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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.13 (1886) n.653, 7 novembre

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L'ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, F IN A N Z A , COMMERCIO, BA N C H I, FER R O V IE IN T ER E SSI P R IV A T I

Anno X III - Voi. XVII

Domenica 7 Novem hre 1886

N. 658

LE COSTRUZIONI FERROVIARIE

La questione della costruzione delle nuove linee ferroviarie, che vennero autorizzate nel 1879, è sem­ pre all’ordine del giorno, e sembra che nè le leggi del 1881 e del 1882 nè quella del 18 8 5 che approvava le convenzioni di esercizio, abbiano risoluto il gra­ vissimo problema. Da più parti anzi si alzano la­ menti perchè le nuove costruzioni non progrediscono o progrediscono troppo lentamente, ed alcuni affer­ mano in modo reciso che, per dare un definitivo as­ sestamento alla questione, è necessario cambiare ra­

dicalmente il sistema.

Non è fuor di luogo quindi esaminare in modo sommario l’ argomento ed informare i lettori sui progetti che a quanto sappiamo si stanno escogi­ tando.

È noto chela legge del 27 luglio 1 8 7 9 autorizzava la graduale costruzione di oltre 6 0 0 0 chilometri di nuove ferrovie che importano una spesa comples­ siva calcolata in circa 1400 milioni; e autorizzava pure il Governo a provvedere i fondi necessari per tali co­ struzioni nella misura di 60 milioni annui, per 21 anni, emettendo altrettanta rendita perpetua 5 per cento. È noto come, colle leggi 4 giugno 1881 e o luglio 1882, per affrettare il compimento almeno delle linee principali, venisse stabilito che negli ap­ palti fosse fissato l’obbligo di compiere i lavori in un tempo minore di quello corrispondente alle somme stanziate in bilancio ; è pure noto infine che la legge 27 aprile 1885, mutando sistema, non solo auto­ rizzò il Governo di fare eseguire le costruzioni dalle società esercenti, sia à forfait, sia a rimborso di spese, ma anche che stabilì i fondi dovessero essere provveduti mediante la emissione di obbligazioni ferroviarie tipo 5 per cento, garantito dallo Stato.

Malgrado tutto questo si ripete però da molte parti che il congegno è ancora imperfetto, che non funziona così speditamente come vorrebbesi e che se si vuole che le costruzioni progrediscano e ven­ gano compiute secondo le disposizioni di legge, è necessario escogitare un nuovo sistema che eviti i gravissimi inconvenienti sin qui lamentati, e nel tempo stesso rimedi a quella situazione di arenamento, nella quale oggi ci si trova.

Ora le cause del male attuale sono molteplici e com plesse; tuttavia crediamo di poterle dividere in due gruppi, quelle finanziarie e quelle giuridiche.

Le cause finanziarie toccano ad un tempo il pas­ sato e l’avvenire. Infatti, per ciò che riguarda il passato, importa notare che la legge 1879 pretese

non solamente fissare la spesa annuale di cui si gravava il bilancio, ma anche il costo di ciascuna linea e quindi anche il costo approssimativo di tutte le linee autorizzate. Se non chè di moltissime — di quasi tutte anzi — mancavano gli studi ed i pro­ getti di dettaglio;' perciò le cifre di costo furono sta­ bilite sopra basi ipotetiche e sempre bassissime, af­ fine di potere più facilmente ottenere la autorizza­ zione e far si che la legge comprendesse il maggior numero di chilometri, colla minore spesa possibile. Ma questo risparmio, facile a conseguirsi sulla carta della legge, non era facile a raggiungersi sul ter­ reno dei lavori. Ne venne quindi che, appaltate le linee per una certa somma, nei limiti di 60 milioni annui, mano a mano che progredivasi nella costru­ zione e che sostituivasi ai progetti vaghi o di mas­ sima dei progetti concreti, le spese ascesero molto più alte delle somme preventivate. Non porteremo che due soli esempi : — la succursale dei Giovi che, preventivata per 25 milioni, ne costa già 60 e non è ancora compiuta ; — la linea Ebolì—Reggio che dà già un aumento del 78 per cento circa, e siamo appena al principio della esecuzione.

11 Ministero quindi si trovò ben presto nell’ im­ barazzo, poiché si esaurirono i fondi stanziati in bi­ lancio e si costruì un molto minor numero di chi­ lometri di quelli che proporzionalmente ai fondi stessi non fosse stato preventivato. Da ciò una d e- ficenza sul bilancio delle costruzioni, defìcenza che ogni anno andava crescendo per accumulazione e che già, si afferma, sorpassa, e di molto i 100 milioni.

Due vie sono aperte per sanare questo stato di cose : o la sospensione dei lavori per servirsi dei fondi di un paio d’ anui alfine di pagare, non già nuove linee, ma quelle costruite fin qui; — o chie­ dere al Parlamento dei nuovi stanziamenti che sal­ dino questo strascico de! vecchio sistema.

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pubblico, hanno prodotto sul mercato la più favore­ vole impressione e furono salutate con rialzi note­ voli e durevoli ; ma sventuratamente i fatti dim o­ strarono che quelle dichiarazioni non erano accom- gnate da suffìcente energia per metterle in esecuzione e cominciarono a non riscuotere più quella fiducia che dapprima avevano ispirata. E infatti l’affermare che si voleva chiudere il Gran Libro ed emettere in pari tempo oltre 6 0 milioni 1’ anno di consoli­ dato, era per lo meno strana cosa.

Se non che la legge del 27 Aprile 1885 tentò una riforma che dal mercato venne però considerata più apparente che sostanziale ; alla emissione di rendita 5 0 |o si sostituì per le costruzioni ferroviarie la emissione di obbligazione 3 per cento. Osservavasi che il mercato dei titoli ferroviari era diverso da quello della rendita e che potevasi quindi tentare questo nuovo mercato evitando di aggravare quello che in certo modo mostra vasi saturo. Ma l’ esperienza ha ormai dimostrato che tali considerazioni non sono complete, poiché se è vero ciie una clientela, diversa da quella che acquista la rendita, può rivolgersi ai titoli ferroviari, è altrettanto vero — e nell 'Economista più volte I’ abbiamo notato — che la fiacchezza dei corsi del nostro consolidato, più che dalla saturazione del mercato, dipende dal ritenersi la entità del debito dello Stato sproporzionata alla potenza del bilancio. Ora sia colla emissione della rendita, sia colla em is­ sione delle obbligazioni, il debito dello Stato viene ad aumentarsi e colla legge 27 Aprile 1885 che autorizzava le obbligazioni, il debito aumentavasi di 100 anziché di 60 milioni l’ anno, ed aumeata- vasi anche per i nuovi 1000 chilometri autorizzati.

Non si può negare adunque che la questione delle nuove costruzioni dal lato finanziario non sia grave assai e non meriti studio accurato per rimediarla, sia per sanare le piaghe del recente passato, sia per provvedere all’ avvenire, evitando i danni che indi­ rettamente risente l’ economia del paese dalle nuove emissioni.

Brevemente diremo del lato giuridico della q u e­ stione. L’ articolo 8 della legge 27 Aprile 1885 dice che la costruzione di tutta o parte di una strada ferrata autorizzata per legge, potrà essere dal governo affiliata, a prezzo fatto, o a rimborso di spesa, alle Società che esercitano la rete mediterranea, adriatica e sicula ; ma che quando si affidi la costruzione a prezzo fatto, i progetti tecnici, con le relative condi­ zioni di esecuzione e di prezzo, siano sottoposte al Consiglio superiore dei lavori pubblici, mentre i con­ tratti non potranno dal Governo essere stipulati se non sentita la Avvocatura generale erariale ed avuto il parere favorevole dal Consiglio di Stato ; quando poi si affidi la costruzione a rimborso di spesa debbano essere determinate nel contratto, la forma e le cau­ tele con le quali dovrà il concessionario dare in accollo i lavori, mentre i progetti tecnici saranno sottoposti al Consiglio superiore dei lavori pubblici ed i contratti all’Avvocatura generale erariale ed al Consiglio di Stato.

Queste saggie disposizioni della legge se tutelano lo Stato contro possibili abusi, ne rendono d’altra parte difficile assai per la loro complicazione la ese­ cuzione; ed è per questo appunto che tanti ostacoli incontransi oggidì nel compimento di questa parte del contratto. Prima di tutto mancano i progetti tecnici per quasi tutte le linee, e quelli che esistono sono affatto insufficienti per servire di base ad un

contratto o a prezzo fatto od a rimborso di spese. Il Consiglio superiore dei lavori pubblici, l’Avvoca­ tura erariale ed il Consiglio di Stato, se potevano essere molto corrivi nell’approvare i progetti quando era lo Stato che ad un tempo costruiva e pagava, si credono oggi, e giustamente, in dovere di essere meticolosi e perfino scrupolosi trattandosi di con­ tratti nei quali chi costruisce sono le Società, chi deve pagare è il Governo. E le Società stesse sono renitenti ad assumere i contratti a prezzo fatto in- quanlochè, traducendo in progetti tecnici quei progetti di massima che sono stati compilati nello scopo di far credere piccolissima la spesa, si trovano a dover chiedere molto di più di quello che è stato oreven- tivato, come avviene per le Eboli—Reggio il cui pre­ ventivo fino ad ora è già salito da 180 a 2 1 0 mi­ lioni. D’ altra darte l’altro sistema del rimborso di spesa, oltreché essere per molte ragioni difficile ad applicarsi, non può adescare le Società, le quali si troverebbero a dover costruire per conto dello Stato senza alcun com penso, e quindi fungere tra lo Stato e li accollatari da terzo incomodo.

Ecco adunque la situazione della questione delle costruzioni ferroviarie sotto il duplice aspetto finan­ ziario e tecnico: — deficit di quasi 1 00 milioni per le costruzioni fin qui fatte ; — convenienza di solle­ vare lo Stato dall’ aumento del debito; — difficoltà di applicare la legge 27 maggio 1 8 8 5 ; — urgenza di riprendere e condurre alacremente i lavori.

Ora una questione di tanta importanza non po­ teva fare a meno di attirare la attenzione dell’on. Magliani e di fargli intraprendere degli studi sul­ l’argomento, e siamo assicurati che è suo .m endi- mento di provocare al più presto una soluzione ra­ dicale e definitiva che rimedi agli inconvenienti finanziari del problema, e sollevando il bilancio di parecchi milioni, faciliti nello stesso tempo la co­ struzione delle linee votate.

Se adunque le nostre informazioni sono esatte, come crediamo, l’on. Magliani vorrebbe far votare dalla Camera un progetto di legge che lo autoriz- zas e, non già a costruire, ma a concedere la costru­ zione e l’esercizio delle nuove linee alle t-e società esercenti. Tale concessione si farebbe sulla base delle sovvenzioni chilometriche, lasciando allo Stato il di­ ritto al riscatto dando la concessione per un lungo periodo; ed cautelando le concessioni stesse in quanto occorra per renderle adattabili agli attuali contratti di esercizio, e profittando dei momenti attuali, nei quali il denaro è a buonissimo mercato, per ottenere condizioni favorevoli allo Stato.

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L’ E C O N O M I S T A

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IL T IIT IW 01 u n ITILO-FHOESE

N ell’ ultimo nostro numero abbiamo esaminato sotto 1’ aspetto generale il movimento commerciale italiano da e per la Francia ed abbiamo colle cifre alla mano dimostrato che la Francia è tribu­ taria all' Italia più che questa noti sia a quella. Usiamo di questa parola tributaria, perchè è entrata ormai nell’uso comune sebbene esprima tutt’ altro che correttamente il concetto che si vuol con essa manifestare. Da questo fatto della maggiore quantità di merce che va in Francia a paragone di quella che viene di Francia, maggiore quantità che si eleva a circa 150 milioni, abbiamo concluso che, tenuto conto delle idee protezioniste, oggi predomi­ nanti in Francia, se si dovesse rinnovare il trat­ tato di commercio non vi è dubbio che saremmo costretti a vederci diminuita la nostra esportazione ed aumentata la esportazione dalla Francia in Italia, poiché la dottrina dei temperamenti medi e delle eque transazioni implica appunto questi compromessi pei quali tutto dovrebbe diventare artificialmente uniforme ed armonioso.

Vediamo ora da che sia, nelle specie, formato il commercio tra i due paesi ; e cominciamo dalla nostra esportazione che, come abbiamo veduto, si eleva in media a circa 450 milioni.

Ci incontriamo subito in due voci di grande produzione agraria : l’olio ed il vino, che insieme danno una esportazione per la Francia di circa 60 milioni, di cui 42 di vino e 18 di olio; la Francia assorbe 1 ,1 6 4 mila dei 1 ,5 4 6 mila ettoli­ tri di vino che abbiamo esportato nel 18 8 5 ed il movimento, in relazione alle vicissitudini della pro­ duzione agricola, è sempre crescente. In quanto al­ l'olio ne comprò 142 mila quintali quindi quasi 2 |5 di tutta la nostra esportazione. Ed assieme al vino la Francia acquista anche una grossa partita del nostro Tartaro (bitartrato di potassa) grumo di botte e feccia di birra eec.; infatti noi ne^esporlammo 131 mila quintali per 16 milioni di lire e ne andarono in Francia 36 mila quintali per oltre 4 milioni e mezzo.

Troviamo poi circa 4 milioni di prodotti vegetali per tinta e per concia, 7 1[2 milioni di canapa greggia, oltre 2 milioni di canapa pettinata e 3 m i­ lioni di filati.

L’agricoltura dà aneora 2, 4 milioni di radiche da spazzole, 4 milioni di granaglie, 6 1 |2 di riso, 1 di frutta fresche, 3 di frutta secche, quasi un milione di ortaggi e finalmente quasi cinque mi­ lioni di carbone di legna e di legname rozzo e di assicelle.

I prodotti non propriamente agricoli ma affini al­ l’agricoltura e ad essa annessi salgono ad una co­ spicua cifra. Viene prima la seta, di cui esportiamo in Francia 127 milioni, cioè 23 mila quintali di tratta greggia, e poi quasi 11 milioni di cascami di seta greggi o pettinati. Poi 16 milioni di animali bovini, uno e mezzo di ovini ed altrettanti di suini. Il pol­ lame dà quasi 9 milioni, oltre un milione la selvag­ gina, 5 milioni il burro, più di 2 il formaggio, 13 mi­ lioni le uova. Una terza categoria di prodotti, le ma­ terie prime, offrono una esportazione in Francia medio­ cre assai: sono 4 milioni di pelli crude piccole, 2 di

minerali, specialmente zinco, 2 e mezzo di marmo greggio, e 5 milioni e mezzo di zolfo.

In quanto ai manufatti ecco la nostra esportazione verso la Francia : tessuti di seta 3. 2 milioni ; m o­ bili 1. 5 milioni ; treccie e cappelli di paglia 6. 2 m i­ lioni; due milioni di guanti; 1 .8 milioni di marmo lavorato; 2 .2 milioni di vetri smalti e conterie; 1 .7 milioni di corallo lavorato, ed un milione di mercerie comuni.

Queste cifre riguardano il 1885, anno nel quale la nostra esportazione verso la Francia salì a 367 m i­ lioni e riguardano un complesso di 329 milioni gli altri trentotto essendo sparsi sulle mille altre voci, ciascuna delle quali però presenta un movimento di piccola entità.

Risulta pertanto da questa breve rivista che la nostra esportazione per la Francia è composta: 1° prodotti agricoli 105 milioni cioè il 2 8 per cento 2 ° prodotti annessi

alla agricoltura 189 » 51 »

3 ° materie prime 15 » 4 »

4 ° prodotti manufatti 20 » 6 » 5° altri prodotti 38 » 11 »

Ora la prima cosa che ci vien fatta di doman­ dare a proposito della denuncia del trattato di com­ mercio è: se coloro i quali tanto si affannano a dimo­ strare così grave la crise agraria vogliono assumersi la responsabilità di denunciare un trattato che po­ trebbe non essere rinnovato — ed il recente esem­ pio di quello per la navigazione ci ammaestra — e potrebbe ad un tratto chiudere alla agricoltura ita­ liana uno sbocco di quasi 30 0 milioni.

E notisi bene che è per lo meno ridicolo il dire che la Francia non potrebbe fare a meno dei nostri prodotti, poiché i concorrenti nostri sono molti e forti. Il vino della Spagna, la seta della Svizzera e del sud dell’Austria gli ortaggi dalla stessa Spagna e dal Reno, potrebbero, quando si trattasse di rap­ presaglia, e colla scarsa simpatia che ci dimostra fa Francia, surrogare benissimo i nostri prodotti.

Lo ripetiamo è il caso di meditare e profonda­ mente.

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tere gli apati, che convinca gli indifferenti del male che ci minaccia, che ordini le fila, non diremo dei liberisti per non creare dissensi sulle parole, ma degli amici e fautori sinceri del pane a buon mercato.

Invero è per lo meno ingenuo il confidare nella fede sincera del ministero alle dottrine economiche liberali: Senza rammentare gli strappi recati in breve tempo alla libertà con leggi che gli stessi loro par­ tigiani riconoscevano sbagliate o poco studiate ; senza dire che promesse più o meno accorte furono fatte in varie Occasioni rispetto alla tutela che lo Stato intende esercitare sulle industrie nazionali, senza ri­ flettere neanche a tutto questo, si sa e troppo bene che la politica visse sempre di transazioni. E in questo periodo del governo parlamentare in cui i difetti suoi sono quelli che più si palesano, il regi­ me delle transazioni è la base stessa del governo, il quale per vivere è, riconosciamolo pure, costretto a cercare non la soluzione migliore delle varie que­ stioni ma raccomodamento che meglio serve a riu­ nire una maggioranza pur che sia. Sarà quindi stolto il maravigliarsi se il governo, dopo reiterate dichia­ razioni di essere e di voler rimanere fedele, non diremo al libero scambio, di cui non e’ è neanche l’ombra, ma alla libera introduzione del grano, finirà poi per accettare dai fervidi compioni dei tempera menti medi un patto di transazione che valga ad ac­ contentare, come promessa di future concessioni, i dichiarati fautori del protezionismo, senza romperla coi tiepidi campioni del libero scambio. Già si in - travvede la possibilità di un tale accordo. Il gruppo degli agrari ha chiesto con tutte le sue forze per parecchi anni il dazio di tre lire seguendo [’esem ­ pio francese oggi quel dazio è inefficace e insuf­ ficiente e i protezionisti delle due nazioni latine ac­ carezzano nel loro intimo il dazio di cinque lire e quasi quasi di IO; ma ciò non monta, per ora, per la prima volta, pensano i nostri agrari, se non sarà possibile ottenére neanche il dazio di tre lire ci ac­ contenteremo di due lire, sarà tanto di guadagnato materialmente, e si capisce perchè; moralmente aven­ dola spuntata contro i liberisti.

Il Ministero è intanto preso tra due fuochi ; dal nord e dal sud partirà forse il primo impulso, e fra i contendenti qualche grande apostolo delle mezze misure saprà ben trovare il modo di conciliare le peritanze governative colle pretese dei rappresentanti, che non osano negare ai grandi elettori il privilegio di vendere i loro prodotti a un prezzo di monopolio. La prova, nessun dubbio, sarà tentata e ritentata-, il Ministero cercherà di resistere, ma la sua fermezza -di' convincimenti non giungerà al punto da ritirarsi pèr non disdirsi. D’ altronde si usa dire in tali casi, che se la maggioranza del paese per mezzo dei suoi rappresentanti chiede una riforma, poiché questa o in un modo o nell’ altro verrebbe attuata, tant’è che il Ministero rimanga.

La logica fa difetto, ma il ragionamento è comodo e pòchi certo si sentirebbero la forza di non farne uso. Ad ogni modo se non è nel Ministero che si può -confidare, quale altro mezzo rimane cui ricorrere qjer difendere non le teorie, ma gl’interessi dei consu­ matori, i nostri interessi? La risposta parrebbe facile, poiché l’ opinione pubblica noD può essere coi parti­ giani del rincaro del pane; conviene quiudi appoggiarsi "su di essa, suscitarne la sua notevole influenza, re­

golarne l’ azione perchè il suo voto abbia più peso. Certo questo è possibile e si è visto più volte ; ma

una amara esperienza ci ha convinti che poco v’ è a sperare in una seria organizzazione delle forze liberali. La sfiducia possiede il maggior numero; l’ incertezza si è infiltrata negli animi e il sistema dei temperamenti medi ha trovato nuovi aderenti; la lotta per la libertà commerciale, ancora tra le più grandi che 1’ umanità civile debba combattere, trova uomini impari ad essa, forze disperse e deboli.

Non per pessimismo od altro, ma per 1’ esperienza le nostre speranze in una salda compagine liberale sono assai scarse; nonostante non ci siamo mai stan­ cati nè tralasceremo ora di appoggiare e caldeggiare l’ idea di una unione di quanti intendono opporsi a qualsiasi rincaro del pane e promuoverne anzi il buon mercato colla riforma del dazio consumo, in modo che la abolizione del macinato, che fu un grande sacrifizio per le nostre finanze, abbia il suo' pieno effetto.

Da parte nostra, non abbiamo bisogno di dirlo, siamo avversari costanti di quelle transazioni che non fanno già omaggio ai sentimenti conciliativi, ma feriscono i buoni principi economici e offendono gii interessi generali. Noi respingiamo il dazio di 5 come di 3 e di due lire e chiediamo in questa materia il mantenimento dello statu quo, come su altri punti del regime doganale facciamo voli si abbandoni il sofisma della protezione del lavoro nazianale.

Con le mezze misure si crede di sodisfare e di armonizzare gli interessi particolari, mentre non si fa altro che mistificare i produttori, i commercianti e i consumatori.

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7 novembre 1886

L’ B CO NO M I S.T A

nel 1885, ma invece di alzare i prezzi dei cereali I hanno dato ai protezionisti un nuovo argomento per chiedore una barriera più alta.

Si può comprendere sino a un certo punto che i pro­ tezionisti francesi, delusi nelle loro speranze, s’arrabat­ tino ora per ottenere qualche vantaggio, meno effimero del precedente. Ma ciò che non si può comprendere affatto è che in Italia vi siano degli uomini i quali disconoscano le lezioni dell’esperienza e tentino di ripetere da noi gli errori d’oltre alpi o, peggio, vadano in cerca di transazioni per accendere un lume ai santi e un altro al diavolo.

Sul bilancio iella società ielle strade ferrate leilterranee

Abbiamo ancora qualche cosa da dire sul bilancio della società ferroviaria del Mediterraneo ; e prima di tutto dobbiamo rispondere brevemente alla F rank­ furter Zeitung, che nel numero arrivatoci sabato scorso, torna a parlare di questo argomento, e vera­ mente aggiunge agli altri nuovi elementi di confu­ sione.

Come prevedevamo nell’articolo del 31 ottobre, la Frankfurter Zeitung non ha compreso il signifi­ cato di uno dei titoli di entrata del bilancio della Mediterranea che dice :

Metà, del correspettivo per l’uso del materiale ro­ tabile e d’esercizio assegnato alla società dall’art. 23 del Contratto, sotto deduzione dell'imposta di ricchez­ za mobile pagato all’erario — L. 3 379,634.

Ed il giornale di Francoforte, non rilevando che la metà del correspettivo ammette l’esistenza del­ l’altra metà e che questa seconda metà è stata messa al fondo di riserva, va almanaccando da che possa essere costituito questo fondo di riserva, del quale abbiamo parlato, e scrive : « Il pagamento dell’altro cupone semestrale secondo I’ Economista spetta al sindacato; la somma mancante di L. 1 2 5 ,2 5 9 deve essere coperta colla riserva la quale, secondo la prima esposizione ufficiale è dotata con L. 2 ,4 0 0 ,0 0 0 in cifre tonde. La provenienza di questa ultima somma ci sembra essere la seguente : — Dell’incasso lordo della rete principale che ascende a L. 104,4 8 5 ,4 9 9 si preleva il 10 per cento da destinarsi ai fondi di riserva, cioè L. 10,488,550; di (questi spettano alla Società L. 7,820,000; per i fondi diversi rimangono adunque L. 2 ,6 2 8 ,5 5 0 . Aggiungasi secondo il capi­ tolato art. 73 anche il 10 per cento del prodotto lordo della rete secondaria con L. 156,578, rimangono per i fondi di riserva e di rinnovamento L. 2,785,128. Se si toglie da questa cifre il 13,20 per cento d’im posta, si ha la somma di L. 2 ,4 1 7 ,4 9 1 , cioè quanto viene annunziato ufficialmente. »

I nostri lettori, ai quali a suo tempo abbiamo ampiamente spiegato il congegno delle convenzioni per l’esercizio ferroviario, comprenderannno facil­ mente che la Frankfurter Zeitung ha preso equi­ voco tra i quattro fondi di riserva istituiti per il con ­ tratto stesso di esercizio, affine di provvedere alle spese derivanti da forza maggiore, di rinnovare il ma­ teriale mobile di rinnovare l’armamento metallico, e aumentare l’asse patrimoniale, ed i fondi di riserva statutari della Società.

713 Si persuada quindi l’autorevole diario di Fran­ coforte che la confusione e la oscurità su questo proposito deriva soltanto da ciò, che Fautore del suo articolo, non conoscendo abbastanza il contratto di esercizio, ha confuso cose assolutamente diverse, cercando di spiegare con voli fantastici, quel o che era chiarissimo, ma che tuttavia non riusciva a com­ prendere. E siamo sicuri che la Frankfurter Zeitung conosciuto P errore saprà e vorrà francamente con­ fessarlo.

Abbiamo poi qualche notizia da dare ai nostri lettori sulla relazione che il Consiglio di ammini­ strazione presenterà alla Assemblea indetta per il giorno 21 del corrente mese. Limitandoci oggi alla parte finanziaria, che è la sola interessante; in que­ sto momento, noteremo che il Consiglio, assumendo l’esercizio, aveva fatto un preventivo, il quale si basava sopra un prodotto di 108 milioni per la rete principale e 1 ,6 0 0 ,0 0 0 per la rete secondaria. Le entrate quindi si prevedevano allora così determi­ nate approssimativamente.

Per la rete principale (6 2 1 /2 ) L. 6 7 ,500,000 Quota del 5 0 0 |0 della rete se­

condaria L. 820 ,0 0 0 , più 3000 per

i 91 chilometri 5 7 3 , 0 0 0 . . . . » 1,393,000 Totale . . . L. 68,893,000 E le spese erano state così preventivate : Direzione e servizi amministrativi , L. 2 ,4 3 0 ,0 0 0 Servizi a ttiv i...» 6 4 ,0 9 0 ,0 0 0 Spese generali dell’esercizio . . . » 2 ,3 2 0 ,0 0 0

Totale . . . L. 68,840,000 Prevedevasi quindi un avanzo di L. 5 3 ,0 0 0 . Invece i risultati dell’esercizio danno per la rete principale, non 1 08 milioni, ma L. 1 0 4 ,4 8 5 ,4 8 9 .0 8 , per cui una compartecipazione di L. 65,303,436.93 ; alla quale aggiungendo L. 2,0 7 6 ,5 8 6 .6 7 ricavate dai trasporti in servizio e per conto dello Stato, si ha un totale di L. 6 7 ,3 8 0 ,0 2 3 .6 0 . A questa cifra si aggiunga che il prodotto della rete secondaria fu di L. 1 ,5 65,782.57, alquanto inferiore alle previsioni, mentre essendosi aumentato il numero dei chilo­ metri esercitati e quindi il compenso fisso di L. 3000 al chilometro dovuto dallo Stato alla Società, ne de­ riva che questa dalla rete secondaria ebbe un in­ troito di L. 1 ,5 3 5 ,9 5 7 .8 5 , superiore alle L. 1,395,000 previste In conclusione adunque, tra la previsione delle entrate che abbiamo veduto fatte in L .6 8 ,893,000 e l’ accertamento di Lire 6 8 ,9 1 5 ,9 8 1 .4 5 , corre la differenza in più di L . 11,981.43.

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Prodotti

Prodotto della rete

principale . . L. 104,485,499.08

di cui il 62 1/2 0/0 L. 65,303,436.92

Prodotto della rete

secondaria . . » 1,565,782.57 di cui il 50 0/0 » 782,891.28 L. 3000 al chilome­ tro (251) per la rete secondaria » 753,000.00 Prodotti e rimborso di spese » 2,076,586.67 Totale L. 68,915,914.87

Spese

Direzione e servizi amministrativi . L. 2,788,285.30 Servizio, manteni­ mento e lavori. » 11,861,828.47 Servizio, trazione e materiale. . . » 25,162,278.75 Servizio , traffico e movimento . . » 26,638,880.91

Spese generali del­

l’esercizio . . » 2,117,377.38

Totale L. 68,568,650.81

Avanzo L. 347,264.06

Perciò l’attivo dell’esercizio del primo anno sarebbe rappresentato: — da L. 3 4 7 ,2 6 4 0 6 quale residuo attivo sui prodotti delle due reti ; da L. 3,3 9 7 ,6 3 1 .9 3 quale correspettivo per l’uso del materiale rotabile; — da L. 2 3 0 ,2 0 2 .5 4 di prodotti diversi ; quindi un totale di L. 3 ,9 7 7 ,1 6 8 .1 !.

Contro questa somma stanno: L. 6 7 0 ,3 9 9 .5 2 di spese generali di amministrazione; L. 5 1 ,2 7 9 .6 9 quota d’am­ mortamento delle spese di fondazione e L. 8,248.01 come perdita per l’esercizio della linea Modane-Cou- fine; un totale di L. 729,9 2 7 .2 2 .

Essendo quindi l’attivo di L. 3 ,9 7 7 ,1 6 8 .1 1 ed il passivo di . . . » 729,927.22 rimane un avanzo netto di L. 3,2 4 7 ,2 4 0 .8 9 Finalmente essendo il dividendo di L. 1 2 ,5 0 da corrispondersi alle azioni per il secondo semestre (poiché if capitale sociale deve considerarsi com e esposto per un solo semestre) pari a L. 3 ,3 7 5 ,0 0 0 , rimane una insullìcenza di L. 1 2 7 ,7 5 9 .1 1 che il con­ siglio propone di levare dalla riserva, al quale per l’art. 60 dello Statuto venne versata la metà del cor­ respettivo per 1’ impiego del materiale mobile; così la riserva ordinaria (da non confondersi coi fondi di riserva stabiliti dalle convenzioni ai quali pensa lo Stalo col 10 per cento della sua quota di prodotto lordo) verrebbe portata a conto nuovo con L. 2 ,5 27,534.39.

Questa esposizione speriamo riuscirà chiara anche ai giornali tedeschi, i quali, troppo impazienti, hanno voluto non accontentarsi delle notizie che si pubbli­ cavano, aspettando di conoscere i maggiori parti­ colari, ma vollero discorrere subito e fare apprez­ zamenti e deduzioni fantastiche.

Ed ora ci rimane a sperare che lo sviluppo cre­ scente del traffico permetta alla Mediterranea di man­ tenere in un prossimo avvenire le promesse sue ac­ contentando gli azionisti ed al tempo stesso miglio­ rando sempre più il servizio.

RIVISTA ECONOMICA

I l C ongresso d e lle C asse d i r is p a r m io fr a n c e s i

L ’in c h ie s ta b e lg a s u lle co n d iz io n i del la v o ro e le p ro p o s te d e lla C om m issioneUna le g g e in g le s e

s u lle o re d i la vo ro n e i m a g a z z in i.

Un congresso delle casse di risparmio deve aver luogo a Firenze tra poche settimane. Come avremo agio di riferire fra breve, sarà esaminata e discussa in quella occasione la questione dell’intervento dello Stato nella amministrazione delle Gasse di risparmio, ingerenza che le Casse si apparecchiano giustamente a combattere e che, a quanto si afferma, il governo intenderebbe con una nuova legge di estendere ec­ cessivamente. Ma non è di ciò che qui vogliamo discutere; intendiamo invece di segnalare all’ atten­ zione dei lettori il congresso delle Casse di rispar­ mio francesi, recentemente tenuto a Parigi per ra­ gioni alquanto diverse, è vero, ma nel fondo identiche a quelle che motivarono la prossima riunione dei rappresentanti delle Casse italiane.

Il Governo francese ha presentato alla Camera dei deputati il 6 luglio p. p. un progetto di legge col quale l’interesse che la Caisse aes dépôt et con­ signations deve pagare alle Casse di risparmio in virtù della legge 7 marzo 1853 sui depositi da esse versate sarebbe p o r ta i dal 4 al 3 e mezzo per cento. Gli utili derivanti da questa riduzione alla Cassa dei depositi andrebbero ad aumentare il suo fondo di riseria, sul quale sarebbero prelevate in avvenire le somme necessarie per colmare i deficits che si verificassero nella gestione delle Casse di risparmio e per far fronte alle spese di un nuovo controllo. Il Congresso ha veduto in questa disposizione del pro­ getti) una ingerenza indebita dello Stato nella gestione delle Casse di risparmio, ed una minaccia per la loro autonomia e la loro indipendenza. È stato quin­ di chiesto che -siano portate queste modificazioni al progetto in discorso. Anzitutto che siano soppressi i controllori agenti dello Stato, perchè la presenza degli amministratori alle operazioni delle casse di risparmio è una garanzia sufficiente pei depositanti e chiedono iuvece l’istituzione di ispettori speciali incaricai della sorveglianza di questi stabilimenti. Inoltre il Congresso ha chiesto che l’interesse sia por­ tato non al 3 e 1 |2 ma al 3 e 3 |4 per 0 /0 essendo pro­ vato che a questo saggio di interesse la Cassa dei depositi potrebbe aumentare annualmente il suo fondo di riserva di qualche milione.

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sparmio andrebbero riformate ab imis e, sopratutto, esse stesse dovrebbero curare l’impiego dei depositi se si vuole che [’economia del paese possa servirsi di capitali a buon mercato per svilupparsi.

La questione verrà senza dubbio in discussione alla Camera francese tanto più che oltre il progetto ministeriale francese, ve n’ è un altro del signor Hubbard specialmente per l’ impiego delle somme raccolte, e noi non mancheremo di seguire l’impor­ tante argomento nelle sue fasi ulteriori.

— Una grande inchiesta, come i nostri lettori già sanno, si sta compiendo nel Belgio, da qualche tempo. All'Indomani degli scioperi e dei disordini che nel marzo scorsero rattristarono quell’ industrioso paese, il Governo nominava una Commissione coll’incarico appunto di ricercare le cause della crise operaia e di trovare, per quanto è possibile, un rimedio alle sofferenze dei lavoratori.

La commissione ha inteso nei vari distretti gli operai e i padroni, ha accolte le lagnanze e le pre­ tese degli uni e degli altri ; ha accumulate le testi­ monianze contradditorie che sono state fatte dinnanzi ad essa e dopo questo lavoro molteplice e coscien­ zioso non le resta più che a trarre delle conclu­ sioni pratiche dai numerosi processi verbali redatti. A questo compito, che è senza alcun dubbio il più difficile perchè la Commissione si trova di fronte a opinione e principi ispirati quasi sempre dall’ inte­ resse personale, essa si è ora accinta ed ha for­ mulate delle proposte che possiamo sin d’ ora rac­ cogliere.

Si tratta di progetti di legge che saranno come la base di un grande Codice sociale, il quale, molto probabilmente non muterà nulla o ben poco allo stato attuale di cose ; ma la Commissione che ha avuto un mandato non vuol essere impari alla gra­ vità del problema sottoposto all’ esame e, non tro­ vando di meglio, formula delle leggi.

11 primo progetto, elaborato dal prof. Brants del- l’ Università di Lovanio, riguarda la fondazione di consigli di conciliazione. E le sue disposizioni prin­ cipali sono queste. Qualora gli interessati lo doman­ dino in ogni comune industriale verrà fondato un consiglio di conciliazione e sarà composto in nu­ mero eguale di padroni e di operai. Esso si riunirà sotto la presidenza del giudice di pace o di un suo delegato e sarà chiamato a risolvere in via conci­ liativa qualunque conflitto che possa sorgere tra padroni e operai ; saranno quindi di sua competenza la questione dei salari, la fissazione delle ore di la­ voro e in generale tutto ciò che riguarda i rapporti tra le due parti.

L’esecuzione delle sentenze pronunciate dal con­ siglio di conciliazione non è appoggiata da alcuna sanzione legale; le sentenze non avranno quindi l’au­ torità dei giudicati resi da tribunali regolari ma si spera che una certa pressione morale forzerà i con­ traenti ad adempiere agli obblighi loro imposti e a rispettare le decisioni di un giudice liberamente scelto. E certamente è lecito e ragionevole confidare anche per qualche cosa sulla influenza morale, ma è una illusione il credere di potere dall’oggi al do­ mani introdurre con una legge i consigli di concilia­ zione e sopratutto il credere che con essi si potranno regolare a capriccio i rapporti tra capitale e lavoro.

Il secondo progetto, del sig. De Rovdonbeke, è relativo alla regolamentazione del lavoro industriale. Gli economisti hanno scritto le migliori pagine delle

loro opere per combattere la regolamentazione del lavoro e per ottenere la libertà ; ma le idee sono oggi radicalmente mutate in questa materia e ciò che era un male al principio del secolo pare che, al suo tramonto, sia ritenuto pel bene più desidera­ bile. Comunque, lasciando questa questione impre­ giudicata è notevole che, non ostante la corrente liberticida oggi dominante, la Commissione ha rite­ nuto lesivo della libertà qualunque limite alla du­ rata giornaliera del lavoro per gli adulti.

Quanto invece, al lavoro delle donne, la Commis­ sione si è dichiarata a favore dell’ interdizione as­ soluta del lavoro sotterraneo delle fanciulle sia maggiori che minori d’ età. Tuttavia per non tur­ bare repentinamente lo stato attuale di cose fn stabilito che non potranno più discendere nelle miniere le donne nate dopo il I o Gennaio 1872, aventi cioè meuo di 14 anni. Rispetto al lavoro dei fanciulli questi non potranno essere impiegati se non hanno compiuti i 12 anni e i IO anni pel lavoro delle fabbriche. Da 12 a 15 anni la giornata di lavoro non potrà eccedere 13 ore con due ore di riposo, da 10 a 12 mezza giornata soltanto (h a lf times) e i padroni dovranno inoltre far in modo che i fanciulli impiegati al lavoro possano seguire i corsi del mattino o quelli serali in una scuola primaria pubblica o privata. Finalmente fino all’età di 16 anni compiuti i fanciulli non potranno essere astretti a un lavoro notturno, salvo che per una autorizza­ zione speciale accordata con decreto reale.

Il progetto contiene anche una serie di disposi­ zioni sul controllo e la sorveglianza nelle officine, sulla polizia sanitaria negli opifici, sulle penalità che le contravvenzioni alla legge possano fare appli­ care ecc.

Quando la Commissione avrà terminato i suoi la­ vori, i vari progetti da essa formulati, se approvati dal Governo, verranno presentati al Parlamento; s ic ­ ché alla prossima convocazione delle Camere avrà luogo probabilmente una discussione su queste varie questioni; discussione che certamente non sarà certo priva di interesse.

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Fatto sta che la legge proposta appunto dal Lub- liock fu approvata nonostante la valida opposizione di lord Wernyss, l’illustre presidente della Lega per la difesa della libertà e della proprietà, ed è en­ trata in vigore col primo del corrente mese. Le sue disposizioni principali stabiliscono che le persone di ambo i sensi, d’età inferiore agli anni 18, non pos­ sono essere impiegate in un negozio 0 magazzino (shops) per più di 74 ore incluse le ore pei pasti durante qualsiasi settimana; e per settimana va inteso il periodo che corre dalla mezzanotte del sabato alla mezzanotte del sabato successivo. Ne viene che la libertà contrattuale è mantenuta ancora per gli agenti d’età più matura ; e non è posto alcun limite quanto alle ore di lavoro quotidiano, ma solo al lavoro set­ timanale. Gli stabilimenti ai quali si applica la legge sono i magazzini all’ ingrosso o al minuto, i mer­ cati, i depositi, dove sono impiegati commessi sala­ riati. Le sole eccezioni che si trovano nella legge si riferiscono ai membri della famiglia dello stesso padrone, giacché ad essi è espressamente dichiarato che la legge non si applica. Questa eccezione dimo­ stra contro quali difficoltà si vada incontro quando si voglia legiferare su tali m aterie; volendo lasciare integra l’autorità domestica si finisce però col per­ mettere In certi casi ciò che prima si è condannato e vietato. Ma il lato più caratteristico della legge è che mentre sono stabilite simili restrizioni, non è organizzata nessuna ispezione intorno alla osservanza delle nor­ me legislative. Lo stesso avvenne da noi con la legge sul lavoro dei fanciulli, la quale regola il detto la­ voro ma non crea l’organo che controlli l’applicazione dei divieti. Così è più che probabile che la legge sia inosservata, a meno che vicendevolmente i col­ piti da essa non s’ inducano ad applicarla, special- mente tra negozianti dello stesso genere. Il nuovo Act non è però permanente, ma la sua durata è fissata in due anni. È adunque un esperimento che gli inglesi hanno pensato di fare e forse alla sua scadenza la legge non dovrà essere rinnuovata per la eliminazione degli inconvenienti già avvenuta. Ma è proprio il caso di dire che Vappetit vient en man­ gioni. Sir Lubbock dopo la vittoria ottenuta su que­ sto punto ha già presentato un nuovo bill per ren­ dere obbligatoria la chiusura dei magazzini alle 8 di sera meno un giorno, pel quale l’autore della Civilià primitiva accorda due ore in più. Che il Lubbock miri a dare all’ Inghilterra una civiltà conventuale?

MASSAUA

SO T T O L ’ A S P E T T O ECONOMICO

Il Ministro degli affari esteri ha presentato sino dal giugno p. p. al Parlamento una interessante M e­ moria sull' ordinamento politico-amministrativo e sulle condizioni economiche di Massaua, che è stata distribuita soltanto ora. Cotesta Memoria è divisa in tre parti: l a Presidi! e domini nel Mar R osso; 2 a Condizioni politico-am m inistrative ed economiche di Massaua ; 3 a Documenti e statistiche. Massaua ha offerto argomento a lunghe e importanti discussioni intorno alla politica coloniale del nostro paese e ai risultati della nostra prima impresa coloniale ; e si può ritenere che ancor più sarà oggetto di discus­ sione nell’avvenire. Le notizie adunque sul conto della

situazione economica attuale e di quella che si pre­ vede avrà Massaua, hanno sempre un certo interesse. Per questo, sebbene la Memoria ministeriale riferi­ sca ben poco di nuovo sull’ argomento, crediamo utile di togliere le notizie più importanti sul com­ mercio e la navigazione di Massaua.

Il principale genere d’ importazione a Massaua è costituito da tessuti e filati di cotone, che vengono dall’ India e dall* Inghilterra. La maggior parte dei tessuti si dirige al Sudan ; pochissimi prendono la via dell’ Abissinia, ove si smercia di preferenza il cotone filato rosso per tessere una larga striscia che adorna gli sciammo, il classico manto portato dagli abissini a qualunque condizione appartengano.

Altri generi d’ importazione sono per lo più di consumo locale a Massaua e dintorni : dura, farine, conserve alimentari, generi coloniali, spirili, bevande alcooliche. Una discreta quantità di queste ultime della peggiore specie, che una Casa di Alessandria d’ Egitto provvede a Marsiglia, si smercia in Abis­ sinia, purché 1’ apparenza delle bottiglie sia tale da illudere i compratori.

In questo genere, più che nei tessuti, che si ven­ dono a basso prezzo, sarebbe facile stabilire una concorrenza italiana.

Le conterie, quasi tutte fornite dalle nostre fab­ briche di Murano, sono ora meno ricercate che per 1’ addietro.

Pellami, zibetto, avorio, caffè, gomme, cera, oro, sono i principali oggetti d’ esportazione.

Tengono il primo posto, e a grande distanza dagli altri, le pelli di bue e di pecora secche, che si spe­ discono in Alessandria d’ Egitto, Salonicco, Marsiglia e di cui una certa quantità è anche portata a Na­ poli e a Genova.

Lo zibetto, secrezione di un piccolo mammifero abissino, è adoperato per la composizione di profumi e trova il maggiore smercio a Londra e a Costan­ tinopoli. Crediamo che potrebbe trovarlo anche in Italia. È capace di costituire un ramo di ricco com ­ mercio (il suo prezzo oscilla da 140 a 4 5 0 franchi al chilo) per la quantità che se ne può trovare e pel valore che rappresenta sotto piccolo volume, rendendo lievi le spese di trasporto.

L’ avorio arriva in poca quantità dall’ Abissinia ; è tutto spedito in India dai Baniani, che ne fanno incetta.

Il caffè arriva dall’Abissinia in partite di maggior rilievo, ma la sua esportazione per l’ Italia non po­ trebbe, nelle circostanze attuali, arrivare ad una grò. sa cifra. Parte è consumato sul luogo, parte è avviato ai porti turchi, e ad Aden. Il caffè abissino ha un gusto eccellente, mescolato con altre qualità, col moca per esempio; ma non è di bella apparenza, e pare che sui mercati di Europa incontri meno favore che nei porti del Mar Rosso.

Le gomme potranno essere una ricca fonte di commercio coll’ Italia, quando dal Sudan, luogo di produzione, potranno più liberamente arrivare a Massaua.

L’ oro che in commercio si chiama abissino è del paese dei Galla. Trattandosi di merce che si può facilmente trafugare, sfugge ad ogni sindacato della dogana; si calcola che se ne esporta annualmente dall’ Abissinia per circa un milione di lire.

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L’ ECON O MI S T À

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è già considerevole (rappresenta un valore annuo di più d’ un milione di lire), darà un frutto maggiore quando saranno bene studiati i giacimenti di con­ chiglie perlifere e la pesca sarà regolata con norme razionali. Le perle, come 1’ oro, sfuggono alla sorve­ glianza doganale; il valore medio delle madreperle esportate da Massaua è di circa lire 3 0 0 ,0 0 0 al­ l’ anno, con un provento doganale di L. 2 8 ,000. Le madreperle vanno in genere a Trieste, da dove pare sieno spedite a Vienna per esser lavorate.

In una relazione fatta al governo I’ anno scorso sulla pesca nelle isolo Dahlac, il cav. Stefanoni, di­ rettore della dogana di Massaua, mise avanti l’ idea che si costituisse in Italia una società per l’esercizio ordinato di tale industria.

Senza pronunziarsi sulla utilità di un simile pro­ getto, che andrebbe attentamente studiato, e che in ogni caso dovrebbe essere interamente lasciato al- l’ iniziativa privata, il Ministero pubblica però la relazione dello Stefanoni, che non è senza interesse anche pei ragguagli e dati statistici che contiene.

Quanto alle relazioni commerciali fra Massaua e l’Abissinia, la surriferita memoria si esprime in questi termini. Allo sviluppo del commercio con l’ Abis­ sinia si oppongono ostacoli che non è in nostro po­ tere di remuovere. I prodotti più ricchi di quella regione sono quelli delle provincie più lontane da Massaua, e questi stenteranno a prendere la via del nostro possedimento, finché le comunicazioni saranno così difficili, finché continuerà a dominarvi l’abitrio dei capi delle provincie. Le vie nell’Abissinia sono sentieri scavati dalle acque, o tracciali dal secolare passaggio delle carovane, che colla stagione delle pioggie devono arrestarsi finché non sia possibile passare a guado i corsi d’ acqua. Il sistema feu­ dale per cui i capi delle provincie sono pressoché indipendenti e spesso in lotta fra loro, o col Negus, lascia alla rapacità e all’ arbitrio, campo libero di vessare il pacifico commercio. L’ avvenire commer­ ciale di Massaua dal lato dell’ Abissinia si collega adunque con l’ avvenire politico ed economico di quel regno ; e non vi è certo chi vorrebbe sostenere che esso debba rimanere immutabile. Per ora è la media e l’ alta Abissinia, che per ragioni topografiche coi suoi limitati prodotti, e pei suoi limitati bisogni, de­ vono far capo necessariamente a Massaua.

Ed è appunto a cagione di questi ostacoli, che rendono difficile e pericoloso il commercio regolare con l’Abissinia, che Massaua mira e deve mirare ad estendere i suoi commerci col Sudan.

11 Sudan, che consuma e che produce (e i suoi prodotti naturali sono ora accumulati dopo tre anni di guerra) aveva tre grandi strade pel Suo commercio: quella del Nilo, quella di Suachim quella di Massaua.

Da una relazione del console d’Inghilterra a Sua­ chim ricaviamo la seguente tabella dell’ esportazione annua media dal Sudan prima del 1883:

Merci: Penne di struzzo; origine; Darfur; Yia della valle del N ilo: L. 2 0 ,8 0 0 ,0 0 0 ; Yia Barber- Suachim ; L. 123,000.

Merci: Gomme; origine: Cordofan, ecc.; Yia della valle del Nilo: L. 18,200,000; Via B arher-Suachim : L. 4,992,000.

Merci: Avorio; origine: Bahr-el-G hazel ; Via della valle del Nilo: L. 1,7 1 6 ,0 0 0 ; Via Berber-Suachim: L. 2,150,000.

Merci: Caffè; Origine: V arie; Via: della valle del Nilo: L. 325,000; Via Berber-Suachim : L. 585 ,0 0 0 .

M erci: Pelli; origine: Tribù di Baggare; Via della valle del Nilo: L. 36 4 ,0 0 0 .

Merci : Cereali e diversi ; origine : Dongola, ecc. ; Via della valle del Nilo: L. 9 ,1 00,000.

Totale: Via della valle del Nilo 5 0 ,5 0 5 ,0 0 0 lire; Via Berber Suachim L. 7,852,000.

Sulla via che fa capo a Massaua, la sola rimasta aperta, dobbiamo ora sforzarci d’attirare il commer­ cio; nè dubitiamo che continuerà a percorrerla, an­ che quando si riaprissero le altre due strade, per l’abi­ tudine che hanno le carovane di battere la stessa strada e di servirsi degli stessi recapiti nei luoghi d’arrivo.

Gli scambi con le provincie più lontane del Sudan si sono già iniziati. Alla fine dello scorso aprile giunse fe­ licemente a Massaua, una grande carovana proveniente da Cassala, attraverso i territorii degli Habab e dei Temeriam, ed un’altra ne è giunta, ai primi di giu­ gno, di oltre 7 00 cammelli, carichi di gomme. Fatto notevolissimo, che prova come le relazioni fra Mas­ saua ed il Sudan possano attivarsi per quella via, lasciando da parte la strada di Cherem, ed evitando le vessazioni degli Abissini, il maggiore ostacolo al passaggio del commercio per la via Cartum Cassala- Massaua. Il nuovo cammino, poco più lungo di quello che attraversa il paese dei Bogos, ma in com­ penso più facile in ogni stagione, potrà essere sem­ pre più comodamente percorso, quando avremo fatto sentire con maggiore efficacia la nostra azione pa«: cifica sulle tribù intermedie.

Quanto al movimento del porto di Massaua si ri­ leva- dalla memoria, che eccetto i vapori dello Stato o noleggiati dal governo, nessun’altro piroscafo ita­ liano tocca finora Massaua.

I vapori della Navigazione generale italiana, ad ­ detti alla linea delle Indie, vi approdarono per po­ chi mesi all’andata e al ritorno; dopo l’avvenuto .in­ caglio di alci no di essi pre.so Massaua, quell’aprodo fu soppresso fino dallo scorso settembre.

Toccano invece Massaua i piroscafi di due linee estere: della Società egiziana chediviale e del Lloyd austro-ungarico; ciò che conforta il dubbio che tra noi manchi l’ iniziativa privata. 1 vapori della Che- diviale fanno un servizio quindicinale fra Suez, Gadda, Suachim, Massaua, Hodeida, Aden e viceversa. Il Lloyd austro-ungarico ha stabilito, dal primo dello scorso aprile, un servizio regolare, con apposito pi­ roscafo da Suez ad Aden, con fermate, all’andata, a Suachim e a Massaua, ed al ritorno, a Hodeida, a Massaua, Suachim e Gedda.

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L’ E C O N O M I S T A

7 novembre 1886

La situazione finanziaria dei Paesi Passi

I Paesi Bassi attraversano anch’ essi da qualche anno un periodo veramente critico tanto sotto l’aspet'o finanziario che sotto quello economico. Alcuni rami del commercio e dell’industria sono in una condi­ zione piuttosto difficile e il loro malessere si riflette necessariamente anche sulle finanze pubbliche. In particolare l’agricoltura e l’allevamento del bestiame non sono più così rimuneratori come per lo passato, ed anzi il governo olandese propone di affidare a una Commissione reale l’esame delle cause della crisi e delle misure più atte a rinvigorire l’agricoltura.

Quanto alle finanze il loro stalo è sempre critico e il bilancio segna da qualche tempo un deficit co­ stante.

L’esercizio 1883 aveva lasciato un deficit di fio­ rini 1 ,2 8 3 ,7 0 0 ; l’esercizio 1881, l’ ultimo i cui conti siano definitivamente chiusi, e l’esercizio 1885 se ­ condo i dati forniti presentemente dai conti ebbero questi resultati : 1884 1885 113,965,071 122,5 7 5 ,7 3 6 Entrata. . . fior. 131,940,078 Spesa . . . » 133,2 4 4 ,8 0 5 Disavanzo fior. 1 ,304,727 6 ,6 1 0 ,6 6 3 Il deficit è dunque aumentato da un anno all'al­ tro di 5 ,3 0 5 ,6 6 5 fior, pur essendo diminuite le spese di oltre IO milioni in confronto dell’esercizio 1884.

Il bilancio del 1886 è, in via approssimativa, così lormulato dal Ministro nella sua ultima esposizione finanziaria :

Spese votate colla legge di finanza fior. 130,943,649 Spese addizionali... » 6,481,835

fior. 137,425,484

» 7,100,000

fior. 130,325,484

Economie da detrarsi . . .

Totale delle spese . .

Entrate votate colla legge di finanza fior. 115,149,065

Id. derivanti da nuove leggi fiscali » 2,656,695

Insieme . . . fior. 7,805,760

Da aggiungersi per buoni del Tesoro disponibili in seguito alla non ese­

guita riforma monetaria . . . ». 5,000,000

fior. 122,805,7(50

. . fior.

Deficit 7,579,724

Il disavanzi) per l’anno in corso sorpassa adunque i 7 milioni di fiorini ; pero le entrate ordinarie ec­ cedono di oltre 1 milione le spese pure ordinarie.

Il bilancio pel 1887 presenta invece:

Spese ordinarie e straordin. fior. 1 3 3 ,4 2 9 ,2 7 0

Entrate » » » 116,297,223

Disavanzo . . . fior. 17 ,1 3 2 ,0 4 5 Ma se i totali danno questa grave differenza, va notato che le spese ordinarie in fior. 1 1 5 ,7 4 3 ,4 9 0 eccedono le entrate di fior. 1 1 5 ,0 7 7 ,2 2 5 di soli’ fio­ rini 6 6 6 ,7 7 5 , sicché per equilibrare il bilancio ordi­ nario non saranno necessarie nuove imposte, verrà provveduto con qualche economia e mantenendo

nel 1887 e 1888 i 5 centesimi addizionali aggiunti al principale del contributo personale.

Gli esercizi 1 8 v4 - 8 7 lascieranno un disavanzo complessivo di oltre 32 milioni di fiorini, il quale vien ridotto però a 25 ,9 milioni per l’avanzo di fio­ rini 6.6 milioni lasciati dal prestito contratto nel 1884 e la liquidazione dei 25 milioni di scoperto avrà luogo provvisoriamente coll’aumento del debito flut­ tuante.

La situazione, così conchiuse il JMinistro delle fi­ nanze la sua esposizione da cui abbiamo estratte queste cifre, è relativamente soddisfacente. Infatti dopo il 1871 gli avanzi delle entrate sulle spese si alternano coi disavanzi in modo che c’è compensa- zione quantunque il bilancio sia stato aggravato di 6 milioni all’anno pel servizio del debito e dei grandi lavori pubblici. Facendo astrazione dai prestiti e dagli aumenti di imposte le entrate ordinarie restano a un dipresso stazionarie a 111 milioni di fiorini all’anno. Il miglioramento commerciale potrà soltanto modi­ ficare questo stato di cose.

Le cifre del bilancio delle Indie orientali olandesi per l’esercizio 1887 sono le seguenti :

Spese .

Entrate. fior. 136,7 3 8 ,0 6 9 » 132,8 8 5 ,1 8 4 3 ,842,889 Questo deficit è inferiore di 1,6 0 0 ,0 0 0 fiorini a quello del 1886.

Produzione ed esportazione dei marmi di Carrara

La Camera di commercio ed arti di Carrara ha pubblicato la statistica della produzione e dell’espor­ tazione dei marmi di Massa, Carrara ed Avenza

ne-seguono. tale pubblicazione sono tratti i dati che Produzione in tonnellate. Marmi Marmi s e g a t i g r e g g i e lavorati T otale . . . . 114,278 53,764 1683)41 47,914 178,773 Sebbene la produzione, segnatamente nei marmi gregei, sia diminuita sensibilmente nel 1885 rispetto al 1 8 8 4 , nondimeno essa procedette con andamento progres­ sivo in media nell’ultimo decennio. Dìfatti la "pro­ duzione del Comune di Carrara, ch’è più importante di quella del Comune di Massa, oscilla nell’ ultimo decennio ira un minimum, di tonnellate 8 3 ,6 3 8 (anno 187 6 ) e un maximum di tonnellate 159,888. Dividendo il decennio in periodi quinquennali si hanno le due medie seguenti :

Quinquennio 1 8 7 6 - 8 0 . . . Tonn. 107,461 Id. 1881 —85 . . . » 4 4 9 ,0 0 2 L’aumento della produzione nel solo Comune di Carrara fu di oltre 3 8 ,0 0 0 tonnellate in inedia al­ l’anno.

Riferimenti

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con tutti quei sottintesi che ormai Parlamento e Governo hanno accettato, presenta senza dubbio un aspetto abbastanza buono: — le entrate crescono più del

sulla accoglienza che il mercato farebbe al nuovo titolo 4 0|0. Nò si dica che i banchieri, i quali ve- nissero interessali nell'allure, penserebbero essi a collocare il titolo