4
L'ECONOMISTA
G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FE R R O V IE IN T E R E SSI P R IV A T I
Anno XV - Voi. XIV
Domenica 4 Marzo li
722
E D O R . A ?
Da una parte e dall’altra della frontiera occiden tale italiana furono col 1° marzo applicale le aspre tariffe autonome, votate in Italia, perchè fossero arma di guerra difensiva, in Francia approvate come stru mento direttamente offensivo. Davanti ai fatti com piuti non vi è luogo ora nè a recriminazioni, nè ad accuse, ' nè a lamenti, ma, almeno da parte nostra, soltanto a profondo ed a sincero rammarico. Gli er rori commessi dal nostro Governa, o da chi parlava in nome sue nel 1880 ed in buòna parte del 1887, non furono neutralizzati do Ila successiva condotta sullo scorcio del 1887 e durante i primi due mesi dell’anno corrente. L ’Italia ha intimato la guerra, ha dichiarato che poco le importava sostenerla, ha perfino mostrato all’avversario le armi ed il piano di battaglia; la maggioranza fu illusa che fosse quello il miglior mezzo per indurre la vicina nazione agli accordi ; noi però abbiamo sempre manifestato il sospetto che nel l’animo di alcuni tra coloro che più trattavano l’argo mento fosse il desiderio che all’accordo non si riu scisse. Questi hanno vinto; ed era in fatti difficile che il nostro Governo dopo aver mostrato o lasciato mo strare in nome suo, tanto ardimento quando il mo mento della lotta era lontano, si ritraesse poi troppo timido di fronte ai fatti che egli stesso aveva pre veduti e contro i quali si era mostrato apparecchiato. Alle due nazioni costerà caro e molto caro questo nuovo periodo di lotta economica, anche se non sarà motivo o pretesto di lotta politica. Però a nulla gioverà all’Italia il sapere che alcune industrie francesi soffrano di crise, quando la nostra economia sentirà tutto l’urto della perturbazione che da simile stato di cose può derivare. Ciò che preme invece in que sto solenne momento della vita italiana, è prima di tutto trarre dagli avvenimenti ammaestramento per l’ avvenire; quindi fissare la migliore condotta da tenersi durante il pericoloso periodo a cui si va incontro.
Circa al primo punto noi non sappiamo quale sia la condizione d’animo di coloro che hanno apparec chiata o desiderata questa rottura; non sappiamo se conservino ancora le illusioni in altro tempo mani festate e fatte sapere anche no’ paese, o se di fronte alla nuova situazione non sentano che fu per lo meno arrischiato assai l’ aver cooperato a produrre una situazione che può diventare pericolosa. Qualun que sia ad ogni modo il loro pensiero di oggi, pare a noi che emergano evidenti due falli : il primo che chiamati dal Governo e dal paese a rin- nuovare i trattati di commercio denunziati, non
sono riusciti a stipulare quello nel quale princi palmente importava convenire; l’ esito quindi della loro missione è negativo; — il secondo, che in
questi ultimi mesi' il Governo coi suoi atti e
colle sue parole ha sconfessati tutti quegli altri atti e tutte quelle altro parole colle quali si era appa recchiata una situazione che non aveva uscita se non difficilissima e compromettente.
L ’E c o n o m k la ha più volte dimostrata che molta
parte dei fatti che da qualche tempo pesano sulla pubblica economia con risultati funesti, deriva dalla mancanza di principi e di idee direttive; ha dimo strato che molti uomini fraintendendo I’ opportuni smo, hanno creduto che consistesse nel lasciarsi con durre comunque e dovunque dalle circostanze, an ziché profittane delle circostanze per arrivare ad uno scopo. Mano a mano che questa scuola economica, la quale nacque e crebbe rinnegando i principi della scienza, apnquistò il potere ed ebbe maggiore funzione nello Stato, i risultati da essa ottenuti furono sempre più dolorosi o gravi al paese ; dolorosi perchè più spesso i fatti non corrisposero alle previsioni; gravi perchè i sacrifizi che si domandavano e che si domandano ai cittadini non erano e non sono giusti ficati da nessuno altissimo scopo a cui si accenni di voler giungere;
Ed oggi, dinanzi alla profonda impressiono ed al- j l’ansia penosa nella quale vive il paese per le con
seguenze che possono derivare da cosi grave avve nimento, l’Econom ista, il quale vuole la conversione j e non la morte dei peccatori, aspetta con fiducia le ¡ prove della loro resipiscenza.
| Se non che importa assai ora pensare alla linea di
| condotta che può riuscire più vantaggiosa o meno dan- ! nosa ali Italia nelle attuali emergenze. E dobbiamo su bito riconoscere che quella, la quale sarebbe suggerita dai suoi interessi economici, è la più diffìcile e la più spinosa. Le recenti discussioni avvenute in seno alla
i
Camera e più ancora al .Senato francese hanno dimostralo quanto scarsa simpatia trovi in questo mo mento il nome italiano al di là delle Alpi occiden tali. Per quanto il Parlamento francese tro v ila no stro avviso, l’attenuante nel fatto che fu l’ Italia che denunciò il trattato e che proclamò una tariffa ge nerale che non poteva essere tenuta come base di nuove trattative, egli è certo che i falli dimostrano pur troppo come la rottura dei rapporti commer ciali possa degenerare in una guerra di rappresaglie senza limiti è senza tregua. L ’indole eccitabile della nazione vicina rende pur troppo temibile assai un simile risultato
quelli strettamente economici; ma se in Italia al cuno suggerisse, continuando la falsa via con cui fu iniziata tale questione, che si debba esi possa rinca rando sempre più la tariffa contro i prodotti francesi, ri durre la Francia a desiderare ed a stipulare un nuovo trattato, noi desideriamo vivamente (die il Governo ita liano resista a simili consigli e si attenga a quei sani prin cipi che la economia politica - oggi tanto dispregiata - ha accertati; che cioè le rappresaglie in materia econo mica, se nuocciono al paese contro cui sono rivolte, sono di danno anche a quello che le commette. Certo che il puntiglio, l’ amor proprio, talvolta il decoro nazionale, impongono anche le rappresaglie, ina per lo meno il Governo, se fosse costretto a ciò, non dimentichi la debole costituzione economica del- l’ Italia, tenga presente la pericolosa situazione mo netaria in cui ci troviamo e bilanci le ragioni mo rali che possono spingerlo con quelle economiche che possono trattenerlo.
Non dimentichino soprattutto alcuni uomini di Go verno che la situazione presente è per lo meno frutto di leggerezza, poiché l’ Italia è stata condotta alla pos sibilità di una guerra economica colla Francia, men tre da tre anni avevano deliberato di denunciare il trattato e da tante parti erano stati avvertiti delle difficoltà di rinnovarlo ed hanno lasciato che la rot tura dei rapporti commerciali colla Francia coinci desse: — col disavanzo nel bilancio dello Stato; colle nuove imposte c.he conseguentemente si debbono ap plicare; — col bisogno di ricorrere al credito per pa gare i debiti ferroviari; con uno stato monetario che lasciava temere necessario il corso forzato anche senza la rottura delle trattative colla Francia.
In verità che l’ Italia ha sufficente motivo per dire a coloro che la hanno lasciata arrivare a questo punto : mi basta così dell’opera vostra !
PROVVEDIMENTI FINANZIARI E FERROVIARI
Diamo più avanti un riassunto dei progetti di legge presentati dal Ministero per sciogliere^due dei più importanti problemi che attualmente preoccu pano il nostro paese ; cioè quelli d’ indole finanziaria e quelli che riguardano la questione delle nuove co struzioni ferroviarie. Facciamo sull’ uno e sull’ altro congiuntamente alcune osservazioni perchè abbiamo sempre sostenuto che in Italia la questione della co struzione delle nuove linee di strade ferrate era soltanto una questione finanziaria, e che tutte le altre forme, sotto le quali si tentava presentarla e discu terla, non erano che espedienti coi quali si cercava di ritardare la sola e vera discussione, quella cioè di trovare i mezzi per effettuare quella malaugurata legge del 187!), con tanta leggerezza approvata, seb bene si sapesse che portava in seno conseguenze molto maggiori di quelle che si confessarono alla Ca mera ed al paese.
Sotto questo aspetto adunque i due progetti pro cedono paralleli e vanno esaminati congiuntamente. Riguardo ai provvedimenti finanziari la nostra opinione sarà brevemente manifestata quando diremo che continuiamo in massima ad encomiare l’onore vole Crispi di avere mantenute le promesse recen temente fatte al Parlamento, obbligando il Ministro delle finanze ad aumentare le entrate del bilancio in
una conveniente misura. L’onorevole Nicotera, in un recente discorso pronunciato alla Camera, parve ac cennasse al dubbio che i provvedimenti proposti non fossero, nella cifra, sufficienti a coprire il disavanzo ed a dargli quella elasticità che tutti ormai consi derano necessaria. Forse tale giudizio è prematuro, poiché le nuove condizioni che la natura dei rapporti commerciali colla Francia creerà alle dogane italiane, possono veramente dare risultati al bilancio che, per quanto effimeri, sieno tali da non rendere necessario di domandare ai contribuenti nuovi sacrifizi. Già i prodotti ottenuti nel gennaio lasciano intravedere un reddito molto maggiore del previsto, e per quanto si debba far parte a questo movimento alle impor tazioni dalla Francia in vista della scadenza della proroga al trattato di commercio, non vi può essere dubbio che gli aumenti portati nella tariffa generale debbono avere, almeno nei primi tempi, fino a che cioè il commercio e l’ industria del paese non si saranno riordinati sotto il nuovo regime, un effetto notevole negli introiti doganali. Premesso quindi che per ora ci pare sufficiente la somma che il Governo do manda ai contribuenti, e premesso che lodiamo la sollecitudine con cui, appena proclamata la sua con versione il Governo ha mantenuto alle fatte promesse, dobbiamo subito soggiungere che la via tenuta nel domandare ai contribuenti nuovi sacrifizi ci sembra non del tutto lodevole.
Date le condizioni nelle quali versa il bilancio italiano, dati i prossimi e remoti possibili bisogni, dovendo far votare alle Camere una legge di im poste, pare a noi che il Governo avrebbe dovuto fra quelle che gli erano state suggerite, scioglierne una la quale, ad un dato momento, fosse stata su scettibile di servire anche a nuove ed urgenti neces sità di bilancio. Sta benissimo che abbia ripresi i decimi sulla imposta fondiaria con tanta correntezza abbandonati per ottenere l’approvazione della pere quazione fondiaria, la quale in fondo era un altro e non piccolo vantaggio che i proprietari di terre conseguivano; ma i ritocchi sul sale, sulle succes sioni, sul dazio dei cereali, piuttosto che essere un vero e proprio rinforzo al bilancio rappresentano la continuazione di quel sistema di espedienti che di sturba molto i cittadini che pagano, senza procurare al bilancio un vantaggio corrispondente al disturbo.
Noi tenendo conto solo dell’ assetto finanziario della questione, avremmo compreso il monopolio degli alcools da cui ricavare un centinaio di milioni; avremmo compreso il ristabilimento' della tassa sul macinato, dalla quale oggi con molto minori spese si potevano facilmente ricavare gli ottanta milioni di altro tempo ; avremmo compreso, sebbene la vedessimo irta di difficoltà, una tassa bene organizzata su tutti i ti toli di credito in circolazione; o sulla nullità degli atti non registrati, — ma non crediamo che sia nè cor rispondente alla situazione nè degno della nota abi lità e capacità del Ministro delle Finanze proporre una serie di piccoli provvedimenti .che stancheranno la Camera, disturberanno i contribuenti, non lascie ranno abbastanza margine al bilancio, e non per metteranno quei maggiori allargamenti che nell’ av venire prossimo possono diventare inevitabili.
te-L’ E C O N O M I S T A 147 4 marzo 1888
miamo invece che solo superficialmente abbia ce duto, ma nel fondo rimanga quale il lungo far parte di un Governo indeciso lo ha plasmato.
In quanto ai provvedimenti ferroviari diremo an cora più brevemente. Fino da quando l’ applica zione delle convenzioni Genala, presentavano serie difficoltà per ciò che riguarda le costruzioni, \'Eco
nomista ha proposto — ed allora fu il primo ed il
solo a sostenere la tesi — che si risolvesse il pro blema delle costruzioni mediante le concessioni alle Società esercenti. L ’on. Genala prima, l’on. Saracco poi sono stati titubanti assai nel seguire la via da noi tracciata, e ricordiamo benissimo di avere un giorno, per informazioni autorevolissime, annunciato che il Governo era deciso a risolvere colle conces sioni la questione delle nuove linee, mentre il giorno dopo ciò era smentito, non perchè non ci fossimo ap posti al vero, ma perchè il Governo aveva cambiato parere.
O m l’on. Saracco accenna ad entrare nel con- cetto da noi propugnato e presenta una convenzione stipulata colle Società delle Meridionali per la co struzione di circa 400 chilometri di nuove linee. — Per questa parte adunque noi non possiamo essere che soddisfatti ed auguriamo che l’on. Saracco voglia e sappia venire ad eguali conclusioni anche colla Mediterranea in modo che ló Stato rinunzi affatto a costruire esso stesso le linee. Se non che non ci nascondiamo che per venire a conclusioni colla Medi- terranea si presentano difficoltà speciali per la natura di quella Società, onde noi ci domandiamo — dato il caso che non fosse possibile superarle, — nelle j attuali convenzioni di esercizio, è assolutamente ini- j possibile che una Società costruisca delle linee nella giurisdizione territoriale dell’altra anche assumendone la concessione? — Il quesito, non lo neghiamo, è di natura sua delicato, ma può essere discusso e ci proponiamo appunto di esaminarlo.
Un altro punto che riguarda la questione ferro viaria è sempre quello dei debiti vecchi che l'on. Sa racco avrebbe voluto saldare colla vendita delle ob bligazioni ferroviarie se le condizioni del mercato glielo avessero permesso. Ora le difficoltà presenti probabilmente dureranno a lungo, e noi siamo osti nati nella opinione, già manifestata da un pezzo, che lo Stato non possa e non debba per qualche tempo emettere nuovi titoli di debito di qualsivoglia specie e per nessuna ragione.
Ond’è che, ritornando sopra un nostro ornai vec chio concetto, ci domandiamo ancora se non fosse pos sibile convenire colle società ferroviarie che si as sumessero esse stesse il debito ferroviario derivato dalle costruzioni, ottenendo la concessione di linee attualmente già in esercizio?
Per esempio l’Adriatica che è già proprietaria di 2/3 della rete che esercita, non potrebbe diventare, a certi patti, proprietaria anche dell’altro terzo, assumendosi in misura corrispondente il debito ferroviario?
Non è una proposta ma una domanda che facciamo; a quale però può essere il germe di discussioni fu ture, come furono germe di attuali contratti le consi derazioni che sulle costruzioni abbiamo esposte molti mesi or sono.
Giamo il testo del disegno di legge presentato dal- l’on. Ministro delle finanze sui provvedimenti finan
ziari, onde sia rinforzato il bilancio mediante nuove entrate.
Art. 1. È convertito in legge il R. decreto 10 feb braio 1888, che si riproduce nell’allegato A. per l’au mento di alcuni dazi inscritti nella tariffa generale per le dogane, approvata con legge 14 luglio 1887.
Art. 2. A cominciare dall’esercizio 1888-89 sono ag giunti due decimi di guerra all’ imposta sui terreni.
Art. 3. Sono aumentati di un terzo decimo le tasse proporzionali di registro sui trasferimenti per atto tra vivi a titolo gratuito, su quelli a causa di morte e sui passaggi di usufrutto per la presa di possesso di be nefici e cappellanie.
Questa disposizione avrà effetto per i trasferimenti e passaggi suindicati, che si verificheranno a comin ciare dall’attuazione della presente legge.
Art. 4. È approvata la modificazione nella tariffa dei prezzi per la vendita dei sali, contenuta nell’alle gato B, che fa parte integrante della presente legge. Le nuove disposizioni entreranno in vigore nel giorno successivo alla pubblicazione della presente legge nella
Gazzetta Ufficiale del Regno.
Art. 5. È stabilita una tassa sulla vendita degli spiriti e delle bevande alcooliche, in conformità alle disposizioni contenute nell’ allegato C, che fa parte integrante della presente legge.
Dagli allegati al disegno rilevasi che il sale maci nato e di Volterra è portato a L. 60 al quintale (per il pubblico) ed a L. 58,50 (per i rivenditori).
Il sale raffinato in pacchi è rispetti vamente portato a L. 76,00 e L. 74,50.
Quanto alla tassa generale sugli spiriti e bevande alcooliche destinate alla vendita per il consumo essa è fissata come in appresso:
L. 30 all’ettolitro sino a 40 gradi dell’alcoolomotro centesimale ;
L. 0,75 per giado e per ettolitro oltre i 40 gradi; L. 0,75 per ciascuna bottiglia, di capacità non su periore al litro.
Sono esenti dalla, tassa suddetta gli spiriti, nazio nali ed esteri, destinati alla concia dei vini ed alle industrie ammesse allo sgravio totale o parziale della tassa interna di fabbricazione.
Crediamo utile riassumere anche le disposizioni del disegno di legge per le nuove costruzioni.
Il primo articolo approva la convenzione, stipulata con le ferrovie Meridionali (annunziata da noi a suo tempo v. L'Economista n. 717) per la costruzione di alcune linee (oltre 400 chilometri complessivamente).
Il secondo articolo concede alla medesima Società la costruzione e l’ esercizio della linea Campobasso lsernia, a patti da convenirsi.
Il terzo articolo autorizza il governo del Re a con cedere a licitazione privata la costruzione delle se guenti linee:
Catanzaro-Stretto Varaldi ; Siracusa-Licata; Genova- Ovada-Asti; Piombino-Cornia ; Velletri-Terracina; Spa- ranise-Gaeta; Ponte S. Venere-Aveliino; Santarcan- gelo-Fabriano ; Casarsa-Gemona per Spilimbergo; Cu neo-Sai uzzo.
L’articolo quarto ne determina la costruzione nel periodo di otto anni.
L’ importo dei lavori sarà pagato nel termine di trent’anni, con annualità successive ed uguali, ma sul l'importo dei lavori regolarmente collaudati decorrerà a favore del costruttore un annuo interesse, a partire dal giorno del collaudo e da liquidarsi al fine di ogni semestre.
linee ferroviarie, di cui nella legge del luglio 1887 ed agli esercizi successivi quelle altre maggiori som me all’uopo bisognevoli.
Intanto da questo fondo sarà prelevata una prima somma di L. 15,000,000 per costruzione delle ferrovie, decretate dalle leggi 1879 e 1882, non comprese nei precedenti articoli.
A datare dall’esercizio 1889-90 sarà stanziata in bi lancio uua somma, da stabilirsi per legge, per la co struzione del periodo di anni otto di queste mede simo linee.
LA RIFORMA DELLA LEGGE POSTALE ITALIANA
Promessa da molto tempo, proposta alla Camera fino dal 2 Dicembre 1885 dall’ex Ministro Cenala con uno speciale disegno di legge presentato poi di nuovo il 11 Giugno 1880 per essere nel frattempo stata chiusa la legislatura, la riforma delle leggi po stali vigenti in Italia, torna adesso all’ ordine del giorno della Camera mediante il nuovo progetto pre sentalo il 15 Dicembre scorso dal Ministro dei la vori pubblici, on. Saracco, di concerto col suo col lega delle Finanze.
Quello precedente, non osando, per riguardi finan ziari abbassare la tariffa delle lettere, introduceva il
biglietto postale, che sarebbe stato così, nelle dimen
sioni dello spazio concesso alla scrittura come anche nel prezzo, un quid intermedio tra la lettera e la cartolina. Invece la Commissione che del resto gli aveva, in genere, fatto buona accoglienza, lo modifi cava su cotesto punto, proponendo più arditamente addirittura la riduzione della tariffa per le lettere.
Il nuovo progetto del quale parliamo, va cauto assai e non vuol sapere nè di una cosa nè dell’al tra. La relazione ministeriale che lo precede non può esimersi dal ricordare, come fa, che la tassa di cent, l a per le lettere semplici, qual era fino al 1864 colla legge 24 Novembre di quell’ anno subì per ne cessità finanziarie dello Stato, un aumento di cent. 5 che allora si disse provvisorio, e che non fu più abolito ; e francamente riconosce che la vigente lassa interna è tra le più gravose di Europa.
Ma in pari tempo dichiara recisamente che, ora come ora, a una riduzione non si può neanche pen sare, perchè imporrebbe all’erario nazionale almeno per qualche anno, una perdita sensibile (il Ministro la calcola in due milioni annui) ; mentre le condi zioni dell’erario stesso, i bisogni incalzanti a cui si deve far fronte, per adempiere nell’ interno solenni promesse fatte alle popolazioni e per tener alto a l- r estero il prestigio della nostra bandiera, non ci consentono di far getto neanche per un giorno della più piccola parte delle risorse di cui disponiamo.
Dopo aver detto che la riforma proposta è lungi dall’aspirare a risolvere tutto intero il problema della riforma postale, e solo si limita a ritocchi, di non grande portata finanziaria, della tariffa attuale, tanto per togliere le più gravi differenze tra la legisla zione interna e quella internazionale e per estendere al servizio interno alcuni importanti miglioramenti già in vigore nei rapporti coll’estero, la relazione si esprime così :
« Verrà il suo tempo anche pel resto e niuno più di me desidera che giunga sollecito, poiché
niuno più di me apprezza i vantaggi di una tariffa postale mite e di una legislazione liberalissima. Ma il Governo, al quale incombe strettissimo obbligo di tener conto con equa misura di tutti i bisogni e di tutti i desideri, non deve lasciarsi sedurre dalla ten tazione di soddisfarne troppi in una volta. Tutore naturale delTa integrità del bilancio, il Governo deve riservarsi intera la facoltà di giudicare, non solo della convenienza, ma anche della opportunità di una riforma finanziaria qualsiasi. »
E sia pure. Non possono non riconoscersi giusti i criteri esposti dal Ministro circa l’ iniziativa che spelta al Governo e la responsabilità che gli incombe in questioni che si collegano colla integrità del bi lancio. È però cosa veramente deplorevole che ri manga delusa una volta di più l’antica e generale aspettazione circa un ribasso nella tariffa delle cor rispondenze Ordinarie.
Ad ogni modo la riforma oggi proposta, anche incompleta quale è, merita, come diremo più sotto, di venire approvata dal Parlamento. — Facciamone dunque un po’ d' analisi.
L’art. I viene ad equiparare la tassa interna di raccomandazione delle lettere, portandola da cent. 30 a centesimi 25, a quella di raccomandazione per l’estero, togliendo così, o diminuendo un grave scon cio. Finora per l’estero era di soli 25 centesimi e per P interno di 30. -— Inoltre, per assecondare un voto del Consiglio del commercio, i campioni, che sono già assimilati alle stampe, incisioni, libri eec., nella lussa di francatura, vengono ad esserlo anche nella tassa fissa di raccomandazione di cent. 10.
L’art. 2 estende a tutti gli uffici di posta del Regno il servizio delle lettere assicurate con valore dichiarato : e per equiparare anche su questo punto la nostra legislazione a quella degli altri paesi, abo lisce l’obbligo fin qui vigente, ma assurdo e vessa torio pei mittenti, di presentare aperte agli uffici postali le lettere assicurate, perchè se ne verifichi il contenuto. Tale formalità era contraria al bisoguo di speditezza che è grandissimo nel commercio mo derno. — Vero è che il progetto di legge non ha creduto poter rinunziare ad infliggere una penalità a chi dichiarasse un valore superiore al reale. Ma crediamo che ciò in pratica darà poca noia, raris simo essendo il caso in cui il contenuto di una let tera chiusa, per una circostanza qualsiasi, venga ad essere verificato.
L’art. 3 equipara su un altro punto la tariffa interna a quella internazionale; e cioè portando da 10 a 50 grammi I’ unità di peso sul quale si rag guaglia la progressione della tassa per le stampe in genere e pei campioni.
L’ art. 4 segna una innovazione. Ammette a cir-
j
colare per mezzo della posta cartoline semplici fabbricate dall’ industria privata, purché sieno debita mente francate con francobollo da cent. 10. Una facilitazione eguale è ammessa in parecchijpaesi esteri e di certo non può dar luogo a nessun inconve niente. « Anzi, dice la relazione, se la novità pren desse piede, ci gioverebbe, quanto meno nel senso di farci risparmiare le spese di fabbricazione di sif fatte cartoline ». Questo risparmio, seppure potrà essere un po’ notevole, non ci dispiace ; ma nei ser vizi postali, più che il tornaconto dell’amministra- zione, noi intendiamo considerare 1’ utilità del pub
4 marzo 1888 L ’ E C O N O M I S T A 149 esse, come prescrive l’art. 4°, avere formato iden
tico a quelle vendute dallo Stato, ci pare improba bile che, tranne in pochi casi, la gente perda il tempo a fabbricarsele, mentre sono una merce che si spaccia anche in qualunque piccolo villaggio ove sia un appalto di sali e tabacchi.
« Nè, seguita a dire la relazione, è improbabile che prenda piede, poiché l’ industria privata può fabbricarne di quelle che tornino più accette a certe classi del pubblico e può venderle, compreso il fran cobollo, allo stesso prezzo della posta, profittandone in parte quale mezzo di pubblicità, come già si fa colle buste ».
Può essere ; e in tal caso tanto meglio. — Noi però, giacché il Governo non crede per ora di poter abbassare la lassa delle lettere, avremmo voluto eh’ ei stu diasse (forse lo avrà fatto, ma non risulta) se non fosse possibile istituire due formati di cartolina, uno assai piccolo, per gli scritti brevissimi, al prezzo di cent. 5, l’altro più grande di quello in corso oggi, da servire per gli scritti un po’ più lunghi, ma sem pre assai meno di quelli che si possano far entrare in una lettera semplice, e da vendersi a cent. IO. Ma lo spazio ci vieta di diffonderci su questa pro posta che svilupperemo forse un’ altra volta.
L’art. 5, che mantiene il divieto di scrivere o in cludere manoscritti nei pieghi di stampe, mantiene anche, nei loro particolari, le eccezioni a tale di vieto che sono già in vigore. Solo, come nuova fa cilitazione, concede al pubblico la facoltà di affran care al prezzo delle stampe anche le circolari aventi la forma e i caratteri di lettere, qualunque sia il mezzo meccanico col quale sieno riprodotte, purché spedite in parecchi esemplari; e ciò per assecon dare un altro voto del Consiglio del Commercio.
L’art. fi riduce da una lira a cent. 50 il prezzo dei libretti di ricognizione e ne rende valido 1’ uso per qualunque operazione che richieda l’ accerta mento dell’ identità della persona interessatavi.
Gli ari. 7, 8 e 9 concernono le condizioni e il meccanismo del servizio dei vaglia. La tariffa viene mitigata e si promette di fare scomparire col Re golamento la differenza di tariffa, pei vaglia infe riori a mille lire, tra gli uffici situali in capoluogbi di provincia e quelli situati in altre località, ele vando a mille lire il limite dei vaglia che possono essere emessi e pagati da qualunque ufficio. — Ci domandiamo però : perchè col Regolamento e non colla legge stessa?
Vien poi portata da 20 a 25 lire la somma che i militari di bassa forza possono spedire coila’semplice tassa di cent. 5. Ad un anno vien protratto il termino della rinnovazione da farsi d’ufficio, a favore così dei mittenti come dei destinatari, pei vaglia non ri scossi. — Importante innovazione è l’ iusequestra- bilità dei vaglia, privilegio che è analogo a quello goduto dai libretti delle Casse postali di risparmio, ma che viene stabilito per altri motivi e special- mente per questo: che i vaglia non rappresentano sempre somme dovute dal mittente al destinatario, bensì somme che quegli spedisce a questo per abi litarlo a eseguire date commissioni o quale corre- spettivo di servigi che gli chiede. Ora, se il vaglia, mediante sequestro, va a beneficio di terzi che non hanno alcun rapporto col mittente, quest’ ultimo viene a subire un’ingiusta spogliazione, mentre le com missioni o i servigi di cui si tratta restano non ese guiti. « Yero è, dice la Relazione, che verificandosi
il caso, i mittenti stessi potrebbero intervenire in causa e far opposizione ad atti che vengono a col pire una loro proprietà, senza loro colpa; ma niuno ignora che, quando trattasi di piccole somme e di paesi lontani, la perdita del fatto proprio è preferi bile all’esercizio giuridico delle proprie ragioni ». — Perciò il progetto di legge stabilisce l’ insequestra- bilità, i i seguito anche a conforme parere dei con sulenti legali del Governo, eccezion fatta, beninteso, per le inibizioni ordinate dall’autorità giudiziaria in sede penale.
Gli art. 10, 11, 12 e 15 hanno per oggetto l’af fidare all’amministrazione delle Poste, anche nell’in terno del Regno, il servizio della riscossione d’ ef
fetti di commercio, che è già in vigore nei rap porti coll’estero, e che ha preso uno sviluppo no tevole. La Relazione osserva che il servizio delle riscossioni è l’inverso di quello dei vaglia e ne co stituisce il complemento; e dice che al Regola mento è lasciato il determinare le modalità dell’ e- secuzione, essendo « pericoloso il legiferare troppo ».
Gli articoli che seguono trattano dei pacchi po stali. Notiamo le cose principali.
E tolto il limito massimo della somma otte nei pacchi con valore dichiaratosi può assicurare. Saranno pa- pagati cent. 20 per ogni 100 lire o frazione di 100 lire del valore dichiarato. Nei pacchi con assegno, alla tassa progressiva viene invece sostituita, salvoehè sieno an che assicurati, la tassa fissa di cent. 25. Per quelli a domicilio resta ferma la vigente sopratassa di cen tesimi 25, ma l’obbligo di spedirli a domicilio viene limitato a quelli che contengono commestibili. Per le dichiarazioni di valore superiore al valore reale, v’ è una ammenda eguale a quella comminata per le lettere assicurate con infedele dichiarazione.
Uno degli ultimi articoli dà facoltà al Governo di elevare con decreto reale il peso dei pacchi po stali, che oggi è di tre chilogrammi, fino a cinque chilogrammi, quando le condizioni del servizio po stale lo consentano; di modificare le loro attuali di mensioni e di ammettere pacchi voluminosi, colla sopratassa del 50 per cento. L ’ articolo stesso di spone che, in tal caso, la tassa di spedizione dei pacchi da tre a cinque chilogrammi sarà di una lira oltre quella di cent. 25 per il recapito obbligatorio a domicilio.
secondo una percentuale sempre più modica. Ci pare che questo fatto, in ordine alla nuova legge pro posta, meriti d’esser preso in considerazione.
Come si è detto, la nuova legge, e il ministro proponente è primo a confessarlo, è lontana dal soddisfare a tutti i desideri stati manifestati intorno al servizio postale, dal procurare tutto quel perfezio namento di cui esso fino da ora sarebbe suscettibile. Non fa se non introdurre alcune migliorìe razionali ed utili, tenendo in ¡special modo di mira il coor dinare la legislazione interna a quella internazionale vigente. In questo senso e rimanendo sempre del parere che sia pericoloso questo nuovo aumento di attribuzioni che vien dato al Governo colla nuova disposizione circa la riscossione degli effetti di com mercio, a noi sembra che meriti accoglienza favo revole dalle due Camere, giacché il suo rigetto da rebbe luogo a un differimento forse lungo di ogni riforma in materia, mentre la sua approvazione non pregiudica per nulla le maggiori riforme avvenire. E si può anche sperare clic sia un avvenire non remoto, giacché se certe parti della legislazione d’un paese hanno bisogno di stabilità e le continue r i forme tolgono la possibilità di qualsiasi tradizione e producono confusione dannosa, per le leggi postali, da cui non derivano diritti acquisiti e che concer nono una materia in evoluzione incessante e rapida, perchè è uno dei battistrada del progresso umano, sono innocui e anzi necessari assai frequenti ritocchi.
LE MODIFICAZIONI ED AGGIUNTE
ALLA LEGGE COMUNALE E PROVINCIALE
Il progetto dell’ on. Crispi, 19 novembre 1887 e che si sta ora esaminando negli uffici della Camera, per modificazioni ed aggiunte alla legge comunale e provinciale 20 marzo 1865, consta di 77 articoli.
Coll’articolo 1° si dà facoltà a comuni dello stesso circondario di unirsi in consorzio per certi servizi comuni, come quelli del segretario, di avere un solo ufficio, un solo archivio e provvedere consorzial mente ad altri servizi e ad altre spese obbligatorie. Coll’ art. 2’ e seguenti si estende il voto a tutti gli inscritti nelle liste elettorali politiche, riducendo a cinque lire il censo per tutti i comuni e per la formazione delle liste e delle sezioni e per le ope razioni elettorali, in una parola per la procedura elettorale si adotta il procedimento in gran parie identico a quello della legge elettorale politica.
Cogli articoli 4-1 e 45 si determinano le sessioni dei consigli comunali, e si stabilisce che gli avvisi di convocazione per le sessioni ordinarie sieno con segnali ai consiglieri almeno cinque giorni prima e per le sessioni straordinarie almeno tre giorni prima, salvo in caso d’urgenza di ridurre il termine a 24 ore prima.
Cogli articoli 46, 47 e 48 si danno le norme per la nomina della Giunta e l’elezione del Sindaco. • — Il Sindaco nei comuni capoluoghi di provincia e di circondario, non che in quelli aventi una popolazione superiore ai 10 mila abitanti, è nominato dal Con siglio comunale ; negli altri comuni continua ad es sere nominato dal Governo.
All’ articolo 49 si dà facoltà al consiglio comunale di revocare dall’ufficio il Sindaco il quale_ per l’ar ticolo 50 in caso d’inadempimento de’ suoi obblighi, come ufficiale del Governo, può essere sostituito per tre mesi da un commissario per l’adempimento delle funzioni di ufficiale del Governo.
Cogli articoli 51, 52 e 55 si determinano i re quisiti per l’eleggibilità a sindaco, i rimedi contro i rifiuti del sindaco a rilasciare certificati e le pene applicabili alle elezioni del sindaco.
Agli articoli 55 e seguenti si statutisce sulla vi gilanza e sulla ingerenza governativa sull’ ammini strazione comunale e delle relative attribuzioni del consiglio di prefettura, che viene sostituito alla De putazione provinciale.
All’articolo 61 e seguenti si determinano i requi siti per l’ eleggibilità a consigliere provinciale, al-
l’art. 62 si fissano le sessioni del consiglio provinciale e la loro durata, si demanda al consiglio provinciale la nomina del presidente della deputazione provin ciale, e si sottopongono all’approvazione del consiglio di prefettura le deliberazioni dei consigli provinciali riflettenti atti soggetti a tutela.
All’art. 68 si stabiliscono le incompatibilità ammi nistrative , onde le funzioni di deputato al Parla mento, deputato provinciale e di sindaco sono in compatibili, come lo sono le funzioni di presidente del consiglio provinciale e di presidente alla depu tazione provinciale.
All’articolo 69 si sanziona la decadenza dalla ca rica dei consiglieri comunali e provinciali che non intervengano ad una sessione, e dalla carica di de putati provinciali o di assessori comunali quando non intervengano a tre sedute consecutive senza giu stificare l’impedimento.
Colf art. 70 e 74 si regolano le pubblicità delle sedute dei consigli comunali e provinciali e le vo tazioni.
All’articolo 72 e 73 si provvede pei casi di scio glimento dei consigli comunali e provinciali.
All’art. 74 si proclama le responsabilità degli am ministratori che ordinano spese non autorizzate dal bilancio o non deliberate dai rispettivi consigli. — Le spese in via d’ urgenza deliberate dalla giunta municipale o dalla deputazione provinciale devono essere ratificate dai rispettivi consigli, e solo colla ratificazione cessa la responsabilità degli ammini stratori.
La presentazione dei consuntivi deve aver luogo entro tre mesi dalla chiusura dell' esercizio cui si riferiscono.
Per l’articolo 76 le sedute dei consigli di prefet tura, esercitando funzioni giurisdizionali devono es sere pubbliche. — Ecco in sunto le principali dispo sizioni del progetto.
Alcune osservazioni però si rendono necessarie in merito a talune innovazioni ed in riguardo ad alcune lacune.
L’ estensione del voto amministrativo a tutti gli elettori politici, è cosa liberale ed altamente enco miabile, ma in pratica non andrà scevra da pericoli, specialmente nei Comuni rurali dove le influenze raramente si elidono e più spesso si moltiplicano. E poi estendendosi il voto amministrativo, perchè non si attribuì il diritto di voto alle donne di ricco censo, seguendo il sistema vigente nella Lombardia e col Veneto sotto il dominio austriaco?
4 marzo 1888 L ’ E C O N O M I S T A 151 ticoli 18, 19 e 20 si applicano le disposizioni della
legge elettorale politica , e cioè si determina come debba formarsi il seggio provvisorio, disponendo l’ar ticolo 20 che se alle 10 ant. non sarà formato an cora il seggio definitivo, il seggio provvisorio di venta definitivo. E se alle 10 non è nemmeno for malo il seggio provvisorio e che alla sezione si trovi solo il magistrato, che avverrà? Dovrà il magistrato, come si vuole per le elezioni politiche, rimanere nella sezione ad attendere gli elettori fino alle 4 od alle o pom. ?
È evidente 1’ opportunità di stabilire che se alle 10 ant. non sia stato possibile costituire neanche il seggio provvisorio , sia esonerato il magistrato dal perdere la giornata in attesa degli elettori poco di ligenti, e siano autorizzate le sezioni più vicine a r i cevere il voto di quegli elettori che, presentatisi alla rispettiva sezione dopo le 10 ant. noti abbiano tro vato costituito il seggio nè provvisorio nè definitivo. Notevole innovazione è quella dell’ elezione del sindaco nei comuni di maggiore importanza; ma un’ altra innovazione è necessaria por dar modo ai comuni di avere a loro capi uomini di specchiata pro bità e provata capacità amministrativa, e si è quella di assegnare, almeno nei comuni la cui popolazione supera i 60 mila abitanti, uno stipendio al sindaco, e le spese di rappresentanza con obbligo di resa di conto al consiglio del fondo per le spese stesse. Così si renderà meno facile che l’ importante carica di sindaco di una grande città, sia coperta da qualche nullità ambiziosa.
Altra innovazione che sembra reclamata, si è quella che nei consigli comunali, almeno di 40 membri, la presidenza del consiglio sia demandata ad uno dei consiglieri da eleggersi di anno in anno dal consi glio, .come avviene nei consigli provinciali. Può es sere assai pericoloso per l’amministrazione comunale od almeno pel buon andamento degli affari, che la presidenza del consiglio sia tenuta dal sindaco, poi ché non bisogna dimenticare che il sindaco, come capo della giunta , di fronte al consiglio è come il presidente dei ministri di fronte alle camere ed al senato e ivi possono essere questioni non rare di conflitto fra sindaco e consiglio per le quali è bene .) che la presidenza del consiglio e la direzione della discussione siano tenute da un consigliere indipen dente e scevro da responsabilità.
Lasciando la presidenza del consiglio al sindaco, non si potrà mai avere la più ampia, serena e libera discussione di argomenti che riflettano I’ operato e gli atti della giunta, poiché è in arbitrio del sindaco, come presidente del consiglio, di troncare la discus sione, di'porre all’ ordine del giorno prima quegli argomenti che a lui interessino e di lasciare per ultimi altri più importanti e più utili e che in scorcio di sessione, col pretesto dell’ urgenza, non sono di scussi, ma per lo più approvati senza maturo esame ed a precipizio.
Provvidissime le sanzioni di decadenza ni consi glieri ed assessori o deputati provinciali, che man cassero ai loro doveri. Una volt accettato l’incarico, devono disimpegnarlo con alacrità.
Provvidissima la disposizione che adilossa la re sponsabilità agli amministratori per spese non auto rizzate nel bilancio, o non ratificate dal consiglio, dopo matura discussione, nel caso ili deliberazione d’ urgenza. Ma non sarebbe un fuor d’ opera deter minare meglio i limili della responsabilità, ed i modi
di farle effettivamente pesare sui colpevoli, altrimenti con una dimissione, come spesso avviene, gli am ministratori si liberano da quella responsabilità che sta scritta nella legge e che diventa così puramente nominale; come pure sarebbe utile fissare nella legge almeno i criteri per potere attribuire ad un caso od all’ altro l’urgenza, in maniera da autoriz zare la giunta a deliberare tali spese; mentre in caso diverso si potrebbe attendere dalla giunta che fosse chiusa la sessione del consiglio, per deliberare gravi spese col pretesto specioso dell’urgenza e poi, in vista di questa asserita urgenza, ottenere dal con siglio la ratifica della deliberazione.
Le disposizioni che troveranno poi viva opposi zione in parlamento saranno quelle degli articoli 60 e 67 del progetto, per le quali la tutela dei comuni e delle provincie viene esercitata da un consiglio di prefettura.
La legislazione, adottandosi cotale principio, fa un passo indietro ; si ritorna al sistema della tutela dei comuni affidato alle delegazioni provinciali dalla le gislazione austriaca nella Lombardia e Venezia.
Per alcuni riguardi e per le ragioni svolte dal - 1’ on. Crispi nel progetto 19 novembre 1887 non è priva di valore e di utilità la proposta ; ma però a tenere il principio liberale dell’autonomia delle pro vincie e dei comuni in linea amministrativa, a cui tanto si tiene al presente.
Comunque, accettalo in tutto od in parte il pro getto Crispi, avrà almeno il merito di aver solleci tata la discussione di sì grave argomento in Parla mento, e di avere, dopo tanti anni di inutili aspet tazioni, apportate talune innovazioni nel sistema am ministrativo dei comuni e delle provincie, reclamata dalla pratica esperienza e dal bisogno di un migliore andamento degli affari.
(Rivista (Economica
La c ris i edilizia e l ’ agitazione operaia a Roma — /
sindacati per l ’esportazione — Il rapporto del Com
missario del lavoro su gli scioperi a g li Stati Uniti d’America.
La crisi edilizia della capitale è giunta al suo stadio acuto. Dopo le sospensioni dei lavori e gli imbarazzi fi nanziari di qualche costruttore era naturale che doves sero venire le agitazioni ilei lavoranti. Queste hanno assunto negli ultimi giorni della settimana una tale gravità per i disordini che le hanno accompagnate da indurre il municipio di Roma e il Governo a intraprendere sollecitamente alcuni tra i lavori pub
blici già deliberali.
so-pra larga scala, ma senza che i capitali di cui di sponevano gli arditi costruttori corrispondessero con la vastità dei lavori assunti. Si fu larghi per qual che anno di sovvenzioni e di sconti; si andò sino al punto di permettere e giustificare la violazione della legge sulla circolazione fiduciaria ; ma un bel giorno la nave fece acqua da tutte le parti ed arenò.
Quand le bàtiment va, tout va, dicono i frnucesi ;
ma a Roma dopo essere andate avanti per qualche tempo molto male, molte costruzioni hanno dovuto arrestarsi. Dall’ ottobre a ora a furia di espedienti si è cercato di allontanare la crise vera e propria; ma da ultimo con la limitazione degli sconti, con le difficoltà monetarie dei nostri giorni essa doveva essere inevitabile, e tale fu.
L’errore e le responsabilità relative, crediamo non sarebbero difficili a determinarsi ; ma allo stato delle cose conviene rimettere a miglior mo mento una simile ricerca ; tanto più che essa si col lega con tutto l’andamento del credito in questi ul timi tempi. Intanto vogliamo credere che si sapranno non solo mantenere rispettati la libertà e i diritti di chi è al lavoro, ma si impediranno i soprusi e le violenze d’ogni specie. A Roma vi sono tanti la vori utili o necessari prima di farne una vera capitale, che non sarà dillìcile di affrettarne alcuni e di im piegare qualche centinaio di operai oggi disoccupati. Ma quello che importa al massimo grado è di far opera, ciascuno per la parte che gli spetta, affinchè non si sostenga artificialmente una speculaziane ec cessiva, che è la causa vera del malessere attuale. La speculazione faccia coi propri mezzi e con le forze di cui può legittimamente disporre; gli istituti di emissione non si prestino a operazioni incompa tibili con la loro indole, e il Governo non faccia valere il peso della sua autorità per far accordare degli sconti e delle sovvenzioni.
Finora per la condiscendenza avuta, ciascuno di essi è uscito dalla propria sfera di azione; bisogna che vi rientrino senza indugio, se no lo stato di crise in cui si trova l’ industria dello costruzioni di venterà cronico e ci preparerà altre dolorose sorprese. — La questione dei sindacati per promuovere l’e sportazione appassionò vivamente gli spirili in questi ultimi tempi. L’ esportazione francese era diminuita in proporzioni talmente gravi, e l’avvenire del com mercio e dell’ industria in Francia, appariva così compromesso, che da ogni dove l’ allarme venne dato. Occorreva quindi portare un serio rimedio ad una condizione di cose siffatta, la quale minacciava le forze più vive della nazione e fu per tal motivo che venne messa all’ ornine del giorno la creazione di numerosi sindacati di esportazione.
Siccome si diceva che questi sindacati erano stati provati con successo in Germania essi diven nero una delle più grandi preocèupazioni del mo mento non solamente nel mondo degli affari, ma anche nel mondo politico e scientifico.
I giornali appoggiarono codesto movimento ; si fecero numerose conferenze, si discusse sul propo sito in parecchie riunioni private e pubbliche, si pubblicarono opuscoli, ecc.
Qualche tempo dopo, non contenti di aver voluto imitare i tedeschi nell’ istituzione dei sindacali, si fu sul punto di organizzare altresì le esposizioni a bordo dei bastimenti viaggiatori. I tedeschi infatti aveano concepito l’ ingegnosa idea di portare in giro nel mondo intero le loro navi cariche di cam
pioni e di prodotti di ogni specie fabbricati nel loro
paese. Ciò bastò perchè in Francia alcuni cercas
sero d’ imitare il loro esempio.
Il tentativo sembra essere stato messo da parte. Non si potrebbe certo rimpiangerlo; poiché sotto tutti i puuli di vista, i risultati sarebbero stati in significanti o rovinosi. Questo era il parere di molti. Aggiungeremo, a proposito del successo incontrato dai sindacati di esportazione inaugurati dai tedeschi, che le condizioni delle cose erano per questi ultimi assai diverse che in Francia. I tedeschi aveano quasi tutto da creare all’ estero ; doveano inoltre impadronirsi delle posizioni già occupate da altri: ciò a cui riuscirono in qualche parte mediante l’or ganizzazione dei sindacati di esportazione, che met tendo le spese generali in comune hanno lo scopo di facilitare a tutti i loro membri, con una sensi bilissima economia, la rappresentanza dei prodotti nazionali per mezzo di agenti, che vanno a venderli direttamente all’estero.
In una relazione inviata ad una Camera di com mercio francese intorno al commercio delle lanerie nell’America del sud, si fanno le seguenti cosidera- zioni intorno ai sindacati di esportazione:
« Per reagire contro una siffatta condizione di cose, egli è necessario, giusta il parere del console come anche di quasi tutti i negozianti francesi sta biliti in questo paese, che i fabbricanti si mettano in sindacati; che mandino al principio di ogni sta gione, un assortimento di tutte le loro novità e che il commercio dei centri produttori faccia qui sul posto un deposito di casimiri, di merinos e di flanella di ogni qualità. 1 merinos ed i casimiri sono oggetto di un commercio rilevante, e sarebbe il maggior in teresse di fare il possibile per vendervi questi arti coli. Il sig. console, che si occupa seriamente degli interessi francesi, ha scritto in questi sensi al sig. ministro del commercio, e mi ha detto c h e , a suo parere, qnes'.o mezzo era il solo che potrebbe rial zare le sorte dell’importazione francese nell’America del Sud. »
Ciò non vuol dire per altro che in Francia non si pensi seriamente, e non da oggi, ma da alcuni anni, a dare all’ esportazione sempre nuovo incre mento. Si è però sempre nella via dei tentativi e non si raggiungerà alcun risultato notevole che quando si recederà dal protezionismo a oltranza che oggi inceppa il commercio internazionale.
— Il valente Commissario per le questioni operaie
(C om m issioner o f L a b o r ) agli Stati Uniti, il Sig. Car
roll D. Wright ha pubblicato un rapporto in cui tratta esclusivamente degli scioperi dal 1881 al 1886 con una abbondanza <di notizie che lo rendono interes santissimo. Ne riuniamo alcune cifre trattandosi di uno dei fenomeni più meritevoli di studio che pre senta la vita industriale della grande Confederazione Americana.
Gli scioperi di cui si ebbero notizie negli anni 1881-1886 ebbero un aumento considerevole come può vedersi da queste cifre :
N. degli scioperi Stabilimenti
4 marzo 1888 L ’ E C O N O M I S T A 153 E ne) 1887 secondo una rivista americana (Iron
Age) gli scioperi sarebbero stati 853 con una dimi
nuzione quindi rispetto al 1886 abbastanza notevole. • L’ industria delle costruzioni è quella cbe ha dato il maggior contingente agli scioperi; seimila stabili menti vi sono stati coinvolti. L’insieme degli scioperi del periodo considerato dal Sig. Wright riguardava 1.021.000 operai. Le industrie che furono soggette a questi scioperi impiegavano prima che essi avvenissero 1.862.000 operai, cessati gli scioperi ne rimanevano solo 1,862,000 cioè 26,000 operai in meno; senza dire che 103,000 erano nuovi operai e 37,500 erano stati costretti ad abbandonare le località che prima abitavano.
Indipendentemente dall’azione degli scioperi 2182 stabilimenti avevano nello stesso periodo sospeso il lavoro (lock-outs). Dei 22,336 stabilimenti interdetti dagli scioperanti 18,342 ossia 1’ 82 per cento lo lurono per istigazione delle Società del lavoro. Gli scioperi che diedero agli operai il risultato da essi cercato si ripartiscono nel seguente modo : successo completo presso 10,-407 stabilimenti, ossia il 46,59 0/o del totale; successo parziale presso 3,004 stabilimenti os sia il 13,45 0/0. L’ insuccesso avvenne per 8,910
altri stabilimenti, cioè il 39,89 0 /q. La chiusura
degli opifici procurò invece la vittoria completa a 564 stabilimenti pari al 25,85 0/0 (il totale es sendo 2182 lock-outs) la vittoria parziale a 190 pari al 8,71 0/0 e infine lo scacco a 1305 ossia al 59,80 0/0.
Per quello cbe si può conoscere (e il rapporto non ha la pretesa dell’ esattezza assoluta) le perdite degli scioperanti durante quei sei anni sarebbero state di 52 milioni di dollari e quelle degli operai degli stabilimenti chiusi dai padroni, di 8 milioni ; i proprietari degli stabilimenti perdettero per causa degli scioperi 38 milioni di dollari.
Ci fermiamo a questi risultati i quali mostrano ancora una volta che gli scioperi sono il modo più dannoso di dirimere le possibili controversie tra il capitale e il lavoro. Ma si può essere sicuri che questa esperienza non darà alcun frutto, neanche in America.
LA SITUAZIONE DEL TESORO
al 31 gre nn aio 1888
Il conto del Tesoro alla fine di gennaio p. p. cioè alla fine dei primi sette mesi dell’esercizio finanziario 1887-88 dava i seguenti risultati:
V ( f i v o :
Fondi di Cassa alla chiusura del
l’esercizio 1886-87... L. 342,276,005.03
Incassi dal 1° luglio 1887 al 31
genn. 1888 (Entrata ordinaria) » 934,381,746. 99
Id. (Entrata straordinaria)... » 1*7,252,170.34 Debiti e crediti di Tesoreria.. . . » 1,348,600,543. 38
Totale. L . 2,812,510,465.74
La situazione dei debili e crediti di Tesoreria apparisce dal seguente specchietto :
30 giugno 1887 31 g e n n a io l888 D ifferen ze
Con to di cassa L. 342, 27(5,005. 03 277,462,547.40 — (54.813,457.63 S ituaz. dei cre
diti di T e s o r i 66,777,38(5.20 165,621,116.66 -(- 98,843,730 .46
T o t. d e ll’ attivo L. 409,053,391.23 443,083,664.06 + 34,030,872.83 Situ az. dei debiti
d i T e so re ria .. 496.121,940.95 553,135,656. 18 4 - 57,013,715.23
D iffe r. passivaL . 87,068, 549.72 110,051,992.12 4 - 22.983,442.40
Gli incassi nel mese di gennaio 1888 ascesero a L. 136,478,259.71 con una differenza in meno di L. 2,677,330.30 sul gennaio del 1887 , e dal lu glio 1887 a lutto genn. 1888 a L. 1,121,633,917.33 con una differenza in p iù sul periodo corrispon dente dell’ esercizio 1 8 8 6 -8 7 per 1’ importo di L. 194,930,280.38.
I pagamenti nel gennaio 1888 raggiunsero la cifra di L. '111,396,700.94 con una differenza in più sul gennaio 1887 di L. 10,776,970.97 e dal 1° lu glio "l 887 a tutto genn. 1888 a L. 1,144,617,259.73 con una differenza in p iù di L. 192,867,299.73 sui primi sette mesi dell’esercizio 1886-87.
II seguente specchietto contiene la cifra degli in cassi ottenuti nel genn. 1888 con la previsione mensile del bilancio stabilita nella somma di L. 146,568,487 e con gli incassi ottenuti nel gennaio del 1887.
Entrata ordinaria Incassi nel g en n a io 1888 D ifferen za col 32® preventivato D iiferen «a con g l’ incas. ottenuti nel g en n . 1887
R ed d iti patrim on iali. .. L . Im posta fo n d ia r ia ... Im posta sui redditi d i r ic
ch e zza m o b i l e ... T a sse in am m in istrazione
del M inistero d elle F i n a n ze ... ... T a ssa sul prodotto del m o
v im en to a grande e p ic cola velocità sulle ferr. D iritti delle L eg a zion i e dei C on solati a ll’ estero T a ssa sulla fa b b ric.d e g li
sp iriti, b irra , eco. D ogane e diritti m aritt. D a z i in tern i d i consum o. T a b a c c h i... . . . S a l i ... M ulte e pene p ecu n iarie. L o t t o ... ... P o ste ... T e l e g r a f i... S e r v iz i diversi ... R im b. e con c. n e lle spese. E n tra te d iv e r s e ... P a rtite dì g iro ...
E n t r a ta s t r a o r d in a r i a
E n tra te e f fe t t iv e ... M ovim en to di c a p i t a l i . .. C ostruz. di strade ferrate C apitoli aggiu n ti p e r re sto a t iv o ... .. T o ta le --- L . 31,436,826 246,732,082 5,573,557 23,578,595 3,460,127 49.728 2,763,681 22,055,959 6,968,635 35.253,684 3,660,344 947 7,074,314 3,636.769 1,087,621 993.268 2.399,266 263.728 30,853,470 3,332,342 1.365,393 30,627,263 - 4,645,835 -32, 737,964 -32,202,275 + 8,631,929 4 - 42,350 -p 17,120 — 6,105^4- 21,438 136,478,259 4* 321,303 4- 197,374 4 - 2,803,886 4 - 1,158,515 238, • 2,968. 187, ■ 1,079. 702, 549, 29, 73. . 42’ . 284 ■ 258, • 3,266 317 — 626 4 - 3. 198 4 - 649 4 - 011 781 314 897 629 ,005 614 572 494 99,970 942,173 39,657 25,962 117,667 53 L 972,481 15,424 122,196 80,317 947.293 25,777 31,779 4 - 1,204,245 + 2,782,423 — 1,644 8991— 24,532,609 - 3 ,243,570 4-10,474,948 -1 0 ,089,928 2,677,330 P a s s i v o s
Pagamenti dal 1° luglio 1887 a
tutto genn. 1888 ...L. 1,444,617,359. /3 Debiti e crediti di Tesoreria. . . . » 1,390,430, 558. 61 Fondi di Cassa al 31 gen
naio 1888... » 277,462, 547. 40
Totale. L .2,812,510^465.74
Da questo prospetto resulta che gli incassi nel crennaio 1888 furono inferiori di L. 10,089.928 alla previsione mensile, e di L. 2,0/7,¿>30 a quelle del gennaio 1887.
cir-costanza che nel mese di gennaio non venne riscossa l’ imposta fondiaria la coi esazione come si sa av viene ogni due m esi, e quanto alla differenza nel gennaio dei due anni, gli aumenti e le diminuzioni più importanti furono le seguenti :
Un aumento di L. 2,805,886 nei redditi prove nienti dalla ricchezza mobile dipendente dal fatto che gli interessi qompresi nell’annualità dovuta alla So cietà delle ferrovie del Sud dell’Austria, e gran parte di quelli relativi a! debito redimibile iscritto e non iscritto nel Gran Libro, che nello scorso esercizio erano stati pagati nel decembre 1886, nell’esercizio corrente furono pagati soltanto in gennaio, e per conseguenza anche l’ introito della relativa ritenuta fu ritardata di un mese; un aumento di L. 1,158,515 nelle tasse in am m inistrazióne del m inistero delle
finanze derivante specialmente dalla tassa di bollo;
un aumento di L. 5,942,175 sulle dogane e d iru ti
m arittim i proveniente dall’ aggravamento del dazio
sul grano, da una maggiore importazione di ferri lavorati, e dalla parziale applicazione della tariffa ge nerale ; un aumento di L. 1,905,107 nelle entrate
diverse straord in arie avente origine da alienazione
di navi, e un aumento di L. 10,174,948 nella co
struzione d i strade fe rra te proveniente dal prodotto
di obbligazioni ferroviarie.
Fra le diminuzioni più importanti notiamo quella di L. 21,501,582 nella accensione di debiti derivante per la massima parte dagli introiti fatti nel gen naio 1887 per prodotto di alienazione di obbliga zione dell’asse ecclesiastico, mentre nel gennaio 1888 non si è verificato alcun incasso su questo titolo.
Ecco adesso il prospetto della spesa che venne determinata nella cifra mensile di L. 150,146,451.
Pagam enti D ifferen za
Pagam enti nel g en n a io
D ifferen za col 12° coi pagani.» nel genn. preventivato 1887 M in istero d e l T e s o r o . .. L. 22,502,034 —43,405,609 4 - 938,367 — 106,446 Id . d elle finanze . . . 14,954,393 — 600,415
Id . di gra zia e giust. 2,890,215 4 - 575,997 - f 15,675 Id . d eg li affavi est 753,882 4 - 88.361 4 - 37,543 I d . dellM struz. pub. 3,030,206 — 345.689 4 - 195,691 Id . d e ll’ i n t e r n o . . . . 4,667,813 — 696,442 - 997,611 Id . dei la v o r i pubb. 22,780.801 4 - 479,730 — 2,872,030 4 - 6,988,091 Id . della gu erra. . . . 25,308,900 4 - 1-932.528 I d . d ella m arin a . . . 13,302,105 4 - 4, 768,092 4 - 7,253,287 I d . d i a g ric. indus. — 675,598 e com m ercio. 1,086,349 - 164., 538 T o ta le ...L. 111,306,700 —38,839, 731 4-10,776,970
La spesa nel gennaio 1888 fù inferiore di L. 58,839,751 alla previsione mensile, e superò i pagamenti del gennaio dell’anno scorso per l’importo di L. 10,776,970.
L E F IN A N Z E E G IZ IA N E
Il Governo inglese ha pubblicato recentemente un
L ib ro B leu che contiene sull’ Egitto, relativamente
ai resultali finanziari del 1886 e alle previsioni del 1887, alcune informazioni che crediamo dover riassumere, a motivo dell’interesse che presentano dal punto di vista internazionale.
L'insieme delle entrate previste per il 1886 era
Stato di lire egiziane 9,241,586, ma gli incassi ef
fettivi salirono a lire egiz. 9,574,593 cosicché si ebbe
un maggiore incasso di lire 532,807. La spesa pre
vista era stata di L. eg. 9,232,746, ma i pagamenti andarono invece a lire 9,316,947, e quindi una mag giore spesa di lire egiz. 163,401.
L ’aumento effettivo nelle entrate di fronte alle previsioni deve essere ridotto a lire egiz. 82,807 sol tanto, perchè dall’aumento di lire 332,807 deve es sere detratta la somma di lire 250,000 impegnata all’abolizione parziale della « corvée. » Nonostante questo non è men vero che i resultati generali del 1886 permettono di dire, senza peccare di otti mismo, che in un’ annata normale le entrate possono facilmente raggiungere la somma di 9,500,000 di lire egiziane, e che sono altresì suscettibili di un notevole miglioramento.
L’eccedenza effettiva di cui il Governo egiziano si è avvantaggiato dalla sistemazione dei conti del 1885 e 1886 nella forma prescritta dal decreto 27 lu glio 1885, e al seguito del decreto riguardante la corvée, è stato di lire egiz. 35,352. Una somma di lire 159,180 è stata destinata al rimborso dei debiti unificati, garantiti e privilegiati durante gli anni 1885 e 1886 e un’ altra somma di 442,422 lire è stata spesa perii Soudan, la qual somma poi è stata portata in conto del prestito garantito.
Quanto alla situazione del debito egiziano — ga rantito, privilegiato, d a ir a unificato e prestiti dema niali — essa al 28 febbraio 1887 resultava come appresso :
Debito garantito Lire egiz.
» privilegiato » » unificato » » demaniale » Daira-Savieb » 9,301,700 22,296,800 55,990,440 7,354,240 8,659,500 Totale Lire egiz. 103,602,680
BULLETTINO DELLE BANCHE POPOLARI
Domenica 19 febbraio ebbe iuogo a Milano l’ As semblea Generale della B an ca p o p ola re d i M ilano alla quale intervennero 275 soci.
Dopo che il suo presidente Lisiade Pedroni ebbe fatto una breve commemorazione della perdita fatta dalla Banca nella persona del suo Vice-Presidente on. Perelli morto poehi giorni avanti, fu data let tura delle relazioni del Consiglio di amministrazione dei sindici. Esse dimostrano, che i risultati della ge stione del 1887 non potevano essere più sodisfa- cienti, non avendo mai la Banca come in quell’anno raggiunto dall’epoca della sua fondazione la cifra di L. 136,088,556,92 fra prestiti e sconti, somma superiore di L. 26,387,456.63 a quella dell’esercizio precedente, e con una rimanenza al 31 dicembre di 26,989,229.17. Nel corso dell’anno si conclusero 525 riporti per L. 125,875,660, ed al 31 dicembre l’attività in riporti, su valori dello Stato ed industriali, ammontava a L. 13,536,960, ed in mutui ipotecari a L. 504,164, le quali due partite hanno dato nell’in sieme un beneficio di L. 660,226.
Le carte pubb ielle di proprietà della Banca am montano a L. 2 5 ,7 4 2 ,6 0 0 , che hauno dato, quale interesse nell’anno L. 1,351,168.