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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.40 (1913) n.2038, 25 maggio

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G A Z Z E T T A S E T T IM A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno XL - Voi. XLIV

Firenze-Roma, 2 5 Maggio 19 1 3

N. 2 0 3 8

SO M M A R IO : Convenzioni per la pace mondiale, J. — Gli Apostoli del rimboschimenio, E. Z. — Saggi sugli effetti dei dazi doganali, C. Cara.no Donvito — R IV IS T A B IB LIO G R A F IC A : Prof. Antonio Pagano, L'in­

dividuo nell’età e nel diritto - Dott. Ernest M ììller. Einfùhrems in die Slattatili - G. Maier, Das

Geld und sein Gebrauch. — Finanze e investimenti Industriali in Asia - Provvedimenti sulla riserva

metallica dei biglietti di Stato - Società francesi di capitalizzazione in Italia e le assicurazioni di Stato - L’emigrazione italiana nel 19101911 - Commercio italo-austriaco nel distretto di Ragusa - Commercio dell’Ungheria negli ultimi 3 anni - Consumo mondiale del tabacco - Cavalli e buoi in tutto il mondo —

N O T IZ IE F I N A N Z I A R I ! : — Cassa depositi e prestiti nel cinquantennio della sua vita - Cambio di monete turche nella Colonia Libica La Conferenza finanziaria - Utili, Dividendi, Interessi (Italia, Francia,

Russia) - Prestiti, Emissioni, Aumentidi Capitali — MERCATO MO NETARIO E R I V I S T A DELLE BORSE —

PRO SPETTO , QUO TA ZIO N I, V A L O R I , C A M B I, SC O NTI E S IT U A Z IO N I BANC A R IE .

Convenzione per la pace mondiale

I giornali Americani sono larghi di com ­ piacim ento nel rilevare che l’ Italia è stata la prima nazione a dare una benevola r i­ sposta alla iniziativa del G overno federale degli Stati Uniti per una convenzione inter­ nazionale intesa ad evitare quanto più è pos­ sibile lo scoppio di una guerra.

II progetto, al quale hanno rivolto assidue ed attente cure il Taft, allorché era Presi­ dente della R epubblica Americana, coa d iu ­ vato specialmente dallo Strauss, nonché da molti altri fautori della pace, le cui schiere vanno sempre più aum entando ed organiz zandosi negli Stati Uniti, fu ripreso poscia ed alacremente coltivato dal W ilson e più che tutto dal suo segretario di Stato Bryan.

È evidente quindi che la iniziativa non è una manifestazione di partito; il Taft e lo Strauss repubblicani, il W ilson ed il Bryan dem ocratici, stanno a dimostrare che il p r o ­ getto, che sta loro a cuore, è al di sopra di ogni considerazione politica ed emana in ­ vece da un generale sentimento, o desiderio, o proposito di com piere opera universal­ mente utile.

Appare altresì sia danscludersi che l ’ inizia­ tiva americana abbia per base un interesse d i­ retto. Non si potrebbe davvero ritrovare nella specifica e, diciam olo pure, fortunata posizione politica internazionale, nazione più sicura e più scevra dalle tentazioni della guerra.

Sebbene il conflitto colla Spagna di alcuni anni or sono, e le ripetute voci minacciose, che di tanto in tanto sembrano infirmare i rapporti co l Giappone, appariscano in co n ­ traddizione colla affermazione di sopra, pure a chi voglia ponderare, non può non risul­ tare evidente com e il primo fatto non trovi origine in nessuna velleità bellicosa della grande R epubblica, ma in uno stato di ne­ cessità, al quale non potè allora sottrarsi, e nel quale si è deliberatamente limitata a dare assetto a popolazioni che reclamavano un regime di m igliore libertà ; nel secondo si possono non solo osservare, ma addirittura ammirare i pazienti e calmi provvedimenti, intesi a eliminare o ad attenuare ragioni che possano dar origine ad un conflitto.

Il pericolo giallo, per gli Stati Uniti non esiste, e troppo bene si sa che, nel caso di una conflagrazione col Giappone, questi potrebbe forse appena arrivare, e se pure prima della apertura del Canale di Pa­ nama e nel caso più favorevole, ad im pos­ sessarsi delle Filippine, ma non potrebbe riuscire cerio a conservarle per lu n go tempo.

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Messico, posson o più d ’ogn i altra considera­ zione addimostrare com e non esiste nella mente di alcun sincero cittadino degli Stati Uniti una qualsiasi idea di espansione o di conflitto armato. Basta del resto ricordare che la stessa costituzione della grande re­ pubblica, inibisce qualsiasi ingrandim ento di territorio, e che ciò ha portato la conse­ guenza di mettere e mantenere tuttora in un incom odo im barazzo la posizione delle F i­ lippine, che sebbene acquistate e di proprietà del Governo, n on sono nè diverranno mai territorio dello Stato, per com prendere in mancanza d’ altro, che la R epubblica ame­ ricana è precisamente una delle nazioni, se non l ’unica nazione, che abbia la minore probabilità di una guerra futura, poiché non è neppure il caso di considerare che Potenze Europee voglian o avventurarsi nelle con qu i­ ste contro gli inn ocu i discendenti da Colom bo. Bene dunque ci eravam o opposti affer­ mando che la iniziativa per una convenzione di pace universale parte spontaneamente e disinteressatamente dalla nazione che meno sente il pericolo di vedere scosso quello stato di indisturbata quiete di cu i gode, con benefico profitto della econom ia interna, che, per di più, è ben di leggieri gravata da oneri per spese militari.

La proposta degli Stati Uniti lanciata oltre oceano, doveva incontrare per prim a, solle­ cita e premurosa aderente l’Italia, la p ic­ cola, ma orm ai consolidata Italia, che non esita un istante ad accogliere un futuro di pace, Il paese che è ancora im pegnato nella con ­ quista di u n territorio, nel quale avrà per lungo tem po da contrastare, se non palmo palmo certo m iglio per m iglio, il suolo da occupare, il paese che giusto in questi u l­ timi tempi si è m ostrato così deciso e riso­ luto nel far valere o contrapporre i propri in ­ teressi in occasione del conflitto balcanico, tende senza esitazione le braccia al ram o­ scello di o liv o che viene a tutti porto dalla grande Nazione lontana!

Stanchezza o sentimentalismo ?

È quest’ atto effetto dell’esaurimento che segue ad una lunga tensione, ad una persi­ stente ed inquietante ansia, od è uno spon­ taneo e n on ponderato moto im pulsive che trova l ’agente nel puro sentimento, nella attrazione per il sereno, per il tranquillo ?

Indifferenza od a m bizion e?

È q u est’ atto effetto di un fine calcolo nel

quale si sia avuta la esatta visione della innocuità dell’aderire, o è riflesso di una aspirazione a primeggiare in una corrente che ha del sim patico, che ha del piacente, che appare saggia ?

Non crediam o che le risposte a queste e ad altre dom ande appaghino totalmente. Tutte insieme e nessuna possono contenere del vero.

L’ Italia d ell’oggi, non ha perso nella razza del suo popolo, nelle caratteristiche dei suoi moti, nella acutezza delle sue percezioni sui fatti che in v olg on o i più grandi problemi della vita sociale e internazionale, quella raffinatezza e quella maestria che le viene da una storia di secoli, da un mondo pas­ sato, nel quale sono state trascorse e subite e superate ormai tutte le traversie che un popolo possa correre.

Per effetto di selezione e di atavismo, la razza latina oramai sa, intuisce, sente, senza bisogn o di riflettere, senza necessità di studio, quale è la soluzione che deve seguire ad una idea, quale è il con tegn o da tenersi di fronte a un problem a che si elevi al di sopra delle quotidiane m eschinità dei rapporti com uni, ed il giudizio, e le risposte sgorgano im prov • visi e spontanei com e un gesto fatale che non si discute e non si può discutere, ma che si com pie perchè si deve compiere. Ha, sotto un certo aspetto, dell’im pulso, im pulso di tradizione però, il quale trova non rara­ mente il corrispondente negli im pulsi infan­ tili, cu i soggiaccion o spesso popoli giovani, com e lo son o gli Stati Uniti.

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25 maggio 1913 L ’ ECONOMISTA 327

più di 50 anni di raccoglim ento ha saputo com piere q u e llo 'c h e ad altri paesi è costato secoli di indefessa cu ra; il paese dei grandi navigatori, dei grandi conquistatori, il paese dei confini così variati e variabili nella storia, ma per lungo tempo così ampii e così com ­ prensivi, doveva sentire istintivamente nella proposta della lontana Am erica quel germe di società internazionale di cui Rom a fu un tempo il pernio. E da Roma per necessità storiche doveva partire la prima adesione alla proposta del paese più neutro del m ondo, e quindi più atto a formularla.

.1.

Gli apostoli del rimboscamento

Durante la discussione della Camera intorno al bilancio dei Lavori Pubblici, svoltasi nello scorso marzo, da più d ’un Deputato vennero rivolte raccomandazioni al Governo circa la sistemazione dei bacini montani. È questo un argomento al quale il pubblico appena oggi comincia a prestare un poco d ’attenzione. Le persone più colte e più veggenti, che son sempre una esigua schiera nel gran tutto della conso­ ciazione civile, tardi, ma meglio che mai, hanno aperto gli occhi, si sono accorte dello squallore che contrassegna la più parte delle nostre mon­ tagne denudate, hanno cominciato a contare le frequenti frane, le frequenti inondazioni, che contristano ora questa ora quella regione della patria, a calcolare in via approssimativa quanta ricchezza nazionale ha distrutto da un capo all’altro d ’Italia l’improvvido, cieco, fe­ roce diboscamento eseguito dai proprietari di selve e di macchie durante l’ultimo mezzo se­ colo, e quanto ancora minacciano di distrug­ gerne le acque torrenziali, che, per effetto ap­ punto del diboscamento, sono oggi quasi da per tutto e quasi del tutto abbandonate a sè stesse.

Le leggi sogliono intervenire, per soddisfare a necessità sopiali o unanimemente o abbastanza largamente riconosciute. A mali grandi e in­ veterati si vorrebbe veder prestare rimedi rapidi e completi ; ma troppe volte ciò resta im­ possibile, specie se son rimedi per loro natura difficili e costosi. E questo è il caso : ci vuole molto tempo e molta spesa per inaugurare e più per seguire metodicamente, in un paese vasto come l’Italia e già molto danneggiato, un re­ gime che sia razionale e riparatore pei boschi e pei corsi d ’acqua.

Nelle inondazioni dell’ 89-90 ebbe la prima radice la legislazione speciale del 1898 per la

Sardegna ; e fu questo il primo passo dello Stato verso quella politica Forestale idraulica che ci ha dato poi le successive leggi della Basilicata, della Calabria, del bacino de - Sole e finalmente le leggi recentissime dei bacini montani e quella del Demanio Forestale nazionale, dovuta alla persuasiva e illuminata energia di Luigi Luzzatti. Tutto ciò costituisce senza dubbio un buon prin­ cipio ; salvochè s’anderà adagio, la superfìcie da sistemare in vario modo, da rinsaldare, da rim­ boscare, essendo vastissime, e non ponendo al­ l’uopo le dette leggi a disposizione dello Stato fuorché pochi milioni. Nè — prescindendo dal fatto che si tratta di lavori per loro indole lun­ ghi e lenti - sembra sperabile che si possano per ora erogare a tal intento mezzi molto più larghi, anche a motivo delle cresciute necessità di difesa nazionale per terra e per mare e dei nuovi com ­ piti che l ’Italia si è assunti con la conquista del la Libia .

D ’altronde lo Stato non può fare tutto da sè, e meno che mai lo può in questa materia. Gli oc­ corre una attiva cooperazione dei privati ; anche perchè in pratica non resta possibile at­ tuare agevolmente e pienamente una legge, che sembra ledere alcuni interessi individuali, se i cittadini non si persuadano con evidenza ch ’es- sa provvede a un supremo interesse collettivo, col quale, una volta sodisfatto, quelli individuali vengono ad armonizzare, nel quale essi pure fi­ niscono per trovare il proprio tornaconto.

Ma appunto il difficile sta nel diffondere co- testa persuasione. La quale se vi fosse stata da un pezzo e in moltissimi, non avrebbe permesso la barbara distruzione di tanti boschi preziosi sulla vetta dei monti e lungo pendici scoscese, per farne legna da ardere o carbone, coll’im­ previdenza del selvaggio che abbatte l’albero per cogliere il frutto, e senza misura nè regola d ’ av­ vicendamento nei tagli, facendo così perdere il capitale agli imprudenti vogliosi di goderlo troppo presto tutto intero, e rovinando i sotto­ stanti terreni col privarli d ’ogni riparo contro il precipitare di impetuose masse d ’acqua deter­ minate dalle grandi piogge e dallo scioglimento delle nevi.

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dissime estensioni di territorio oggi sterili perchè divenute campo desolato di nudi macigni e di aride ghiaie. E per far ciò occorre un’opera larga, assidua, paziente, di propaganda.

Mirabile è il modo, pieno d ’ardore e insieme d.i carattere pratico, con cui si è accinto ad eser­ citarla quel Touring Club Italiano, che è uno dei più floridi sodalizi nazionali e quello che anno­ vera, se non erriamo, il maggior numero di soci. Non gli è bastato d ’avere, da più anni e con me­ ritata fortuna, dato vivo impulso all’alpinismo, al podismo, al ciclismo, all’automobilismo, me­ diante gare, concorsi, pubblicazioni pregevolis­ sime di guide, d ’itinerari, di carte topografiche, e d ’avere apposto cartelli indicatori sulle pubbli­ che vie di campagna, e d ’aver promosso la buona manutenzione delle vie stesse e il miglioramento degli alberghi e lo sviluppo delle stazioni clima­ tiche. Più di recente ha voluto dare un efficace contributo alla soluzione d ’alcuni fra i più gravi problemi nazionali, cioè del problema forestale e di quelli che gli sono connessi, quali il pascolo, il regime delle acque, la malaria, il riscatto di molte terre dall’abbandono e dalla sterilità.

Due anni or sono pubblicò un primo lavoro, promettendone altri successivi, dal titolo 11 Bosco, il Pascolo, il Monte. Non è davvero troppo tardi per parlarne, dacché gli scopi che si propone non posson essere di prossimo conseguimento. È un volumetto in forma d ’elegante fascicolo il­ lustrato, compilato da valentissimi tecnici. Vuo­ le essere un’opera di volgarizzazione, e mentre il contenuto è rigorosamente scientifico, la forma piana, spigliata, attraente, mira a render popo­ lari le nozioni e i consigli. Nitide e parlanti sono le illustrazioni, la più parte in nero, alcune poche a colori, e cooperano egregiamente all’efficacia del testo. Al lettore viene così fatta fare una gita comodamente metodica attraverso tutte le regioni della patria italiana ; e tra i quadri che gli son posti sott’occhio e il commento gradevole e istruttivo egli viene a conoscere da un lato i danni prodotti da una cieca imprevidenza, dal­ l’altro i rimedi che possono adottarsi con buon successo.

Stringe il cuore lo spettacolo di tante e così varie rovine cagionate da un inconsulto dibo­ scamento. Paesi rimasti appollaiati sulla vetta già pianeggiante di qualche colle che ora è franato per metà e di cui l ’altra metà è minac­ ciata della stessa sorte; cime e falde di monti in preda a una erosione più o meno rapida, deter­ minata dal precipitare di acque torrenziali cui nulla più trattiene; terre ricoperte di sterili ghiaie, sponde di fiumi male incanalati, dove le piene invernali lasciano immani depositi di ma­

cigni e di melma ; vallate già fertili e ora o v it­ tima della furia de’ torrenti, o ricettacolo di pan­ tani ; e pascoli ridotti magrissimi, e grandi e- stensioni di terréni perduti per una coltivazione produttiva, e pecuniaria crescente di buon le­ gname. In certi luoghi, e non son pochi, ladeso- lazione è tanta e lo stato complessivo delle cose siffattamente misero e minaccioso, che sembrano suggerire una rassegnazione inerte senza speran­ za di rimedio. Ma invece il rimedio c ’è, per quan­ to diseguale secondo la diversità de’ casi, c ’è sem­ pre, anche se spesso è lento e vuole un lavoro in­ defesso e promette risultati a lunga scadenza; e il libro a volta a volta lo indica, con invidiabile chiarezza, con precisione minuta, insegnando la via da tenere, la opera muraria e di piantagione da eseguire, gli alberi, o gli arbusti, o le erbe, o i semi da scegliere, secondo la condizione locale delle cose, secondo la struttura dei monti e delle colline e delle valli, secondo i climi.

Gli stessi pregi contradistinguono un altro fascicolo comparso nel 1912. Si intitola 11 bosco contro il torrente. Ivi è dimostrato con evidenza come il peggior nemico del bosco sia il torrente, del quale ultimo è fatto uno studio che si p o ­ trebbe chiamare anatomico e fisiologico : quel torrente, ben inteso, che non è affatto regolato e che si forma e ingrossa (epperò devasta e an­ nienta) dove e come non dovrebbe. Anche qui corredo ricchissimo di fatti eloquenti, materia bene ordinata, dicitura limpida, bellissime il­ lustrazioni. Nè vengono ripetute cose già dette, ma presentate altre facce delle grave e poliedrico problema. Dobbiamo aggiungere che non man­ cano calcoli numerici per far conoscere ciò che può costare in questo o quel terreno, con questi o quegli alberi, una data estensione di rimbosca­ mento, e quali somme di reddito il bosco ben ri- costituito ,e ben tenuto può dare entro dieci anni, entro quindici, venti e via dicendo.

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I

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densa scienza e buon senso. Il Ministero di Agr. Ind. e Com. ha voluto 2000 copie del nostro p ic­ colo manuale. Si sono costituiti Comitati per acquistarne e distribuirne altre. Industriali, a- gricoltori, biblioteche, società di coltura, scuole, privati, si fecero innanzi con richieste insistenti : un plebiscito, dunque. Pervengono corrispon­ denze infinite di ogni ordine di persone, in cui vibra un sentimento unico, lumeggiato diversa- mente secondo la posizione e le tendenze : la preoccupazione intensa per questo problema fo ­ restale, che va imponendosi ormai alle più colte turbe italiane come una rivelazione ».

Se è così, è anche lecito confidare che prendano radice nelle menti, esplicandosi poi con opere, i concetti che seguono, la cui espressione, nel ter­ minare, ci piace testualmente trascrivere.

« Lo Stato, fuor che nei bacini montani, alla cui sistemazione deve provvedere direttamente per gli alti interessi pubblici di carattere generale che la consigliano, e fuor che alla creazione di un demanio forestale di speciale carattere, non può esplicare che un’azione di incoraggiamento e di aiuto all’opera degli enti locali e dei privati. Il rimboscamento delle terre povere, incolte, è suggerito da interessi prevalentemente privati e locali, e specialmente oggi che può essere una buona operazione finanziaria, non spetta allo Stato assumerne l’impresa ».

Ed altrove :

« La lunga via da percorrere per domare così il torrente alpino che il torrente calabrese, tanto la fiumana lucana come il fiume sardo, è oramai aperta : bisogna percorrerla con fermezza di propositi. Ma l’azione vigorosa e integratrice del­ lo Stato, con l’ausilio dei suoi organi saldamente e modernamente costituiti, non può avere pieni i suoi effetti, se non venga indirizzata e sorretta dal consenso delle moltitudini e dall’ausilio ap­ passionato dell’opinione pubblica. N e’ l’opinione nasce senza la semina della notizia semplice e si­ cura dei termini del problema, d.elPefììcacia dei rimedi possibili. È questa la semina cui il Touring attende con fervore. Vano è attendere gli impul­ si della lenta opera governativa, se non avremo lavorato a creare e a diffondere nel popolo ita­ liano quella chiara animatrice coscienza forestale dalla quale possiamo auspicare i destini migliori di nostra gente ! »

E. Z.

L i * E c o n o m i s t a , per p orsi in grado di meglio sodisfare ai desideri dei suoi lettori ha aperto un ufficio proprio di rappresentanza in Rom a

,

11 Piazza Venezia.

Saggio sugli Effetti dei dazi doganali(1>

§ IV . La ipotesi che il dazio r ica d a IN UN PRIMO MOMENTO

SUL PRODUTTORE str a n ie r o.

Sommario — 14. L’ opinione del Jannaceone; la ri­ percussione indietro, ossia dai riproduttori sui vari agenti produttivi. Discutibilità di questa opi­ nione e possibilità di una. traslazione in avanti sui consumatori. — 15. Incidenza del dazio sui produttori esteri ; effetti : 1) eliminazione di pro­ duttori marginali o temporanea produzione a per­ dita. La eliminazione di produttori marginali o temporanea produzione a perdita. La eliminazione di Produttori marginali e le condizioni di rendita;

2) la ripercussione sul capitale; 3) sulla mano d’ opera ; 4) sull’ uno e sull’altra.

Riprendiamo dunque l ’ ipotesi che il dazio ri­ cada in un primo momento sul produttore stra­ niero. Questi lo sopporterà solo in quanto e fino a quando questa sua decurtazione di reddito sia, in rapporto al fatto della distribuzione ge­ nerale dei redditi, in corrispondenza del valore economico-sociale di quella classe di produttori rispetto alle altre classi.

Cominciamo a scendere più al concreto e ten­ tiamo di tener presente il maggior numero pos­ sibile di fattori nella loro azione conseguente alla imposizione di un dazio.

14. Nella ipotesi che un dazio di confine su merci prodotte esclusivamente all’ estero incida in tutto o in parte sui produttori esteri, quali saranno le ulteriori conseguenze che seguiranno a questa prima fase del ciclo delle ripercussioni?

Scrive il prof. Jannaceone (1) : « ...special-mente nei casi in cui la teoria trova che l’ im- posla non è trasferibile sul consumatore, biso­ gna supporre compresa una condizione, la quale non è quasi mai esplicitamente menzionata : e cioè che la combinazione produttiva attuata sia la più economica, oppure non possa per qual­ che ragione naturale o tecnica, essere mutata in nessun suo elemento, di guisa che al pro­ duttore non torni o conveniente o possibile por­ tare in essa qualcuna delle trasmutazioni finora studiate. Poiché, se così non è, se il costo uni­ tario è ancora riducibile in qualche guisa, sia col diminuire la quantità di spesa, sia coll’

ac-(1) Vedi Economista N. 2034 pag. 263.

(1) P. Jannaccone. Il costo di produzione — in

Bibliot. dell’Econ. IV Serie - Voi. IV - parte 2® -

pag. 312 e ss.

Cons. pure : G. Carano DonvitoContributo aito

studio degli Effetti dei dazi dogan. nel Giornale

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crescere la quantità di prodotto, non si com­ prende perchè il produttore si rassegnerebbe a sopportare egli il peso deH’ imposta, o preferi­ rebbe, contro il suo ben inteso tornaconto, di restringere il consumo con l’ elevare il prezzo.

« Quando, dunque, la combinazione messa in opera dal produttore, non è quella di massima efficacia — e nella realtà, la quale non è sta­ tica, ma dinamica, è difficile che lo sia — una imposta, prima di elevare il costo di produzione, e quindi prima d ’ incidere definitivamente il red­ dito del produttore oppure di avere una riper­ cussione in avanti, sui consumatori, avrà una ripercussione indietro, sui vari agenti pro­ duttivi ».

In verità non inclineremmo a credere che il primo tentativo del produttore sarebbe verso una ripercussione sui consumatori, appunto per­ chè questa sarebbe la più facile e la più spiccia per lui, almeno nel primo momento conseguente alla imposizione del dazio.

Un riordinamento o miglioramento dell'azienda produttrice, sia dal lato tecnico che da quello semplicemente amministrativo, per ridurre il co­ sto unitario, sia col diminuire le quantità di spesa sia coll’ accrescere la quantità di prodotto — importerebbe necessariamente pel produttore un impiego di attività, che egli può benissimo cercar d’ evitare, almeno in un primo momento, nella speranza di poter riparare solo con una ripercussione sic et simpliciter del dazio sui con­ sumatori.

Inoltre, specie il riordinamento, in qnanto possa importare rinnovamento di macchinari ed investimenti quindi di capitali fissi, per quanto ben ponderato e studiato in tutte le sue con­ seguenze, presenterebbe sempre delle alee, le quali ancora sarebbero ingrandite da quelle con­ dizioni di scoramento industriale che possono essere determinate dal dazio doganale.

Infine, ammessa pure la persuasione e quindi la decisione del produttore al miglioramento tecnico od amministrativo, o d ’ entrambi insieme, della propria azienda, è indubitato che l ’ uno e l’ allro miglioramento richiedono del tempo, prima di essere attuati e prima di dare gli spe­ ciali benefizi ; frattanto quasi certamente, in at­ tesa, il produttore tenterebbe una ripercussione sui consumatori. E perciò resterebbe sempre provata la probabilità di un primo movimento di traslazione in avanti, cioè sui consumatori.

15. Torniamo alla nostra ipotesi e cioè che il dazio incida sul produttore o per volontà di esso, in quanto non voglia tentare una riper­ cussione sul consumo, per non allarmarlo e non determinarne una diminuzione, oper necessità,.

in seguito alla inutilmente tentata ripercussione sui consumatori. Come agirebbe il produttore in questa ipotesi?

Si potrebbe qui cominciare con l ’osservare la importanza del paese tassatore come mercato di consumo, in rapporto all’ importanza della produzione incisa e più ancora del mercato mon­ diale di consumo dei prodotti tassati. Se l’ im­ portanza del paese tassatore fosse minima o trascurabile, come mercato di consumo, rispetto al consumo mondiale di quella merce, potrebbe darsi benissimo che il dazio lasciasse indiffe­ rente o quasi la produzione estera.

Ma questa distinzione e relativa questione po­ trebbe non avere granché importanza, per le se­ guenti considerazioni :

1) perchè i dazi, specie negli odierni regimi doganali, in cui lo scopo economico è quasi sempre unito a quello fiscale, perchè riescano proficui per la nazione che li impone ben si comprende che devono prevalentemente colpire merci di più largo consumo ;

2) perchè tutto il mercato mondiale di con­ sumo di un dato prodotto può riguardarsi ri­ partito in tante zone rispetto ai vari luoghi di produzione di esso ; ogni centro di produzione si forma quindi la sua zona di smercio e di consumo. E quindi anche l’ inasprimento dazia­ rio per parte di un paese, per quanto di limitata importanza, influirà sensibilmente se non su tutta la produzione, certamente sulla produzione di quella zona nel cui mercato di consumo esso è compreso.

Ed anzi a questo proposito sono a farsi ul­ teriori considerazioni. Data questa ripartizione di zone, si viene ad avere, rispelto al mercato totale di consumo di una data merce, che la merce prodotta in quelle zone di consumo, dove trovansi paesi tassatori, peggiora le sue con­ dizioni di fronte alla stessa merce prodotta in zone dove nessun dazio o un minor dazio ne grava il consumo. Ora se questo dazio superi le spese (di trasporto, di penetrazione commer­ ciale, ecc.) necessarie al paese produttore per uscire da una zona di consumo e per tentare la conquista di un’ altra zona di consumo, in cui o non esistono affatto dazi o sieno più tempe­ rati, il dazio nel citato paese tassatore tenderà a ricadere sui consumatori tanto più gravemente, quanto più facile sarà pel paese produttore la conquista di una nuova zona di consumo e quanto più la merce in questione rappresenti un consumo necessario.

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25 maggio 1913 L ’ ECONOMISTA 331

Non tutti i produttori esteri che esportano nel paese tassatore hanno gli stessi costi di produ­ zione, quindi questa incisione del dazio sui pro­ duttori potrebbe cominciare con lo eliminare i produttori marginali od obbligare questi ultimi (alcuni se non tutti) a produrre a perdita, per tutto l’ importo del dazio incidente, lino a quando col miglioramento tecnico od amministrativo del­ l'azienda, o con successive ripercussioni sugli altri elementi produttivi, non si risolva la con­ dizione di produzione a perdita.

Naturalmente, con la eliminazione di produt­ tori marginali, verranno pure disturbate le va­ rie condizioni di rendita, o di sovraguadagno. Non dimenticheremo intanto che la eliminazione di questi produttori influirà sull’oreria, nei suoi rapporti con la domanda, e questa diminuzione dell’ offerta potrà rendere possibile, in un se­ condo momento, un aumento di prezzi e quindi con esso una traslazione parziale o totale del dazio sui consumatori, che è stata impossibile nel primo momento; specie se frattanto si sa­ ranno venute mutando (in meglio) le condizioni economiche generali e quindi quelle dei con­ sumi.

Ma anche prima, o forse, meglio, indipenden­ temente dalla eliminazione dei produttori mar­ ginali, si tenterà di ripercuotere il dazio in maggiore o minor misura sul capitale, o sulla mano d’opera, o su l’ uno e sull’ altra.

(Continua) Giovanni Carano Do n v ito.

R

iv is t a

B

ip lio q r a fk a

Prof. Antonio Pag an o - L ’individuo nell’e­ tica e nel diritto. - Rom a E. Loecher & Co., 1913, Voi. due pagg. 147-209 (L. 4 e 3.50). Questo bellissimo argomento, la cui tratta­ zione l ’Autore completa col secondo volume, è, a nostro modesto ed incompetente avviso, affogato nelle forme astruse e nebulose di un linguaggio così detto filosofico. Ed è da ramma­ ricarsene, poiché l ’Autore si mostra certamente fornito di vasta coltura e di notevole attitu­ dine nella esposizione del suo pensiero; ma sem­ bra così imbevuto delle forme della vecchia filosofia che non sa staccarsi abbastanza da quel linguaggio convenzionale che spesso è scarso di significato.

Ed è per questo certamente che egli afferma essere la psicologia una « scienza descrittiva », senza mostrare di accorgersi che sarà la psico­ logia e non la filosofia la scienza che, a suo tempo, ci darà la legge del meccanismo, della formazione del pensiero e della idea; legge si- curamente fisico-chimica che, non

conoscen-dola, chiamiamo « spirito ». Non è a pretendersi quindi che l ’Autore possa fondare su tali basi matèrialiste la sua filosofia, subito che azzarda di affermare che la psicologia ha « compiuto la distruzione del materialismo »; ma il suo torto è di non essersi lasciata la porta aperta e di aver quindi imitati i metafisici, i quali, ad ogni nuova scoperta scientifica, devono rin- nuovare le loro dottrine.

Bene inteso che queste osservazioni non tol­ gono merito al libro, dato il punto di partenza dell’Autore.

Nell’ultima parte l ’autore esamina il « So­ cialismo in azione »:' cioè, la lotta di classe, la questione delle terre, la azione diretta, lo scio­ pero generale ecc. Forse per aver voluto se­ guire un piano troppo vasto l ’Autore ha d o­ vuto lasciare delle lacune e non dare sempre proporzionale importanza e svolgimento alle numerose questioni che ha dovuto affrontare e che avrebbero richiesta trattazione più ampia. Con tutto ciò questo volume ci sembra essere dei migliori tra i moltissimi che hanno impreso a discutere Fargomento.

Dott. Ern est Müller — Einführung in die Statistik-Leipzig Duncker & Humblot, 1912, pag. 2ß (M. 1.50).

In questo breve lavoro, l’ Autore ha conden­ sati i principii generali che servono alla stati­ stica, affinchè possano servire di introduzione allo studio di tale disciplina. Naturalmente, dato lo scopo il libro, ha carattere esclusiva­ mente didattico; è però scritto in forma chiara e concettosa.

G. Ma ie r — Das Geld und sein Gebrquch-'Levp-zig, G. B. Teubner, 1913, pagg. 126 (M. 1.25). Nella eccellente raccolta che sotto il titolo: « aus Natur und Geistes weit », pubblica il solerte editore Taubner di Lipsia, trova posto il volumetto che presentiamo ai nostri lettori. Senza digressioni, e senza amplificazioni, l ’Au­ tore espone in forma elementare, ma com ­ pleta, tutta la materia che riguarda « il de­ naro », sia sotto la forma di moneta, sia sotto la forma di titoli di credito. Nè a completare la esposizione mancano considerazioni di ordine sociale, quali sono presentate nei due ultimi capitoli che trattano « del denaro e lo Stato »; « del denaro e la condotta della vita » e del « denaro e la personalità». È proprio un eccel­ lente trattatello.

(8)

Finanze e investimenti industriali in Asia

Le difficoltà diplomatiche hanno impedito la emissione del grande prestito cinese.

11 governo cinese ha dichiarato che non gli è possibile accettare le nuove condizioni dpj prestito, quali gli sono proposte dai consiglieri finanziari europei.

Per ciò il prestito « delle sei potenze» ha scarse probabilità di riuscita, e ciò ha dannosa influenza sulla situazione finanziaria della Cina.

I nuovi investimenti del 6riappone durante l’ anno 1912 hanno raggiunto, a confronto del passato, la cifra più alta. L ’ importo totale equi­ vale a 1.302.715.000 lire, di cui 833.712 500 lire rappresentano imprese nuove e 469.059.000 lire lo sviluppo di imprese esistenti.

Quanto alle imprese nuove, la differenza tra l’ aumento del 1912 e quello del 1911 ascende a 329.922.750 lire.

Le industrie manifatturiere si trovano alla testa, con un totale di 364.952.500 lire, importo due volte maggiore che quello dell’ anno prece­ dente.

Seguono le imprese commerciali. Gii investi­ menti in questa categoria di valori raggiungono 334.087.500 lire, non comprese le banche, cui corrispondono 133.592.600 di lire nell’ anno 1912 contro 152.660.000 nel 1911.

La relazione del consigliere finanziario del Go­ verno Siamese accerta per l ’esercizio 1910 11 un avanzo di 4.500.000 tacali ; il miglioramento della situazione finanziaria è dovuto in gran parte a incremento delle entrate, ma in parte anche a diminuzione delle spese.

II governo persiano ha ottenuto dalla Russia un prestito di 5 milioni di lire, rimborsabili in 3 anni, dal mese di luglio 1914. Anche l’ In­ ghilterra ha offerto i propri aiuti finanziari alia

Persia.

ProWedimenti solla riserva metallica

del biglietti di Stato

La relazione dell’ on. Carcano circa il disegno di legge del Ministro del Tesoro on. Tedesco per la conversione in legge del R. D. 20 no­ vembre 1912 riguardanle provvedimenti sulla riserva metallica dei biglietti di Stato, comincia rilevando che con tale Decreto si intese prov­ vedere a che la situazione di Cassa del Tesoro non si trovasse a disagio.

Ricordata la eccellente situazione del Tesoro, che permise far fronte alle spese della guerra libica, senza ricorrere a nuovi prestiti e nuove imposte e senza rallentare la progrediente azione

dello Stato in tutti i rami dei pubblici servizi, il relatore prosegue :

La ragione del Decreto.

Per altro è pur noto a voi come, per molte­ plici vicende (specie, per quelle della politica internazionale), si sia andata facendo più celere, in quest’ ultimo tempo, l’ uscita del denaro dalle casse del tesoro. Alle quali devono pur attin­ gere più copiosamente tutti i dicasteri, per nuovi e crescenti bisogni e per effetto di nuove leggi.

Anche a prescindere dalle necessità dell’ im­ presa libica, le Casse del tesoro debbono anti­ cipare fondi per approntare la difesa nazionale: debbono fornire somme maggiori per le ferrovie e altre opere pubbliche, vuoi per stanziamenti di bilancio, vuoi per i residui passivi : e del pari debbono dar corso a maggiori pagamenti per ie cresciute spese della istruzione pubblica, e di altri Ministeli.

A tutto ciò, è evidente, non può bastare d’ un tratto T incremento delle entrate, per quanto esso sia confortante e quasi meraviglioso.

Ond’ è che, non ostante la eccellente condi­ zione del bilancio ordinario dello Stato, il quale promette c darà, anche nel corrente esercizio un avanzo cospicuo, si è manifestato neces­ sario di rafforzare la situazione di cassa del tesoro.

Così è apparso necessario e urgente di fare, nello scorso autunno, quando si adottava un provvedimento interinale e transitorio; e di certo esso ebbe impronta eccezionale, com’ era eccezionale, il momento e il bisogno che lo det­ tava, per un insieme di circostanze, economiche e politiche.

Abbiamo così riassunta la genesi, e implica­ tamente la ragione, del Regio decreto del 20 no­ vembre 1912.

Ai bisogni di cassa quel decreto volle prov­ vedere, in via d ’ urgenza e interinale. Come vi ha provveduto ?

Esso autorizzò il Ministro del tesoro a pro­ curarsi una somma non maggiore di 125 mi­ lioni di lire in biglietti bancarii, da restituirsi al più presto, e, nella peggiore ipotesi, entro otto anni in rate annuali non inferiori a 15 mi­ lioni.

(9)

25 maggio 1913 L ’ ECONOMISTA 333

ad apprestare i mezzi per cambiarli o per ri­ scattarli allo scopo di giungere un giorno a dare alla nostra circolazione monetaria un ordina­ mento più perfetto, a base di moneta metallica e di carta in essa convertibile a vista.

Come il Decreto ebbe esecuzione. Riassunte le disposizioni del decreto, vediamo come esso abbia avuto esecuzione.

L’ onorevole Ministro del tesoro ha dato alla Giunta generale del bilancio la seguente ri­ sposta :

« Il Tesoro ha usato della facoltà conferitagli « dall’ articolo 1 del Regio decreto 20 novem-* bre 1912, n. 1206 e ha passato alla Sezione * di tesoreria di Roma per essere impiegata,

« mediante contro valuta, per il servizio di te-

« soreria, la somma totale in oro di lire 125 mi- « 1 ioni, nei giorni seguenti: lire 25 milioni il « 10 gennaio 1913; 20 milioni il 27, e 35 il « 31 del gennaio stesso; 25 milioni il 10 feb- « braio; 10 milioni il 10 marzo, 3 il 14, 4 il 21 e « 3 il 29 dello stesso marzo ».

Una precisa dim o strazione.

Riferendosi alle discussioni fattesi al riguardo, l’ on. Carcano nota che tutti in seno della Giunta del bilancio riconobbero la necessità urgente del provvedimento e che dovesse approvarsi la con­ versione in legge.

E prosegue :

Non è davvero il caso di prender partito nè per la teoria qnantitativa, nè per l ’ opinione ad essa contraria ; e sarebbe difficile di affermare fondatamente che l’ aumento di 125 milioni di biglietti della Banca d ’ Italia emessi via via per conto del Tesoro (in base al passaggio della valuta corrispondente in oro) possa aver stimo­ lato, da solo o in particolar modo, l’ aumento del cambio o dell’aggio che dir si voglia ; men­ tre si sa che la massa complessiva dei biglietti della Banca stessa non è aumentata, segnata- mente a cagione di operazioni notabilmente di­ minuite; a ciò avendo contribuito l ’ applicazione ferma di un saggio di sconto elevato, com'è nolo per l ’ economia italiana il sei percento (1).

Di certo non è una novità il dire che da noi il prezzo del cambio si accompagna all’ aggio

(1) È importante il raffronto fra lo stato della cir­ colazione della Banca d’Italia al 20 novembre 1912 (data del decreto) e quello alla line della prima de­ cade di maggio :

al 20 novembre 1912, la circolazione comples­ siva era di lire 1.686.052.000, con una eccedenza

di 192.539.110.

al 9 maggio 1913, la circolazione complessiva è

scesa a 1.544.041.450, rimanendo una disponibilità

di circolazione di 141.785.077.

dell’ oro per effetto del regime della nostra cir­ colazione cartacea, che ha il corso forzoso di diritto per i biglietti di Stato, epperò il corso forzoso di fatto per quelli di Banca. Ma Rag­ gravarsi o il restringersi del prezzo del cambio, o della misura dell’ aggio, se così si vuole, di­ pendono da fatti molteplici difficilmente discri- minabili, specialmente per un periodo come quello trascorso dell’ autunno del 1912 a questa pri­ mavera. È evidente l’ azione dei fatti e degli avvenimenti politici influenti su le correnti mo­ netarie, e non si può disconoscere l’ influsso di quell’ elemento psicologico, al quale pure si è accennato e che sarebbe errore di non conside­ rare (

1

).

Veggansi le cifre del corso pel cambio di Pa­ rigi, decade per decade, dal 20 novembre 1912 al

10

maggio corrente ;

20

novembre 1913 101.05 30 » » 101.26

14

10

dicembre » 101.25

20

» > 101.41 31 » >► 101.425

10

gennaio 1913 101.43

1 *

3/4

20

» » 101.55 31 » » 101.65

10

febbraio » 101.70

20

» > 101.80 28 » » 101.95

10

marzo » 101.90

20

» »

102.02

i

/ 2

31 » »

102.12

i

/2

10

aprile »

102.21

%

20

» »

101.22

i

/2

30 » » 102.41

10

maggio » 102.32 %

Attribuire all’ operazione dei 125 milioni l’ i ­ nasprimento del cambio segnato dalle cifre rac­ colte sopra, quando è noto che largo è statò il rimpatrio dei titoli italiani dall’ estero, e sensi­ bili furono gli impieghi di capitali nostri fuori d ’Italia (attratti da migliori rimunerazioni) sa­ rebbe veramente un non senso. Il decreto del 20 novembre 1912 non può essere accusato di sì grave colpa I

Conclusione. Il relatore così conclude :

Giova di ricordare, a mo’ di conclusione, che l’ on Ministro del tesoro, ad analoga domanda della vostra Giunta, ha ripetuto, con la chia­ rezza di eloquio che gli è propria, importanti dichiarazioni, le quali possiamo compendiare così:

(10)

doversi considerare il decreto stesso come un provvedimento eccezionale, determinato da cir­ costanze eccezionali ed imperiose ; trattarsi di un espediente interinale e transitorio : essere suo fermo proposito di estinguere, quanto più presto sarà possibile, il debito del tesoro d; 125 milioni, riacquistando libera e disponibile la corrispondente somma in oro : al più presto possibile, e prima del termine indicato nel de­

creto come limite massimo.

Essere insomma nei suoi intendimenti di cu­ rare la migliore sistemazione del conto del te­ soro dello Stato, anche nei rapporti col mas. simo Istituto di emissione incaricato del servi­ zio di tesoreria, riprendendo, al più presto, la migliore via in materia di credito, la sola che possa di poi condurre all’ alto fine di un per­ fetto ordinamento della circolazione monetaria. La Giunta generale del bilancio ha preso alto con soddisfazione, delle importanti dichiarazioni qui brevemente riassunte. Le quali, assai me­ glio di altre parole, valgono a raccomandare il presente disegno di legge ai vostri favorevoli suffragi.

Societàfrancesi di capitalizzazione in Ital ia

e ie assicurazioni di Stato

Una conferenza del prof. Gobbi, Membro del Consiglio Superiore della Previdenza, fatta per invito della Società dei Giuristi ed Economisti vertì sul tema: « Le Società francesi di capi­ talizzazione in Italia ».

Il Consiglio della Previdenza si occupò nella sua recente sessione di certe imprese, dette Società di capitalizzazione, che molto diffuse, in Francia, vanno ora estendendo le loro opera­ zioni anche in Italia.Queste società si impegnano, in cambio di versamenti unici o periodici, a pagare un certo capitale ad una data epoca: la scadenza può essere anticipata mediante estra­ zioni a sorte. Sui versamenti si applica una fal­ cidia rilevante per compensi a fondatori, diret­ tori, intermediari che raccolgono le sottoscrizioni e per spese d ’amministrazione ; chi non pro­ segue nei versamenti, nei primi tre anni perde tutto il versato, e in seguito ne perde una parte. Senza l ’attrattiva del guadagno possibile in grazia delle estrazioni a sorte, nessuno avrebbe la convenienza di inscriversi.

In Francia non si trovò opportuno di proibire questa operazione avente carattere di lotteria, per non condannare alla liquidazione molte rnprese che avevano avuto un largo sviluppo: si pensò invece a regolarla con una legge del 1907, limitando a 33 anni la scadenza massima pel pagamento del capitale ai non favoriti dalla

sorte, e imponendo certe condizioni riguardo ai prelevamenti per le spese a certe garanzie finanziarie.

In Italia non c ’è ragione di usare lo stesso trat­ tamento, specialmente dopo che fu sancito il monopolio dell’assicurazione sulla vita e furono soppresse le imprese tontinarie.

La legge sul lotto proibisce ogni operazione nella quale si faccia dipendere il guadagno da un’estrazione a sorte. Ora quando si stabilisce che il corrispettivo di Una data somma consi­ sterà in un certo capitale eguale esigibile anche subito in caso d ’estrazione a sorte, si fa appunto dipendere il guadagno dalla sorte.

Siccome vi può essere, qualche dubbio che la giurisprudenza non interpreti in modo assoluta- mente rigoroso la legge sul lotto, perchè un’in­ terpretazione rigorosa colpirebbe anche le ob ­ bligazioni, rimborsabili per estrazione a sorte ad un valore superiore a quello di emissione, così il Consiglio della Previdenza ha espresso il voto che venga d ’urgenza presentato questo d i­ segno di legge.

Articolo unico. — Sono assimilate alle lotterie proibite a termini dell’art. 67 del t. u, 19 marzo 1908, n. 152 le operazioni delle società od imprese dette di capitalizzazione o in qualsivoglia altro modo denominate, le quali, in corrispettivo delle contribuzioni dei soci o inscritti, o in genere con­ traenti, promettono di consegnare somme di de­ naro o titoli di credito ad una scadenza anticipa­ bile, mediante estrazione a sorte.

Il grande sviluppo delle imprese tontinarie e di quelle di capitalizzazione mostra quanto sia invincibile il desiderio di lauti guadagni, anche incerti, ottenibili con pochi sacrifici. Sarebbe forse il caso di ripensare alle proposte, come quella dell’on. Codacci Pisanelli, di tra­ sformare il lotto unendovi un elemento di pre­ videnza.

Ma a ciò si potrà pensare con calma: intanto il progetto di proibire la lotteria esercitata dalle società di capitalizzazione dovrebbe trovare lo stesso consenso che incontrò la proibizione delle lotterie dei giornali: anzi in questo caso il' consenso della stampa dovrebbe proprio es­ sere senza eccezioni.

L’emigrazione italiana nel 1910-1911

L ’ufficio centrale di statistica presso il mini­ stero di agricoltura, industria e commercio, ha pubblicato la statistica della emigrazione italiana per l ’estero negli anni 1910 e 1911.

(11)

25 maggio 1913 L ’ ECONOMISTA 335

e per gli altri paesi del bacino del Mediterra­ neo - fra 75.000 e 113.000 persone all’anno dal 1876 al 1896 : poscia crebbe gradatamente raggiungendo il massimo di 288.774 nel 1907, per scendere poi a 226.355 nel 19.09 e risalire a 248.696 nel 1910 ed a 271.065 nel 1911.

L ’emigrazione per paesi trasoceanici venne crescendo, in cifre tonde, da 20.000 persone nel 1876 a 205.000 nel 1088, declinò poscia fino a 112.000 nel 1894: nel decennio 1895-1904 oscillò fra un minimo di 136.000 e un massimo di 285.000 e toccò le 511.235 persone nel 1906, superando di gran lunga il movimento avvenuto in tutti gli anni anteriori : poi scese fino a 238.573 nel 1908 per risalire a 402.779 nel 1910 e ridiscendere a 262.779 nel 1911.

I maggiori contingenti alla emigrazione per l’ Europa ed altri paesi del bacino del Mediter­ raneo, ne! 1911, furono dati, proporzionata­ mente alla popolazione ed in ordine decrescente, dal Veneto, dall’Umbria, dalla Lombardia, dal Piemonte, dalla Toscana, e dall’ Emilia ; ed i più bassi dalle Calabrie, dalla Basilicata, dalla Sicilia, dalla Campania, dal Lazio e dalle Puglie. A ll’emigrazione per paesi transoceanici contri­ buirono principalmente la Basilicata, le Cala­ brie, gli Abruzzi e Molise, la Campania e la Si­ cilia ; mentre vi concorsero in misura pressoché insignificante le popolazioni della .Sardegna, dell’Emilia, della Lombardia e del Veneto. R i­ sultati quasi analoghi presenta l ’anno prece­ dente.

Considerando le singole provincie si trova che nel 1911 l’emigrazione per l’Europa ed altri paesi, del bacino del Mediterraneo è stata più numerosa delle provincie di Udine, Novara, Belluno, Bergamo, Como, Torino e Firenze ; e quella per paesi transoceanici delle provincie di Caserta, Cosenza, Salerno, Avellino, Bari, Potenza, Palermo e Catanzaro.

Facendo la media del biennio 1910-1911 troviamo che i maschi formano circa 1 ’81 per cento della emigrazione totale.

La proporzione dei fanciulli in età di non ol­ tre 15 anni risulta di 10.52 per cento della em i­ grazione, mentre i fanciulli di quell’età sono circa un terzo della popolazione totale del Regno.

Se si ragguaglia il numero dei fanciulli e delle fanciulle al complesso dei maschi ed a quello delle femmine rispettivamente si ha il rapporto dell’ 8.09 per cento dei primi e di 20,28 per le seconde : donde risulta che nell’emigrazione femminile il numero delle fanciulle di non ol tre 15 anni è relativamente molto superiore a quello dei coetanei nella emigrazione maschile.

Nell’anno 1911 i terraiuoli braccianti e gior­

nalieri, furono 148.849, cioè 31.1 per cento del totale degii emigranti al di sopra di 15 anni com ­ piuti ; gli agricoltori .137.673, ossia 28.8 per cento ; i muratori e scalpellini 56.588 ossia 11.8 per cento. Nell’insieme queste classi danno un totale di 408.030 vale a dire 85.3 su cento emi­ granti di ambo i sessi in età di oltre 15 anni com ­ piuti. Scarsa è la partecipazione al movimento migratorio delle persone esercenti professioni liberali o commerci.

Degli espatriati nei due anni 1910 e 1911 circa il 79 per cento partirono soli ed il 21 per cento in gruppi di persone appartenenti ad una medesima famiglia o per lo meno comprese in un solo passaporto.

Nel 1911 gli emigranti che lasciarono il R e­ gno a gruppi di famiglia per fissarsi all’estero furono relativamente molto numerosi nella Si­ cilia, nella Basilicata, nella Campania, nelle Puglie e nelle Calabrie (i quali compartimenti sono fra quelli che forniscono il più largo contin­ gente all’emigrazione transatlantica), mentre ne partirono pochi dal Lazio, dall’Umbria, dalla Lombardia, dal Veneto e dall’Emilia.

Nel 1911 di fronte' a 262.779 individui, i quali avevano dichiarato di voler lasciare il loro Comune per recarsi in paesi transoceanici, ed a 213.970, che presero effettivamente imbarco sia in porti nazionali, sia in quei porti esteri dai quali fu possibile avere notizie, sbarcarono nei porti del Regno e all’Havre 218.998 passeg- gieri di terza classe di nazionalità italiana pro­ venienti da quei paesi.

Si può fare anche un calcolo approssimativo dei rimpatrii dall’ Europa ed altri paesi del ba­ cino del Mediterraneo. Infatti se si sommano i 393.635 individui non cancellati dai registri di popolazione e che, pertanto, si può ritenere siano emigrati temporaneamente, coi 79.036 che, immigrati dall’estero, avevano chiesto di essere inscritti nei registri predetti, si ha un to ­ tale di 472.671 individui che, presumibilmente, sono rientrati nel Regno nel 1911. Se da questo numero togliamo i provenienti da paesi transo­ ceanici, rimangono 253.673 rimpatriati che per la massima parte dovevano provenire all’Eu­ ropa ed altri paesi del bacino del Mediterraneo.

Commmerdo italo-austriaco

nel distretto di Raausa

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Imp. datl’ltalia nel porto

Tonn. Lire di Ragusa

Esport. in Italia dal porto

960 156.187 — di Ragusa

Imp. dall’ Italia nel porto

8 2.178 — di Gravosa

Esport. in Italia dal porto

2.751.915 405.667 — di Gravosa

Imp. dall’Italia nel porto

51.595.968 47.313.714 — di Cattaro

Esport. in Italia dal porto

780.416 1.633.314,80 di Cattaro

Imp. dall’ Italia nel porto

31.127 14.970,35 di Cuzzola

Esport. in Italia dal porto

609.200 77.977,63

di Cuzzola

_

__

Nel porlo di Risano furono importate dal- 1 Italia 16,000 lonn. di paglia e 7,000 tonn.di fieno. Da quel porto furono importati in Italia 104 capi di bestiame (pecore e capre).

Riassumendo, la esportazione, da questi porti della Dalmazia in Italia, è stata complessiva­ mente in tonn. 51,529,103 e di L. 47.330.862,35. Le importazioni di merci italiane nel porti medesimi di tonn. 4,142,491 e di L. 2.273.146,43.

Consumo mondiale dei tabacco

Ecco secondo i calcoli di una Rivista tecnica americana, alcuni dati interessanti sul consumo del tabacco in tutto il mondo.

S’ intende che non bisogna pretendere alla precisione in lire e centesimi, ma siccome il mercato mondiale del tabacco è negli Stati Uniti, che sono pure i maggiori produttori, si può tener fede alla ripetuta Rivista nord-americana.

Essa valuta il commercio mondiale del tabacco in 2 miliardi e 400 milioni di Franchi. I paesi che esportano annualmente le maggiori quan­ tità sono i seguenti. Avvertiamo che le cifre rappresentano dollari, ossia scudi.

Da queste cifre, alle quali si deve sempre ap­ plicare una certa tara, risulta che il tabacco manufatto rappresenta per Cuba il 45 % del va­ lore della sua esportazione totale e E li % per gli Stati Uniti.

I paesi che sono i maggiori importatori di tabacco sono i seguenti :

Germania 112,000,000 di dollari — Stati Uniti 96.000.000 — Inghilterra 80,000,000 — Austria- Ungheria 32,000.000.

Commercio dell’ Ungheria

negli ultimi 3 anni

Il movimento delle merci e prodotti nel R e­ gno di Ungheria negli anni 1910-11 12 fu il se­ guente.

Importazioni

Anno In mille quintali Valore in mil. di corone 1909 70.959 t.708,8 1910 53.433 1.852,4 1911 74.037 2.082,2 Esportazioni 1909 61.555 1.700,2 1910 65.148 1.706^8 1911 70.647 1.830,5

Il movimento con i vari Stati è dato dal se­ guente quadro :

Importaz. Esportaz.

in mille corone in mille corone

Francia 23.596 24.859 21.079 22.222 Inghilterra 32.300 42.406 36.630 38.502 Russia 16.028 11.898 11.607 10.463 Rumania 28.764 29.453 21.025 28.310 Serbia 7.921 23.494 4.949 12.964 Turchia 7.363 10.159 5.719 20.900 Indie inglesi 39.774 51.888 10.445 9.366 Stati Uniti di America 30.157 40.339 13.243 14.222 Stati Uniti: Indie olandesi: Brasiie: Egitto: Germania: Chiaa: Algeria: Ind. e Svizzera: 131,200,000 — Cuba: 100,800,000 73,600,000— Inghilt. : 22,400,000 21,245,000 — Olanda: 11,200,000 8,800,000-— Aust.-Ung. 8,000,000 4.800.000 — Messico: 4,8000,000 4.800.000 — Francia: 4,000,000 4,000,000 — Giappone: 3,640,000 2.400.000 — Italia: 1,600,000

Per tabacco manufatto in esportazione Cuba occupa il primo posto ed è naturale poiché i tabacchi dell’ Avana sono i più accreditati e i più costosi nello stesso tempo. Ecco pertanto la graduatoria nei rispetti delle esportazioni. Le cifre sono sempre in dollari.

Cuba: Stati Uniti: Egitto: Brasile: Giappone: Algeria: Belgio: 41,600,000 — Inghilt. 19,200,000 9.200.000 — Olanda: 8,000,000 7.520.000 — Germania: 4,800,000 4.800.000 — Francia: 4,000,000 3,200,000— Aust-Ung. 3,200,000 2.400.000 — Italia : 1,600,000 1.600.000 — India: 1,600,000

Camalli e buoi in tu tto il mondo

La « Rivista ippologica » ha condotto a ter­ mine una ben curiosa statistica.

Secondo questo giornale, il numero dei cavalli esistenti al mondo ascenderebbe ad 81.851,508 capi.

Essi sarebbero così ripartiti :

(13)

I

25 maggio 1913 L ’ ECONOMISTA 337

nia 4,345,047 — Francia 3 milioni 197,720 — Ungheria 2,243,724 — Austria 1,802,718 — Giappone 1,564,643 — Indie 1,556,486 - Ita lia 955,878 — Messico 859,217 — Rumenia 864,324 — Belgio 255,229 — Australia del Sud 249,327 — Paesi diversi 15,411,531. Il totale dei bovini, secondo lo stesso giornale, sarebbe di 373 milioni 0,35,730, in cui le sole Indie britanniche vi figurano per 121,611,598 capi.

L ’ Italia con 6,198,861 capi, occupa il 12 posto, dopo le Indie britanniche, gli Stati Uniti d ’Ame­ rica 57,959,000; la Russia 37,363,075; l’ Argen­ tina 29,116,625 ; la Germania 20,630,544 ; la Francia 14,532,030; l ’Austria 9,159,901; l’ Uru­ guay 8,192,612; l ’ Inghilterra 5,114,294; il Ca­ nada 7,086,602.

NOTIZIE FINANZIARIE

Cassa Depositi e Prestiti nel cinquantennio della sua vita

La Nuova Antologia pubblica nel fascicolo del

16 corrente un interessante aiticolo del comm Lino Galli, con cui — ricorrendo ora il cinquantenario della fondazione della Cassa dei depositi e prestiti — se ne compendia la storia dal 17 maggio 1863 data della sua creazione, fino ad oggi, si accenna al suo ordinamento, si mettono in luce i servizi importan­ tissimi che essa rende al Paese.

A volere fare una sintesi strettissima delle sue nu­ merose gestioni, può dirsi che la forma più saliente della sua azione consiste in questo: raccogliere i de­ positi propri e quelli del risparmio postale; sovve­ nire con prestiti e con anticipazioni di fondi, rispet- tivamonte, gli enti locali e lo Stato, per rendere pos­ sibile l’attuazione di importanti finalità di interesse pubblico ; custodire i patrimoni di numerose e impor­ tanti aziende, fra cui primeggiano la Cassa nazio­ nale degli operai, il Fondo dell’emigrazione, il Dema­ nio forestale, il fondo per le pensioni dei ferrovieri; assicurare un assegno di riposo alle molteplici cate­ gorie degli iscritti agli Istituti di previdenza.

L’articolo è confortato da alcune cifre, che, meglio di qualunque argomento, dimostrano i risultati con­ seguiti da questa potente Banca di Stato, con cui in Italia si è silenziosamente, affrontato e risoluto il problema di una azione di Stato nel campo del cre­ dito pubblico e della acir.omia sociale.

Al 1° gennaio 1913 si avevano queste risultanze — in cifre tonde — nella gestione dei depositi : de­ positi propri della Cassa, in numerario 204 milioni, in effetti pubblici un miliardo e 300 milioni: depo­ siti del risparmio postale circa due miliardi.

A siffatta massa di capitali si aggiungono i 260 milioni rappresentanti il patrimonio, al 1« gennaio 1913, degli Istituti di previdenza, oltre i fondi co­ spicui provenienti dalle non poche gestioni annesse alla Cassa.

Tale afflusso di danaro non rimane inerte, chè in­ vece, per la via degli impieghi di fondi — si spande nel Paese.

A mite interesse, quale nessun mercato offrirebbe, la Cassa ha concesso agli enti locali e ai consorzi, per costruzione di opere pubbliche — scuole, acquedotti, cimiteri, strade, ecc. — e per risanamento delle Fi­ nanze degli enti stessi, fino al 1° aprile 1913, mutui in contanti per lire un miliardo 496 milioni (di questi, 129 milioni sono stati destinati alla costruzione di edifici scolastici) e mutui in cartelle per 526 milioni di lire.

Cambio di monete turche [nella Colonia Libica.

La Cassetta Ufficiale pubblica il decreto col quale

le casse pubbliche della Tripolitania e della Cirenaica sono autorizzate a cambiare le monete turche ancora in circolazione, contro altrettanta valuta a corso le­ gale in Italia, secondo le norme fissate nella legge 23 maggio 1912.

Il cambio è ammesso fino a tutto il 31 luglio 1913, dopo il qual termine cesserà l ’accettazione delle mo­ nete turche da parte delle pubbliche casse. E’ vietala l ’importazione per qualsiasi causa delle monete turche d’argento, di nichelio e di bronzo nei territori della Tripolitania e della Cirenaica

La Conferenza finanziaria. — Le potenze si scam­ biano in questo momento frequenti comunicazioni circa la procedura che dovrà essere adottata dalla commissione finanziaria di Parigi. Le potenze della triplice alleanza hanno emesso il parere che era de­ siderabile che i belligeranti avessero alla conferenza un semplice voto consultivo. La Turchia ha accettato questa condizione. Essa infatti resta fedele ai termini della nota rimessa il l°aprile dal suo ministro degli esteri, nota nella quale è detto che il governo otto­ mano si fida delle potenze per il ristabilimento della pace. Per quel che concerne gli Stati balcanici si annunzia che essi si oppongono alla pretesa delle potenze della triplice alleanza. Essi dicono per altro che se dovranno accettare di avere semplicemente un voto consultivo in seno alla conferenza non bisognerà domandare loro alla redazione dei preliminari di pace un impegno formale in relazione alle decisioni della conferenza di Parigi. Si parla quindi di sostituire nel testo dei preliminari di pace la parola risolvere

con la parola esaminare per quel che concerne la missione della conferenza di Parigi. La parola esa­

minare conviene del resto al compito che la confe­

renza di Parigi deve assumersi secondo l’idea iniziale delle grandi poienze. Essa lascia d’altra parte agli Stati balcanici le garanzie necessarie. Si aggiunge che l’Austria Ungheria ha chiesto alle potenze di preci­ sare che tutte le decisioni della commissione do­ vranno essere prese ad unanimità.

Utili, Interessi, Dividendi.

Nuova agenzia del Banco di Napoli____A Pizzo di Calabria, il 15 corr. venne inaugurata una nuova agenzia del Banco di Napoli.

Banca Cattolica Mantovana - M antova. — Il Bilancio reca un’ utile netto di L. 14,153.31 che fu cosi ripartito :

agli Azionisti in ragione di L. 1 per azione L . 4 ,2 2 4 ; al fondo di Riserva Ordinario in ragione del 20 % 2,830.65 ; ai Consiglieri e Sindaci per mar­ che di presenza 2 ,1 2 3 ; agli Impiegati per Fondo di Previdenza 707.66. A disposizione del Consiglio per Beneficenza 1,415.30 ; al Fondo di Riserva Speciale per ammoitamenti 2,852.70.

Francia.

Credito fondiario coloniale. — • 11 beneficio del 1912 permetterà di ripartire un dividendo di 4 fr. per azione, come per l’anno precedente, e dopo il pa­ gamento integrale dei cuponi delle obbligazioni.

Russia.

Banca russa-asiatica a Pietroburgo. — Questo stabilimento ha realizzato l’anno scorso un beneficio lordo di 9,003,789 rubli contro 7,153,795 del 1911. Gli utili netti sono rispettivamente 6,492,595 R. in luogo di 5,054,199. Il dividendo è stato stabilito al

10 per cento.

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