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PROVINCIA DI CARBONIA IGLESIAS Consiglio Provinciale

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Academic year: 2022

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PROVINCIA DI CARBONIA IGLESIAS Consiglio Provinciale

Verbale n. III della seduta del 23 gennaio 2012

Il giorno 23 gennaio 2012, alle ore 16.00, presso la sala consiliare del Comune di Iglesias, in piazza Municipio, si è riunito in seduta pubblica il Consiglio Provinciale, per trattare il seguente ordine del giorno:

1) Ordine del giorno contro la chiusura degli uffici dei Giudici di Pace

2) Adozione del Piano Urbanistico Provinciale (PUP) – Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Carbonia Iglesias (PTC)

Sono presenti i Signori Consiglieri:

PRES ASS PRES ASS

1) CHERCHI SALVATORE X 14) BALDINO MARCO X

2) SUNDAS ELIO X 15) ROMBI ACHILLE IGNAZIO X

3) TOCCO GIOVANNI X 16) RUBIU GIANLUIGI X

4) LENZU PIER

GIORGIO X 17) VIGO ANTONIO X

5) CANI EMANUELE X 18) STERA ATTILIO X

6) MADEDDU EMANUELE X 19) PERSEU LUIGI X

7) PIANO BRUNO UGO X 20) CORONGIU MARIO X

8) CROBU LIVIA X 21) LOCCI IGNAZIO X

9) RUBBIANI MARA X 22) ACCA PIER PAOLO X

10) LODDO ROSSANO X 23) SPIGA ELEONORA X

11) CAU MARCO X 24) MONTISCI MARIA

ROSARIA X

12) MASSA SALVATORE

LUIGI X 25) PINTUS TERESA X

13) CREMONE ANGELO X

Totale presenti: 17 - Totale assenti: 8

Presiede la seduta il Presidente del Consiglio, dott. Elio Sundas.

Partecipa il Segretario Generale Reggente, dott. Franco Nardone.

Sono inoltre, presenti gli assessori Grosso Marinella, Pizzuto Luca e Vacca Guido.

(2)

*********

Si da atto che il presente verbale costituisce un resoconto sommario delle dichiarazioni rese dagli intervenuti.

In Segreteria è disponibile la registrazione della seduta odierna e che la stessa costituisce parte integrante del seguente verbale.

Si da atto che le parti riportate in corsivo e tra virgolette si riferiscono alle frasi testuali pronunciate dagli intervenuti.

*********

Il PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, DOTT. ELIO SUNDAS, effettua l’appello nominale dei presenti, per verificare la presenza del numero legale, alle ore 16.48.

Risultano presenti: 17

Cherchi Salvatore, Sundas Elio, Cani Emanuele, Madeddu Emanuele, Piano Bruno Ugo, Crobu Livia, Rubbiani Mara, Loddo Rossano, Cau Marco, Cremone Angelo, Baldino Marco, Rombi Achille Ignazio, Vigo Antonio, Corongiu Mario, Locci Ignazio, Spiga Eleonora e Pintus Teresa.

Totale assenti: 8 (Tocco Giovanni, Lenzu Pier Giorgio, Massa Salvatore Luigi, Rubiu Gianluigi, Stera Attilio, Perseu Luigi, Acca Pier Paolo e Montisci Maria Rosaria).

*********

Si da atto che il consigliere Massa entra alle ore 17.28, e il consigliere Lenzu alle ore 17.50.

Il consigliere Cremone esce alle ore 17.15.

L’assessore Cicilloni entra alle ore 17.05 e l’assessore Pili alle ore 17.40.

*********

Il PRESIDENTE DEL CONSIGLIO dichiara aperta la seduta alle ore 16.50.

*********

Il consigliere Cremone rivolge un’interrogazione al presidente Cherchi.

Afferma di essere dispiaciuto per l’assenza dell’assessore Pili.

Informa che in aula sono presenti i lavoratori di Opere Pubbliche (circa 14), che lavorano per conto di Abbanoa e non percepiscono lo stipendio da 6 mesi. (Li invita ad alzarsi in piedi).

In questi mesi, tutti gli impianti di depurazione fognaria sono a rischio; stanno cominciando ad essere bypassati, perché non si eseguono le manutenzioni e stanno inquinando.

Informa di aver convocato i lavoratori in commissione politiche del lavoro per giovedì, per evitare che una grossa società pubblica metta in ginocchio queste famiglie.

Ricorda che oggi i lavoratori dell’Aias sono a Cagliari per manifestare, e anch’essi non ricevono gli stipendi.

(3)

Sottolinea che non ci sia solo l’Alcoa.

Chiede al Consiglio di dare voce a questi lavoratori.

Il presidente Cherchi risponde di avere incontrato questi lavoratori per 2 volte e di aver già dato loro le indicazioni per risolvere la situazione.

Hanno il diritto di essere pagati. Infatti, quando una società pubblica o una pubblica amministrazione eseguono o affidano ad altra società dei lavori, rispondono direttamente del rispetto degli obblighi contrattuali derivanti dal contratto di lavoro e quindi, del pagamento degli stipendi.

Su richiesta delle organizzazioni sindacali, i lavoratori devono essere pagati direttamente da Abbanoa.

Pertanto, le organizzazioni sindacali devono attivare le procedure di pagamento verso Abbanoa.

Abbanoa avrebbe dovuto controllare, mese per mese, i libri matricola e verificare la regolarità dei pagamenti.

Riferisce che il direttore generale di Abbanoa, da lui interpellato, e come già riferito loro, riconosce che è dovere di Abbanoa pagare, senza discussioni.

Alcuni giorni fa c’era un incontro con le organizzazioni sindacali.

Consiglia ai lavoratori, direttamente o attraverso le organizzazioni sindacali, di attivare formalmente la procedura per ottenere il pagamento degli stipendi.

Abbanoa ha in rescissione in danno il contratto con Opere Pubbliche. Rileverà direttamente la gestione degli impianti di depurazione. Riaffiderà il servizio, in modo da garantire la continuità dei contratti di lavoro, in modo che nessuno perda il lavoro.

Opere Pubbliche fuoriesce dalla gestione. I lavoratori passeranno provvisoriamente ad Abbanoa, e successivamente, saranno assegnati ad un altro soggetto, per la gestione dei depuratori.

Per quanto concerne la correttezza della gestione degli impianti di depurazione, l’assessorato all’ambiente della Provincia, dopo il loro incontro, è stato allertato, affinché faccia le verifiche del caso.

Il consigliere Vigo dichiara di trovarsi in imbarazzo di fronte a questi lavoratori.

Il territorio vive situazioni di profondo disagio e non sempre si è a conoscenza di tutte le questioni, per cui avrebbe gradito avere la possibilità di documentarsi preventivamente su tale situazione e venire in Consiglio con cognizione di causa, in modo tale da poter intervenire.

Sarebbe stato opportuno fare prima la riunione in commissione, per prendere coscienza delle problematiche e documentarsi, e poi in Consiglio. In tal modo, non ci si sarebbe limitati a dover ascoltare e basta.

Il consigliere Cremone insiste affinché venga data la parola ad uno dei lavoratori presenti.

Il presidente del Consiglio consiglia di affrontare la problematica prima in commissione.

Il presidente Cherchi ribadisce di avere già incontrato questi lavoratori e che prima di venire in Consiglio con i lavoratori, si sarebbe dovuta affrontare la questione in commissione e non viceversa.

Non si devono usare i lavoratori.

Il consigliere Cremone risponde che sta dalla parte dei lavoratori.

Il consigliere Madeddu osserva che siano tutti dalla parte dei lavoratori.

Entra l’assessore Cicilloni.

(4)

Il consigliere Cremone spiega di aver incontrato questi lavoratori questa mattina e di aver detto loro di venire in Consiglio questa sera.

Ribadisce la richiesta di darli la parola, per spiegare cosa sia successo.

La consigliera Crobu osserva che se si vuole lavorare per i lavoratori, per risolvere i problemi del territorio, si deve coinvolgere la commissione politiche del lavoro. Se tutti avessero saputo dell’incontro, non sarebbe mancato l’assessore al lavoro.

È dispiaciuta quindi, per l’assenza dell’assessore, e non perché ci siano i lavoratori. L’assessore non è presente, perché non sapeva che sarebbero venuti oggi.

In questo modo, si rischia di danneggiare i lavoratori.

Il presidente del Consiglio da la parola ad un rappresentante dei lavoratori.

Il Consiglio è sospeso per la durata dell’intervento, non essendo stato convocato un Consiglio provinciale aperto.

Al termine dell’intervento, il presidente Cherchi si impegna a sentirli separatamente.

*********

Il presidente del Consiglio da lettura dell’ordine del giorno.

Il consigliere Madeddu, relativamente all’ordine dei lavori, domanda al presidente Cherchi, di dare un’informativa sulla vertenza industriale di Portovesme, dopo l’esame dei due punti iscritti all’ordine del giorno.

Il consigliere Cremone abbandona l’aula.

Il consigliere Locci illustra il primo punto iscritto all’ordine del giorno, contro la chiusura degli uffici dei giudici di pace nel territorio.

Questa mozione è frutto dell’accordo preso in conferenza dei capigruppo.

Prende spunto dagli ultimi provvedimenti che il Governo Monti ha adottato alla fine dell’anno, ed in particolare, il 16 dicembre 2011, quando il Consiglio dei Ministri ha approvato lo schema di revisione delle Circoscrizioni Giudiziarie, in particolare per quanto attiene la parte relativa ai giudici di pace dello Stato.

Si prevede la riduzione di 674 Uffici su tutto il territorio Nazionale.

Per quanto riguarda il territorio, porterà alla soppressione di tutti i 4 uffici dei giudice di pace presenti ad Iglesias, Carbonia, S. Antioco e Santadi.

La riforma dei giudici di pace del 1995 servì per decongestionare la macchina della giustizia italiana, sostituendo le soppresse preture con un ufficio locale di amministrazione della giustizia, gestite da un giudice onorario che si occupa di materie di portata minore, in materia sia civile che penale.

Dinnanzi ai giudici di pace, nelle cause fino a 1.100 euro, ci si può difendere da soli, senza bisogno di essere rappresentati da un avvocato.

Con la chiusura di questi uffici si allontanano dalle periferie, anche servizi essenziali, quali quello della giustizia.

La Provincia non si deve lasciare andare davanti ad uno Stato che ormai quotidianamente, con la scusa delle razionalizzazioni delle spese e dei tagli di bilancio, sta allontanando i servizi dalla periferia.

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Il taglio dei giudici di pace è l’ennesimo esempio di uno Stato che ha deciso di sbaraccare dai piccoli Comuni e che pensa alle riforme accentrando tutto a Roma, ovvero di una Regione che pensa di accentrare tutto a Cagliari, pensando esclusivamente alle esigenze delle grandi città e delle grandi realtà.

La Regione Sardegna fa riforme e prende le proprie decisioni prendendo come punto di riferimento le città di Cagliari e Sassari e qualche volta, Olbia.

Integra la mozione presentata con delle motivazioni politiche del proprio gruppo.

Ritiene che anche le periferie e i piccoli comuni abbiano diritto di avere questi servizi.

Fino a qualche settimana fa si parlava di tagli alle scuole, per cui ritiene che continuando così, fra un po’, probabilmente, si dovrà parlare di portare i ragazzi delle scuole a Cagliari, perché sopprimeranno qualche liceo, scuola media, e il territorio sarà sempre più povero. Ci sarà un deserto delle istituzioni.

Non è possibile viaggiare sempre verso il capoluogo della Regione per ottenere i minimi servizi.

Chiede che l’amministrazione provinciale si attivi nei confronti del Ministero e della Regione Sardegna e che si faccia carico di sensibilizzare i propri rappresentanti regionali, affinché si intervenga per fermare questa fuga dello Stato dalla Provincia di Carbonia Iglesias.

Chiede che l’Anci e l’Ups si facciano carico di questa vertenza.

Chiede al presidente della Provincia di verificare, unitamente ai sindaci del territorio, l’opportunità di una gestione degli uffici dei giudici di pace, in capo ad un consorzio di comuni o ad una forma di gestione associata.

Il consigliere Corongiu dichiara di condividere pienamente quest’ordine del giorno.

È stato interessato a questa problematica, attraverso le isole minori.

Infatti, è stato sollecitato dall’Isola della Maddalena. Hanno già parlato con il Ministero. Riferisce che la soluzione sarebbe l’ultima fra quelle proposte dal consigliere Locci, ovvero che i Comuni, se vorranno tenere il servizio dei giudici di pace, se ne dovranno accollare le spese.

Rileva che si potrebbe continuare ad avere il servizio dei giudici di pace, nelle sedi dov’è attualmente, se la Provincia o un gruppo di comuni ne sostenessero i costi.

Il consigliere Madeddu rileva che la mozione è stata presentata da tutti i capigruppo. La relazione del consigliere Locci rappresenta la relazione del Consiglio.

La chiusura delle 4 sedi dei giudici di pace, presenti nel territorio, comporterebbe dei disagi e avrebbe dei costi per l’accesso alla giustizia.

In alcuni casi, finirebbe per negare lo stesso diritto alla giustizia, proprio a causa dei costi che ne deriverebbero.

Rileva che col medesimo provvedimento, da un lato, si sostiene che gli enti locali potrebbero sostenere i costi per il mantenimento del servizio dei giudici di pace, ma nel contempo, vengono stabiliti ulteriori tagli a carico degli enti locali. Non c’è equità.

La Provincia e i Comuni devono fare uno sforzo per garantire un servizio importante.

Propone di aggiungere nella mozione un comma che preveda di attivarsi nei confronti dei parlamentari e dei consiglieri regionali del territorio, affinché mettano in campo tutte le iniziative utili nei confronti del Governo, per rivedere il provvedimento adottato.

Non si possono fare solo tagli matematici, ma si devono tenere in considerazione le peculiarità di un territorio su cui si va ad incidere.

È importante continuare a garantire un servizio.

Ognuno deve fare la propria parte in questa battaglia.

Entra il consigliere Massa.

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Il consigliere Vigo evidenzia che vi è il timore che il taglio non riguarderà solo l’ufficio dei giudici di pace, ma tutta la struttura delle sezioni staccate, ed in particolare di Iglesias e di Carbonia; lo scenario sarà che tutti i Tribunali con sezioni staccate verranno accorpati a Cagliari.

Ciò creerà disagi enormi.

Sono le persone indifese a dover sopportare il peso di queste restrizioni.

Concorda sulla necessità di risparmiare, ma ritiene che non sia corretto che siano le persone con maggiori disagi a farsene carico.

Ritiene inoltre, che non si otterranno risparmi. Infatti, quando si parla di far spostare una massa di persone, si creano spese aggiuntive che non hanno nulla a che vedere con il risparmio globale della pubblica amministrazione.

Il presidente Cherchi rileva che l’argomento sottoposto all’esame del Consiglio sia molto importante.

Emergono diverse questioni significative.

Da un lato, il diritto alla giustizia, che in Italia è messo in discussione dalla lungaggine dei procedimenti.

Più volte, l’Italia è stata condannata dalla Corte di Giustizia Europea, perché, dal punto di vista pratico, viene negata la giustizia. Ciò deriva dall’arretrato enorme che contraddistingue la situazione italiana.

L’accentramento in poche sedi dell’amministrazione della giustizia, porterà inesorabilmente ad un ulteriore allungamento dei tempi.

Dall’altro lato, si introduce una tassa occulta a carico dei cittadini.

Si deve sostenere la linea dei servizi nel territorio, per cui non importa avere strutture accentrate e ridondanti.

Afferma, infatti, di non sentire la mancanza nel territorio della Prefettura, della Questura, dei comandi provinciali.

È dispiaciuto che l’Inpdap chiuda gli sportelli, nonostante abbia migliaia di utenti e che quindi, non si offra un servizio ai cittadini; invece, non si sente la mancanza del direttore generale.

Sottolinea che nell’applicazione del provvedimento non è stato riconosciuto che comunque, deve essere mantenuta almeno un’entità ogni 100 mila abitanti.

Bisogna protestare e richiamare ognuno a fare la sua parte.

I parlamentari sono stati coinvolti in due diverse occasioni: una prima volta, a settembre, quando hanno votato la legge e una seconda volta, quando il testo del decreto legislativo, prima della sua emanazione, è passato all’esame della commissione parlamentare. Quindi, il provvedimento è tornato in Parlamento due volte.

Un altro servizio nel territorio salta. Ci si trova dinnanzi ad un’ecatombe di uffici soppressi.

Intervenire quando un atto è già perfezionato (e lo è quando viene pubblicato in Gazzetta Ufficiale), per modificarlo, è una cosa estremamente complessa, dovendosi promuovere un’iniziativa parlamentare. Tale iniziativa andava promossa al momento dell’esame della legge, una prima volta, e una seconda volta, al momento della discussione del decreto legislativo.

L’allarme del consigliere Vigo sui Tribunali è fondatissimo.

C’è una ritirata dello Stato dal territorio, e non per mancanza di lavoro, presente in abbondanza.

Per risparmiare qualcosa dal bilancio dello Stato, si costringono migliaia di cittadini a pagare una tassa.

Afferma di condividere pienamente la mozione.

Si promuoveranno le opportune iniziative politiche.

Tuttavia, non ci si deve fare illusioni, in quanto una volta che un decreto o un atto di legge viene pubblicato nella Gazzetta Ufficiale è esecutivo.

Si cercherà di modificarlo.

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Ci si dovrà organizzare, affinché non scompaia il servizio della giustizia nel territorio, e la Provincia, in accordo con i Comuni, dovrà tradurre concretamente l’indicazione secondo cui si vuole mantenere il servizio nel territorio.

Ci saranno dei costi che dovranno essere sostenuti per garantire il servizio, a fronte del fatto che ci sono dei tagli per gli enti locali.

Il presidente del consiglio Sundas pone ai voti, tramite votazione per alzata di mano, la mozione illustrata dal consigliere Locci.

L’esito è il seguente:

Risultano presenti: 17

Cherchi Salvatore, Sundas Elio, Cani Emanuele, Madeddu Emanuele, Piano Bruno Ugo, Crobu Livia, Rubbiani Mara, Loddo Rossano, Cau Marco, Massa Salvatore Luigi, Baldino Marco, Rombi Achille Ignazio, Vigo Antonio, Corongiu Mario, Locci Ignazio, Spiga Eleonora e Pintus Teresa.

Totale assenti: 8 (Tocco Giovanni, Lenzu Pier Giorgio, Cremone Angelo, Rubiu Gianluigi, Stera Attilio, Perseu Luigi, Acca Pier Paolo e Montisci Maria Rosaria).

Favorevoli: 17 (diciasette) Astenuti: nessuno

Contrari: nessuno.

Il Consiglio

APPROVA

all’unanimità la mozione

presentata dai consiglieri Madeddu Emanuele, Locci Ignazio, Massa Salvatore, Rombi Achille Ignazio, Baldino Marco, Loddo Rossano, Stera Attilio, Pintus Teresa

con cui si impegna

il presidente della Provincia e la Giunta

- ad attivarsi con urgenza nei confronti della presidenza della regione Sardegna e della sua giunta, perché provveda ad intervenire presso il Ministro di Grazia e Giustizia, affinché sia rivalutata la scelta di soppressione e quindi, di accorpamento degli uffici del giudice di pace del territorio, in modo da continuare a garantire un adeguato servizio di giustizia, penale e civile, ai cittadini presenti nella Provincia, e quindi assicurare la salvaguardia dei loro diritti

- ad attivarsi nei confronti dei parlamentari, consiglieri regionali del territorio, affinché mettano in campo tutte le iniziative utili nei confronti del Governo per rivedere il provvedimento adottato di cui sopra

- ad attivarsi altresì nei confronti dell’ANCI Sardegna, affinché supporti con l’azione dei Sindaci la tenuta dei servizi primari nella nostra Regione e nei nostri Comuni

- ad attivarsi infine, per esplorare, la possibilità di tenere aperti gli uffici dei Giudice di Pace attraverso la diretta presa in carico in capo alla Provincia o consorzio di Comuni.

(8)

*********

Entra l’assessore Pili.

Il presidente del consiglio da lettura del secondo punto iscritto all’ordine del giorno: “Adozione del Piano Urbanistico provinciale-Piano territoriale di coordinamento”.

Il consigliere Rombi evidenzia che oggi il Consiglio è chiamato ad adottare il piano urbanistico provinciale.

Indica i compiti della Regione e della Provincia, nonché le materie su cui incide il piano.

Il piano è stato consegnato alla commissione lo scorso aprile. La commissione ha fatto una serie di incontri, per esaminarlo.

Ha ritenuto opportuno, di concerto con l’assessore, invitare la società che ha redatto il piano ad aggiornarlo, a seguito della modifica di alcune situazioni, verificatesi successivamente alla redazione del piano: Galsi, Pai di Iglesias e riperimetrazione dei Sin.

Ringrazia i colleghi della commissione per l’apporto dato, nonché l’assessore Vacca, l’architetto Falqui e la responsabile del procedimento.

L’assessore Vacca fa qualche cenno di inquadramento del piano all’interno della normativa regionale e nazionale.

La pianificazione in Europa e in Italia non è molto vecchia.

Nel campo della pianificazione territoriale si è intervenuti solo nella prima metà del secolo scorso.

In Italia, la prima legge organica sull’urbanistica è venuta nel 1942.

Uno degli scopi era quello di assicurare il rispetto dei caratteri tradizionali; altro scopo era quello di favorire il disurbanamento, spostando la gente fuori dalla città, frenando così la tendenza all’inurbamento.

Con quella legge sono stati introdotti i principali strumenti urbanistici.

A livello territoriale, già dal 1942, è stato introdotto il piano territoriale di coordinamento. Era il Ministero dei lavori pubblici ad individuare la perimetrazione dell’ambito di competenza di ogni piano. Poi tale competenza è stata trasferita alle Regioni. Successivamente, sono stati individuati, per legge, gli ambiti.

L’altro strumento, in vigore fino a qualche decennio fa, era il piano regolatore generale.

Non riguardava tutti i Comuni, ma sono un elenco, stilato dal Ministero dei lavori pubblici.

Il piano regolatore prevedeva la pianificazione di tutto il territorio comunale.

Gli altri Comuni, esclusi dall’elaborazione del piano regolatore generale, dovevano rifarsi al regolamento edilizio, a cui veniva allegato un programma di fabbricazione.

Il programma di fabbricazione, invece, interessava solo l’ambito urbano. Individuava le varie zone edificabili.

Con lo Statuto speciale, fra le varie competenze, è stata attribuita alla Regione Sardegna, potestà legislativa anche in materia urbanistica.

I primi anni però, non c’è stata una grande attività legislativa, per cui per l’edificazione, i Comuni si rifacevano alla legge nazionale.

Nel 1968, lo Stato è intervenuto dettando dei parametri più precisi, fissando gli standard per l’edificazione.

La Regione Sardegna nel 1977 ha istituito l’assessorato all’urbanistica.

Gli assessori sono passati da 9 a 12; uno di questi, ha avuto la delega a enti locali, finanze e urbanistica.

Dopo il 1968, con la fissazione degli standard, si è avuto un proliferare di strumenti urbanistici anche in Sardegna.

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Mentre prima si edificava su autorizzazione diretta del sindaco, dopo il 1968, si è cominciato a formare i programmi di fabbricazione e i piani regolatori.

La Regione ha legiferato in materia urbanistica, solo nel 1989.

Nel 1989 la Regione ha istituito uno strumento nuovo per le province: i piani urbanistici provinciali.

Quindi, la Regione ha delimitato l’ambito del piano territoriale nazionale ad ogni singola Provincia, e anziché chiamarlo piano territoriale di coordinamento, l’ha chiamato piano urbanistico provinciale, intervenendo solo in materia urbanistica.

Inoltre, ha abolito i piani regolatori e i programmi di fabbricazione, come denominazione, e ha imposto a tutti i Comuni lo studio di tutto il territorio comunale, chiamandoli piani urbanistici comunali.

A livello nazionale, per l’ambito provinciale, è rimasto il piano territoriale di coordinamento.

Il Pup non detta regole da rispettare; non è rivolto al cittadino. Individua delle normative di coordinamento in certe materie, per tutti i servizi di carattere sovra comunale.

A queste normative di coordinamento si devono attenere i Comuni nell’elaborazione dei propri PUC.

Entra il consigliere Lenzu.

Il d.lgs 267/2000, sull’ordinamento degli enti locali, ripropone il piano territoriale di coordinamento, classificandolo come di indirizzo generale di assetto del territorio.

Ora si sta esaminando un piano, che è chiamato piano urbanistico provinciale e piano territoriale di coordinamento, perché le due leggi, nazionale e regionale, attribuiscono a questo piano due nomi diversi.

Il piano deve dettare degli indirizzi per l’elaborazione dei Puc, per cui si rivolge ai Comuni, che ne devono tener conto.

Si rivolge agli enti che operano all’interno del territorio provinciale che hanno competenze in materia di pianificazione.

Si rivolge alla stessa Provincia. Infatti, il piano affronta tutti gli argomenti a livello di indirizzi; non affronta esaustivamente gli argomenti trattati. Verranno affrontati dai piani di approfondimento.

Oggi si sta attivando una procedura per rendere il piano operativo.

Dapprima ci sarà la prima adozione.

Una volta adottato, entro 15 giorni, deve essere messo a disposizione dei cittadini, enti e soggetti interessati, per 30 giorni.

Nei 30 giorni successivi, chiunque può presentare osservazioni, richieste, integrazioni.

Acquisite tutte le informazioni, il piano deve tornare in Consiglio per il loro esame.

Viene quindi, trasmesso alla Regione, affinché si esprima in merito, valutando la sua coerenza con gli strumenti di pianificazione territoriale regionali.

Il piano è soggetto anche alla Vas, che ha la sua procedura.

Nelle prime fasi, vi è coincidenza delle procedure.

Nella Vas, però, il rapporto ambientale allegato al piano, anziché essere depositato in segreteria, deve essere pubblicato nel Buras. Dopo l’adozione e pubblicazione, vi sono 60 giorni per fare le osservazioni.

I procedimenti si discostano nella seconda fase.

Infatti, trascorsi i 60 giorni, l’Ente competente a rilasciare il parere ha 90 giorni di tempo per farlo.

Ritiene che essendo la Provincia l’Ente competente, è possibile che si riesca a ridurre i tempi.

Infine, viene trasmesso in Regione per la valutazione della coerenza.

Ripercorre le fasi seguite per l’adozione del piano, a partire dalla nascita della Provincia.

La prima Giunta provinciale, a seguito dell’ottenimento di un finanziamento regionale per l’elaborazione del piano, in conformità al piano paesaggistico, decise di dare corpo ad un ufficio del piano che ne seguisse tutta l’elaborazione, all’interno della Provincia.

Non avendo a disposizione dipendenti, venne conferito un incarico di consulenza ad un tecnico esterno, esperto del territorio.

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Con la crisi politica, l’elaborazione del piano si è interrotta.

La Provincia ha bandito una gara per l’assegnazione all’esterno dell’elaborazione del piano, aggiudicata dalla società Criteria. Si è quindi, dato l’avvio all’elaborazione, attraverso una società esterna.

Si è dato avvio alla prima fase di raccolta dei dati: cartografia esistente, studi prodotti dalla Regione e quelli presenti in Provincia. È stata portata a termine la fase di scooping.

C’è stata un’altra crisi politica. Ci sono stati rallentamenti nell’elaborazione del piano. Non sono stati più dati indirizzi politici.

Alla società è stata chiesto di ultimare lo studio del piano nel giro di 2-3mesi ed effettuare la consegna entro il 31 maggio 2010.

Con puntualità, ha provveduto alla consegna.

Il piano era stato fatto dalla società, con l’interruzione, ad un certo punto, degli indirizzi politici e delle consultazioni con i Comuni e le parti economico-sociali del territorio.

La nuova Giunta ha trovato il piano già fatto.

Si è rimesso mano al piano, poiché mancava la condivisione con il territorio.

I processi di lavoro con la società sono stati proficui, ma hanno scontato il fatto che il piano fosse curato all’esterno della Provincia.

Infatti, contemporaneamente, all’interno della Provincia venivano elaborati altri piani, con acquisizione di dati e condivisone con altri enti, ma senza che ci fosse sufficiente comunicazione tra i diversi soggetti.

Per carenza di comunicazione e notizie, il quadro conoscitivo di un piano è trattato diversamente dal quadro conoscitivo di un altro piano.

Nell’elaborazione del piano non si è ottenuta la perfezione, anche perché non la si può ottenere.

Dopo l’adozione, il piano passerà in capo all’ufficio provinciale del piano che lo terrà costantemente aggiornato.

È possibile proporre modifiche e apportare variazioni, anche in questa fase. Anche i consiglieri potranno proporre delle modifiche, anche dopo l’adozione.

È un piano aperto, di prima stesura, aperto ad ogni suggerimento che possa migliorarlo.

L’architetto Falqui Paolo, ha curato il coordinamento generale e tecnico-scientifico del piano urbanistico provinciale – piano territoriale di coordinamento, per conto della società Criteria.

Rappresenta un folto gruppo di professionisti che hanno collaborato al lavoro di pianificazione; infatti, la redazione del piano ha visto il coinvolgimento di diverse figure professionali.

Spiega, anche tramite l’ausilio della proiezione di alcune slides, che cosa rappresenta il pup; quali sono i suoi obiettivi, i destinatari, il quadro normativo di riferimento, i piani di riferimento per la pianificazione provinciale, gli ambiti di competenza specifica assegnati alla Provincia con il piano, gli elementi di criticità del territorio.

Indica come è stato strutturato il piano, con la sua suddivisione in 3 grandi contenitori: la conoscenza di sfondo (con dati di natura socio-economica e di natura territoriale), la disciplina del territorio provinciale e la valutazione ambientale strategica.

Spiega che a seguito dell’adozione, ogni anno si dovrà approvare un rapporto di monitoraggio che dia conto dello stato di attuazione del piano e degli effetti che può produrre sull’ambiente.

Indica come si attuano le previsioni del piano, mediante l’adozione di alcune strategie.

Spiega le finalità del programma di attuazione.

Mostra la mappa contenente i 3 ambiti di paesaggio del territorio, i suoi sub-ambiti e le sue componenti.

Mostra, a titolo di esempio, la carta con la vocazione del territorio, in termini di uso agricolo del suolo.

Mostra le aree protette, le reti integrate, spiegando le modalità con cui il piano esplica efficacia nei loro confronti.

Rappresenta il sistema delle infrastrutture e della mobilità, nonché il sistema di difesa del suolo.

Indica alcuni obiettivi del piano, tra cui l’ampliamento del settore turistico-ricettivo.

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Conclude indicando i passaggi cui si è chiamati successivamente all’adozione del piano.

L’assessore Vacca ricorda che il lavoro di predisposizione è stato seguito costantemente dalle amministrazioni comunali ed economico-sociali del territorio.

La commissione urbanistica è sempre stata presente durante tutte le fasi, fino all’elaborazione finale.

Sono stati dati in esame alla commissione 5 faldoni da 15-20 cm. Hanno fatto osservazioni utili, dimostrando di avere esaminato con attenzione tutto il materiale.

Auspica che tale collaborazione possa proseguire anche in futuro.

Il consigliere Cau anticipa che voterà a favore del piano.

Afferma di avere grande rispetto del lavoro svolto dalla commissione, dagli uffici e dall’assessore.

Riconosce che dietro l’elaborazione del piano, ci sia un grande lavoro.

Sottolinea che se il piano avesse avuto più contenuti di carattere politico, si sarebbe potuto incidere maggiormente.

È un piano molto tecnico.

Il piano è aperto.

Ritiene che l’elaborazione del piano sia stata sottovalutata da parte dei consiglieri. Si sarebbe potuto essere più collaborativi. In Consiglio vi sono parecchi amministratori.

Informa di avere partecipato a due riunioni della commissione urbanistica.

In una prima riunione, si è parlato di zone agricole.

La Provincia sta puntando molto sull’agricoltura, per cui si sarebbero potuti dare indirizzi. È risaputo che per l’elaborazione del piano paesaggistico regionale, si sia fatto ricorso alle foto aeree, per cui se risultava la presenza di zona bosco, perché magari vi era del cisto, si provvedeva all’apposizione di un vincolo sul territorio.

Si sarebbe potuto dire alle popolazioni che vi sono delle potenzialità.

In un’altra riunione, invece, si è discusso di Pai.

Ritiene che nel piano non ci si sarebbe dovuti limitare a dire alle amministrazioni che in un determinato posto c’è un vincolo, e quindi, un pericolo, in quanto la presenza di tale pericolo è già stato indicato dalla Regione, con l’approvazione del Pai regionale.

Si sarebbe potuto togliere qualche vincolo.

Dalle slides è emerso che vi sono zone delimitate dal Pai, dove da 100 anni si pratica attività agricola.

Queste attività devono continuare ad esistere.

Oltre al Pai, ci sono i vincoli idro-geologici.

Rivolge un invito al presidente - per cui ha grossa ammirazione per il lavoro che sta portando avanti in Provincia, come ad esempio il piano strategico - affinché verifichi a che punto siano i piani urbanistici dei Comuni.

Infatti, il piano, lasciato a sé stesso, può perdere tanto della sua efficacia, se i Comuni non si dotano del loro piano urbanistico.

Il consigliere Vigo rileva che anche in materia urbanistica, la Provincia sia riuscita a dare una risposta concreta, seria, con la collaborazione di tutti. Sono state fatte varie conferenze di pianificazione.

Il risultato è positivo.

La Regione è stata veloce a fare il Piano paesaggistico regionale, ma lo fece senza confrontarsi seriamente con il territorio.

Riconosce che il Pup non sia un piano risolutivo per il territorio.

I territori devono essere veloci ad approvare i loro piani urbanistici. Infatti, è importante che vengano inseriti nel Pup e ne facciano parte integrante.

Si è lavorato in modo attivo e partecipe per l’adozione del piano.

Ritiene che verrà adottato all’unanimità.

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Il consigliere Rombi sottolinea che attualmente, il piano non sia pieno di contenuti politici, ma se si ha la volontà, lo si possa riempire.

Dichiara di condividere, fra gli interventi dello scorso 18 gennaio, quando ci si è riuniti a Portovesme, quello che diceva che non si devono cercare economie alternative al polo industriale, soprattutto in questo momento di crisi, in cui ogni posto di lavoro va difeso.

Ritiene, tuttavia, che si debbano ricercare anche nuove economie.

Il piano può essere preso come un’opportunità, se si rimuovono le criticità che vive il territorio.

Una di queste è relativa al grave problema dei trasporti; auspica pertanto, che vi siano dei passi in avanti rispetto al Consiglio provinciale congiunto con la Provincia del Medio Campidano, svoltosi a Cagliari lo scorso 12 gennaio. Non si può parlare di economia efficiente con gli attuali trasporti e problematiche. Si deve arrivare ad un tavolo di discussione con la regione Sardegna, affinché si raggiunga la tanta auspicata interconnessione.

Altra criticità, che metterebbe al primo posto, è il problema del risanamento ambientale.

Critica la definizione di rifiuto, data dal d.lgs 152/2006.

La riperimetrazione dei Sin è importante, perché restringe i perimetri considerati inquinati.

Bisognerebbe specificare meglio quali sono inquinati e quali non lo sono, se è vero che per rifiuti si intendono i materiali che hanno avuto pretrattamenti, operazioni che hanno mutato la natura di tali rifiuti.

È difficile per un imprenditore investire in un territorio dove si parla di problemi quasi insormontabili.

Vive personalmente il problema del porto di Buggerru.

È impensabile considerare la sabbia che ha avuto delle modifiche naturali, come rifiuti.

Vi è quindi, la necessità di condividere il fatto che bisogna far applicare diversamente la normativa.

Auspica che oggi il Governo, essendo tecnico, possa capire che una normativa come quella attuale, non possa essere applicata in egual modo in tutto il territorio nazionale.

Quel che si ha qua è frutto di centinaia di secoli di lavoro, di miniera. È frutto naturale della terra. Non lo si può considerare inquinato.

Vorrebbe dire che si dovrebbero evacuare le spiagge, non far fare il bagno ai bagnanti, impedire ai bambini di prendere secchielli di sabbia ed evacuare le popolazioni.

I rifiuti sono quelli trattati, di laveria, dei bacini di decantazione. Si dovrebbero bonificare quelli. Sono il 20% di quello che si dice inquinato.

Da diverse generazioni si sta parlando di risanamento ambientale e l’economia è sempre ferma.

Il presidente Cherchi da atto del lavoro fatto dalla commissione, dal suo presidente e dai commissari, che hanno istruito adeguatamente il documento portato oggi in aula per l’adozione.

Lui stesso ha partecipato in diverse circostanze, con l’assessore, a degli incontri con la commissione.

Da atto inoltre, del lavoro positivo fatto dagli uffici e dalla società che ha collaborato con l’amministrazione alla redazione del piano.

Affinché il piano diventi operativo, necessita di una serie di piani attuativi.

Tuttavia, il piano contiene già delle scelte forti, come ad esempio, la decisione sul come usare il territorio, su come rispettarlo.

Ora si dovrà passare a progettare più compiutamente gli ulteriori sviluppi che consentano di precisare meglio, entrando nei singoli sub-ambiti territoriali.

In relazione agli insediamenti turistici, per esempio, il piano consegna degli ambiti in cui il tema è stato compiutamente studiato.

A valle di queste scelte-macro, operate dal piano, c’è necessità di entrare più propriamente con l’individuazione degli interventi più propri.

È una scelta di politica territoriale molto importante.

Rileva che confrontando il piano di coordinamento territoriale col piano strategico, emerge che, per dare attuazione all’indicazione contenuta nel piano strategico, circa il recupero del ritardo che ha il territorio nel comparto turistico, occorra fare i conti con certe debolezze individuate, come il fatto che

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si abbia una struttura imprenditoriale scarsamente competitiva, che vi è la necessità di investimenti, di rafforzare la struttura imprenditoriale, la necessità di investimenti nel settore ricettivo.

Per recuperare il gap che si ha oggi, rispetto alla media delle presenze turistiche regionali, bisognerebbe triplicare il numero delle presenze.

In qualche caso, ci si sta già muovendo con degli studi attuativi, come quello sui porti.

Ora la Regione e la Giunta pongono l’accento sull’esigenza di un piano del Sulcis, come richiesto in più occasioni.

C’è la necessità di sviluppare nuovi filoni nell’economia, oltre che difendere l’apparato industriale.

Qui viene in gioco la decisione politica, nel senso della programmazione, dell’assunzione di responsabilità nei diversi campi.

Concorda con l’intervento del consigliere Rombi.

Si dovrebbero delimitare i punti critici effettivi ed intervenire su quelli, e non su migliaia di ettari che rappresentano semplicemente il territorio minerario, in modo da restituire il territorio ad altre funzioni.

È necessaria una decisione politica.

Paradossalmente, vista la nozione di rifiuto di cui alla normativa vigente, si dovrebbero chiudere sorgenti, impedire di toccare la sabbia, perché il fondo naturale è connotato da una radice di metalli.

In certi territori è abbondante la presenza di fluoro.

Si tratta del fondo naturale.

Talvolta c’è un’esagerazione, per cui una sabbia che sta a contatto con i pesci e non crea alcun problema, una volta che esce fuori dall’acqua, viene considerata come un rifiuto e richiede milioni di euro per essere trattata.

Per quanto concerne il piano di rinascita del Sulcis, attualmente gli strumenti della Provincia sono tra quelli più avanzati.

Ci si presenta con un piano urbanistico di coordinamento adottato. È stato approvato il piano strategico. Vi sono diversi studi attuativi ad un livello avanzato.

Si tratta di strumenti propedeutici a delle scelte politiche, nel senso della programmazione.

Il Pup è concretamente un documento molto utile, per aiutare a guidare le scelte.

È un documento aperto.

La sua adozione darebbe dimostrazione di vitalità di un’istituzione, che dimostrerebbe la sua utilità con la produzione di atti di cui hanno bisogno la società e i cittadini.

Conclude ringraziando l’assessore Vacca per il lavoro svolto.

Il consigliere Locci fa una dichiarazione di voto.

Il piano verrà adottato oggi. I gruppi sono rimasti in aula responsabilmente, per garantirne l’adozione, come concordato con i capigruppo.

Afferma di credere nella pianificazione e nella certezza delle regole che da.

Una pianificazione aperta e comunque perfettibile, è meglio che non avere alcuno strumento di pianificazione.

Anticipa il voto favorevole del suo gruppo.

Il presidente del consiglio Sundas pone ai voti, tramite votazione per alzata di mano, la proposta di delibera n. 1777 del 20.01.2012, presentata dal presidente della Provincia, avente ad oggetto:

“Adozione piano urbanistico provinciale-Piano territoriale di coordinamento”

L’esito è il seguente:

Risultano presenti: 18

Cherchi Salvatore, Sundas Elio, Lenzu Pier Giorgio, Cani Emanuele, Madeddu Emanuele, Piano Bruno Ugo, Crobu Livia, Rubbiani Mara, Loddo Rossano, Cau Marco, Massa Salvatore Luigi, Baldino Marco, Rombi Achille Ignazio, Vigo Antonio, Corongiu Mario, Locci Ignazio, Spiga Eleonora e Pintus Teresa.

(14)

Totale assenti: 7 (Tocco Giovanni, Cremone Angelo, Rubiu Gianluigi, Stera Attilio, Perseu Luigi, Acca Pier Paolo e Montisci Maria Rosaria).

Favorevoli: 18 (diciotto) Astenuti: nessuno Contrari: nessuno.

*********

Il presidente Cherchi da un’informativa sullo stato dell’arte delle vertenze del territorio.

Rileva che durante il Consiglio provinciale, convocato presso il consorzio di bonifica, non sia stato posto in votazione il documento predisposto congiuntamente ai Consigli comunali del territorio.

Nel corso di questa settimana dovrebbe esserci la convocazione dell’Eurallumina, relativamente alla quale si sono registrati passi in avanti durante la scorsa settimana.

La Rusal conferma il suo intendimento a riavviare gli impianti. Chiede determinate cose al Governo, a cui si era a suo tempo impegnato.

Per quanto concerne l’Alcoa, in questa settimana, a partire da domani, ci saranno incontri con alcuni soggetti che hanno manifestato interesse a gestire l’impianto.

A fine settimana si farà il punto della situazione con il Governo della Regione.

La Provincia si sta muovendo sulla base di una linea concordata con la Regione e le organizzazioni sindacali.

Si è concordato un documento e sulla sua base si sta agendo. È un documento di merito, con obiettivi e azioni.

La tensione sociale è altissima.

Domani ci sarà la manifestazione degli studenti. Contestualmente, le piccole imprese inizieranno altre iniziative di protesta.

Dopodomani ci sarà a Cagliari una marcia delle istituzioni locali, con la partecipazione di Consigli, sindaci, giunte, consiglieri. Esorta alla partecipazione. Il corteo partirà da viale Elmas, di fronte ai mercati generali: alla fine di viale S. Avendrace. Nelle prossime ore verranno date ulteriori indicazioni.

Informa che non potrà partecipare per ragioni di forza maggiore. Sarà presente unicamente alla partenza.

Il Consiglio APPROVA

all’unanimità

la proposta di delibera n. 1777 del 20.01.2012, presentata dal presidente della Provincia, avente ad oggetto: “Adozione piano urbanistico provinciale-Piano territoriale di

coordinamento”,

completo di rapporto ambientale, VinCA, Sintesi non tecnica

(15)

Domani sera ci sarà un’importante riunione in Regione con le rappresentanze istituzionali, il presidente della Regione e le organizzazioni sindacali, per discutere, oltre che della crisi industriale, del piano del Sulcis.

È cresciuta la consapevolezza che c’è la necessità di difendere il settore industriale da un lato, ma nel contempo, bisogna fare altro.

Gli obiettivi del documento sono difesa dell’apparato industriale e piano per il Sulcis.

Il presidente del consiglio Sundas pone ai voti, tramite votazione per alzata di mano, l’ordine del giorno concordato con gli altri Consigli comunali del territorio, illustrato dal presidente Cherchi.

L’esito è il seguente:

Risultano presenti: 18

Cherchi Salvatore, Sundas Elio, Lenzu Pier Giorgio, Cani Emanuele, Madeddu Emanuele, Piano Bruno Ugo, Crobu Livia, Rubbiani Mara, Loddo Rossano, Cau Marco, Massa Salvatore Luigi, Baldino Marco, Rombi Achille Ignazio, Vigo Antonio, Corongiu Mario, Locci Ignazio, Spiga Eleonora e Pintus Teresa.

Totale assenti: 7 (Tocco Giovanni, Cremone Angelo, Rubiu Gianluigi, Stera Attilio, Perseu Luigi, Acca Pier Paolo e Montisci Maria Rosaria).

Favorevoli: 18 (diciotto) Astenuti: nessuno Contrari: nessuno.

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Il Consiglio APPROVA all’unanimità

l’ordine del giorno

concordato con gli altri Consigli comunali del territorio, con cui:

DELIBERANO

- di respingere con nettezza ogni provvedimento di chiusura di attività produttive - Di concordare con le Organizzazioni sociali le modalità di lotta e mobilitazione;

- Di promuovere la mobilitazione unitaria e generale dell’intera popolazione del Sulcis Iglesiente dichiarando sin d’ora il massimo impegno nelle manifestazioni di lotta che saranno intraprese da subito;

- Di promuovere d’intesa con le organizzazioni dei lavoratori una manifestazione a Roma a sostegno delle richieste rivolte al Governo.

- Di promuovere per la prossima settimana un'iniziativa a Cagliari.

- di fare appello a tutti, senza distinzioni, perché si affermi la massima Unità del Territorio sull’emergenza occupazione e sull’impoverimento del nostro tessuto economico e sociale.

CHIEDONO

- che il Governo si faccia carico per la parte notevole di propria competenza, della grave situazione del territorio assumendosi la responsabilità con le azioni necessarie, al mantenimento della filiera integrata dell’ Alluminio a Portovesme, e quindi che si chiuda positivamente la vertenza Eurallumina sulla base dei documenti sottoscritti anche dal Governo, che assicuri la continuità produttiva della fabbrica di alluminio primario con o senza Alcoa, che dia corso agli impegni sugli investimenti della Portovesme, che risolva strutturalmente il problema del rifornimento energetico della metallurgia in linea con gli standards europei tenuto conto che nel Sulcis l’energia elettrica è prodotta da carbone e che non è accettabile che il territorio si trasformi in un esportatore di energia elettrica a basso costo e si decreti la chiusura della metallurgia, che si considerino i lavoratori delle imprese di appalto alla stessa stregua di quelli delle aziende maggiori, che si avvii il progetto di innovativo in campo energetico per la cattura e stoccaggio dell'anidride carbonica;

- che il Governo adotti i provvedimenti fiscali necessari ad impedire la chiusura di migliaia di piccole imprese

- che la Giunta e il Consiglio Regionale facciano gli atti necessari sul Governo perché siano ottenute le misure di cui ai punti precedenti;

- che la Giunta Regionale affronti concretamente le vertenze in atto delle altre categorie economiche e sociali dell’agricoltura e delle piccole imprese;

- premesso che le amministrazioni locali si impegnano a utilizzare tempestivamente tutte le risorse finanziarie a disposizione, che la Giunta Regionale convochi finalmente, il “Tavolo di discussione programmatica” sullo sviluppo del Sulcis Iglesiente riaprendo con atti operativi il cantiere delle “Progettualità” elencate e assunte nei primi due incontri effettuati con la Provincia e gli Enti Locali, a partire da quelli indicati nel Piano Strategico della Provincia, con condivisione partecipata degli stessi Enti.

(17)

*********

Il presidente del Consiglio informa che il 31 gennaio saranno convocati in contemporanea, tutti i Consigli provinciali, per informare sulla soppressione delle province.

*********

Il PRESIDENTE DEL CONSIGLIO dichiara chiusa la riunione alle ore 19.40.

*********

LETTO, APPROVATO E SOTTOSCRITTO.

Il Presidente del Consiglio Il Segretario Generale

Dott. Elio Sundas Dott. Franco Nardone

f.to f.to

(18)

CERTIFICATO DI PUBBLICAZIONE

Il sottoscritto ________________________ certifica che il presente verbale è stato posto in pubblicazione all’Albo della Provincia di Carbonia Iglesias per 15 giorni

dal ______________________________ al _________________________________

lì, _____________________________

Il Funzionario incaricato ___________________________

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