G A Z Z E T T A S E T T IM A N A L E
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI
Anno XL - Voi. XLIV
Firenze-Roma, 18 Maggio 1913
N. 2037
SOMMARIO: Il denaro pubblico e la sua tutela alla Camera — Dopo la discussione sul bilancio del Tesoro, G. Terni — Lega Antiprotezionista — Nuove Tasse ; la tassa di dieci centesimi al metro sulle pellicole cinematografiche — Cassa di Risparmio di Roma — La Banca d'Italia a Tripoli - Italia e Rumenia - Con dizioni economiche della Rumenia - 1 cantieri tedeschi nel 1912 - Entrate dell’impero Germanico nell’anno flnanziario 1912 13 - Censimento della energia elettrica - Valore immobiliare di Parigi - Censimento delle abitazioni ed edifici pubblici in Inghilterra - Il Bilancio inglese in 50 anni - Sviluppo della industria au tomobilistica - Rapporti commerciali franco tedeschi - L’anno commerciale 1912 in Svizzera - Produzione mondiale dogli aranci e dei limoni — NOTIZIE FINANZIARIE : Il Risparmio italiano - 100 milioni di buoni del Tesoro - Nuovi prestiti di guerra - Banca Agricola adrianese - Banca Cattolica Veronese - Banca Po polare di Treviso - Cassa di sovvenzione di Rieti - Credito Fondiario Sardo - Banca Popolare agricola coop. Saluzzo — MERCATO MONETARIO E RIVISTA DELLE BORSE — PROSPETTO, QUOTAZIONI, VALORI, CAMBI, SCONTI E SITUAZIONI BANCARIE.
Il denaro pubblico e la sua tutela alla Camera
La discussione avvenuta alla Camera sulla Relazione della Commissione di Inchiesta, in torno agli sperperi per la costruzione del Pa lazzo di Giustizia, non è stata certamente tale da soddisfare le giuste aspettative del paese.
La Camera ha dimostrato una tale incer tezza, intorno al concetto che si deve avere sulla onestà in genere, e su quella più r ig o rosa che si deve esigere dagli uom ini p o li tici, che invero la pubblica opinione sì è sentita, più del solito, separata dalla sua l e gittima Rappresentanza. E invero tutta la prima parte della discussione parve con cer tata, perchè apparisse spontaneo il salva taggio degli accusati. La scena drammatica dell’on. Daneo vogliam o credere fosse un naturale movimento dell’ anim o, sebbene in contrasto colla esperienza di un vecch io parlamentare; ma senza questo sforzo di v o lontà, non si potrebbe credere che ad un ar tifizio.
Gli applausi riscossi dai discorsi degli a c cusati e le strette di mano accordale agli accusati stessi, perfino da Ministri, mentre il Governo aveva dichiarato di rimanere estraneo alla discussione, sono la prova più evidente di una alterazione nella facoltà per cettiva della Camera. Infatti applaudire gli accusati voleva dire riconoscerne per buone le loro ragioni e quindi condannare l ’opera
della Commissione di Inchiesta, prima ancora che i suoi membri avessero replicato a coloro che si difendevano. Stringere la mano a quelli che erano accusati di aver traditi gli interessi dello Stato, vuol dire : o approvare i loro atti, o riconoscere che son stati accu sati ingiustamente. Così quelle manifesta zioni intempestive e non necessarie sono parse a tutti com e altrettanti mezzi con cui si cercava di impressionare la Assemblea, affinchè trovasse m odo di risolvere la que stione, senza condannare nessuno.
A coloro che hanno assistito alle tre prime sedute la impressione fu adunque quella di assistere ad un tentativo di salvataggio, or ganizzato con molta arte ; e naturalmente fu impressione dolorosa e mortificante, sia per il fatto in sè, sia anche perchè le per sone in discussione n on sembravano davvero meritare tanti ostentati riguardi.
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e quasi la tendenza ad una persecuzione p o litica. Simile giuoco ha tolto ogni scru polo ai membri della Com m issione stessa, che si videro così male ricom pensati della loro indulgenza e quasi della loro pietà. L ’ on. Nava prima e subito dopo l’ on. Li bertini misero i punti sugli i e parlarono chiaro, leggendo alla Camera docum enti, in parte contenuti nella Relazione, in parte a n cora non pubblici, dai quali le colpe appa rirono confessate dagli stessi accusati nelle loro lettere, scritte mentre la corruzione in fieriva a danno dell’interesse dello Stato.
L a Camera esterefatta di tanta audacia, per la quale s’era m inacciato di strapparle una vergognosa assoluzione, basandosi sul giu oco della passione politica, approvò un espediente lì per lì suggerito dal presidente del Consiglio; quello di incaricare i quattro Vice-Presidenti di fare lo spoglio dei d ocu menti e di pubblicare quelli che servissero ad illum inare la Camera sullo stato delle cose.
Comprendiamo che sul momento non era facile un’ altra soluzione, senza andar in con tro ad un’altra discussione scabrosa; ma non possiam o approvare tali metodi che con feri scon o ad uom ini, che sono stati eletti a quelle cariche per iscopi esclusivam ente politici, delle attribuzioni, dalle quali appunto la p o litica dovrebbe esulare.
Qui non si tratta di vedere se alcuni par lamentari abbiano o no tenuta una condotta politica più o meno corretta; ma si tratta di giudicare se essi abbiano messo, a ser vizio della corruzione, la loro posizione p o litica, per la quale speravano di essere sal vaguardati da ogn i accusa. Ed a tutti ap pare evidente che le somme di cui si parla nella Relazione, com e prezzo dei servigi p re stati da questi parlamentari, non devono es sere che una piccola parte di ciò che l’ Era rio ha perduto in tutto quel losco affare.
Dobbiam o ripetere quello che già in altro articolo su ll’ argom ento abbiam o rilevato ; essere strano che la Camera non abbia an cora sentito la necessità e la urgenza di una severa e concludente inchiesta sul m odo con cu i funziona in genere la Corte dei Conti, ed in particolare sul m odo con cu i si è co n tenuta in questo affare del Palazzo di G iu stizia. In quella Istituzione v i deve essere, n on solo della negligenza e della impotenza, ma tutto un sistema di funzionam ento sba
gliato; tutto un indirizzo che bisogna radical mente mutare e che non dipende tanto dalla m anchevolezza della legge, quanto dalla in sufficienza degli uomini.
Auguriam oci che questo gravissim o scan dalo, dal quale la stessa Camera non sa a n cora com e uscire, serva a far cercare e stu diare efficaci provvedim enti e sopratutto ad insegnare che le alte cariche, alle quali è rimesso il controllo sul p ubblico denaro, debbano essere affidate sempre ad uom ini, che abbiano dato prova di vera com petenza, e non soltanto a ch i possa aver prestati dei servigi politici.
Il paese sa benissim o che gli abusi o le inconsapevoli connivenze, sono sempre pos sibili ; ma nello stesso tempo che tollera certe ingiustificate prom ozioni, esige che non appena le incapacità si palesino dannose, siano senza indugio remosse.
E’ mortificante che, mentre da anni il paese si sentiva ripetere che nella costruzione del Palazzo di Giustizia si verificavano irrego larità e sperperi di m ilioni, e si indicavano, sia pure sotto voce, i nomi dei corrotti e dei corruttori, soltanto gli uffici incaricati del con trollo della spesa pubblica ne fossero ignari. E d il pubblico, che n on è capace di tante distinzioni, pone un terribile dilemma : o incom petenti, o conniventi.
R icordiam oci che, se si fossero ascoltati a tempo i lamenti sul modo con cui proce deva la Banca Romana, si sarebbero rispar miati m olti m ilioni, che sono stati sperpe rati nella inutile difesa di una situazione, da m olto tempo insostenibile.
Dopo lo d i n n e sul bilancio del Tosoni
La discussione avvenuta nei scorsi giorni alla Camera sui bilanci del Tesoro ha mostrato due principali preoccupazioni da parte di alcuni ora tori, l ’ una già manifestata in addietro che le spese della guerra libica dovessero risultare di pregiudizio al fabbisogno dei vari servizi pub blici e dei provvedimenti di vario genere tra dotti in legge negli ultimi tempi ; l ’ altra, su cui si è particolarmente insistito, che urgesse siste mare iì debito fluttuante dello Stato sorto a causa della guerra stessa.
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Ministro sin dalla esposizione finanziaria del Decembre scorso, che da ogni mancanza di ac cenno esemplificatore da parte degli oratori, uno dei quali certo fra i più geniali e competenti, l’ on. Maggiorino Ferraris ha parlato di una « sosta nel perfezionamento dei pubblici ser vizi », mentre anche questo timore ha da essere fugato dalla constatazione che l ’ esercizio pros simo sarà gravato di una maggiore spesa di 130 milioni, comprendendovi oltre gli oneri de rivanti da leggi approvate, quegli altri che pro vengono da leggi non ancora votate.
Questo punto non è adunque tale, a parer nostro, da meritare speciale attenzione a meno che non si voglia toccare la questione certo più generale, ma oggi mai intempestiva, della espan sione che avrebbe potuto darsi ai pubblici ser vizi ed all’ ulteriore miglioramento loro qualora si fosse rinunciato all’impresa coloniale, esame che porterebbe fuori della realtà e quindi af fatto inutile.
Come sistemare il debito fluttuante? Questa è certo‘ questione vitale, giacché trattasi di una ingente somma la quale, non intervenendo spe ciali provvedimenti, dovrebbe essere ammortiz zata alla scadenza relativamente breve dei buoni del Tesoro. 11 ministro Tedesco a proposito della guerra non ha creduto in questa occasione enun ciare cifre confermando quelle dette altra volta, forse perchè rimangono ancora sospese talune partile; non sappiamo lodare questa riserva in quanto una enunciazione anche approssimativa avrebbe poluto eliminare l’ ipotesi avanzata da taluni che si sarebbe raggiunto il miliardo.
Ha affermalo invece che il 30 Giugno pros simo rimarrà saldato un onere di almeno 210 milioni ; ora tenendo ferma la cifra esposta in passato dall’on. Tedesco e ripetuta dal Bonomi in 660 milioni si avrebbe un residuo di 450 milioni, non certo allarmante, quando si ritenga effettivo l’ avanzo di 60 milioni previsto per quest’ anno, e quello di 50 per l ’ esercizio ven turo. Ma supponendo che solo 40 milioni an nuali potessero derivarsi a questo ammortizzo, come ragionevolmente induce a credere il non smentito incremento delle entrate - a tutto Marzo 113 milioni - il che porterebbe ad un totale assorbimento in poco più di 11 anni, non ve dremmo la difficoltà in tempo lontano, e mai nell'ora presente, di procedere ad una limitata emissione di titoli di Rendita in cambio di buoni del Tesoro rimasti in circolazione e che verrebbero ritirati alla scadenza. Similmente ver rebbero poi coi residui attivi estinti i titoli di Rendita.
Diverso discorso ha da farsi se sin d’ ora
vuol provvedersi alla messa in valore della terra libica, per cui non sono ancora maturi gli studi e tanto meno i progetti ; sappiamo a questo riguardo che Fon. Bertolini vuol proce dere con opportuna considerazione e intende che ogni miglioramento segua per gradi,- ma in somme moderate e ripartibili in una lunga serie di anni. Ad un eventuale prestito coloniale si procederà quindi in un avvenire non prossimo, mentre il servizio degli interessi potrà essere compiuto egregiamente dalla stessa colonia con bilancio autonomo, il che è fondato ritenere ove si pensi che per il solo mese di Gennaio, quando non si è ancora attuato un completo ordinamento dei servizi di Finanza e mentre dura lo stato di ribellione delle tribù interne che interrompe il commercio carovaniero, g l’ in troiti doganali hanno superato le 800 mila lire.
L’ idea che alla situazione odierna bisogna procedere con un prestito, mentre ulteriori somme che non possono essere fornite dai nostri bilanci non sono reclamate, nè da necessità in terne, nè ancora dal fabbisogno della colonia perchè indeterminabile, sarebbe solo eia acco gliersi qualora si potesse procedere ad emissioni all'interno od all'estero che sollevassero parzial mente lo Stato dagli oneri derivantegli dal de bito fluttuante, ma nell’ ora presente sarebbe follìa sperare tanto, se si considera la condi zione assai tesa dei ipercati monetari; limitan doci a rilevare quanto avviene solo nella Ger mania, così ricca di risorse, riscontriamo che un prestito Prussiano di Stato al 4 % di 100 milioni di marchi è stato emesso nei Marzo scorso a 98.60 e dichiarato inconvertibile sino al 1925. L’ esperimento dei nostri buoni del Tesoro dice anche esso sufficentemente.
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superiori a quelle del periodo precedente ; se gl’ introiti derivanti dai Fondi rustici non de notano aumenti, non deve dimenticarsi il get tito ingente e sempre più forte che va a prò degli Enti locali a motivo della sovrimposta comunale e provinciale, sulla cui sperequazione il Bonomi ebbe a scrivere in passato pagine eloquenti. Altri oratori hanno trattato di un inasprimento sugli alcools, non avendo forse presente che il disegno di legge dell’ on. Facta, avrà per effetto, coll’ impedire le frodi dei pro duttori e collo stabilire una vigilanza sulle fabbriche in genere, di portare qualche giova mento all’ erario ; non è però supponibile che questo limitato provvedimento abbia a rèndere decine di milioni, mentre per andare più in là sarebbe prima necessario studiare gli effetti che deriverebbero a quest’ industria non pro sperosa.
Un’ imposta globale progressiva sui reddito cui fecero cenno, data 1’ opportunità di ricor rere ad un rimaneggiamento della tassazione, il Bonomi come il Graziadei e l ’ Alessio potrà es sere oggetto dei lavori della nuova legislatura riprendendo in esame i progetti del Maiorana, del Sonnino e del Giolittì. Se dopo lunghi studi si affronterà risolutamente l ’ esame della riforma tributaria è prevedibile che dovrà trionfare il principio ormai acquisito alla dottrina delle im poste reali agli Enti locali, e di quelle perso nali allo Stato. Fra gli obiettivi più importanti sarà il riordinamento e la perequazione, a se conda di certe norme relative ai diversi centri ed al quantitativo della popolazione, della tassa di famiglia che offre ora divari inverosimili e palese ingiustizie non più confacenti alla nostra civiltà. La sovrimposta comunale spinta in troppi luoghi ad altezze strane, viene a costi tuire un essere insopportabile per la proprietà anche modesta, specie anzi per questa, river berandosi necessariamente sul consumatore, il quale è solo costretto a subirlo in quanto tutto un sistema agrario protezionista impedisce ogni seria concorrenza dall’ estero. Pur non vedendo la necessità di nuovi aggravi, anzi escludendola nell’ attuale periodo, non si può non riconoscere l ’ urgenza di una riforma dei tributi, giacché, se non vi fossero altre ingiustizie, basterebbero quelle relative all’ ordinamento della tassa fo catico e della sovrimposta per reclamare la fine di un sistema iniquo e tale da presentare un goffo anacronismo. Vorremmo quindi che la riforma tributaria figurasse questa volta nei programmi elettorali, non come uno dei soliti luoghi comuni, ma quale un pegno per la Na zione che non può tollerare ulteriormente una
condizione di cose, oltre che iniqua, esiziale ad ogni principio economico.
G. Terni.
Le g a A n tip ro ie zio n is ta
Il nostro Economista che da quaranl’ anni mi lita nel campo del libero scambio, non può non annunciare con premura la costituzione avve nuta a Torino di una Lega antiprotezionista.L ’ art. 2 deilo Statuto della Istituzione spiega a sufficienza gli scopi che si propongono i fon datori. Esso dice infatti che la Lega dovrà:“
a) contrastare il prevalere delle tendenze protezio niste in Italia e propugnare la generale e progressiva trasformazione della nostra tariffa doganale da un si stema di protezione a favore di classi e di gruppi di produttori in un semplice e modesto sistema di tas sazione fiscale ad esclusivo profitto dell’ Erario;
&) ottenere che i trattati di commercio siano pre parati e conclusi non nell’ interesse di un piccolo numero di produttori agricoli ed industriali privile giati, ma nell’ interesse del maggior numero di pro duttori e dei consumatori italiani ;
c) promuovere tutte quelle inchieste industriali, commerciati ed agricole, le quali si ravvisino neces sarie ad illuminare l’opione pubblica intorno alla convenienza per il paese di una politica doganale antiprotezionista ;
d) cooperare inoltre, d’accordo colle Associazioni congeneri che già esistono e che potranno esistere all’estero, alla diffusione ed alla applicazione dei principi del libero scambio.
Per quanto le due qualifiche di libero scam bista e di antiprotezionista non abbiano lo stesso valore assoluto, ma solo una affinità relativa, in quanto l’ uno rivolge una attiva predilezione per uno stato di fatto non esistente, nè in Italia, nè nella maggior parte dei paesi esteri, mentre il secondo mira ad un programma di combatti mento contro uno stato di fatto esistente e vi gente, pure non si può negare la strettissima e quasi completa connessione che le due tendenze hanno.
Alcuni giornali, annunciando il programma deìla Lega hanno voluto, sia pure senza la pa lese intenzione di avversarlo, muovere alcune cri tiche: ad esempio vi è chi ha affermato che tra gli scopi che la Lega si propone uno ne manca di essenziale: cioè lo studio non solo delle ta riffe doganali, ma delle condizioni industriali, agricole e commerciali di quegli Stati, coi quali l'Italia ha maggiori e più importanti scambi, mettendola ad istruttivo confronto colle condi zioni industriali e commerciali nostre.
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dotto per poter affermare che non vi siano com prese precisamente quelle inchieste all’ estero che sono, si può dire, la base essenziale sulla quale si può fondare un coscenzioso e cosciente movimento antiprotezionista, e sulle quali la Germania, con la scrupolosa ricerca fatta anche nel nostro paese, ha d ’ altra parte fondate molte delle sue conclusioni protezioniste.
Questa obbiezione ed altre della stessa por tala non menomano la importanza del fatto che con qualunque tendenza siano condotte le in chieste, sia da una Lega antiprotezionista, sia da un Sindacato industriale per natura prote zionista, esse non fanno altro che condurre nuova e maggiore luce sul complessi, oscuri e talvolta imperscrutabili fenomeni degli scambi interna zionali. Le conclusioni dell’ una e l ’ altra ten denza, verranno a bilanciarsi e a produrre, nella lotta fra l ’ uno e l’ altro campo, nella disputa fra l ’ uno e l ’ altro derivato, quel giusto mezzo dal quale sarà per uscire non dubbio vantaggio di cognizioni e di deliberazioni.
Plaudiamo dunque alla idea di una Lega an tiprotezionista, anzitutto come contrappeso teo rico alla sfrenata tendenza protezionista, e poscia ci auguriamo di poterne applaudire anche il successo pratico, quando avremo potuto osser vare con maggiore coscienza e con più pro fondo esame, il metodo ed i mezzi coi quali essa si propone di raggiungere gli scopi per ora sol tanto delineati in massima.
Nuove tasse
La tassa di dieci centesimi al metro sulle pellicole cinematografiche
Malgrado le favorevoli dichiarazioni avutesi dai ministri delle Finanze e del Tesoro, circa i proventi futuri, su cui impostare nuovamente il pareggio del bilancio dello Stato, un vento di nuove gravezze tributarie sembra cominci ad aleggiare, per presto porsi a fianco del rigore e della asprezza colla quale si applicano da qual che tempo, per virtù di interpretazione, le leggi tributarie esistenti.
Si incomincia già a parlare di una tassa fìssa per ogni lampadina alimentata dalla luce elet trica, ed è comparso anche un progetto di legge che propone una tassa di 10 centesimi al metro sulle pellicole cinematografiche.
Vogliamo oggi più specialmente fermarci su quest’ ultima che si presenta in uno stato di più avanzata maturazione.
L ’ accog lien za del c o sid etlo vulgus alla tassa sta r a cch iu sa in qu esta form u la che per ess o è
assiomatica: i cinematografi guadagnano tanto, che una tassa di 10 cent, al metro non fa nè caldo nè freddo. E ciò appare ai più che non vogliano soffermarsi ad indagare la opportunità e la origine della nuova imposta.
È pertanto bene premettere che gli spettacoli cinematografici, ed in genere tutta la industria attinente alla cinematografia paga la sua parte di tributi, nè più .iè meno di tutte le altre a- ziende affini : e quindi tassa sugli spettacoli, ricchezza mobile, tributi camerali, tassa di eser cizio, diritti di autore, dazi di entrata, tariffe di trasporlo ecc. ecc.
Questa recente e sviluppata industria rientra quindi già nell’ ingranaggio fiscale, come e quan to le altre, e quanto e come le altre è sottoposta alle leggi della concorrenza, alle spese pei mi glioramenti, ai maggiori costi della mano d ’ o pera, ai più alti prezzi delle materie necessarie, talché difficilmente la si può concepire in uno stato di privilegio e di floridezza eccezionale, atta a farla realmente credere capace di soste nere gravezze fiscali esorbitanti.
Ma supponiamo pure che la industria cine matografica comporti un onere di 10 cent, al metro sulla lunghezza delle pellicole, il quale sul prezzo unitario di vendita che oscilla da 0,90 a2,50 al metro rappresenta già una discreta per centuale, ed indaghiamo invece sulla legittimità della nuova tassa e sulla ripercussione naturale che essa avrà.
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scene a sensazione, non sono in genere artisti di grrn grido e già vagliati allo staccio della critica e delle premières, e quindi nulla di strano che si possa essere lamentato un influsso non sempre desiderabile, nè approvabile, agente sui singoli elementi formanti la massa degli spet tatori. Ma più che gli inconvenienti del presente, la possibilità di un dilagare sempre maggiore dei soggetti sensazionali, ripetiamo, giustificano l ’ intervento di un controllo, di uu freno. Na turale che tale funzione moderatrice possa es sere esercitata dagli organi dello Stato, il quale potrebbe anzi opportunamente interessarsi od intervenire, anche per cercare di far penetrare un maggior culto artistico ed un più elevato concetto eàucativo nello spettacolo popolare in parola.
Un controllo in tal senso apparve tanto giu stificato, che onestamente davvero, gli stessi produttori di pellicole cinematografiche, e gli stessi esercenti di cinematografi lo hanno sem pre desiderato, chiesto, e sollecitato. Se non chè entrato il concetto nelle menti burocratiche degli organi governativi esso vi trovò, come era naturale, mille intoppi, mille difficoltà, ed anche errori gravi, che, come è più naturale ancora, si sono risolti in una nuova opera di fiscalità pura e propria.
Per operare il controllo delle pellicole, una casa italiana produttrice delle medesime, met tendo a disposizione del Governo gratuitamente, luce, locali, ecc. necessari a sv o lg e e davanti gli appositi funzionari del competente Ministero i soggetti da approvarsi, era riuscita ad otte nere quasi la privativa di questo controllo. E facile pensare in quale condizione di prefe renza e di privilegio la casa concessionaria del controllo si potesse trovare, quando esso ve niva operato solo per suo mezzo e sotto una specie di privativa. Non mancarono infatti in breve i concorrenti esteri ed italiani della ditta in parola ad una protesta vibrata e con corde, che fece rinsavire il troppo corrivo mini stero. L ’ insieme dei cinematografisti italiani sostenne ed ottenne che il Governo soltanto e non altri dovesse operare il controllo e la sor veglianza, senza l ’ intermediario di alcun inte ressato speciale, ma col concorso di tutta la classe industriale interessata.
E poiché il Governo per compiere adeguata- mente il suo compito incontrava una spesa, le Case fabbricanti di pellicole estere e nazionali, si offersero di dividere proporzionalmente fra di ioro l ’onere del costo della sorveglianza.
Di qui ha avuto origine l ’ erroneo covinci- mento, riportato anche da alcuni giornali com
merciali, che i fabbricanti di pellicole volessero ed offrissero spontaneamente una tassa, mentre come abbiamo detto, trattavasi soltanto di una ripartizione di spesa.
Ma il Ministero delle Finanze non poteva o r mai più sottrarsi dalla visione di un campo fiscale, sul quale mietere dapprima con una certa leg gerezza, salvo di gravar la mano più tardi.
Le spese del controllo, anche volendo lauta mente pagare i funzionari addetti ad assistere allo svolgimento delle pellicole sottoposte alla approvazione, si riducono ad una somma che si può largamente considerare oscillante fra le 15 e le 30 mila lire annue. L’ impianto ed il lo cale sono iufatti spese gravanti una volta per sempre e che si potrebbero risparmiare, perchè già esistono e sono gratuitamente offerti dagli interessati tanto l’uno che l’ altro di quei due elementi necessari. Rimane la luce e la diaria ai funzionari. È facile vedere che con 30,000 lire all’anno si pagano delle buone diarie e una sufficiente quantità di luce.
Sulla base di queste cifre eran le Società importatrici di pellicole, le italiane produttrici, i cinematografisti disposti a ripartirsi l’ onere del servizio da essi desiderato.
Ma ecco invece spuntare la tassa di 10 cen tesimi al metro che, calcolata una importazione media settimanale di 25,000 a 30,000 metri di pel
liccila, ed una produzione interna di circa 5000, permette allo Stato di vedere una entrala com plessiva annua da 150 a 175 mila lire; cioè da 5 a 6 volte la spesa occorrente per il servizio da compiere. E dunque stato totaimente svisato il concetto della ripartizione di spese per dar luogo a quello di una nuova forma di tributo che an drebbe, ed in misura presentemente così esigua da non giustificare soverchiamente la fiscalità, a beneficio dell’ erario.
Su questo campo protestano e combattono oggi gli interessati nelia industria cinematografica che vedono l’ inaugurarsi di un regime nuovo e il primo gradino di oneri più gravi.
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rio soltanto per l’ originale. Questo porta di con seguenza un effetto antiprotezionistico per le industrie nazionali ; infatti mentre le estere pa- gherebbeio poche volte 10 centesimi per le poche copie dello stesso soggetto che esse importano in Italia; le case italiane con un solo soggetto che viene di preferenza rappresentato nel Regno verrebbero ad essere maggiormente onerate dal tributo.
Ma sempre per rimanere nel concetto equo della rifusione di spese di sorveglianza, do vrebbero essere giustamente esenti da tassa le pellicole di soggetto panoramico e sportivo che nulla hanno a che fare colla morale e coll’ele mento psicologico ; e non dovrebbero sopportare spesa quelle che fossero annullate dalla com missione di sorveglianza. Le proteste dei cine matografisti, come si vede, sono basate su argo menti seri, e meriterebbero forse di essere giu stamente completate da quelle del pubblico, sul quale indubbiamente verrà a riversarsi l’onere della tassa, quando queste gravassero troppo for temente sulle industrie,
È noto che specialmente nei centri più popo lati con lo svilupparsi degli spettacoli cinemato grafici si è notata una relativa diminuzione della vendita di bevande alcooliche, una certa sparizione di locali di ritrovo luridi e malsani, detti « bettole, osterie » ecc.
Yi è dunque una notevole parte di pubblico che preferisce uno spettacolo talvolta istruttivo ed educativo ad uno sperpero di denaro e di salute nei luoghi, che soli gli erano prima ri servati.
L ’ effetto evidente sarà quello che per mora lizzare il cinematografo, aumentandone il prezzo, per la sorveglianza governativa, lo si renderà inaccessibile alle borse di quella parte di pub blico che sarà di conseguenza sospinto, sempre in nome della moralità e dell’influsso psicolo gico, verso le osterie e le bettole.
Il buon senso dunque suggerisce che il ser vizio di controllo richiesto sia esercito col mi nimo possibile di spese in maniera che le ri- partizioni di queste fra gli esercenti la industria non pregiudichi il maggiore popolarizzarsi del nuovo e benefico spettacolo cinematografico.
Cassa di risparmio di Roma
Continuiamo a togliere dalla Relazione del Consiglio della importante Cassa, queste notizie interessanti.
Depositi a Risparmio.
Alla fine d’ anno 1912 l’ importare dei depositi a risparmio risultò inferiore di L. 3.098.174,64
alla cifra del precedente esercizio 1911, accer tata nella somma di L. 117.772.942,84.
Questa diminuzione di capitale trae origine principalmente dagli innumerevoli bisogni mani festatisi nel nostro Paese durante l’ anno testé trascorso, per le già rilevate deficienze del mer cato monetario. Non mancò, peraltro, lo stimolo al risparmio, che anzi i Versamenti, non ostante l ’ eccezionaiità dell’ annata, risultarono in somma piuttosto rilevante. Ma le ristrettezze in cui ven nero a trovarsi le industrie e i commerci per gli alti sconti praticati nel 1912 e per le limi tazioni fissate dalle grandi Banche ; non meno che le effettuate emissioni di Buoni del Tesoro per spese di guerra e ferroviarie, predisposte anche con invito rivolto al piccolo risparmio, provocarono un movimento insolito nelle do mande di rimborsi, movimento che, intensifica tosi.nei mesi di aprile e maggio per l ’ improv viso ingiustificato deprezzamento del Consoli dato, si risolvette poi, a fine d’anno, nella di minuzione di depositi sopra riportata.
Riassumiamo qui appresso, come di consueto, la dimostrazione del credito dei depositanti per l’anno 1912, quale più dettagliatamente risulta dall’ allegato lettera. C.
Depositi a risparmio al 1° gennaio 1912, in scritti sopra libretti n. 83.933 L. 117.772.942,84. Versamenti eseguiti nell’ anno n. 73.089 di cui n. 6999 sopra libretti nuovi L. 19.683.379,60.
Interessi capitalizzati alle due scadenze seme strali 30 giugno e 31 dicembre L. 2.949.342,74. Totale L. 140.405.665,18.
Rimborsi effettuati nell’ anno n. 53.327, di cui n. 7909 su libretti estinti L. 25.730.896,98.
Depositi a risparmio, per capitale e interessi, al 31 dicembre 1912, rappresentati da libretti in circolazione n. 83.083 L. 114.674.768,20.
Rimpetto alle cifre del 1911 rilevasi, per il 1912, un minore importare di L. 1.783.903,55 nei versamenti e di L. 11.801,97 negli interessi passati a capitale; mentre la somma delle resti tuzioni 1912 sorpassò di L. 4.528.412,66 quella del 1911.
I libretti in circolazione ascesero al 31 di cembre 1912 a n. 83.083, contro n. 83,993 esi stenti a fine d ’anno 1911, dacché nell’ esercizio decorso furono aperti n. 6.999 libretti ed estinti n. 7.909.
Risultanze economiche.
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Rendite. Interessi degli impieghi fruttiferi 1911 L. 5.265.789,80, 1912 L. 5.219.987,73.
Interessi attivi diversi L. 92.677,02 — Lire 88.947,83.
Rendite dei fondi urbani L. 590.145,68 — L. 621.144,46.
Profitti diversi L. 4.159,62 —
Totali (1911) Lire 5.952.772,12, (1912) lire 5.944.750,18.
Diminuzione nel 1912 a pareggio L. 8.021,84. Nell’ anno 1912 si conseguironò rendite per la somma complessiva di 5.944.750,18 lire con la piccola differenza in meno di L. 8.021,94 sulla somma liquidata per l’esercizio 1911 in L. 5.952.772,12.
Siffatta diminuzione di rendita, se esaminata in confronto all’ accertato minore importare dei capitali amministrati e al non conseguito red dito sulle forti giacenze di cassa, dovute tenere a disposizione nel 1912 in somma rilevante, per prudenza amministrativa, sta a confermare senza meno l’eccellente risultato economico dell’ eser cizio testò decorso.
Degno di nota, sopratutto, è l ’ aumento che si riscontra nel reddito dei fondi urbani, da attribuirsi, per la piti parte, ai maggiori fitti conseguiti dalle case operaie al Testaccio per le sopraelevazioni compiute in sul finire del l’ anno 1911.
Mentre i minori accertamenti che si riscon trano nelle cifre degli interessi degli impieghi fruttiferi e diversi, sono la conseguenza natu rale del diminuito importare dei capitali, donde essi provengono.
La Banca d’ Italia a Tripoli
Con l ’apertura della sua nuova sede la Banca d ’Italia inizia in Tripoli un’opera che non si limiterà soltanto agli ordinari servizi di Banca e di tesoreria, ma involgerà un programma di meno limitata sfera...
Per ciò che concerne i servizi, l ’Istituto, dopo dopo aver da qualche tempo cominciato ad oc cuparsi, in concorso col Banco di Sicilia, del fun zionamento del credito agrario a prò dei piccoli possessori di giardini e dei coltivatori dell’oasi, ha già posto in istudio la risoluzione di importan ti problemi d ’indole economica. Il credito agrario destinato a sovvenire la piccola proprietà conti nuerà ad essere esercitato socialmente dai due Istituti ancora per questo scorcio d ’anno e per tutto il 1914, ossia sino a quando a questa mis sione non provvederà un istituto autonomo da crearsi a questo solo scopo. Intanto se ne è già iniziata l ’attuazione con un primo assegnamento di L. 100.000, affidate pel tramite dell’autorità
politica alle quattro principali residenze di Zanzur, Menscia, Salici, Tagiura, c già distri buite, in piccoli prestiti, che non vanno oltre le trecento lire ciascuno.
Una delle più urgenti necessità economiche, che la Banca cercherà di risolvere al più presto, sarà quella che dovrà provvedere al ristagno della importazione e alla crisi del piccolo com mercio. Ha già difatti progettato all’uopo rim pianto dei Magazzini generali, su apposita area di ottomila metri quadrati, messa a disposizione dell’Istituto dalle autorità. Il progetto è già abbozzato e si trova ora in esame presso la Dire ziona generale. Il comm. Stringhcr, in pieno accordo col Ministero delle Colonie, si ò assunto di provvedere al fabbisogno finanziario dell’im presa la. quale si spera possa subito venire at tuata, cosicché i magazzini possano cominciare a funzionare col sopraggiungere della prossima stagione autunnale. Con questo si sarà provve duto nel modo più efficace a risolvere il gran problema dell’ingombro in dogana e sulle ban chine del porto ed a valorizzare in pari tempo le merci che vi affluiscono ancora in misura spro porzionata alle richieste del mercato; infine, a sfollare i magazzini privati che saranno resi su scettibili ad essere trasformati in abitazione ed a facilitare, così, la risoluzione di un altro grave problema quale è quello dell’edilizia.
Italia e Rumenia
La Rumenia è ora di moda in Italia. Augu- guriamo possa non essere moda passeggera. Noi e i rumeni abbiamo tutto da guadagnare, nel campo economico, a stringer vincoli buoni e durevoli.
La Rumenia è infatti paese cerealicolo e pe trolifero. L ’ Italia ha ormai solide industrie ma nifatturiere esportatrici.
Riesce intuitivo come sia possibile un’ ampia rete di accordi per lo scambio profittevole dei rispettivi prodotti.
La Rumenia ha un programma ferroviario da svolgere. Per la configurazione pianeggiante del suolo e la posizione geografica — tra Austria- Ungheria, Russia, Bulgaria e Mar Nero — resa anche più favorevole dal grande Danubio a na vigazione internazionale, la Rumenia è desti nata, pur nel nuovo assetto dei paesi balcanici, a prospero avvenire economico. Il nuovo assetto, anzi, le può giovare, poiché avrà contatto, a Sud, con un mondo rinnovellato, che le servirà di sprone a sempre più rapidi e vasti progressi.
18 maggio 1913 L ’ ECONOMISTA 317
il Mar Nero acquista nuova importanza; poiché al Danubio faranno capo nuove linee navigabili che lo uniranno sempre meglio alla zona cen trale d ’ Europa, le pianure rumene sono desti nate ad essere un immenso collettore di energie internazionali. La Rumenia potrà essere in un avvenire non lontano, se non industrialmente, almeno commercialmente, un grande Belgio orientale.
Noi potremo -— arrivando presto presto sul mercato, cioè non dopo gii altri — diventar for nitori abituali della Rumenia per tutto quanto concerne i manufatti e i mezzi meccanici che le permetteranno di raggiungere la mela.
Ma non soltanto di mezzi meccanici la Ru menia ha bisogno. Quantunque la situazione fi nanziaria del paese sia buona, le stesse esi genze di sviluppo, alle quali abbiamo accennato, che favoriscono una cospicua nostra importa zione di manufatti e mezzi meccanici, favori scono la importazione di capitali'
Si noti, poi, che il primo semestre del 1912 è stato buono, ma il secondo, causa la guerra balcanica e il cattivo raccolto ha acuito i bi sogni finanziari rumeni.
Bene ha fatto perciò il Ministro degli Esteri nostro, istituendo a Bucarest un Museo Commer ciale, ma a integrarne l’ opera occorre una Banca italo-rumena, la quale sia anello di congiunzione fra il mondo finanziario rumeno e l ’ italiano.
Alte personalità rumene sono ora in Italia per trattare la questione e trovar capitale italiano che insieme col rumeno provveda alla fonda zione della Banca. Auguriamo loro, nell’ inte resse nostro, di raggiungere pienamente lo scopo.
Condizioni economiche della Rumenia
La Rumenia occupa il quarto posto nella pro duzione mondiale del petrolio. Su 44.659.338 tonn., ne produce 1.540.000, venendo dopo : gli Stati Uniti (29.000.000), la Russia (8 mi lioni 290.000) e le Indie orientali olandesi (1 mi lione 590.000). Nei due ultimi anni, la produ zione è cresciuta rapidamente. Nel 1899-1900 la produzione era di 221.656.955 k g .; nel 1911- 1912, ha raggiunto 1.625.118.856 kg. Il rendi mento è aumentato 7 volte e mezzo in tredici anni.Il valore del petrolio estratto nell’ ultimo anno equivale in media a 50 milioni.
E’ il distretto di Prahova che contribuisce in maggior misura alla produzione totale (88,65 % nell’ ultimo anno).
— Oitre l ’ industria petrolifera si è sviluppata in Rumenia l’ industria zuccheriera.
Il prezzo dello zucchero essendo — come in itatia — artificialmente mantenuto a un livello assai più alto nella maggior parte dei paesi europei, le varie Società che esercitano l’ indu stria dello zucchero sono assai prospere.
A esempio, la Società Generale degli Zuccheri con un capitale di 2 milioni ha realizzato un utile netto di 5.277.000 lire!
— I titoli di Stato in Rumenia sono cari e non rendono che 4 % %> ' e obbligazioni municipali e quelle delle banche fondiarie hanno maggiori attrattive: sono tutte provviste di solide ga ranzie e subiscono scarse fluttuazioni : rendono circa il 5 % .
Soggette a fluttuazioni numerose e di non pic cola entità sono, invece, le azioni di quelle So cietà zuccheriere, che, come abbiamo visto, pos sono guadagnar molto. Per ciò al capitalista straniero, malgrado le possibità di lucro ingente, sembrano poco consigliabili.
Attualmente godono molto favore in Rumenia le obbligazioni fondiarie rurali e quelle urbane di Bucarest.
Una Banca italo rumena che agisse anche come istituto di informazioni finanzie, potrebbe esser guida preziosa al capitalista italiano.
Ne si obietti che il capitale italiano non ha ancora forze sufficienti per emigrare.
Gli utili investimenti di capitali all’ Estero non sono un’ eccezione, ormai, nè mene per l ’ Italia. Non è dunque fuor di proposito indicare ai capitalisti nostri un paese che, ben coltivato, potrebbe accrescere enormemente la influenza e il prestigio dell’ Italia in Oriente.
I cantieri tedeschi nel 1912
Lo sviluppo che hanno preso in questi ultimi anni le costruzioni navali per la marina da guerra e per quella mercantile, è straordinario special- mente per quanto si riferisce ai cantieri tedeschi.
Lasciando in disparte cantieri ed arsenali dello Stato, riassumiamo dai recenti rapporti uffi ciali testé pubblicati a Berlino le cifre delle navi da guerra e mercantili, che vennero impostate nei cantieri privati della Germania durante l ’anno 1912.
41 navi da guerra con una stazzatura di tonnellate 165.120;
1010 navi mercantili con tonn. 1.224.979; 113 navi fluviali con tonn. 14.089.
Di queste navi impostate nel 1912 furono con dotte a termine completamente:
318 L ’ ECONOMISTA 18 maggio 1913
Questo, - si noti bene - riflette solamente le ordinazioni nazionali.
Vediamo ora il numero delle navi impostate o quelle completate per epnto dell’estero.
4 navi da guerra per tomi. 11.112; 170 navi mercantili per tonn. 61.489; 63 navi fluviali per tonn. 5.642;
Di queste costruzioni ordinate dall’estero fu rono completate durante il 1912;
2 navi da guerra per tonn. 962. 124 navi mercantili per tonn. 31.238. 50 navi fluviali per tonn. 5.148.
Durante lo stesso anno 1912 furono poi com messe all’estero per conto della Germania;
203 navi mercantili per tonn. 85.676. > 13 navi fluviali per tonn. 1.965. Di.queste ne furono ultimate:
150 mercantili per tonn. 71.689. 11 fluviali per tonn. 1.801.
Bastano queste cifre per dare una idea non solo dello sviluppo che hanno preso in Germania le costruzioni navali ma di quello della marina mercantile.
Entrate dell’ Impero Germanico
nell’anno finanziario 1912-13
I proventi dellTmpero Germanico durante l ’anno finanziario 1912-13 in confronto dell’eser cizio precedente per l ’anno fiscale che in Ger mania, Come del resto in Inghilterra e vàri altri Stati, s’inizia col 1° aprile e si chiude colla fine marzo riflettono esclusivamente i cespiti riser vati al bilancio dell’Impero e non quelli che ali mentano i bilanci dei singoli Stati, che rappre sentano una cifra molto maggiore.Ecco dunque il complesso delle entrate del bilancio dell’Impero (in milioni di marchi) con frontate colla previsione.
1912-13 1911-12 Dìff. prcv. Dogana 730 . 1 731 ,2 + 39 .8 Tabacchi 11 .0 11 .5 — 1 o . ó Sigarette 35 .4 30 .7 + 5 .4 Zuccheri 148,.5 170,.1 + 5 .0 Sale 61.,1 58..3 + 1 .9 Acquavite 186..3 195. 2 — 8 .7 Aceto 0..8 0..8 + 0 .1 Vini spumanti 10,.9 10..8 — 0 .4 Fiammiferi 35,.3 31..0 + 5 .4 Birra 126,.4 125,.8 + 4 .3 Carte da giuoco 2,.0 1..9 + 0,.2 Bollo cambiali 20 .0 19 .2 + 2 .0 Tassa Bolli 228 .9 220 .8 + i .3 Aree fabbricabili 20 .0 — + 2 .0 Successioni 40 .4 43,.0 — 3 .1 Diritti statistici 2 .0 1 .9 + 0 .4 Totale 1667,.1 1652..2 — 54 .3
Le entrate dell’Impero sono dunque aumen tate ne! 1912-13 di 15 milioni circa ili fronte al l ’anno precedente, superando di 54 milioni le previsioni. È degno di nota il fatto che la tassa sulle aree fabbricabili è nuova per la Germania.
Censimento della energia elettrica
Sono stati pubblicati i risultati sommari del censimento industriale che ha rilevato in Italia al 10 giugno 1911 l ’esistenza di 243.985 imprese industriali che occupavano in complesso, tra operai, membri della famiglia dei padroni, ad detti all’impresa, quand’anche non retribuiti e il personale dirigente, sorvegliante, tecnico ed amministrativo 2.305.698 persone. La forza mo trice impiegata in queste industrie era di 1.573.774 cavalli dinamici; occorre però osservare che questa prima rappresentazione sommaria della forza motrice riguarda i motori idraulici, a va pore, a gas, ad alcool, a petrolio, a olio pesante e a vento, altri ed inattivi ed alla data del cen simento, senza tener conto della circostanza che la loro forza fosse in tutto o in parte tra sformata in energia elettrica: da questa prima rappresentazione è esclusa, per evitare dupli cazioni di forze, l’energia elettrica, perchè essa deriva sempre dai motori sopra indicati.La distribuzioni geografica di questa impresa che ci è data dalla tabella che segue:
C om pH rtim ento N u m . im pr. in d u s tria li N u m . pere, ocou pa te F o rz . m ot. ca v . d in . Piemonte 26.336 342.397 257.375 Liguria 11.459 132.674 115.989 Lombardia 41.1)30 657.868 402.112 Veneto 20.905 198.757 137.217 Emilia 20.321 146.340 93.788 Toscana 22.558 188.857 118.028 Marche 7.570 49.686 40.789 Umbria 4.680 32.106 74.122 Roma 10.131 72.414 36.100 Abruzzi, Molise 9.004 36.941 29.229 Campania 19.282 158.119 141.574 Puglie 14.766 82.724 39.182 Basilicata 2.808 11.562 4.991 Calabria 9.561 40.358 16.803 Sicilia 19.557 120.840 53.416 Sardegna 4.017 34.055 13.064 Regno 243.985 2 .305.698 1 .573.774
Valore immobiliare di Parigi
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In questa somma è compreso solamente il valore degli 89.282 fabbricati (86.666 case abi tabili e 2616 stabilimenti industriali) ond’è composta la capitale della Francia . Il valore lo cativo di tali fabbricati è valutato ad 1 miliardo, 6 milioni e 725 mila lire.
Nei primi dieci anni del nuovo secolo, il nu mero dei proprietari di Parigi è aumentato di 1359 ; il valore della città di 1 miliardo, 540 milioni e 239 mila lire ; ed il valore locativo di 129 milioni e 357 mila e 368 lire. La popolazione di Parigi è aumentata di 200 mila abitanti, con una media annua di 20 mila persone. L ’aumento dei fabbricati è avvenuto nei quartieri eccen trici. II numero dei fabbricati di tutta laFran- cia è di 9,613,462 (9,475,786 case e 137,679 stabilimenti industriali. Il numero degli edifici della capitale rappresenta dunque la decima parte del totale ; e questo ha un valore commer ciale che non supera il quintuplo di quelli della capitale, ed è calcolato in 64 miliardi e 779 milioni. Il valore locativo di Parigi è pressoché il terzo del valore locativo di tutti i caseggiati francesi, ch ’è di 3 miliardi e 672 milioni. Nel primo decennio di questo secolo si sono costruiti in tutta la Francia 310.854 fabbricati (301,895 case e 8959 stabilimenti) pel valore locativo di 494 milioni e mezzo e per un valore commerciale di 7 miliardi e 680 milioni. Con tutto ciò, e n o nostante la diminuzione della popolazione la crisi delle abitazioni è acutissima in Francia e a Parigi. Per avere il valore completo della città di Parigi bisognerebbe tener conto dei tesori d ’arte, d.ei mobili, delle monete, delle linee tramviarie, ecc.
Censimento delle abitazioni
ed edifici pubblici in Inghilterra
Il sesto volume statistico del censimento in glese, pubblicato per cura dell’apposito ufficio, contiene interessanti notizie circa la distribuzione delle abitazioni e degli edifici pubblici in Inghil terra e nel Principato di Galles.Le case interamente abitate erano al principio di maggio del 1911, 6.501.756 e contenevano una popolazione di 31.220.078. Le case non intera mente abitate erano 367.749 con soli 75.604 appartamenti contenenti una popolazione di 1.051.510; gli appartamenti vuoti al momento del censimento erano 1375. Le case con b ot teghe erano 403.612 e contenevano una popola zione di 1.891.320; le botteghe non affittate erano 31.045; gli alberghi, le osterie e le rivendite di birra e liquori ammontavano a 87.427, con una popolazione di 504.811.
Gli uffici commerciali, i magazzini, i labora
tori e gli stabilimenti industriali sommavano a 20.838, con una popolazione di 87.852 abitanti; le istituzioni di beneficenza, gli ospedali, le « Workhouses » sommavano a 23.884, con una popolazione di 1.068.240.
In complesso gli edifici esistenti in Inghilterra ed abitati erano alla data del censimento 7.141.761, con una popolazione di 35 milioni e 950.247. Gli edifici non abitati sommavano a 408.662. Alla stessa data erario in costruzione 38.178 edifici, di cui 35.783 erano case ordinarie.
Il bilancio inglese in 50 anni
Gal discorso pronunciato di recente dal Can celliere dello Scacchiere rileviamo i dati seguenti. Cinquanta anni or sono il Bilancio inglese comprendeva una spesa di 1.750 milioni di lire italiane, ossia in ragione di lire italiane 60.30 a testa per abitante.Oggi il Bilancio stesso, sempre per la spesa, ammonta a 4.875 milioni di lire italiane in ra gione di lire italiane 107.80 a testa per abitante. Cinquanta anni or sono gli armamenti costa vano 667.125.000 lire italiane.
Oggi costano lire italiane 1.863.600.000 con un aumento di 1.216.475.000 italiane.
Ecco alcuni altri aumenti:
1863 m 3 A u m en ti L ire ita l. L ire ita l. L ire ital. Istru zion e 31.250.000 481.350.000 450.000.000 S ussidi loca li N u lla 275.000.000 275.000.000 P e n s io n i p er la v e c
c h ia ia e assicuraz. N u lla •C00.000.00u 525.000.000 S ervizi p osta li 75.000.000 600.000.000 525.000.000 T ota le 106.250.000 856.250.000 1.750.000.000
¿Viluppo dell’ industria automobilistica
Stando ad una statistica , che la « Frankfurter Zeitung », ricava da fonte inglese, gli otto paesi che più producono automobili hanno esportato, durante il 1912, per più di mezzo miliardo di marchi di carrozze-automobili, .autocarri e mo tociclette, cioè a dire per 120 milioni di march più che nell’anno precedente. Tutto ciò risul ta dalla seguente tabella:1912 1911 Francia 169.587.040 140.616.000 Stati Uniti 123.154.440 84.341.540 Inghilterra 73.636.480 63.714.340 Germania 72.779.000 46.550.000 Italia 30.972.580 25.091.140 Belgio 25.389.000 21.650.620 Svizzera 10.837.680 8.486.960 Austria 4.846.220 4.023.340 511.211.440 394.473.940
320 L ’ ECONOMISTA 18 maggio 1913
conservare il posto conquistato, fino dai primi tempi, in prima e rispettivamente seconda fila. La conquista del terzo posto forma oggetto di gara tra la Germania e PInghilterra; ma mentre nel 1911 l ’esportazione inglese superava ancora quella germanica di più di 17 milioni di marchi, nel 1912 quella superiorità si è ridotta a fcen poco, e nel primo trimestre d.el 1913 è anzi già svanita. Infatti, la Germania esportò nel primo trimestre del 1912 per milioni di marchi 18.69 e nel 1913 per milioni 24.80. L ’Inghilterra espor tò in quei due periodi di tempo per milioni 20.20 e 24.80. Tra gli altri paesi meritano ancora spe ciale considerazione l ’Italia ed. il Belgio, che han no il loro miglior cliente nell’Inghilterra. Infatti PInghilterra, malgrado la sua forte industria nazionale, è il più grande acquirente di automo bili sul mercato mondiale.
Rapporti commerciali franco-tedeschi
Erano attese con interesse le cifre del commer cio franco-tedesco nel primo trimestre 1913, dalle quali si poteva vedere l ’eventuale influenza degli ultimi incidenti politici sui rapporti tra i due paesi. Fortunata mente'i timori nutriti, in seguito a voci allarmiate di una parte della stampa, sono stati del tutto infondati. Ecco le cifre:1912 1913 diff.
Importazione 197.0 202.0 \ 5 .
-Esportazione 228.2 251.38 + 23.1
425.7 453.3 + 28.1 Risulta dunque, che il traffico commerciale franco-tedesco nel primo trimestre 1913 ha su perato di oltre 28 milioni di marchi il periodo corrispondente dell’anno passato.
L’anno commerciale 1912 in svizzera
Togliamo dagli atti ufficiali del Consiglio fe derale di Berna lo cifre atte ad illustrare i risul tati che Panno economico 1912 ha avuto in Svizzera.11 traffico commerciale fu il seguente:
1911 1912 diff.
Importazione 1802.0 1964.0 -)- 162.0 Esportazione 1257.4 1357.6 -f- 100.2
Milioni 3059.4 3301.6 + 262.2
Vi è dunque un forte aumento, per quanto esso sia maggiore nelle importazioni.
Ecco le principali esportazioni Svizzere nel 1912 col valore raggiunto dalla voce in m il.d ifr.
Ricami (219), orologi (178), stoffe di seta (115.5), macchine (108.5), formaggio (64,7), cioccolatte (55.5), latte condensato (47), nastri di seta (41.5), tessuti di cotone (37), seta grezza
(37), seta colorata (22.5), prodotti di farmaceu tica e profumeria (15.5), scarpe (14), alluminio (13,4), eco.
Pessima fu Pannata per il movimento dei forestieri perchè Pestate fu piovoso. Vi furono perciò forti perdite.
Della produzione agricola la relazione uffi ciale dice che fu ottimo il raccolto del fieno, delle frutta, dei legumi e delle 'patate: non buono, anzi cattivo, per il grano e per il vino.
Produzione mondiale degli aranci
e dei limoni
Secondo recenti statistiche nord-americane, le principali regioni produttrici di aranci sono: gli Stati Uniti, la Spagna, l ’Italia, la Palestina, il Giappone, Porto Rico e Cuba. L ’industria a- mericana degli aranci è localizzata nei seguenti Stati dell’Unione: California, Florida, Luigiana, Texas e Arizona; i quali complessivamente dan no una produzione di circa 20.000.000 di cas sette. La sola California assorbe tre quarti della produzione nord-americana, avendone espor tate 13.745.952 cassette nella stagione 1911-1912 e 15.695.450 cassette nella stagione precedente.
Le forti gelate dei mesi passati fanno preve dere una riduzione di oltre il 50 per cento nel raccolto dell’ultima campagna ed ancora non è stato possibile di accertare completamente l ’en tità del danno prodotto. La superficie coltivata in California si estende a circa 110.000 acri (1 acre - ettari 0.4047). La produzione della Florida, già elevata da 3.500.000 cassette a 4 milioni, da una superfìcie coltivata di 59.000 acri, si eleverà, secondo le previsioni per la stagione attuale, a 6 milioni e forse anche di più in modo da poter senza dubbio calcolare per gli anni futuri una media simile ed anche maggiore.
La quantità di aranci esportata nel 1911 dai principali paesi produttori è così divisa: Spagna, quintali 3.945.000; Italia, quint. 1.283.434; Palestina (Jatfa), quint. 276.193; Giappone, quint. 64.222; Porto Rico, quint. 113.747; Cuba, quint. 16.374. La sola California ha fornito circa il 40 per cento della produzione mondiale.
Quanto ai limoni, le sole regioni produttrici in quantità rilevanti, sono la California meridio nale e la Sicilia. La superficie coltivata a limoni in California ammontava, nel 1912, a 31.478 acri, con una produzione di circa 2.000.000 di cassette.
La produzione italiana di limoni supera an nualmente 5 milioni di quintali.
18 maggio 1913 L ’ ECONOMISTA 321
NOTIZIE FINANZIARIE
Il risparmio italiano
Al 1° di gennaio 1913, l ’ammonterò del ri sparmio italiano nei diversi Istituti sommava a cinque miliardi e 805 milioni; di cui Lire 2,492,000,000 erano depositali nelle Casse or dinarie di risparmio, L. 1,948,500,000 nelle Casse postali di risparmio, L. 500,730,000 nelle Società ordinarie di credito, L. 088,298,000 nelle Società cooperative di credito, e Lire 115,775,000 nei Monti di Pietà.
100 milioni di buoni del Tesoro. — Il ministro del Tesoro ha presentato alla Camera i seguenti di segni di legge: Apertura di un creilito straordinario per mantenere sino al 31 dicembre 1913 le spese di pendenti dalla occupazione della Tripolitania e della Cirenaica; Facoltà di aumentare perlina somma non superiore ai 100 milioni l’emissione normale di buoni del Tesoro ordinari durante l’esercizio 1913-1914.
Nuovi prestiti di guerra. — Nei circoli finanziari si dice che entro il prossimo mese, in Europa si as sumeranno prestiti per tre miliardi.
La Bulgaria ha speso per la guerra 700 milioni la Serhia ha bisogno di 300 milioni per la costruzione di ferrovie, il Montenegro riceverà dalle potenze del danaro e inoltre la Turchia avrà dei soccorsi finan ziari.
Per le recenti misure adottate, l'Austria ha speso somme considerevoli che supererebbero il mezzo mi liardo. Il governo austriaco dovrebbe frenare le me galomanie dello piccole città che con il pretesto di abbellimenti e di ingrandimenti vorrebbero consu mare molti milioni, contribuendo così a danneggiare il credito dell’impero.
La Germania, l’Olanda, la Svizzera e la Francia sarebbero addirittura inondate da Agenti per prestiti austriaci ed ungheresi, e il riserbo dei mercanti esteri verso la monarchia austro ungarica va aumentando di giorno in giorno.
La Francia e l’Italia assumeranno prestiti interni. A quanto pare anche la Rumania e la Russia hanno bisogno di denaro.
Tutto ciò sembra naturalmente concorra ad allon tanare sempre più l’epoca in cui si avrà la riduzione del saggio d'interesse desiderata.
Banca agricola ailrianese - Adria. — Il Bilancio presenta un’ utile netto di L. 41.006,63 che viene così ripartito :
a) agli azionisti per dividendo in ragione del 8 %
L. 16.402; 6) al fondo di riserva J0.Q00 ; c) alla Cassa
di previdenza 6.151 ; d) ad ammortizzazione perdite 4.0 00; e) a maggior ammortizzazione spese di pri mo impianto 1.500; f ) a d sposizione del Consiglio 2.953,63.
Banca Cattolica Veronese - Verona. — Il bilancio reca agli azionisti un dividendo in ragione del 6.50 % e si chiude con un utile netto di L. 40.980,03 dopo di aver passate alla svalutazione dei valori L. 20.31 T 28.
L’assemblea ha determinato il prezzo ufficiale di Ile azioni in L. 25, benché il bilancio potesse elevarlo a L. 30. Compresa però della necessità di ottenere un aumento sensibile del capitale sociale, l’assemblea ha ancora autorizzato il Consiglio a cedere, in via tran sitoria fino al 31 dicembre 1913, le azioni al prezzo di L. 22 per non meno di 50 azioni, e di L. 23 per non meno di 25 azioni, computando in questi nu meri, per gli azionisti attuali, le azioni possedute.
Banca Popolare di Treviso. — L’ utile nelto del l’esercizio ammonta a L. 30.971,23 e venne cosi ri- partitfl : a rimborso tasse 1912 L. 9.974,76; alla ri serva ordinaria il 2 0 % sul residuo L. 4.199,29; al Consiglio d’ amministrazione 10 % L. 2.099,64; ai soci per dividendo in ragione di L- 1.45 per azione su 5330 azioni tenuto conto delle quote di dividendo L. 7.476,80; al fondo di previdenza impiegati lire 2.500; alla Associazione Agraria Trevigiana a termini dell’art. 25 dello Statuto L. 2.100 ; alla riserva straor dinaria L. 2 620,74.
Cassa di Sovvenzione di Rieti. — Complessiva mente le Rendite sono salite a L. 198.361,69 e le Spese a 153.335,19 con utile netto di L. 45.026,50 superiore di L. 387,67 a quello conseguito nell’eser cizio 1911. Di tale somma il Consiglio propose la ri- partizione nel modo seguente : agli azionisti in la- gione di L. 8 per azione L. 32.000; al fondo di riserva straordinario 13.026,50 così questo salirà a L. 97.910,23 ed il Patrimonio sociale verrà a raggiungere tire 497.910,23.
Credito Fondiario S a rd o.— Il bilancio presentato dal Consiglio d’amministrazione per l’esercizio 1912 dà le seguenti risultanze: Attivo L. 5 244.723,74 ; Pas
sivo L. 2.416.610,18; Eccedenza attiva L. 2.828.113,56;
costituita come segue : Capitale Sociale 2.400.000 ; Fondo di riserva 98.765,64; Fondo di riserva speciale erogabile L. 12.488,27 ; Fondo svalutazione patrimo niale L. 193.622,52; Profitti e perdite L. 123.237,13. Tra le partite attive del patrimonio figurano : Il nu merario in cassa e depositi presso Banche 126.598,29 lire; I valori pubblici quotati alla pari, garantiti dallo Stato, L. 1.427.845; I beni immobili, che fruttarono il 6,55 % , L. 568.209,77 ; I Debitori ipotecari diversi per capitale interessi ed accessori L. 347.181,66.
Lo stato del Cndito Fondiario al 31 dicembre 1912 dava in essere N. 137 mutui, per un ammontare di L . 1.904.653,50, di contro ad lina massadiN. 1.949.000. L a differenza risulta daR’estinzione di mutui e dalle
LLO YD S BANK L IM IT E D .
C a p i t a le S o t t o s c r it t o , L ire 6 7 3 ,9 1 3 ,6 0 4 .
Capitale Versato, Lire 1 0 7 ,8 2 6 ,1 7 6 . Fondo di Riserva, Lire 7 4 , 2 9 8 , 0 0 0 .
U F F IC IO C E N T R A L E :
71, L O M B A R P S T R E E T , L O N D R A , E .C .
(31 D ie., 1912) Lire 2 ,3 0 1 ,5 0 5 ,6 0 1 .2 2 ed a b r e v e p r e a v v is o ( ” Lìre 6 1 5 ,6 3 4 ,9 7 0 .1 6 - » Lire 2 4 2 ,9 0 7 ,0 1 1 .76 D e p o s iti e c o n t i c o r r e n ti N u m e r a r io in C a s s a , o t t e n i b il e s u d o m a n d a i ► / C a m b ia li I n v e s t im e n t i A n tic ip i e d a ltri v a lo r i Lire 2 8 0 , 2 6 5 ,6 8 5 .8 4 Lire 1 ,2 8 9 ,9 0 6 ,7 6 7 .3 8QUE3TA BANCA HA PIU Di 6 5 0 UFFICI IN INGHILTERRA E NEL FA3SE DI GALLES. R i p a r t o C o l o n i a l e e d E s t e r o : 6 0 , L o m b a r d S t . , L o n d r a , E .C .
322 L ECONOMISTA 18 maggio 1913
quote di ammortamento del 2° semestre. La stessa relazione constata come il collocainenlo delle cartelle emesse trovi, nonostante le condizioni del mercato, facile collocamento, sla pel tasso di interesse, che fruttano (4 % % ), sia per la duplice garanzia che le assiste e cioè quella ipotecaria e l’altra del capitale sociale. Dalla gestione reddituale risulta un utile netto erogabile di L. 123.237,13. L’assemblea appro vando il bilancio ai 31 dicembre u. s. deliberò di di stribuire il dividendo di L. 8 per ogni azione.
Banca popolare agricola coop . S a lu zzo.— l i ri parto utili dell’esercizio 1912 (III anno della Società) e la distribuzione del dividendo di L. 1,75 per azione (pari al 3,50 % ) sono il risultato del bilancio corri spondente.
Mercato monetario e Rivista delle Borse
17 maggio 1913. L ’ ottimismo determinato dall’ andamento dei fatti politici nella precedente ottava non si è smentito in quella ora chiusa, ma non si è ul teriormente sviluppato: la guerra è di fatto so spesa nei Balcani e lo sarà sino alla fine del mese; gli allarmi destati dal problema albanese, si sono, con la occupazione internazionale di Scutari, calmati ; la firma dei preliminari di pace, però, non è ancora avvenuta e i dissensi sorti fra gli alleati non conferiscono certo alle speranze in uua prossima soluzione delle que stioni tuttora all’ ordine del giorno. La sospen sione delle guarentigie costituzionali in Bosnia e in Erztgovina è stata tolta, ma intanto la smobilizzazione dei riservisti in Austria è ri mandata, gli antagonismi bulgaro-serbi si ac centuano, le pretese greche sussistono, e la sospirata pace in Oriente sembra, ancora una volta, allontanarsi quando la sua conclusione era ormai ritenuta imminente.
Invero non può dirsi che il contegno degli alleati sia il più idoneo ad assicurare, con sol lecitudine pari ai desideri dei circoli finanziari, quella tranquillità che è condizione indispensa bile perchè i mercati riprendano il loro aspetto normale: esso, oltre ritardare il ristabilimento definitivo della pace, lascia adito al dubbio che nuovi attriti possano porre in pericolo la intesa delle Potenze, e ciò non può a meno di mode rare l ’ ottimismo della speculazione.
Di più quel tanto di indecisione che sussiste nella situazione internazionale vale a rallentare il ritorno del capitale alla circolazione, renden do più semplici le sproporzioni che si produ cono fra la domanda e l ’ offerta del denaro. Cosi a Berlino, principalmente per il rimpa trio di capitali esteri impiegati in Germania, la tensione dei saggi è aumentata e lo sconto libero è salito nella settimana da 5 % a 5 % % , nonostante che la Reichsbarik non abbia nuo vamente peggiorate le proprie condizioni rispetto
all’ anno scorso. A Parigi il saggio è invariato a 3 7/8 % e alle richieste di capitale fa riscon tro una reale abbondanza di disponibilità ; ma il prezzo del denaro rimane elevato, nè, con tutta la situazione soddisfacente della Banca di Francia, si attende un ribasso del minimo ufficiale vigente. A Londra lo sconto è più fa cile a 3 7 1C, contro 3 ’/e % la volta scorsa, e il mercato non ha risentito alcun danno dai movi menti internazionali di oro, in quanto non si sono avute a constatare uscite apprezzabili di metallo, di cui continuano ad affluire, invece, alla Banca d ’ Inghilterra, le partite provenienti dal Sud-Africa ; ma intanto il massimo istituto inglese, per quanto possegga una riserva mag giore della metà degl’ impegni, ristà dal ricon durre il saggio ufficiale a 4 % .
Si ha cosi che l’andamento dei fatti politici, per quanto non inquietante, grava, sia diretta- mente, sia attraverso il mercato monetario, sulla intonazione delle Borse, frenandone ogni au mento d ’attività.
Negli ultimi otto giorni, a rarefare le tran sazioni ha contribuito, a Londra e a Parigi, la ricorrenza della liquidazione quindicinale, men tre per Berlino, alla ripercussione della scar sezza monetaria locale, si aggiungeva quella delle previsioni poco favorevoli sull’ andamento del mercato siderurgico; i fattori politici, non dimeno, hanno prevalso ovunque, come lo dimo; stra la irregolarità de! mercato dei fondi di Stato che ha fatto riscontro alla calma, non di sgiunta da fermezza, dei valori in genere, e di quelli della speculazione in ¡specie. Troviamo, infatti, da un lato, i consolidati inglesi e fran cese in leggero aumento, dall’ altro le Rendite austriaca, ungherese, prussiana, serba in più o meno sensibile regresso, quelle russe, in com plesso, indecise.
La nostra Rendita, dopo aver conseguito un sensibile progresso così a Parigi come all’ in terno, è ridiscesa, all’ estero, al livello di otto giorni fa, e chiude fra noi in guadagno di una piccola frazione. Le Borse italiane, invero, tor nando agli affari dopo le ferie di Pentecoste, avevano esordito con buona tendenza, se non con nuova attivila ; ma di poi, comunicatosi loro il malessere dei centri stranieri, sodostate meno
sostenute e hanno reagito sfavorevolmente : non essendosi avuti elementi speciali di depressione, il movimento discendente è rimasto, però, limi tato e i corsi, dei valori han mostrato sufficiente resistenza.
Prof. Ar tu r o J. de Jo h a n n is, D irettore-responsabile
R om a , Stai), T ip . E redi C av. A . B e fa n i - V ia Celsa 6, 7.