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TREND DI MERCATO

onomia Ec

20 aprile 2013

Parmigiano: prezzi stabili

dopo la flessione nel 2012

Il parziale recupero è stato favorito dalla minore disponibilità di prodotto per le conseguenze del terremoto del maggio scorso. Prosegue la corsa dell’export.

CLAUDIO MONTANARI CRPA Spa, Reggio Emilia

I

timori che nel 2012 l’inver- sione del ciclo di mercato del Parmigiano Reggiano potesse assumere una forte accelerazione erano giustificati dall’eccezionale aumento della produzione dell’anno preceden- te (+7%), dall’incertezza legata all’aggravarsi della crisi econo- mica e, infine, dai segnali rile- vati già nel 2011 di una ripresa delle scorte. In effetti la prima metà dell’anno scorso è stata caratterizzata da quotazioni in calo e da una produzione che, sullo slancio dell’aumento re- cord segnato nel 2011, è conti- nuata a crescere a ritmo soste- nuto.

Dopo il terremoto del maggio dello scorso anno, che ha pro- fondamente segnato una parte importante del tessuto produtti- vo, queste tendenze si sono però modificate: infatti nel secondo semestre del 2012 si è assistito ad una frenata nella corsa della produzione e, contestualmen- te, ad un parziale recupero dei prezzi all’origine, a cui è poi seguita una fase di stabilizzazio- ne. I dati di gennaio 2013 mo- strano un consolidamento della nuova tendenza intervenuta nel- la produzione, mentre i listini di Parma e Milano, nei primi due mesi del nuovo anno, hanno re- gistrato solo lievi aggiustamenti

al ribasso sui prezzi minimi ri- levati a fine 2012.

Queste ed altre informazioni vengono raccolte ormai da quasi un decennio dal Crpa nell’am- bito dell’attività di Sipr, il Siste- ma informativo sulla filiera del Parmigiano Reggiano.

Il monitoraggio continuo resti- tuisce una serie di informazioni ed elaborazioni (direttamente consultabili sul sito www.crpa.

it/sipr) in grado di fornire un quadro completo sull’anda- mento della produzione e sulle tendenze del mercato all’origine e di quello al consumo del for- maggio Dop.

Produzione in frenata

Per quanto riguarda la produ- zione, nel corso dell’estate 2012 i segnali di rallentamento si sono estesi dalle province colpite dal sisma al resto del compren- sorio, anche per effetto dell’in- fiammata dei prezzi dei cereali e del clima particolarmente caldo e siccitoso, che ha condizionato la produttività delle bovine e le rese foraggere. Non ultimo, l’applicazione del piano produt- tivo relativo all’annata casearia 2011 - di cui si è data esecuzione proprio nell’anno passato - ha indotto molti allevatori a limita- re la produzione, contribuendo così ad arrestare un trend di cre- scita non compatibile con con- dizioni di stabilità del mercato.

Dell’Aquila

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21

aprile 2013

Nel corso del secondo semestre dell’anno scorso il calo produt- tivo si è poi consolidato, fino al -2,2% su base mensile rilevato a dicembre; dato confermato an- che dall’ultimo aggiornamento relativo a gennaio di quest’anno.

La produzione 2012 è risultata comunque in aumento, seppure contenuto in un +2,3% sul 2011, a causa del trend di crescita della prima parte dell’anno.

Si sarebbe raggiunto un nuo- vo massimo storico, se non fosse che il bilancio di oltre 3,3 milioni di forme prodot- te nel 2012 (75.000 in più ri- spetto al 2011) è al lordo delle perdite dovute alle disastrose conseguenze del terremoto.

Delle oltre 600.000 forme rovi- nate a terra nei magazzini colpi- ti, 120.000 sono state destinate alla fusione o distrutte, quindi definitivamente distolte dal cir- cuito commerciale. Poiché si è trattato prevalentemente di for- maggio fresco, i quantitativi che i caseifici si apprestano a com- mercializzare quest’anno è in re- altà inferiore rispetto a quanto è stato immesso sul mercato all’o- rigine nel 2012: un calo stima- bile tra l’1 e l’1,5%.

L’andamento delle quotazioni

Nonostante il livello ancora re- lativamente elevato dei prezzi ad inizio 2012, già da alcuni mesi l’andamento delle quotazioni da caseificio a stagionatore aveva in- vertito direzione di marcia. Dal massimo raggiunto nella prima- vera dell’anno precedente, ovve- ro al culmine dell’ultima fase di ripresa del mercato, è seguita una serie di graduali, ma ininterrotti ribassi che è continuata fino a quando non si è toccato nel mag- gio scorso il minimo stagionale di 8,35 €/kg (fonte: Cccia).

Un’inversione tanto temuta quanto prevedibile, considerato il forte recupero della produzio- ne e il calo degli acquisti per il consumo domestico, che hanno alimentato la ricostituzione delle scorte di magazzino. In estate, tuttavia, si è rilevato un inaspet- tato rimbalzo positivo che ha portato nei mesi successivi ad un recupero di oltre 50 centesimi.

Da lì fino alla fine del 2012 è seguito un assestamento a quota 8,80 €/kg.

Non è da escludere che i movi- menti al rialzo dei prezzi all’o-

rigine nei mesi immediatamente successivi al terremoto siano stati in qualche modo determinati da un cambio di aspettative degli operatori legato proprio al tragi- co evento. Le perdite dovute agli effetti del sisma e la campagna di vendite solidali promosse dal Consorzio del Parmigiano Reg- giano possono in qualche modo aver modificato gli equilibri di mercato, arrestando la caduta dei prezzi e compensando la dif- ficile situazione nei canali della Grande distribuzione e del det- taglio tradizionale.

Guardando ai bollettini di mer- cato divulgati dalle sezioni pro- vinciali del Consorzio, la media annuale ponderata per il nume- ro dei contratti pubblicati è stata pari nel 2012 a 9,12 €/kg. Alla Borsa merci di Parma la quo- tazione media annua del Par- migiano Reggiano di 12 mesi (qualità scelta 12% 0-1 per fra- zione di partita) è stata di 9,00

€/kg, il 17% in meno rispetto alla quotazione record dell’an- no precedente. Un risultato non soddisfacente se si considera l’andamento del prezzo dei ce- reali e dei carburanti, che han- no fatto lievitare i costi di pro-

Graf. 1 - andamento deiprezzi

del parmiGiano

reGGianodi 12 mesi (sezioniprovinciali

cfpr).

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TREND DI MERCATO

onomia Ec

22 aprile 2013

duzione. Nel primo trimestre di quest’anno i listini di Parma e Milano hanno sostanzialmente confermato le quotazioni di fine 2012, intervenendo con aggiu- stamenti di pochi centesimi sulle quotazione minime.

Al pari della produzione, anche l’aumento delle scorte di magaz- zino ha conosciuto nel secondo semestre 2012 un rallentamento:

la rilevazione campionaria (12 magazzini generali per un totale di 1,85 milioni di posti forme) indicava al 31 gennaio 2012 un volume di giacenze superiore del 13% rispetto alla stessa data del 2011. Con una progressione co- stante, a maggio l’aumento si era portato al 22% e solo nei mesi successivi al sisma questa diffe- renza è andata gradualmente a ridursi, pur mantenendo il segno positivo. L’aggiornamento relati- vo a fine gennaio 2013 mostra

un volume che, al netto dei de- positi di natura eccezionale dalle aree terremotate, è però ancora superiore del 7,5% rispetto alla situazione di inizio 2012.

Consumi domestici in calo

Sul fronte dei consumi domestici il Parmigiano Reggiano ha scon- tato gli effetti della recessione. Se si considerano i soli punti vendi- ta della Grande distribuzione gli acquisti di formaggi duri a latte vaccino nel 2012 hanno accusa- to complessivamente una con- trazione in volume del 4,2% che si è concentrata sulle Dop (dati Nielsen). Per il Parmigiano Reg- giano il calo è stato del 3,6%.

La referenza che ha continuato a guadagnare in questa situazione di difficoltà economica è quella dei formaggi duri generici, in

aumento del 4,7%.

Molto positivo l’andamento dell’export, sul quale il Consor- zio ha continuato ad investire, sostenendo le iniziative di pro- duttori e aziende di commercia- lizzazione impegnate sui mer- cati che presentano le migliori possibilità di crescita. Nel 2012 le esportazioni di Parmigiano Reggiano e Grana Padano sono aumentate in volume del 7%, grazie alla domanda sostenuta dei mercati comunitari - con la sola eccezione rappresenta- ta dalla Grecia - e alla ripresa delle spedizioni verso il Nord America (+4,8%). Segnali mol- to incoraggianti sono arrivati infine anche dai mercati asiatici, dove la crescita di oltre il 30%

è il risultato del forte aumento dell’export diretto non solo in Giappone, ma anche verso altre destinazioni minori.

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