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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.46 (1919) n.2347, 27 aprile

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L'ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, F E R R O V I E , I N T E R E S S I P R I V A T I Direttore : M. J. de J o h a n n i s

Unno XLV1 - Voi. L

F i m - i o i R lì Aprile 1919

FIRENZE: 31 Via della Pergola

ROMA : 5 6 Via Gregoriana

H. 2347

1919

Il favore dei nostri lettori ci ha consentito di supe-rare la critica situazione fatta alla slampa periodica non quotidiana, dalla guerra, durante quattro anni, nei quali, senza interruzione e senza venir meno ai nostri impegni abbiamo potuto continuare efficacemente il nostro com-pito. Il periodo di crisi non è ancora cessato nei riguardi delle imprese come le nostre; tuttavia sentiamo di poter proseguire più alacremente e di poter anzi promettere no-tevoli miglioramenti non appena la diminuzione dei costi ci consentirà margini oggi inibiti.

BIBLIOTECA DELL' " ECONOMISTA S T U D I ECONOMICI F I N A N Z I A R I E STATISTICI

PUBBLICATI A CURA D E L L' E C O N O M I S T A

1 ) * . F E L I C E VINCI

L ' E L A S T I C I T À ' DEI CONSUMI

con le sue applicazioni ai consumi attuali e prebellici = L. 2

2 ) GAETANO ZINCALI

Di alcune esperienze

{[atte dalia piassi della statistica degli Zemstwo russi

= L. 1 =

> In v e n d i t a p r e s s o i p r i n c i p a l i l i b r a i - e d i t o r i e p r e s s o

l ' A m m i n i s t r a z i o n e d e l l ' E c o n o m i s t a — 56 Via G r e g o r i a n a , d o m a .

L A N F R A N C O MAROI

I FATTORI DEMOGRAFICI DEL CONFLITTO EUROPEO

con prefazione di CORRADO G I N I

V o l u m e d i 600 p a g i n e — L 18

Società Editrice " Athenaeum „ — Roma

S O M M A R I O : PARTE ECONOMICA.

Otto ore - sabato inglese - alti salari. L'oro,

Sistemazione bancaria americana. IL porto di Genova nel I 9 I 8 . Scambi commerciali cogli Stati Oniti. Milano nel I 9 I 8 .

Commercio estero della Francia durante gii ultimi anni-Commercio del Giappone nel I 9 I 8 .

NOTE E C O N O M I C H E E F I N A N Z I A R I E . I» , I s t i t u t o d i c r e d i t o p e r il c o m m e r c i o e s t e r o , — R i s u l t a t i d e l -_ p m o p r e s t i t o , — P r o v e n t o d e l l e t a s s e s u i t e a t r i e c i n e m a t o g r a i i . , , " e d u z i o n e d e l m a n g a n e s e In T u n i s i a . — I m p o s t a s u i l o c a l i . — a s s i c u r a z i o n e p e r i n f o r t u n i a g r i c o l i . — C o m m e r c i o e i n d u s t r i a " e i s u g h e r o . - 1 d e b i t i d i g u e r r a . NOTIZIE - C O M U N I C A T I - I N F O R M A Z I O N I . p ( I a s sj a s u i t i t o l i al p o r t a t o r e . — L ' i n d u s t r i a d e l s u g h e r o a l o r i o g a i l o . — S o c i e l à I t a l i a n a p e r l e S t r a d e F e r r a t e M e r i d i o n a l i . R e l a z i o n e d e l B a n c o d i N a p o l i p e l 1918. S i t u a z i o n i I s t i t u t i d i C r e d i t o .

P A R T E E C O N O M I C A

Otto ore - sobato inglese

1

alti salari.

Uno degli avvenimenti principali più visibile av veratosi alla cessazione della guerra, è stato un su-bitaneo risveglio delle energie dei salariati, intese a conseguire buona parte di quelle che si chiamano rivendicazioni proletarie e che consistono in migliora menti sulle condizioni di lavoro che erano loro fatte precedentemente alla guerra. Unitamente quindi a più alti salari, le masse dei lavoratori si sono affrettate dovunque a conseguire le otto ore di lavoro, in qual-che luogo anqual-che il sabato inglese.

Il fatto delle richieste è stato accompagnato da una pronta condiscendenza, che non trova riscon-tro nell'ante-guerra, da parte degli industriali, degli imprenditori e dei pubblici poteri ; i primi, indotti forse a cercare un campo di alleanza e di affiatamento coi salariati, al fine di evitare le conseguenze di ten-tativi massimalisti, i secondi, lo Stato cioè, indotto senz'altro da ragioni politiche, o meglio dal timore del turbamento dell'ordine pubblico.

Siamo stati sempre partigiani del principio che il benessere di una nazione sia tanto maggiore quanto più alto è il tenore di vita delle masse che ne for-mano il substrato più importante, cosicché non solo non ci sentiamo allatto impressionati del fenomeno, ma anzi riteniamo che esso sotto l'aspetto sociale rappresenti da una parte il giusto compenso che doveva tributarsi a quelle categorie di individui che più hanno dato e più hanno sofferto, nella generalità, per ia guerra, e sia dell'altra il risultato di una rea-zione forse troppo a lungo contenuta nel passato, la quale ha ben saputo profittare del momento psicolo-gico più propizio e del momento economico più favo-revole (mancanza relativa di mano d'opera e quindi di concorrenza) per raggiungere, ciò che, se la guerra non fosse avvenuta, avrebbe dovuto strappare a pezzo a pezzo, attraverso lotte infinite e dispendio di energie interminabile.

Conseguenza prima ed immediata delle conseguite rivendicazioni proletarie, sarà un maggior costo della produzione. Difficile sarebbe oggi un calcolo di quanto, per effetto degli aumenti di salario e delle diminuite ore lavorative, v e r r à a crescere il costo della pro-duzione, ma è Certo che questa non potrà più conse guirsi ai prezzi di prima, bensì dovranno ritenersi nel futuro, se le cose permangono come al presente, no-tevolmente aumentati.

Ne deriva un primo quesito: potranno cotaii prezzi sostenersi nella concorrenza internazionale dei pro-dotti ?

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dif-ficili); si può dire che nel manufatto p r o d o t t o in con-c o r r e n z a con-colle altre nazioni la mano d'opera soste neva l'onere delie condizioni svantaggiose nelle quali i! n o s t r o p r o d o t t o veniva confezionato. Lo stesso po-t r e b b e anche alìermarsi per alcune m a po-t e i i e p r i m e o semilavorate.

Oggi che le mutate condizioni sociali di salario e di lavoro fanno pensare che sia stato p e r d u t o quel margine compensatore, si notano da parte di molti gruppi industriali preoccupazioni sull'avvenire delle loro industrie, e n a t u r a l m e n t e pensando essi di po-tersi dedicare ad una produzione pel consumo in-terno, invocano a piena voce la protezione doganale.

Ma a loro conforto ecco giungere dall'estero delle voci che possono, in parte, r a s s i c u r a r e . Il fenomeno d e l l ' a u m e n t o dei salari, della diminuzione delle ore di lavoro ecc., non è specifico dell'Italia, ma o r a m a i come effetto i m m e d i a t o delia guerra, ha avuto attua zione rapida nei paesi a salari bassi come i n o s t r i (Francia, Spagna, Svizzera) e dilaga r a p i d a m e n t e anche in quelli che già prima della guerra retribuivano le classi lavoratrici in misura più alta (Germania, In-ghilterra, Stati Uniti).

P e r dare una similitudine, d i r e m o quindi che si verifica ciò che spesso accade nella folla che assiste ad un pubblico spettacolo o ad una dimostrazione : per veder meglio tutti si alzano c o n t e m p o r a n e a m e n t e in piedi, o, se alzati, tutti si sollevano insieme sulle punte dei piedi, cosicché la visibilità relativa di eia scuno, r i m a n e a un dipresso quella di prima.

. La Frankfurter Zeitung, scriveva pochi giorni o r s o n o : « l a classe operaia deve c o m p r e n d e r e final-mente che le d o m a n d e illimitate di a u m e n t o dei sa-lari, le esigenze s e m p r e più grandi degli operai ed i loro scioperi p e r p e t u i provocano la catastrofe della industria tedesca e a r r e s t a n o completamente la vita economica del paese ».

In Francia l'Usine, un periodico dei lavoratori delle officine, così commenta, f r a l ' a l t r o , la avvenuta ap-provazione della legge sulle otto ore di lavoro: « Ne peut'on c r a i n d r e que, dans ces conditions, on va met tre n o t r e pays à la m e r c i totale des alliés p o u r les besoins de n o t r e r e c o n s t i t u t i o n ? Ceux-ci, certes, sont p r è t s à nous offrir leur concours, mais on sait q u e c'est loin d ' è t r e un c o n c o u r s gratuit et que, m è m e dans la f u t u r e Société des Nations, chaque pays a u r a un grand i n t é r è t à deféndre son indépendance eco-nomique. A-t-on egalement et sufifisamment sangé à cela ? »

E la Réforme Economique c o m m e n t a la legge delle otto ore anche con questa deduzione : « Ce qui est claire, c'est que c'est s u r l o u t la petite industrie qui aura à soufrir, p a r c e que là, c'est la main-d'ceuvre qui est l'élément essential du prix de revient et que la moyenne et la petite i n d u s t r i e dépendent à la fois des p r o d u c t e u r s de m a t i è r e p r i m i è r e et de la con-s t r u c t i o n ».

E Le Monde Economique, occupandosi delle

appli-cazioni di più alti salari e delle otto ore sulle ferro-vie francesi c o n c l u d e : « L e public fera également les fraise de la r é f o r m e , car a l a g g r a v a t i o n des c h a r g e s de l'exploitation devra de toute nécessité c o r r e s p o n -dre u n e augmentation de prix et des tarifs de trans-p o r t s ».

Come si vede, in Francia le condizioni non sono diverse che in Italia e in Germania.

Ma l'Inghilterra anche e gli Stati Uniti, m a r c i a n o egualmente p e r lo stesso cammino. Sono noti ai no-stri lettori gli scioperi di operai di recente avvenuti nella Gran Bretagna per il conseguimento di più alti salari e delle otto ore, ed è p u r e noto che negli Stati Uniti, dove già p r i m a della g u e r r a i salari e r a n o al-tissimi, questi si sono accresciuti d u r a n t e la prepa-razione della g u e r r a , e poscia d u r a n t e la guerra, e nuovi a u m e n t i hanno conseguito di recente, dopo la g u e r r a , e che la conquista delle otto ore, è cosa che risale a tempi lontani e p e r m a n e t u t t o r a solo p e r poche categorie di lavoratori ed in zone limitate della Confederazione Americana, la quale, del r e s t o ,

colle restrizioni alla immigrazione, s e m b r a voler favorire le conquiste conseguite dai lavoratori.

La Federazione americana del lavoro anzi ha pre-sentato le seguenti d o m a n d e alla Commissione del Senato che esamina le questioni del lavoro:

1» Che sia d i c h i a r a t o d e l i t t o r o g n i v i o l a z i o n e d i r e t t a o i n d i -r e t t a d e l d i -r i t t o di c o a l i z i o n e o p e -r a i a , c h e f o s s e c o m m e s s a d a i p a d r o n i ; 2" Che sia p r o i b i t o di a m m e t t e r e i n q u a l s i a s i g e n e r e di l a v o r o i r a g a z z i i n f e r i o r i ai 16 a n n i ; 3° Che s i a n o n a z i o n a l i z z a t e t u t t e le i n d u s t r i e d i n e c e s s i t à n a z i o n a l e ; 4» Che p e r d u e a n n i , a p a r t i r e d a l l a c o n c l u s i o n e d e f i n i t i v a d e l l a p a c e , sia p r o i b i t a l ' i m m i g r a z i o n e agli Stati Uniti ;

5° Che t u t t i i s o l d a t i s i a n o r i m p a t r i a t i a s p e s e d e l l o Stato e c h e r i c e v a n o i l o r o s a l a r i d u r a n t e d o d i c i m e s i a m e n o che i n q u e s t o p e r i o d o n o n t r o v i n o l a v o r o p a g a t o a s u f f i c i e n z a ; 6» Che la d u r a t a d e l l a v o r o i n t u t t e l e i n d u s t r i e sia r i d o t t a a 44 o r e p e r s e t t i m a n a . T a l e r i d u z i o n e d i o r a r i o d e v e e s s e r e in-t r o d o in-t in-t a s e n z a r i d u z i o n e d i salario. In Isvizzera il Consiglio F e d e r a l e ha p r e s e n t a t o un p r o g e t t o di legge il quale fissa il principio della giornata di otto ore p e r gli stabilimenti industriali sottoposti alla legge sulle fabbriche. P r e v e d e un pe-riodo t r a n s i t o r i o p e r gli stabilimenti che fin qui ave-vano una più lunga giornata di lavoro. Autorizza egualmente a prolungare la giornata di lavoro per le industrie che devono c o n t a r e con la concorrenza straniera, laddove la giornata di lavoro sia ancora più lunga. Nel messaggio, il Consiglio Federale invita le Camere ad esaminare al più p r e s t o il progetto per la sua p r o n t a applicazione.

Agli effetti quindi della concorrenza internazio-nale, la posizione relativa delle industrie dei princi-pali Stati non ci s e m b r a sia per sub'ire notevole mo-dificazione nei r i g u a r d i del costo della mano d'opera.

Rimangono da vedere molti altri p r o b l e m i con-nessi all'oggetto che abbiamo preso in esame, dei quali ci o c c u p e r e m o in un p r o s s i m o articolo.

li' oro.

Recentemente, in un p r o f o n d o studio, il Décamps ha posto in rilievo la diversità della funzione dell'oro in t e m p i normali e in p e r i o d o di guerra — la g u e r r a mondiale odierna ; e il radicale c a m b i a m e n t o subito dalla opinione di coloro che, al principio del conflitto europeo, di f r o n t e alla disorganizzazione dei cambi internazionali, r i t e n e v a n o doversi utilizzare le riserve auree dei belligeranti senza restrizioni. Rammentiamo che*essi dicevano non esservi ragione di accumulare in t e m p o n o r m a l e valute a u r e e pve non le si debbano usare q u a n d o il bisogno se ne presenti.

E v i d e n t e m e n t e , con tutti i chiari indici della situa zione assolutamente nuova nella storia dei mercati che la g u e r r a determinava, e più avrebbe determi-nato in seguito, non si aveva ancora una visione esatta della t r a s f o r m a z i o n e subita, o in via di sviluppo, dai r a p p o r t i reciproci dei m e r c a t i rimasti in comunica-zione.

A misura, per altro, che le esigenze del nuovo stato di cose si manifestavano, la primitiva opinione andò modificandosi, e la p r u d e n z a dei dirigenti i mer-cati n e l l ' u s o delle r i s e r v e a u r e e ebbe ragione nei fatti.

Il Décamps pone in rilievo, con copia di dati e ci-fre, la evoluzione compiutasi, per la quale l'oro, in presenza dei « deficits » da compensare, ha finito col-l'esercitare una funzione semplicemente sussidiaria.

Anche da un p u n t o di vista più generale di quello scelto dal citato s c r i t t o r e , una tale evoluzione pre-senta un grande interesse p e r l'osservatore.

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ces-27 aprile 1919 — N. 2347 L'ECONOMISTA

195 sione di o r o degli alleati contro l'apertura di credito

per somma che essa concede loro per pagamenti maggiori da eseguire in gran parte sul m e r c a t o in-glese: diminuisce cosi lo sqbilibrio tra l'assorbimento operato dal Nord-America e la massa metallica de-stinata a fronteggiarlo e si stabilisce la solidarietà finanziaria dei governi alleati. Ma in p r o g r e s s o di tempo questa si p e r f e z i o n a : l ' I n g h i l t e r r a non esige più la cessione di una certa quantità di o r o a f r o n t e . dei crediti che essa concede agli Associati nella guerra, ma si limita a p r e n d e r l a in d e p o s i t o : le r i s e r v e del continente non sono più esposte a una graduale ri-duzione di c a r a t t e r e p e r m a n e n t e e subiscono invece una parziale temporanea translazione. La entrata in guerra degli Stati Uniti poi toglie la necessità degli invìi di o r o europeo del Nord-America il fabbisogno di mezzi di pagamento quivi degli Alleati essendo soddisfatto con la concessione di crediti da parte del governo americano : le uscite di metallo giallo si ri-ducono così per gli Alleati d'Europa a quelle richie-ste dai loro rapporti economici-iinanziari coi paesi rimasti neutrali, quindi, p u r tenendo conto della di-versa posizione di ciascun belligerante sotto questo aspetto, a quantità non ragguardevoli.

Per ciò che riguarda la Francia troviamo esposto nella relazione ùltima dell'Istituto centrale che men-tre nel 1915 e 1916 la cooperazione indiretta di questo al mantenimento dei cambi alleati sul m e r c a t o ame-ricano aveva implicato la esportazione di Fr. 2 1/2 miliardi circa di metallo, nel 1917 le uscite totali hanno s u p e r a t o di poco i 450 milioni, dei quali 20 a destinazione di paesi neutrali e i r i m a n e n t i inviati in deposito in Inghilterra in relazione ai crediti

con-c e s s i ; d a l Tesoro britannico al governo francese.

L'entità dei regolamenti da effettuarsi dalla Francia presso i neutri è, in realtà, limitata in c o n f r o n t o di quella delle compensazioni con l ' I n g h i l t e r r a e con gli Stati Uniti: dei 6 miliardi di f r a n c h i di cambi, posti a disposizione del c o m m e r c i o d u r a n t e il 1917 direttamente dalla Banca di Francia o pel t r a m i t e di essa, la maggior p a r t e è stata fornita dal T e s o r o sui crediti a questo concessi dai governi inglese e ame-ricano.

D'altro lato le convenzioni stipulate negli ultimi tempi dai governi d e l l ' I n t e s a con i principali Stati neutri p e r il regolamento dei pagamenti contribui-scono, in generale, a r i d u r r e u l t e r i o r m e n t e l'impiego delle specie auree.

Sistemazione bancaria americana.

I nostri maggiori istituti di c r e d i t o manifestano la tendenza ad allacciare d i r e t t i e s t r e t t i r a p p o r t i con 'e grandi banche degli Stati Uniti di America; in vi-sta di questo notevole fenomeno della politica ban-caria italiana, si ha la seguente esposizione redatta da

IV III Payne p e r conto del « Comitee of pubblic infor-mation »:

« Il fatto che le istituzioni finanziarie degli Stati Uniti siano state capaci non solo di far f r o n t e al tre-mendo sforzo imposto loro dall'impiego di .innume-revoli miliardi per scopi di guerra, ma anche di pro-sperare sotto una simile pressione, è dovuto special-mente alla pieghevolezza del Sistema Bancario Fede-l e stabiFede-lito nei primi tempi deFede-l p r i m o periodo deFede-lFede-la R e s i d e n z a di Wilson.

« Circa dieci anni fa la Monetary Commission, in-caricata dal Senato degli Stati Uniti, stese una rela-tore su la quale fu ben tosto basata la r i f o r m a del sistema Bancario Americano.

v a < < A,q u e l t em p o , nel 1909, negli Stati Uniti

esiste-u i i e i r m 1 2 b a n c h e- 1 l o r o depositi, senza calcolare

to ri b a n c a c o n banca, superavano alquanto i

quat-ceri m i l i a rdi di dollari. Aggiungendovi capitale,

ec-aenza e cambiali giranti in pendenza, il loro coni-9 essivo potere di credito era di poco inferiore ai di-ciannove miliardi di dollari.

« Secondo l'ultima relazione, p r i m a che gli Stati

Uniti dichiarassero guerra alla Germania, il n u m e r o delle banche che era salito a 30,525, i loro depositi a ventitré miliardi di dollari ed il loro complessivo potere di credito a ventinove miliardi.

« Nel 1909 ogni banca era un ente completamente a se. Non c'era organizzazione legale in base alla quale due banche potessero agire insieme, ad eccezione delle società di Stanze di compensazione, nelle quali si riunivano volontariamente le banche cittadine con il normale scopo di facilitare la giornaliera liquida-zione degli chèques.

« La situazione tìpica era la seguente : Le Banche dello Stato de! Nebraska, per esempio, tenevano la maggior p a r t e dei loro fondi di riserva depositati presso le principali banche dell'Omaha, e le banche dell'Omaha tenevano la maggior parte delle loro ri-serve depositate presso le grandi banche di Chicago e New York. Le banche del Michigan depositavano le loro riserve nel Detroit e il Detroit depositava le sue riserve a New York. Le grandi città del c e n t r o con a capo Chicago tenevano una importante p a r t e delie loro riserve in deposito presso le grandi ban-che di New York.

« Così ad ogni deciso momento di scarsità di da-naro, specialmente se causato da panico, una terri-bile scossa propagata da tutte le parti del paese fa-ceva centro alle grandi banche di Wall Street, cia-scuna delle quali stava a sé, e non aveva alcuna parte verso cui rivolgersi.

« N o n c ' e r a alcun metodo legale in base al quale esse potessero rapidamente liquidare il loro attivo per far f r o n t e ad un'emergenza. Oltre ai contanti, esse avevano cambiali pagabili a richiesta o garantite da titoli di Borsa. Ma se, in un m o m e n t o critico, esse avessero cominciato a lanciar sul m e r c a t o questi ti-toli p e r realizzare dei contanti, si sarebbe sparso il panico in Borsa ed il m e r c a t o dei titoli sarebbe scomparso.

« Adesso gran p a r t e delle riserve bancarie dell'in-ìero Paese, è tenuta presso le Banche di Riserva Fe-derale, dirette da un consiglio nominato dal Presi-dente degli Stati Uniti e che agisce come ente. Que-ste banche di riserva scontano in qualunque momento ed immediatamente buoni titoli commerciali con sca-denza a non più di 90 giorni e girate dal banco che le aveva emesse originariamente, o emettendo perciò cambiali, o dando credito di riserva alla banca che le sconta.

« In breve una banca può immediatamente cam-biare i suoi valori di fiducia in contanti, e dal più rigido sistema bancario del mondo, quello che ave-vamo nel 1909, siamo ora passati al più flessibile e che non pesa più sulle grandi istituzioni di Wall Street.

« Le cifre sopra nominate non dicono che la più piccola parte della storia dell'attuale a u m e n t o del po-t e r e bancario americano.

« Nel 1909 una crisi avrebbe, ad ogni momento, po-tuto paralizzare quei 19 miliardi di dollari di valori bancari, coagularli, per così dire. Ciò era in sostanza accaduto soltanto due anni prima nel panico del 1907.

« Ora grazie al sistema di riserva federale la para-lisi del potere di prestito è impossibile e la cono-scenza di questo f a t t o r e dà una fiducia che non esi-steva prima tanto al sistema bancario, quanto a co-loro che vi versano. P e r esempio le banche, dovun-que prestano con la massima prontezza a coloro che sottoscrivono ai Liberts Bonds ed anche accettano senza esitazione delle legittime d o m a n d e c o m m e r -ciali. Esso sanso che finché sono in possesso di buoni titoli, non possono t r o v a r s i impedite.

« E m e n t r e vi sono ancora molte banche che non fanno parte del sistema di riserva, i suoi vantaggi si estendono più o m e n o a tutte.

« 11 potere bancario degli Stati Uniti ossia il com-plesso di capitale, eccedenza, depositi e cambiali in giro, in breve il complesso di fondi prestabili, era nel 1916 ventinove miliardi di dollari.

(4)

196 L' ECONOMISTA zione per il 1908 calcolò il p o t e r e bancario del mondo,

escludendo gli Stati Uniti, a poco più di ventotto mi-liardi di dollari; Mulhall nel 1890 calcolò il potere bancario mondiale a poco più di sedici miliardi di dollari, nei quali la parte degli Stati Uniti era di cin-que miliardi.

« La diffusione della ricchezza r a p p r e s e n t a t a dai depositi di banca è un altro i m p o r t a n t e fattore.

« Il complesso dei depositi bancari nel 1909 inclu-deva 3,713,405,710 dollari di depositi di risparmio, ac-creditati a depositanti 8,831,863. Nel 1916 il n u m e r o di depositati era salito a 11,148,392 e la somma accre-ditata a loro a 5,088,587,294 dollari.

« Questo per a l t r o non c o m p r e n d e che le relazioni pubblicate da quelle istituzioni che sono organizzate come casse di risparmio. Negli Stati Uniti una gran quantità di banche che non sono vere e p r o p r i e casse di risparmio, h a n n o dei r e p a r t i di risparmio, i cui depositi si ricevono alle stesse condizioni fatte dalle casse di risparmio e dalla medesima classe di depo-sitanti.

« Cosi nel 1916 le banche nazionali tenevano in deposito più di un miliardo di dollari consegnabili dopo un mese di preavviso e che non erano, in es-senza, altro che depositi di risparmio. Le istituzioni bancarie organizzate come compagnie di prestito e di amministrazione avevano dollari 214.090.179 di ri-s p a r m i e le banche di Stato ne avevano 961.693 954 dollari. Questi sono depositi d i r i s p a r m i o p r o p r i o nello stesso modo dei depositi di risparmio tenuti da Istituzioni classificate sotto il nome di Cassa di Risparmio.

« Quasi tutti i depositi di r i s p a r m i o di Chicago, p e r esempio sono tenuti da compagnie di prestito e amministrazione e da banche di Stato o Nazionali. Il complesso di questi r i s p a r m i supera gli otto miliardi di dollari.

« Delle 30.625 banche del 1916 soltanto 7.597 erano banche nazionali e queste tenevano circa un terzo dei depositi complessivi.

« Tuttavia per il fatto che esse sono sotto il con-trollo dei C o m p t r o l l e r of the c u r r e n c y le banche Na-zionali pubblicano relazioni più complete delle altre-« Nel 1910 vi erano 7.690.468 depositanti o conti di depositi nelle banche nazionali e 27.979.542 depositari o conti di deposito, in tutte le banche.

« Nel 1916 il n u m e r o di depositari p r e s s o le ban-che era cresciuto a 14.288.059, quasi il cento per cento. Questa percentuale non è applicabile a tutte le altre banche, anche p e r c h è non vi sono stati, su questo punto, relazioni esaurienti d u r a n t e questi ultimi anni, ma vi sono c e r t a m e u t e q u a r a n t a milioni di conti di banca nel paese.

« Questa forza di c r e d i t o è ora organizzata, mo-bile e libera dalla sua antica dipendenza dalle ban-che di Wal Strett ».

Merci sbarcate, tonn. . . Merci imbarcate, t o n n . , Vagni caricati, N. . . . Carico medio dei vagoni,

tonnellate 1917 5.078.513 422.520 336,252 13.45 1918 4.552.915 298.175 279.790 13.65

Il porto di Genova nel 1918.

L'Ufficio statistica del Consorzio autonomo del Porto di Genova ha saputo t e n e r ferma, p u r nelle r i s t r e t t e z z e di personale provocate dalla guerra e non certo alleviate dall'armistizio, una bella sua tradizione: quella di dare le primizie del movimento, del n o s t r o maggior posto m a r i t t i m o con un record di aggiorna-m e n t o non c e r t o c o aggiorna-m u n e al funzionarisaggiorna-mo dell'Italia. Possiamo quindi fin da oggi esaminare quale sia stata la fisionomia della vita m a r i t t i m a genovese d u r a n t e t u t t o il 1918, fino al 31 d i c e m b r e incluso.

Riassumendo le già condensale informazioni che olire l'egregio avv. Arnaboldi, si può tracciare il se-guente prospetto:

Media giornaliera di cari-catori e scaricari-catori . . Giornate lavorative . . -Merci caricate su vagoni

e spedite nell'entroter-ra tonnellate . . . . 2.870 271 4.500.110 2.885 282 3.818.661 Altre cifre si p o t r e b b e r o elencare (numero e stazza di navi a r r i v a t e e partite, ecc.), ma quelle che pre-cedono sono sufficienti a p e r m e t t e r e di cogliere i tratti salienti del movimento del porto di Genova • d u r a n t e il 1918.

Innanzi tutto impressiona la diminuzione notevolis-sima dei tre elementi base del r e n d i m e n t o di un p o r t o con spiccata caratteristica di p o r t o di rifornimento quale è quello di Genova; rispetto al 1917 (che non fu c e r t a m e n t e un' annata rècord, le merci sbarcate sono diminuite del 16,6 per c e n t o ; il n u m e r o dei va- ' goni caricati è diminuito del 17 per c e n t o ; il carico medio dei vagoni è diminuito dei 2 per cento. E que-sta diminuzione si è verificata p u r essendo aumen-tata la quantità e la frequenza della mano d'opera impiegata (media giornaliera di caricatori e scarica-tori e giornate lavorative dell'annata) e pur essendo aumentata la dotazione di vagoni assegnata al porto. Quale constatazione balza fuori da questo c o n t r a p -posto di cause ed effetti? Una sola, non molto lusin-ghiera per il porto di Genova: l'impianto p o r t u a r i o (meccanico ed umano) è stato s f r u t t a t o non c e r t o al massimo r e n d i m e n l o ; a t t r a v e r s o le cifre del bilancio del porto di Genova si legge la lenta ma continua ascesa del t e r m o m e t r o che segna la malattia cronaca di quel p o r t o : il congestionamento.

Continuiamo a spogliare e ad analizzare le primi-zie statistiche che ci offre il Consorzio Autonomo.

Intanto, da alcuni dati si può t r a r r e u n ' e l e m e n t o di grande i n t e r e s s e : la partecipazione delle navi mer-cantili italiane al movimento del porto. Per l'impor-tazione che oggi acquista maggior interesse e che r a p p r e s e n t a la pietra di paragone del m o v i m e n t o dei nostri p o r t i f per il carbon -fossile cioè, abbiamo le seguenti cifre:

Carbone sbarcato a Genova nel 1918:

T o n n . P e r c e n t . d i Pari.

%

a) da navi italiane 236.163 21 °/0

b) da navi alleate (inglesi) . 835.167 75 %

c) da navi neutrali . . . . 42 913 4 °/0

Totale 1.114 243 100 °/0

Un quinto appena del carbone che arriva a Genova è s b a r c a t o da navi italiane. Le cifre medie di pace non erano moltp migliori (dal 20 per cento al 22 per cento di partecipazione della bandiera italiana). Ef-fetto del ciclo di rotazione c a r b o n e - g r a n o e cioè del nolo di uscita obbligato (carbone) per le navi inglesi che e n t r a n o in M e d i t e r r a n e o ?

P u r t r o p p o , non è soltanto questo elemento che influisce a d e t e r m i n a r e quel 20 per cento: non solo per il c a r b o n e e non soltanto Genova le navi mer-cantili italiane non sono riuscite a darci che un quinto delle importazioni che ci sono necessarie per vivere: ma per tutte le merci, per tutti i porti. Ecco infatti l'ultimo specchio statistico completo degli a r r i v i di navi d a l l ' e s t e r o in p o r l i italiani (secondo s e m e s t r e 1918): navi italiane, 27 per cento sul tonnellaggio di stazza e 22 per cento sulle m e r c i s b a r c a t e ; navi al-leate (prevalenza con il 90 per cento delle navi in-glesi), 67 p e r cento sul tonnellaggio di stazza e 70 per cento sulle merci s b a r c a t e ; navi neutrali (prevalenza norvegesi), 6 per cento sul tonnellaggio di stazza ed 8 per cento sulle merci sbarcate.

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27 aprile 1919 — N. 2347 L'ECONOMISTA 197 dire, delle esportazioni. Non è quindi il caso di scan

dalizzarci di un 30 p e r cento di diminuzione delle esportazioni per via di mare da Genova: lutto al più si potrebbe pensare con una certa nostalgia, alle sta Ostiche — giunte c o n t e m p o r a n e a m e n t e a quelle di Genova — di alcuni porti britannici dove le esporta zioni sono aumentate, e non in piccola m i s u r a .

Scambi commerciali cogli Stati Uniti.

Durante il 1912 la eccedenza totale delle importa-zioni italiane dall'estero sulle esportaimporta-zioni, ascendeva a 1305 milioni di lire, e la parte in essa rappresen-tata dalla eccedenza delle importazioni sulle espor-tazioni da e verso gli Stati Uniti non raggiungeva i 2531/2 milioni; nel 1913 il deficit globale si ridusse a 1134 milioni e quello con gli Stati Uniti passò a poco più di 254 4/5 milioni; considerando la media del biennio come normale del tempo di pace possiamo dire che il debito puramente commerciale dell'Italia verso gli Stati Uniti ragguagliasse a 354 milioni di lire all'anno e costituisse poco più di 1/5 di quello totale. Nel 1914, m e n t r e il primo s e m e s t r e conserva, nei riguardi che ci occupano, una lìsonomia normale, il secondo rileva le prime ripercussioni del conflitto europeo: il movimento commerciale totale dell'Italia, infatti, importazioni e esportazioni riunite, ammonta nei primi sei mesi, a 3142 1/2 milioni di lire — alla metà circa di quello di una delle due annate prece-denti, al pari dell'eccedenza delle importazioni, che non supera i 601 milioni; negli ultimi sei mesi si ha, invece, una sensibile contrazione del movimento stesso, che tocca appena i 1991 milioni e il deficit si limita a 112 milioni. L'intera annata r e g i s t r a quindi, una eccedenza globale d'importazioni di 713 milioni, dei quali poco più di 180 1/3 milioni, r i g u a r d a n o gli Stati Uniti, vale a dire il debito commerciale annuale del-l'Italia verso questi ultimi sale da 1/5 a 1/4 del totale.

Gol 1915 la preesistente situazione va di più in più modificandosi: la preparazione militare prima, la en-trata in g u e r r a poi, costringono il n o s t r o paese a straordinarie provviste di merci straniere, le quali, in presenza del progressivo a u m e n t o generale dei prezzi e dei noli, e dell'ascensione del cambio, alte-rano sostanzialmente l'aspetto del movimento com-merciale con l'estero. In tale trasformazione i rap porti col massimo m e r c a t o americano a s s u m o n o una importanza senza precedenti: r i p o r t i a m o qui appresso le cifre del deficit complessivo del n o s t r o c o m m e r c i o esterno, quelle della parte in esso costituita dalle tran-sazioni con gli Stati Uniti, nonché della proporzione di questa sul totale, per gli ultimi q u a t t r o anni. (Le cifre assolute indicano milioni di lire).

1915 2170 1466 67 % 1916 5292 3099 5 8 % 1917 10683 5725 5 3 % 1918 13500 7100 5 2 % Giova osservare che i dati per il 1918 — le stati-stiche commerciali f o r n e n d o i valori ai prezzi del 1917 — sono approssimativi, perchè calcolati in base agii aumenti subiti in generale dai prezzi all'estero e dal n o s t r o cambio medio, da un anno all'altro.

Si può, intanto, a f f e r m a r e : 1° che, m e n t r e in tempo di pace il debito annuo p u r a m e n t e commerciale del-l'Italia verso gli Stati Uniti r a p p r e s e n t a v a un quinto di quello totale, nel q u a d r i e n n i o 1915-18 esso ha sem-pre s u p e r a t o la m e t à ; 2° che m e n t r e nel biennio 1912-1913, a p r o c u r a r s i q u a n t o gli occorreva dal Nord-America, il n o s t r o paese spendeva il più di quanto quivi incassava, 254 milioni di lire all'anno, nel qua driennio di guerra 1915-1918 esso ha speso in più, in media, non meno di 4347 milioni di lire a n n u e ; 3° che m questo stesso quadriennio, ove non vi fosse stata 'a guerra, il deficit commerciale dell'Italia v . r s o gli Stati Unisti avrebbe f o r s e superato il miliardo di lire, mentre, in realtà, esso è risultato maggiore di 17 mi-'lardi di lire.

Questo per q u a n t o riguarda la importanza assunta' con la g u e r r a europea, dagli Stati Uniti; fra i mercati f o r n i t o r i del n o s t r o paese dal punto di vista di que-st'ultimo.

Non o c c o r r e accennare alle diveisità che non man-c h e r e b b e r o di manifestarsi quando il fenomeno fosse osservato dal punto di vista dell'altro lato dell'Oceano. Le cifre registrate, è facile intenderlo, c o m p r e n d o n o — olt re al cambio, solo onere n o s t r o — la spesa dei noli, profitto esclusivo della bandiera n o r d - a m e r i c a n a ; la nostra maggiore spesa, quindi, non c o r r i s p o n d e affatto a una maggiore entrata del mercato degli Stati Uniti. D'altra parte, sul momento, non abbiamo sott'occhio le statistiche americane delle importazioni ed espor-tazioni degli Stati Uniti da e verso l'Italia d u r a n t e gli ultimi anni. Ci limiteremo, quindi, a s u p p o r r e che il valore della eccedenza delle esportazioni nord-ame-ricane in Italia, sulle importazioni, d u r a n t e gli anni 1915-1918, corrisponda ai crediti concessi dal Governo di Washington al Tesoro italiano pei pagamenti che questo doveva eseguire agli Stati Uniti, dal m o m e n t o in cui quello si alleò con i belligeranti della Intesa a tutto il 1918: cioè a l i r e - o r o 6014 milioni. Trascu-riamo, cosi, quella parte dei 4090 milioni di l i r e - o r o di debiti dal nostro governo creati all'estero a tutto marzo 1917, la quale aveva servito a p r o c u r a r e attra verso Londra, mezzi di pagamento agli Stati Uniti; abbiamo, quindi, che il m e r c a t o n o r d - a m e r i c a n o ha introitato dall'Italia, in media un minimo di un mi-liardo e mezzo di l i r e - o r o per ognuno dei q u a t t r o anni di guerra.

Se noi riflettiamo che nel 1912-13 la media annuale della eccedenza delle esportazioni, si aggirava i n t o r n o ai 120 milioni di lire - oro, abbiamo che — nella ipotesi minima fatta —la guerra ha permesso al mer-cato n o r d - a m e r i c a n o di incassare, nel quadriennio 1915-18, per p r o d o t t i venduti all'Italia, 5 miliardi e mezzo di l i r e - o r o in più che se la pace avesse con-tinuato ad allietare il mondo.

11 fatto che questi incassi sono avvenuti mercè lo sconto consentito dalla Tesoreria degli Stati Uniti, di obbligazioni del Governo italiano, nulla toglie al-l'entità del fenomeno di cui ci è avvenuto di fugace-mente e i m p e r f e t t a m e n t e far cenno ora che l'atten-zione generale è cosi sgradevolmente rivolta verso chi gli Stati Uniti crede di r a p p r e s e n t a r e ; nulla toglie anche perchè l'Italia si è sempre dimostrata fin t r o p p o scrupolosamente fedele agli impegni, finanziari e non, assunti verso l'estero.

Milano nel 1918.

Il « Bollettino municipale mensile » pubblica al-cune cifre riassuntive sulla vita cittadina nel 1918.

La popolazione p r e s e n t e al 31 d i c e m b r e era di 700,467 individui ; i m a t r i m o n i f u r o n o 2771 ; le nascite 1008; i m o r t i 12,403; gli immigrati 12,830; gli emi-grati, 5628.

La proporzione dei m a t r i m o n i , q u a n t u n q u e s e m p r e al disotto del quinquennio 1913-17, è alquanto supe-r i o supe-r e a quella del 1917. Infatti si u n i supe-r o n o davanti al Sindaco 415 coppie in più del 1917. La più bassa proporzione è segnata dalle nascite e la più alta dai

decessi. J

Sui 18,403 morti, 9759 erano maschi e 8644 fem-mine.

La morbilità ha avuto una forte recrudescenza specialmente negli ultimi t r e mesi, nei quali ha in-fierito maggiormente l'influenza, m i e t e n d o 2710 vite, e la polmonite cruposa, che ne ha m i e t u t o 3557, con-tro 1215 nel 1917.

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del-L' ECONOMISTA 27 aprile 1919 — N. 2347 l'anno s c o r s o ; quelle della pleura, con 124 casi in

più, ecc.

Il numero dei malati accolti nei tre principali ospedali di Milano, ascese a 39,296, cioè 2694 in più del 1917, come pure i curati nel Manicomio di Mom-bello furono 748 in più. Aumentarono di oltre 11,000 le visite eseguite a domicilio dai medici comunali e di oltre 71,000 quelle eseguite all'ambulanza.

Fu anche più elevato il n u m e r o dei morti per cause accidentali (315 invece di 278), e i suicidi furono 115 contro 103 nel 1917.

Funestarono la città 16 omicidi.

Il gettito del dazio superò di L. 731,818 quello del 1917. Osservando le cifre, si crederebbe a una lieve ripresa dopo la contrazione subita nel

1914-A n n i I n t r o i t i d a z i a r i L i r e D i f f e r e n z e L i r e 1919 • 20.913,022 — 1915 18,473,264 — 2,439,258 1916 16,434,243 — 2,039,521 1917 17,556,173 - 1,121,930 1918 18,287,991 — 731-818

Ma la ripresa, eccettuato un confortante aumento sui commestibili, L. 815,462 coutro L. 527,419, come l'anno scorso, è dovuta principalmente alle bevande, che dettero un maggior introito di L. 732,172; tutte le altre voci subirono una diminuzione.

Al macello si p o r t a r o n o ancora 47,285 capi in meno specialmente di bovini e suini se si considera che in confronto dello scorso anno si ebbe un aumento di 8334 capi di bestiame equino macellato.

Al mercato f r u t t a e verdura si Importarono 1654 carri in più, del peso di quintali 184,656.

Il prezzo del f r u m e n t o si è elevato da L. 37,66 al quintale nel 1917, a L. 54,87: ha subito un aumento di 24 centesimi ai chilogramma anche il riso.

11 coke, che nel novembre aveva raggiunto il prezzo massimo di L. 51,50 al quintale, nel dicembre discese subito a L. 40,50. L'adeguato per il 1918 fu di L. 40,31.

Il pauperismo si presenta in limiti sempre più moderati. I ricoveri notturni gratuiti ospitarono 3914 individui in meno. Le sovvenzioni effettuate dal Monte di Pietà diminuirono di L. 1,582,968. Le cucine eco-nomiche distribuirono un n u m e r o di razioni gratuile uguale al 1917, ma circa 80,000 razioni a pagamento in più.

Il movimento dei passeggieri, dei forestieri e dei traffici segnò una diminuzione. Nei magazzini gene-rali entrarono circa 5 milioni di chilogrammi di merce in più e quasi altrettanti ne uscirono. I falli menti in diminuzione; gli spettacoli pubblici e gli spettatori dei cinematografi in diminuzione anche essi.

Commercio estero della Francia

durante gli ultimi anni.

Sono state pubblicate di recente le cifre del mo-vimento commerciale della Francia durante gli anni 1917 e 1918, che ci pare utile riferire qui appresso, confrontandole con quelle degli anni p r e c e d e n t i :

Importazioni in milioni di f r a n c h i . 1918 1917 1916 i 915 1914 1913 G e n e r i a l i m e n t a r 5.019 6.985 5.058 3.315 1.813 1.817 M a t e r i e p r i m e . . 8.778 11.876 9.763 4.653 3.508 4.946 Oggetti f a b b r i c a t i 6.118 8.692 6.829 3.068 1.081 1.668 T o t a l i , . . 19.915 27.553 20.640 11.036 6.402 8.421 Oro ed a r g e n t o . 70 204 168 127 956 975

Esportazioni in milioni di franchi.

1918 1917 1916 1915 1914 1913 G e n e r i a l i m e n t a r i 395 49» 589 649 646 839 Materie p r i m e . . 926 1.095 1.085 767 1.299 1.858 Oggetti f a b b r i c a t i 2.552 4.082 4.218 341 2.576 3.617 P a c c h i p o s t a l i . . 331 338 323 180 348 566 T o t a l i . . 4.144 6.012 6.215 1.937 4.869 6.880 Oro ed a r g e n t o . 21 60 40 151 207 431

Colpisce lo squilibrio fra le importazioni e le espor tazioni dal 1915 in poi. Mentre la esportazione si tra-scina penosamente, scendendo da 6880 milioni nel 1913 a 4144 milioni nel 1918, con una caduta profonda nel 1915 (milioni 1937), l'importazione fa al contrario dei salti prodigiosi, dovendo supplire al deficit dalla pro-duzione per soddisfare i bisogni del consumo e quelli della guerra. Da 8421 milioni nel 1913, essa sale a 27,553 milioni nel 1917 e a 19,915 milioni nel 1918. Benché il livello più elevato sia stato raggiunto nel 1917, sarebbe p r e m a t u r o concludere che l'anno 1918 segni lo inizio d'un periodo di miglioramento. Infatti in detto anno, se da una p a r t e l'importazione è dimi-nuita in confronto dell'anno precedente, dall'altra le esportazioni sono calate in misura almen'o equivalente. Non si deve tuttavia dimenticare che il rialzo dei prezzi ha rappresentato una parte importante in que sta corsa vertiginosa, e che gli aumenti realizzati sa r e b b e r o molto più modesti se fosse possibile ritor-nare ai prezzi praticati nel 1913. E' da notare poi che se l'esportazione di manufatti ha potuto mantenersi al livello del 1913 e talvolta anche sorpassarlo un poco, ciò non può attribuirsi che a uno sforzo lode-vole da parte degli ind ustriali. Certe grandi industrie si trovavano sia in istato di notevole inferiorità, sia nelle condizioni più favorevoli per lavorare per l'e-sportazione. L'industria della lana era considerevol-mente indebolita per la perdita di due centri impor-tantissimi, quello del nord (Roubaix-Tourcoing), quello del n o r d - e s t (Sédan e Reims). L'industria dei cotone era molto ostacolata nella regione dei Vosgi. Quanto all'industria metallurgica e a quella dei prodotti chi-mici, la loro attività era sopratutto consacrata alla produzione intensiva delle armi, munizioni e fabbri-cazione di guerra.

Infine il rialzo dei prezzi ha avuto la sua influenza sull'esportazione come sull'importazione e ha giovato a limitare l'afflusso delle merci dall'estero.

Resta da esaminare in particolare come si siano comportati i principali articoli tanto all'importazione che all'esportazione.

Importazioni. Gli aumenti verificatisi in rapporto all'anno 1918, sono enormi sulle merci di largo con-sumo alimentare, quali la carne, i cereali, il riso, lo zucchero, il caffè, i vini.

Nella categoria delle malerie prime, il q u a d r o se-guente fa conoscere la situazione dei principali ar-ticoli.

(in migliala di franchi)

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27 aprile 1919 — N. 2347

In forte aumento è p u r e l'importazione delle ma-terie necessarie alle industrie di guerra Così accade per il f e r r o e per l'acciaio, per il rame, per il piombo, per lo zinco, per il nitrato di soda, per il carbon fossile, p e r la gomma elastica, per il cotone e per la cellulosa. Delle altre materie prime, la seta greggia è la sola in aumento all'importazione in c o n f r o n t o al 1913. Invece le pelli greggie, le lane e il legname sono in diminuzione. Quanto ai manufatti si nota un au-mento su tutti gli articoli, eccetto che per i tessuti di seta, le terraglie e i vetri.

Esportazione. L'esportazione, al c o n t r a r i o

dell'im-portazione, malgrado qualche breve tentativo di ri-presa è f o r t e m e n t e r i d o t t a in confronto al 1913.

L'unica eccezione è r a p p r e s e n t a t a dalle seterie, il cui movimento p r e s e n t a una certa tendenza all'au-mento. Le maggiori diminuzioni si hanno sulle se guenti m e r c i : vini, acquavite, pelli, lane, cotone, me-talli e minerali. Il bestiame e il carbon fossile m e r i t a n o una menzione speciale. Nel 1918 queste due voci sono in leggero a u m e n t o in c o n f r o n t o all'anno precedente. Non è possibile dire, però, se si tratti d'una ripresa reale ovvero d'un fenomeno accidentale provocato da circostanze particolari e passeggere. Così per il car-bon fossile, l'aumento è dovuto alle spedizioni per il nostro Paese che, a loro volta, dipendono dalle necessità t e m p o r a n e e dell'approvvgionamento. Per quanto concerne i manufatti, sono p a r t i c o l a r m e n t e colpiti quelli delle industrie parigine di lusso (oggetti di moda, articoli di Parigi) e quelli dell'industria tes-sile, s o p r a t u t t o quelli di lana, eccezion fatta per le seterie.

Infatti l'industria della seta, m a l g r a d o ogni diffi-coltà, è riuscita a m a n t e n e r e le sue posizioni e anche a realizzare delle eccedenze giovandosi del rialzo dei prezzi.

Commercio dei Giappone nei 1918.

\

Nello scorso anno il c o m m e r c i o estero del Giap-pone raggiunse uno sviluppo senza precedenti, come appare dalle seguenti cifre, in milioni di yen (1 yen = == L. it, 2,58 alla pari).

1918 1917 1916 1913

Importazioni 1.668 1.035 1.756 729 Esportazioni 1.962 1.603 1.127 632 Differenza . . . . + 294 + 572 + 371 — 96

Nel 1918 il movimento complessivo (importazioni ed esportazioni s o m m a t e assieme) s u p e r ò del 37 per cento circa quello dell'anno p r e c e d e n t e ; le importa-zioni c r e b b e r o p e r ò in ragione del 61 per cento, men-tre le esportazioni a u m e n t a r o n o soltanto del 21 per cento, sicché, in definitiva, il saldo attivo della bi-lancia commerciale si ridusse a circa la metà di quello che era stato nel 1917.

Non è f u o r di luogo r i c o r d a r e che il Giappone prima delia guerra presentava la duplice caratteri-stica di avere una bilancia commerciale permanen-temente sfavorevole e di essere un Paese debitore.

Con la guerra, la situazione si è capovolta. Il Giap-pone ha saputo d a r e un impulso grandissimo al com-mercio con l'estero ed alla m a r i n a mercantile, riu-scendo cosi a rafforzare considerevolmente la prcP Pria posizione finanziaria fino a diventare Paese cre-ditore.

J O T E ECONOMICHE E F I N A N Z I A R I E ^

Istituto di credito p e r il c o m m e r c i o e s t e r o . — L'im-Pegno assunto davanti al Parlamento dal Ministro Per l'Industria, C o m m e r c i o e Lavoro, on. Ciuffelli, di tiare impulso ad una attiva politica di esportazione Per ristabilire a favore del nostro Paese l'esquilibrio

degli scambi e avviare alla conquista dei mercati esteri, ha p o r t a t o alla costituzione dell'Istituto di credito per il commercio estero che il ministro aveva preannunziato come organismo indispensabile, al quale intendeva dare vita per stimolare e finanziare le no-s t r e c o r r e n t i di eno-sportazione.

L'iniziativa si è attuata sotto gli auspici del mi-nistro Ciuffelli, mercè l'opera concorde dei maggiori Istilliti di credito ordinario (Banca Commerciale,Banca Italiana di Sconto, Credito Italiano e Banco dì Roma), i quali hanno preceduto alla stipulazione dell'atto co-stitutivo dell'Istituto nei locali del Ministero dell'In dustria, alla presenza del ministro.

L'Istituto italiano per il commercio estero è co-stituito in f o r m a di società anonima p e r azioni no-minative. Ha sede in Roma, ma può avere succursali dovunque, nel Regno e all'estero.

Il valore nominale delle azioni è di L. 1000. Il nuovo ente ha p e r oggetto ogni operazione finanziaria bancaria e commerciale, destinata all'organizzazione e all'incremento delle espprtazioni nazionali, nonché al commercio con l'estero.

Sono note caratteristiche del suo programma: pro-m u o v e r e d i r e t t a pro-m e n t e e indirettapro-mente studi, progetti, servizi d'informazioni commerciali in Italia e all'è stero; p r o m u o v e r e nuove imprese commerciali e ban-carie aventi per oggetto la esportazione e il commer-cio con l'estero e procedere alla loro costituzione con ogni forma di intervento finanziario. Esso inoltre si p r o p o n e di p r o m u o v e r e l'istituzione e p a r t e c i p a r e alla costituzione di aziende bancarie e commerciali aventi per oggetto diretto o indiretto lo sviluppo dei r a p p o r t i fra l'Italia e l'estero. A tal fine attuerà tutte quelle f o r m e di intese commerciali e industriali che potranno d i m o s t r a r s i o p p o r t u n e p e r i i conseguimento dell'oggetto sociale, come p u r e p e r f a v o r i r e la costi-tuzione di i n d u s t r i e in Italia e all'estero che potranno coi loro p r o d o t t i intensificare gli scambi internazio-nali.

« Organizzato in questa forma, l'Istituto colma una lacuna nell'ordinamento del commercio e pone l'Italia al livello degli altri Paesi più p r o g r e d i t i nella tecnica delle esportazioni sussidiata dalle organizzazioni ido-nee a favorire la penetrazione e la espansione com-merciale all'estero. E' da rilevare infine che il nuovo ente potrebbe fra l'altro essere un efficace s t r u m e n t o di concentrazione delle divise di rivalsa all'Istituto dei cambi, contribuendo così ad a c c r e d i t a r e la n o s t r a posizione nel m e r c a t o internazionale ».

Risultati dell'ultimo prestito. — Non sarà inutile

dare i risultati d e l l ' u l t i m o prestito testé compilati presso il Ministero del Tesoro. Il 5° P r e s t i t o d e t t e in complesso una sottoscrizione di L. 5.638 452.700. Le regioni s o t t o s c r i s s e r o nella seguente ragione, se cond o i titoli n o m i n a l i :

Piemonte 721.645.600 — Lombardia 2.376 440.700 — Veneto 103.799.100 — Liguria 612.980.100 — Emilia 911.710.100 Toscana 272.116.000- Umbria 27.020.900 — Marche 51,502.400 — Lazio 1.335.196.400 — Abruzzi e Molise 55.386.300 — Campania 378 820.300 - Calabria 41.396.200 - Basilicata 17.573.700 — Puglie 136.541.300 — Sicilia 270.504.400 - Sardegna 35.829.200 — in riassunto il n u m e r o maggiore di titoli fu collocato presso la popolazione civile privata, m e n t r e le Banche Popolari s o t t o s c r i s s e r o per oltre 188 milioni, le Casse di Ri-s p a r m i o e gli Enti morali per oltre 419 milioni e le ditte per oltre 96 milioni. A queste sottoscrizioni si aggiungono quelle effettuate nelle Colonie, le quali a m m o n t a n o a 10.652.800 e quelle all'estero, per conto di connazionali e p e r conto di stranieri, le quali am-m o n t a n o a 501.230.300. E' notevole la cifra raggiunta con la sottoscrizione al Prestito, avvenuta per mezzo della f o r m a speciale assicurativa. L'Istituto Nazionale delle Assicurazioni ha fatto 496.169 c o n t r a t t i per un capitale di 869.843,205,86.

Provento delle t a s s e sui teatri e cinematografi.

(8)

27 aprile 1919 — N. 2347 spettacoli in genere e su quelli delle scommesse nelle

corse, regate ed altre sinliligare, istituito col decreto 3 o t t o b r e 1918, n. 1452 con effetto dal 1° novembre successivo, ha p r o d o t t o nei p r i m i due mes', comples-sive L. 917,052 e precisamente L. 263,072 nel primo e L. 653,980 nel secondo. Il p r o v e n t o sembra quindi de-stinato a raggiungere i 6 milioni e forse anche a su perarli.

L'annualità del contributo e q u i v a r r à in tal caso ad avere erogato a favore della beneficenza un capitale di circa 120 milioni.

Produzione del m a n g a n e s e in Tunisia. — Esistono

in Tunisia alcune m i n i e r e di f e r r o e di manganese che sono state messe in valore dal 1907.

Ecco i dati sulla produzione di tali m i n i e r e :

1907 . . . . tonn. 820

1909 . . . . » 825

1915 . . . . » 1,400

1916 . . . . » 2,027

1917 . . . . » 5,800

Non appena sarà possibile un lavoro più razionale, queste cifre s a r a n n o facilmente sorpassate.

Imposta sui locali. — La Gazzetta Ufficiale pubblica

un d e c r e t o in forza del quale in luogo della imposta sul valore locativo istituita cogli articoli 16 a 20 del d e c r e t o legislativo 28 giugno 1886, i Comuni po-t r a n n o applicare una impospo-ta sui locali di ciascun residente nel t e r r i t o r i o municipale o ciascun ente abbia, per qualsiasi titolo, il godimento. Per i locali di godimento collettivo la imposta sarà dovuta dalla p e r s o n a o, in via solidale, delie p e r s o n e che risultano come locatari dai contratti di fìtto, i Comuni che in-t e n d o n o applicare l'imposin-ta suddein-tin-ta devono r e d i g e r e un regolamento nel quale i locali esistenti nel ter-ritorio comunale siano classificati in r a p p o r t o alla loro altezza r i s p e t t o al suolo stradale ed alla loro cu-batura e ripartiti in categorie per l'applicazione del-l'imposta. Non s a r a n n o in nessun caso imponibili i locali adibiti a servizi pubblici tanto dei comuni, che delle provincie, delle istituzioni pubbliche di benefi-cenza e di istruzione.

Il p r o p r i e t a r i o dello stabile non è considerato come avente il godimento se non p e r i locali adibiti ad uso di abitazione per sè e la famiglia o di commercio, di i n d u s t r i a o di azienda professionale in cui abbia una partecipazione e che non risultano imponibili a nome di alcun'altra persona. Il regolamento dovrà pure con-t e n e r e le con-tabelle dei locali per le singole cacon-tegorie e tutte le n o r m e relative all'accertamento, alla com-pilazione dei ruoli al contenzioso ed alla esazione!

Le aliquote m a s s i m e non p o t r a n n o in nessun caso i m p o r t a r e una imposta s u p e r i o r e al decimo del va l o i e locativo reale o p r e s u n t o determinabile a tenore dell'art 18 del d e c r e t o legislativo 28 giugno 1886, nu-mero 3023. Il r e g o l a m e n t o dovrà essere deliberato dal Consiglio Comunale ed a p p r o v a t o dalla Giunta pro-vinciale amministrativa.

All'art, n. 300 della legge comunale e provinciale è sostituito il seguente: La sovrimposta ai tributi d i r e t t i fondiari a favore del bilancio delle provincie e dei comuni può essere deliberata nella sua ragione proporzionale in misura diversa rispetto la imposta e r a r i a l e sui t e r r e n i o di quella sui fabbricati. La fa-coltà di sovrimposta è limitata r i s p e t t i v a m e n t e alle provincie ed ai comuni a 60 centesimi per ogni lira di imposta principale erariale risultante dai ruoli prin-cipali dell'anno a n t e r i o r e e dai ruoli suppletivi per l'imposta propria dei ruoli medesimi salvo il disposto del p r i m o comma dell'art 341. Le provincie e i comuni possono essere autorizzati a applicare la sovrimpo sta con un n u m e r o di centesimi addizionali s u p e r i o r e a d e t t o limite, premesso p e r ò per il comune l'appli-cazione della tassa di esercizio e di vendita, di quella sulle vetture, domestici e di una almeno delle tre tasse di valore locativo sulle famiglie e di mestieri

E' fatta facoltà alle provincie ed ai comuni che siano stati autorizzati ad eccedere il limite di sovrim-posta fondiaria, di applicare sui redditi di ricchezza

mobile delle categorie b) e c) esclusi per questi ultimi quelli tassati per rivalsa una sovrimposta in misura non s u p e r i o r e a cent. 10 per ogni lira di imposta era-riale gravante il r e d d i t o stesso iscritto nei ruoli prin-cipali dell'anno a n t e r i o r e a quello in cui viene deli-berata l'applicazione delle sovrimposte.

L'assicurazione per infortuni agricoli. —

Serven-doci dai calcoli fatti dal Min. dell'Ind., Comm. e La-voro diamo la somma che per il 1919 per l'assicura-zione dovrà g r a v a r e complessivamente sui t e r r e n i agricoli e forestali del Regno in ciascuna regione:

Piemonte L. 1.831.010 Liguria » 304.374 L o m b a r d i a » 1.720.668 Veneto » 1.729.140 Emilia » 1.258.450 Toscana » 1.114.864 Marche » 555.145 U m b r i a » 361.069 Lazio » 441.339 Abruzzi e Molise » 768.309 Campania » 1.176.570 Puglie » 953.993 Basilicata » 264.042 Calabria » 733.232 Sicilia » 1.361.221 Sardegna »' 439.652 Totale L. 15.013.098

11 s u d d e t t o fabbisogno deve essere n a t u r a l m e n t e r i p a r t i t o f r a tntte le proprietà delle provincie iscritte nei ruoli dell' imposta dei t e r r e n i .

Le quote di c o n t r i b u t o dovute dalle singole pro-prietà vanno d e t e r m i n a t e in ragione dell'imposta era-riale delle medesime. Tale ripartizione dovrà esserè fatta dalla Intendenza di Finanza.

Si sa intanto, che da calcoli del Min. dell'Industria, l'aggravio r i f e r i t o ad ogni e t t a r o di t e r r e n o a n d r à da un minimo di L. 0,85 (prov. di Napoli) ad un massimo di L. 5.66 (prov. di Campobasso).

Commercio e industria del sughero. — La

produ-zione del sughero è s t r e t t a m e n t e limitata al Bacino Occidentale del Mediterraneo ed alle coste atlantiche della penisola Iberica e del s u d - o v e s t della Francia. Delle prove di impianto di s o v e r e t i sono state fatte, con grandi spese, un p o ' d o v u n q u e (California, Austra-lia, Sud-Africa, Giappone, ecc.) ma con risultati inte-r a m e n t e negativi. Quindi i paesi che dispongono di sovereti h a n n o un m o n o p o l i o n a t u r a l e di questo pro-dotto.

La tabella annessa m o s t r a che l'Algeria fornisce da sola quasi un terzo della p r o d u z i o n e mondiale ; la Francia, l'Algeria e la Tunisia insieme r a p p r e s e n t a n o un po' più dei 2/5 di questa produzione, senza con-t a r e il Marocco, che ha del pari, dei vascon-ti boschi di sughero, la cui messa in valore non può t a r d a r e molto. Tuttavia l'industria del s u g h e r o è ancora molto ru-dimentale in F r a n c i a e v i r t u a l m e n t e inesistente nel-l'Algeria.

1 paesi grandi c o n s u m a t o r i di s u g h e r o grezzo sono, dopo la Francia, l'Inghilterra, la Russia, la Germania. l'Austria-Ungheria, gli Stati Uniti. I q u a t t r o ultimi paesi a m m e t t o n o in franchigia il sughero grezzo o in tavole, e colpiscono il s u g h e r o lavorato con forti ta-riffe doganali che favoriscono le loro industrie di t r a s f o r m a z i o n e .

~~ Soltanto l'Inghilterra, f r a le Nazioni suddette, am-mette in franchigia i s u g h e r i lavorati come quelli grezzi, ma finora si è approvvigionata soltanto nel Portogallo e nella Spagna.

Superficie e produzioni dei boschi di sughero.

(9)

27 aprile 1919 — N. 2347 L'ECONOMISTA 201 Paesi di destinazione delle esportazioni

dell'Alge-ria nel 1913 per il sughero grezzo e quantità espor-tate in quintali : Francia 66.000. Russia 72.000. Germania 58.000, Austria-Ungheria 56.000. Belgio 35.000. Paesi Bassi 22.000. Stati Uniti 55.000. Spagna 30.000. Inghilterra 9.C00. Svezia 4000. Danimarca 4000. Italia 2000. Giappone 2.000.

Le esportazioni dell'Algeria in Francia dei sugheri grezzi in tavole, hanno per oggetto la t r a s f o r m a z i o n e parziale in p r o d o t t i lavorati.

La Francia riesporta allo stato grezzo una parte dei sugheri d'Algeria ed una p a r t e dei sugheri pro-pri ed è tributaria all'estero per i sugheri lavorati, il che mostra l'inferiorità dell'industria dei tappi in questo paese, che p u r e è il più i m p o r t a n t e m e r c a t o del inondo per i p r o d o t t i lavorati in ragione dei con-siderevole c o m m e r c i o di vini imbottigliati.

Pare che il p r i m o posto sul m e r c a t o del sughero nell'Algeria sia stato preso dalle Nazioni dell'Europa Centrale, dal Belgio, dai Paesi Bassi e dagli Stati Uniti. Bisogna però notare che in tale traffico h a n n o parte preponderante le esportazioni di sugherone o sughero maschio, f r a m m e n t i e cascami.

Le spedizioni verso l ' E u r o p a Centrale e gli Stati Uniti sono in gran parte costituiti da questi prodotti interiori, destinati alla fabbricazione delle polveri di sughero, degli agglomerati (che a t t u a l m e n t e hanno tanti e cosi larghi usi) e del linoleum. Perciò la mag-gior parte dei cascami e* dei sugheri di qualità infe-riore sono assorbiti dalle i n d u s t r i e dell'Europa cen-trale e degli Stati Uniti che ne riesportano una parte dopo la fabbricazione.

Considerando soltanto il vero s u g h e r o mercantile, si vede che questi paesi occupano un buon posto, ma che la Francia e la Russia assorbano i 2/3 dei nuoni sugheri algerini.

Le esportazioni dell'Algeria in s u g h e r o lavorato sono finora rimaste limitatissime. Nel 1913 esse rag-giunsero 6500 quintali, rappresentanti circa 10,000 quin-tali di s u g h e r o lavorato. Il 70 per cento di queste esportazioni è stato diretto v e r s o la Francia ed il resto verso l'Europa centrale, specialmente verso

1 Austria-Ungheria, le cui importazioni per i p o r t i

del l'Adriatico seguivano una progressione interessante. E' del tutto r u d i m e n t a l e : nell'annata migliore (1913) non ha potuto m e t t e r e in opera che 10,000 quintali. Erima della guerra per questa situazione esisteva una doppia r a g i o n e : da una parte il consumo locale è scarso ed a u m e n t e r à solo lentamente in a v v e n i r e : d altra parte i paesi f o r t i c o n s u m a t o r i di sughero, e non produttori, non hanno preso m i s u r e per compiere entro le loro frontiere la trasformazione del sughero grezzo in p r o d o t t i lavorati, e ciò mediante tariffe do-ganali minime o nulle per il sughero grezzo ed ele-vatissime. o eddirittura proibitive sul s u g h e r o lavo rato (ad eccezione della Gran Bretagna).

Si insiste sulla necessità per la Francia di o t t e n e r e uopo la g u e r r a il libero scambio fra tutti i paesi per il sughero lavorato, o almeno la parità integrale dei diritti d'entrata su tutti i sugheri, fra t u t t e le

na-I debiti di guerra. -- Molte sono le statistiche

sulle spese cagionate dalla guerra mondiale; ma l'im-Portanza e la varietà degli elementi che abbracciano, esse non possono essere che più o meno approssi raative. Quella della Mechanìcs and Metals National fan/c di New-York, che si è specializzata in questi 'avori, limitando 1* indagine ai debiti c o n t r a t t i dal Principio della guerra da sette dei principali belli

geranti, s e m b r a avvicinarsi molto alla verità e pre-senta però uno speciale interesse.

La r i p r o d u c i a m o qui appresso, notando che le sue cifre sono lungi dall'esprimere il costo totale della guerra, perchè non c o m p r e n d o n o le spese coperte dalle imposte. Debiti i n m i l i o n i di f r a n c h i Paesi 1. a g o s t o I. g e n n a i o 1914 1919 Stati Uniti 5.000 105,000 Gran Bretagna . . . 17,500 200,000 32,500 150,000 23,000 135,000 Italia 14,000 60.000 Nazioni dell'Intesa . 92,000 650,000 Germania 21,000 200,000 Austria-Ungheria . . 18,500 120,000 Potenze centrali . . 44,500 320,000 Totale generale . 136.500 970,000 Il totale dei debiti di queste sette potenze 136,500 milioni di franchi in agosto 1919, era sette volte più elevato alla fine del 1918 con la formidabile cifra di 970 miliardi di franchi. La Gran Bretagna e la Ger-mania sono attualmente i due paesi più gravemente oberati, ciascuno avente un debito di circa 200 mi-liardi di franchi. Ma l'uno ha sull'altro enormi cre-diti, il cui conto esatto non è ancora stabilito. Ne ri-sulterà un alleviamento degli oneri dell'Inghilterra, ed un aggravamento di quelli della Germania.

NOTIZIE - COMUNICATI - INFORMAZIONI

Tassa sul titoli al portatore — L ' a r t . 12 dqlla legge 23

gen-n a i o 1902 allo scopo di f a v o r i r e il t r a m u t a m e gen-n t d dei titoli al por-t a por-t o r e d e l l e Sociepor-tà i n por-tipor-toli n o m i n a por-t i v i , a u m e n por-t ò d i u n por-terzo l ' a l i q u o t a d i tassa d i n e g o z i a z i o n e p e r i p r i m i i n c o n f r o n t o d i q u e l l a p e r i s e c o n d i : m a lo scopo c h e q u e s t o p r o v v e d i m e n t o si p r o p o n e v a n o n v e n n e r a g g i u n t o , p r i n c i p a l m e n t e p e r c h è l'aggra-vio di tassa n o n e r a così s e n s i b i l e d a c o m p e n s a r e la r i n u n c i a al b e n e f ì c i o d e l l a l o r o f a c i l i t à d i t r a s m i s s i o n e , e p e r c h è n e s s u n a s a n z i o n e f u s t a b i l i t a p e r a t t r i b u i r e la d i f f e r e n z a f r a le d u e ali-q u o t e di tassa agli i n t e s t a t a r i d e i titoli n o m i n a t i v i , così c h e la f o r m a al p o r t a t o r e è stata s e m p r e la p r e f e r i t a , a n c h e d o p o la legge d e l 1902.

Dalle s t a t i s t i c h e a n t e r i o r i alla g u e r r a r e l a t i v e alla t a s s a di n e -goziazione r i s u l t a i n f a t t i c h e la m e d i a a p p r - o s s i m a t i v a d e i t i t o l i n o m i n a t i v i r a p p r e s e n t a a p p e n a u n sesto d e l c o m p l e s s o d e i t i t o l i l a s s a l i ; invece il v a l o r e c o m p l e s s i v o dei t i t o l i al p o r t a t o r e d e n u n -ziati p e r le s u c c e s s i o n i r i s u l t a i n c o n t i n u a e s e n s i b i l e d i m i n u z i o n e , t a n t o c h e m e n t r e n e l l ' e s e r c i z i o 190405 il v a l o r e d e i titoli al p o r -t a -t o r e c a d u -t i i n s u c c e s s i o n e v e n n e d e n u n z i a -t o i n L. 24,229,757 q u a s i u g u a l e a q u e l l o d e i t i t o l i n o m i n a t i v i c h e f u d i L. 24,774,189 n e g l i esercizi s u c c e s s i v i il v a l o r e d e i titoli al p o r t a t o r e d e n u n z i a t o a n d ò m a n m a n o d i m i n u e n d o , s i n o a s c e n d e r e a L. 14.4(9,370 nel-l ' e s e r c i z i o 1907 - 8 e a L. 6,012,510 n e nel-l nel-l ' e s e r c i z i o 1914-15. P e r t a n t o , s u l l a t r a c c i a d e i d i s e g n i di legge N. 68 e 61 b i s pre-s e n t a t i n e l l a pre-s e d u t a d e l l a C a m e r a d e l 3 f e b b r a i o 1914 e d a l l a pre-stepre-spre-sa a p p r o v a t i n e l l a s e d u t a d e l 2 luglio 1914 e d i s c u s s i p o i a n c h e da-v a n t i al Senato, m a c h e n o n si p r o m u l g a r o n o p e r c o n s i d e r a z i o n i di o r d i n e g e n e r a l e , c i r c a il m o m e n t o e c o n o m i c o c h e a t t r a v e r s a v a a l l o r a il p a e s e , è stato ora e m e s s o u n d e c r e t o da s o t t o p o r s i al P a r l a m e n t o p e r la c o n v e r s i o n e i n legge, col q u a l e m e n t r e a solo s c o p o di s e m p l i f i c a z i o n e c o n t a b i l e si d i m i n u i s c e d a L. 2,625 a l i r e 2 p e r m i l l e l ' a l i q u o t a v i g e n t e p e r i titoli n o m i n a t i v i , si a u m e n t a d a j . . 2,70 a L. 3,50 p e r m i l l e , q u e l l a sui titoli al p o r t a t o r e , f a c e n d o o b b l i g o alle Società, s o t t o la c o m m i n a t o r i a di s a n z i o n i p e n a l i , d i a s s e g n a r e ai p o s s e s s o r i d e i titoli i n t e s t a t i il m a g g i o r p r o f i t t o cor-r e l a t i v o alla m i n o cor-r e a l i q u o t a d i t a s s a su di esse c o cor-r cor-r i s p o s t a , i n c o n f r o n t o a q u e l l a c h e si a p p l i c a ai titoli al p o r t a t o r e .

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