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R LA RETE ECOLOGICA DELLA PROVINCIA DI LATINA

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Academic year: 2022

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LA RETE ECOLOGICA DELLA PROVINCIA DI LATINA

PROGRAMMA RETE ECOLOGICA MONTI AURUNCI

RIO SANTA CROCE PROMONTORIO DI GIANOLA

&

PROGETTO PILOTA RETE ECOLOGICA

PARCO NAZIONALE DEL CIRCEO MONTI AUSONI, AURUNCI E LEPINI

R ELAZIONE TECNICA CONCLUSIVA

A CURA DI

MICHELE GIUNTI,ALESSANDRO PIAZZI E ANTONIO FORTE

ottobre 2009

(2)

Dirigente responsabile della Provincia di Latina: dott.ssa Nicoletta Valle

Ufficio Tecnico provinciale: Arch. Enrico Sorabella, Arch. Marina Chiota, Arch. Giovanni Casciaro, Arch. Pasqualina Costanza Buono e Rita Calabresi.

Gruppo di Lavoro:

dott. For. Michele Giunti (coordinamento tecnico-scientifico) Biol. Alessandro Piazzi

dott. For. Antonio Forte Biol. Cristina Castelli dott. Nat. Francesca Surbera dott. Nat. Barbara Lastrucci dott. For. Linda Colligiani Arch. Giacomo Cozzolino Sig. Ferdinando Corbi dott. Nat. Silvio d’Alessio

Si ringrazia Corrado Battisti per i preziosi consigli forniti all’impostazione metodologica e Sergio Zerunian per gli aspetti relativi alle problematiche dei corsi d’acqua del territorio provinciale.

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1.  PREMESSA ... 5 

2.  DEFINIZIONE DELL’AREA DI STUDIO ... 8 

3.  RACCOLTA E SISTEMAZIONE DEI DATI E DELLE CONOSCENZE ACQUISITE ... 10 

3.1  FONTI DOCUMENTARIE EDITE ... 10 

3.2  FONTI DOCUMENTARIE INEDITE ... 21 

4.  VALUTAZIONE DEL LIVELLO DELLE CONOSCENZE ... 25 

4.1  FAUNA ... 25 

4.1.1  Pesci ... 25 

4.1.2  Anfibi ... 27 

4.1.3  Rettili ... 29 

4.1.4  Uccelli ... 32 

4.1.5  Mammiferi ... 44 

4.2  INVERTEBRATI ... 54 

4.2.1  Molluschi ... 54 

4.2.2  Crostacei ... 54 

4.2.3  Insetti ... 55 

4.3  FLORA ... 71 

4.4  HABITAT ... 75 

5.  USO DEL SUOLO ... 77 

5.1  CARTA DELLUSO DEL SUOLO ... 77 

5.2  CARATTERIZZAZIONE A SCALA PROVINCIALE ... 80 

5.3  APPROFONDIMENTI DELLUSO DEL SUOLO SU AREE CAMPIONE ... 82 

5.3.1  Promontorio del Circeo ... 82 

5.3.2  Piana di Fondi ... 85 

5.3.3  Promontorio di Gianola ... 88 

5.3.4  Monti Lepini ... 90 

5.3.5  Monti Aurunci ... 94 

6.  REALIZZAZIONE DEL GEODATABASE DEI DATI NATURALISTICI (SPECIE E HABITAT) 99  6.1.1  Database segnalazioni ... 99 

6.1.2  Database degli elementi di attenzione ... 101 

7.  DISTRIBUZIONE REALE DI SPECIE E HABITAT ... 120 

8.  FISIONOMIA DELLA VEGETAZIONE FORESTALE ... 169 

9.  VEGETAZIONE POTENZIALE ... 172 

9.1  APPROFONDIMENTI RIGUARDO ALLA VEGETAZIONE POTENAZIALE SU AREE CAMPIONE ... 173 

9.1.1  Promontorio del Circeo ... 173 

9.1.2  Piana di Fondi ... 175 

9.1.3  Promontorio di Gianola ... 176 

9.1.4  Monti Lepini ... 178 

9.1.5  Monti Aurunci ... 179 

10.  INDIVIDUAZIONE DELLE SPECIE TARGET ... 181 

11.  CARATTERIZZAZIONE DEI CORSI D’ACQUA ... 207 

11.1  METODOLOGIA UTILIZZATA ... 207 

11.1.1  Metodologia di elaborazione ... 211 

11.2  RISULTATI ... 214 

12.  MODELLI DI IDONEITÀ AMBIENTALE E STRUTTURA DELLE RETI ECOLOGICHE ... 244 

12.1  MODELLI DI IDONEITÀ AMBIENTALE ... 244 

12.2  STRUTTURA DELLA RETE ECOLOGICA ... 247 

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Pagina4

12.2.1  Rete Ecologica Forestale ... 249 

13.  CRITICITÀ REALI ... 252 

14.  CRITICITÀ POTENZIALI ... 257 

15.  OBIETTIVI, STRATEGIE E AZIONI ... 261 

15.1  GLI OBIETTIVI DI CONSERVAZIONE ... 262 

15.2  INDIVIDUAZIONE DELLE STRATEGIE ... 278 

15.2.1  Ambienti forestali ... 278 

15.2.2  Ambienti agricoli ... 303 

15.2.3  Zone umide ... 308 

16.  STUDI DI FATTIBILITÀ ... 318 

17.  COMUNICAZIONE E MEDIAZIONE SOCIALE ... 319 

18.  BIBLIOGRAFIA ... 320 

(5)

Pagina5

1. PREMESSA

Attualmente, almeno in Europa, una delle principali minacce alla conservazione della biodiversità e alla sopravvivenza di specie in pericolo di estinzione, sia a livello locale che globale, è rappresentata dal processo di frammentazione degli habitat naturali e semi-naturali. Tale processo, che si attua principalmente mediante il consumo di suolo con opere di infrastrutturazione o edificazione, non ha conosciuto sosta dal dopoguerra ad oggi e, al contrario, appare negli ultimi anni in forte incremento.

Le conseguenze per le specie animali, vegetali e per gli habitat naturali sono gravissime perché oltre ad una riduzione via via crescente del numero degli individui o della superficie occupata nelle aree direttamente coinvolte dalle trasformazioni, si assiste ad un processo di isolamento delle popolazioni residue che vedono così sempre più ridotte le possibilità di scambio genetico, necessario per la loro evoluzione e per l’adattamento al proprio ambiente. In molti casi poi la frammentazione degli habitat naturali o semi- naturali si traduce in un danno immediato alle specie qualora impedisca a queste di poter svolgere completamente il ciclo vitale. Costituiscono chiari esempi di quanto appena detto le molte opere idrauliche, quali ad esempio briglie e paratoie, che non permettono alla grande maggioranza dei pesci di spostarsi liberamente nel corso d’acqua. Per alcune specie, che necessitano di habitat diversi nei vari periodi dell’anno, questo si traduce quasi sempre nella loro scomparsa dai corsi d’acqua alterati. Analogamente, le infrastrutture viarie oltre a costituire una barriera, più o meno impermeabile, al libero passaggio degli animali costituisce anche un fattore di mortalità diretta che può essere molto

significativo per alcune di queste (es. riccio, piccoli roditori, istrice, puzzola, tasso, varie specie di rettili e anfibi).

Figura 1 - Uno scoiattolo ucciso dal traffico veicolare. Pur essendo comune nel resto del Lazio, questa specie risulta estinta nella Provincia di Latina dagli anni ’80 del secolo scorso, proprio per la scarsa idoneità e l’isolamento degli ecosistemi forestali.

Le specie sensibili alla frammentazione mostrano difficoltà a disperdersi attraverso aree non idonee dal punto di vista ecologico. Per mantenere vitali le popolazioni di specie sensibili di una regione deve essere attuata un’adeguata pianificazione alla scala di paesaggio. In questo senso, appare opportuno evidenziare la necessità che la pianificazione di ambiti territoriali funzionali alle dinamiche e al mantenimento delle vitalità di molte specie sensibili utilizzi il concetto di connettività a scala di paesaggio più che quello di corridoio tra specifici siti.

La scarsa connettività, che condiziona oggi ampi settori del territorio provinciale di Latina, ha origini lontane e caratterizza anche ambiti che solo in apparenza non sembrano essere interessati dal problema.

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Pagina6 Figura 2 – Disegno anonimo del 1704 raffigurante

Fondi e la campagna circostante. Si noti la fitta reti di siepi caratterizzante il tessuto agricolo e, in contrapposizione, la pressoché assenza di vegetazione forestale sui rilievi degli Ausoni- Aurunci.

Basti pensare alle superfici forestali che coprono quasi completamente le pendici montuose e collinari della Catena del Volsci (Monti Lepini, Ausoni e Aurunci) ma che da un punto di vista qualitativo molto spesso risultano fortemente degradate da secoli di sfruttamento, incendi e pascolo. Per molte specie di flora e fauna tipica degli habitat forestali maturi, tali boschi non costituiscono ambienti idonei e sono perciò relegate ad ambiti ristretti di carattere relittuale o sono del tutto scomparse.

La pianificazione di rete ecologica si pone dunque l’obiettivo, sotto uno stretto profilo di conservazione della natura, di mantenere o ripristinare un adeguato grado di connettività fra popolazioni biologiche in paesaggi frammentati, con ricadute anche su livelli superiori di organizzazione della biodiversità e sui processi ecologici in generale (Battisti, 2004).

Le reti ecologiche dovrebbero pertanto essere (Reggiani et al., 2001):

 multispecifiche, definite per un gruppo eterogeneo di specie sensibili alla

frammentazione e ai disturbi a scala di paesaggio

 multiscalari, rapportate a differenti scale geografiche in relazioni alle necessità delle specie prese a riferimento;

 multiobiettivo, ovvero avere obiettivi multipli di conservazione per distinguerli dagli Action plans dedicate a singoli componenti ambientali;

 multidisciplinari, per relazionarsi con le discipline ecologiche, urbanistiche e socio- economiche

 dinamiche, per adattarsi ai cambiamenti ambientali che possono intervenire su ampie scale temporali in modo da assicurare che le popolazioni possono rispondere ad essi in modo adattativo

 qualificate, definite con priorità oggettive e con una qualificazione degli ambiti in funzione degli obiettivi scelti.

La presente relazione illustra i lavori di redazione delle reti ecologiche della Provincia di Latina con particolare riferimento ai seguenti ambiti geografici, così come definiti in sede di convenzione: “Monti Aurunci – Rio Santa Croce – Promontorio di Gianola” e “Parco Nazionale del Circeo – Monti Ausoni, Aurunci e Lepini”.

La metodologia adottata si compone di 16 fasi, non tutte in stretta successione cronologica, descritte ognuna in un capitolo della presente relazione.

Le fasi sono le seguenti:

1- Definizione dell’area di indagine

2- Sistemazione della raccolta dati/delle conoscenze acquisite

3- Valutazione del livello delle conoscenze 4- Uso del Suolo

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5- Realizzazione del Geodatabase dei dati naturalistici (specie e habitat)

6- Distribuzione reale di specie e habitat 7- Fisionomia della vegetazione forestale 8- Vegetazione potenziale

9- Individuazione delle specie target 10- Modelli di idoneità ambientale e

struttura della rete ecologica.

11- Caratterizzazione dei corsi d’acqua 12- Criticità reali

13- Criticità potenziali

14- Individuazione degli obiettivi, delle strategie e delle azioni

15- Studio di fattibilità di almeno 2 interventi di riqualificazione di aree di collegamento funzionale

16- Comunicazione e mediazione sociale

Allegato alla presente relazione viene riportato anche il seguente elenco di tavole.

In formato digitale (shape files e pdf) elaborate tutte in scala 1:10.000 e restituite in scala 1:75.000 per facilità di lettura:

A. Uso del Suolo

B. Mappe di distribuzione reale di specie e habitat

C. Fisionomia della vegetazione forestale D. Vegetazione potenziale

E. Screening dei corsi d’acqua: stato e pressione antropica

F. Struttura della rete ecologica per le specie focali di ambito forestale

G. Carta delle criticità reali H. Carta delle criticità potenziali

In formato cartaceo e digitale (shape files e pdf):

1. Carta delle strategie: Ambito Forestale (scala 1:75.000)

2. Carta delle strategie: Ambito Agricolo (scala 1:75.000)

3. Carta delle strategie: Ambito delle Zone umide (scala 1:75.000)

4.

Studio di di fattibilità: Intervento di Riqualificazione del Fiume Sisto-Ninfa (scala 1:10.000)

5.

Studio di di fattibilità: Intervento di Riqualificazione del Fiume Amaseno (scala 1:5.000)

6.

Studio di di fattibilità: Intervento di Riqualificazione dei Canali di Bonifica della Pianura Pontina (scala 1:12.000)

7.

Studio di di fattibilità: Intervento di Riqualificazione dei Canali della Piana di Fondi (scala 1:7.500)

8.

Studio di di fattibilità: Intervento di Riqualificazione del Rio S.Croce (scala 1:5.000)

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2. DEFINIZIONE DELL’AREA DI STUDIO

La definizione dell’area di studio costituisce chiaramente il primo passo del lavoro perché, se da un lato appare ovvio che l’ambito analizzato comprenda interamente i siti in oggetto della Provincia di Latina, meno ovvio è decidere se (e di quanto) potrebbe essere utile estendere il campo d’indagine.

Nel nostro caso i confini amministrativi che separano a nord-est la Provincia di Latina da quella di Roma e Frosinone corrono grosso modo sugli spartiacque delle tre principali catene montuose che costituiscono i Monti del Volsci (Lepini, Ausoni e Aurunci). Appare pertanto evidente che limitare l’attenzione ai versanti sud-occidentali delle tre catene montuose possa condurre ad un grossolano errore di valutazione delle effettive potenzialità del

tessuto connettivo in termini ecologico-funzionali.

E’ stato pertanto deciso di estendere l’area di analisi, almeno per alcune componenti, a comprendere anche i versanti nord-orientali nel territorio provinciale di Roma e Frosinone.

Complessivamente l’area indagata si estende per 2.864 kmq di cui 1.828 kmq in Provincia di Latina, 266 Kmq in quella di Roma e 773 kmq in quella di Frosinone. Non ricadono nell’area di studio il settore più settentrionale della Provincia di Latina (zona di Aprilia) e quello più meridionale (zona di Minturno e Castelforte gravitanti sul bacino del Garigliano).

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Figura 3 – Inquadramento dell’area di studio (in rosso) e del confine provinciale (in blu)

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3. RACCOLTA E SISTEMAZIONE DEI DATI E DELLE CONOSCENZE ACQUISITE

La raccolta delle informazioni edite e inedite utili a caratterizzare il territorio in esame da un punto di vista ecologico costituisce una delle fasi più importanti dell’intero lavoro, perché propedeutica rispetto a tutte le fasi successive e, in particolare, alla quella interente la scelta delle specie “focali”

(target) che saranno utilizzate per valutare l’attuale stato di connessione ecologica del territorio e verso cui dovranno essere intraprese le azioni per ridurne la frammentazione.

Il lavoro svolto è stato molto complesso perché le conoscenze naturalistiche di un territorio così vasto presentano spesso caratteristiche di notevole disomogeneità (spaziale, temporale, di scala di analisi, ecc.) che impone un’attenta analisi critica di ogni dato e della sua fonte.

In questo lavoro, il contributo di alcuni esperti locali nelle varie discipline è stato fondamentale.

Inoltre molti dei dati archiviati provengono da fonti inedite che gli esperti hanno contribuito a raccogliere e a mettere a disposizione.

Per questa prima e impegnativa fase di lavoro, i dati raccolti e archiviati sono stati essenzialmente quelli relativi alla presenza di specie e habitat.

Complessivamente sono stati raccolti oltre 24 mila dati relativi a specie e oltre cinquecento relativi ad habitat. Le informazioni riguardanti altri aspetti di natura ambientale (es. uso del suolo, dati sulla qualità delle acque interne, dati sulla distribuzione degli elementi vegetazionali lineari, censimento delle opere idrauliche) sicuramente utili in fase di redazione del progetto, sono state affrontate separatamente.

Relativamente alle specie di fauna, la fase di raccolta ha interessato tutti i Vertebrati. Per gli Invertebrati, così come per tutte le specie di flora, sono stati raccolti dati relativamente alle specie di interesse comunitario (ai sensi della Direttiva 92/43/CEE, Allegato II) e a quelle incluse in Liste Rosse o endemiche a scala regionale. Nei casi di disponibilità di banche dati georeferenziate già disponibili (es. GIS-NATURA, Formulari Ministeriali dei siti Natura 2000), l’archiviazione di Invertebrati e flora è stata estesa anche a tutte le altre specie.

Relativamente agli habitat, sono stati raccolti dati esclusivamente per quelli di interesse comunitario (ai sensi della Direttiva 92/43/CEE, Allegato I).

3.1 FONTI DOCUMENTARIE EDITE

Per quanto concerne i dati editi, le fonti documentarie consultate sono oltre 160; in bibliografia si riporta l’elenco completo. Preme sottolineare che non tutte le pubblicazioni riportanti dati e/o informazioni relative a specie o habitat presenti nel territorio analizzato hanno poi dato origine a dati (records) realmente confluiti

nell’archivio. In alcuni casi infatti i dati contenuti nei vari lavori non riportavano informazioni relative ad una precisa localizzazione spaziale, ma venivano citati in forma aggregata come risultato di particolari elaborazioni. Sono risultate altresì non utili informazioni relative a segnalazioni di specie di Uccelli con una fenologia diversa da quella di

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nidificante e svernante (in questo caso sono confluite nell’archivio solo quelle derivanti da precedenti archivi georeferenziati). E’ questo, ad esempio, il caso delle molte pubblicazioni riguardanti popolazioni migratrici studiate nel Parco Nazionale del Circeo. Altre pubblicazioni risultano inoltre datate e, in alcuni casi, le segnalazioni relative ad ambiti geografici definiti vengono riprese da altre pubblicazioni più recenti confermando il dato di presenza o evidenziando una estinzione. In questi casi si è preferito quasi sempre riportare solo il dato più recente.

Di tutte le informazioni edite alcune sono risultate particolarmente utili ai fini del lavoro e meritano pertanto di essere evidenziate.

A scala provinciale moltissimi dati provengono dall’archivio GIS NATURA realizzato dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio con il contributo del Politecnico di Milano e della DPN Direzione per la Protezione della Natura. Questo geodabase, si compone a sua volta di diversi archivi (quasi sempre atlanti distributivi con dati qualitativi) relativi a flora, fauna e habitat.

Per gli aspetti faunistici i due principali archivi utilizzati dal presente lavoro sono stati Ckmap (Ruffo S., Stoch F. [eds.], 2005) per tutta la fauna terrestre e delle acque interne ad esclusione della Classe degli Uccelli, e Ckmap-MITO (Fornasari et al., 2002) per gli Uccelli, che hanno fornito complessivamente 6.661 records (5.362 da Ckmap e 1.299 da Ckmap MITO). Entrambi gli archivi sono riferiti a celle quadrate di 10 km di lato

(reticolato UTM), ma nella maggior parte dei casi al dato è associata anche una informazione relativa alla località (più o meno dettagliata). Per 411 records tale informazione è stata utilizzata per migliorare la precisione del dato, associando l’informazione alle coordinate geografiche puntiformi del toponimo IGM. Sempre relativamente agli aspetti faunistici, e in particolare agli uccelli, altre preziose informazioni provengono dai dati raccolti per le IBA nell’ambito del progetto Sviluppo di un sistema nazionale delle ZPS sulla base della rete delle Important Bird Areas (Brunner et al., 2005) sempre contenuto all’interno del GIS- NATURA. In questo caso i records raccolti per le 3 IBA presenti nell’area di studio (Monti Lepini, Monti Ausoni e Aurunci, Parco Nazionale del Circeo) sono risultati 164 che si vanno ad aggiungere ai precedenti due archivi. Preme evidenziare come già l’accorpamento dell’archivio Ckmap-MITO e IBA generi, per alcune specie, una parziale ridondanza di informazioni determinata dal fatto che le due fonti sono riferite a entità poligonali differenti (celle quadrate la prima, areali la seconda) in gran parte sovrapposte. L’archivio IBA, sebbene geograficamente meno di dettaglio, contiene informazioni aggiuntive e più recenti sulla stima numerica delle popolazioni presenti.

Per gli aspetti floristici l’archivio presente in GIS NATURA è Ckmap-flora da cui sono stati estratti 128 dati puntiformi relativi a specie di flora di interesse conservazionistico.

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Pagina12 Figura 4 – Copertura dei dati derivanti da Ckmap-fauna

Figura 5 - Copertura dei dati derivanti da Ckmap-MITO

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Pagina13 Figura 6 – Copertura dei dati derivanti da progeto IBA

Figura 7 – Copertura dei dati derivanti da Ckmap-flora

Una grande mole di dati (1.840 records) proviene dall’Atlante degli uccelli nidificanti nel Lazio (Boano et al., 1995) che fornisce il dato qualitativo di presenza (come nidificanti) delle diverse specie,

riferito alla tavoletta IGM 10x10 km. La disponibilità del suddetto atlante in un archivio elettronico ha consentito, mediante una ulteriore passaggio che permettesse di associare in modo

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univo ogni singolo record ad una sola geometria, di trasferire l’intero archivio nel nostro geodatabase.

In questo caso, molte informazioni raccolte sono andate a sovrapporsi (seppur in modo geograficamente non coincidente, visto che i reticolati UTM e IGM sono differenti) alle altre già acquisite. La scelta di non scartarle a priori è stata

determinata dalla disponibilità dell’Atlante già in formato elettronico. L’Atlante riporta anche una Lista Rossa degli uccelli nidificanti nel Lazio che è stata utilizzata, nell’ambito del presente lavoro, come parametro di selezione delle specie che compongono gli elementi della Lista di Attenzione (vedi Capitolo 6).

Figura 8 – Copertura dei dati derivanti dall’Atlante degli Uccelli nidificanti nel Lazio (Boano et al. 1995)

A scala regionale sono stati considerati anche le informazioni (sebbene non confluite nell’archivio perché pubblicate alla fine del presente progetto) derivanti da lavori dedicati a singole specie o gruppi di specie: rapaci diurni (Aradis et al., 2009), cormorano svernante e ardeidi nidificanti (Angelici et al., 2009), limicoli nidificanti (Biondi et al., 2009), coturnice (Sorace et al., 2009), nibbio bruno (Guerrieri et al., 2009), poiana (Guerrieri et al., 2009).

Sempre a scala regionale è il lavoro di Bologna et al. (2000) sugli Anfibi e Rettili del Lazio che riporta un atlante distributivo delle specie su maglia quadrata UTM di 10 km di lato. Tale lavoro viene poi ripreso e aggiornato da Sindaco et al. (2006) nell’Atlante degli Anfibi e Rettili di Italia, in grandissima parte confluito in Ckmap. Inoltre moltissimi dati relativi alla distribuzione dell’Erpetofauna sono stati acquisti da altre fonti disponibili ad un ottimo livello di dettaglio

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geografico (dati inediti e pubblicazioni specialistiche). Per questo motivo è stato deciso di non informatizzare il lavoro di Bologna et al.

proprio per evitare una inutile ridondanza di informazioni. Tale lavoro è stato comunque consultato in fase di verifica delle informazioni raccolte e perché contenente la Lista Rossa degli Anfibi e Rettili del Lazio.

A scala sub-regionale è invece il lavoro di Biondi et al. (1999) relativo all’Atlante degli uccelli presenti in inverno lungo la fascia costiera del Lazio, redatto con dati raccolti nelle stagioni invernali 1992-95. In

questo caso l’unità di campionamento è la tavoletta IGM suddivisa in quarti di 5x5 km e il dato associato per ogni specie è semiquantitativo (viene indicata la media degli individui avvistati per ogni punto d’ascolto). Sebbene la disponibilità di questo lavoro fosse solo cartacea si è ritenuto importante, per 30 specie di queste, informatizzare e geo- riferire i dati contenuti. Nella scelta delle specie si è preferito concentrare l’attenzione nei confronti di quelle che presentano popolazioni perlopiù sedentarie, molte delle quali legate agli habitat forestali, più utili nell’ambito del presente lavoro.

Complessivamente i records archiviati sono 372.

Figura 9 – Copertura dei dati derivanti dall’Atlante degli uccelli presenti in inverno lungo la fascia costiera del Lazio (Biondi et al., 1999)

Per tutti i siti Natura 2000 (SIC e ZPS) interni all’area di studio (vedi elenco alla pagina seguente) sono stati recuperati dal sito del Ministero dell’Ambiente i dati relativi ai Formulari Standard Natura 2000. Da questo archivio provengono 741

records relativamente alla presenza (in molti casi è disponibile anche una stima numerica) nei diversi siti di specie di interesse comunitario o di altre specie ritenute importanti.

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Pagina16 Tabella 1 – Elenco siti Natura 2000 presenti in Provincia di Latina

SITI NATURA 2000 Numero

di segnalazioni_

IT6030041 Monte Semprevisa e Pian della Faggeta 39

IT6030042 Alta Valle del Torrente Rio 3

IT6030043 Monti Lepini 42

IT6040001 Grotta degli Ausi 6

IT6040002 Ninfa (ambienti acquatici) 7

IT6040003 Laghi Gricilli 30

IT6040005 Sugherete di S. Vito e Valle Marina 20

IT6040006 Monti Ausoni meridionali 32

IT6040007 Monte Leano 17

IT6040008 Canali in disuso della bonifica Pontina 11

IT6040009 Monte S. Angelo 17

IT6040010 Lago di Fondi 31

IT6040011 Lago Lungo 11

IT6040012 Laghi Fogliano, Monaci, Caprolace e Pantani dell'Inferno 39

IT6040013 Lago di Sabaudia 31

IT6040014 Foresta Demaniale del Circeo 31

IT6040015 Parco Nazionale del Circeo 86

IT6040016 Promontorio del Circeo (Quarto Caldo) 18 IT6040017 Promontorio del Circeo (Quarto Freddo) 19

IT6040018 Dune del Circeo 10

IT6040021 Costa rocciosa tra Sperlonga e GaetaDuna di Capratica 5 IT6040022 Costa rocciosa tra Sperlonga e Gaeta 15 IT6040023 Promontorio Gianola e Monte di Scauri 20

IT6040024 Rio S. Croce 9

IT6040026 Monte Petrella (area sommitale) 17

IT6040027 Monte Redentore (versante sud) 24

IT6040028 Forcelle di Campello e di Fraile 13

IT604004 Bosco di Polverino 8

IT6040043 Monti Ausoni e Aurunci 49

IT6050021 Monte Caccume 15

IT6050022 Grotta di Pastena 7

IT6050023 Fiume Amaseno (alto corso) 8

IT6050024 Monte Calvo e Monte Calvilli 13

IT6050025 Bosco Selvapiana di Amaseno 5

IT6050026 Parete del Monte Fammera 14

IT6050028 Forcelle di Campello e di Fraile 7

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Pagina17 Figura 10 – Copertura dei dati derivanti dai Formulari delle Schede Natura 2000

Sempre in riferimento alla rete Natura 2000 è stato consultato il recente testo edito dalla Regione Lazio (Calvario et al., 2008) relativo agli habitat e specie di interesse comunitario nel Lazio. Sebbene a livello di mappe distributive il volume riporti i dati già presenti nell’archivio ministeriale sopramenzionato, per ogni habitat e specie viene riportato anche un commento aggiornato alla situazione attuale, utile laddove fossero conosciute dagli Autori modifiche intercorse negli anni successivi dalla pubblicazione delle schede. Per questo motivo il lavoro è stato utilizzato in fase di verifica per alcune segnalazioni contenute nell’archivio.

Un progetto molto utile, sebbene riferito ad un ambito geografico più ristretto, è quello che ha interessato la teriofauna dei Monti Lepini (Amori et al., 2002). Anche in questo caso la disponibilità del lavoro era solo cartacea, ma data l’importanza delle informazioni contenute si è deciso di informatizzare e georeferenziare tutte le mappe distributive presenti. L’unità di campionamento è risultata sempre la tavoletta IGM suddivisa in quarti di 5x5 km. In questo caso è stato informatizzato il solo dato di presenza.

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Pagina18 Figura 11 – Copertura dei dati derivanti da Amori et al. (2002) “I Mammiferi dei Monti Lepini”

I Monti Lepini risulta sicuramente il territorio più studiato e conosciuto anche per altre Classi di Vertebrati. In particolare gli Uccelli, grazie all’Atlante ornitologico (Corsetti, 1989) e gli Anfibi e Rettili (Corsetti, 1994), entrambi riferiti a tavolette IGM suddivise in quarti di 5x5 km.

L’atlante degli uccelli ha fornito 219 records su specie di interesse, quello degli Anfibi e Rettili 217 che sono stati informatizzati.

Sempre sui Lepini, è stata consultata l’opera a carattere divulgativo “Lepini: anima selvaggia del Lazio” (Corsetti, 2006), per alcuni aggiornamenti sulla presenza di alcune specie.

Relativamente alle orchidee dei Lepini, è stato inserito nell’archivio l’atlante distributivo (Corsetti

& Nardi, 1994), dopo il consueto lavoro di informatizzazione che ha fornito ben 446 records.

Relativamente agli Anfibi Urodeli, molto interessante è risultata la pubblicazione di Corsetti

L. (2006) riportante la distribuzione sulla Catena dei Volsci di 4 specie di rilevante interesse ecologico e conservazionistico: Salamandrina terdigitata, Triturus carnifex, Triturus italicus e Triturus vulgaris. Per ognuna di queste sono state informatizzate tutte le stazioni di presenza riportate in mappe distributive. Complessivamente sono stati archiviati 217 records.

Relativamente agli Anfibi nel comprensorio del Parco degli Aurunci, tutte le informazioni raccolte anche grazie a fonti inedite, sono state verificate con una recente pubblicazione di Romano et al.

(2007).

Relativamente ai Pesci, le informazioni più numerose derivano dalla Carta ittica dei bacini campione del Fiume Amaseno e del Lago di Fondi (Zerunian & Leone, 1996).

Per quanto riguarda il Parco Nazionale del Circeo, che comprende un’ampia fascia di litorale del

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comprensorio analizzato, le fonti documentarie edite consultate sono molte anche se probabilmente non abbastanza a caratterizzare in modo esauriente e sufficientemente dettagliato la distribuzione delle diverse specie.

Relativamente ai soli Vertebrati terrestri, tutte le informazioni derivanti dai lavori editi prima del 2000 sono state riassunte e criticamente valutate da Montemaggiori (2000, relazione inedita) che elabora delle check list per tutti i gruppi tassonomici analizzati (Anfibi, Rettili, Uccelli e Mammiferi) che sono state tutte informatizzate (304 records). Questo lavoro è risultato particolarmente utile anche per evidenziare, nonostante la consistente mole di studi presi in considerazione, le diverse lacune conoscitive relativamente alla presenza, consistenza e distribuzione di alcune specie.

Di seguito si riporta l’elenco dei principali studi, ai fini del presente lavoro, presi in esame da Montemaggiori tra quelli relativi al solo PNC:

 Allavena S., 1975 - Importanza ornitologica dei Laghi Pontini e del Parco Nazionale del Circeo. - Atti del V Simp.

Naz. Conserv. Natura. Cacucci, Bari: 335- 381.

 Allavena S., 1977 - Gli uccelli del Parco Nazionale del Circeo. - M.A.F., Collana verde, 49, 144 pp.

 Barbieri A., Gilli F., Negri A., 1988 - Avvistamento di Gazza marina Alca torda nel Parco Nazionale del Circeo. - Picus 14:

149-150.

 Biondi M., 1985 - Aspetti faunistici del Parco Nazionale del Circeo. - Quad. del Parco, M.A.F., Sabaudia, 6, 47 pp.

 Biondi M., Pastorino A., 1986 - Osservazioni sugli uccelli del Parco Nazionale del Circeo. Atti Convegno

"Aspetti faunistici e problematiche zoologiche del Parco Nazionale del Circeo". - Atti Conv. "Aspetti faunistici e problematiche zoologiche del Parco Nazionale del Circeo". Sabaudia, 1984. M A.F., P. N. Circeo: 157-168.

 Biondi M., Pastorino A., Vigna Taglianti A., 1989 - L'avifauna nidificante del Parco Nazionale del Circeo. - M.A.F., P. N.

Circeo, Monografia n. 1, 66 pp.

 Carpaneto G.M., 1986- Osservazioni preliminari sugli Anfibi e sui Rettili del Parco Nazionale del Circeo (Amphibia e Reptilia). Atti Convegno “Aspetti faunistici e problematiche zoologiche nel Parco Nazionale del Circeo”. Ministero delle Agricoltura e delle Foreste e Parco Nazionale del Circeo. Sabaudia 1986: 145- 155.

 Cascianelli D., Saracino U., 1981 - Nidificazione del Cavaliere d'Italia Himantopus himantopus (Recurvirostridae) e del Cuculo dal ciuffo Clamator glandarius (Cuculidae) nella Pianura Pontina -Lazio - con riferimento al loro status nel Parco Nazionale del Circeo.

- Atti I° Conv. Ital. Orn., Aulla: 45.

 Contoli L., 1986 – Sulla diversità dei sistemi trofici “Strigiformi” –

“Mammiferi” nel Parco del Circeo e le relative valutazioni ambientali. Atti Convegno “Aspetti faunistici e problematiche zoologiche del P.N. del Circeo”. Sabaudia:169-181.

(20)

Pagina20

 Corbi F., 1996 - I risultati dei censimenti invernali degli uccelli acquatici nei laghi del Parco Nazionale del Circeo (1981- 1995). Elementi per la gestione. - Atti Conf. “Studi e ricerche sui laghi costieri del Parco Nazionale del Circeo”. Fogliano, 1995: 145-162.

 Guerrieri G., Biondi M., Pietrelli L, 1989 - Svernamento di Aquila di mare, Haliaeetus albicilla, nella fascia costiera del Parco Nazionale del Circeo (Italia centrale). - Riv. Ital. Orn., 59 (3-4): 299-302.

 Tornielli A., 1983 - Gli uccelli del Parco Nazionale del Circeo. - Gli Uccelli d'Italia.

1: 3-23. 2: 79-107. 3: 189-210.4: 252-273.

 Trotta M., 1999 - Primi dati sulla selezione dell'Habitat dei Limicoli nel Parco Nazionale del Circeo - Avocetta, 23: 177.

 Vigna Taglianti A., 1986. Considerazioni generali sull’importanza zoologica del Parco Nazionale del Circeo. Atti Convegno “Aspetti faunistici e problematiche zoologiche nel Parco Nazionale del Circeo”. Ministero delle Agricoltura e delle Foreste e Parco Nazionale del Circeo. Sabaudia 1986: 183- 196.

 Zerunian S. (ed), 1996 – Studi e ricerche sui laghi costieri del Parco Nazionale del Circeo. – Min. Politiche Agricole.

Gestione ex ASFD, 166 pp.

 Zerunian S., Reichegger I., 1997 - Checklist dei Vertebrati del Parco Nazionale del Circeo (aspetti preliminari) e ipotesi di reintroduzioni - Suppl. Ric.

Biol. Selvaggina, XXVII: 867-872

Successivamente al lavoro di Montemaggiori sono stati svolte alcune indagini confluite in pubblicazioni edite dal Parco Nazionale. Tra quelle ritenute più utili per il presente lavoro citiamo Amori et al. (2005) sugli Insettivori e sui Roditori, Mastrobuoni et al. (2003, 2005) sui Chirotteri, Ragni (2005) alcune specie “significative” di Mammiferi, Zerunian (2005) sulle emergenze faunistiche, Zerunian (2006, ed.) sull’ittiofauna, Zilli et al. (2005) sulle comunità di Lepidotteri notturni. L’analisi di queste fonti ha portato all’archiviazione di 182 records.

Sebbene non confluiti nell’archivio georeferenziato, molto interessanti risultano i dati raccolti da Gaiba e Mastrobuoni (2009) sulla distribuzione degli strigiformi nel Parco Nazionale.

Relativamente agli aspetti floristici e vegetazionali le informazioni edite più rilevanti provengono dai lavori di Prola (1985) sulle orchidee, Padula (1985), Anzalone et al. (1997), Anzalone (1998), Filesi et al. (1998), Frondoni e Iberite (1998), Lattanzi (2005) sulle emergenze floristiche, Blasi (2005) sul paesaggio vegetale, Iberite (2005) sulle praterie alofile e gli ambienti lagunari.

Per quanto riguarda il Parco degli Aurunci alcune informazioni (188 records) relative alla presenza di specie di fauna vertebrata e invertebrata provengono da Corsetti (2002).

Relativamente agli habitat, le informazioni edite risultano molto più scarse e provengono essenzialmente da due fonti: formulari standard del Ministero per i siti Natura 2000, e GIS Natura che riporta la localizzazione puntiforme dei soli habitat prioritari derivanti dal Progetto di “Censimento degli Habitat prioritari” condotto dalla Società Botanica Italiana tra il 1993 e il 2001. Un aggiornamento dell’elenco degli habitat presenti

(21)

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all’interno della ZPS “Parco Nazionale del Circeo”

è presente in Zerunian (ed., 2005) e per tutti i SIC/ZPS del Lazio in Calvario et al (eds, 2008).

Il numero dei records archiviati è 156 per quelli a copertura areale e 80 per quelli puntiformi.

Figura 12 – Copertura dei dati derivanti dalle Formulari delle Schede Natura 2000 e dal Censimento degli Habitat prioritari (Società Botanica Italiana, 2001)

3.2 FONTI DOCUMENTARIE INEDITE

Molte dei dati archiviati derivano da materiale attualmente inedito e sono in gran parte il frutto di studi approfonditi o progetti di monitoraggio attuati a varia scala sul territorio regionale del Lazio o su ambiti più ristretti (es. siti Natura 2000, aree protette, zone umide, ecc.).

Per numero e qualità dei dati (accuratezza geografica, importanza ecologica delle specie trattate, ecc.) il progetto che più di ogni altro ha contribuito ad arricchire il geodabase è stato quello del “Nuovo Atlante degli Uccelli nidificanti nel Lazio” (in preparazione per la stampa). In questo

progetto confluiscono tutti i dati raccolti in 9 anni (2000-2008) di censimenti standardizzati con la metodologia MITO (stazione d’ascolto di 10 minuti in cui vengono registrati tutti i contatti con gli individui presenti differenziando quelli entro e oltre 100 metri di distanza dal rilevatore). I dati raccolti e informatizzati vengono utilizzati per rappresentare la distribuzione delle specie nei diversi quadranti UTM della regione (atlante qualitativo) e, utilizzando i dati di frequenza, per effettuare le stime quantitative delle popolazioni appartenenti alle specie più comuni. Nell’ambito del presente

(22)

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lavoro è stato importato l’archivio già informatizzato riferito ad ogni stazione puntiforme (420 in tutto) senza tuttavia avere la disponibilità del dato quantitativo del rilevamento (es. numero di individui censiti) e dell’attività manifestata (esemplare in canto, osservato, in volo di

trasferimento, ecc.). Complessivamente i dati confluiti nel presente archivio risultano 7.589.

Figura 13 – Copertura dei dati derivanti dal Nuovo Atlante degli Uccelli nidificanti nel Lazio (in fase di pubblicazione)

Un altro importante archivio è quello degli uccelli acquatici svernanti nelle zone umide della Provincia di Latina, censite con regolarità a partire dagli anni ’80 del secolo scorso (si veda ad es.

Focardi et al., 1986; Corbi, 1996; Arcà et al., 1997;

Serra et al., 1997; Brunelli et al., 1998; Baccetti et al., 2002; Brunelli et al., 2004; Brunelli et al., 2006;

Brunelli et al., 2009) durante il monitoraggio di metà gennaio previsto dal protocollo Wetlands International per tutto il Paleartico. L’archivio informatizzato conta 2.533 records ognuno dei quali associato a un areale corrispondente ai confini

della zona umida derivanti dallo strato informativo territoriale della reticolo idrografico del SIT provinciale. Nei casi in cui i dati si riferissero ad aste fluviali (es. canali della bonifica pontina) sono stati creati dei buffer (denominati areali buffer) a partire da queste. Oltre ai suddetti dati, sono conflitti nell’archivio (stavolta in forma di punti) 256 records relativi ad alcuni uccelli acquatici svernanti nelle aree della bonifica pontina non ricadenti nel precedente archivio.

(23)

Pagina23 Figura 14 – Copertura dei deti derivanti dai censimenti invernali degli uccelli acquatici

Un discreto numero di dati inediti proviene anche dagli elaborati dei Piani di Gestione realizzati per 10 siti Natura 2000 della Provincia di Latina. I siti in questione sono: IT6030043, IT6040043, IT6040008, IT6040003, IT6040010, IT6040004,

IT6040006, IT6040023, IT6040002 e IT6040009.

Complessivamente sono stati archiviati 1.236 records, relativi a presenza e in alcuni casi distribuzione dettagliata di specie di flora e fauna, mentre per gli habitat i records assommano a 272.

(24)

Pagina24 Figura 15 – Copertura dei dati derivanti dai Piani di Gestione realizzati per alcuni siti della rete Natura 2000.

Dati inediti relativi a distribuzione puntiforme di numerose specie faunistiche (Anfibi, Rettili, Chirotteri, lupo, Uccelli Passeriformi catturati per un progetto di Inanellamento a scopo scientifico, e

altre ancora) provengono da studi personali messi a disposizione dagli esperti coinvolti, per un totale di 330 records archiviati.

(25)

Pagina25

4. VALUTAZIONE DEL LIVELLO DELLE CONOSCENZE

4.1 FAUNA 4.1.1 Pesci

Sulla base di 419 segnalazioni. la fauna ittica dell’area di studio è costituita da 52 specie di cui, tuttavia, 23 appartengono all’ittiofauna marina che solo occasionalmente e/o temporaneamente risulta presente all’interno dei laghi costieri della piana pontina o di quella di Fondi. Le specie delle acque interne risultano pertanto 29, di cui 9 da considerare alloctone o trasferite da altri distretti di origine (es.

padano). Molte delle 20 specie autoctone risultano minacciate e meritevoli di particolare attenzione, alcune possono essere ormai considerate estinte localmente o del tutto dalla provincia di Latina (es.

luccio). Nell’ambito del presente lavoro, sicuramente la fauna ittica d’acqua dolce assume un

particolare significato in quanto estremamente sensibile ai fenomeni di frammentazione che interessano tutti i corsi d’acqua presenti, dovuti essenzialmente alla scarsa qualità delle acque, degli alvei e della vegetazione riparia. Assolutamente dannose per la sopravvivenza delle popolazioni ittiche sono le opere idrauliche che impediscono un’adeguata mobilità lungo il corso d’acqua, quali briglie, dighe o chiuse. Altrettanto deleteri sono le immissioni a scopo di ripopolamento di ittico di materiale non autoctono, soprattutto quando questo risulta costituito da specie estranee al corso d’acqua naturale.

Tabella 2 – Elenco specie ittiche

Nome scientifico Nome italiano Gruppo ecologico

Autoctono dell’area di

studio

N.

segnalazioni

Lampetra planeri Lampreda di ruscello Stenoalina dulcicola Si 11

Anguilla anguilla Anguilla Migratrice catadrome Si 31

Alosa fallax Alosa Migratrice facoltativa Si 1

Sardina pilchardus Sardina Marina occasionale Si 4

Engraulis encrasicolus Alice Marina occasionale Si 4

Alburnus alburnus alborella Alborella Residente No 2

Barbus plebejus Barbo Residente Si 5

Carassius auratus Carassio dorato Residente No 26

Chondrostoma soetta Savetta Residente No 1

Cyprinus carpio Carpa Residente No 26

Leuciscus cephalus Cavedano Residente Si 6

Rutilus erythrophthalmus Triotto Residente No 2

Rutilus rubilio Rovella Residente Si 44

Scardinius erythrophthalmus Scardola Residente Si 2

Tinca tinca Tinca Residente Si 4

(26)

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Nome scientifico Nome italiano Gruppo ecologico

Autoctono dell’area di

studio

N.

segnalazioni

Cobitis taenia bilineata Cobite Residente Si 11

Esox lucius Luccio Residente Si 1

Salmo (trutta) macrostigma Trota macrostigma Residente Si 6

Salmo (trutta) trutta Trota fario Residente Si 3

Belone belone Aguglia Marina occasionale Si 1

Aphanius fasciatus Nono Residente Si 7

Gambusia holbrooki Gambusia Residente No 26

Atherina boyeri Latterino Residente Si 26

Gasterosteus aculeatus Spinarello Residente Si 3

Nerophis ophidion Pesce ago sottile Marina occasionale Si 1

Syngnathus abaster Pese ago di rio Residente Si 5

Dicentrarchus labrax Spigola

Marina colonizzatrice temporanea

Si

4

Epinephelus marginatus Cernia bruna Marina occasionale Si 2

Lepomis gibbosus Persico sole Residente No 26

Trachinotus ovatus Leccia stella Marina occasionale Si 4

Diplodus annularis Sparaglione Marina occasionale Si 4

Diplodus puntazzo Sarago pizzuto Marina occasionale Si 4

Diplodus sargus sargus Sarago maggiore Marina occasionale Si 4

Diplodus vulgaris Sarago testa nera Marina occasionale Si 2

Sarpa salpa Salpa Marina occasionale Si 4

Sparus auratus Orata Marine colonizzatrici

temporanee

Si 4

Spicara flexuosa Menola Marina occasionale Si 2

Mullus barbatus Triglia di fango Marina occasionale Si 3

Chelon labrosus Muggine labbrone

Marina colonizzatrice temporanea

Si

4

Liza aurata Muggine dorato

Marina colonizzatrice temporanea

Si

4

Liza ramada Muggine calamita

Marina colonizzatrice temporanea

Si

25

Liza saliens Muggine musino

Marina colonizzatrice temporanea

Si

4

Mugil cephalus Cefalo

Marina colonizzatrice temporanea

Si

25

Symphodus roissali Tordo verde Marina occasionale Si 1

Salaria fluviatilis Cagnetta Residente Si 4

Salaria pavo Bavosa pavone Residente Si 4

(27)

Pagina27

Nome scientifico Nome italiano Gruppo ecologico

Autoctono dell’area di

studio

N.

segnalazioni

Gobius niger jozo Ghiozo nero Residente Si 4

Gobius paganellus Ghiozzo paganello Marina occasionale Si 4

Knipowitschia panizzae Ghiozzetto di laguna Residente No 7

Padogobius martensii Ghiozzo padano Residente No 2

Gobius nigricans Ghiozzo di ruscello Residente Si 5

Solea solea Sogliola Marina occasionale Si 4

4.1.2 Anfibi

La Classe degli Anfibi è caratterizzata da un buon numero specie interessanti per valutare lo qualità ecologica di ecosistemi, alcune delle quali particolarmente adatte come indicatrici di frammentazione e degrado degli habitat. Diversi studi hanno dimostrato che, oltre che da fattori operanti a scala globale (come il calo dell'ozono nella stratosfera), la maggior parte degli Anfibi risulta minacciata anche da numerose altre cause di alterazione ambientale: la bonifica delle zone acquatiche, la deforestazione, l'inquinamento e l'immissione di una lunga serie di prodotti chimici (fertilizzanti, antiparassitari, ecc.), la diffusione di specie alloctone (es. gambero rosso della Luisiana).

In Italia sono presenti 40 specie appartenenti a 2 Ordini.

Nell’area indagata risultano presenti 12 specie per un numero complessivo di segnalazioni pari a 902.

Questa Classe di vertebrati è indissolubilmente legata all’acqua, almeno per una parte del suo ciclo vitale. Questo implica che le esigenze ecologiche per gli anfibi sono più stringenti e alcuni fattori ambientali (presenza e qualità dell’acqua) possono essere limitanti, anche solo in alcuni periodi la cui durata dipende dalla specie trattata. Gli Anfibi sono presenti e distribuiti più o meno su tutto il territorio provinciale. In generale i dati mostrano una distribuzione omogenea tra Lepini, Ausoni e Aurunci molto più rarefatta per le zone umide del Lago di Fondi e del Parco Nazionale del Circeo.

Tabella 3 – Elenco specie di Anfibi

Nome scientifico Nome italiano

N.

segnalazioni

Salamandra salamandra Salamandra pezzata 1

Salamandrina terdigitata Salamandrina dagli occhiali 139

Triturus carnifex Tritone crestato italiano 188

Triturus italicus Tritone italiano 141

Triturus vulgaris Tritone punteggiato 107

Bombina pachypus Ululone appenninico 27

Bufo bufo Rospo comune 60

Bufo viridis Rospo smeraldino 16

(28)

Pagina28

Nome scientifico Nome italiano

N.

segnalazioni

Hyla intermedia Raganella italiana 54

Rana dalmatina Rana dalmatina 16

Rana italica Rana appenninica 83

Rana di Lessonae / Rana Kl esculenta - Rana

bergeri /Rana kl hispanica Rana verde 70

4.1.2.1 Urodeli

Nell’area di studio è segnalata la presenza di 5 specie appartenenti a questo Ordine, anche se per quanto concerne la salamandra pezzata (Salamandra salamandra) l’unica segnalazione si riferisce a un dato del 1970 per il Parco Nazionale del Circeo e meriterebbe perciò una riconferma.

Numerosissime invece le segnalazioni di salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata), specie endemica italiana e legata agli ecosistemi forestali meglio conservati. La specie sembra ben distribuita sulla dorsale dei Monti Lepini, Ausoni e Aurunci e potrebbe fornire indicazioni su alcune variabili ecologiche legate alla sua presenza.

Il Tritone crestato (Triturus carnifex) può essere trovato nelle seguenti tipologie di bacini: stagni, pozze astatiche, piccoli corsi d’acqua o anse di fiumi, canali di irrigazione, cisterne, pozzi di pietra, fontanili e sorgenti. Grazie anche a studi recenti è possibile indicare con precisione le stazioni in cui è presente; la troviamo ben distribuita sui Monti Lepini, Ausoni e Aurunci.

Il Tritone punteggiato (Triturus vulgaris) sembra la specie meno legata all’acqua verso cui si dirige principalmente nel periodo riproduttivo; si riscontra in un ampio spettro di habitat; alcuni studi hanno dimostrato che quando si trova in simpatria con Triturus carnifex occupa le parti del bacino meno profonde e con abbondante vegetazione. Ben distribuita tra Lepini, Ausoni e Aurunci.

Il Tritone italiano (Triturus italicus) è considerata una specie termofila almeno nella zona laziale del suo areale; colonizza svariate tipologie ambientali sia naturali che artificiali. Raramente lo si rinviene in acque debolmente correnti; in bacini d’acqua perenni lo si può trovare tutti i mesi dell’anno. E’

distribuito principalmente tra i Monti Ausoni e Aurunci, segnalato anche in pochi siti sui Lepini.

Sul Monte Redentore (Aurunci) esiste una delle poche stazioni in Italia dove sono presenti tutte e tre le specie. La loro distribuzione in provincia può essere interpretata sia tramite gli effetti della competizione interspecifica che tramite differenti esigenze ecologiche intrinseche ad ogni specie.

4.1.2.2 Anuri

Nell’area di studio è segnalata la presenza di 7 specie appartenenti a questo ordine.

Per l’ululone appenninico (Bombina pachypus) i dati sono pochi e richiederebbero ulteriori indagini.

Per il Parco del Circeo i soli dati presenti sono degli anni ’60 e ’70 del secolo scorso. Il resto delle segnalazioni si concentra sui Monti Lepini.

(29)

Pagina29

Il Rospo smeraldino (Bufo viridis) rispetto al rospo comune (Bufo bufo) frequenta ambienti più umidi e caldi. La specie è particolarmente sensibile ai processi di frammentazione degli habitat a causa dell’abitudine di ritornare al sito produttivo, a volte percorrendo anche diversi km. Durante questi spostamenti molti individui riproduttori vengono uccisi sulle strade.

Anche la raganella (Hyla arborea) è una specie sensibile ai processi di frammentazione in quanto strettamente legata, al di fuori del periodo riproduttivo, alla vegetazione arbustiva e arborea.

La sua distribuzione in provincia è abbastanza articolata la troviamo nella parte Nord dei Monti Lepini, sui Monti Ausoni, sui Monti Aurunci, nel Parco Nazionale del Circeo e nell’area del Parco Naturale della Riviera di Ulisse.

La rana appenninica (Rana italica) è una specie endemica dell'Appennino, dalla Liguria centrale alla Calabria. Si trova per lo più presso ruscelli freddi in collina o in montagna e in zone boscose, ma pure in grotte umide, lavatoi, abbeveratoi o lungo i corsi dei fiumi dove resta sempre nei pressi dell'acqua e se allarmata si tuffa subito. Durante l'inverno molti individui vanno ad ibernarsi sotto le radici degli alberi. La sua distribuzione in provincia è ampia, ma frammentata. Molto probabilmente risente della permanenza dell’acqua durante tutto l’anno. Poco si conosce sul suo stato di conservazione. Specie interessante, cosi come la Rana dalmatina (sebbene meno comune dell’italica) perché strettamente legata ad habitat forestali.

4.1.3 Rettili

Le specie di Rettili presenti nell’area di studio risultano 21, di cui due alloctone (Mauremys

caspica e Testudo marginata), per un totale di 637 segnalazioni.

Tabella 4 – Elenco specie di Rettili Nome scientifico Nome italiano

N.

segnalazioni

Mauremys caspica Mauremide caspica 1

Emys orbicularis Testuggine palustre europea 34

Trachemys scripta Testuggine palustre dalle guance rosse 3

Testudo hermanni Testuggine di Hermann 22

Testudo marginata Testuggine marginata 1

Caretta caretta Tartaruga caretta 2

Hemidactylus turcicus Geco verrucoso 27

Tarentola mauritanica Geco comune 26

Anguis fragilis Orbettino 37

Lacerta bilineata Ramarro 43

Podarcis muralis Lucertola muraiola 38

Podarcis sicula Lucertola campestre 43

(30)

Pagina30

Chalcides chalcides Luscengola 62

Hierophis viridiflavus Biacco 78

Coronella austriaca Columbro liscio 13

Coronella girondica Columbro di Riccioli 6

Zamenis longissima Saettone comune 53

Elaphe quatuorlineata Cervone 39

Natrix natrix Natrice dal collare 62

Natrix tessellata Natrice tassellata 21

Vipera aspis Vipera comune 26

Le condizioni climatiche e soprattutto gli ambienti carsici abbondantemente disponibili in tutte le aree montuose della provincia determinano una relativa abbondanza delle popolazioni di gran parte di queste specie. Anche la disponibilità zone umide, purtroppo oggi sempre più a carattere relittuale, consente la presenza delle specie tipicamente acquatiche come la testuggine d’acqua dolce (Emys orbicularis) la natrice dal collare (Natrix natrix) e la natrice tassellata (Natrix tessellata)

Nonostante questa presunta relativa abbondanza, la distribuzione di gran parte delle specie non appare adeguatamente conosciuta. I dati risultano poco aggiornati e appaiono disomogenei o addirittura scarsi per alcune specie.

Aree particolarmente dense di segnalazioni sembrano essere quelle situate nella parte settentrionale della provincia a cavallo tra la pianura e i Monti Lepini, ad est del Parco dei Monti Aurunci, tra Parco dei Monti Ausoni e il Lago di Fondi e, in parte, anche nell’area del Parco Nazionale del Circeo. Queste considerazioni tuttavia, potrebbero risentire della mancanza di studi e ricerche nelle altre aree.

Per la distribuzione nella pianura pontina di quelle specie maggiormente legate agli ambienti acquatici potrebbero esistere fattori limitanti come la scomparsa e l’inquinamento di piccoli pozzi,

sorgenti, di stagni e di specchi d’acqua. Spesso gli argini divenuti «ecologicamente» maturi nel corso di decenni sono stati sostituiti da sterili opere in cemento, che non solo pregiudicano la sopravvivenza delle colonie esistenti, ma distruggono anche le basi vitali indispensabili a futuri popolamenti.

La testuggine palustre ha una distribuzione disomogenea e frammentata, tipica caratteristica di una specie minacciata. Essendo un animale molto sensibile al deterioramento del proprio habitat, può essere considerata a tutti gli effetti un "indicatore biologico".

Mentre nel passato veniva cacciata dall'uomo per scopi alimentari, oggi è principalmente minacciata dalla scomparsa/degrado del suo habitat naturale.

Risente del progressivo inquinamento delle acque, in particolare dell'immissione negli ambienti acquatici di sostanze tossiche quali i pesticidi e diserbanti. Altra rilevante minaccia è costituita dallo sfalcio sistematico della vegetazione ripariale effettuata con mezzi meccanici che uccide o ferisce gli esemplari adulti e ne distrugge i nidi. La si trova in stagni, fossati, paludi, fiumi e canali, in zone ricche di vegetazione acquatica e dove la corrente dell’acqua è più lenta e il fondale fangoso. È possibile trovarla anche in ambienti artificiali quali canali di irrigazione, laghetti nei parchi cittadini e

(31)

Pagina31

in ogni habitat favorevole. Da evidenziare la competizione con la specie alloctona Trachemys scripta.

Le testuggine di Hermann (Testudo hermanni) trova rifugio e nutrimento nelle dune sabbiose costiere ricche di vegetazione, nelle pinete costiere di pini mediterranei con sottobosco di arbusti mediterranei, nella vegetazione bassa cespugliosa della gariga, negli arbusti della macchia mediterranea e nel sottobosco delle leccete e delle sugherete. Alcuni gruppi sono presenti nei querceti di roverelle e in alcuni boschi misti di querce e carpini, di frassini e pioppi bianchi. La sua presenza nella provincia è rara e limitata ad alcune aree e necessita di ulteriori indagini; sembra ancora presente nel Parco Nazionale del Circeo e nel Parco Regionale della Riviera di Ulisse. La cause della sua limitata distribuzione sono da attribuire ad una degradazione e frammentazione del suo habitat.

L’orbettino (Anguis fragilis) vive negli ambienti e nei substrati più diversi, che vanno dal terreno torboso ai suoli delle praterie aride calcaree. E' presente nelle zone non troppo umide di paludi e rive, nei boschi moderatamente soleggiati, nelle radure, ai margini delle aree boscate, nei cespugli e nelle siepi naturali, nei prati falciati solo saltuariamente, nei pascoli estensivi, nei vigneti, tra le alte erbe. Nonostante questa ampia valenza ecologica si dimostra vulnerabile a fattori di frammentazione e, tra questi, gli incendi giocano un ruolo non secondario. Si rivela importante la salvaguardia di corridoi (zone incolte, le siepi, le strisce marginali dei campi, i tratti di rive, le scarpate delle ferrovie, ecc) di collegamento tra i vari ambienti che frequenta, così da conservare una sorta di rete di percorsi sul territorio che permetta un interscambio tra le popolazioni.

La luscengola (Chalcides chalcides) è presente nelle zone erbose e umide e nei cespuglieti più freschi della macchia mediterranea. La sua presenza in provincia è limitata al Parco Nazionale del Circeo, al Parco Naturale dei Monti Aurunci, al Parco dei Monti Ausoni e Lago di Fondi. Da indagare la presenza in altre aree.

L’habitat elettivo dal cervone (Elaphe quatuorlineata), specie di notevole interesse conservazionisitico, è la macchia mediterranea dal livello del mare fino agli 1000 m. Predilige il limitare di boschi, i boschi radi e soleggiati o in genere i luoghi con vegetazione sparsa, le macìe, i muretti a secco e gli edifici abbandonati. Ama gli ambienti caldi e umidi. È una specie in progressivo declino per la scomparsa degli habitat in cui vive.

La specie risulta presente nel Parco Nazionale del Circeo e nel Parco Regionale degli Aurunci. La carenza di segnalazioni su questa specie può derivare anche dalla mancanza di studi e dalla difficoltà di riconoscimento.

La natrice tassellata (Natrix tesselleta) è segnalata nel Parco Nazionale del Circeo e sul Lago di Fondi.

Recentemente segnalata nel Parco Regionale della Riviera di Ulisse. Questa specie è strettamente legata all’acqua. Solo raramente colonizza ambienti che non si trovino nelle sue immediate vicinanze.

Predilige in particolare i corsi d’acqua a flusso lento o le acque ferme, ma può essere rinvenuta anche lungo fiumi e torrenti più freddi e a flusso rapido. Il pericolo maggiore che minaccia la natrice tassellata viene dalla progressiva distruzione dei suoi habitat e, in particolare, dalla gestione della vegetazione ripariale. Da indagare la sua presenza nelle altre aree.

Il colubro liscio (Coronella austriaca) e il colubro di Riccioli (Coronella girondica) risultano specie

(32)

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particolarmente esigenti e per questo piuttosto rare non solo a scala provinciale. In molti casi una condizione essenziale alla loro sopravvivenza è la presenza di una consistente popolazione di lucertole quale fonte di cibo. La carenza di segnalazioni su queste specie può derivare anche dalla mancanza di studi e dalla difficoltà di riconoscimento. Da indagare la loro presenza nelle altre aree.

La vipera comune (Vipera aspis) è il più comune viperide italiano, vive in luoghi freschi ed assolati, prediligendo ambienti poveri di vegetazione, prati, pascoli e soprattutto pietraie. I suoi habitat naturali sono dunque vari e comprendono i boschi aperti, rocciosi e termofili, le frane e i ghiaioni.

Molto più comuni risultano invece il geco verrucoso (Hemidactylus turcicus), il geco comune (Tarentola mauritanica), la lucertola campestre (Podarcis sicula), la lucertola muraiola (Podarcis muralis) entrambi presenti anche in contesti fortementne antropizzati, il biacco (Hierophis viridiflavus) particolarmente legato alle varie forme di macchia mediterranea. Il saettone (Zamenis longissima) invece appare più esigente, prediligendo aree con presenza di vegetazione forestale alternata a macchie, incolti, pietraie, corsi d’acqua.

4.1.4 Uccelli

La Classe degli Uccelli è senza dubbio quella che, rispetto agli altri Vertebrati, presenta il maggior livello di informazione sia come quantità di dati (omogeneità della distribuzione delle segnalazioni) che come qualità (stime quantitative delle popolazioni e disponibilità di dati recenti). Tuttavia anche questo gruppo faunistico presenta lacune conoscitive che tendono ad emergere man mano si amplia la scala di indagine.

Le ricerche ornitologiche svolte finora in ambito provinciale mostrano una buona serie di lavori solo per alcune aree principali. L’unico lavoro che ha fatto il punto della situazione generale risale al 1996 (Cascianelli et al.) in cui sono presentati un elenco di specie e il rispettivo status fenologico. Si dispone poi di una buona conoscenza per quanto riguarda i Laghi Pontini e Parco Nazionale del Circeo, Monti Lepini, Monti Aurunci, area costiera, e Arcipelago Pontino (Allavena 1977, Biondi Mr. et alii. 1989, Biondi Ms. et alii. 1999, Corsetti 1988, 2006, 2007, Messineo et alii. 2001, Moltoni 1968,

Tornielli 1983), tutti i lavori nonostante mettano in risalto una conoscenza di base dell'avifauna, sono comunque insufficienti per quanto riguarda le problematiche di altro tipo: etologiche, eco- etologiche, in parte fenologiche, corologiche, biologiche, fisiologiche.

Le stesse liste di uccelli presentano comunque, dopo oltre 10 anni dalla pubblicazione, tutta una serie di carenze e difetti di carattere generale, anche sulla presenza o meno delle specie osservate, come per esempio nei passeriformi.

Sempre a livello provinciale il quadro delle conoscenze si amplia e si aggiorna con i risultati del Monitoraggio dell’avifauna nidificante (in fase di preparazione per la stampa) effettuato tra il 2000 al 2008.

Per quanto riguarda le specie, solo alcune specie o gruppi sono state sufficientemente studiate in questi ultimi anni: la berta maggiore (Corbi et alii 2005), il cormorano (Corbi 1989, 1995) il Falco pellegrino (Schenk et al. 1981), il gabbiano reale (Corbi et alii.

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2001, 2005), ed i picchi delle foreste planiziali (Bernoni e Ianiello 1989), poco altro per le altre specie.

Tra i gruppi meglio studiati e di cui si dispone di una buona serie di dati ci sono le specie acquatiche svernanti (anatre e folaga), all’inizio (anni ’70 del secolo scorso) i dati riguardavano soprattutto i Laghi Pontini (Allavena 1975,1976), in periodo tra l’altro in cui la consistenza dell'avifauna svernante per motivi venatori era piuttosto insignificante, fino alla buona conoscenza attuale di tutte le zone umide provinciali, derivate da una serie di lavori a carattere regionale (Corbi 1996, Brunelli et alii 1998, 2004, 2006).

Altri dati sono riferiti solo per l’area provinciale più importante, il Parco Nazionale del Circeo (Biondi et alii. 1989), mentre per altre aree i dati più recenti sono riferiti agli studi svolti per l’elaborazione dei vari piani di gestione delle ZPS e SIC provinciali, questi ultimi per quanto aggiornati appaiono alquanto insufficienti da un punto di vista sia qualitativo sia quantitativo.

Dall’esame delle fonti edite ed inedite consultate emerge che l’avifauna comprendente le sole specie che si considerano nidificanti (compreso quelle estivanti) e/o svernanti, escludendo invece le sole specie migratrici1, sono 233. Di queste, 143 risultano nidificanti, 11 nidificanti incerte, 2

1 L’esclusione delle specie presenti esclusivamente in migrazione è motivata dall’esigenza di concentrare l’attenzione su quelle maggiormente sensibili al processo di frammentazione, da intendersi in questo specifico caso soprattutto come attività antropica che genera barriere fisiche alla libera circolazione dei flussi genici tra diverse aree di un determinato territorio, piuttosto che perdita/degrado di habitat. In questo senso, le popolazioni di specie migratorie appaiono meno sensibili ai suddetti effetti.

estivanti, 157 svernanti. Chiaramente molte delle specie possono essere presenti sul territorio sia durante il periodo della nidificazione che durante il periodo di svernamento, anche con popolazioni distinte (come avviene spesso per alcune specie migratorie). Delle 233 specie ritenute presenti, 132 sono presenti anche durante i periodi migratori.

Complessivamente le segnalazioni disponibili nell’archivio risultano 15.115.

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Pagina34 Tabella 5 – Elenco delle specie di Uccelli

Nome scintifico Nome italiano N. Segnalazioni x fenologia

Nd. Nd.? Es. Sv. Mig. Tot

Gavia arctica Strolaga mezzana 7 7

Gavia immer Strolaga maggiore 2 2

Gavia stellata Strolaga minore 5 1 6

Tachybaptus ruficollis Tuffetto 33 143 2 178

Podiceps auritus Svasso cornuto 5 5

Podiceps cristatus Svasso maggiore 4 113 117

Podiceps grisegena Svasso collorosso 3 3

Podiceps nigricollis Svasso piccolo 69 69

Calonectris diomedea Berta maggiore 1 1 1 3

Puffinus yelkouan Berta minore 1 1 2

Morus bassanus Sula 1 1

Phalacrocorax carbo Cormorano 155 1 156

Phalacrocorax aristotelis Marangone dal ciuffo 1 1

Botaurus stellaris Tarabuso 18 1 19

Ixobrychus minutus Tarabusino 23 1 24

Nycticorax nycticorax Nitticora 7 3 15 2 27

Ardeola ralloides Sgarza ciuffetto 2 1 4 7

Bubulcus ibis Airone guardabuoi 61 61

Casmerodius albus Airone bianco maggiore 95 95

Egretta garzetta Garzetta 10 126 8 144

Ardea cinerea Airone cenerino 1 150 1 152

Ardea purpurea Airone rosso 7 3 10

Ciconia ciconia Cicogna bianca 5 5

Ciconia nigra Cicogna nera 1 1 2

Plegadis falcinellus Mignattaio 6 1 7

Platalea leucorodia Spatola 12 12

Phoenicopterus roseus Fenicottero rosa 18 18

Phoeniconaias minor Fenicottero minore 1 1

Anser albifrons Oca lombardella 7 7

Anser anser Oca selvatica 28 28

Anser fabalis Oca granaiola 3 3

Tadorna tadorna Volpoca 2 1 23 26

Aix galericulata Anatra mandarina 2 2

Anas acuta Codone 51 51

Anas clypeata Mestolone 63 1 64

Anas crecca Alzavola 114 2 116

Anas Penelope Fischione 83 83

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