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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.13 (1886) n.657, 5 dicembre

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Anno XIII - Voi. XVII

Domenica 5 Decembre 1886

N. 657

La denuncia dei

trattati

di

Commercio

Abbiamo promesso ai nostri lettori di esprimere e giustificare il nostro pensiero sulla denuncia o meno dei trattati di commercio colla Francia e coll’Au- stria-Ungheria, ma abbiamo voluto, prima di tutto, cercare quali fossero le condizioni del nostro com ­ mercio internazionale e verso la Francia e verso l’ Austria-Cngheria per vedere come si raggruppas­ sero i prodotti che noi mandiamo e che riceviamo dalle due vicine nazioni.

I risultati sommari dell’esame, che abbiamo com ­ piuto con ogni scrupolo, ci mostrarono che la nostra importazione così si divide:

dalla F ra n c ia dall’Aust.-Ungh

(in m ilioni) (in milioni)

1. Prodotti agricoli 12 5 7 . 6

2. Prodotti annessi

all’agri-coltu ra ... 12 32. 6

3. Materie prime . . . 94 36. 6

4. M anufatti... . 102 36.8 5. Altri prodotti tra cui i

co-loniali... 7 0 63.4 La esportazione italiana invece presenta :

verso verso

la F ran cia l ’Aust.-Ungh,

(in m ilioni) (in milioni)

f. Prodotti agricoli. . 105 28. 4 2. Prodotti annessi all’agri

-coltu ra... 189 7 . 7

3. Materie prime .. . 15 21.3

4. M anufatti... . 20 16. 1 5. Altri prodotti . . . . 38 19.6

Complessivamente adunque si avrebbe nelle due correnti il seguente movimento :

Im portazione Esportazione

1- Prodotti ag ricoli... 69. 6 133.4 2. Prodotti annessi all’agri­

coltura ... 44.6 196.7 3. Materie p rim e... 120. 6 36.3 4. M anufatti... 138.8 36. 1 5. Altri prodotti compresi

i c olon ia li... 133. 4 57.6 Questo prospetto ci dimostra che le nostre impor­ tazioni di materie prim e e di manufatti quasi si compensano, e quindi dobbiamo cercare di mantenere la libera importazione dei 1 2 0 milioni di materie prime, la quale è necessaria alla nostra industria, e di non impedire con dazi maggiori la importazione di 1 5 8 milioni di manufatti, i quali del resto pagano un

dazio, entrando in Italia, superiore al 2 0 per cento in media.

Rimangono quindi di fronte due cifre: la nostra esportazione di 3 3 0 milioni di prodotti agricoli od annessi alla agricoltura e la nostra importazione di I l i milioni per le mercanzie della stessa classe. In conclusione oggi noi abbiamo approssimativamente un benefìcio di 2 1 6 milioni di maggiore esportazione favorevole alla nostra agricoltura.

Dinanzi a tale situazione, che risulta dalle cifre del nostro commercio, noi crediamo di poter affrontare con tutta convinzione e con fondamento di logica la domanda : — deve l’Italia desiderare la denuncia dei trattati di commercio colla Francia e colFAustria- Ungheria ?

L’Economista non ha bisogno di dire che non vien meno e verrà mai meno al principio del libero scambio; ma se in un libro od in un articolo scientifico avrebbe ragione di essere, anche ora. una dimostrazione della assurdità dei dazi di confine e del danno che dai dazi stessi deriva di fronte alla situazione at­ tuale, noi riconosciamo francamente che una tratta­ zione teoretica della questione sarebbe oziosa, verrebbe anzi, con lauta prevalenza delle idee protezioniste, accolta sfavorevolmente come inopportuna. Rima­ niamo quindi in quel campo che viene chiamato pratico e, ammessi i trattati di commercio come un regime meno peggiore del sistema proibitivo, esami­ niamo brevemente la questione.

La denuncia dei trattati di commercio viene di­ mandata non solamente da coloro che apertamente professano idee protezioniste, ma anche da molti che pretendono di essere liberisti. È ben vero che oggi, come argutamente ci diceva giorni sono un autore­ vole nostro amico, è diventato vezzo generale di di­ chiararsi liberisti in teoria e protezionisti in pratica, e che un industriale il quale si reca dal Ministro per chiedergli un dazio protettore contro i prodotti similari che vengono dall’estero, comincia il suo di­ scorso dichiarandosi libero scambista. — Ma se dob­ biamo credere cosa ben naturale che i protezionisti, o meglio quelli che hanno un interesse individuale da far valere, domandino la denuncia dei trattati di commercio nella speranza, più o meno fondata, ma certo nel vivissimo desiderio di escludere o rendere più difficile almeno la concorrenza stessa, dovremmo per la stessa ragione credere che coloro, i quali pre­ tendono di essere in teoria liberisti, domandino la de­ nuncia per lo scopo contrario, cioè nella speranza od almeno nel desiderio di stipulare nuovi trattati, i quali stabiliscano dazi di confine meno alti di quelli che attualmente sono in vigore.

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dine logico della situazione, non è di fatto l’ordine esistente, poiché tanto dai protezionisti, quanto dai pretesi liberisti venne chiesta la denunzia dei trattati colla intenzione di stipularne altri, che accordino al­ l’industria nazionale una protezione maggiore di quella che gode già, e notevole,coi trattati vigenti. Sarebbe quindi ozioso che noi spendessimo parole le quali val­ gano a mettere in contraddizione gli atti ed i desideri dei pretesi liberisti; essi ormai hanno palesato il loro pensiero e non staremo ad indagare quali moventi più o meno plausibili, e, diciamolo pure, più o meno nobili, li spingano a così contraddittoria condotta.

Piuttosto, vedendo che la denunzia dei trattati è propugnata da periodici notoriamente ispirati da co­ loro che abbiamo in altra occasione chiamati nego­ ziatori a vita di ogni convenzione internazionale di ordine economico, noi ci domandiamo se non sia so­ verchia la responsabilità che essi si assumono davanti a loro stessi o davanti al paese. Noi persistiamo a cre­

dere che la speranza di ottenere migliori condizioni, nel senso protezionista , non possono fondarla sulla loro speciale abitila di negoziatori, sia perchè i nuovi trattati saranno su per giù discussi da coloro stessi che hanno stipulati gli attuali, contro i quali pur tanto si scrive ; sia perchè non possiamo credere che basino le loro speranze su accordi di equità o di giustizia, perchè abbiamo veduto colle cifre che la esportazione interessante l’Italia è molto maggiore della sua importazione interessante le altre due na­ zioni. 1 nuovi trattati quindi, se anche dovessero mantenere le proporzioni dei commercio attuale, — il che è certo una incognita per tutti, in quantochè l’effetto dei dazi è tutt’ altro che una funzione sem­ plice — se i nuovi trattati quindi, diciamo, dovessero mantenere le attuali proporzioni del commercio in­ ternazionale coi due paesi, non potrebbero produrre che uno spostamento. 1 nuovi trattati cioè dovreb­ bero :

1 ° da una parte, favorire la esportazione di alcuni nostri prodotti (per esempio il bestiame) attualmente resa dai dazi altrui ;

2 ° dall’altra rendere difficile la introduzione di al­ cuni prodotti manufatti (per esempio le sete) attualmen­ te non abbastanza impedita dai nostri dazi di confine. Ora questi desideri sono facili ad esprimersi come manifestazione unilaterale, ma, sembra a noi, non' siano altrettanto facili ad ottenersi quando si pensi che bisogna fare i conti con un’altra nazione, la quale ha desideri e speranze analoghe alle nostre, ma che, perciò appunto, sono colle nostre in con­ traddizione.

E infatti noi rivolgiamo ai futuri negoziatori dei nuovi trattati di commercio queste due domande :

Assumendovi la responsabilità di propugnare la denuncia dei trattati, avete pensato al pericolo che essendo la nostra situazione tanto verso la Francia che verso l’Àustria-Ungheria, migliore di quella che non sia la loro verso di noi, la conseguenza della denuncia non cagioni un peggioramento ?

E se anche per avventura questo peggioramento potesse scongiurarsi, avete pensato quali saranno le industrie ed i prodotti che sacrificherete, per otte­ nere i vantaggi che ad altre industrie e ad altri pro­ dotti andate promettendo?

Perchè, si fa presto ad acquistarsi popolarità pro­ mettendo di impedire la introduzione di prodotti esteri; ma per essere veramente sinceri e, diciamolo franca­ mente, onesti nel senso politico della parola, sarebbe

mestieri che assieme alle speranze di protezione che siete andati suscitando ne) paese, a nostre avviso con tanta imprudenza, aveste anche aggiunto la esposi­ zione dei danni che ad altre industrie e ad altri cit­ tadini avreste arrecato, abbandonando dazi o permet­ tendo che dazi venissero imposti.

Che importerà, ad esempio, ai .produttori divino o di trecce di paglia se il dazio che fosse imposto alla loro esportazione sia compensato da un minor dazio che imporrete ai tessuti di seta che entrano in paese? — Che importerà, ad esempio, agli in­ dustriali se avrete impedito il dazio sul bestiame, quando in compenso avrete dovuto accettare un dazio sul carbone o sul legno rozzo ?

Prima che si denuncino i trattati di commercio noi vorremmo, e ci pare di non esigere troppo, che fosse detto al paese quali industrie saranno sacrificate, di quali prodotti sarà resa difficile l’esportazione per impedire la entrata dei 138 milioni di manufatti, in­ teressanti l’ industria nazionale, a favore dei quali volete ottenere più favorevoli condizioni.

Ma purtroppo temiamo che il nostro desiderio rim arrà insoddisfatto, ed il risultato finale di tutta questa agitazione, che con tanta leggerezza si va su­ scitando in paese, sarà la applicazione delle tari (Te generali. E se dobbiamo dir francamente 1’ animo nostro, siamo ormai ridotti a dire : ben venga il peg­ gio ; almeno gli italiani apriranno gli occhi e apprez­ zeranno al loro giusto valore quei grandi uomini che alla loro ambizione sacrificano senza esitanza e convin­ zioni gli interessi del paese.

E giacché è ormai, lo comprendiamo, inevitabile la denuncia — poiché il Governo, anche se avesse di­ versa idea, non saprà resistere alle pressioni che gli interessi individuali fanno intorno a lui, — noi ci pro­ poniamo di seguire nel modo più rigoroso l’opera dei futuri negoziatori e di giudicare severamente i risultati che sapranno ottenere nella pericolosa lotta che senza necessità intraprendono.

Riprendendo questo argomento avevamo in animo di cominciare coll’aprire una parentesi e domandare al

Diritto, il quale per solito non suol dimenticare la os­ servanza di quelle regole che formano il galateo gior­ nalistico, perchè non abbia nel suo numero di lunedì scorso citata la fonte dalla quale ricavava la infor­ mazione sulle idee dell’on. Magliani intorno alle con­ cessioni delle nuove linee. Ma il Diritto attribuen­ dosi alcuni giorni dopo con tanta solenne compiacenza il merito e la paternità del discorso dell’on. Robilant ci ha ispirato il sospetto che in fatto di idee e di no­ tizie abbia troppa presunzione di avere il monopolio, e perciò lasciandolo in questa illusione omettiamo quelle osservazioni che volevamo fare al nostro con­ fratello e proseguiamo nella trattazione dell’argo­ mento.

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Nella legge vi è la facoltà da parte del Governo di affidare alle Società esercenti la costruzione di tutta o parte di una strada ferrata, autorizzata per legge, sia a prezzo fatto, sia a rimborso di spesa (art. 8 ) ed è indicato che col bilancio del Ministero del Tesoro deve essere autorizzata la emissione delle ob­ bligazioni per le ' costruzioni e per il servizio della Cassa per gli aumenti patrimoniali (art. 5).

Nei contratti di esercizio è fatto obbligo alle So­ cietà di costruire a richiesta dal Governo, le strade autorizzate, o che fossero in seguito concesse, per una somma annua di 4 0 milioni per 1’ Adriatica, di 5 0 per la Mediterranea, di 12 por la Sicula. Le tre So­ cietà devono emettere, d’accordo col Tesoro, delle obbligazioni da lire 5 0 0 portanti il frutto del 3 per 0(0 garantito dallo Stato ed arnmortizzabili in 9 0 anni a cominciare dal 189 6 . Le Società stesse hanno l’ ob­ bligo, qualora il Ministero non credesse conveniente il saggio al quale si potrebbero alienare le obbliga­ zioni, di provvedere coi mezzi propri alla costruzione fino alla concorrenza della somma annua sopra in­ dicata, con diritto di averne il rimborso dai Governo al più tardi entro un anno, e l’interesse ragguagliato a quello del consolidato italiano (articoli 3 0 , 3 1 , 3 2 , 3 0 e 37 del contratto coll’Adriatica, ed articoli 2 3 , 24, 25, 5 9 , 5 0 del contratto colla Mediterranea e colla Sicula).

Da queste disposizioni risulta chiaramente che gli indendimenti del Governo nel proporre le Conven­ zioni, per ciò che riguarda le costruzioni, era quello di liberare lo Stato dall’ incarico di costruire diret­ tamente le nuove linee e di ripartire sopra un grande numero d’anni la spesa del capitale necessaria a co struire le linee stesse. Dallo relazioni, poi, del Mini­ stro dei lavori pubblici, dalle sue dichiarazioni fatte alle Camere o dai precedenti suoi nella questione, si può, sembra a noi, ricavare che fu abilità somma la sua se, trovandosi di fronte ad una numerosa ed autorevole falange che sosteneva vigorosamente l’e ­ sercizio di Stato e la proprietà dello Stato delle reti ferroviarie, presentò bensì tutte e due le questioni, ma una risoluta in modo definitivo, l’ altra, quella delle costruzioni, appena sbozzata. Deve sembrare chiaro a tutti che se il Ministero avesse domandato ad un tempo e l’ esercizio privalo e la vendita delle nuove linee, non avrebbe con pari fortuna superate le difficoltà che pure si mostrarono grandissime e di varia natura per vincere il problema. Agli 8 5 deputati che vollero apertamente dichiararsi favorevoli all’e­ sercizio di Stato, si sarebbero aggiunti senza dubbio anche quelli che per uno od altro motivo vogliono lo Stato proprietario, ma non esercente. Ed i dubbi che in molti sorsero quando si discussero le Con­ venzioni , suggeriti specialmente perchè il contratto sembrava abbracciare una troppo grossa somma di interessi, sarebbero stati più formidabili se si fosse aggiunta la facoltà di alienare oltre 4 0 0 0 chilometri di ferrovie.

Le Convenzioni quindi risolvendo parzialmente il problema delle costruzioni, non ne pregiudicarono la soluzione definitiva, ed è certamente per non pregiu­ dicarla ed in pari tempo per non lasciarla in pericolo che nei contratti e nei capitolati vennero introdotte sulle costruzioni tante e così complicate formalità, le quali pur essendo garanzie, non cessano di essere imbarazzi quasi insuperabili per la sollecita soddisfa­ zione dei desideri di tanta parte della popolazione. E veramente il più grave imbarazzo che si presenta

oggidì è quello finanziario, dappoiché fon. Magliani sente che non potrebbe svolgere il suo programma senza prima togliersi l’obbligo di iscrivere ogni anno nel bilancio una somma di oltre 100 milioni di nuovo debito patrimoniale. Si sa benissimo che, qua­ lunque sistema venga escogitato, lo Stato non può costruire le linee ferroviarie senza sostenere uh sa­ crifizio; si sa benissimo che se le obbligazioni fer­ roviarie non saranno emesse per conto dello Stato, dovranno egualmente essere emesse dalle Società ferroviarie; — si sa benissimo che del capitale im­ piegato nelle costruzioni il bilancio dovrà pagare l’in­ teresse e l’ammortamento, poiché le Società non fa­ ranno certo un regalo allo Stato nè dell’interesse nè del capitale, ma in questo caso, pare a noi, che mutando la forma del sistema delle costruzioni si muti anche la sostanza, e sieno diversi gli effetti che si ottengono. Altra cosa è infatti che il titolo sia ga­ rantito dallo Stato negli interessi e negli ammorta­ menti e quindi in fondo sia un vero e proprio titolo dello Stalo, o che sia un titolo esclusivamente pri­ vato delle Società esercenti, le quali tra le loro en­ trate aggiungeranno la sovvenzione governativa mi­ surata o sulla base dei chilometri o con altra ragione. Altra cosa è che lo Stato inscriva nel passivo del proprio bilancio patrimoniale un debito di oltre 1 0 0 milioni l’anno, o che non iscriva in attivo la pro­ prietà della linea ; — altra cosa è infine che sieno stanziati ogni anno circa 5 milioni di interessi di debiti da aggiungersi ai 1 0 0 che paga, o che inscriva egualmente cinque milioni per sovvenzioni ferroviarie. Anche il mercato del denaro ha come tutte le altre manifestazioni sociali la sua suscettibilità, la sua im­ pressionabilità, le sue distinzioni.

Se adunque sono esatte, come non mettiamo dub­ bio, le premesse da noi esposte nell’ articolo pub­ blicato nell’ Economista, de! 7 nov., che cioè la ap­ plicazione della legge 2 3 aprile 1 8 8 5 per ciò che riguarda le costruzioni presenta grandi difficoltà; — se la situazione finanziaria impone che siano defi­ nitivamente chiuse tutte le edizioni del Gran libro del debito pubblico; — se la economia pubblica esige che si cerchi un sistema il quale affretti più che sia possibile le linee concesse, crediamo che il Ministero non possa e non debba esitare a pren­ dere un radicale provvedimento ; e tanto più c r e ­ diamo che sia possibile venire ad una sollecita conclusione in quanto, a nostro avviso, non ci paiono necessarie che lievissime modificazioni alla legge sulle Convenzioni, anzi si potrebbe quasi dire che si può ottenere lo scopo senza modificarle affatto e quasi senza che il Governo abbia bisogno di nuove facoltà dal Parlamento.

Si supponga infatti che tra le Società ferroviarie ed il Governo intervenisse un accordo per il quale le Società assumessero, mano a mano che gli studi si completano ed i progetti vengono approvati dal Governo, la costruzione delle linee a prezzo fatto, cioè per una somma fissa ed a loro rischio e pe­ ricolo, e suppongasi che le Società stesse em et­ tessero le obbligazioni indipendentemente da ogni garanzia dello Stato, — come ha fatto la Società delle Meridionali e le altre che hanno ottenuto delle con­ cessioni, — in che occorrerebbe mutare le attuali

convenzioni?

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e discutendosi appunto quel bilancio potrebbe dire che ha convenuto colle Società che emettano esse stesse le obbligazioni togliendo ogni garanzia diretta dello Stato; — la legge non impone che lo Stato garantisca le obbligazioni, che anzi il primo allinea dell’ Art. 5 2 e rispettivamente 2 5 del contratto sem­ bra rendere lo Stato garante soltanto dell’ interesse e dell'ammortamento del capitale verso le Società.

Nessun ostacolo serio, adunque, ci pare impedisca simile interpretazione delle convenzioni nella parte che riguarda le nuove costruzioni, e ad ogni modo, qualora, per eccesso di scrupolo, si creda necessario che una legge debba intervenire per rendere ancora più facile la costruzione delle nuove ferrovie, dovrebbe essere una legge brevissima e tutta finanziaria che interpreti più largamente quella parte che abbiamo riportata dei contratti.

Vi sarebbe soltanto la questione della proprietà della linea per la durata della concessione; ma si intende perfettamente che è una questione di forma più che di sostanza. L e linee sino all’ ammortamento delle obbligazioni stanno a garanzia degli obbligatari; ora se gli obbligatari hanno il loro credito verso le Società, nulla può impedire che il Governo ceda fino alla concorrenza dell’ importare delle obbligazioni questa garanzia alle Società, le quali, d’altronde, non avrebbero nella proprietà delle linee che una nuda ed inutile proprietà quando non servisse a tale ga­ ranzia, inquantochè sono obbligate ad un esercizio vincolalo nei termini del contratto per sessanta anni. Che se, per ipotesi, cessassero i contratti di eser­ cizio dopo il primo od il secondo ventennio, lo Stalo potrebbe subentrare alle Società nei loro impegni verso gli obbligatari.

Infine non dovrebbe essere di ostacolo nemmeno la disposizione di quella parte del fondo di riserva ch e-è destinata alla conservazione del capitale di impianto, spesa che è valutata in circa 2 0 0 lire il chilometro e l’ anno. È evidente che le Società potrebbero assumere esse stesse questo obbligo di conservazione del capitale d’ impianto per le nuove linee per la stessa somma colla quale lo Stato ora dovrebbe compiere tale servizio.

Nulla adunque delle Convenzioni 1 8 8 5 è in con­ traddizione col sistema di concessione vagheggiato dell’ on. Magliani, anzi la lettera e lo spirito degli articoli del contratto sembrano concepiti espressa- mente in termini abbastanza larghi per poter essere mutati, senza troppo sforzo, in concessioni o in patti analoghi alle concessioni. Tale nuovo sistema infine completerebbe in certo modo le convenzioni per ciò che esse contemplano un sistema di obbliga­ zioni le quali in parte, non bene definita, sarebbero titoli dello Stato ed in altra parte della Società; — tale mescolanza verrebbe tolta ed i titoli ferroviari sarebbero esclusivamente industriali ; lo Stato non avrebbe altro obbligo che quello di pagare l’ inte­ resse e l’ammortamento del capitale.

Noi crediamo adunque che alla Camera non po­ trebbe trovare ostacolo una proposta ohe, per do­ veroso scrupolo costituzionale, presentasse una si­ stemazione nella quale venissero scemati gli oneri dello Stato sem a aggiungerne di nuovi.

I L CODICE SANITARIO

e le sue relazioni con I’ economia

L ’on. Grimaldi non.ha voluto che sorgessero dubbi sui suoi attuali intendimenti intorno al progetto sugli infortuni del lavoro e in una delle prime sedute della Camera ha promesso di ripresentare il progetto stesso, mentre nella tornata del 29 novembre presentava un disegno di legge per l’assicurazione degli operai contro gli infortuni del lavoro pel quale anzi venne accordata i’ urgenza. Parimente, interpellato da alcuni onorevoli deputati, il Ministro promise di presentare un pro­ getto di legge per la sofisticazione e adulterazione dei vini. Avremo, dunque, fra non molto allo studio parecchi progetti di legge i quali riguardano argo­ menti di grande importanza e sono oggetto di serie controversie. Chiedere che almeno prima d’ essere presentati, siano studiati con cura e serietà, che si pensi bene al fine che si vuol raggiungere e ai mezzi che si intende adoperare ; il chiedere quésto non ci pare davvero una pretesa dopo le infelici prove che hanno fatte altri progetti imbastiti in fretta e presentati più per soddisfare alle promesse che per convinzione veramente salda nella opportunità delle proposte. Ma sulla bontà o meno delle pro­ poste concrete-verrà il momento di discutere quando si conosceranno con esattezza; oggi non ci è possi­ bile che di considerare le tendenze dell’ou. Ministro da un punto di vista piuttosto largo e sotto uno aspetto generale. E questo esame noi intendiamo farlo in relazione a un nuovo codice, che da più anni si sta elaborando e che per più ragioni dovrebbe in­ teressare i nostri legislatori,- in relazione cioè al Co­ dice per la pubblica igiene, cui dedicò molte cure il compianto on. Bertoni.

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Se altro non vi fosse, la opportunità di un Codice sanitario sarebbe incontestabile, anche considerato dal solo punto di vista della igiene pubblica e noi non siamo quindi contrari a che si porti un po’ d’ or­ dine nelle disposizioni relative e si determinino con esattezza le responsabilità e gli incarichi in ordine al servizio sanitario. Urge di far opera atta a impe­ dire che si rinnovino le epidemie con quella intensità che l’ esperienza prova derivare dal pessimo stato igienico dei luoghi e che è causa di così grave tur­ bamento economico.

Ma siamo favorevoli al Codice saidtario anche per un altro riflesso. Non passa giorno senza che i credenti nella potenza delle leggi reclamino l’ intervento del legislatore per impedire le adulterazioni, le sofistica­ zioni e le contraffazioni dei prodotti ; mentre i fau­ tori della legislazione sociale chiedono, e in parte hanno già ottenuto, disposizioni pel lavoro dei fan­ ciulli, delle donne, per gl’ infortuni sul lavoro ecc. Più volte ci siamo pronunciati su queste proposte come su altri provvedimenti relativi in ¡specie alla pellagra e, mentre abbiamo combattuti taluni dei progetti ministeriali, non abbiamo taciuto che il po­ sto opportunissimo per qualche disposizione su quei vari argomenti ci pareva essere il Codice sanitario.

Nè abbiamo mutata opinione, ed appunto per questo vorremmo che anziché fare per ogni prodotto soii- sticabile o per le singole industrie e pel lavoro che in esse si esercita delle leggi speciali, informate il più spesso a criteri diversi e talvolta in contraddi­ zione tra loro, si stabilissero taluni principi generali e si regolasse anche qualche caso speciale in un Codice veramente studiato e pensato. Senza essere punto entusiasti dei codici e senza credere che essi siano una panacea a taluni inconvenienti deplorati, come quelli relativi alla igiene pubblica,siamo però per­ suasi che poiché si chiedono con tanta insistenza delle leggi speciali e il pericolo di averle abborracciate e confuse no:i pare facilmente evitabile, convenga me­ glio accingersi all’ opera con intendimenti chiari e definiti e portare un po’ d’ ordine alla complessa materia della pubblica sanità.

Prendiamo un esempio. I lettori sanno che la questione degli infortuni del lavoro involve una con­ troversia giuridica di grande rilievo rispetto all’onere della prova che, con patente ingiustizia, si vuole addossare ai proprietari, intraprenditori ecc. delle fab­ briche. Ma se per le ragioni più volte addotte sia­ mo contrari all’ inversione della prova, non siamo alieni dal riconoscere che in materia di costruzione si possa cercare di accrescere le misure cautelari, si possa chiedere anche un maggior numero di pre­ cauzioni per evitare il più che è possibile gl’ infor­ tuni. E le norme relative, senza alterare I’ ordina­ mento giuridico, possono benissimo trovar posto in un codice sanitario, come vi avrebbero potuto en­ trare certe norme sul lavoro dei fanciulli per i casi eccezionali, in cui la tutela dei genitori non possa essere validamente esercitata.

Parimente si considerino le sofisti Ideazioni e le adulterazioni delle sostanze alimentari. Qui il pro­ blema è più arduo ja risolversi, dacché non è age­ vole determinare sempre quando vi è sofistificazione e adulterazione dannosa e quando trattasi soltanto di prodotti che possono surrogare nell’ uso comune altri prodotti più costosi e di consumo limitato. È provato, ad esempio, che il burro artificiale non è punto dannoso alla salute e che il povero lo

pre-ferisce ad altri prodotti di pari costo. In altri ter­ mini il legislatore deve procedere su questo ter­ reno con grande cautela, è vero ; ma gli è pur sem­ pre possibile di stabilire alcuni principi generali, senza fare delle leggi speciali, come se ne fecero agli Stali Uniti, in Inghilterra e altrove per determinare in quali casi la sofistificazione dev’ essere assoluta- mente vietata e quindi punita. Al resto deve pensare il privato.

Si dice da alcuno, e non senza fondamento, che anche nello stato attuale della legislazione italiana, le varie materie surriferite sono regolate dalla legge e basterebbe applicare gli articoli relativi; e noi, lo ripetiamo, conveniamo perfettamente in questa opi­ nione, come abbiamo dimostrato anche a proposito della legge sulla sofistificazione dei vini (v. L ’ E co- mista N. 6 2 3 ) ; ma d’ altra parte ci preoccupiamo di due fatti, cioè della mancata applicazione d.elle norme esistenti e della vivace insistenza nel chiedere nuove discipline legislative. Queste due circostanze non ci paiono tali da essere pretermesse e, appunto perchè ne vogliamo tener conto, la soluzione migliore ci pare quella di riordinare la legislazione sanitaria e di portarvi un po’ d’ ordine e metterla anche in relazione ai progressi che l’igiene ha fatti in questi ultimi tempi.

Comprendiamo benissimo che questa opera non è di quelle che si compiono in breve tempo, ma d’al­ tronde quanto tempo consumato in discussioni oziose, che a nulla approdano, potrà essere risparmiato, quando non vedremo più inscritti all’ordine del giorno del Parlamento certi progetti di legge che si risol­ vono in mistificazioni a danno di coloro che si af­ ferma di voler proteggere I

Si dice che fon. Depretis abbia in animo di pre­ sentare al Parlamento i lavori lasciati dall’on. Ber- tani ; quando ciò avvenisse, crediamo che il primo ad occuparsene dovrebbe essere il Senato, il quale potrebbe fare intanto un accurato esame delle pro­ poste. E ad ogni modo, sia vera o no l’intenzione attribuita all’on. Depretis, che non sia proprio pos­ sibile che il Senato, dove pur non mancano le no­ tabilità scientifiche competenti, prenda questa lode­ vole iniziativa e inizi gli studi che dovranno dotare il paese di una legislazione sanitaria in armonia coi progressi scientifici contemporanei ?

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imposta presente e futura e rimborsabili in SO anni alla pari ; — la Società della Marmifera paga i pro­ pri debiti verso la Banca Toscana, e completa la propria linea allacciandola a tutte le Cave e Segherie per impadronirsi di tutto od almeno quasi tutto il movimento dei marmi ; — la Banca Nazionale To­ scana, ricupera le somme di cui è creditrice verso la Società delia Marmifera, e nella prosperità di que­ sta Società vede la probabilità di ottenere un frutto dalle azioni della Società stessa delle quali è in pos­ sesso; per contro la Banca stessa garantisce agli ob­ bligatari la libera e pacifica proprietà della conces­ sione, che già le è stata giudicata in precedenti con­ testazioni promosse davanti ai Tribunali da pretesi proprietari ; e garantisce pure die le somme rica­ vale dal prestito saranno dalla Società della Marmi­ fera impiegate al compimento dei lavori, mentre un contratto speciale già convenuto con una solidissima Gasa di costruzioni, assicura che nell’ eseguimento dei lavori stessi non saranno oltrepassate le somme allo scopo destinate.

Gli obbligatari adunque sono garantiti da un im­ portante Istituto, qual’ è la Banca Toscana, die ogni questione sulla proprietà della concessione non li toccherebbe e che i lavori saranno compiuti nel modo migliore e nei limiti stabiliti dal preventivo.

Però il punto interessante è quello di vedere se il completamento della linea potrà veramente attirare su essa tutto quel movimento necessario per dare un frutto al capitale. A questo scopo possono s e r­ vire alcuni dati statistici sul movimento dei .marmi quale attualmente si effettua. Ora si trasportano sulla linea circa 6 8 mila tonnellate' di marmo greg­ gio e 1 0 mila di marmo segato; e questo movi­ mento rappresenta appena un terzo del marmo die viene effettivamente dalle Cave, perchè gli altri due terzi vengono trasportati per mezzo di carri trasci­ nati da buoi o per mezzo di lizze. Ciò avviene spe­ cialmente perchè la linea ferroviaria non essendo allacciala colle cave e' colle segherie il trasporto dei marmi deve esser fatto iiuo alla linea per mezzo di carri, onde le spese e l’ incomodo prodotto dal c a ­ rico e scarico distolgono una parte del materiale dal percorrere la linea ferroviaria, malgrado che la So­ cietà colla ingente spesa di circa 2 2 0 mila lire ab­ bia in questi ultimi an ni, assunto essa stessa il tra­ sporto col mezzo di 4 5 paia di buoi dalle Cave e Segherie fino al capo della linea. Importante è adun­ que anzitutto che questo allacciamento venga com ­ piuto iuqunntoehè esso promette con grandissimo fondamento non solo di far sparire in modo defini­

tivo la concorrenza del trasporto per mezzo di buoi ma anche di sopprimere il servizio che per mezzo dei buoi compie la. Società.

A tal fine si propongono tre tronchi principali di allacciamento della complessiva lunghezza di chilo­ metri sette e mezzo, risalendo una delle valli mar­ mifere per mezzo di un regresso, aggiunto a quello già esistente e raggiungendo le altre due valli con una galleria attraverso gli sproni rocciosi che le sepa­ rano. Tale allacciamento era stato studiato da pa­ recchi ingegneri in epoche diverse e tutti avevano convenuto sulla assoluta necessità di attuarlo per ar­ rivare coi vagoni fino all’ estremo limite al quale arrivano oggi i carri trascinati dai buoi ; limite dal quale poi si dipartono per i diversi centri marmiferi le lizze che effettuano il primo trasporto dei marmi. Con questi tre tronchi principali però non si ver­

rebbe ad allacciare tutte le cave, le quali sono nu­ merosissime, ed il progetto aggiungerebbe altri due o due e mezzo chilometri di linee secondarie che porterebbero i vagoni fin presso ad altre sette cave. In tal modo per assoluta necessità di cose tutte le Cave marmifere diventerebbero tributarie della fer­ rovia, rimarrebbero ancora isolate alcune poche, le quali per la scarsa produzione e per la grande di­ stanza non influiscono gran fatto sul movimento e domanderebbero ingenti spese per essere allacciale alla linea principale.

Ma oltreché rannodare le Cove alla ferrovia con­ viene anche allacciare le segherie le quali nu­ merosissime sono poste lungo il fiume Canone, ed oggi eseguiscono il trasporto dei marmi dalle Cave mediante bovi, e pure mediante bovi il tra­ sporto delle arene di cui hanno bisogno. Venne perciò progettata la costruzione di sette tronchi della lun­ ghezza complessiva di poco più di quattro chilo­ metri e mezzo di ferrovia mediante i quali 2 9 0 dei 5 2 0 telai delleSegherie verrebbero allacciati alla linea.

Finalmente siccome la ferrovia termina in Avenza ad una certa distanza dal mare ed i marmi che sì* esportano per via di mare vengono trasportati per mezzo di lizze sino ai due ponti che permettono lo imbarco, è stata progettata la costruzione di tre bi­ nari paralleli alla spiaggia della complessiva lun­ ghezza di m, 1 6 0 0 per mezzo dei quali la linea principale verrebbe allacciata ad uno dei ponti di imbarco.

Tutti questi lavori implicherebbero, secondo i progetti già redatti, altri in massima, altri in forma definitiva, una spesa di Lire 2 ,9 0 0 ,0 0 0 comprese L. 2 0 0 ,0 0 0 per aumento del materiale mobile delle linee, cioè 4 0 carri e due .locomotive, e comprese 5 0 mila lire per ampliamento delle officine; E , come abbiamo più sopra avvertito un contratto già conve­ nuto in massima con una rispettabile ditta di costru­ zioni, garantirebbe la Società della esecuzione di tutti questi lavori nel limite anzidetto di spesa.

Riepilogando adunque questo punto dei lavori, la Società della ferrovia della'm arm ifera, mentre oggi ha 1 4 chilometri di rete principale, la porterebbe a 2 1 .7 e di più avrebbe 7.2 chilometri di dirama­ zioni di cui manca attualmente.

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Non si può quindi negare che la sistemazione stipulala dalla Banca Nazionale Toscana non pre­ senti sotto tutti gli aspetti una soluzione seria e vantaggiosa tanto per la Banca stessa come posse- ditriee delle azioni, quanto per .il commercio dei marmi che avrà così assicurato un mezzo regolare di trasporto che risponde meglio alle esigenze della industria.

Rivista Bibliografica

Cammillo Supino. — I l c a p ita le nell' organism o eco­

nomico e nell' econom ia p o litica . — Milano, Hoe-

. pii, 1886, pag. 134.

L’autore di questo libro è già noto per altri brevi lavori sul Valore e sulla [Definizione della econo­ mia politica nei quali sono riassunte le idee dello Sellatilo o di qualche altro scrittore tedesco. L ’ im­ portanza di tali scritti ci pare assolutamente nulla; poiché essi si fanno notare per una qualità negativa, quella cioè di non presentare mai la trattazione del­ l’argomento sotto un aspetto nuovo o con vedute originali. Questo sul Capitale è della stessa farina, e il Rodbertus e il Marx ne fanno le spese, special- mente il primo ; il che non vuol dire che essi siano i soli autori citati dal Supino, il quale, al contrario, mostra una larga conoscenza della letteratura econo­ mica. Ma questa non basta, se la riflessione e la logica sono deficienti. Invero l’Autore, e in questo vuol giustizia si dica che non è il solo, non si sot­ trae alle più palmari contraddizioni, pur di accettare i postulati del collettivismo e di mostrare' che non ha fatto divorzio dal positivismo scientifico. Non è però un positivismo che regga all’esame, e il lettore si accorge subito che le previsioni fantastiche e le critiche non ponderate sono la materia prima con cui è tessuto tutto il ragionamento del Supino.

Il punto di partenza di questo lavoro consiste nella distinzione di due concetti .del capitale : economico l’ uno, storico-giuridico l’altro. Il capitale in senso economico sarebbe u.i mezzo di produzione, cui la civiltà è debitrice dei maggiori progressi, ed è quello al quale sempre si sarebbero riferiti gli economisti ; in senso storico-giuridico è l’accumulazione in pro­ prietà privata dei beni necessari per compiere la produzione stessa, secondo i principi di diritto e il sistema di organizzazione ora dominante. Ma questi non ci paiono due concetti distinti e in antagonismo tra loro, bensì due parti di uno stesso concetto, e la seconda parte non può stare senza la prima quando si consi­ dera il capitale, come la prima senza la secondasse non si vuol astrarre dalla realtà attuale delle cose. Se- nonchè in ultima analisi, l’ idea posta dal Supino a base fondamentale delle sue ricerche, e tolta di pianta dal Rodbertus, è questa : che il capitale come tale, è un elemento indispensabile, necessario della produzione, ma non lo è- la proprietà privata di esso, non l’attribuzione sua a una classe sola, Preso a guida delle proprie ricerche tale principio, l’ Autore passa a studiare la formazione storica del capitale nella economia moderna e le conseguenze che il capitale nel senso storico-giuridico ha prodotte nei fenomeni della produzione, della circolazione e della distribu­

zione delle ricchezze. E data questa premessa è age­ vole comprendere a quali conclusioni egli pervenga. Non ci tratterremo a discorrere ulteriormente di questo libro per due ragioni ; anzitutto perchè nulla di nuovo e di interessante vi abbiamo trovato, e se­ condariamente perchè l’esposizione delle idee svolte dall’Autore ci costringerebbe a farne la confutazione, il che ci porterebbe troppo lungi. Ma ne consigliamo la lettura a chi vuol farsi un’ idea di una certa scienza economica metafìsica che oggi ha corso anche in Italia e trova aderenti tra studiosi più o meno valenti. Albert S. Bolles. — P r a c t ic a l B a n k in g — 3 ra edition N ew -Y ork: Homans Publisliing Company, 1885, pag. 316.

Idem. — T he F in a n c ia l H istory o f thè United S tates

f r o m 1 8 6 1 to 1 8 8 5 , New Y ork: D. Appleton and

Co., 1886, pag. 585.

Il fecondo professore della Università di Pennsilva- nia in Filadelfia è direttore del Bunker' s Magatine,

per rispondere alle molte richieste che in questa sua ul­ tima qualità gli furono più volte fatte, di un libro che trattasse completamente della pratica bancaria, ha pubblicato su questo argomento un volume che non esitiamo a chiamare riuscitissimo. Per raggiungere la maggiore esattezza e per essere veramente completo il Prof. Bolles si è servito del concorso di uomini addetti per ufficio agli affari di Banca ed ha potuto fare così un’ opera interessante e istruttiva, sia per le notizie che da essa si possono ricavare sul sistema bancario dogli Stati Uniti, sia per la lucida esposizione delle varie operazioni bancarie.

Il libro è diviso in quattro parti ; la prima si ri­ ferisce alle banche di deposito e di sconto, la se­ conda alle banche o casse di risparmio, la terza agli uffici di liquidazione (clearing-houses) e la quarta alle altre imprese di credito (loan and trust com - panies). In ciascun capitolo abbondano le acute con­

siderazioni e i consigli più saggi intorno al modo di condurre le aziende bancarie ed è pure svolta la contabilità per le varie specie di banche'.

È quindi un libro che non dovrebbe mancare nelle biblioteche delle nostre scuole di commercio e noi lo additiamo volentieri all’ attenzione degli insegnanti, certi di suggerire loro un’ opera ben fatta e assai utile.

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L ’ E C O N O M I S T A

5 décembre 1886

780

gli Stati Uniti hanno avuto in mezzo secolo e per il quale hanno potuto ridurre considerevolmente un debito di oltre 1 4 miliardi si riflette naturalmente nelle finanze, la cui storia offre un campo assai vasto di confronti, di indagini e di ammaestramenti.

R. Da l l a Vo l t a.

RIVISTA ECONOMICA

La p r o p o s ta di a d o tta re la m oneta di n ik el in F r a n ­

c ia — La r e la z io n e del D irettore d e lla Z ecca d eg li S ta ti Uniti — / / p r o g r e s s o d e lle co lo n ie A u stra­ liane.

In Francia la Camera dei Deputati ha preso in considerazione una proposta del deputato Letellier concernente la trasformazione della moneta francese d’appunto, ossia di biglione. La questione è vera­ mente da un pezzo in discussione ed anche recen­ temente il consiglio dipartimentale della Senna emet­ teva un voto a favore dell’adozione'della moneta di nickel. Il sig. Letellier propone aneli’ egli di demo­ netare i pezzi da 2 0 centesimi in argento al titolo di 8 3 5 millesimi e di sostituirli con pezzi dello stesso valore formato da una lega di nickel e rame. É indubitato che la moneta di 2 0 centesimi d 'a r ­ gento è troppo piccola e molto opportunamente in Italia ora è fuori di corso, ma poiché in Francia c ’è e non si intende di abolirla, crediamo anche noi che sia meglio, come propone il Temps, di coniare moneta di .nickel puro avente il valore di 25 cen­ tesimi. Nè F impiego del nickel come moneta sa­ rebbe una novità perchè altri paesi e da più anni l’hanno introdotta nel loro sistema monetario, citiamo la Svizzera la quale fino dal 1 8 5 2 adottò per la moneta di biglione una lega di rame o nickel; gli Stati Uniti e il Belgio seguirono questo esempio nel 1 8 6 0 , la Germania nel 1 8 7 2 e negli ultimi anni fu imi­ tato dalla Giatnaica, dal Perù, dal Chili, Honduras, Costa-Rica, Columbia, Brasile, Bolivia, Venezuela, Serbia ed Egitto .- Vi sono adunque molti esperi­ menti i quali piovono che l’adozione della moneta di nickel ben lungi dall’offrire inconvenienti presenta qualche vantaggio dal punto di vista della comodità.

Ma la Francia avrebbe un i - iteresse più diretto ad adottare e far adottare agli altri paesi la moneta di nickel. Là Nuova Caledonia, possedimento fran­ cese, come è noto, è ricchissima di miniere di nickel e del silicato di nickel che viene estratto si può con processi industriali avere il nickel puro. Anzi la sco­ perta delle miniere della Nuova Caledonia fece scen­ dere il prezzo del nickel sui mercati europei da venti franchi a sei e mentre un tempo lo si estraeva principalmente in Germania, Svezia e agli Stati Uni­ ti, ora l’ industria si è ristretta in gran parte alla Nuova Caledonia. A ragione del ribasso nel suo prezzo l’ uso del nickel si è andato diffondendo assai in questi ultimi anni ed ora e adoperato nella fabbri­ cazione dei bronzi artistici, dei finimenti da cavallo, nelle chincaglierie eoe.

Le proposte attuali tendenti a sostituire al biglione in bronzo una moneta di nickel avrebbero adunque anche per ¡scopo di dare nuovo impulso all’ industria

metallurgica della Nuova Caledonia. Però quelle pro­ poste sollevano qualche obbiezione tra cui questa che riescirebbe diffìcile il distinguere la moneta di ar­ gento da quella di nickel ; tuttavia questo inconve­ niente potrebbe essere tolto dallo stesso modo di coniazione.

Se la Francia intraprendesse la demonelazione di tutto il suo biglione dovrebbe emettere una nuova moneta per quasi 1 0 0 milioni ; — l’operazione adun­ que importerebbe una spesa non indifferente, tanto più che lo stock di bronzo ritirato avrebbe un tale deprezzamento per la stessa sua ingente quantità, da convertirsi in un valore effettivo assai meschino. Per quanto il desiderio di sviluppare una colonia possa agire sull’animo dei francesi si può ritenere che ap­ punto per la spesa la proposta di cambiare il bi­ glione non avrà seguito, almeno per ora.

Però la proposta del sig. Letellier presa in con­ siderazione dalla Camera è assai più ristretta no.i ri­ guardando che le monete da 2 0 centesimi; per essa adunque la spesa sarebbe lieve e la sua attuazione è anche meno improbabile.

— Il Direttore della Zecca degli Stati Uniti, sig. Jam es P. Kimball, nella sua relazione annuale, — che è sempre di grande importanza per lo studio della situazione monetaria generale, — e relativa all’ anno fiscale terminato il 3 0 giugno scorso, dà numerosi ragguagli sulla coniazione e produzione-di metalli preziosi avvenute negli Stati Uniti. Giova notare anzitutto che l’oro depositato alla zecca duran­ te l’anno fiscale 1 8 8 5 - 8 6 fu di dollari 4 9 ,6 0 6 ,5 3 4 di cui dollari 3 2 ,4 5 6 ,4 9 3 furono prodotti negli Stati Uniti ; invece il valore dell’argento depositato alla zecca, o da essa acquistato fu di dollari 3 4 ,9 1 7 ,0 2 6 di cui dollari 3 2 ,4 5 4 ,6 4 4 provenivano dalla produ­ zione interna. Le coniazioni in oro ammontarono a dollari 3 4 ,0 7 7 ,3 8 0 contro dollari 2 1 ,8 6 1 ,1 2 3 coniati nell’anno fiscale precedente; le coniazioni di ar­ gento raggiunsero invece la cifra di doli. 3 0 ,0 2 2 ,3 4 9 contro 2 8 ,8 4 8 ,9 5 9 di dollari coniati nell’annata pre­ cedente. Gi pare assai notevole l’aumento di quasi 1 0 milioni di dollari nella coniazione delle monete d’oro, dacché oggi si sostiene con molta insistenza che vi è scarsità d’oro e-ch e il suo vaioresi è accre­ sciuto appunto per la sua scarsezza relativamente al bisogno che ne sente il mondo commerciale. Le coniazioni totali degli Stati Uniti, compresa la mone­ ta divisionaria (subsidiary coin) furono adunque di 3 8 ,3 8 1 ,6 2 2 di monete aventi un valore totale di dol­ lari 6 4 ,1 1 7 ,1 0 5 pari a circa 321 milioni di lire.

La relazione del Direttore della Zecca reca anche alcune notizie interessanti sul movimento nei prezzi dell’argento in varie epoche. Alla data dell’approvazio­ ne della legge americana 2 8 febbr. 1 8 7 8 che autorizza­ va la coniazione di dollari d’argento (standard dollar)\

11 prezzo del dollaro d’argento era a Londra di 5 5

pence pari a doli. 1 ,2 0 5 per oncia di fino, al cui prezzo il valore intrinseco di un dollaro d’ argento era quindi di dollari 0 ,9 3 5 . Iti. nessuu’jaltra epoca il prezzo dell’argento raggiunse i 5 5 penne perchè la tendenza sua fu invece costantemente al ribasso, con lievi aumenti temporanei e accidentali.

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fino a 4 6 pence come è attualmente. 11 valore del— l’oro in verghe (gold buìlion) importato agli Stati Uniti durante l’ anno fiscale 1 8 8 5 - 8 6 fu di dol­ lari 4 ,0 7 3 ,4 5 8 e quello esportato fu di doli.2 7 ,3 6 5 ,0 0 0 . L ’ importazione delle monete d’oro (gold coin) ascese a doli. 1 6 ,6 6 0 ,8 9 1 , la esportazione a doli. 1 5 ,4 4 0 ,9 1 7 . L’argento in verghe fu importato per doli. 4 ,1 5 1 ,4 3 8 ed esportato per doli. 1 0 ,7 8 0 ,6 5 6 di cui doli. 3 5 4 ,8 4 8 consistevano in trade dollcirs o dollari commerciali.

Il direttore della zecca calcola l’ammontare dello stock monetato esistente agli Stati Uniti al 1® lu­ glio 1 8 8 6 in dollari 8 3 7 ,1 0 1 ,2 5 4 di cui dollari 5 4 8 ,3 2 0 ,0 3 1 in oro e doli. 3 0 8 ,8 8 4 ,2 2 3 in argento. Noteremo per ultimo che la produzione mondiale dell'oro e dell'argento nel 1 8 8 5 è stimata dal si­ gnor Kimhall in doli. 1 0 1 ,5 8 0 ,0 0 0 per l’ oro e doli. 1 2 5 ,0 0 0 ,0 0 0 circa in argento, calcolalo al suo valore nominale. Nonostante il grande deprezzamento dell’argento la sua produzione mondiale è ancora in aumento.

Gli Stati Uniti poi conservano il primo posto fra le nazioni del mondo rispetto alla produzione dei metalli preziosi essendo i più grandi produttori d’ oro e d’argento; essi hanno infatti prodotto per dol­ lari 8 3 ,4 0 0 ,0 0 0 ossia i due quinti della produzione mondiale.

La coniazione mondiale di monete d’oro durante il 1 8 8 5 sarebbe ammontata a circa 9 3 milioni di dollari e quella d’ argento a circa 9 7 milioni di dollari.

— La importanza che le colonie hanno per l’Inghil­ terra è un fatto che le statistiche provano in modo incontestabile. La vera forza della Gran Brettagna, la sua .potenza, la sua ricchezza, la sua influenza sono tutte effetto dei progressi delle sue colonie d’oltremare. E che gli inglesi sentano veramente per quanta parte la loro grandezza è congiunta alla esistenza delle co­ lonie e alle relazioni con esse ce lo provano anche taluni fatti recenti, come ad esempio la esposizione coloniale aperta a Londra nell’estate scorsa e l’idea di fondare un grande Istituto coloniale, proposta fatta dal principe di Galles che ha già incontrato molto favore. Ma fra tutte le colonie inglesi quella forse più inglese per così dire, dacché altri elementi estranei non si sono frammisti in misura rilevante, è l’Australia, i cui progressi nell’ultimo decennio sono veramente importanti. Ce lo attesta l’ ultima relazione del capo dell’ ufficio di statistica della colonia di Vittoria il sig. H ayter, il quale dà le cifre per tutte le sette colonie australiane.

La popolazione complessiva che nel 1875 era di 2 ,2 9 6 ,0 0 9 , dieci anni dopo, cioè alla fine del 1 8 8 5 , saliva a 3 ,2 3 5 ,0 4 1 con un aumento percentuale del 4 0 .8 0 . Il terreno coltivalo da 4 ,0 8 7 ,4 3 6 acri, nello stesso periodo aumentava del 9 6 .4 2 per cento e sa­ liva ad acri 8 ,0 2 8 ,5 3 7 .

Il movimento commerciale, sebbene in proporzioni più ristrette presenta pure un notevole sviluppo, so­ pratutto l’ importazione, la quale da 4 2 ,2 7 2 ,8 5 9 ster­ line saliva a sterline 6 3 ,2 6 8 ,4 9 1 con un incremento del 3 3 ,8 4 per 0 / o ; l’ esportazione invece era alla fine del 4 8 5 5 di 5 7 ,7 3 3 ,4 8 6 sterline mentre nel 1 8 7 5 ammontava a sterline 4 4 ,4 0 7 ,0 0 1 l’ aumento fu quindi soltanto del 1 6 ,0 9 per

0/o-Lo sviluppo poi dei mezzi di comunicazione è stato dei più colossali, ma questo stesso aumento delle strade ferrate e della rete telegrafica ha pro­ dotto un correlativo ingrossare del debito pubblico.

Infatti il debito da sterline 5 4 ,7 5 6 ,8 3 7 , pari a sterline 2 5 e 17 scellini per abitante, è salito nel decennio 1 8 7 5 - 8 3 a sterline 1 4 0 ,9 7 0 ,1 1 9 pari a sterline 4 2 e scellini 5 per abitante, ma nello stesso, periodo di tempo le strade ferrate da miglia 2 2 3 3 salivano a miglia 8 0 4 9 e la rete telegrafica da mi­ glia 1 1 4 0 3 passava a miglia 2 5 5 0 1 .

Finalmente le entrate delle 7 colonie australiane (Nuova Galles del Sud - Nuova Zelanda - Queen­ sland - Australia meridionale - Tasmania - Vittoria - Australia occidentale) che erano nel 1 8 7 5 di ster­ line 1 4 ,9 7 8 ,5 7 4 ammontavano nel 1 8 8 5 a sterline 2 4 ,0 1 9 ,8 8 7 .

Come si può rilevare da questi dati lo sviluppo delle colonne australiane è un fatto accertato in ogni senso, compreso anche il debito pubblico. Ma sopratutto me­ ritano considerazione il movimento commerciale che nell’anno passalo superò complessivamente i 114 milioni di sterline ossia i 2 8 5 0 milioni di lire e 1’ estensione del terreno coltivato che nel decennio fu quasi raddoppiata.

È certo che un grande avvenire è riservato ai-, l’Australia e che questa continuerà a richiamare gli emigranti del vecchio mondo.

LA SITUAZIONE D EL TESORO

al 31 ottobre 1886

Il conto del Tesoro dava al 31 ottobre i seguenti resultati :

A t t i v o :

Fondi di Cassa alla scadenza dell’eser­

cizio finanziario 1885-86. . . L. 389,740,050.68 Crediti di Tesoreria alla scadenza

dell’ esercizio suddetto. . . . » 41,744,299.06 Incassi dal 1° luglio al 31 ott. 1886

(Entrata o r d in a r ia )...» 445,478,952.01 Entrata stra ord in a ria... » 26,300,273. 50 Debiti di Tesoreria al 31 ott. 1886 » 556,444,746.93 Totale . . . L. 1,469,708,322. 18

P a s s i v o : Debiti di Tesoreria alla scad. dell’e­

sercizio finanziario 1885-86 . L. 535,845,994.65 Pagamenti dal 1° luglio al 31

ottobre 1886 ... » 415,889,531.30 Crediti diTesor.a a l31 ott. 1886 » 124,757,660 71 Fondi di Cassa al 31 ottob. 1886 » 393.215,135.52 Totale . , . . L . 1,469,708,322.18 Dal prospetto comparativo degli incassi e dei pa­ gamenti operati nel mese di o'tobre presso le Tesorerie del Regno, apparisce che gli incassi ammontarono a L. 1 5 0 ,7 8 8 ,4 1 0 .6 8 contro L. 1 6 8 ,5 7 2 ,5 2 4 .4 0 nell’otto­ bre dell’anno scorso,e i pagamenti a L . 1 0 5 ,5 9 5 ,9 5 8 .6 1 contro L. 1 2 8 ,6 8 7 ,8 5 2 .8 1 nel mese corrispondente del 1 8 8 5 ; cosicché gli incassi neH’ottobre 1 8 8 6 fu­ rono inferiori di L . 1 7 ,7 8 4 ,1 1 3 .7 2 e i pagamenti di L . 2 3 ,0 9 1 ,8 9 4 .2 0 .

F ra le diminuzioni più notevoli avvenutejnella riscos­ sione delle imposte figurano le seguenti: 1.3 ,8 4 0 ,6 9 8 ,2 5 nei redditi patrimoniali dello Stato diminuzione che ha origine dal fatto che la società ferroviaria del Me­ diterraneo versò in anticipazione il 31 ottobre 1 8 8 5 la rata dei prodotti spettante allo Stato, rata che sca­ deva il 1° novembre successivo, ciò che non si è verificato nell’ ottobre 1 8 8 6 ; L. 1 ,3 4 5 ,4 7 2 .7 7 n el-

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L ’ E C O N O M I S T A

5 décembre 1886

pendente dalla minore riscossione sull’ imposta ter­ reni a motivo della soppressione del decimo, nono­ stante che sui fabbricati siasi verificato un aumento di L. 1 6 6 ,0 0 0 ; L . 2 ,4 0 3 ,3 5 5 .1 0 sui sali, diminuzione de­ rivante dalla riduzione delle tariffe; L. 1 3 ,9 8 2 ,7 6 9 .5 7 sulle partite di giro la qual diminuzione proviene in parte dai versamenti fatti nel mese di ottobre 1 8 8 5 pei fitti dei beni demaniali destinati ad uso, o in servizio di amministrazioni governative ed in parte dalle somme che la Cassa dei depositi e prestiti ha versato nello stesso mese per il servizio della Cassa pensioni, mentre nell’ottobre 1 8 8 0 non si ebbero in­ cassi per questi titoli; L. 1 0 ,2 3 7 ,1 9 2 nella costru­ zione di strade ferrate e la minore entrata dipende che non si era ancora provveduto alla alienazione del titolo ferroviario per far fronte alle spese di co­ struzione.

Era gli aum. più importanti notiamo: L. 1 ,5 8 3 ,4 7 8 .5 3

nelle tasse in amministrazione del Ministero delle -finanze, aumento derivante dai maggiori accertamenti verificatisi sull’ imposta per ruoli, e per ritenute ; L.' 1 ,5 8 7 ,1 4 5 .7 0 sulle dogane e diritti marittimi de­ rivanti dall’aumento dei dazi; L. 8 ,8 1 6 ,9 1 5 .9 0 sul­ l'accensione di debiti, e l’aumento deriva da aliena­ zione di obbligazioni dell’Asse ecclesiastico, che non ebbe luogo nell’ottobre 1 8 8 5 , e L. 3 ,7 2 1 ,0 7 8 .1 4 sui

capitali aggiunti per resti attivi aumento derivante dal prodotto di rendita alienata per ricavare la somma occorrente a saldare la competenza 1 8 8 5 - 8 6 delle spese ferroviarie in conto capitale, fissate dalla legge 2 0 luglio 1 8 7 9 .

Dal 1° luglio a tutto ottobre le entrate ammon­ tarono a L. 4 7 1 ,7 7 9 ,2 2 5 .5 1 la qual cifra in con­ fronto del periodo corrispondente del 1 8 8 5 presenta un minore incasso di L. 5 2 ,9 6 8 ,5 5 6 .6 6 , e i paga­ menti a L . 4 1 5 ,8 8 9 ,5 3 1 .3 0 con una differenza in meno sul 1 8 8 5 di L. 4 7 ,9 8 6 ,6 0 1 .8 9 .

Il seguente prospetto contiene l’ammontare degli incassi fatti nel mese di ottobre 1 8 8 6 in coufronto col dodicesimo preventivato stabilito nella somma di L. 1 4 3 ,2 6 2 ,2 6 5 e con gli incassi ottenuti nell’ otto­ bre dell’anno scorso.

Entrata ordinaria

Redditi patrim oniali... L . Imposta fo n d ia ria ... Imposta sui redditi di ric ­

chezza m o b ile ... T asse in am m inistrazione

del M inistero delle F i ­ nanze... ... T assa sul prodotto del movi­

m ento a grande e piccola velocità sulle ferrovie. . . D iritti delle Legazioni e dei Consolati a ll’estero... T assa sulla fabb ricaz.d eg li

sp iriti, b irra , eco... Dogane e d iritti m arittim i. D azi in tern i di consumo.. . T a b a cch i... ... S a l i ...‘... M ulte e pene p e cu n ia rie ... L o t t o ... P o ste... T eleg rafi... S erv izi d iv e rsi... Rim b. e concorsi nelle spese E n tr a te d iv erse... P artite di giro...

Entrata straordinaria

E n tra te effe’.tive . . . ... Movimento di ca p ita li... Costruz. di strade fe r ra te .. C apitali agg. per resti attivi T o ta le ___ L . Incassi n ell’ ottobre 1883 1,871,730 30,355,000 23,089,635 | differenza Differenza cogli incassi

col n ell’ottobre 12° prevent. 1885 4. 518,384 + 1 5 ,0 8 6 ,8 4 7 5,72 7 ,4 1 2 — 3, 840, 698 - 1,345,472 + 1,583,478 12,859,419 — 1,242,081 _ 562,438 1,334,646 — 102,854 — 365,372 11,882.— 64,784 — 26,555 2,519,821 + 1 1 9.659,076 + 6,682,740 16,459,241 + 4,837,536 1 ,1 8 0 + 4,7 2 1,4 1 1;— 1, 3.225,911 1,338,8 3 7.+ 1,490,165 - 2,676,676 ' 473,220 2,266,508 - 5, 082,321' + 275,576 4- 1 115,364 — 767,741 37,464 1,014 653,359 435, 755 306, 760 122,826 788, 211 113,630 463,465 - 1 3 , + 454,779 587,145 34, 308 261,184 403,555 236 152,697 176,035 353,226 215,548 360,153 881,679 982, 769 436,193 — 402,459 10 ,4 6 8 ,7 5 0 !+ 7,042,690 287,515 —11,588,308 3,721,078 + 3,721,078 150,788,41oj-l- 7, 526,145 — 740,047 + 1.531,041 — 10,237,192 + 3,721,078 - 1 7 ,7 8 4 ,1 1 3

Da questo prospetto resulta che nell’ottobre 1 8 8 6 gii incassi superarono la previsione mensuale del bi­ lancio di L . 7 ,5 2 6 ,1 4 0 e furono, infer. di L . 1 7 ,7 8 4 ,1 1 3 a quelli ottenuti nell’ottobre 188 5 .

Dal 1° luglio a tutto ottobre gli incassi furono in; feriori di L . 1 0 0 ,2 6 9 ,8 3 5 alle previsioni del bilancio, ma il minore incasso deriva in parte dall'avere in­ troitalo L. 4 1 ,9 6 5 ,4 2 4 metto di quello che era stato previsto dal Ministero delle finanze per costruzione di strade ferrate, la cui previsione mensile è di

L. 1 1 ,8 7 0 ,8 2 3 . mentre nel 1 ° quadrimestre dell’ e­ sercizio finanziario 1 8 8 5 -8 6 non è stala incassata che la somma di L . 5 ,5 1 7 ,8 6 8 . Anche le partite di giro contribuirono alla deficienza per una cifra non indifferente.

Ecco adesso il prospetto della spesa, la quale nel bilancio di previsione figura per L. 1 4 1 ,8 6 5 ,7 6 3 al mese.

* | Differenza Pagamenti Differenza .coi pagarmi n ell’ col 12o pre- n ell’ottobre

ottobre ventivato I 1885

Pagamenti M inistero del T esoro...L .

Id . delle finanze . . , Id . di grazia giustizia Id . degli affari esteri. Id . dell’ istru z. pubb Id . d ell’ in te r n o ... Id . dei lav ori pubblici Id . della guerra. . ? . . . Id . della m a r in a ... Id . d ell’agric. industr. . , e commercio. . . T otale... L. 27,594,896 —35. 16,290,585 — 1, 2,780,575 — 512.142 - f 3,086,942 + 4,169,710 — 1, 20,357,489 — 1, 20,913,844 — 1, 9,012,017 — 1, 876,782^-1 4 7 .2 7 3 ■ 6 0 9 ,8 2 6 ■ 3 2 ,3 7 5 • 1 4 1,549 ■ 8, 246 • 1 4 9 ,0 0 0 * 6 8 5 .2 7 3 - 2 5 4 ,0 3 5 - 902,0 1 7 .-326,3 0 0 '-- 5,218,582 - 1,080,154 82,683 - 236,519 - 1,180,399 - 417,700 - 4,916,594 - 6,001,157 - 3,643,020 - 355,081 105,595,958!—36,269,805 ¡— 23,091,894

L a spesa nell’ ottobre d eM 8 8 6 fu quindi inferiore di L. 3 6 ,2 6 9 ,8 0 6 al dodicesimo preventivato, e di L . 2 3 ,0 9 1 ,8 9 4 a quella effettuata nell’ ottobre 188 5 .

Confrontando finalmente gl’ incassi e i pagamenti si hanno le seguenti differenze .

Entrate nell’ottobre 1 8 8 6 . L . 1 5 0 ,7 8 8 ,4 1 0 Pagamenti . . . . . . » 1 0 5 ,5 9 5 ,9 5 8 Differ. in più.nelle entrate di L . 4 5 ,1 9 2 ,4 5 2 Nell’ottobre 1 8 8 5 si aveva avuto:

E n t r a t e ... L. 1 6 8 ,5 7 2 ,5 2 4 P a g a m e n t i ... » 1 2 8 ,6 8 7 ,8 5 2 Differ. in più nelle entrate di L . 3 9 ,8 8 4 ,6 7 1

LA SOCIETÀ DELLE STRADE FERRATE DELLA SICILIA

n e l 1 8 8 5 - 8 6

Il Consiglio di amministrazione delle strade fer- ferrate della Sicilia nell* Assemblea generale degli azionisti tenuta iu Roma il 1 6 novembre p. p. co­ municava ai medesimi la sua relazione sull’ eserci­ zio 1 8 8 5 -8 6 .

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