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Di seguito un recap dei contenuti di maggiore interesse emersi nel corso dell’audizione.

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Academic year: 2021

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Analisi

Nella seduta della Commissione Cultura della Camera di ieri, martedì 22 settembre, si è svolta l'audizione del Ministro per l’Università e la Ricerca, Gaetano Manfredi, sull’avvio dell’anno accademico 2020/21 e sull’individuazione delle priorità nell’utilizzo del Recovery Fund.

Di seguito un recap dei contenuti di maggiore interesse emersi nel corso dell’audizione.

Avvio anno accademico. Ha ricordato che il sistema di formazione superiore della ricerca non si è mai fermato, assicurando il prosieguo delle proprie attività soprattutto grazie ai docenti, ricercatori e studenti. La formazione a distanza è stata adottata tempestivamente, evitando una soluzione nella continuità dell’insegnamento. È necessario potenziare le infrastrutture digitali e dematerializzare procedimenti amministrativi. Dal 4 maggio il Ministero per l’Università e la Ricerca ha creato una programmazione condivisa che prevedeva varie fasi, tra cui la c.d. fase 3 che organizza la riapertura dell’anno accademico. Per questa fase sono previste 4 direttrici: garantire la sicurezza di studenti e docenti, assicurare la continuità della didattica, garantire il regolare andamento e lo sviluppo dell’attività di ricerca, assicurare le specifiche esigenze dei territori e delle diverse discipline. Durante la c.d. Fase 2 ci si è impegnati nel garantire le attività individuali e in parte quelle collettive. Mentre per la fase 3, che andrà fino a gennaio 2021, l’attività è stata finalizzata a garantire l’attività individuale in piccoli gruppi e garantire tutte le attività collettive nei limiti del possibile, espandendo l’accesso in presenza e potenziando i sistemi digitali per la didattica a distanza. Ha poi ricordato che per questi obiettivi i centri di ricerca e gli atenei hanno portato avanti 5 azioni: un piano di didattica blended a distanza e in presenza, un piano di accesso agli spazi con l’uso di DPI, un piano di potenziamento delle infrastrutture digitali, un piano di dematerializzazione dei procedimenti amministrativi, oltre a un’azione di formazione del personale amministrativo.

Investimenti connettività. Il Ministero si è impegnato prevedendo un investimento di 60 milioni per il cablaggio di tutte le aule per garantire la didattica a distanza e il diritto allo studio.

Misure di sicurezza. La riapertura dell’anno accademico in corso si è svolta a seguito di un confronto con la CRUI e il comitato tecnico scientifico per garantire la sicurezza degli studenti e docenti, gli obiettivi che sono stati individuati per la riapertura sono assicurare le lezioni frontali in modalità mista e garantire i laboratori e l’accesso agli uffici in presenza. Inoltre, è stato previsto l’obbligo di utilizzo della mascherina in tutti gli ambienti degli atenei, oltre a delle misure specifiche sul distanziamento e la sanificazione degli ambienti e il rispetto dei principi generali di distanziamento sociale e delle linee guida per le attività.

Concorsi di specializzazione. Le Università sono state le prime istituzioni che hanno dovuto registrare eventi con un grande numero di partecipanti, come i concorsi per l’accesso ai corsi di medicina (65.000 partecipanti) o quelli per le specializzazioni (25.000 partecipanti), dimostrando una grande capacità organizzativa.

Misure già adottate. Il programma Next Generation Ue e il PNRR sono un’occasione irripetibile per risolvere le criticità del sistema nazionale della ricerca. Il Ministero ha già previsto un’estensione della no-tax area e dei fondi per combattere il digital divide. In particolare, sono già stati stanziati durante la crisi 112 milioni per la funzionalità delle istituzioni della formazione superiore di cui 20 milioni per la digitalizzazione, 165 milioni per le università, 40 milioni per le borse di studio, 15 milioni per le proroghe dei dottorati e 15 milioni per il problema degli affitti.

Immatricolazioni. Ha osservato che le immatricolazioni sono in linea con quelle del 2019 e con lievi incrementi in alcune aree.

Nuove azioni. L’università e la ricerca devono essere il volano dello sviluppo e dell’innovazione del Paese, le criticità preesistenti alla crisi posso essere ricondotte a 3 ordini di questioni:

o partecipazione alla formazione superiore non diffusa. L’Italia ha una delle percentuali più basse d’Europa di giovani che decide di iniziare un percorso di alta formazione e che riesce a concluderlo (27.7% tra i 25 e i 34 anni);

o competenze. I percorsi non soddisfano la domanda di competenze del mercato del lavoro, l’Italia ha un percentuale molto bassa di occupazione entro tre anni dalla laurea;

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o spesa nella ricerca. Innalzare la spesa in ricerca e sviluppo ad oggi pari a 1.4% del PIL (Germania è il 3%), anche il numero di addetti è molto inferiore con 45000 ricercatori in meno nel settore privato rispetto alla media Ue.

PNRR. Tra le linee portanti delle linee guida del PNRR è stata riconosciuta la missione sull’istruzione, formazione, ricerca e cultura, che prevede piani di potenziamento tra cui quello della ricerca di base e applicata, o per le infrastrutture di ricerca. Un capitolo è dedicato all’ambito Ricerca e sviluppo, che prevede misure a sostegno della ricerca e il suo rapporto con il mondo produttivo. Sarà previsto il potenziamento di strumenti per l’accesso alla formazione avanzata per gli studenti meritevoli con difficoltà economiche. Sono inoltre previste delle risorse per il miglioramento della infrastrutture e la digitalizzazione, attraverso interventi di riqualificazione con attenzione sostenibilità energetica, anche per potenziare strumenti per la didattica a distanza. Infine, una parte delle risorse dovrà essere destinata ai giovani ricercatori e al sostegno della ricerca pubblica e privata, prevedendo un potenziamento degli Innovation eco system, per rafforzare le ricadute sociali ed economiche della ricerca. I giovani devono tornare al centro della ricerca italiana che deve attrarli anche dall’estero, attraverso una semplificazione delle procedure e un sistemo basato sul merito.

Q&A

Domande dei Deputati

On. Melicchio (M5S) – Ha osservato che l’università è stata particolarmente sottofinanziata nell’ultimo decennio, il PNRR potrebbe ridare risorse a questo settore, con l’obiettivo di migliorare il rapporto tra università e impresa e di ridurre il divario tra nord e sud del Paese, sottolineando che nelle università del sud si perde circa 100 docenti l’anno. Anche per quanto riguarda le iscrizioni di studenti stranieri ha ricordato che il 70% sono dirette alle università del nord. Infine, ha ricordato il problema dell’imbuto formativo delle specializzazioni nel settore medico, settore in cui molti giovani non riescono ad accedere ai corsi.

On. Bella (M5S) – Ha riportato che nel corso della settimana sarà il Relatore del parere sul Fondo di finanziamento enti di ricerca (FOE), sul quale è stata prevista una piccola riduzione che si riferisce a una ripartizione del 2019, ha chiesto di chiarire questa riduzione. Ha poi riportato che alcune categorie di ricercatori hanno avuto maggiori difficoltà di altre, come ad esempio chi non ha avuto accesso al laboratorio, chiedendo dei chiarimento sulla valutazione della qualità della loro ricerca.

Ha poi chiesto quali misure potrebbero essere attuate per garantire l’accesso ai giovani alla professione di docente, visto che l’Italia ha l’età media dei docenti più alta del mondo.

On. De Giorgi (PD) – Ha evidenziato che il diritto allo studio deve essere un tema centrale nell’utilizzo delle risorse del Recovery Fund, alla luce di un trend di partecipazione dei giovani all’università non particolarmente positivo.

On. Ciampi (PD) – Ha evidenziato che i percorsi di formazione superiore non sono molto attrattivi, e che è necessario sviluppare delle strategie per aumentarne l’attrattività e prevede un progetto che metta al centro l’istruzione tecnica con le scuole e un sistema di filiera con le imprese. Ha poi ricordato la necessità di ampliare i corsi di specializzazione di medicina, prevedendo anche il miglioramento della qualità della formazione, il riconoscimento della dignità umana e professionale del medico in formazione e il riconoscimento dei diritti e di tutele ai medici in formazione.

On. Toccalini (Lega) – Sulla ripartenza ci sono alcuni problemi, come ad esempio la differenza tra i ragazzi che frequentano in aula e quelli in didattica a distanza, che vengono quindi trattati in modo diverso. Un secondo problema è quello della laurea, ad oggi troppi atenei non permettono la laurea in presenza togliendo la possibilità di celebrare questo evento. Nella ricerca ha osservato che l’obiettivo è quello di riportate in Italia i ricercatori dall’estero. Ha poi segnalato che dovremmo creare una rete tra le università e le imprese. Ha infine osservato che si dovrebbe espandere ulteriormente la no-tax area.

On. Patelli (Lega) – Ha ricordato che la mission del PNRR prevede delle misure per il miglioramento della qualità dei sistemi di formazioni, tra cui interventi infrastrutturali, aumento numero di docenti etc., sottolineando che sono esclusi i problemi dei fuori sede. Nei piccoli centri, inoltre, non ci sono istituzioni che permettono una formazione di alto livello senza cambiare città.

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On. Saccani Jotti (FI) – Investire in formazione e ricerca deve essere al centro del PNRR. Portare la digitalizzazione non vuol dire solamente portare connettività, ma anche cambiare i percorsi formativi e introdurre nuove metodologie di insegnamento. È quindi necessario prevedere un nuovo tipo di didattica che utilizzi al meglio gli strumenti digitali. Il digital divide non è più solo legato agli strumenti tecnologici, ma anche alla mancanza di competenze per l’utilizzo di tali strumenti. È necessario superare una didattica basata sulla conoscenza per favorire lo sviluppo di competenze. Le scuole di specializzazione devono essere per tutti in presenza, anche il corso di laurea in farmacia richiede un adeguamento del programma accademico, il percorso di studi dovrebbe prevedere anche preparazioni alimentari, cosmetici e omeopatici.

On. Aprea (FI) – La risorsa più importante del Paese è il capitale umano, dobbiamo mettere in discussione i vecchi dogmi della ricerca per prevedere una strategia di sistema che includa in un unico piano le imprese, l’alta formazione, la ricerca e gli investimenti. Inoltre, bisogna modificare il rapporto tra le facoltà per promuovere la contaminazione tra discipline diverse e abbandonare la logica dei settori divisi a compartimenti stagni, potenziare piattaforme europee di ricerca come il CERN e le collaborazioni tra pubblico e privato. Inoltre, ha chiesto di prevedere una semplificazione e una modifica dei procedimenti burocratici e amministrativi. Lo Stato dovrà essere una risorse abilitante sostenendo la ricerca, ma non gestendola in primo piano. Infine, anche le università dovranno diventare un luogo di apprendimento permanente per studenti per tutte le età, creando luoghi di apprendimento sempre aperti per un’evoluzione continua dell’apprendimento e della ricerca.

On. Fusacchia (Misto-+Europa) – Ha chiesto di far in modo che questa sia un’opportunità di apertura e ampliamento dell’offerta per tutte le università, favorendo l’internazionalizzazione degli atenei. Ha ricordato l’importanza di prevede delle residenze universitarie. Infine, le università telematiche stanno diventando centrali e dovranno quindi essere studiate approfondite. È necessario mettere risorse per aiutare a far capire i giovani chi sono accompagnandoli al mondo del lavoro. La c.d. terza missione, cioè il ruolo strategico delle università per costruire un tessuto sociale ed economico nei territori, anche potenziando gli Innovation eco system.

On. Sgarbi (Misto) – Ha ricordato che un ambito centrale deve essere l’arte italiana. Ha ricordato l’importanza delle Accademie, per cui era stato avviato un programma di riforma mai completato, che non sono state prese in considerazione. L’arte non può essere insegnata a distanza ma va vissuta deve essere insegnata in presenza.

On. Frassinetti (FdI) – Ha sottolineato la necessità di mettere al centro il diritto allo studio, prevedendo anche investimenti per le residenze degli studenti o prevedendo degli aiuti sulle rette o dei canoni di locazione. Inoltre, dovrebbero essere aumentate le risorse sulla ricerca per potenziare l’attrattività della ricerca italiana e attirare o trattenere i ricercatori italiani, ha poi chiesto di fare un censimento dei laboratori che manipolano materiale genetico e hanno collaborazioni internazionali.

Infine, ha osservato la necessità di tornare al più presto a una didattica in presenza.

On. Toccafondi (IV) – La crisi ha anche un lato positivo come momento di possibile cambiamento del sistema, non dovremmo tornare alla proliferazione degli atenei o alle sedi distaccate. L’università è ripartita in modo parziale non ancora a pieno regime, mancano ancora tanti aspetti importanti come il confronto e la ricerca. Ha chiesto quali sono le previsioni sulla lauree professionalizzanti o come si possono migliorare, inoltre ha chiesto cosa pensa il Ministro delle laure abilitanti, in merito al dottorato di ricerca ha osservato che deve essere spendibile anche nel mondo del lavoro.

Repliche

Rapporto università e impresa. È un tema centrale che richiede un potenziamento delle migliori esperienze che esistono nel Paese facendole diventare sistemiche e potenziare le collaborazioni internazionali come quelle sviluppate con la Germania.

Differenze territoriali. Il valore dell’autonomia dell’università è fondamentale, ma deve essere inserito nel sistema paese, in modo che tutti i giovani possano accedere a una formazione superiore in modo libero. È quindi necessario aumentare la qualità delle università in modo da permettere di scegliere agli studenti dove studiare in modo libero.

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Specializzazioni mediche. Si deve allargare l’imbuto formativo, sono state aumentati i corsi portando al massimo la capacità delle istituzioni.

Competenze. Mismatch tra competenze dei laureati e competenze richieste dal mercato esiste e deve essere affrontato in maniera efficace. Inoltre, si deve evitare che un aumento nel numero dei ricercatori sia una tantum ma sia una misura di sistema. Infine, il salario è uno dei principali problemi che porta i migliori a lasciare il Paese, questo è un problema politico che deve essere affrontato con una politica salariale adeguata.

FOE. Il taglio del FOE è stato compensato questo anno e dovrebbe essere rivisto per il prossimo in modo che vengano aumentate le risorse.

Diritto allo studio. Il sostegno economico è si importante, ma non è l’unico tema da affrontare, un secondo problema è quello dell’offerta formativa, prevedendo un’offerta professionalizzante terziaria che attiri gli studenti degli istituti tecnici. Inoltre, si deve affrontare un problema nell’orientamento a livello di risorse e di organizzazione, nelle materie STEM ad esempio la percentuale di ragazze è bassissima. Si deve quindi prevedere un orientamento attivo che permetta di arrivare all’università con le competenze necessarie.

Didattica a distanza. Non tutti gli studenti vogliono andare in aula, per vari motivi, come la preoccupazione del contagio, si cerca quindi di assecondare la scelta dello studente, coniugando il massimo dell’offerta con il massimo della sicurezza.

Digitale. L’occasione dell’impatto del digitale ha mostrato la necessità di un ripensamento della didattica alla luce dei nuovi strumenti. Inoltre, si deve incentivare le università a promuovere competenze digitali trasversali, integrando la didattica formale con la didattica informale.

Strategia europea. Il Piano nazionale della Ricerca, che sta venendo definito nella sua versione finale prevede un progetto scalabile in un quadro Europeo, all’interno di Horizon Europe, declinato in una dimensione nazionale e anche territoriale. È indispensabile che sulle tecnologie abilitanti si abbia delle tecnologie proprietarie, senza le quali non ci sarebbe neanche una sovranità politica.

Formazione continua. La formazione oggi continua tutto il periodo della vita, per questo deve essere previsto un sistema flessibile che permetta di continuare la formazione di chi lavora, anche prevedendo titoli componibili con vari corsi che dovranno essere poi ricomposti.

Lauree abilitanti. Il Ministro ha ricordato che presenterà un disegno di legge sulle lauree abilitanti su tutte le lauree che competono al Ministero, come le lauree sanitarie, individuando anche un percorso generale per far diventare tutte le lauree abilitanti.

Dottorati. Ha evidenziato la necessità di prevedere un grande investimento nei dottorati, visto che in Italia ci sono un quinto di persone di quelle che fanno il dottorato rispetto a Francia e Germania.

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