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Giovedì
28 gennaio 2021
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Due miliardi di appalti pubblici bloccati
Edoardo Bianchi (ANCE): Due miliardi di appalti non aggiudicati, o non ancora contrattualizzati o per i quali non è stata effettuata la consegna dei lavori
Viviamo momenti di grande bizzarria dove, nonostante la crisi, si preferisce correre appresso a quello che potrà esserci senza curarci di vivere ciò che già abbiamo.
Assistiamo ad una ubriacatura di massa nella attesa messianica delle provviste del Recovery.
Queste, le risorse, dovranno aiutarci a compiere le riforme necessarie affinché il Paese cessi di procedere a scartamento ridotto e si presenti alla fase post covid con una coesione ed una organizzazione nuova.
Grave errore sarebbe approcciare il Recovery come una legge di bilancio bis, avente durata quinquennale.
L’Europa ci chiede una visione di crescita, una visione di Stato, di economia, di società, di cui i singoli progetti costituiscano il tramite per realizzarla, non un assemblaggio di vecchie idee a lungo rimaste nei cassetti.
Nella attesa che tutto questo abbia luogo è necessario fare i conti con le risorse e le regole che abbiamo.
Il Decreto Semplificazioni, sciagurato laddove opta per una deregulation nella fase di scelta del contraente dimenticandosi di incidere, snellendola, sulla fase a monte dove si formano le varie autorizzazioni ai progetti da mandare in gara, ha comunque contemplato alcune previsioni di particolare importanza e rilevanza.
Intendiamo qui sottolineare la positiva portata dell’articolo 8, contenente alcune misure di accelerazione per i lavori pubblici; rimandiamo a futuri interventi ulteriori approfondimenti.
Prima dello scoppio della pandemia (inizio 2020) gli operatori economici avevano partecipato a bandi di gara pubblicati nella GURI, formulando le relative offerte.
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Con la crisi pandemica, ed il conseguente ricorso allo smart working, queste procedure si sono inesorabilmente “congelate”, senza concludersi con la individuazione di un aggiudicatario.
Parliamo di quasi due miliardi di controvalore economico per appalti di cui non risultano ancora aggiudicate le relative gare, o se aggiudicate non ancora contrattualizzate o se contrattualizzate non vi è ancora stata la relativa consegna dei lavori.
Trattasi, si badi bene, di gare espletate nel pieno delle massime garanzie sia sotto il profilo della pubblicità che della trasparenza, senza ricorre ad alcuna “procedura di urgenza”; cosa non di poco conto, alla luce del profluvio di procedure eccezionali che il Semplificazioni avrebbe previsto (articolo 1 – 2 – 9).
Tutte queste gare non solo hanno già copertura finanziaria - perché altrimenti non avrebbero potuto essere bandite - ma, in attesa della aggiudicazione, tengono fermi tutti gli impegni fideiussori delle imprese partecipanti che continuano ad rimanere vincolati finché la stazione appaltante non procederà alla definitiva aggiudicazione.
E’ possibile che, in una fase dove la priorità è da tutti individuata dalla ripresa economica con la occupazione di manodopera (che non dovrà così fare affidamento su alcuna forma di sussidio a carico della collettività) nessuno si sia fatto carico di verificare se le previsioni ex articolo 8 comma 2 e 3 abbiano avuto attuazione?
Perché tutti sono interessati all’impiego delle risorse future e nessuno si interessa dell’impiego delle risorse già impegnate?
E qui vengo ai commi soprarichiamati, che, invero, avrebbero imposto alle stazioni appaltanti, per le offerte ricevute entro il 22 febbraio 2019, di dover procedere alla relativa aggiudicazione entro il 31 dicembre 2019.
Analoga disposizione è stata introdotta per le procedure di gara tramite accordo quadro per le quali non solo si doveva procedere alla aggiudicazione ma anche alla consegna dei vari accordi attuativi.
Un accordo quadro senza attuativo è tamquam non esset.
Manifesto era l’intento del legislatore nelle more che il PNRR ed il Recovery potessero dispiegare i propri effetti: prima di preoccuparci di come spendere le risorse che verranno prendiamoci cura di impiegare quelle che già abbiamo in cassa.
Da quello che le imprese del sistema ANCE ci comunicano, tuttavia, non sembra che la previsione ex articolo 8 commi 2 e 3 abbia trovato applicazione puntuale, anzi.
Risulterebbe inaccettabile che in un momento in cui il Paese si trova a fronteggiare una crisi senza precedenti quelle disposizioni di legge, ordinarie, che favoriscono una ripresa possano rimanere inapplicate.
Continuiamo ad assistere a dati magniloquenti sull’avvio di cantieri che sono destituiti di ogni fondamento perché si confonde la pubblicazione dei bandi di gara con l’apertura dei cantieri (vi è una sottile differenza).
Registriamo un continuo richiamo alle doti taumaturgiche che potranno avere i commissari per la apertura di cantieri, dimenticandoci che le condizioni connesse alla ricostruzione del Polcevera saranno irripetibili.
Chiediamo al MIT ed a Palazzo Chigi, ispiratori di questa norma, di verificare il reale grado di applicazione delle previsioni di legge che qui interessano.
A cura di Edoardo Bianchi Vice Presidente ANCE con delega alle OOPP
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Sopralluogo obbligatorio, illegittimo non lasciare spazio ai chiarimenti successivi
di Mauro Salerno
La puntualizzazione dell'Anac nel parere di precontenzioso n. 22/2021
Stabilire l'agenda dei sopralluoghi obbligatori dopo la scadenza del termine per la richiesta di chiarimenti previsto dal bando è illegittimo, a meno che non si preveda un nuovo termine per permettere ai concorrenti di formulare le richieste alla stazione appaltante. La precisazione arriva dall'Anac, con il parere di precontenzioso n.22/2021 appena pubblicato dall'Autorità.
Il caso nasce dalla richiesta inviata all'Autorità da due concorrenti alla gara da 61,8 milioni per il servizio rifiuti da svolgere in sei comuni dell'area metropolitana di Palermo. Il punto controverso riguardava il servizio da svolgere a Ustica («criticità riguardanti l'utilizzo sulla rete viaria di alcuni automezzi che avrebbero reso impossibile il rispetto di alcune prescrizioni del Capitolato»), per cui uno dei concorrenti avrebbe voluto richiedere alcuni chiarimenti alla stazione appaltante, nonostante il sopralluogo obbligatorio fosse avvenuto il 20 novembre, cioè cinque giorni dopo la scadenza del termine per la richiesta dei chiarimenti prevista dal bando.
Secondo la ricostruzione dell'Anac, il concorrente pur avendo manifestato all'amministrazione « la necessità di avere chiarimenti, ritenuti indispensabili ai fini della formulazione dell'offerta, il giorno precedente (24 novembre) la data di scadenza del termine di presentazione delle offerte (25 novembre), invocando contestualmente la proroga del termine» non avrebbe ricevuto nè i chiarimenti richiesti né riscontri alla richiesta di proroga.
Un comportamento bocciato dall'Anac che - dopo aver ricostruito il quadro normativo - ricorda che «in caso di sopralluogo obbligatorio, le informazioni acquisite in tale sede, in quanto necessarie ai fini della formulazione di una offerta consapevole, sono da considerarsi alla stregua di informazioni complementari della lex specialis, sulle quali ciascun candidato deve essere posto nella condizione di formulare quesiti e richiedere informazioni supplementari entro il termine ultimo indicato dal bando». Per questo motivo «viene giudicato irregolare la scelta di calendarizzare «sopralluoghi obbligatori in date successive alla scadenza del termine per la presentazione di chiarimenti stabilito dal bando, che non sia accompagnata dalla contestuale fissazione di un nuovo congruo termine per la richiesta di chiarimenti».
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Commissari, 37 opere su 59 in cerca di
intese regionali: rischio ritardi anche dalla crisi
di Mauro Salerno
Ancora lungo il tragitto del Dpcm dopo il parere delle commissioni parlamentari atteso entro il 9 febbraio
Si allungano ancora i tempi della nomina dei commissari per le grandi opere. È vero che dopo quasi due anni di attesa (il decreto Sbloccacantieri risale all'aprile 2019) il decreto con opere e nomi è stato finalmente sbloccato e inviato in Parlamento dal premier (dimissionario) Giuseppe Conte, ma è altrettanto vero che l'approvazione definitiva del decreto è ancora lontana dal traguardo finale.
Un paio di nodi sono emersi al primo appuntamento parlamentare. Con l'avvio (martedì 26 gennaio) dell'esame da parte delle commissioni riunite Ambiente e Trasporti della Camera è stato infatti ufficializzato il fatto che ben 37 delle 59 grandi opere incluse nella lista necessitano di un'intesa con le Regioni prima dell'approvazione finale.
A chiarirlo è stato lo stesso viceministro delle Infrastrutture, Giancarlo Cancelleri . Intervenuto in commissione Cancelleri ha depositato l'elenco delle 37 opere su cui serve ancora l'ok dei governatori. Le regioni con più opere in ballo sono la Sicilia (8 progetti) e il Lazio, con sei progetti tra cui anche la Metro C di Roma, affidata all'ex Ad di Rfi Maurizio Gentile.
Cancelleri ha anche sottolineato che il governo ha intenzione di «avviare tempestivamente» il dialogo con i Governatori per ottenere rapidamente l'intesa dopo il parere delle commissioni. Non è escluso che dagli incontri locali possa emergere la necessità di modificare o integrare la lista. In quel caso, il Governo si è impegnato a inviare al Parlamento un nuovo atto con le eventuali integrazioni all'elenco delle opere. Una possibilità che il decreto Semplificazioni (intervenendo sul Dl Sbloccacantieri) riconosce comunque fino al 30 giugno 2021, anche con l'adozione di nuovi decreti. Ma a questo punto c'è anche da chiedersi quale sarà il governo che se ne occuperà.
Non c'è quasi bisogno di sottolineare che la crisi politica rischia di avere un impatto pesante sui tempi di nomina dei commissari. In Parlamento lo ha riconosciuto lo stesso viceministro. Molto, poi, dipenderà dal grado di discontinuità che si verificherà tra gli attuali e i futuri vertici di Palazzo
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Chigi e dei singoli ministeri. Un quadro che getta una pesante ombra sulla rapida conclusione della vicenda.
L'altra questione aperta riguarda i compensi dei commissari. Le norme prevedono un compenso da determinare fino ad un massimo di 100.000 euro, ma il viceministro in commissione ha chiarito che, trattandosi in massima parte di dirigenti pubblici, non saranno corrisposti ulteriori compensi in base alla regola che dispone l'onnicomprensività delle retribuzioni.
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