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PROVINCIA DI CARBONIA IGLESIAS Consiglio Provinciale

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Academic year: 2022

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PROVINCIA DI CARBONIA IGLESIAS Consiglio Provinciale

Verbale n. IX della seduta del 5 giugno 2012

Il giorno 5 giugno 2012, alle ore 11.00, presso la sala consiliare del Comune di Iglesias, in piazza Municipio, si è riunito in seduta pubblica il Consiglio Provinciale, per trattare il seguente ordine del giorno:

1) Discussione sulla situazione in relazione all’esito del referendum, alle dimissioni del presidente della provincia, alla legge regionale sulle province e alle prospettive di riforma degli enti locali.

Sono presenti i Signori Consiglieri:

PRES ASS PRES ASS

1) CHERCHI SALVATORE X 14) BALDINO MARCO X

2) SUNDAS ELIO X 15) ROMBI ACHILLE IGNAZIO X

3) TOCCO GIOVANNI X 16) RUBIU GIANLUIGI X

4) LENZU PIER

GIORGIO X 17) VIGO ANTONIO X

5) CANI EMANUELE X 18) STERA ATTILIO X

6) MADEDDU EMANUELE X 19) PERSEU LUIGI X

7) PIANO BRUNO UGO X 20) CORONGIU MARIO X

8) CROBU LIVIA X 21) LOCCI IGNAZIO X

9) RUBBIANI MARA X 22) ACCA PIER PAOLO X

10) LODDO ROSSANO X 23) SPIGA ELEONORA X

11) CAU MARCO X 24) MONTISCI MARIA

ROSARIA X

12) MASSA SALVATORE

LUIGI X 25) PINTUS TERESA X

13) CREMONE ANGELO X

Totale presenti: 18 - Totale assenti: 7

Presiede la seduta il Presidente del Consiglio, dott. Elio Sundas.

Partecipa il Segretario Generale Reggente, dott. Franco Nardone.

Sono inoltre, presenti gli assessori Cicilloni Carla, Pili Alberto, Pizzuto Luca e Vacca Guido.

*********

(2)

Si da atto che il presente verbale costituisce un resoconto sommario delle dichiarazioni rese dagli intervenuti.

In Segreteria è disponibile la registrazione della seduta odierna e la stessa costituisce parte integrante del seguente verbale.

*********

Il PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, DOTT. ELIO SUNDAS,effettua l’appello nominale dei presenti, per verificare la presenza del numero legale, alle ore 11.40.

Risultano presenti: 18

Cherchi Salvatore, Sundas Elio, Tocco Giovanni, Lenzu Pier Giorgio, Cani Emanuele, Madeddu Emanuele, Piano Bruno Ugo, Crobu Livia, Rubbiani Mara, Cau Marco, Massa Salvatore Luigi, Cremone Angelo, Baldino Marco, Rombi Achille Ignazio, Rubiu Gianluigi, Vigo Antonio, Stera Attilio e Acca Pier Paolo.

Totale assenti: 7

Loddo Rossano, Perseu Luigi, Corongiu Mario, Locci Ignazio, Spiga Eleonora, Montisci Maria Rosaria e Pintus Teresa.

*********

Si da atto che l’assessore Grosso entra alle ore 12.00.

La consigliera Pintus entra alle ore 12.20.

*********

Il PRESIDENTE DEL CONSIGLIO dichiara aperta la seduta alle ore 11.42.

*********

Il presidente del Consiglio saluta il presidente del Consiglio provinciale del Medio Campidano, Collu Fabrizio, presente tra il pubblico.

Rileva che il Consiglio odierno sia stato convocato concordemente con la conferenza dei capigruppo, per discutere della “questione provincia”, creatasi dopo i referendum del 6 maggio.

Si cercherà di capire come potrà essere l’eventuale proseguo del proprio ente.

Ci sono degli aspetti fondamentali che non si possono ignorare. Vi è infatti, un voto popolare da cui non si può prescindere.

C’è una legge regionale che proroga la durata in carica delle province, con l’impegno della Regione di legiferare sul riassetto degli enti locali entro il 31 ottobre.

Vi sono anche le dimissioni del presidente Cherchi dalla carica di presidente della Provincia.

Procede alla lettura di tale lettera.

Auspica che vi sia l’intervento di tutti i gruppi, per poter addivenire ad una decisione condivisa che potrà essere sugellata da un ordine del giorno che è stato predisposto e che verrà presentato e discusso durante il dibattito.

Apre agli interventi.

(3)

Il consigliere Cau Marco (PSI) afferma di condividere pienamente il documento redatto dai capigruppo.

Ritiene che sia doveroso da parte di tutti tener conto del risultato dell’esito del referendum del 6 maggio, in cui il 35% degli elettori ha chiesto che venisse cancellata la legge istitutiva delle nuove province.

Bisogna tener conto anche del 65% degli elettori che nel 2010 hanno eletto democraticamente i presidenti e i rispettivi consigli provinciali.

Si dovrà discutere successivamente di questa cosa.

Il referendum non cancella gli organi democraticamente eletti.

Afferma che molto spesso si è sentito ferito da alcuni articoli e dichiarazioni apparsi sui giornali, in cui è stato definito come appartenente alla casta.

Al fine di poter fare un paragone, si è connesso sul sito del Consiglio regionale e ha cliccato a caso il primo dei consiglieri dei riformatori, vedendo gli incarichi di prima e dopo.

Risulta essere stato sindaco dal .. al .., consigliere regionale dal .. al .., deputato dal .. al .., e ancora consigliere regionale. C’erano anche altri incarichi negli enti della Regione.

Lui invece, non è mai entrato in un consiglio di amministrazione di un ente pubblico e non ha mai dato incarichi.

Elenca gli incarichi ricoperti: vicesindaco e consigliere provinciale.

Percepisce la somma di euro 500, se partecipa alle commissioni cui è stato assegnato.

Ritiene che se la casta sia quest’ultima, si possa stare tranquilli.

Riferisce di aver sentito qualche sindaco che proponeva la nascita di 3 unioni di comuni nel territorio.

Ritiene che vi sia tanta confusione.

Il 25 maggio è stata organizzata un’assemblea in cui tutti si sono espressi. In tale occasione, ha percepito la paura da parte del territorio che il presidente della Provincia non ritiri le dimissioni e quindi, lasci l’incarico. Infatti, non gli hanno chiesto di continuare, ma di farsi carico dei problemi del territorio, potendo contare solo su di lui, non vedendo altra soluzione o altro soggetto politico idoneo.

Vi sono dei programmi fatti da quest’amministrazione che vanno portati avanti e forse la gente sta cominciando a capirlo.

Ricorda di aver detto in altre occasioni di sentirsi un passeggero sereno di un mezzo ben guidato. In altre occasioni ha chiesto al presidente di salire in cattedra per convocare i sindaci, affinché potessero approvare il loro piano urbanistico.

Ci sono troppi motivi per cui il presidente debba ritirare le sue dimissioni, tra cui il fatto che ha giurato sulla Costituzione, nonché il fatto che arriverebbe un commissario nominato dal presidente della Giunta regionale che ultimamente, in fatto di nomine, fa discutere.

Il presidente del Consiglio nomina scrutatori i consiglieri Rubbiani Mara e Cremone Angelo per la maggioranza e il consigliere Stera Attilio per l’opposizione.

Il consigliere Acca Pier Paolo (PDL) rileva che la riunione odierna miri a discutere e dare risposte alle tante domande poste dall’esito referendario.

Oggi si deve rappresentare tutto il Sulcis Iglesiente: sia il 68% di coloro che non sono andati a votare, che il 32% di coloro che sono andati a votare per l’abolizione e il 4% di costoro che hanno detto no.

Il quesito non è Provincia sì o Provincia no.

Ci si deve interrogare sul futuro dell’ente, per altri motivi.

Ritiene che il dopo referendum sia stato caratterizzato da estrema confusione e pressapochismo, viste le proposte poste in essere dai promotori del referendum per il dopo province, successivamente all’esito referendario.

(4)

Ritiene che sia assurdo che qualche consigliere regionale, tra i promotori dei referendum, chieda di giorno in giorno con articoli sui maggiori quotidiani, progetti di riforma per gli enti locali. È assurdo che chi si trova nelle stanze del potere e debba avanzare dei progetti per riformare gli enti locali della Sardegna, chieda ai cittadini sardi di presentare delle proposte.

Partiti e personaggi politici hanno speculato su questi referendum.

È un quadro devastante dal punto di vista dell’amministrazione degli enti locali.

I cittadini hanno votato, affinché finiscano la cattiva amministrazione e i costi della politica.

Afferma di non porsi il problema dell’esistenza o meno dell’ente provincia.

C’è già un progetto di legge nazionale che prevede che gli organi politici vengano eliminati. Si è fatto un lavoro di demolizione di un ente, facendo danni e non prevedendo cosa sarebbe successo dopo.

Sarebbe stato sufficiente attendere la disciplina di dettaglio della normativa nazionale, per avere un ente sovracomunale a livello territoriale a costo zero.

Il quadro normativo è molto incerto. Ritiene infatti, che i termini posti dalla legge approvata dal Consiglio regionale, difficilmente potranno essere rispettati.

Ci si troverà in una situazione di vacanza istituzionale e soprattutto di vacanza della rappresentanza di alcuni territori, come il proprio.

Il Consiglio provinciale deve essere il garante del dopo.

Prima di spegnere la macchina-l’Ente, si devono avere delle garanzie su quello che sarà il dopo del Sulcis Iglesiente.

Il Sulcis ha avuto una forte rappresentanza. Le commissioni hanno audito centinaia di soggetti economici, sociali e politici del territorio. Sono stati presenti nelle diverse amministrazioni comunali e sempre al fianco di qualsiasi vertenza.

La Provincia è stata anche una stanza di compensazione del disagio sociale del Sulcis Iglesiente.

Oggi la cancellazione delle province toglie completamente la rappresentanza del territorio, riportandola ad un centralismo cagliaritano, non noto per l’efficienza.

Ritiene che se una Regione come la propria non riesca a tutt’oggi, ad esercitare con efficienza le competenze amministrative attribuitale, sia difficile pensare che le nuove esigenze e competenze dei territori e degli organi sovracomunali provinciali potranno essere esercitati meglio.

Occorre che il Consiglio provinciale sia garante del lavoro e del Sulcis Iglesiente. Questo è il nuovo ruolo che deve avere il Consiglio provinciale.

È necessario avere garanzie sui progetti in essere, nonché che chi assumerà le competenze, oggi in carico alla Provincia, porti a compimento tali progetti e il rilancio del territorio disegnato con tanti sacrifici dal piano strategico provinciale.

Il territorio non rimarrà zittito e impassibile davanti al nulla.

Auspica che il documento che verrà votato oggi, e che condivide pienamente, rappresenti la nuova missione del Consiglio. La missione sarà quella di garantire i lavoratori del Sulcis Iglesiente, gli imprenditori, gli studenti che hanno beneficiato di numerosi interventi, mai ricevuti negli anni precedenti (la scuola è l’anima che consente il cambiamento della mentalità e dell’economia del territorio).

Non si è disposti a cedere quanto fatto, senza sapere prima quale sarà il nuovo progetto istituzionale.

Il consigliere Tocco Giovanni (PD) coglie con piacere che su un argomento, relativo ad un ente intermedio che governa il territorio, si sia tutti uniti in solo intento, compresi i rappresentanti dei partiti che governano la Regione e che in Provincia non sono in maggioranza.

Sarebbe stato auspicabile che una riforma degli enti intermedi fosse stata varata dal Consiglio regionale e non lasciata ad un referendum che si è svolto con un unico obiettivo: penalizzare una parte del paese, eletta democraticamente, che sono i politici.

(5)

Chi ha gestito la sanità in Cagliari per anni e anni rappresenta la casta. Altro che quel consigliere regionale di cui ha fatto cenno il consigliere Cau. È l’artefice della centralità dei poteri e lo propone anche a livello regionale. Ha proposto l’abolizione dell’Asl e su altre partite.

L’abolizione delle nuove province è il preludio all’abolizione di altri enti territoriali, per accentrare tutto a Cagliari.

Quando il territorio faceva parte della Provincia di Cagliari, qua non arrivava quasi niente. Decidevano tutto a Cagliari: sviluppo, attività nelle scuole. Erano in ritardo con le manutenzioni; le scuole superiori erano uno scandalo.

Oggi la Provincia ha intrapreso un iter di attenzione su vari argomenti che interessano il territorio.

Un ente di questo tipo è determinante per questo territorio.

Si parla della volontà di ridisegnare il territorio facendo delle unioni di comuni. Invita a riflettere su quanto sia stato fatto dalle unioni di comuni presenti nel territorio. Ve ne sono due da cinque-sei anni.

Ritiene che siano fallimentari.

Cita a titolo di esempio la sanità. Non si può parlare di alcuni argomenti senza capire di cosa si stia parlando. Si vuole difendere un certo settore, a svantaggio di altri, dove i pazienti vanno tutti i giorni a Cagliari per farsi curare. Occorre mettere quei servizi e non quelli che hanno una casistica limitatissima di un paio di casi al mese.

Non condivide quanti vogliono propinarli da Cagliari uno specchietto per le allodole, perché vogliono il grosso della partita.

I cittadini si sono pronunciati con il referendum, anche se in minoranza, e bisogna tenerne conto.

Si ha il compito di traghettare il territorio verso un ente decentrato che abbia l’efficienza che stava mettendo in campo un ente intermedio come la Provincia.

Si è pronti a fare un passo indietro e vorrebbe che lo facessero anche altri.

Il consigliere Rubiu Gianluigi (UDC) premette che non lo appassionino le polemiche sulla casta e sulle unioni dei comuni; vorrebbe dare il proprio contributo, affinché il presidente Cherchi torni indietro sui suoi passi e ritiri le dimissioni.

Ritiene che in questi 30 giorni siano successe tante cose e sia necessario rivedere le proprie posizioni e strategie.

La chiusura della Provincia di Carbonia Iglesias determinerà un ulteriore impoverimento del territorio, al pari di quanto avvenga con la chiusura di un’attività produttiva che creava reddito.

Non si riferisce ai 18 euro che percepisce un consigliere provinciale per partecipare ad una riunione, ma agli 85 milioni di euro di interventi che la Provincia può spendere e che spende solo nel suo territorio.

In questo momento occorre traghettare il territorio fino a febbraio, e dimostrare che la Provincia ha un senso.

Bisogna costruire un nuovo patto con il territorio: con i sindacati, con le associazioni di categoria, con le consulte popolari, con i lavoratori, con i disoccupati e con la Chiesa.

Occorre cercare di capire ulteriormente le loro esigenze e spendere, in questo periodo che rimane fino alla fine del mandato, tutti i soldi messi in campo.

Il suo gruppo è in minoranza, ma è sempre stata una minoranza collaborativa e aperta al dialogo.

La Provincia è stata presente e attiva (si è andati nei paesi, con il piano faunistico; si sono fatte assemblee comune per comune; il piano strategico, il piano urbansitico). Ad ogni problema la Provincia era presente a sentire le problematiche e le aspettative dei cittadini. Si è cercato di dare risposte al territorio.

Cita l’esempio del settore ambientale e salvamento a mare; si è sempre stati presenti e vigili alle richieste dei cittadini.

Invita il presidente a ritirare le sue dimissioni. Si ha il dovere di farlo.

(6)

Ritiene che i voti ricevuti durante le elezioni provinciali lo autorizzino a rivolgere tale richiesta, dovendo rendere conto del suo operato di questi due anni agli elettori e di cosa abbia fatto per cercare di traghettare la Provincia verso un nuovo ente che il Governo Monti aveva previsto di fare, per cui non c’era bisogno di fare i referendum.

Bisogna mettere in campo delle azioni nuove, condivise con la popolazione, ripartendo dal patto politico con le imprese e il territorio.

Il consigliere Rombi Achille Ignazio (Federazione della Sinistra) esprime il proprio parere, costituente anche una sintesi del pensiero del partito che rappresenta, in merito alla vicenda in discussione.

La Federazione della Sinistra esprime disappunto circa l’esito dei referendum del 6 maggio che hanno sancito la fine della Provincia di Carbonia Iglesias.

Il voto degli elettori è sempre sovrano e va rispettato; tuttavia, ritiene che la perdita della Provincia sia un danno pesantissimo per lo sviluppo del territorio.

Ritiene che i promotori del referendum non abbiano considerato tutte le implicazioni che avrebbe comportato la vittoria dei sì. Ciò è evidente dal fatto che ancora oggi la Regione non ha deciso cosa fare dopo che le province saranno sciolte, se non la legge transitoria votata recentemente.

I promotori hanno utilizzato strumentalmente tematiche molto sentite in questo momento, come quella della riduzione dei costi della politica, per cancellare enti locali democraticamente e legittimamente eletti.

La riduzione degli enti locali e la conseguente riduzione dei costi della politica è già in atto. Non si comprende come l’annullamento delle nuove province possa tramutarsi in un aumento dei posti di lavoro, come millantato durante la campagna referendaria dai sostenitori del sì.

È inaccettabile che tra i promotori vi fossero consiglieri regionali, i quali avrebbero potuto attuare nelle sedi istituzionali in cui operano quanto richiesto da loro stessi nei referendum, risparmiando denaro pubblico e assolvendo alla funzione per cui sono stati eletti.

Hanno preferito passare attraverso la via referendaria senza avere la minima idea di cosa fare nel caso in cui avesse vinto il sì, lasciando la Regione nel caos istituzionale.

Pone alcune domande, quali chi assolverà i compiti che erano di competenza provinciale; che fine faranno i dipendenti delle province cancellate; come e da chi verranno rappresentati i cittadini delle province che spariranno; se esisterà ancora un ente intermedio in grado di coordinare e programmare lo sviluppo del territorio.

Per tali motivazioni chiede la revoca delle dimissioni del presidente Cherchi.

L’ente intermedio, tanto voluto votando la nuova provincia con referendum 10 anni fa, non può essere cancellato, se non dalla Costituzione stessa che lo riconosce quale ente intermedio.

Per anni si è combattuto per il decentramento dei poteri e delle competenze e ora non si può rischiare che questo esito porti nuovamente ad accentrare poteri alla Regione.

Le competenze devono essere trasferiti a livelli istituzionali più bassi, partendo dai Comuni.

Non si può rischiare che quanto sviluppato in questi anni venga gestito da altri territori.

Ritiene che le scadenze indicate nella normativa transitoria non potranno essere rispettate. Ci saranno inoltre, prossime sentenze del Tribunale.

Durante l’assemblea del 25 maggio, tutti i presenti: sindaci, senatori, deputati, consiglieri regionali, sindacati, associazioni di volontariato, personale della provincia, indipendentemente dall’appartenenza politica, hanno espresso unanimemente la volontà che l’ente intermedio rimanga e che il presidente rimanga al suo posto, per difendere il piano strategico, il piano urbanistico provinciale, il piano dei trasporti, le competenze su ambiente, l’edilizia scolastica, la viabilità, il personale e i finanziamenti per 80 milioni di euro.

(7)

Ritiene che fino a quando l’ente non sarà cancellato dalla Costituzione, ogni consiliere dovrà tenere le sue responsabilità, per il mandato ricevuto dagli elettori, fino a nuovi sviluppi e sarà necessario raddoppiare le energie.

Conclude esprimendo condivisione per il documento predisposto dai capigruppo e chiedendo la revoca delle dimissioni.

Il consigliere Stera Attilio (UDC) ricorda che oltre 3 mesi fa il presidente Cherchi, durante una conferenza dei capigruppo, espresse la propria contrarietà in merito alla linea adottata dall’Ups sui referendum con la decisione di ricorrere dinnanzi ai tribunali, anziché contrastare tale iniziativa dal punto di vista politico.

Ritiene che abbia avuto ragione il presidente, in quanto queste iniziative non sono state comprese dall’elettorato sardo, anche perché si sta attraversando un momento storico drammatico, per cui la gente ha tanta voglia di cambiare e talvolta, si finisce per sbagliare.

Ormai non si discute sull’esito del referendum. Se ci saranno decisioni dal punto di vista giudiziario se ne prenderà atto.

Ritiene che in questa fase di transizione data alle province dalla legge elettorale, il lavoro fatto in questi due anni dal Consiglio provinciale, dalla Giunta e dal presidente debba essere portato a conoscenza e fatto comprendere a fondo all’elettorato del Sulcis.

Chiede al presidente di ritirare le dimissioni; lo esorta inoltre, a leggere l’esito del referendum come una spinta a fare di più, e a spiegare alla gente quali siano gli obiettivi del piano strategico provinciale.

Occorre far capire alla popolazione quale sarà il costo che si avrà quando l’ente provinciale non ci sarà e le azioni poste in campo in questi due anni non verranno applicate nel territorio.

Ritiene che in questo momento sarebbe un grave errore lasciare l’ente in mano a un commissario, in quanto si cumulerebbero errori su errori. Si è ancora in tempo per recuperare il primo errore fatto e rilanciare un’azione amministrativa e di governo che sia utile al territorio, in modo da non rendere vano il lavoro fatto sinora, ed evitare che risorse finanziarie e competenze tornino al cagliaritano.

Rileva che per 30 anni il cagliaritano abbia disatteso le aspettative del territorio. Ricorda a titolo di esempio che i comuni di Domusnovas, Musei e Villamassargia abbiano atteso per anni il rifacimento di un ponte crollato che permette di collegare le campagne di quei territori.

Chiede al presidente di ritirare le dimissioni e tornare a fare il presidente a tempo pieno, rispondendo politicamente alla presa in giro fatta al popolo sardo.

Il consigliere Cani Emanuele (PD) afferma di condividere alcune delle valutazioni fatte da chi lo ha preceduto.

Indica l’importanza che ha avuto la Provincia, la cui nascita nel territorio ha determinato un ritorno economico, grazie alla possibilità di gestire importanti risorse economiche a livello territoriale.

La Provincia è stata un luogo di discussione politica e di coesione del territorio, svolgendo un’importanza anche dal punto di vista culturale e sociale.

Anche il rapporto delle due città capoluogo Carbonia ed Iglesias in questi anni è migliorato dal punto di vista della coesione.

Sono notevolmente migliorati rispetto alla gestione della vecchia provincia di Cagliari, oltre agli investimenti, anche alcuni servizi ai cittadini, come i servizi sociali, alle attività culturali, al sistema turistico locale, la manutenzione e gestione delle strade.

Sottolinea di essere contrario alle battaglie di retroguardia.

Occorre prendere atto di quanto capitato e rispettare il risultato dei referendum, indipendentemente da alcune considerazioni, seppure legittime, e ripartire da lì, avendo come timone il fatto che 500 mila sardi siano andati a votare e abbiano assunto una decisione, sulla base di regole discutibili, ma democratiche.

(8)

Afferma di avere apprezzato sul piano personale e poliltico, il fatto che il presidente Cherchi, il giorno dopo il referendum, con grande senso delle istituzioni, abbia deciso di fermare la partita che si stava giocando, assumendo una posizione forte.

Il Consiglio ha optato per una sospensione delle attività consiliari e delle commissioni.

La Provincia pertanto, ha assunto complessivamente una posizione di grande rispetto delle istituzioni e di quello che hanno deciso i sardi. Si è accettato il risultato referendario.

C’è stata la leggina che ha preso atto che si era nel bel mezzo di un caos istituzionale senza precedenti, rinviando il problema.

Si ha l’obbligo di rispettare questo tipo di soluzione provvisoria proposta dal Consiglio regionale, che è quella di favorire la possibilità che vi sia il proseguo dell’attività istituzionale e fare in modo che questi mesi vengano utilizzati come momento di discussione su che cosa fare in prospettiva.

Ritiene pertanto, che per capire cosa fare in questo momento si debba cambiare punto di vista, mettendo al centro del ragionamento il cittadino del territorio, e non l’utilità dell’uno o dell’altro ente.

Si deve fare in modo che ai cittadini arrivino i servizi che vengono erogati ora dalla provincia, in questo periodo e in lunga prospettiva, nonché che vengano messe in cantiere il più possibile delle risorse già programmate, e che gli strumenti di pianificazione adottati diventino realmente patrimonio del territorio.

Serve il concorso di tutti. Non possono esserci un presidente senza Consiglio e senza Giunta e una Giunta e un Consiglio senza presidente. C’è un blocco unico che deve lavorare insieme per il raggiungimento di questi obiettivi.

Il cittadino e la collettività vengono prima di tutte le altre cose.

Il Consiglio è riuscito ad operare bene sul piano delle decisioni e della rappresentanza di tutto il territorio. Si è operato bene anche dal punto di vista delle relazioni tra le varie organizzazioni politiche.

Anticipa che il Consiglio assumerà un atto con cui cercherà di fare il meglio possibile nell’interesse dei cittadini che si rappresentano.

Il consigliere Vigo Antonio (UDC) ritiene che gli italiani siani bravi a fare le leggi, sia a livello nazionale che locale. Cita a titolo di esempio la l.r. 9 istitutiva delle nuove province, la legge 241 di riordino degli enti locali e la legge 267 di ordinamento degli enti locali. Si è dato un quadro normativo su cui ci si poteva collegare, per una riforma sostanziale delle strutture dello Stato.

C’era la previsione di creare un centro metropolitano intorno a Cagliari che avrebbe ridato un quadro complessivo di quelle che sarebbero state le nuove province.

Tutto questo non è stato fatto, per cui si è arrivati ad una legge populista, non condivisa dalla popolazione. Tuttavia, in un momento in cui vi è una grave crisi dello Stato, in cui lo Stato riesce solo a tassare e non riformare la struttura su cui si regge, qualsiasi legge è bene accetta dalla popolazione.

Se si fosse detto mandiamo a casa tutti i sindaci, avrebbero votato per mandarli tutti a casa.

Vi sono dei meccanismi tortuosi che portano a delle decisioni poi non condivise dalla maggioranza della popolazione, una volta presa coscienza di quello che sta succedendo.

Si deve tornare sui propri passi. Dal punto di vista istituzionale sarebbe giusto andare a casa, ma ritiene che sia giusto prendersi delle responsabilità fortissime.

Oggi non si può accettare questa soluzione. Ci sono forti aspetti di incostituzionalità. La stessa legge Monti è stata impugnata dinnanzi alla Corte costituzionale.

Afferma di essere d’accordo per continuare con il proprio impegno.

Rileva che il loro incarico porti poco dal punto di vista economico. I consiglieri che partecipano alle commissioni prendono 500 euro. Non si possono cumulare più indennità se si ricoprono più incarichi.

Come sindaco prende 600 euro.

(9)

Occorrerebbe riformare tutto il resto della macchina dello Stato, compresi gli enti inutili. In tal modo i cittadini potrebbero condividere i sacrifici di cui si parla, ma di cui non si sa a cosa porteranno e se potranno risollevare i conti dello Stato.

Chiede al presidente di rimanere.

Il consigliere Baldino Marco (SEL) rileva che dal referendum sia emerso che il 65% dei sardi non voglia l’abrogazione delle province. Si tratta della stessa percentuale che ne ha determinato l’istituzione nel territorio.

La legge regionale prevede delle cose con delle scadenze precise.

Il Consiglio e la Giunta continueranno il lavoro fin qui intrapreso nel pieno delle loro competenze.

Chiede al presidente, a titolo personale e del gruppo che rappresenta, il ritiro delle sue dimissioni, nella convizione che il lavoro svolto nei due anni di mandato meriti continuità.

Il consigliere Massa Salvatore Luigi (PSI) ritiene che ci si debba chiedere perché siano stati indetti i referendum.

Ritiene che il motivo sia incentrato sulla parola casta. Tutti i 10 referendum erano referendum anticasta.

Domanda se riducendo da 80 a 60 i consiglieri regionali si stia facendo una legge anticasta o lo si stia facendo per la casta.

Ritiene che chi abbia indetto i referendum avesse l’obiettivo di abolire le quattro nuove province, senza tuttavia intaccare le vecchie.

La Provincia di Carbonia Iglesias è considerata la Provincia più povera di Cagliari e la responsabilità di ciò è della vecchia Provincia di Cagliari che per anni, li ha tenuti in questa situazione di sfascio e cattiva infrastrutturazione.

Ci sono voluti almeno 3 anni per mettere in piedi l’ente. Si è regolamentato l’ente dal punto di vista della commissione cultura, di cui è stato presidente. Sono state fatte decine di regolamenti.

Oggi si vuole cancellare la Provincia, perché qualcuno aveva la necessità di spostare l’attenzione sull’inefficienza della Regione Sardegna, per scaricare la responsabilità su altri che non avevano responsabilità in merito.

I referendum hanno prodotto il caos istituzionale più completo. Hanno cancellato tutto, compresi i collegi elettorali e l’Asl. Hanno fatto una cosa inqualificabile.

Ritiene che questo sia avvenuto perché i Riformatori, che siedono in maggioranza in Consiglio regionale e che avrebbero il dovere di legiferare, hanno utilizzato la scorciatoia dei referendum, per avere un po’ di visibilità in più.

Ritiene che non sia corretto l’assunto secondo cui siccome il cittadino ha votato, se ne debba prendere atto, poiché la materia refendaria non può consentire ai cittadini di decidere sulle norme e le leggi che regolano gli enti locali. Se così fosse, potrebbe proporre un referendum per abolire le tasse e tutti voterebbero sì. Tuttavia è inapplicabile.

Si è detto che la Provincia di Carbonia Iglesias è piccola. Bisogna fare chiarezza. Infatti, la Provincia amministra non solo persone ma anche il territorio. Il territorio della Sardegna ha la stessa superficie della Sicilia, in cui vi sono 9 province.

La gestione di una Provincia come quella di Carbonia Iglesias, piccola come popolazione, ma vasta come territorio, pone problematiche anche più stringenti di quelle presenti in altri territori d’Italia.

Ritiene che l’abolizione delle province regionali non farà risparmiare alla Regione Sardegna.

La Regione si trova in questa situazione anche perché per anni è stata amministrata da una Regione autoreferenziale che non ha avuto legami con il territorio.

(10)

Nel Comune di Sant’Antioco di cui fa parte, e che si augura di poter amministrare, esistono delle aree Sardamag in cui ci sono 53 mila m3 di materiale da discarica. Anticipa che trascinerà il presidente Cappellacci in Tribunale per discarica abusiva. Questo è il servizio che rende la Regione ai territori.

Chiede al presidente di ritirare le dimissioni, anche a nome del suo gruppo, essendoci bisogno della Provincia e che si prosegua il lavoro iniziato in questi anni.

La consigliera Crobu Livia (PD) ritiene che sia molto pericoloso per la democrazia l’antipolitica di cui è pervasa la società.

Se si andasse a votare per abolire il Parlamento, potrebbe vincere il sì. Questo è un grande pericolo per la democrazia.

Ritiene che la gente abbia ragione ad avere i sentimenti che ha. Si è in una situazione da basso impero.

Nessuno si salva più. Il Parlamento è costituito da tantissimi indagati e da persone ritenute colpevoli.

Non si salvano neppure il calcio e la Chiesa.

Si è andati a tagliare le pensioni dei poveri. Il Ministro Giarda si è preoccupato per le conseguenze delle pensioni dei grandi dirigenti delle aziende nazionali. Ha cercato di tutelare per ben due volte i loro interessi.

Chi ha mandato all’aria Alitalia e le Ferrovie dello Stato, ecc. riceve pensioni e liquidazioni di milioni di euro.

La classe politica non riesce a dare nessun segnale e cavalca l’antipolitica.

Non ha senso che Cappellacci cavalchi l’onda dell’antipolitica, infatti è da 3 anni in Regione e non ha fatto nessuna riforma; Fantola è da sempre in politica in Regione e non ha fatto niente.

Quest’aria di antipolitica viene strumentalizzata da chi potrebbe fare e invece, non da alcun segnale.

Afferma di condividere il documento stilato dai capigruppo.

Ritiene che sia indispensabile che vi sia un ente intermedio strettamente legato al territorio, indipendentemente dal suo nome.

Non c’è un caseggiato delle scuole della Provincia che non sarà ristrutturato.

Vi è la necessità di un ente che continui a garantire questi interventi nel territorio.

Il consigliere Cremone Angelo (IDV) ritiene che chi abbia votato e deciso in una certa maniera, lo abbia fatto per un determinato motivo.

La colpa è della politica.

L’abolizione delle province deve passare esclusivamente attraverso il Parlamento nazionale, perché costituzionalmente non possono decidere.

Si sta perdendo tempo a discutere di un grande pasticcio che si può risolvere, se lo si vuole, solo passando attraverso il Parlamento nazionale.

Ritiene che il presidente Cherchi abbia dato le dimissioni molto frettolosamente.

Si appella alla sua responsabilità, avendo dimostrato di lavorare per questa Provincia con vertenze, presenza, avendo affrontato tutte le vertenze: industriale, delle partite Iva.

Si è parlato di unioni di comuni, di commissari. Non si può permettere che arrivi un gioielliere a gestire la Provincia.

Ricorda di avere lavorato, raccogliendo anche delle firme, per l’abolizione delle province, ma questo deve essere fatto in maniera studiata, in modo da non lasciare il caos.

Chiede al presidente di indicare quali obiettivi si debba prefiggere la Provincia.

Si deve comunicare del lavoro che si sta facendo.

In merito a quanto detto circa il fatto che i consiglieri abbiano passato l’estate in commissione, rileva che se è stato approvato il piano strategico, sia anche merito del lavoro svolto in commissione. Il primo maggio si è manifestato gratuitamente a Cagliari dinnanzi all’assessorato del lavoro, per il mancato

(11)

Esorta il presidente a non lasciare la nave.

La consigliera Pintus Teresa (Ps d’Az) ritiene che in questi mesi si siano viste cose paurose.

Con grande facilità sono stati spazzati enti intermedi che stavano dando un po’ di economia al territorio.

Con i referendum si voleva colpire la parte politica, ma è stata colpita la parte sociale.

L’abolizione della Provincia costituisce un fallimento per questo territorio.

I consiglieri provinciali sono di passaggio; non hanno un interesse finanziario nel restare in questi banchi.

Ritiene che si stia pagando per le colpe di tanti anni di una politica sbagliata.

Chiede al presidente, in qualità di rappresentante del suo partito, di ritirare le dimissioni.

Il consigliere Madeddu Emanuele (PD) ringrazia per l’importante lavoro svolto in questi anni dai dipendenti provinciali che hanno permesso di tradurre in fatti concreti alcune scelte politiche.

Esprime solidarietà per l’attacco tentato in Consiglio regionale con un emendamento che prevedeva il licenziamento per i dipendenti provinciali, seppur non realizzabile.

I riformatori-referendari, oltre che eliminare le province, volevano, in un territorio martoriato dalla disoccupazione e dai problemi, indebolire ulteriormente il tessuto occupazionale e perdere le professionalità costruite giorno per giorno dalla Provincia.

Ringrazia anche per il lavoro svolto dalla Giunta in questo mese che, in un contesto difficile, ha portato avanti azioni importanti. Cita a titolo di esempio il salvamento a mare.

La Provincia ha voluto mettere al centro gli elettori, rinunciando a qualsiasi aspetto giuridico con l’impugnazione dei referendum. Sono gli elettori che si devono esprimere.

Sottolinea che l’esito del referendum debba essere rispettato.

La legge regionale n. 11 del 25 maggio 2012 nasce perché si è creato un vuoto normativo.

Evidentemente qualcosa non ha funzionato al meglio, e si è rischiato il corto circuito istituzionale, per cui il Consiglio regionale ha dovuto emanare una legge tampone.

La carta delle autonomie locali non è stata fatta per tempo. Non è stata gestita la fase transitoria, andando incontro al quesito referendario. Probabilmente sarebbe stato più comodo gestire una gestione di commissariamento.

Dal prossimo febbraio non ci saranno più le province, ma se non ci sarà una nuova architettura degli enti locali, in questo territorio rimarranno due consorzi di bonifica, due consorzi industriali e tre unioni di comuni.

La vera sfida del Consiglio regionale, che per il momento ha fallito tutti gli obiettivi, è lavorare per creare un nuovo sistema degli enti locali. I Comuni devono sapere con certezza le cose che devono fare. L’ente intermedio è vitale.

Cita a titolo di esempio l’utilizzo delle risorse per la SS 126, nel tratto Sulcis Iglesiente.. L’Anas aveva 50 milioni di euro per la sua messa in sicurezza.

La Regione non è riuscita ad utilizzare le risorse, per cui è stato fatto uno spezzatino dando a ciascun Comune quota parte delle risorse.

Il risultato è che si avranno ben 16 rotatorie nel tratto tra Gonnesa e San Giovanni Suergiu. Ciascun Comune ha risolto il proprio problema, e si è declassata una strada statale in strada secondaria che difficilmente verrà utilizzata.

Quando manca una pianificazione di tipo territoriale si perde la centralità del problema e ognuno risolve il suo problema, ma creando un grande problema che è quello della viabilità del territorio.

In questi mesi si deve mettere in campo il doppio dell’impegno per poter chiudere il maggior numero possibile degli impegni assunti.

(12)

Si deve essere parte attiva in un processo di rinnovamento e di nuova architettura delle autonomie locali anche in questo territorio.

Dichiara di avere considerato giuste le dimissioni del presidente. Quando non si hanno certezze e non si è attaccati alla poltrona, è giusto fare un passo indietro per rispetto degli elettori che sono andati a votare il 6 maggio. Tuttavia si è di fronte ad un bivio importante. Infatti, da un lato, se il presidente confermasse le dimissioni arriverebbe un commissario. La centralità tornerebbe a Cagliari e non si avrebbero certezze su come verranno utilizzate le risorse.

Auspica che in questi mesi si possano portare a compimento due cose. Essere parte attiva dei processi di ammodernamento della macchina delle autonomie locali, dicendo la propria sul nuovo sistema delle autonomie locali anche per il territorio, affinché non si perda alcun servizio conquistato in questi anni, e non debbano chiedere cortesie a Cagliari per le cose conquistate sul campo.

Si lascerebbe la gestione della vertenza Alcoa-Eurallumina al presidente della Giunta regionale. In questa legislatura ci sono stati 5 diversi assessori all’industria.

Si devono difendere le conquiste dei servizi ottenuti in questi anni. Non si deve perdere nulla.

In questi mesi si devono chiudere il maggior numero di progetti messi in campo da questa Provincia e le vertenze.

Grazie al piano strategico oggi si sa cosa si vuole per questo territorio, dalla portualità, all’industria, all’agricoltura.

A nome del Pd, prendendo spunto dal documento elaborato dalla conferenza dei capigruppo, chiede al presidente di ritirare le dimissioni e di svolgere il suo lavoro di presidente e di leader del territorio.

Il presidente Cherchi Salvatore ringrazia tutti coloro che hanno partecipato al dibattito.

Informa che i consiglieri Locci e Perseu, oggi assenti, gli abbiano fatto conoscere la loro opinione che è convergente con il documento presentato dai capigruppo.

Ritiene che il referendum sia stata una consultazione democratica.

Afferma di non averne condiviso il merito e di essersi comportato conseguentemente non partecipando al voto, attribuendo a tale comportamento un significato di diniego attivo.

Ritiene che l’esito del referendum debba essere attuato.

La consultazione è stata spinta da personalità del mondo politico che, per la carica che occupano, avrebbero dovuto preoccuparsi della riforma più che del chiamare alla protesta e al voto i cittadini, indignati per le riforme non fatte da chi ne ha la responsabilità.

C’è un fondamento che ha spinto le persone a pronunciarsi in quel modo piuttosto largo e convergente sui quesiti referendari. Infatti, il sistema politico istituzionale della pubblica amministrazione è costoso e inefficiente nel suo insieme.

Le province sono state prese come il bersaglio da due anni a questa parte.

Il Consiglio regionale sardo costa 30 milioni di euro in più rispetto a quello toscano, che ha una popolazione due volte e mezzo superiore quella della Regione Sardegna.

Anche l’apparato regionale nel suo complesso è pletorico e costoso, costando 90 milioni di euro in più rispetto quello della Toscana. È disegnato su un assetto centralistico che impone che per qualsiasi cosa ci si debba rivolgere alla Regione. La Regione fa amministrazione attiva, anziché fare strategia, indirizzo, legislazione e controllo.

I margini di miglioramento dell’apparato amministrativo sono notevoli e i cittadini hanno protestato contro questo.

Oggi l’apparato pubblico è la principale diseconomia del sistema produttivo.

La risposta delle istituzioni e del sistema politico nel suo complesso deve essere adeguata a questa domanda.

Condivide il fatto che il documento prodotto dai capigruppo si apra con un’affermazione di rispetto dell’esito dei referendum. Significa rispettare le istanze più sincere che si sono espresse nel voto.

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Afferma di avere rassegnato le dimissioni dopo attenta meditazione, per rispetto del voto del referendum e di tutto il Consiglio, affinché nessuno possa dire che si volesse resistere in nome di qualche interesse corporativo.

Riconosce che il Consiglio abbia fatto un lavoro serio.

La legge regionale ha riparato in modo parziale ad una situazione di caos.

Non solo non sono state fatte le riforme necessarie da chi ha la responsabilità dell’esercizio di funzioni importanti, ma non è stata organizzata un’ipotesi di transizione.

La carenza di cultura dell’ordinamento della Repubblica italiana e dell’ordinamento istituzionale è balzata con grande evidenza.

All’indomani dell’esito del referendum si sarebbe dovuto avere un disegno istituzionale in grado di rispondere alla domanda circa la propria Provincia di appartenenza. A questa domanda si accompagna la collocazione di funzioni e competenze.

Domanda cosa si possa in fare in questa situazione e cosa no.

Ritiene che la decisione del Consiglio di sospendere la sua attività e la sua di dimettersi siano di grande responsabilità nei confronti dei cittadini.

Ora, dopo i referendum e la legge regionale, si è in una situazione di grande precarietà e provvisorietà.

Qui non c’è nessuno che voglia andare avanti semplicemente per durare e non per fare.

Se si decide di andare avanti, si deve fare uno sforzo per spiegare ai cittadini che non c’è nessuno che vuole solo durare. Alcune cose possono essere fatte, mentre altre no.

Ritiene che nella legge regionale sia insito un rischio ancora più grave, ovvero quello di finire nelle sabbie mobili. Sarebbe la situazione peggiore.

Entro il 31 ottobre, in base alla legge regionale, dovrebbero essere abolite tutte le province in Sardegna.

Sottolinea che 3 province sarde siano inserite nello Statuto, approvato con legge costituzionale. Vi è pertanto, la necessità di una modifica costituzionale, per eliminare dalla Costituzione tutti gli articoli che contengono la parola Provincia o per farsi dare nello Statuto di autonomia una sorta di deroga alla legge costituzionale regionale per cui in Sardegna non ci sono province. Sono cose fattibili, per la cui realizzazione occorre un consenso politico larghissimo.

La data del 31 ottobre, indicata dalla legge regionale, calendario alla mano, non potrà essere rispettata.

Infatti per la modifica costituzionale è necessaria una doppia lettura, intervallata da 90 giorni tra una votazione e l’altra.

Se così fosse si dovranno dare delle ulteriori proroghe. È verosimile che le istituzioni verranno svuotate progressivamente di contenuti, di risorse finanziarie e funzioni, depotenziandole concretamente. I problemi accrescano e la capacità operativa viene ridotta.

Occorre procedere a rivalutazioni della situazione.

Cosa si può fare è indicato nell’ordine del giorno predisposto dai capigruppo.

Si dovrebbe contribuire a definire il nuovo assetto istituzionale della Sardegna.

Ci sono funzioni che non possono essere poste in capo alle unioni di comuni, quale quella fiscale, essendoci funzioni proprie delle province.

La riforma va fatta sulla base del principio di sussidiarietà. Una riforma è buona se le funzioni oggi esercitate dalla Provincia rimangono nel territorio e vengono rafforzate.

La Provincia ha poche competenze dal punto di vista dello sviluppo economico, dovendo avere maggiori opportunità di decisione diretta nell’attuazione delle opzioni deliberate con il piano strategico.

Diventa fondamentale, in funzione di quest’obiettivo, il ruolo della conferenza dei capigruppo, come motore di un’iniziativa istituzionale.

Occorre attuare anche la decisione assunta durante l’assemblea del 25 maggio scorso.

(14)

Durante tale assemblea, a cui hanno partecipato numerosi sindaci, amministratori provinciali e comunali, parlamentari e consiglieri regionali, le organizzazioni sindacali e imprenditoriali, rappresentanti di associazioni del territorio, è stata proposta la costituzione di un comitato unitario di rappresentanza degli interessi generali del Sulcis Iglesiente, formato dalle Istituzioni locali, dai Parlamentari e dai Consiglieri regionali, dai Sindacati, dalle organizzazioni degli imprenditori e dalle Associazioni che abbia come compito preminente quello di tutelare il territorio nella riorganizzazione degli enti locali.

Tra gli altri obiettivi vi è quello di consolidare il lavoro in corso, mandando avanti e completando certi programmi, quando sarà possibile, in modo da consolidarli il più possibile e far sì che si determini una situazione di non ritorno molto importante.

Una situazione di non ritorno molto importante in questo momento è il rispetto delle scadenze.

L’accordo firmato per Alcoa prevedeva anche un impegno di tipo generale. Era stata indicata la scadenza del 31 maggio, affinché Regione e gli enti locali presentassero le proprie proposte per uno sviluppo economico del territorio, diverso da quello industriale.

La Provincia ha presentato le sue proposte. Il dossier delle proposte della Provincia, valutato attraverso studi di fattibilità, vere e proprie progettazioni, consentirebbe di attivare almeno 2 mila occasioni di lavoro a regime.

Se la Provincia fosse stata in una situazione di piena operatività avrebbe potuto prendere il progetto sui porti e, d’accordo con i Comuni, avrebbe potuto attivare una linea di finanziamento con la Banca europea degli investimenti, passando alla fase operativa. Da soli non si può più andare avanti, essendo preclusi dal dato legislativo.

In conclusione, ritiene che l'interrogativo sia sempre incentrato su che cosa si fa e se quello che si fa occupando una determinata carica sia utile.

Il durare non è utile a nessuno.

Se si valuta che il fare qualcosa, pur nella consapevolezza che quello che si può fare è comunque limitato e nonostante ciò, pur con tutti i limiti, si ritiene che ciò che si fa è utile al territorio, allora scatta la considerazione doverosa che è necessario raccogliere l'invito che viene rivolto e quindi, continuare ad impegnarsi coerentemente.

Le sue dimissioni non erano dovute ad un suo atto di superbia, ma erano un atto di consapevolezza.

Pertanto, se un atto di consapevolezza collettiva dice che in questo momento si possono fare alcune cose che si ritengono utili al territorio, concorda che quest'atto, venga fatto tutti insieme.

Il presidente del Consiglio comunica che convocherà in tempi brevi una riunione congiunta della conferenza dei capigrupo con i presidenti di commissione, per definire il proseguo dell’attività.

Pone ai voti, tramite votazione per alzata di mano, l’ordine del giorno stilato dai capigruppo, relativamente all’impegno unitario di Consiglio, Giunta e Presidente per la transizione.

Risultano presenti: 19: Cherchi Salvatore, Sundas Elio, Tocco Giovanni, Lenzu Pier Giorgio, Cani Emanuele, Madeddu Emanuele, Piano Bruno Ugo, Crobu Livia, Rubbiani Mara, Cau Marco, Massa Salvatore Luigi, Cremone Angelo, Baldino Marco, Rombi Achille Ignazio, Rubiu Gianluigi, Vigo Antonio, Stera Attilio, Acca Pier Paolo e Pintus Teresa.

L’esito è il seguente:

Favorevoli: 19 (diciannove);

Astenuti: nessuno;

Contrari: nessuno.

(15)

*********

Il PRESIDENTE DEL CONSIGLIO dichiara chiusa la riunione alle ore 14.00.

*********

Il Consiglio APPROVA

l’ordine del giorno stilato dai capigruppo, relativamente all’impegno unitario di Consiglio, Giunta e Presidente per la transizione.

Decide pertanto:

1) di impegnarsi all'unanimità, senza distinzione di maggioranza e minoranza, perché la riforma degli enti locali sardi sia attuata secondo il principio di sussidiarietà e cioè di esercizio delle funzione e dei servizi pubblici nel livelli più prossimo ai cittadini opponendosi a eventuali disegni di riaccentramento.

In concreto questo significa che la riforma è da valutare positivamente se mantiene nel territorio tutte le funzioni e i servizi attualmente di competenza delle Province e li rafforza. Il compito di sviluppare le azioni per questo obiettivo è affidato all'intero Consiglio e alla Conferenza dei capigruppo, a rimarcare la valenza istituzionale generale dello stesso.

In questo quadro deve essere evitata la dispersione delle risorse umane della Provincia e la tutela dell'occupazione deve attuarsi con il mantenimento dei servizi nel territorio;

2) di partecipare al comitato unitario formato con i comuni, le rappresentanze istituzionali e le organizzazioni sociali del territorio a garanzia dei diritti del Sulcis Iglesiente;

3) di concentrare l'attività sui programmi in essere al fine di completarne l'attuazione quando possibile, o di consolidarne lo stato di avanzamento massimizzando la utilizzazione delle risorse disponibili e che ammontano a circa 80 milioni di euro;

4) di sostenere le numerose vertenze in corso nel settore industriale, della piccola impresa e dell'agricoltura;

5) di chiedere al Governo e alla Regione che si dia corso all'attuazione degli studi di fattibilità e dei progetti sviluppati a valle del Piano strategico provinciale, concernenti i settori diversi da quello industriale tradizionale e che hanno un notevole potenziale di occupazione.

(16)

LETTO, APPROVATO E SOTTOSCRITTO.

Il Presidente del Consiglio Il Segretario Generale

Dott. Elio Sundas Dott. Franco Nardone

f.to f.to

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