioni
,nonin altromodo,senon 2checome semplici pensieri, senzaaverattribuitoad 2esse uuarealeoggettività
.
CosiilKantismopreso nel 2 suoverospiritononè a’suoi occhicheunsistemadi 2soggettività assoluta,che deducetuttodalsoggetto pcn- 2sauté.Se Kant nonl’haespressameuteenuncialo, è 2questoalmenoilsuo pensiero necessario. Fichte,slabi- 2lendolateoricadelnuovoIdealismo,
non
crededun**quedisortiredal circolodelleideediKant,cheegli
(a)SiveggasaggioGioì,sa la critica dellaconoscenzavoi.3cap.io
$.113.
*
X
12X
hconsideracomeillimitedeiriulclligcnzafilosofica;egli
»nonpretende essereche un Kantianopiù coerente,hunt
»infelicementenon hasanzionatoquesta interpetrazione
»dataallasua dottrina;alcontrariol’hadissapprovata, 2eglihaassicurato
,cheFichtenonl’avevaesattamente scompreso,(a)
Io credo,cheilmotivoilqualemosseKantariget- tarel’assolutasoggettività
; cad ammettere, inconse- guenza,duesorgenti degli elementi dello nostreconoscen- ze
,cioèilsoggetto
,c1’oggetto,fu la dottrinainscguata daLeibnizione’nuovi saggi sul’intendimentoumano.Se- condoladottrina Lcibnizianatutte loconoscenze
umane
si debbonoriguardarecomeingenite;ilche, nellinguaggio Kantiano, corriapuiide adire,chetulle leconoscenzeuma- nederivano dal soggetto,o che sonosoggettive.
Da
un’al- traparteLeibnizio avevainsegnatoduecose,cioèche tutte leconoscenze ingeniteosoggettivesononecessarie; edinoltre,chevisonodelleconoscenze contingenti.Ora ciò presentaunaevidente contradizione;poiché setutte le conoscenze
umane
sonosoggettive;tuttedebbono, in con- seguenza, esser necessarie;cla dislin?.ioncdelleconoscen- zein necessarie c contingenti èunassurdo. Kant,secondo
me
,siaccorse di questa contradizione;criconoscendola distinzione delle conoscenze necessariedallecontingenti;
e ritenendo eziandioilprincipioLeibniziano,cheilsogget- tivoè necessario,fu obbligatodiammettere dueorigini del sapere
umano
,1’oggettoedilsoggetto.Ecco
,per
(a)DeaerandoIlistoirecomparòcc.voi.II. tap'XVIt.pag. 236.
dilla1.*edizione.
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X
<3X
quanto mi sembra,ilmotivo, che obbligòKant,dinon accettare l’assoluta soggettivitàdiFichte,(a)
§.4-
Ma
non può nonriconoscersi,che nelcriticis-mo
laparte, cheha1’oggetto nellagenerazione della co- noscenza,èpiccolissima.L’oggettoinvia alsoggettola sensazioneinunostatovagocd indeterminato:ilsoggetto presta alla sensazioneilgrado, l’intensità determinata:il soggetto elevalasensazioneadintuizione:ilsoggetto an- cora elevaleintuizionia concetti; e costruisce,secondole sue leggi formali, l’interanaturafenomenale. Fichte,in conseguenza,pensòdiabbandonareinteramentel’oggetto efar tuttoderivaredal soggetto.
È
questalaprimadiffe-renzafra la filosofia critica,ela filosofia diFichte.
Ma
questa differenzane porta necessariamente un’al- tra.Nel sistemaKantianolasensibilitàpropriamente delta èlaprimapotenzachesiaeccitata:elladeedareall’Intel- letto le intuizioni,affinchèl’Intelletto leinnalzia concetti;e costruisca cosìlanaturafenomenale.Quindiilprimosta- todell’essereconoscitoreèlapassività.«
Da
qualaltra acosamaipotrebbe esserealproprio esercizio eccitatala afacoltàdi conoscere,ovenonlofossedagli oggetti,che sinostrisensiimpressionano, e parteproduconorappre- sscnlazioni per sestessi,partemettonoinazionel’altilu- sdine del nostro intendimento a confrontare, accoppiare,o 3dividere quelle rappresentazioni, e così lavorarelamateria>bruta delleimpressioni sensitive, e ridurleaquellatal j condizione degli oggetti,chesichiamaesperienza(b).
(a)Veggasifra lemielellere filosofiche la letteraIV.
(b)Kantcriticadella Jlogionpara introduzione n.'i.
)(«4
X
Ma
seKantpartendo dalla ipotesi dell’oggetto e del sogetloriguardò la passivilacome
ilprimostalodellaco- noscenza;Fichteilqualeavevaannientatol’oggetto,non
poteva pensare allo stesso
modo
: eglicoll’annientamento dell'oggettodovetteinsieme annientare la passività del soggetto.È
questa lasecondadifferenzafrailsistema diKant
e quellodiFichte.§.!).Annientato l’Universo, econservando solamente
I/o;qual nozionepossiamonoiformarci del
me?
Due parlilisipossonoprendere:unoè quello dell'Idealismo voi*gare;l’altroè quello del transcendenlalismo.Secondoil
primol’esistenzaidealedell’universo nel
me
è costante,cl’esistenza del
me
nonla precedeaffatto.L
’Iononesi- steche conquesta {appreseti tazioue delDi
fuori, enon esistegiammaisenzaquesta rappresentazione. Lcibnizio hainsegnato,chel’Anima
umana
èstatacrealada Dio coll’ideadell'interouniverso;cconunaforzarappresenta- tiva,dacuinasconosuccessivamentelediverse rappresen- tazioni di questo stesso universo, inmodo
tale, cliclostato antecedentedell’animacontienelaragionsufficientedello statoseguente.Secondoquesta dottrina Leibniziana, ancor- chénonvifosserealmente l’Universo, enonfosseesistente chel'anima sola; l’esistenza ideale dell’Universonell’ani-ma
sarebbe costantemente.Supponendoineffetto,nonesi- stenteTUniverso,cconservandol’anima secondol’ipotesi leibniziana,sihailprimo gradodell’Idealismo volgare:
in questoprimo gradodell’idealismo,delletreesistenze, che sonol'oggettodellafilosofia,cioèdell’Io
,
dell'Uni-
verso,ediDio,nesparisceunasola,cheè quelladell’Uni- verso,esiconservanolealtredue.
A
questoprimo gradoDigitizedbyGoogle
|
)( i5
X
doli'Idealismo volgaresipuò ancheridurrel’idealismodi Berkelejo: questodifferiscedal Leibniziano perlacausa delle rappresentazioni:Lcibniziofaderivartutto dall’in-
terno dell’anima; Berkelejoda Dioche operanell’anima.
Ma
viè statopure unaltroidealismo volgare, che ha,quandoè stato conosciuto,recato sorpresa
:questo delletreesistenzeenunciatenehaconservatounasola;
cioè quella delme. Parlano di questo IdealismoilPadre TournemineGesuita nelle sueriflessionisu l’ateismo, uni- teal trattatodell’esistenzadiDiodiFènelon,e l’Autore dell'esamedelfatalismo,che attribuisce questo pensa- mento adalcunifilosofiindiani.Ioriguardo questo Idea- lismo
come
ilsecondoed
ultimogradodell'Idealismo volgare.Nonsarà forseimitiloilrecarquiVesposizione,che nefal’ultimoAutorecitato.
5Oltredell’Ioesisteeglialtracosa nel
mondo
?Io jsento di essere, enonposso dubitare dellamiaesisten- ti za:ioho unafolladi sentimenti, odipercezioni,che s
mi
scmbranprodottedaoggetti diversidame
...
un’in-
sfinitàdisentimenti diversisieccitano inme,ccomeio
»livedonascere,cdannientarsi,ioconcludo,cheessi
y>non sonoYIo.Poichéquestisentimentinon sono YIo,
jiopotreiesseresenzadi essi;csupposto,chevenissero 3eccitatidagli oggetti esterni
;questioggettinonsareb-
»borolacausa dellamiaesistenza,io sarei esistente, in- ndipendentemente daessi.Lamiaesistenzaèdunquein- sdipendentedatuttociò,cheio creiloesistentefuori di
*
me
;possodunquesupporre,cheiosolosonoesistente;secheciòchemi sembraesserefuoridi
me
,nonsia a realmenteesistente.)( >6 )(
»
Ma
sefossisolo,sperimenterei quellafolladisen-» liinenti.cheriferiscoadesseridistintida
me?
Questiytsentimenti
,e questeaffezionisonomie manierediesse-
> re,cioèsonoY Io esìstenteinunacertamaniera
;pro-
1durrein
me
questeaffezionièduuquelostessochedeter-»minarmi adesistereinunadatamaniera,èunfarmie- 2sislere;orahodimostrato
,chelamiaesistenzaèindi- ypendentedall'csìsteuzadegli oggetti esterni;eche po- 2 Irciesseresistente
,quantunque nonvifosse fuor di
me
2 alcuna cosa;imiei sentimentielemieaffezioninonso- 2no dunqueilprodottodi esseridistintida
me
;siecci-
5lano, inconscgncnza,in
me
indipendentementedaogni ycausa esterna, se iodunquevoglioammetteresolamente y quellodio laragionom’insegna, iodebbosupporre,
2 che nonviè alcun essere fuori dime.
y
Ma
nonhoioincominciatoadessere,edilprìnci- y pio dellamiaesistenzanon suppone almeno,cliciosia 2 stalo prodotto;echeper conseguenzafuoridime
vi> siaalmenounessere
,a cuiiodebboresistenza? Imiei 2 errori,lemiedebolezze,imalichesoffronon sonole 2conseguenzedellamiadipendenza, c gliefTctlidiuna 2potenza,a cuituttoilmioessere è sottoposto?
jEgli è certo, che a
me
sembradiesseresolamente 2 daqualche tempoa questa parte;ma
nonèmeno
certo, 2 cheiononmiricordodi tuttiimomentidellamiacsi- 2slcnza;potreiperciò esserestato,senza conservarne co- 2 gnizionealcuna,ed allorastabilireiper principio della jmiaesistenzailmomentodicui conservereilamemoria 2delle cose
;e credereidiavercominciato,quantunque ifossistatoesistenteprecedentemente. Gli erroria’quali
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X
>7X
3sonosoggetto,ilimilidellamiaintelligenza,lemiedi- 3sgrazieprovanobenissimo, chelamiaesistenzanonè 3l'effettodellamiascelta,e l’operadellamiavolontà.
3
Ma
nonpotreiioessertalequalesonoper necessità di 3natura?Non
sideveforseinogni sistemaammettere 31’essernecessario,chedisua natura è ciò che è enon 3unaltroessere?Seunessere necessarioèinfinito,so- 3 vranamenteperfettocfelice, hapotutoprodurmital 3 qualeiosono?L’egoismononèdunque unastravagan- 3za;anzièilpiù semplicede’pensamenti,edilsoloil
>qualesuppongaciòcheè necessario supporsi.
»Talisonoipriucipii dell’Egoismopressoalcunifi- 3 losofiIndiani,(a)
§.6.
Ho
cercatodifarconoscere chiaramente,iduef gradi dell’Idealismovolgare; perchèciògiovamoltoad acquistare,perquantoè possibile, uaaqualche nozione dellIdealismotranscendenlaie,dellesuedifferenzedal primo,e delle relazionichelolegano allostaloantece- dente dellaFilosofìa.Nell’Idealismo volgare dell’ultimogrado;echeper brevitàchiamo Idealismoegoista,nonsivaal di làdella dualitàfenomenica.Sisupponel'Io coll’esistenzaideale in luidello universo:lacoscienza del
me
è,inquestosi- stema,lacoscienza diunsoggettoaffettodall’apparenza dimidi fuori. Questa coscienzanonè diversadaquella che ammetteilRealismo.Ellaè appuntoquella,cheiiransceudeiilaliappellanocoscienzaempirica.
Ma
ifilosofitrànscendenlali,proponendosidiSpiega-ta)Ivsamcdelfatalismo<roI.i. lib.1.eap.a.
3
)( *8
X
reaprioriladualitàfenomenica,son obbligatidipartire daciò chenonè empirico.Ilcarattere,chestabiliscela direzione particolare dellafilosofiaAlemanna,principian- do daKant, è espresso dal seguenteproblema:spiegarea priori laformazionedella dualitàfenomenica:essopuò esprimersi aquesto altro
modo
:spiegare apriori la ge- nesidellaesperienza. Tulliifilosofitransceudentali con- vengonoinciò:tuttiriconosconolanecessitàfilosoficadi questa spiegazioneapriori,sebbenedifferiscanoriguardo almodo
dieseguirla.CosiKantpartedallasupposizione dell’oggettoin sè,e del soggetto insè,per ispiegarladua- litàdicuiparliamo;laddove Fichtenegaassolutamente l’oggetto.Fichte perciò dovette supporre
,priadell’Ioempiri- co, cioèdell'Io affettodallarappresentazione del difuori, delAon-lo
,
L
'Iopuro,cioèl’Ioprivo della rappresenta- zione deldifuori; edè questalaprimadifferenza delsuo Idealismo dall’Idealismo volgare, di cui parliamo.Questa differenza inoltrene produceun’altra: nell’l- dcalismo volgare egoista,larappresentazionedel di fuori hailsuofondamentonellanaturadell’lo.Questa rappre- sentazione è naturale, c necessaria. Alasupponendol’Io puro
,larappresentazione dicui parliamo nonpuòpiù concepirsicomenecessaria;fu perciò necessità per Fichte diconcepirla
come
volontaria,elibera.Quindiquestofi- losoforiguardò ildi fuori, ilNon-Io come unprodotto dell’altoliberocreatore,concuil'Ioloproduce.E
questalaseconda differenzachepassafral’Idealismo volgare e
1Idealismotranscendentale.Secondoquestoultimo idea- lismo, l’Iopurocrea liberamenteilNon-Io:ilche vale
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)( '9
X
quantodire, cheX Iopuro colsuoatto liberorendese stessoioempirico;ecosi ladualitàfenomenicaè generata.
L’iopuro, e latto libero creatore del .Xon-lo soudunque
idueprincipiifondamentali,che determinano VIdealismo transcendenlale,eloseparanodall'Idealismo volgare.
Nell’Idealismo egoista,che hospiegalo,l’Ioesiste persestesso: nell’idealismo di Fichtel’Iocreasestesso conunattolibero
;edegliè insiemeVagenteedilpro- dottodell’alto.
È
questaunaterzadifferenzafraidueidea- lismi,laqualesirenderà chiarafrapoco.§.7. Iohodello,cheifdosoti transccndcntali conven- gonotullinella necessità della spiegazionefilosoficaaprio- ri della dualitàfenomenica;ccheciòcostituisceilcarat- tere distintivodellanuovafilosofiaalemanna.Ciò merita, checiarrestiamoasvilupparlomaggiormente.IIraziona- lismo seguilodaKantèunrazionalismoassoluto: quello diCartesioediLeibnizioèunrazionalismomoderalo.
Questa differenza èdi
somma
importanzaper conoscerela diversitàessenzialefraidue metodidifilosofare;c per vederelaragionede’diversirisultamenti,chesisonoot- tenutida’ filosofidiqueste scuole diverse.Chiamò Razionalismoassoluto quelmetododifilo- sofare,nelqualenonsipone
,
come
undato primitivo dell’esperienza,l’esistenzadiqualche essere in sè. Chia-mo
poiRazionalismo moderaloquelmetododi filosofare, incuil’esistenza delme
realeinsèsiponecome
undato primitivo della coscienza;edincuiqualunque conoscenza riposainultimocoma
motivo medialosul’autoritàdella coscienzamedesima.Stabilitequeste definizionièfaciledi vedere,cheil
X
20X
razionalismodiCartesio
,equellodiLeibnizio èunrazio?
nalismomoderatonon mica unrazionalismo assoluto.
Cartesiopose per base fondamentale della suafiloso- fia lacoscienza delme.Egli riguardòcome unarealtàio sè,nongià
come
un fenomeno,ilpensiere el’/opensante.Egli incominciò dalla coscienzadell’Iopenso.Eglipone
l’Iocome
un
dato della coscienza:eglinondice,
come
Reid,ilpensiere solo òundato della coscienza;e peruna ìcggedellamianaturaioson obbligato dirimenareil pensiereadunsoggetto, all’/o,
ma
eglidice:iopenso perchèhocoscienzadell’iopenso:equandoeglidice:Io penso,dunque sono,nonfacheun’analisi delfattodella coscienza:Iopensoèlostessoche: Iosononello stato di pensiere,edinquesta proposizionesicontiene,Io sono.Leibnizioammette ugualmentecomeverità primitive ereali insèidati dellacoscienza: «Leveritàprimitive
>difattosonol’esperienzeimmediateinternediuna im-
»mediazionedi sentimento.
E
quihaluogolaprima j veritàde'Cartesiani,odiS.Agostino:Iopenso,dun-
i quesono,cioèsonounacosachepensa.Nonsolamente j
mi
èchiaroimmediatamente,cheiopenso,
ma
miè jchiaroancoraegualmenteche hode pensieridifferenti, 9cheora pensoadA,orapensoaB...Lapercezione im- jmediatadellanostra esistenza,ede’nostripensierici j fornisce delleprimeveritàaposteriori,odi fatto,cioè i delleprimeesperienze.Sipuòdire,chequestapropo- jsizionc:Io sono, èdell'ultima evidenza,essendouna ]proposizione,chenon puòesser provata per alcun’altra,»o pure unaveritàimmediata: edildire:Iopenso
,
i dunque sono
,ciòpropriamentenonèprovarelapror
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X
21)(jpria esistenza permezzodel pensiere
,poichépensare, j
ed
esserpensanteèlastessacosa;edildire:Ioson jpensanteè già dire:Iosono(a).•
Ma
seiduegrandiuomini,chehocitato,partono dal fattodella coscienza,e riconosconocome undatopri- mitivo della coscienzamedesimalarealtàinsùdell’io, nonfannolostessoriguardoalfuordime.Cartesioe Leibniziorimaserosolinell’universo;e trovando in loro l’ideadell'Infinito,ed in questa idea quella dell’esistenza,stabilironoaprioril’esistenza diDio;e credettero che Diostesso gliassicuravadell’esistenzadell’universo
;per-
ciòhodetto,cheillorometododifilosofarefuilRazio- nalismo moderato.
Alla coscienza,cheitransccndentalichiamano empi- ricasimostral'Iocoll'apparenza
;osia coll’esistenzaidea- leinluidiun fuor dime. Oravisouotreparlitia pren- dere:unoè quello di riguardarl’Io della coscienza
come
realeinsé;edilfuordi
me
empiricocome
appoggiato su diunarealtàesterna moltiplice,laquale nelsuorapporto dicausalità colme
produceilmondo
fenomenico;e di riguardarel'esistenzainsé deldifuorieziandiocome un
dato primitivo dell'esperienza.È
questoilpartitodellafi- losofa dellesperienza;l’altroè quello diammettereso- lamentel’esistenzadelme
coll’esistenzaideale inluidel- l’universocome
undato primitivodifatto;eo rigettare coll'idealismolarealtàdeldifuori;o pure poggiarlacon Cartesio,econLeibnizio sudiragionamentiapriori;ed è questoilpartitodel Razionalismomoderatodi Cartesio
,
{«)Leibnilz nouroauimaissurec.tir.IV.c.7 0 9.
X
22X
odiLeibnizio.Ilterzoedultimopartitoèquellodi ri- guardareladualità,dicuiparliamo,interamente intulli edueisuoitermini,come una meraapparenza; e quindi proporsiilproblema: spiegareapriori la dualitàfenome- nica.
E
questoilpartitopresodatutti ifilosofitranscen- _ dentali,incominciandodaKant. Questifilosoficonvengo- notuttinel razionalismoassoluto;eperciò nel negare,chePesperienza possa darcialcune esistenzein sò.Eglino convengonotuttidella necessitàfilosoficadellaspiegazione apriori delladualitàfenomenica;differisconosolamente nel
modo
di questa spiegazione.SeilRazionalismo assoluto consisteapartiredaciò cheèal dilà diqualunqueesperienza; ripugna a questo metodoilpartire dalla Psicologia. Partireda un punto significa certamenteilriguardar questo punto
come
ilprin- cipiodelpensierofilosofico,aldi làdelqualenonè per- messoalla filosofia d'inoltrarsi.PartiredallaPsicologia,
senon vogliamoilluderci,significa partire dalfattoreale non fenomenicoed apparente della coscienza,sièpartire dalsentimento del
me
sensitivo diuudi fuori;c riguar- dare quest’io sensitivooaffettodall’apparenzain luidel
difuori,come unarealtàinsè.
Ma
selacoscienzaèuu fenomenocomplesso,lacui spiegazione deefarsiapriori, come Kantconluttiitranscendentali assevcran tementeaf- fermano,Kant conitranscendentalitulli sisoutrasportati aldi làdella Psicologia.§.8. L’ esistenzadell’Iopuro,edella creazioneli- bera delfuor di
me
, ocome anchesuoldirsidagliAle- mannideljXoii-Io,sono,come abbiamveduto,iduepunti cardinali dell’Idealismo tran cendentale.
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)(23
X
Ma
checosa èl’Iopuro?
Qui l’oscuritàalemanna cominciaadaffliggermi:io clicnonamo
, ne’discorsifi- losofici,senon chelachiarezza claprecisione,son qui circondalo dalle piùdense tenebre.Lanatura stessa della quistione ètale.Cercheròdicompensareleoscurità,che miè necessitàdi riferire,con unatraduzione dellestesse nel linguaggio ordinariode’ filosofinontranscendenlali
,c
conalcune osservazionisul
modo
incuifinnpotuto nasce- re,partendo dallostatoantecedente dellafilosofia,ipara- dossitrausccndontalichecioccupano.jChecosa
òY Io? Come
sidee concepirlo? ì11pensiero è un’azione,un’azioneche consisteadj astrarre
,cd ariflettere; a distornareedaripiegarelo jsguardo. Distornaledunquelosguardo da ognicosa
, tripiegateloaldidentro; distornateloancoradalvostro j
me
empiricoe particolare;che l'azioneche voi escrci- j tate siripieghisu questa azione stessa, voiavrete pen- jsaloilme
puro,primitivo, edassoluto.L’idea diun jpensiero,che riagiscecosisudisòstesso, cl’idea del jme
equivalgonolunaall’altra.Agendo
ditalmaniera»l’Io si
pone
egli stesso; cl’Ioiueffettononèaltra>cosa checiòche ponese stesso;è questala tesiche
i servedifondamentoallasintesi,(a) , i
Ma
di quest’azione qualene èilprincipio,ela icausa?Nuovaquistionedarisolvere.iQuest’ azionesiimportante,perlaqualeilfilosofo
» puro e trauscendcntalecostituiscelasua scienza,èli-
» bera,assolutamentelibera,spontanea.
Non
bisognacer-ta)TeoricadellascienzaGiornalefilos.
1790 nonofascicolo.
)(24)(
» carneunaltroprincipiopoiché essahailsuo principio Jinsestessa,(b)
JQuestaautonomia,o autorità sudisé stesso
,che
J Kant hacollocatoallatestadellasua ragion pratica
,
)diviene cosi nellostessotempoil fondamentodellara- Jgion pura,ellariunisceledueteoriche
,cheKantave-
j vadistinte.Tuttalascienzacominciadaunaltoarbi- J trario.Questoattoponeil
me;
e quicominciaresisten-ti za delme.Egli ècreatore indipeudeule della esistenza 3nellostessotempo chedella scienza,ecomeegli
ha
an- inicutatotuttoilresto,eglisiedenelsenodell’infinito, jcome unaspecie didivinità.Ilsig.Dcgerando
,dopodiaver riportatoilpezzoda
me
ororatrascritto,soggiungeinunanota a piè pagina, t Fichte ricerca dalfilosofo,per elevarsialprimoattoli- jbero e creatore,uncertosensotranscendentale,lacui jprivazione è assolutamente irreparabile. Reinholdchelo icombatte sovvente,e mette alcune volte in burlailsuo ianticoamico,dicediesserneassolutamente privo, e jquesta disgraziaglisaràcomune conmolte persone.Ma
seguiamoa parlaredell’Iopuro,iSchelling,per rimontareconFichtealprimoatto jdellospirito,a quelprimoattoperfettamentelibero
,ed
jonnipotente creatore
,hadatoun nuovo sviluppamene )alsistemadell’idealismo transcendentale.
j
È
chiaro (eglidicefilos.gior. tom.6.secondo jfase,pag.200)chelo spiritonon puòaverlacoscienza 3della sua azionecometale,cheinquantoeglis’innalza(b)Cioro.Glo«.voi.5“fMcic. 4-®
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*’
'
X
ri)(ialdisopradi tuttociòcheè oggettivo.
Ma
isolandosi»daognialtrooggetto lospirilonontrova piùchesò 3stesso.Oraquest'azione,perlaquale-lospiritosi di-
»staccada ognioggetto,non puòessere spiegata, senon 3perladeterminazione,chelospiritodàase stesso, i
Lo
spiritosidetermina adoprar cosi;
e determinali-
) dosi egliopera.
3
È
questouno stando,elio lospirito donaa sé jstesso,per innalzarsialdisopra delfinito,ed eglisi icoutemplaallorasolamente in questo positivo assoluto
,
jchesopravvive.
s Questadeterminazione
,chelospiritosidonasi jchiamavolere.
Lo
spiritovuole,edeglièlibero.Non
>sipuòdare alcunfondamentoalsuo volere,perchèquc<-
»staazione èunvolere,precisamente perchèsiesegue 3assolutamente.
»Nelmentrechelospiritoannienta perlui
, con
i questaazione, tuttociòche è oggettivo
, nongli
i rimanepilichela
forma
pura del suovolere, la ìqualedaora inuanzi divienelalegge eterna della sua jazionej Lospiritononottiene lacoscienza della sua azio^
3ne,chenel solo volere
,el’atto divolere in generale 3 èlaprimacondizione della coscienza disèstesso. Ora 3quest’ azioneappuntoè ciòclicriuniscela filosofiateo- 3 rclicaallafilosofiapratica.
Non
sipuòdareaquesta a- 3zionc alcunfondamentoulteriore;perchèlospiritonon3 esiste,senon che solamente perchèvuole ed eglisi 3 conoscesolamente perchèsidetermina. Noinonpossia- 3
mo
innalzarcial disopradiquest’azioneredecco per-)( *6
X
» cheellaè consideralaconragione
come
ilprincipio di»ognifilosofia,(a)
PortiamolachiarezzaeIncriticafilosoficasuipezzi trascritti.
Siacheilfilosofo s'innalzi ne’ cieli,siachediscenda negliabissi;eglinon puògiammaisortiredall
umana
na- tura.11sistema,dicuicioccupiamo,èunaseriedi astra- zioni:leastrazionisuppongonoilsingolareedilconcreto;cdilfilosofoè necessariamente iudollo dallalegge essen- zialeallospirilo
umano
dipartiredalsingolare e dal con- creto.Lealidell’astrazionesonsimiliallealidegliuccelli:questinonpossono, senzailsoccorsodell'ariaatmosferica, innalzareivolatili inallodalla(erra.Ifilosofipossono, è
^cro,nonosservarecnonconfessare, cheeglino, nelle loro speculazioni,sonparlilidalsingolare e dal concreto;
ma
malgradoquestaloroprelezione, il fattodicuiio parlononlasciadiessere incontrastabile.Per intenderdun- quel’idealismo Iranscendcntale,iosonparlilo dallaco- scienza empirica: iohosegnilosinoall’apiceiprocedi- mentidell’astrazione;cosìhocreduto diaverneconosciuto lagenerazione, cdiaverlocompreso:cosìhopure creduto di aver conosciuto insiemelecontradizioni,cheesso rac- chiudenelsuoseno, elecausediqueste contradizioni.Vi èun’analisi deglierrori,comeven’èunadelleverità.
La
primaè pelfilosofo utilecome
laseconda. L'erroreè,per lospiritoumano
,unode’mezzianaliticiondeprendereil vero.Conquestomezzo pannidiaver supplitoallaman- canzainme
di quel scasotransccndenlale,cheFichte(a)DcgcrandaHistoirccomparto ec.vol.adella1.*edu.pag.3o3,not.i .
t
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)(27)(
vuole,chesiabbia,acciò eglisiacompreso;c di aver cosiportatolaluce elachiarezza nelle oscuritàalemanne.
Ciò facendopannidi averseguilolalegge delmeto- dosocratico,che èd'intender
me
stesso,cercandod’in- tenderegli altri.Fichte,
come
abbiamoveduto,hai.°annientatol’og- getto;2.°haannientatolapassività del soggetto;ilche vaiquantodire,chehafalloscomparire dallospiritouma- nol’elementodellasensazione.Rimane dunque,nelsuo idealismo,solamenteVattivitàdel soggetto.Questaattivi- tàdelsoggettosimanifesta ncH'altointellettualedelgiudi-zio.Questoattosieseguepermezzodiun’astrazione,c di unariflessione.Questoattoè insiemeunallovolontario e libero:lospirilo
umano
medila nel giudizio,perchèegli vuol meditare. Toglietel’oggettivo,econservateintali aziouilaforma,avrete1IopurodiFichte collo sviluppa- mcntodiSchelling.Noi non possiamorisalirealdilàdel volere
;
poichénell’idealismodicuiparliamonon possiamo sortiredalme.Ilvolereessendo1’apiceclasorgente di qualunqueattivitànel
me;c
d essoponendoilgiudizionoi non saremopiù sorpresinell’udire questa paradossale pro- posizione:L
iopone
,o crea sè stessoper unaltolibero,
Ma
ciò richiedeunpiùampiosviluppainenlo.§.9.Nella spiegazionefilosoficadellecosefad’uopo distinguere / ordine metafisico 0 realedall’ordine logi- co,concuilospiritoprocede,per conoscereilprimo.
Questidueordininon sono sempreidentici:spesso ciòche nell’ordinelogico èilprimotermine della catena, èl’ul- timo termine nell’ordine metafisicooreale.Lacausa nel- l’ordme metafisico cprimadell’ effetto;
ma
noi spesso par-*
c-
X
«8)(tiamodall’ effettoper conoscerlacausa, perciòin talcaso
1’effettoche occupailprimo luogonell’ordine logico, oc- cupal’ultimonell’ordinemetafisicoe reale.L’errore di confondere questidueordinisarebbe simile a quelloincui cadrebbeunfilosofo,ilqualeragionandoinquestomodo:
vièilmoto,videedunqueesserelaforzamotrice, con- cludessedaquestoragionamento, cheil motoè prima della forzamotrice: essosarebbe simileancora a quellodi unfilosofo
,ilqualeragionandoa questo
modo
:vièunMondo
ordinalo; videedunqueessereunordinatore;da questoragionamentoconcludesse,cheilmondo
ordinato siastatoprimadell’ordinatore; egliconfonderebbecosì P ordine logico del nostro pensierecoll’ordine realeome- tafisicodelle cose.
TantoFichtecheSchelling,ne’ pezzi trascritti,con- fondonoquestidueordini.11pensiere,diceilprimo,è un’azione,un’azioneche consiste adastrarreed ariflet- tere
,a distornarecd a ripiegarelosguardodellospirito.
Arrestiamoci qui. L’azionediastrarresupponenecessaria- menteunoggettodacuisiparte:astrarre vuol dire se- parare,dividere;
ma
ildivideresupponeildivisibile;
suppone, inconseguenza,unoggetto,sudi cui l’azione di astrarresiesercita.
Ma
ciò ripugnaalladottrinadique- stofilosofo,ilqualeponendo ilinepuro,haannientato tuttiglioggetti;ciòripugnaalpensierepuro; l’azione dunquedel
me
puro,delpensieropuro,non puòconsi- stere nell’ astrarre.Ma
eccol’equivoco. Allontanate,dice Fichte,lo sguardo daogni cosa,allontanateloeziandio dal vostro jne empirico e particolare, che l’azione chevoiesercitateDigitizedbyGoogle
X
2 9X
siripieghisu di sè stessa;voiavrete pensalol'Iopuro,
primitivo,assoluto.
Ma
piano di grazia:quisicontiene unequivoco:quandosidice,allontanate losguardo,si parlaa’ filosofi;ecisicomandaun’ astrazione, per con- cepire l’azionepuradelpensiero.
Ma
èunerroreilcon- fondereilprocedimentodellamiaastrazionecolpensiero puro, cheessadee farmi concepire.Ilpensiero puro,non avendooggetto,sudi cuipossaoperare,non puòcerta- menteconsisterenell’aslrarre.Fichteconfondedunquequi 1‘ordine logicocoll’ordine metafisico.Ma
checosadiremodiquelripiegamentodelpensiere sopra sè stesso,dellariflessione ?Seguiamoilnostrome- todo,enotiamoove essociconduce. Tutte leoperazioni dellanostra intelligenzasiriduconoa due,a dividereed a comporre,all’analisi,ed allasintesi.Fichte è obbligalo, senza osservarlo,e senza volerlo, a prenderlemosse, per elevarsiall'altezzatranscendcnlale,daquestofattodico- scienza.Egliprendelemossedall’allodelgiudizio: il giudizioè impossibile
,senza astrazione,è necessariopri-
ma
separarelamodificazione dal soggetto,per potere in seguito attribuirlaalsoggettomedesimo. Ogniazionedee avereuntermine; equestotermine èl'atto.11termine del- l’aslrarreèuna nozioneastratta:inquesta astrazionesi contiene eziandio l'oggetto inquantoè pensalodall’astra- zione.Lo
spirilo,dopodiaver astrattola modificazione dal soggetto, dee rimenarvela.Peraverel’astrattodee par- tiredalconcreto; e per formareilgiudiziodee rimenare
1’astrattoalconcreto. Talesimostralariflessionenel giu- dizioallacoscienza empirica.
Vediamo
comedovettemo- strarsinelle astrazioni di Fichte.)(3o)(
Nel pensieropuroeglinonpotèvedereilconcreto:
questo erastatoannientato:nelpensierepuroeglinonpotè vederealcun oggetto
;quindi ne\Yastrarre perde divistail terminedacuisiparte,e quello ovesigiunge.
La
illazione fu,chenella riflessione eglinonpotè ravvisareunritorno delpensierosoprailconcretoa cuisimena,esiricongiun- gel’astratto;intantola riflessione,
come
azione del pensie- re, glirimase;enon vedendoalcun che, sudicui quest’a- zione potesse dispiegarsi;Fichte fu obbligalodidire,che l’azione del pensieresiripiega sudisèstessa.Talemi sembraessereil
modo
digenerazione della dottrina di que- stofilosofosulpensiere puro.Osservo,chenoiabbiamolacoscienza dell’azione di astrarre;chequesta coscienzapuòdivenire,ediviene,
riflessione,allorachenoiattendiamo a questa azione di astrarre
;
ma
cheinquesto casononèmica1’azionedi astrarre,chesiripiega sudisèstessa;
ma
essa divieneog- getto dellameditazione,edilterminediquest' azioueme- ditativaèilconcetto,olanozionedell’astrazione; ed
inquesto
modo
,secondolafilosofiadell’esperienza, noi acquistiamolenozionidellediversefacoltàdellospirito.Ma
Fichtenoncihadato alcuna nozione dellaprimaazio- nedelpensiero;edinconseguenzanoncilmfattocono- scereF oggetto su di cui possa operarela riflessione.
<
§. io.Ritorniamoallanostracoscienza empirica;ed ai falli,cheella cipresenta.AbbiamovedutocomeFichte sic,coll’astrazione
,partendo daifallidell’astrazione e dellariflessione,chelacoscienzacimostra nelgiudizio,
innalzatoalconcetto a cui eglihacredutodigiungeredel pensierepuroe del
me
puroe primitivo.Ma
lacoscienzaDigitizedbyGoogle
X
3.x
stessaeimostra,cheleazionidell’astrazione,cdellari- flessionesonocomandateliberamente dalla volontà.Questa dipendenzadelleduefacoltà, dicui parliamo,dalla nostra volontà
,èunfattoincontrastabile.Eccolaragione per la (pialeFichte,dopod'avere ripostol'Io
puroo
primitivo nelle azionidiastrarreedi rillcltere,spoglialedituttelo individualità c delle determinazionitutte,dicuisitrovano rivestitenellostaloindividuale,incuilacoscienzaempi- ricaleprende,èstatoobbligato a cercareilprincipio di questo pensierepuro;eda dirigerea sè stesso questa do-
manda
:Chipone
l'Io?Ed
ecco eziandioperchèegliha fattoconsistere1’altocreatoredell’Ioinun
altospontaneo cd assolutamentelibero.Eccocome
questo filosofo fuco- strettodallalogge dellospiriloumano,per elevarsiall’atto libero,concui/’Ioponeocrease stesso
,partiredal fattodelladipendenza deglialtimeditativi dellavolontà,
chelacoscienzaempiricacimostra.Ecco
come
nondee sorprendercitantoquell’Io,checrea sè stessocon un volere libero.Non
fumicailprincipio di causalitàchemenò
Fichte aquesto risullamento;ma
fu laforza dellastrazione,che lomenò
tantoallo inmodo
,cheegliperdela vistadella terra,dacuieraparlilo.Fu
ancorailsuo pregiudizio,che dovevasi, nellafilosofìa, farderivartuttodaunprincipio unico; edinconseguenzadall'attivitàdelsoggetto: in conseguenzadiuntalpregiudizio egli nonpotevasortir fuoridelme,
per trovar l'origine dellattivitàstessachelo costituisce.Nelpezzo recato di Schellingsivedevisibilmentecon- fuso l’ordine logico
,ilprocedimentodell’astrazione delfi-
X
32>(losofocoll'ordine metafisico delle esistenze,cheeglidee spiegare.Lospirilo,eglidice,non puòaverlacoscienza dellasua azionecometale,cheinquantos’innalzaaldi sopradituttociò cheèoggettivo.Oraisolandosidaogni oggetto
,lospiritononritrovapiù chese stesso.
Ma
sel’oggettononesisteancora
,
questo isolamento dellospi- ritodaogni oggettonon puòaverluogonell’ordinemeta- fisico dell’esistenze.
Ha
bensìluogonelprocedimentodella astrazionedelfilosofo,ilquale èforzatodipartiredal concreto edall'empirico, pergiungerealpuro.\ Ladeterminazione dellospirito,dice ancora Schelling, èunoslancio
,chelo spirito sidona,per innalzarsialdi sopradelfinito.Egli annientaperluituttociòcheèfi- nito
;esicontemplaallorasolamenteinquesto positivo assolutochesopravvive.
Lo
spiritononesistesenonper- chèvuole;esolamente perchè vuole.
Ma
selasorgente diogni realtà è nella esistenza dellospirito;e seilfinito el’oggettononesistonocheperlo spirito;lospiritonon annientadunquealcun oggetto
;eglinons’innalzaaldì sopra delfinito;everamenteseegliperesisteredovesse annientareglioggetti, ed innalzarsialdisopra delfinito,
eglidovrebbeagireprimadi esistere,edesistere,inconse- guenza,primadi esistere.
Non
èmicalo spiritoinsè ciò cheannientaglioggetti;nonè egliancoraches'innalza aldisopra delfinito;
ma
è l’astrazione delfilosofo, è l’astrazionediFichte, ediSchelling,che,prescindendo daglioggetti,crede annientarli;e questifilosoficonfon- donoquestoannientamentodell’astrazionecoll’annienta- mentoprodotto dalsoggetto puro.Lastessa astrazioneè quella,che,prescindendodelfinito,s’innalzaall’infinito.DigitizedbyGoogle
X
33)(Non
èmicalospiritoinsè,chesicostituiscoinfinito,an- nientandoilfinito.
Nell’ordine metafisicoilvolere nellasua formapura, secondol'Idealismocheesaminiamo,èilprimoanello dellacatena;
ma
nell’ordinelogico,e perciòdell’astra- zionede'duefilosofi citati.ilvolere nellasuaforma pura è l’ultimo.Nell’ordine reale di questo idealismo,1oggetto
, il
finito,èl'ultimo termine dellacatena;nelprocedimento dell'astrazioneèilprimotermine. \
§. 11.Noiabbiamolacoscienzadel
me
affettodal-l'apparizionediundi fuori.
Ma
checosa èmaiquestoIo in se stesso, ecomeessere? qualeè inaltritermini,l’es- senza dell’animaumana?
Noi sappiamo,clicessaèilsog- gettode’nostripensieri,e dituttelenostremodificazioni:questanozionevagadisoggettoèquella
,checiè per-
messodiaverne;Siccomeilsapere,cheundatoeffettoha unacausa,nonc certamenteavereunanozione determi- nala di questa causa,cosiilsapereclicunadata modifi- cazione è inerenteinunsoggetto
,nonè avereunano- zionedeterminatadiquesto soggetto.ICartesianinon sono staticontenti di questanozioneindeterminatadell’anima insestessaconsiderata:eglinone vollero unadetermi- nata:eglinoinsegnarono,clicquesto soggettononèaltra cosacheun pensierecostante.
Ma
eglinoriguardarono questojiensicrecostantecome
un pensiere diqualche cosa:riconobberoessereimpossibilepensare,enonpen- sarealcuna cosa.AscoltiamounCartesianoillustre:ocCo-si
me
è evidente,clic iopenso, è evidente eziandio,che tiopenso a qualche cosa, cioè che io conosco, e che por-X 34 x
»eepisco qualche cosa;perchèilpensiereècssenzial- jmenteciò.
E
cosìnon potendoesservipensiere oco- ,noscenza senzaoggetto conosciuto,ionon possodo- ìmandare
ame
stesso laragione perla qualeiopenso ja qualchecosa,più che non possodomandare
per- , chèiopenso,essendoimpossibilepensare senza che jsipensi a qualchecosa.sIcambiamenti,clicavvengononelle sostanze scoi-
siplici, non fanno cheessesicnoaltracosadiciòche
terano;
ma
solamentechesienodiun
altramanieradi- jversadiquellaincui erano.E
ciòappunto èquello jchedeefardistinguerelecose olesostanze da’modioji dallemanieredi essere,chesipossono eziandio chia- ,maremodificazioni.
Ma
levere modificazioninonpo-»tcndosi concepire senzalasostanza,dicui essesono ,modificazioni,se lamia naturaè dipensare;eche jioposso, senzacambiarnatura
,pensare a diverse cose
,
»bisogna,clicquestidiversipensierinonsieno, che jdifferenti modificazionidel pensiere che
fa
lamia
,natura.Forsevi èqualche pensiereinme, cheaffai- ,tonon cambia;echesipotrebbe prendere per les- isenzadell
Anima
mia.Ione trovodue chesipotreb- ,boro prendere pertali:ilpensiere dellessereumver- jsalee quelloche halanimadi se stessa;perchèegli ssembra,che l'uno cl’altrositrovinointuttiglialtn i pensieri. Quellodeli’essere universale, percheesso rac-jchiudetuttal’ideadell’essere; l'animanostranulla
»conoscendo chesottolanozionediessere,opossibile, ,oesistente.
Ed
ilpensiere chel’Animanostrahadi se jstessa;poichéqualunquecosaioconosca,ioconosco,DigitizedbyGoogle
)(3a)(
»chelaconosco
,
permezzodiunacerfariflessione vir- jtuale,cheaccompagnatuttiimieipensieri(a).
SuquestoragionamentodeU'illustre scrittorecheho citato
,iopresentoleseguentiosservazioni. Eglidice: i.°
Non
vipuò
esserpensieresenzaoggettopensato; poichépensare,enon pensar qualche cosaèunacon- tradizione evidente. Io accetto questa proposizione.Ella è per
me
evidente. Egli dice:2.°La
coscienzadime
stessoaccompagna
necessariamente qualunquemio pen- siere;poiché qualunque cosaioconosca,conosco
,che
laconosco.Io accetto eziandioquestasecondaproposi- zione. Egli dice: 3.° Ilpensierecostante,checostituisce lamia natura,oilmioessere
,
può
essereilpensiere dell'essere universale.Riguardoa qucslaterzaproposi- zione,io glidoildatonon concessode' logici. Io con- fessod’ignorare l'essenza dell’Anima:ionon conoscoper- ciò incliccosa consisteilcostantecostitutivodelmio essere.Ilmioessereèundato primitivodellamiaco- scienza;
ma
lamiacoscienzanonmi
manifesta determi- natamentein cliccosa consistailmioessere.5Ia datocheilpensiere costante,ilquale costituiscela naturadiinastesso, siailpensierodoli’essereuniversale, questo pensiere sarà eziandioaccompagnatodallacoscienza di esso.Quiionon vedoalcuna coulradizione.Lacoscienza haper oggelloilpensierodeU'cssere universale: ilpen- sieredelTessero universalehaper oggetto l’essere univer- sale:ognunodiquestiduepensieri costantihailsuoog- getto:abbiamo duepensiericdueoggetti,enon abbiamo
(a)Arnaldodellevere c dclhfalsaiJ«e ,cnj).II
*
X
36 )(alcun pensiero senza oggello.
Lo
stessodeedirsidellaspon- larieitàdel pensiero,cheponeilsig.Cousin:ionon vedo inquesta spontaneitàilpensiero senza oggetto: essa consi- ste nell’intuizione direttama
confusa delle realtà; ed essa èaccompagnatadallacoscienzaimolonlariaedinreflessa.Ma
cliccosaèmaiilpensierosenza oggello; e per qualragione,misipotrebbedomandare,voilocredete unimpossibile?Ilpensierosenzaoggetto èununiversale;ol’universalesoloesistenteèunimpossibileintrinseco.
Seponeteilpensieredì
A
,ilpensierediB,ilpensiero diC
cc.inquestipensieriindividualinoiavremoV iden- tico,edildiverso:ildiversosonoA
,B,C
,l’identicoò ilpensiero.
Ma
1identico,chelospiritovede negli indi- vidui, costituiscelaspecie;elaspecieèununiversaledi logica.Esso nonpuò,inconseguenza, esseresistente.Un
vedere,senza vedere alcuna cosa,èunvedere cnonve- dereinsieme:perderlavistadiluttiglioggetti nonò forseunessercieco?E
sipuòforseasserirediuncicco, ebe sebbeneeglinon veggaalcun oggetto, ènondimeno inluilavisione?Ilnonconoscere alcunoggettoècome
ilnonvedere alcun oggetto;ecomeilnonvedere alcun oggetto èlacecitàassoluta;cosìilnonconoscere alcun oggetto èl’assolutaignoranza, èl'assolutaprivazionedi qualunque conoscenza
,diqualunquepensiero.
La
natura dellecoserelative è,cheessesicnoessenzialmentecon- giunteconaltrecose.Un
montesenza valle èunassurdo.Un
fare senza fare qualche cosacunassurdo. Fichte ha dunquefattounastrazioneconcependoilpensierevago indeterminato, senzaoggello:eglihadatolarealtà a que- staastrazione,e cosìhapostoV Iopuro.DigitizedbyGoogle
)( 37
X
I nostrivoleridellacoscienzaempiricasonovoleri di alcuni oggetti determinati:sonoilvolere
A
,ilvolereB
, ilvolereC
oc., prescindendodaglioggetti voluti, siha
lanozioneastrattaed indeterminata del volere.
Più,nellacoscienzaempiricainostrivolerisimo- stranocomeprecedutidallaconoscenza degli oggetti vo- luti:èprimailconoscere l’oggetto,epoiilvolerlo.
Ma
«piandonelconcetto del voleresifaastrazione dell’oggetto
voluto; ogni relazione fraconoscereevoleresparisce.
L’AutonomiadiFichte, sviluppatanel pezzotrascrittodi Schelling, è dunque ununiversaledilogica,unastratto resoreale.
§. 12.Fichte feceun’opera, che hapertitololade- stinazionedell'uomo:egli ladivisein tre parti,laprima porta pertitolo ildubbio,lasecondalascienza.laterza lacredenza. Laseconda èundialogofraunospirito, chevuoleistruireV lo tormentato daldubbio,echecerca lascienza, el’Iostesso
,che desidera diessereistruito.
Eccociòcheiotrovoinquesto dialogo,riguardo all'/o puro.
Lo
spiritodomanda
all'Io:Chisei/«? l’Io risponde nelmodo
seguente:(tPerrispondereallatuaquistione nel»sensoilpiùgenerale,iotidirò: Iosonoio: iostesso.
»
Lo
spirito.Iononnedomanderòdivantaggio.Ma
»checosatuvuoi dire
,quandodici/»? checosaviha
» eglinel fondo di questa idea?
j Io.Possodirtelopermezzodiopposizioni.
La
cosa s dee esser distintadacoluichesalacosa.Iosonoio,»coluichesa,iononfocheunacosaconlui.Qui, in
»verità,sielevaunaquistione:
Come
unascienza della j cosapuòellaesser possibile,intantochelacosaignora
)(38)(
»sèstessa?
Come
io,chenon sonoaffattolacosa,che inon sono unamodificazione della cosa;poichélemo- jdificazionidellacosanonpossono apparire, che nelcir- scolo stessodell’esistenza della cosa,nongià nel circolo jdellamiapropria esistenza;
come
,dicevaio,possoio javer coscienza della cosa?Per qualmezzolacosa vicn jessaame?
Oveèmaiillegameframe, ilsoggetto jchesa, el’oggettocheioso,lacosa? Allorache ìalcontrarioquellocheioso,sonoiostesso,nonvi»ha luogo adalcunadiquestedifficoltà. Ioviiso so-
»lamente,perchè sono unessere intelligente. Ioso
»ciòcheiosono
,perchèlosono. Seiosociòche j immediatamenteioso essere,iolososolamenteper-
j)cheloso. Io nonhoalcunbisogno di un legame
»stranierofrailsoggetto, cV oggetto:lamiapropria snatura è questolegame;sou io,che sonoinsiemeil jsoggetto e l’oggetto.Orquesta soggettività oggettiva, squesta oggettività soggettiva
,questaidentità dell'og- sgetto dellascienzaconcolaiche possiedela scienza aèprecisamente ciòcheintendoconquesta espres-
sisionc Io(a).
L’ opinione delme,ilqualenonpercepiscecheso- lamente sò stesso,edincuinonapparisceildifuori,
erastatanellafilosofiaprimadellanascila del criticismo.
Ellasitrovanell’Ideologia francese. Questasihapro- postolasoluzione del seguenteproblema:
Come
1Anima
la qualenon ha chesensazioni,lequalisonosue interne(a)Ladestinazionedell’uomo,traduzionefrancese diliarchoude Pen- bonn|#og.1G0 e sego.
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