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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.01 (1874) n.22, 1 ottobre

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(1)

L'ECONOMISTA

G A Z Z E T T A . S E T T I M A N A L E

DEI BANCHIERI, DELLE STRADE F E R R A T E , DEL COMMERCIO, E DEGLI INTERESSI PRIVATI A B B O N A M E N T I Un anno L. 85 -Sei mesi 20 Tre mesi 10 -Un numero 1 Un numero arretrato 2 -Gli a b b o n a m e n t i d a t a n o d a l 1° d ' o g n i m e s e

GLI ABBONAMENTI E LE INSERZIONI

6i ricevono

R O M A FIRENZE S. Merio in Via, 51 ! Via dol Castellacelo, 6

DAL BASCO D'ANNUNZI COMMISSIONI E RAPPRESENTANZE

I N S E R Z I O N I Avviso per linea.

Una pagina Una colonna

L. 1

. . . 100 •

... 00 In un bollettino bibliografico si annunzieranno tutti quei libri di cui saranuo spedite due copie alla Direziono.

A n n o I - V o i . I l

G i o v e d ì 1 o t t o b r e 1 8 7 4

N. 22

S O M M A R I O

. f a r t e e c o n o m i c a : Lo stile e la tattica de'nostri avversari — 11 nuovo progetto di legge austriaco per la pubblicità nelle società per uzioni — Dell'intervento dello Stato. (Lettera dell'onorevole Turrigiaui all'ono-revole Peruzzi) — L'associazione britannica per il progresso dello scienze: congresso di Belfast — Il commercio dell'Inghilterra durante i primi otto mesi del 1874 — Il commercio della Francia durante i primi otto mesi del 1874 — Prodotti delle strade ferrate nel luglio 1874 — Società Adamo Smith: nuove adesioni di fondatori.

R i v i s t a b i b l i o g r a f i c a — A t t i u f f i c i a l i .

l P n r t . e finanziaria e c o m m e r c i a l e : Rivista finanziaria ge-nerale — Rivista politica — Notizie commerciali — Notizio varie — Listini delle borse — Prodotti settimanali delle Strado ferrate. G a z z e t t a d e g l i i n t e r e s s i p r i v a t i — E s t r a z i o n i — B o l l e t t i n o b i b l i o g r a f i c o —

S i t u a z i o n i d e l l e b a n c h e .

P A R T E ECONOMICA

LO STILE E LA TATTICA DE'NOSTRI AVVERSARI!

Se noi tentassimo di nascondere al pubblico la cu-riosità con cui stiamo aspettando il Congresso ebe gli anti-liberisti si propongono di tenere a Milano, niuno forse ci crederebbe. Perchè ognuno da sè comprende come alla sentenza di quel Congresso si trovin legate le sorti della scienza economica. Il suo campo, la sua definizione, il suo metodo, le sue tendenze pratiche, la sua morte, o la sua vita ed i suoi progressi, tutte in-somma le controversie, attorno alle quali gli economi-sti hanno tanto e da tanto tempo sudato, cadranno come mura di Gerico, tostochè si venga a bandire da Milano quale sia la funzione economica spettante allo

Stato odierno.

Naturalmente il giudizio, per mostrarsi coscienzioso, sarà preceduto ed accompagnato da ampie e dotte di-scussioni ; alle quali la Società Adamo Smith sentirebbe il dovere di prender parte fin d'ora. Ma, per mala sorte, accingendosi a farlo, noi ci troviamo, so non del tutto arrestati, imbarazzati di certo da gravi difficoltà, che solo la cortesia de'nostri avversarli potrebbe appianare, e che, ad ogni buon fine, giova di rilevare primachè il futuro Areopago economico si raduni.

Cominciamo quest'oggi da difficoltà puramente di metodo; e vogliamo innanzi tutto lamentare lo sfog-gio smodato di metafore, che i nostri avversarli pre-diligono tanto, e le quali, se molto giovano per dare

risalto a de' pensieri un po' frivoli, hanno tuttavia il gran difetto di sconcertare e falsare i giudizii delle menti non educate alla ginnastica delle dispute dot-trinali.

Noi, per esempio, avremmo voluto aprire la campa-gna con una escursione sulla così detta scuola storica, nella quale sta la prima origine della guerra dichia-ratasi al liberismo; e (salvo il debito ossequio al ta-lento personale degli autori che la professano) pensa-vamo di esporre le ragioni per cui il metodo storico, nel modo in cui si volle applicarlo alla scienza eco-nomica, costituisce un'insidia, è una negazione della scienza medesima, a comodo e beneficio della pratica empirica. Ma appena gettato uno sguardo su quanto i nostri avversarti ne dicono, eccoci davanti a ima me-tafora che ci ha tolto la forza di andare innanzi. « Il Eosclier, si è detto, il Knies, l'Hildebrand, e cento altri, fecero (per virtù del metodo storico) prorompere, fre-sche e lucenti, in mille rivoletti di oro, le onde di nuove e lucenti verità. » — Ora, la gente è pur troppo pigra, quando si tratti di sceverare da lina figura rettorica il senso proprio di una frase; sicché a quest'ora molti avranno creduto che gli economisti della scuola storica formino come una classe di taumaturghi, occupati ad evocare dalle vive roccie migliaia di Pattoli lucenti di oro liquido; e non sarà nè esagerazione nè scherzo il dubitare che, in questo tempo nel quale le nazioni sen-tono di affogare in diiuvii di moneta cartacea, potrebbe essere lapidato dal volgo chiunque si permettesse una parola di critica contro economisti di scuola storica.

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1 ottobre 1874 come un salutare avvertimento, annunziando che,

die-tro all'eloquenza di Schmoller e alle argomentazioni di Wagner, si cela la spada vittrice dell'Imperatore Guglielmo, co'suoi Bismark e Moltke, pronta a vendi-care l'offeso onore delle scuole germaniche. — Ci si è aggiunto che « il pensiero degli scienziati tedeschi, mentre è profondo, è pure ravvolto in una zona di

neb-bie; e le loro teste son piene di nubi cariche di

elet-tricità, le quali scoppiano in fasci di luce ». Ah! dun-que (abbiamo pensato noi stessi) non sarà cosa da pren-dersi a gabbo l'ascensione del Sinai tedesco; chi mai vorrà accostare un sol dito alla scienza di quelle teste, coll'imminente pericolo di rimanervi arso e conquiso da'fulmini che ne scoppiano?

Potremmo citarne parecchie, di codeste figure, ten-denti tutte a scaldare le imaginazioni, per impaurirle o sedurle. Tornei, duelli a morte, lampeggiare di stoc-chi, colpi maestri di spada, qualcuno de'nostri lasciato esanime sul terreno, qualche altro de'loro, che lo atterrò, ed ora alza lieta la fronte, radiosa di gloria, insomma, scene di sangue, ove noi credevamo appena che si trattasse di quistioni accademiche: ecco il lin-guaggio, universalmente adottato, e che si direbbe prescritto per circolare ai loro giornali.

È egli umanamente possibile, in siffatto modo, avviare e conchiudere la discussione d'una tesi di mera scienza? Noi, intendiamoci bene, non pretendiamo arrogarci il diritto di sindacare lo stile de'nostri avversarii. Multa

renascentur; nè preme a noi d'impedire che le anime

degli Achillini ritornino al mondo. La sola cosa di cui crediamo poterci dolere, è l'artifizio (se di arti-fizio si tratta) con cui la metafora vorrebbesi far va-lere ad uccidere la ragione. Pur troppo è vero che fra nemici armati tutte le armi son buone ; ma tra pa-cifici economisti vuoisi generosità e lealtà. Noi vogliam protestare: svezzati come siamo, ed è già molto tempo, dalla lettura de'secentisti, ci troveremmo muniti d'armi molto più deboli, che quelle de'nostri avversarii, giac-ché dobbiamo confessare umilmente la nostra incapacità a speculare metafore, altrettanto o più mostruose di quelle, con cui i vincolisti si sforzano di assicurare splendore e trionfo alla parte più fiacca dei loro assunti.

Più ancora che il gusto della metafora, predomina in essi la tattica delle contraddizioni flagranti. Sce-gliamone pochi esempi.

Si profondevano poco fa sperticate lodi a'moderni scrittori alemanni. Il dott. Yito Cusumano fu il primo a intuonarle, e l'onorevole Lampertico si accinse a scrivere un'opera, modellata o arricchita secondo i prin-cipii di quella scuola. Ma sopraggiunge il Luzzatti. Egli, se in una pagina adora i fasci di luce elettrica, in un'altra s'indegna a vedere glorificata una scuola la quale « ha gravemente peccato, esagerando l'azione e

l'ufficio del Governo, e combattendo talora le norme più sicure dell'economia ». Per conseguenza forse di ciò,

l'apoteosi del germanismo si fece chetamente sparire, per modo che la vedemmo eliminata del tutto dalla

Circolare di Padova. Che deve ora avvenirne? Qual giudizio sarà definitivamente portato al Congresso? Si dirà che i tesori inesplorati erano illusioni? Il Lam-pertico conserverà o muterà l'indirizzo della sua opera in corso di stampa? Il Luzzatti mitigherà verso la scuola tedesca l'asprezza delle parole che abbiamo testé riportate? Il Cusumano sarà il dotto ed egregio della pag. 7, o l'interprete esagerato e poco fedele a cui alludevasi in altre pagine? Probabilmente si finirà col transigere, per mezzo di un espediente che a nome del dott. Toniolo ci si promette. Se tutti si accorde-ranno a dire che il socialismo cattedratico non sia dot-trina tedesca, ma italiana di sangue purissimo, ogni loro discrepanza potrà finire, in grazia di una fa-vola storica. Ma intanto, di noi che sarà? Se persi-stiamo a supporre germaniche le dottrine germaniche, avremo il torto della nazionalità equivocata; se vor-remo attaccarle come false in sé, avvor-remo quello, più grave, di avere osato supporre che nella patria nostra possano trovarsi economisti capaci di errare: cosi gli avversarii ci avranno paralizzati e ridotti al silenzio, col solo aver saputo dividere fra di loro le parti della commedia.

Ma dove la tattica delle contraddizioni si fa meglio ammirare, è quando si tratta di qualche economista eminente che non appartenga alla loro scuola.

L'onorevole Luzzatti, a proposito di Fed. Bastiat e delle sue sciaurate Armonie, lancia in un articolo del-l'Antologia la sua frecciata di rito; e ciò sta bene. Se non che, poche pagine appresso, fa un atto di viva fede, appunto alla finale Armonia di tutti gl'inte-ressi economici; e ci predice che alla fine « la luce vincerà la tenebra, l'angelo del bene quello del male ». Il che, senza metafore, vorrebbe dire che l'armonia, e in conseguenza la libertà, ha il suo posto nella schiera de'veri assoluti; e se oggi è inopportuna, transito-riamente lo è. In altri termini, vi sarebbe in Economia la Libertà dell' avvenire, come in fatto di musica. Si potrebbe adunque vagheggiarla come un tipo, un'aspi-razione, una redenzione futura. Non è più un assurdo metafisico, un sogno dell' ebetismo fisiocratico. Il Luzzatti la vede come un destino finale e fatale; ma perchè dunque la Circolare di Padova, in cui la firma del Luzzatti si legge, ha potuto non avvedersi che dileggiava il Luzzatti, quando con tanto sdegno scherniva appunto il fatalismo degli ottimisti?

Altre incertezze, a proposito di Ad. Smith. Comin-ciatosi dal metterlo alla berlina, i frizzi di cui il suo nome fu caricato in Germania si ripeterono con vi-sibile compiacenza in Italia. Ma da lì a poco, ci si viene a raccontare che il socialismo cattedratico è ben lontano dal volere impiccolire la grandezza scientifica

dì Ad. Smith: testimonio il prof. Hildebrand (il men

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1 ottobre 1874 L' ECONOMISTA 591 libro immortale; Ad. Smith è il maestro di tutti noi.

Così, parevamo intesi perfettamente; e niuno vorrà mettere in dubbio che noi fummo sensibili alla ge-nerosa indulgenza con cui il germanismo italiano ri-metteva in onore il vecchio padre della nostra scienza. Se non che, a poche righe di distanza, spunta im-provviso un primo fallo di Smith. Egli ha creato una economia mondiale. E però non fu buono ad indovi-nare che, sola e sovrana, l'economia nazionale doveva più tardi aver corso in Germania. Se qui si restasse, noi, diciamolo pure senza ritegno, accetteremmo vo-lentieri l'accusa, per nome e parte dell'accusato; giac-ché abbiamo anche noi la voglia di credere che, per l'innegabile ed intima solidarietà della specie umana, il concetto di una Economia mondiale è più vasto, più completo ed esatto, che qualsivoglia concetto di Economia da popoli e Stati. Smith, dunque, avrebbe peccato tutto al più per eccesso, fatto molto frequente nei grandi intelletti. Ma no! Una seconda sorpresa si era già preparata ai lettori. Questa pletora, di cui dicevasi affetto il libro di Smith, diviene improvvi-samente una disperata anemia. Perchè (i vincolisti ce lo assicurano) Smith non ebbe quasi l'idea del con-sorzio civile; non vide mai che l'individuo; se era nella sua mente il concetto della società economica, con-sisteva in una accozzaglia di Economie, private e

sin-gole. In tal modo, la sua Economia, erronea pjrchè

mondiale, diventa erronea per l'opposto motivo, per-chè affatto atomistica!

Quando due giudizi così incompatibili, che erano per lo innanzi emanati da fonti diverse, si leggono ripetuti in un solo e medesimo scritto, vi ha di che perdere e speranze e ragione. Che una mente lucida quanto quella di Adamo Smith, che un osservatore così minuto e un ragionatore così serrato, abbia potuto cadere nell'uno o nell'altro errore, nessuna meraviglia; ma supporre che li abbia commessi entrambi ad un tempo, è cosa che urta col più comune buon senso. Se nondimeno si vuole ammettere la giustizia di ambe le accuse, una conseguenza ne nasce, che noi in ve-rità non avremmo voluto esser costretti di rilevare. Chiamando le cose coi loro nomi, Smith sarebbe, è ben vero, il più imbecille fra i filosofi-economisti: lungi dallo assegnargli « uno splendido posto nella storia del mondo », sarebbe anche di troppo il farne una mummia da relegarsi in qualche nicchia del museo britannico. Ma allora non avrebbe egli il diritto di prendere la rivincita sopra i suoi critici, i quali, sco-prendo la vacuità del suo libro, lo van chiamando

immortale, e conoscendo la grettezza del suo intelletto,

lo dichiarano maestro di tutti?

Abbiamo udito rimpiangere dai nostri avversarii che Adamo Smith non possa più sorgere dal suo se-polcro. Se egli vivesse, colla gran fama che l'ingiusto caso gli ha fatta, avrebbe ora aderito alla Circolare di Padova, e condannerebbe la società Adamo Smith: così la pensano i germanisti; e il loro lamento

sem-pre meglio rivela fin dove vorrebbero essi portare il concetto che si formarono intorno alla imbecillità del

maestro !

Emanate sentenze così ambigue e contraddittorie intorno al maestro, ognuno può immaginare quanto lo sieno quelle concernenti i discepoli. L'esempio dei

Manchester?-iani valga per tutti.

Questo titolo contiene la quintessenza dei disprezzi che si possano riversare sopra un economista: i man-chesterriani vanno considerati come mastodonti di un' èra vecchia, sotto tutti gli aspetti, compreso quello del cuore duro. Or ecco la scena a cui abbiamo or ora assistito. Mentre gli affiliati tutti del germanismo non lasciavano trascorrere la più piccola opportunità di sferzare la scuola di Cobden, un di loro scriveva:

« A Manchester, Cobden, Bright ed altri illustri

apostoli iniziarono quel moto del libero-scambio, che

è l'epopea ecoìiomica del nostro secolo. Da Manchester, da Liverpool, da Leeds, da Sheffield, i rappresentanti della borghesia intrapresero quelle gloriose pugne contro i monopolii ed il feudalismo della proprietà fondiaria, che tutti hanno scolpite nella memoria e nel cuore ».

Qui havvi una apoteosi evidente della libertà di commercio, e un pegno dell'ardore che i nostri avver-sarii spiegheranno a difenderla nel Congresso di Mi-lano, ove, a giudicarne da certi nomi, sarà gagliarda-mente attaccata. Ma no! dobbiamo dire anche qui. Quando codeste belle parole si pubblicavano nella

An-tologia dall'on. Luzzatti, a Padova uno de'suoi più fidi

aveva già presentato il libero-scambio come un delirio, ed avea confidato al pubblico che tra non guari sarà ripudiato in Italia; e come e da chi? per cura ed im-pulso di quello stesso Luzzatti che ne faceva a Firenze il soggetto di una epopea secolare. A quale fra i due scrittori dovremo noi prestar fede? Yi fu un malinteso, o una rivelazione indiscreta? A noi non importa il sa-perlo; vi fu contraddizione, la quale probabilmente non isparirà così presto.

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1 ottobre 1874 meglio de'germanisti, sa dire come spessissime volte

la verità si confonda col metodo di trattarla, per modo da farne tutt'uno. Fin qui, tra metafore e contraddi-zioni perpetue, noi non vedemmo che confusione ba-belica. Ciascuno dei nostri principii può dirsi accettato dagli uni e ricusato dagli altri, o pure accettato e ricusato ad un tempo, or dall'uno, or dall'altro. Cento volte abbiam dovuto domandare a noi stessi : come mai argomentare contro il vincolismo economico nel nostro paese ? in pochi giorni è divenuto, avrebbe detto il Guerrazzi, un ente privo di manichi, non si trova per dove afferarlo. Ed è nell'interesse medesimo de'nostri avversarii, che noi invochiamo precisione e semplicità. Se al Congresso di Milano la materia non si presenta ristretta in termini ben definiti ed esposta in un linguaggio intelligibile a tutti, sperarne solu-zioni soddisfacenti è vana lusinga. Per parte nostra non lasceremo di contribuirvi. Non abbiam detto che la menoma parte. Dopo le metafore e le contraddizioni, che si arrestano al metodo, abbiamo ancora da entrare nel pelago degli equivoci, che sono insinuati nelle vi-scere stesse dell'argomento, ed offrono materia letteral-mente infinita, difficile ad ordinarsi, più difficile a dirsi. — Ci ingegneremo alla meglio.

IL NUOVO PROGETTO DI LEGGE AUSTRIACO

PER LA PUBBLICITÀ NELLE SOCIETÀ PER AZIONI

Quello straordinario moltiplicarsi di tante banche e di tante società anonime che specialmente negli ul-timi 5 anni vedemmo nascere a diecine e a centinaia in quasi tutti gli Stati europei, senza che la loro co-stituzione trovasse una causa adeguata nei bisogni della circolazione e del commercio, e che sorte sotto fallaci auspicii di prosperità caddero ben presto, tra-volgendo nella propria rovina molti e molti mal cauti capitalisti adescati da lucri immaginarli, è uno dei fenomeni più dolorosi della vita economica mo-derna, di fronte al quale è nell'interesse di tutti, il ricercare i provvedimenti efficaci ad impedire che si ripeta troppo di frequente, minacciando di divenire un pericolo permanente per la prosperità pubblica e pri-vata dei varii paesi.

Certamente in molti e molti casi si può trovare nelle sanzioni del Codice penale, una adeguata re-pressione di quelle truffe colossali larvate sotto le ve-sti di una società anonima, ed una sufficiente tutela dell'interesse dei privati. Ma non sempre ricorrono i termini di un vero e proprio delitto, non sempre la giustizia giunge ad impadronirsi dei veri colpevoli, eppoi è innegabile che le misure meramente repres-sive, non distruggano il danno già verificato, non of-frono neppure ai più diligenti un mezzo qualunque di sfuggire al medesimo, e quindi per riuscire realmente efficaci hanno spesso mestieri di essere accompagnate da altre misure d'indole meramente preventiva.

Se nonché, per non venire meno a quei saggi prin-cipii di libertà che debbono regolare le associazioni commerciali ed industriali, e per non inceppare lo svolgimento di queste, con una vessatoria (e spesso inefficace) tutela governativa, è evidente che altra mi-sura preventiva non saprebbe adottarsi, all' infuori di quella, consistente nel mettere il pubblico e tutti gli altri interessati, in grado di acquistare una esatta no-tizia del vero stato di ogni singola società per azioni, onde misurare su quello la fiducia di cui può essere stimata meritevole.

Tutto il problema dunque si riduce a determinare un sistema di pubblicità che risponda adeguatamente a un tale scopo.

Ed invero sebbene tutte quasi le legislazioni com-merciali contengano delle disposizioni in questo senso, la esperienza le ha dimostrate di troppo insufficienti perchè si debba continuare con quelle, rinunziando a cercare qualcosa di meglio.

Siamo lieti pertanto di annunziare che un primo esempio di una seria riforma ci viene fornito dal-l'Austria, la quale essendo uno degli Stati che mag-giormente ha sofferto, pel funesto indirizzo preso dalle società per azioni in questi ultimi tempi, era ben naturale fosse la prima a cercarvi un riparo.

Infatti in un recente progetto di legge sulle Società

per azioni, presentato dal governo austriaco, è fatta

una larga applicazione del principio della pubblicità. Secondo questo progetto di legge, devesi per ogni società :

1° Pubblicare nel giornale destinato alle inser-zioni officiali, un estratto del contratto di società e delle aggiunte al medesimo, l'ammontare del capi-tale sociale, le sentenze sulle dimando di nullità avanzate contro le deliberazioni all'assemblea gene-rale, i cambiamenti nella composizione del Consiglio di amministrazione e lo scioglimento della società.

2° Inserire in un giornale liberamente scelto dalla società nel suo atto costitutivo, un prospetto della sottoscrizione delle azioni e dei versamenti sulle medesime e le altre pubblicazioni della società.

Oltre a questa pubblicità ve ne è un'altra d'indole più ristretta stabilita a benefizio dei soli azionisti. Infatti :

1° Ogni azionista ha il diritto di esaminare e di fare estratti dal protocollo notarile delle assemblee generali.

2° Ogni azionista negli otto giorni precedenti all'adunanza generale, ha il diritto di dimandare senza spesa la comunicazione del bilancio, del conto annuale e del resoconto annuo.

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richie-1 ottobre richie-1874 L' ECONOMISTA 593 sto, di munire della propria firma tali documenti.

Inoltre è prescritto:

1° Che i bilanci, i conti ed i resoconti annui, delle società per azioni, siano resi ostensibili nella cancelleria del tribunale di commercio locale, ove tutti possono prenderne visione.

2° E finalmente che le sentenze che sopra, pro-nunziate in seguito a proteste contro le deliberazioni dell'adunanza generale, debbono essere affisse al tri-bunale di commercio ed alla Borsa, ma in quest'ul-tima solamente quando si tratti di una società le cui azioni sono quotate alla Borsa.

E indubitato che per tal guisa si viene a soddi-sfare in gran parte a quel bisogno di pubblicità di cui facevamo cenno di sopra. Però sarebbe desidera-bile che a render più completamente efficace la pro-gettata riforma, vi si introducessero alcune modifica-zioni tendenti a remuovere sempre maggiormente gli ostacoli cui dovrebbero andare incontro gli interes-sati per acquistare le nozioni ad essi necessarie. Molte di queste infatti non possono attingersi se non da quell'azionista che risiede o si porta personalmente nella città ove ha sede la società, circa alla quale ha interesse di essere esattamente informato. Ora è evidente che per coloro che posseggono delle azioni di diverse società residenti in luoghi diversi, le fa-coltà accordate dal progetto di legge divengono di un così gravoso esercizio che quasi si riducono ad un benefizio illusorio.

Di più, il limitare ai soli azionisti attuali la pos-sibilità di attingere certe determinate notizie (come ad esempio i bilanci sociali, il resoconto annuo ecc. ecc.) ci sembra una misura antiliberale ed illogica inquan-tochè, anche chi si dispone all'acquisto di azioni di una data società, ha interesse e diritto di essere pie-namente informato in proposito, mentre non sapreb-besi del resto vedere quali vantaggi si vorrebbero mantenere in uno stato di limitata pubblicità.

Ci sembra quindi che ormai entrati nella buona strada, il Governo ed il Parlamento austriaco dovreb-bero ancora fare un passo di più, e prescrivere che tutto quanto si riferisce alle società per azioni debba pubblicarsi nei fogli ufficiali, tanto delle provincie ove respettivamente hanno sedi e succursali le so-cietà, quanto nel giornale ufficiale dello Stato, il quale diverrebbe per tal guisa l'organo e lo specchio della situazione degli Istituti commerciali dell'impero.

Solo dovrebbe farsi un' eccezione per ciò che non può essere divulgato senza pregiudizio del buon an-damento delle società, e di cui a ragione dovrebbe of-frirsi comunicazione agli azionisti solamente.

Se così si facesse, a noi non rimarrebbe altro che l'esprimere il desiderio di vedere presto seguito da noi l'esempio dell'Austria.

- - •

DELL'INTERVENTO DELLO STATO

Sulla questione economica che adesso si discute in Italia ed a cui ci sembra che il pubblico prenda così viva parte, il prof. Torrigiani deputato al Parlamento ci comunica la seguente lettera diretta all'onor. Per uzzi.

Chiar."10 e Stim.m0 Collega ed Amico,

Quando nel giornale La Perseveranza, lessi al 28 del passato luglio, n° 5293, la lettera da lei diretta al mar-chese Luigi Ridolfi, presidente dell'Accademia economico-agraria de'Georgofili, mi compiacqui molto di tutto quanto ella aveva scritto in difesa delle libertà economiche, e dell'invito all'Accademia de'Georgofili per riprendere lo discussioni intorno all' azione della pubblica autorità e dei

cittadini in caso di eccezionali aumenti di prezzo dei ge-neri alimentari. Nò ella ha limitato l'invito a

quest'argo-mento, arrivando al punto tanto controverso oggi intorno alla lotta del lavoro e del capitale, perchè un Istituto scientifico di tanta rinomanza qual'ò in Italia l'Acca-demia de'Georgofili, espanda la sua voce autorevole onde porre potenti ostacoli alle deviazioni dei principii, l'ap-plicazione dei quali ronde più vigorosa e florida l'azione di que'due grandi fattori della ricchezza.

Io lessi a capo della sua lettera un piccolo proemietto col quale il giornale prometteva le sue proprie osserva-zioni sull'argomento da lei svolto con tanta luce scien-tifica. Ho per più settimane aspettato queste osservazioni. Amava di raccoglier pur esse e mettervi in coda le mie, che mi permetto dirigerle in questo momento.

Che cosa si cerca in sostanza da chi pretende di rego-lare in certi momenti il prezzo delle sostanze alimentari? Abbandonando ciò che la scienza insegna in virtù della concorrenza, e dimenticando quanto può la libertà col suo esercizio ne'mercati, e l'aumento dei mezzi di comu-nicazione e delle notizie che oggi si espandono nel globo terraqueo colla celerità della folgore, si crede che l'in-tervento dell'autorità pubblica, possa mitigare gli effetti dei danni ohe si palesano in proporzioni tanto più ampie, quanto sono più sensibili le differenze dei prezzi delle cose. Pn per verità trattato da tanti e da tanto tempo quest'argomento, da stimare sepolte le dubbiezze che si cerca di far rivivere. Chi avrebbe mai creduto, ad esem-pio, che la scarsità de'raccolti del grano nell'anno pas-sato, avrebbe fatto rivivere il progetto dei Forni modelli?

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molti, ai quali parlano delle libertà economiche, mo-strando la utilità dell' intervento del governo in ciò che dalla necessità è prescritto. Ma è questa parola

neces-sità che conviene caratterizzare in modo da non

allar-garla dove non può giustificarsi. Chi ignora che laddove le industrie per loro n a t u r a ed esercizio arrivano ad essere dannose, insalubri, ed anche incomode, l'autorità pubblica deve ai narsi di leggi onde impedirne i danni? Questo impedimento lunge dall'essere di limitazione, è di sussidio alla libertà, perciocché dove un danno si pa-lesa e si espande, il non troncarne gli effetti sinistri, corrisponde ad offendere di altrettanto la libertà di chi li subisce. E dire che dalla penna di alcuni si spremono idee con aria di novità, mentre portandosi col pensiero nel paese che h a tanto progredito per l'applicazione delle libertà economiche, dico l ' I n g h i l t e r r a , dietro la scuola di Adamo Smith, fondata sovra principii incrollabili, in quel paese stesso, vediamo tanto più favorite le libertà economiche, quanto meglio con savie leggi sono liberate dagli ostacoli che ne impediscono gli sviluppi.

Ella avrà, non ne dubito, conoscenza ed affetto per l'opera di Carlo Dunoyer sulla libertà del lavoro, ovvero, com' egli la caratterizza, simple exposé des conditìons dans

lesquelles les forces humaines s'exercent uvee le plus de puissance. Parlo di un autore francese e abbastanza

ce-lebre, ma oggi siamo al punto che evvi chi ama procla-mare che dopo la sconfitta di Sédan gli scrittori

fran-cesi sono meno letti e curati, perchè manca alle loro idee il bagliore delle spade vittrici! ') P a r m i questa u n a

ra-gione di più per insistere sulle idee più vere di chi è meno letto e curato. Ebbene, Carlo Dunoyer, che tanto aveva studiato le condizioni della libertà del lavoro, fu inviato nel 1855 dall'Accademia delle scienze morali e politiche dell'Istituto di Francia a raccogliere in Inghil-terra i dati di fatto sulle condizioni delle industrie di fronte all'autorità pubblica. Il lavoro dell'economista fran-cese fu pubblicato col titolo : De la police du travati en

Engleterre.

Ella non deve temere che io cerchi di svolgere in una mia lettera le idee principali sull'estensione della polke

du travati. Vi è nello scritto del Dunoyer u n indice molto

bene raccolto, esaminato e giudicato degli atti del Par-lamento inglese, non solo sui mestieri, sulle officine, sulle fabbriche, ecc., ma sulle professioni liberali, che nei rapporti coi quali si espandono, assumono forza e con-tegno di corporazioni.

Nella massima p a r t e degli atti del Parlamento inglese è la specialità d'inconvenienti a reprimersi laddove si manifestano, che fanno adottare rimedi locali, senza passare al sistema preventivo che offende la libertà di t u t t i coloro che lo subiscono senza giustificare perchè sia adottato.

Non sarà inutile che altri assai meglio e più di me, approfondisca bene gli argomenti che pare si vogliano tirare in iscena da chi desideroso di persuadere la impor-tanza ed utilità dell'azione governativa, su quella de'cit-tadini o soli, o associati, ricorre all'esempio dell' Inghil-terra, dove l a scuola economica iniziata da Adamo Smith, entrerebbe a suo giudizio in contraddizione con quanto si va praticando nel paese dalle misure governative.

Vedi lo scritto del chiarissimo prof. Luigi Luzzatti nel fascicolo ix della Nuova Antologia di settembre.

Su questa via si arriva a credere e dichiarare che se Adamo Smith risorgesse dalla tomba, si mostrerebbe

so-stenitore di quelle ragionevoli e necessarie ingerenze dello Stalo, che salvano le generazioni dalla ignoranza, dalle ma-lattie, e dall'abbrutimento ). Come non esser colpiti di

meraviglia da questa sentenza la quale condurrebbe a credere che Adamo Smith non abbia pensato nè ad

igno-ranza, nè a malattie, nè ad abbrutimento de'popoli!

Di-casi p u r e che saldo sempre in que' principii che nella loro verità si svolgono senza mutare nella loro essenza, Adamo Smith che pensò a provvedimenti proporzionati a quanto ne'suoi giorni sussisteva, se vivesse ora ne allargherebbe le proporzioni alla misura dello svolgimento della civiltà e dei bisogni dei popoli, ma il culto dovuto e largito a quel genio economico, non può ammettere il cambia-mento de'principii scientifici a cui la forza della sua mente potè arrivare, per cui le scuole che seguono la sua, non mutano i loro fondamenti, qualunque sia per essere la elevatezza dell'edilìzio a cui ponno arrivare.

Come mai con queste idee semplici, e che si conciliano colle altre di ogni progresso, si può pubblicare che si

con-siglia oggidì in Italia di cristallizzare e inaridire le dottrinef ciò che non si addice all'indole degl'Inglesi? 2)

Si arriva fino a sostenere che lo Stato ha missione di allargare i limiti della libertà, a misura che le società pro-grediscono; ma non è forse la libertà chele fa progredire?

Può mai essere lo Stato il giudice della dose di libertà da conferire a sè stesso? F r a libertà e licenza corre u n a linea di divisione qualificata abbastanza dalla natura ed estensione dei diritti.

Anche l'autorità dello Stato, non può essere invocata confondendola colla sua intromissione nell'esercizio delle libertà industriali. Se quest'autorità eccede i limiti propri, s'indebolisce invece di rafforzarsi, per la reazione inevita-bile, di chi sente offesa la propria dall'autorità altrui.

Amerei, caro signore ed amico, accennare ad altre di-stinzioni, movendo sempre da principii immutabili deri-vati dalla immutabilità dell'umana natura, identica nella sua essenza per ogni razza di ogni tempo e di ogni luogo: ma u n a lettera non può progredir oltre. In fine velocior. Conchiuderò colla citazione di u n nome ohe il tempo rende sempre più luminoso e riverito, quello del Conte di Ca-vour. Perchè, può chiedermi ella, venite fuori adesso con questo nome ? Ella conoscerà senza dubbio il suo scritto in lingua francese « Des idée eommunistes et moyens d'en « combattre le déyeloppement. »

Amo riprodurre pochi periodi senza u n a parola di com-mento, trovandoli adattatissimi a ciò che vediamo qua e là tentarsi sotto i nostri occhi.

« Dans le sujet mème qui nous oceupe maintenant, il « est facile de reconnaìtre que les utopies eommunistes et « socialistes, ont dù une grande partie de leurs sucoós à des « idées erronées, développées d'ahord avec une certame « faveur dans une sphère scientifiquement plus ólevée, « que celle où peuvent ordinairement atteindre les secta-« teurs actuels les plus fervents de ces utopies mèmes. En « étudiant la marche générale de la pensée en Europe, on « est frappé de voir combien d'efforts ont été tentés à une « époque rapprochée de nous pour identifier l'ordre des « faits et l'ordre du droit. » (Ecco il punto proprio di

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1 ottobre 1874

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somma importanza). « C'est là une erreur d'autant plus

« dangereuse qu'elle est subtile et spécieuse. Si l'on acce-« pte une fois cette doctrine, qui confond le fait et le droit « dans une notion commune, on doit s'attendre à en voir « dócouler tòt ou tard les plus funestes conséquences. »

« Or cette erreur dangereuse, plusoumoins habilement « dissimulée, se trouve nócessairement impliquée dans i beaucoup de systèmes, soit philosophiques, soit

histori-« ques, aujourd'hui encore en grande vogue. Prenons dans « la docte Àllemagne, le système métaphisique de l'iden-« tité absolue et la philosopliie de la nature: il est aisó « d'en faire sortir un véritable fatalisme par les dédu-« etion les plus rigoureuses. Mais le fatalisme est la justi-« fication et la réhabilitation la plus absolue du fait. Le « droit dans ce système ne se distingue plus du fait : tout « ce qui arrive est ce qui devait arriver ; et si la vérita-« ble sagesse explique tout et domine tout, c'est pour tout « absoudre et pour tout justifier. »

« Une pareille doctrine tend à favoriser le systeme com-« muniste par cette confusion mérne établie entre le fait « et le droit. En effet quand on a admis que les instincts « de l'homme sont tous légitimes par cela seul qu'ils sont « naturels, la notion de droit dont l'esprit liumain ne peut « jamais se debarrasser entierèment, qnelque effort qu'il « fasse, revient le saisir et le porte à affirmer qu'il doit y « avoir un moyen d'organiser la société de manière que « tous ces instincts obtiennent satisfaetion. Ainsi par une « ineonséquence frappante, mais dont l'histoire de la pen-« sée humaine offre des nombreux exemples, le philosophe « qui, en vertn du système de l'identitó absolue, confond « le fait et le droit pour légitimer les instincts aveugles « de l'homme, invoque immódiatement après cette idée « des droits qu'il vient de móconnaìtre, et en l'invoquant « il cherche à flótrir l'organisation sociale actuelle, qu'il « accuse de froisser tyranniquementledóveloppement des « instincts de l'homme. »

« Cette consideration explique pourquoi l'on voit au-« jourd'hui beaucoup de communistes sortir des Univer-« sités Allemandes (lo scritto del Conte di Cavour è del « 1855) où l'on professe cette philosophie qui conduit à « justifier tout ce qui arrive. »

Non evvi in queste ultime parole un po'di profezia? Chi è uscito dalle Univrrsità Alemanne colle idee a cui allude Cavour, oggi sale nelle cattedre socialistiche.

Vi è in Italia chi sentirebbesi di fare altrettanto. Al-cuni restano molto indietro, ma desiderano tuttavia pe-netrare nel concetto dell' ingerenza dello Stato, come parte attiva delle funzioni economiche, non limitandosi a pretendere ohe la sua azione sia sempre per tutelare il diritto, e per toglier di mezzo gli ostacoli che si frap-pongono a conseguire i frutti della libertà individuale. Quando si mette il piede in certi pendii è difficile sta-bilire fin dove diventa inevitabile il discendere. Non vi sarà, ad esempio fin qui fra noi, chi adotti uno dei prin-cipii i più rivoluzionari nella scienza economica, quello di Schmoller sulla proprietà, che l'economista tedesco fa derivare più dall'opera della società che da quella degli individui che la formano; arrivando per questa via al miscuglio, per non dir altro, dello Stato proprietario delle proprietà dei proprietari. Ripeto che, non rispettati certi confini, il viaggio può essere più lento o più ce-lere, conducendo però sempre alla stessa mèta.

Ella mi dirà, esimio collega ed amico, che in questa mia lettera cominciando a parlare dei calmieri, sono an-dato a sbalzi fin dove per procedervi in regola vi vor-rebbe qualche volume. È verissimo: ma tutto quanto ella ha scritto assai bene verso chi cerca d'intromettere l'azione dello Stato anche a rompere l'andamento libero dei mercati e de'cambi, mi ha suscitato quel mondo di idee che gioverà oggi più che mai di trattare in Italia, onde allontanare i pericoli di quanto pare che si prepari da chi s'innamora della scuola germanica dei socialisti in cattedra.

Mi creda sempre e con tutta la stima e amicizia.

Suo Aifez.mo P . TORTUCIANI.

Associazione britannica per il progresso delle Scienze

CONGRESSO 1)1 BELFAST

Mentre che a Lilla si riuniva l'Associazione francese per lo sviluppo delle scienze, e che era già alla sua terza sessione, la Società inglese sotto il medesimo nome,

Bri-tish Association for the advancement of sciences, teneva a

Belfast in Irlanda la sua riunione annuale.

Questa è stata aperta sotto la presidenza generale del signor Tyndall, l'illustre fisico, ed in ciò che riguarda la economia politica e la statistica sotto quella di lord O'Hagan, antico cancelliere d'Irlanda; quest'ultimo ha pronunziato in questa occasione un discorso, che non esi-tiamo di qualificare per degno di osservazione e nel quale crediamo utile di rilevare i seguenti punti.

Da prima lord O'Hagan ha constatato la prosperità cre-scente della città che l'Associazione aveva scelto quest'an-no come sede dei suoi lavori. Belfast, dice egli, nel 1821 non aveva più di 37,000 abitanti ; dopo 50 anni ne con-tava 174,000. Alla prima di queste epoche non aveva che una sola manifattura, oggi i suoi stabilimenti industriali si contano a centinaia. Figurano in prima linea le fucine e le fonderie di ferro, delle quali l'Europa è divenuta tri-butaria, come le parti più lontane del globo; ed i cantieri di costruzioni navali non sono meno famosi. Questi impie-gano migliaia di operai e varano il maggior numero di battelli a vapore, che riuniscono le due spiaggie del-l'Atlantico o traversano il Mediterraneo. L'ultimo sforzo della loro industria è un bastimento, the Britannic and

Germanie, della portata non minore eli 5,000 tonnellate,

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clie ha fatto, si può dire, eccellenti affari. Più tardi ven-nero le società scientifiche ed una associazione che s'inti-tolò Società d'inchiesta sociale per Veconomia politica, la

statistica, la giurisprudenza, e che in certe cose sorpassò

presto l'associazione nazionale detta della Scienza sociale. Ulteriormente questa società si trasformò e divenne la

Società statistica dell' Irlanda, di cui ciascuno riconosce

l'importanza ed apprezzai servigi. Finalmente, in que-sti ultimi tempi, la città di Belfast ha ique-stituito dei corsi per l'insegnamento regolare e sistematico della scienza economica. Vi sono già, in media, da quaranta a cinquanta giovani che seguono questo corso ; la maggior parte di essi appartiene alle professioni commerciali, mentre alcuni seguono le carriere liberali. A Dublino hanno profittato di questo esempio, ed abbiamo tutte le ragioni per cre-dere che sarà imitato anche da un grandissimo numero delle nostre oittà.

Lord O'Hagan dice in seguito che la Società statistica

d'Irlanda ha fatto degl'immensi sacrifizi pecuniari per

sviluppare le cognizioni economiche tra i maestri di scuola. Un certo numero di essi ha subito gli esami e tredici hanno ottenuto il diploma o certificato di capacità. Que-sto tentativo potrebbe benissimo non rimanere locale. Uno dei comitati della Social Science Association si è, effetti-vamente, indirizzato al Consiglio privato, perchè renda obbligatorio l'insegnamento dell' economia politica in tutte le scuole ohe sono sotto la sua dipendenza. I pro-motori di questa misura sono persuasissimi che nn errore dei più accreditati nelle masse e dappertutto - quello di un antagonismo naturale, necessario e fatale tra il capitale ed il lavoro - avrebbe potuto essere, se non del tutto al-lontanato, almeno considerevolmente mitigato nelle sue tristi conseguenze - (qui gli scioperi, là i Look out o licenzia-mento in massa degli operai), se i precetti della scienza economica fossero meglio intesi e più diffusi. Il Consiglio privato non ha loro dato una completa soddisfazione j tuttavia ha introdotto, in via d'esperimento, lo studio del-l'economia politica in un certo numero di scuole primarie. Siccome i nostri vicini al di là della Manica hanno buon senso, e sono tenacissimi quando hanno intrapreso qual-che cosa, vi è motivo di credere, ohe fra non molti anni la questione sarà decisa in maniera definitiva nel senso che lord O'Hagan e tutti i veri economisti sono unanimi ad indicare.

Terminando il suo discorso, lord O'Hagan ha fatto chiaramente conoscere la sua opinione su ciò che egli ha qualificato per desiderio appassionato, ma nel medesimo tempo legittinilssimo per parte del popolo irlandese, cioè la partecipazione alla proprietà personale del suolo. Ecco le sue parole : « E questa una riforma di cui il Parlamento dovrebbe ocouparsi subito, e che d'altrónde ha già Ini-ziata nell'ultima sessione approvando in principio i bill presentati da lord Cairns. E cosa essenziale per l'Irlanda che la legge soddisfi e regolarizzi nel medesimo tempo la passione che i suoi figli manifestano per le proprietà pre-diali. Oggi questa passione s'identifica troppo spesso oon atti criminosi (agrarian crimes). E dovere di una legisla-zione giusta, di spogliarla di questo triste carattere, di re-stituire agl'Irlandesi il diritto d'ottenere oon laboriosi sforzi quella posizione indipendente, quella soddisfazione di sè stessi e degli altri, che, per confessione universale, la situazione di proprietario conferisce a coloro che ne

godono. Questo sarà anche per l'Inghilterra il mezzo più sicuro per farne dei sudditi affezionati e leali. »

Questa adress, come dicono i nostri vicini al di là della Manica, è stata, seoondo il dott. Farr e sir Giorgio Camp-bell, una delle meglio fatte (ablest) e delle più interessanti che avessero mai sentito. Essa fu fragorosamente applau-dita; poi oominoiò la lettura delle comunicazioni e delle memorie che erano destinate alla sezione.

Il dott. Grimshaw ha letto una memoria sulla legisla-zione sanitaria, il suo stato attuale e le sue prospettive. Secondo lui si potrebbe porre questa legislazione sotto forma di codioe, e renderne tutte le disposizioni stretta-mente obbligatorie : incaricare dappertutto le autorità stesse dalla cura di farle eseguire; porre, in fine, que-ste autorità sotto il controllo dell'autorità centrale. Non è la prima volta che abbiamo avuto qui l'occasiono di constatare presso gì' Inglesi questa tendenza a una certa centralizzazione ; ma quelli stessi che più la desiderarono non sono inclinati a menomare i privilegi locali. Il dot-tore Grimshaw li vuole espressamente mantenuti ed intende conferire al corpo medioola supremazia. Sir Giorgio Camp-bell però non è stato niente affatto della stessa opinione. L'idea del dottor Grimshaw per sè stessa gli sembrava buona anohe praticamente: ma, sopra un punto, era ob-bligato di emettere un'Opinione totalmente contraria alla sua. Non credeva, in altri termini, che gl'Inglesi fossero preparati a subire il giogo di un esercito di dottori sa-nitari. La Scienza della igiene pubblica non è ancora arrivata ad un grado di progresso da giustifioare una tale pretesa. Veramente è ancora nella sua infanzia, ed appena balbetta qualche spiegazione più o meno plau-sibile sulle cause delle epidemie, la loro generazione e propagazione.

Il sig. Hamilton ha dato lettura, in nome del slg. Leone Levi, di un lavoro sugli scioperi ed i Look out. Eccone un compendio :

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V ECONOMISTA

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respingono le nuove pretese degli operai, ed alla loro

volta hanno costituito un' associazione per la difesa dei proprii interessi. Tale è l'origine della Società che sì è ora formata a Manchester sotto il nome di Federazione nazionale dei principali. (The natìonal federation of

asso-cìated employers of làbour).

La Commissione di cui parlava il sig. Leone Levi, ha cercato di mettersi in contatto personale con dei princi-pali e degli operai, gli uni appartenenti alla Federazione nazionale, gli altri alle 'Brade Unions, ed ha loro sottoposto queste tre domande: la Quale causa poteva decidere il

minimum del salario? 2 ' Questo minimum potevasi in

qualunque mestiere rendere invariabile e come? 3" Vi sono forse delle combinazioni artificiali capaci d'influire sulla cifra del salario, in un senso od in un altro, e que-ste combinazioni possono esse presentare, sotto il punto di vista economico, un carattere benefico? Tutti questi punti sono stati discussi da ambo le parti con molta lealtà e buona volontà ; così si esprime letteralmente lo stesso sig. Leone Levi. Egli è stato felice di costatare tanto nei principali che negli operai un sincero desiderio di venire ad un accordo amichevole. Ma la discussione non ha fornito le risposte positive alle domande fatte con pre-cisione.

Il sig. W. D. Dodd ha trattato questo medesimo sog-getto nella speranza di offrire alle parti interessate una soluzione egualmente accettabile da ambedue. Questa soluzione non ci viene comunicata ; ma ci si fa cono-scere l'ultima parte del lavoro del signor Dodd che è di molto interesse. Nel 1851 il salario dei filatori di Belfast era di circa 5 scellini e 6 denari per Settimana; nel 1872, in seguito a successivi aumenti, era giunto a 9 scellini. I principali avevano voluto ridurlo a 8 scellini e 6 denari, ma gli operai fecero sciopero. Nel 1851 i dégrossisseurs guadagnavano 18 scellini per settimana; eraro giunti a 20 ed i principali volevano riportarli a 18. Alla stessa epoca 1 dilisóatori non avevano che 18 scellini alla setti-mana. Quando scoppiò lo sciopero questi stessi salari erano di 26 scellini ed 1 principali pretendevano ridurli a 24. Negli stabilimenti di tessitura, la rimunerazione degli operai variava secondo il lavoro e l'abilità di cia-scuno. Alcune donne che tessevano tele operate, riusci-vano a guadagnare da 20 a 22 scellini la settimana. In queste condizioni, una tela di un poco di soggezione vale all'operaia fino a 3 scellini ed 1 denaro. I principali cre-dono che due scellini e nove denari sarebbero un salario sufficiente, ed infatti moltissime donne, dopo averlo tro-vato troppo basso, hanno finito con accettarlo. Sono circa sette settimane che è scoppiato il conflitto, e il sig. Dodd fa osservare che questa circostanza non ha fino ad ora influito sul prezzo della materia prima, lino o cotone. Questa comunicazione ha dato luogo ad un vivo dibat-timento. Un operaio, sig. Brownlie, si è lamentato che i principali di Belfast che hanno congedato i loro operai, avessero addotto un motivo falso, cioè un ristagno generale di affari, quando al contrario, i prezzi di vendita tende-vano a rialzarsi. Un principale, il signor Ewart, ha soste-nuto energicamente che questo ristagno era stato la sola vera causa della riduzione dei salari, che egli stesso ed i suoi colleghi avevano voluto realizzare ; riduzione mo-deratissima, perchè il silo quantum non oltrepassava il 6 O/o della tariffa attuale. Ha rappresentato la Società

formata dai principali come misura puramente difensiva. Lontani come siamo, ci sarebbe difficile dì giudicare chi abbia ragione, se il sig. Brownlie od il sig. Ewart, tanto più che ambedue potrebbero non ingannarsi. In tutti i casi ambedue si mantenevano sul terreno scientifico, pre-tendendo l'uno, che l'eccesso dell'offerta sulla richiesta giustificasse una diminuzione di salario, l'altro contestando il fatto.

Con il sig. Hart la questione si è posta sul terreno del socialismo. Egli reclama misure legislative, che ga-rantiscano, da una parte, ai principali, benefizi bastanti, e, dall'altra, ai loro operai un salario in rapporto con gli Stessi benefici. Da vero protezionista, il sig. Hart, non ha omesso di accusare i liberi cambisti di favorire il lavoro estero a danno di quello nazionale.

La recente dissoluzione di due grandi agenzie d'assi-curazione sulla vita ha fornito al sig. Sprague l'occa-sione di un lavoro, dove ricerca contemporaneamente le cause ordinarie di questo genere di accidenti ed i mezzi per prevenirli. Nel numero delle cause, il sig. Sprague pone in prima linea l'insufficenza dei premi prelevati dalle compagnie, la loro trascurata amministrazione, ed eccessive spese. Approva il recente atto parlamentare che le obbliga alla pubblicità dei loro conti; solo trova ohe questa misura resta incompleta, inquantochè non impone alle Compagnie l'obbligo formale di pubblicare separa-tamente lo stato delle polizze, che fanno figurare nel loro attivo. Il sig, Sprague, desidererebbe anche che il Board

of Brade fosse incaricato di fare un' inchiesta segreta

sulla situazione di ogni Sociotà di assicurazione sulla vita, che sembrasse sospetta a qualunque cittadino. Il signor Samuele Brown, notaio, non ha niente affatto contestato che qui si trattasse di uno dei soggetti più. interessanti per la massa del pubblico, poiché il totale delle assicura-zioni fatte in nome di donne e fanciulli non rappresen-tava un capitale inferiore ni 400 milioni di lire sterline, e ohe i premi percepiti dalle Compagnie raggiungevano la cifra annua di 12 a 13 milioni di lire sterline. Il si-gnor Brown però non poteva trovarsi d'accordo col sisi-gnor Sprague, oirca l'intervento governativo, come rimedio, essendo Convinto che quest'intervento sarebbe non solo inefficace, ma in certa maniera pericoloso. Per lui, la pubblicità regolare dell'attivo e passivo di queste com-pagnie costituiva una bastante garanzia per il pubblico, e la causa delle disgrazie finanziarie, di cui ora ci si preoc-cupa, ritrovansi nella concorrenza che si fanno le di-verse compagnie, che le spinge a non esigere che premi insufficienti, in confronto alle loro spese.

Il reverendo Caine, rettore della parrocchia di Denton, a Manchester, si è occupato dei danni oagionati dall'in-temperanza nelle classi operaie. Nel 1872, egli dice, hanno consumato 26,872,183 galloni di liquori spiritosi, cioè, 2,708,539 galloni più dell'anno precedente. Nel 1873 questo consumo si è aumentato fino alla somma di 28,908,500 galloni. Queste cifre non rappresentano che i liquori di fabbrica nazionale, e l'anno passato sono stati importati nel Regno-Unito 10,223,709 galloni di be-vande spiritose estere.

Il «ig. Caine ha in seguito enumerato i casi di ebbrezza puniti dai tribunali colla carcere fra il 1869 al 1873; nel 1869: 2004, di cui 1325 uomini e 679 donne; nel 1870:

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1 ottobre 1874

di cui 1603 uomini e 844 donne; nel 1873: 3209, di cui 2096

uomini e 1113 donne. Questa statistica per dolorosa che sia non diceva, secondo l'onorevole sacerdote, che una verità in-completa, e si poteva affermare che l'ubriachezza inveiva generalmente tra le classi operaie e specialmente nella Gran Brettagna. Le donne solamente, cosa triste a dirsi, in cinque anni avevano aumentato del 60

0/0-Mistress Lucas, sorella del sig. John Bright, non ha affatto contestato questi fatti : ha aggiunto che le classi superiori e le medie non sapevano meglio del basso po-polo garantirsi da questo male.

« Il più gran dovere di una madre, ha esclamato, è « di fare tutto ciò che dipende da essa per tenerne lon-« tani i suoi figli e specialmente le femmine. Se la vista « di un uomo ubriaco fa male, quella di una donna in « tale stato è orribile. »

Un' altra signora, miss Tod, ha dichiarato che secondo lei, non si sono ancora occupati in Inghilterra dei mezzi per migliorare l'educazione delle ragazze. Il sig. William si è chiaramente associato a questa opinione. Ciò prova che non appartiene ad una classe disgraziatamente troppo numerosa, almeno in Erancia, cioè a quella degli ottimisti a tutta oltranza.

Il sig. Grey, è membro dell'Unione per l'educazione delle donne The Womerìs Education Union, egli la rap-presentava al Congresso di Belfast, e non gli è stato difficile di provare al suo uditorio che quest' associazione non è stata inattiva. Ha fondato un giornale; si è messa in rapporto con tutti coloro che s'interessano a questa grande opera e possano aiutarla con denari e cognizioni. Ha stabilito delle scuole, se non gratuite, accessibili ai più poveri. Ve ne sono a Chelsea, Croydon, Norwich, Huddersfield, Manchester, Plymouth e Londra. A Belfast il sig. Grey parlava dei benefizi e dei progetti dell'asso-ciazione in questa grande opera umanitaria. Il sig. Grey porta l'educazione della donna all'altezza del più gran problema sociale della nostra epoca, e crediamo che non s'inganni. Comunque si sia, applaudiamo alle sue belle parole che quasi testualmente riportiamo:

« Ah ! vorrei fare a tutti capire che lo scopo supremo « dell'educazione è di disciplinare la ragione umana in « maniera, che da sè stessa si pieghi sempre alle leggi « della giustizia; di preparare l'immaginazione a non con-« cepire che ideali puri ed il cuore a nutrirsi solo di gene-« rosi sentimenti. Trionfi questa idea, e non vi sarà alcuno « che non capirà che l'educazione è necessaria alla donna « come all'uomo, al ricco come al povero, al principe come « al contadino. Ciascuno dirà che uomini e donne esegui-« scono bene o male la missione loro reciprocamente affi-« data dalla Provvidenza, secondo il loro grado di mora-« lità e d'istruzione....

« In quanto alla donna, sembra che il padre, il fratello, « lo sposo, tutti vogliano ridurla ad uno stato d'inferio-« rità. Ebbene! Padre, fratello e marito farebbero meglio « di rialzarla ai suoi propri occhi, e d'inculcarle un senti-ci mento di dignità superiore. »

(Economiste frangais)

IL COMMERCIO DELL'INGHILTERRA

DURANTE T PRIMI OTTO MESI DEL 1874 Ecco lo stato del movimento del commercio esterno dell'Inghilterra durante il mese di agosto 1874 da una parte e gli otto primi mesi del 1874 dall'altra:

IMPORTAZIONE 1874 1873 Agosto L. st. 32,433,000 » 29,895,000

Primi otto mesi

252,338,000 245,971,000 Differenza in più L. st. 2,153,000 6,367,000 Se si paragona l'importazione-durante il mese d'ago-sto 1873 con quella del mese d'agod'ago-sto 1874 si constata in favore dell'anno corrente l'aumento dell'8,5 0[0. L'au-mento degli otto mesi è solo del 2,5 0[0.

E S P O R T A Z I O N E

Agosto Primi otto mesi

1874 . . . . L. st. 20,504,000 159,477,000 1873 . . . . » 22,657,000 171,401,000 Differenza in meno L. st. 2,153,000 11,924,000 Come si vede, l'esportazione inglese è minore, nel 1874, del 1873; la differenza in meno è di 9,5 0[0 p e r i i mese di agosto solamente, e di 7 0[0 per il periodo dei primi otto mesi.

Se il totale dell'importazione inglese si è alzato du-rante i primi otto mesi di quest'anno, non ne segue che tutti gli articoli importati siano in aumento. Possiamo segnalarne alcuni che hanno subito al contrario una diminuzione, come lo constatano le seguenti cifre:

IMPORTAZIONE

1873 1874 Olio d'oliva . . , . L. st. 1,238,090 677,423 Patate » 1,838,729 844,625 Vini » 5,374,656 4,706,750 Circa i vini, la diminuzione è quasi interamente sui bianchi. La loro importazione che nel 1873 era per L. st. 3,414,827, nel 1874 non fu che di 3,952,811 L. st. Di fronte a questa situazione crediamo dovere dare al-cuni dettagli complementari.

Ecco alcune cifre che permetteranno di constatare quanto la Francia e la Spagna, i due gran paesi che forniscono il vino all' Inghilterra, sono stati colpiti dalla diminuzione dell'importazione di questo prodotto nel Regno Unito. IMPORTAZIONE 1873 1874 Vini rossi L. st. 839,443 798,821 » bian. » 1,208,654 1,015,863 Vini rossi L. st. 118,982 120,079 Vini bianchi » 1,760,130 1,477,185 Le diminuzioni che abbiamo segnalate, fortunatamente non sono che delle eccezioni, e sono compensate dai nu-merosi aumenti, dei quali citiamo i principali articoli :

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Riso » 1,887,440 2,235,301 Seme di lino . . » 1,879,673 2,954,213 Tessuti di seta . » 3,365,862 4,993,453 Nastri di seta . . 1,013,557 1,428,002 Legno grezzo . . » 4,026,321 5,383,492 — segato. . » 5,069,627 7,198,142 Thè » 5,899,240 6,486,061 Lana » 15,535,275 16,579,502

Circa al cotone, se il suo valore d'importazione è sceso da L. st. 40,545,748, nel 1873, a L. st. 36,592,177 nel 1874, le quantità importate sono al contrario salite dai 9,957,593 quintali, nel 1873, a 10,051,920 quintali nel 1874.

Nel quadro delle principali mercanzie di provenienza estera o coloniali riesportate negli otto primi mesi del 1873 e 1874, è necessario osservare il movimento del cotone: L. st. 4,055,155 nel 1873 e L. st. 4,779,520 nel 1874; del caffè : L. st. 3,476,164 nel 1873 e L. ster-line 2,950,672 nel 1874; del riso: L. st. 1,342,309 nel 1873 e L. st. 1,753,953 nel 1874; finalmente della lana: L. st. 6,430,958 nel 1873 e L. st. 6,917,039 nel 1874.

L'esportazione dei prodotti del suolo e delle mani-fatture del Regno presentano attualmente maggiore in-teresse. Vi è stato effettivamente tale rapporto fra la situazione commerciale francese e quella inglese durante il primo semestre di questo anno, cbe ciò che succede al eli là della Manica non ei può essere indifferente.

Dal 1° giugno al 31 agosto l'esportazione ha fatto passi retrogradi. Per i primi sei mesi del 1874 la diffe-renza in meno, in confronto della stessa epoca del 1873, era del 6,3 0}0, pei sette mesi è stata del 6,6 Offi e come abbiamo veduto già sopra per gli otto mesi ha raggiunto il 7 0{0. Cosicché in Inghilterra il male non fa che ag-gravarsi e non vi è alcun indizio di ripresa negli affari di esportazione. Gli articoli che soffrono il più del mal essere generale sono i seguenti:

E S P O R T A Z I O N E

1873 1874 Lav. in ferro e acciaio L. st. 25,678,631 21,037,579 Fili di lino e di jute » 1,328,814 1,170,713 Tessuti di lino » 5,227.429 4,997,794 Tessuti di lana » 15,454,840 12,846,055

Il valore del carbon fossile esportato è parimente di-minuito perchè da L. st. 8,755,831 nel 1873, è sceso a L. st. 8,072,223 nel 1874; ma le variazioni del prezzo sono la sola causa di questa apparente decrescenza. Basta vedere il movimento delle quantità per convincersi che l'esportazione dei carboni si è anzi sviluppata nei primi otto mesi del corrente anno. Infatti nel 1874 ha rag-giunto la cifra di 8,910,616 tonnellate, contro tonnel-late 8,309,571 del 1873.

La medesima .osservazione può applicarsi ai fili di co-tone. I valori scendono da L. st. 10,497,483 nel 1873, a L. st. 9,625,547 nel 1874; e le quantità salgono da 141,750,935 libbre di 16 once, nel 1873, a 142,465,477 libbre nel 1874. I tessuti di cotone presentano la stessa anomalia. I vab ri sono di 38 milioni di lire st. nel 1873, e 36 milioni di lire st. nel 1874, mentre che nel 1873 le quantità sono di 2,331,987,771 jarde, e nel 1874 di 2,349,778,113 jarde.

Il movimento dei metalli preziosi dà i seguenti re-sultati :

L'oro importato in Inghilterra durante i primi otto mesi del 1873, rappresentava il valore di L. st. 13,164,407 e l'oro importato nel 1874 vale L. st. 11,169,212.

Questa diminuzione è dovuta alla riduzione delle spe-dizioni dall'Australia, che da L. st. 6,215,649 nel 1873,

sono scese a L. st. 4,221,784 nel 1874.

L'esportazione dell'oro è pure diminuta di molto. Nel 1873 era di L. st. 12,718,270 ed in quest'anno solo di L. st. 8,233,320. Nel 1873 fu spedito d'Inghilterra in Germania per il valore di L. st. 5,753,584 o nel 1874 la Francia è stato il principale paese di destinazione per l'oro inglese. Ne ha ricevuto non meno di lire ster-line 3,377,002.

L'importazione dell'argento è rimasta quasi staziona-ria. Nel 1873 fu di L. st. 8,823,593, e nel 1874 di lire sterline 8,754,758. L'anno passato, gli Stati Uniti ne avevano fornito per 4 milioni e mezzo di lire sterline ed il Messico per due milioni. Quest'anno ne è venuto dagli Stati Uniti per solo 2 milioni e mezzo, per 2 milioni e mezzo dal Messico, e per un milione e mezzo dalla Ger-mania.

L'esportazione dell'argento da L. st. 6,923,563 nel 1873, si è alzata a L. st. 8,242,173 nel 1874. I principali paesi di destinazione sono stati nel 1873: la Francia per lire sterline 2,670,219 e l'Egitto per 2,091,806; nel 1874: l'Egitto per L. st. 4,849,934 e la Spagna per lire ster-line 1,538,212.

IL COMMERCIO DELLA FRANCIA

DURANTE I PRIMI OTTO MESI DEL 1874 Il prospetto commerciale della Francia ci è giunto tardi, per cui ci fu impossibile di fare uno studio detta-gliato delle cifre che contiene. Ci limitiamo dunque a estrarne i resultati generali che intercaliamo in un lavoro preparato anticipatamente.

Invece di seguire l'andamento ordinario dei quadri delle dogane che aggiungono i resultati del mese scaduto a quelli del mese antecedente e ne danno il totale, ci è sem-brato interessante di dettagliare il movimento degli affari mese per mese durante i primi otto mesi del corrente anno. Così sarà possibile seguire passo passo le variazion1 dei nostri cambi, dal 1 gennaio fino a tutto agosto.

Ecco i resultati dei nostri calcoli dietro le statistiche ufficiali: IMPORTAZIONE 1 8 7 3 1 8 7 4 Gennaio . Fr. 262,027,000 294,022,000 ' Febbraio . » 245,462,000 297,770,000 Marzo . . » 269,687,000 333,337,000 • Aprile . . » 246,704,000 290,472,000 Maggio . » 261,331,000 337,344,000 Giugno . » 327,024,000 311,579,000 Luglio . » 305,306,000 352,195,000 Agosto . » 285,027,000 .275,052,000 Totale per gli otto

(12)

E S P O R T A Z I O N E 1 8 7 3 1 8 7 4 Gennaio . . Fr. 260,104,000 206,932,000 Febbraio » 277,547,000 281,427,000 Marzo ,

. »

434,331,000 367,641,000 Aprile . » 340,840,000 347,162,000 Maggio . » 322,534,000 815,451,000 Giugno . » 306,474,000 225,944,000 Luglio . i> 276,969,000 335,958,000 Agosto , » 315,784,000 320,431,000 Totale per gli otto

primi mesi Er. 2,534,583,000 2,400,946,000 Durante i primi cinque mesi del 1874 l'importazione non ha cessato di presentare dei resultati superiori a quelli doi mesi corrispondenti del 1873. Alla fine di mag-gio pi constatava giù in favoro del 1874, un aumento ge-nerale di 258,334,000 franchi. L'importazione non ha co-minciato ad abbassare ohe durante il mese di giugno, che aoousa una diminuzione di 15,445,000 franchi comparati-vamente al mese di giugno 1873: il mese di luglio 1874, al contrario, ha presentato un bilancio finale che si résumé in un aumento di 46,889,000 franchi in paragone al mese di luglio 1873. In agosto dobbiamo segnalare una dimi-nuzione di 10 milioni.

Malgrado le diminuzioni dei mesi di luglio ed agosto, il valore delle mercanzie importate, durante 1 primi otto mesi del 1874, sorpassa di 279,803,000 franchi la cifra delle importazioni effettuate durante il corrispondente pe-riodo dell'anno passato.

Il movimento della esportazione non ha cessato di oscil-lare durante i primi sei mesi. La differenza nel 1874 è stata di:

53,172,000 f'r. in meno per gennaio 8,880,000 » in più per febbraio 66,690,000 » in meno per marzo 6,322,000 » _ in più per aprile 7,083,000 » in meno per maggio

In giugno specialmente l'esportazione ha presentato sfavorevoli resultati. La differenza in meno è in questo solo mese di 80,530,000 franchi. Alla fine dei primi sei mesi, il resultato totale delle esportazioni dalla Francia era inferiore di 197,273,000 franchi a quello dei primi sei mesi dell'anno precedente.

Il secondo semestre si annunzia sotto migliori auspici!. A luglio gli affari di esportazione furono ripresi con gran vigore. Vediamo così, che nel luglio 1874 il valore delle mercanzie esportate sorpassa di 58,989,000 franchi quello del luglio 1873. Il mese d'agosto senza essere tanto van-taggioso, presenta una differenza in più di 4,647,000 franchi.

In conclusione, da due mesi, l'esportazione ha riguada-gnato in parte ciò che aveva perduto. Il suo movimento non ha ancora raggiunto le cifre ottenute l'anno passato di questo tempo ; ma la differenza che alla fine dei primi sei mesi era giunta alla cifra di 197,273,000 franchi, al periodo di otto mesi, terminato ad agosto, è di soli 133,637,000 franchi. Questo è un fatto che'preme far

co-noscere per ispirare fiducia e buona speranza al commercio nei resultati della fine del corrente esercizio.

(Economiste Frangais).

Prodotti delle Strade Ferrate nel luglio 1874

Dalla Direzione generale delle Strade ferrate abbiamo ricevuto il solito prospetto dei prodotti relativi al mese di luglio 1874, confrontati con quelli del luglio 1873, ed in relazione ai mesi precedenti.

Da tale prospetto risulta che il prodotto generale del detto mese di luglio 1874 (dedotta la tassa del decimo) fu di lire 10,903,078, mentre nel luglio 1873 era stato di lire 11,020,365 : per cui si ebbe una diminuzione di lire 117,287, mentre nel giugno era stata di lir* 28,493. Lo stesso prodotto generale è composto dei seguenti cespiti :

Viaggiatori L- 5,477,745 Bagagli » 229,226 Meroi a grande velocità. . . . » 1,013,870

Jd. a piccola velocità s 4,149,580 Introidi diversi » 32.687

Totale L. 10,903,078 A cui aggiungendo il prodotto dei mesi

an-tecedenti, dal 1° gennaio a tutto giugno, in » 66,409,675 Si ha il prodotto totale, al 31 luglio 1874,

di L, 77,312,753 che presenta un aumento di lire 1,588,131 sul corrispon-dente periodo del 1873: aumento ch'era di lire 1,621,104 a tutto giugno ultimo scorso.

Devesi però notare che nel luglio 1873 trovavansi aperti all'esercizio chilom. 6736, mentre nel luglio 1874 ascen-devano a 6870, cioè 134 in più, per tronchi aperti a tutto giugno 1874.

Bipartendo ora il prodotto generale del mese di lu-glio 1874 fra le diverse linee in esercizio, colle rispet-tive differenze in confronto del 1873, abbiamo le cifre seguenti :

Luglio Aumento Diminuì.

Ferrovie dello Stato L. 1,066,191 19,618 » Alta Italia » 6,018,726 » 138,789 » Romane » 2,036,118 7,794 » » Meridionali » 1,666,001 » 5,885 Ferrovia Torino-Ciriè » 28,403 » 4,734 » Torino-Rivoli » 10,798 548 » Totale L. 10,903,078 32,121 149,408 La diminuzione indicata ò piuttosto considerevole, spe-cialmente rispetto alla rete dell'Alta Italia; però nel mese precedente la diminuzione totale dei prodotti ascen-deva a lire 254,225, e per la rete dell'Alta Italia a lire 252,656 ; ma avevasi per contrapposto un aumento totale di lire 225,732, di cui lire 201,684 a vantaggio della rete delle Meridionali, che qui figura invece in di-minuzione. Nello scarso aumento del mese di luglio 1874 è pur notevole quello per le ferrovie dello Stato, ohe nel mese precedente era di sola lire 13,756, e quello altresì per le ferrovie Sarde, che nello stesso mese presentavano una diminuzione di lire 570.

(13)

1 ottobre 1874

601

tutto luglio 1874 fra le diverse linee, colle rispettive dif-ferenze in confronto del 1873, abbiamo le cifre seguenti : Ferrovie dello Stato

» Alta Italia » Romane » Meridionali •» Sarde Ferrovia Torino-Ciriè Dal 1 gennaio a tutto luglio L, 7,163,475 » 42,481,918 » 14,819,169 » 12,086,631 » 517,584 181,897 Torino-Rivoli » 62,079 Aumento Diminuz. 61,875 » 544,896 » 452,228 » 466,186 » 67,132 7,692 3,506 » Totale L. 77,312,753 1,595,823 7,692 L' aumento fu dunque generale ed abbastanza note-vole durante il periodo a tutto luglio 1874, benché nel periodo a tutto giugno fosse stato di lire 1,624,060, colla sola diminuzione di lire 2,956 per la ferrovia di Ciriè.

Volendosi ora confrontare il prodotto chilometrico delle diverse linee pel mese di luglio, abbiamo:

1874 AS7» Au«lento Minia t Ferrovie dello Stato L. 983 1,018 » 35

» Alta Italia » 2,268 2,348 » 80 » Romane » 1,258 1,302 » 44 » Meridionali » 1,198 1,215 » 17 » Sarde » 505 452 53 » Ferrovia Torino-Ciriè » 1,352 1,578 » 226 » Torino-Rivoli » 899 854 45 » L. 1,573 1,627 » 54 mentre nel mese di giugno la media chilometrica fu di lire 1,593, colla diminuzione di lire 44 in confronto del 1873.

E pel periodo dal 1° gennaio a tutto luglio abbiamo : 1874 1873 Aumento Binilo. Ferrovie dello Stato L. 6,861 6,908 » 47

» Alta Italia » 16,012 16,123 » 111 » Romane » 9,273 9,209 64 » » Meridionali » 8,695 8,532 163 » » Sarde » 3,405 2,963 442 » Ferrovia Torino-Ciriè » 8,661 9,028 » 367 » Torino-Rivoli » 5,175 4,881 292 » L. 11,253 11,242 11 La media chilometrica pel periodo a tutto giugno era invece di lire 9,669, con l'aumento di lire 55 sul 1873, calcolata pure una diminuzione di lire 141 per la fer-rovia di Ciriè,

Devesi poi, come al solito, notare che tali prodotti chilometrici sono determinati in base alle lunghezze me-die delle linee in esercizio, e tenuto conto dei giorni di effettivo servizio ; e che dei medesimi non fa parte la na-vigazione dei laghi, esercitata dalla Società dell'Alta Ita-lia, il prodotto della quale ascese, nel luglio del 1874, a lire 75,774, con un aumento di lire 466 in confronto del luglio 1873, mentre nel giugno si ebbe una diminu-zione di lire 355; e durante il periodo dal 1° gennaio a tutto luglio il detto prodotto ammontò a lire 474,226, cioè con un aumento di lire 51,745 in confronto del-l'eguale periodo del 1873, aumento che nel giugno non era che di lire 32,424.

S O C I E T À A D A M O S M I T H

(Comunicato)

NUOVE ADESIONI DI FONDATORI Corsini principe Don Tommaso, deputato al Parlamento. Falcone avv. Angiolo.

Galeotti comm. avv. Leopoldo, deputato al Parlamento. Giarrè cav. avv. Massimiliano.

Luchinì avv. prof. Odoardo. Vegni comm. prof. Angiolo,

I signori soci fondatori sono invitati ad intervenire ad un'adunanza che sarà tenuta alla Direzione dell' Econo-1

mista il 13 ottobre corr. per la nomina del seggio

prov-visorio. Coloro che non potessero venire personalmente sono pregati di rimettere prima di un tal giorno il loro voto mediante scheda sigillata, oppure di farsi rappre-sentare nella votazione da uno dei soci presenti a Firenze.

Sono da nominarsi:

Un Presidente — Due Vicepresidenti — Un Segretario — Due Vicesegretari — Un Economo.

Si avverte inoltre che i soci presenti a Firenze in una adunanza preparatoria hanno espresso il desiderio di no-minare presidenti onorari:

il marchese Gino Capponi, senatore ed il conte Giovanni Arrivabene, senatore,

— —

RIVISTA BIBLIOGRAFICA

D E L L E COLONIA; E DELL'EMIGRAZIONE D ' I T A L I A N I ALL'ESTKIIO, per Leone Carpi. — Milano, Tipografia editrice

Lom-barda, 1874.

Nel 1872 una Commissione composta degli onorevoli Minghetti, Scialoia, Messedaglia e Protonotari, conferiva il premio decretato dal Ministero pel miglior lavoro sulle moderne oolonie d'italiani all' estero a questa opera del cav. Leone Carpi, che oggi vede la luce. La Com-missione trovava esser questo il primo studio fatto su questa materia in Italia, e l'autore, mentre durava l'esame e posteriormente continuò a raccogliere molti preziosi documenti ed ampliò il suo lavoro in modo da meritargli la gratitudine del paese per le lunghe e spesso non grate fatiche.

L'egregio autore tratta delle oolonie sotto tutti gli aspetti, sotto i quali possono essere considerate, e studia l'emigrazione nei rapporti che ha coli'agricoltura, colla industria e col commercio, per modo che egli viene a toccare le più importanti questioni sociali. Il nostro pe-riodico non ci offre spazio sufficiente per parlare di que-sto libro con quella larghezza che meriterebbero il chiaro nome dell'autore e la speciale importanza di questo la-voro. Siamo quindi obbligati a restringerci a pochi cenni.

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