SCIENZA ECONOMICA, F IN A N Z A , COMMERCIO, B A N CH I, F E R R O V IE IN TE R E SSI P R IV A T I
Anno XIII - Voi. XVII
Domenica 14 Novembre 1886
N. 654
Discorrendo dei progetti che si agitano per il rior dinamento delle Banche di emissione abbiamo accen nato nel numero del 24 Ottobre ai progetti che erano stati fin dal Giugno decorso discussi per portare a 100 milioni il capitale del Banco di Napoli. Ora viene reso noto che il Consiglio superiore del Banco stesso ha decretato di spingere appunto a 100 milioni il capitale di quell’ importante Istituto.
Conviene però distinguere con chiarezza la diffe renza che passa tra la questione agitatasi in altro tempo e quella che sembrerebbe risoluta colla c i tata deliberazione. Il Banco di Napoli, come tale, può accrescere il proprio capitale nella misura che ve nisse dal proprio Consiglio stabilita, ma non muta per questo quello utile alla tripla circolazione, la quale ha un limita definito dalla legge 1874 ed è, fino ad oggi, nella misura di !.. 48,750,000 di capi tale, cioè una circolazione di L. 148,250,000.
Però non conviene nascondersi che la delibera zione del Consiglio superiore che stabilisce in 100 m i lioni il capitale del Banco stesso, può ritenersi il pro dromo di una modificazione della legge che riconosca tutto questo capitale come utile alla tripla circolazione, la quale così passerebbe da 146 milioni ed un quarto a 300 milioni.
Ora è evidente che una'sim ile decisione non può esser stata presa senza un piano prestabilito che fissi bene quale sia l’ indirizzo che il Banco di Napoli intende seguire, e quale la funzione che deve avere nella lotta che ormai apertamente combattono tra loro gli Istituti di emissione. Crediamo pertanto che sia giunto il mo mento di esaminare brevemente quali possano essere gli intendimenti di chi regge quell’ Istituto, tanto più che alcune informazioni particolari che ci pervengono oggi sulle recenti sedute di quel Consiglio, ci met tono in grado di parlare con qualche conoscenza di causa.
I lettori de\\’Economista non ignorano certamente - poiché a lungo, in molte occasioni, ci siamo in trattenuti sull’argomento - che il Banco di Napoli, dall’un. Depretis chiamato poco tempo fa « benedi zione del paese », è veramente, per la natura sua, un Istituto che può dare e dà infatti inestimabili benefici al commercio ed all’ industria, in quanto, non avendo l’onere di dividendi per gii azionisti, può accordare alla sua clientela, un buon mercato che agli altri Istituti non è consentito. Ma perciò stesso sorgono due grandi difficoltà, che mostrano il più grande e più fondamen tale vizio del nostro sistema bancario, vizio contenuto
in questo dilemma : - o deve essere compresso il natu rale svolgimento del Banco stesso, affinchè non riman ganò soverchiamente danneggiate le altre Banche di emissione, che non possono seguirlo nei sacrifizi e nel buon mercato delle sue operazioni ; - o , lasciando piena libertà al Banco di Napoli di svolgere come meglio crede la sua attività, si permette che faccia agli altri Istituti una concorrenza che non possono sostenere.
Fino a che il Banco di Napoli esercitava la pro pria missione nelle sole provincie del mezzogiorno, e fino a che la sua amministrazione non era ordi nata come lo è attualmente, il pericolo a cui accen niamo sembrava molto remoto e quindi la incompa tibilità della coesistenza di Istituti di indole tanto diversa non appariva troppo spiccata. Ma oggi che il Banco di Napoli ha estesa la sua azione in tutte le principali provincie del Regno non solo, ma - e ciò più importa - ha ordinata la propria amministra zione che ora è presieduta da chi ha uno scopo fisso e determinato ed a raggiungerlo intende consacrare tutta la propria attività e tutta la propria intelli genza ; oggi si fanno più che mai sentire quelle difficoltà che metteranno in contingenza il Ministero a studiare profondamente, se sia possibile continuare in un sistema che può diventare sempre più peri coloso.
Ed è stranissimo che fino a qui non si abbia pen sato a questa crescente potenza bancaria che un giorno avrebbe potuto sorgere e domandare un posto ade guato alla forza che possiede non solo, ma che avrebbe fatto anche presentire a quanto più grandi ed arditi ideali potesse tendere. E fu veramente o negligenza di previsione o soverchia illusione dell’ avvenire il non aver pensato che lo sviluppo di quell’ istituto avrebbe creato uno stato di cose contro del quale sarebbe stato vano per molte ragioni il credere che un M ini stero potrebbe, vorrebbe, o saprebbe lottare.
100 milioni di capitale, con gli incontrastabili van taggi che può offrire al credito del paese, è una forza che il Ministero non solo non può trascurare, ma non può nemmeno scontentare ; è un fattore fino ad oggi negletto, che può, in un prossimo av venire, imporre la soluzione del problema Bancario. Noi abbiamo troppo chiaramente manifestata nelle colonne ùqWEconomista la nostra opinione sul modo con cui crediamo debba riordinarsi la emissione, per non sentirci oggi in diritto di dire tutta la verità, anche quella d ie si suole nascondere per malin tesi) timore di nuocere agli alti concetti che si suppóngono — ma più spesso non albergano — nella mente dei ministri. É se non erriamo il Banco eli Napoli, che venne accettato nel 1874 nel novero delle Banche di emissione quasi per procurargli il mezzo di riabilitarsi davanti l’opinione pubblica che non aveva in lui che scarsa fiducia,oggi ha, non sola mente raggiunta la completa riabilitazione, ma riva leggia con qualche vantaggio col maggiore degli Istituti, e lascia vedere che tra non molto potrà so verchiarlo. — Che 'ne è e che ne sarà del sistema di pluralità delle Banche quando il Banco di N a poli abbia 100 milioni di capitale se già con 48 mi lioni in questi ultim i tempi lasciava sentire tutto il peso della sua concorrenza ?
Comunque, oggi il Consiglio superiore del Banco Ita decretato di portare a 100 milioni il suo ca pitale, e questa deliberazione viene presa alla vigi lia della presentazione di un progetto di legge che deve riordinare gli Istituti di emissione. Tale coincidenza non solo fa supporre, ma evidentemente vùol anche far notare al paese che il Banco di Napoli nelle prossime discussioni domanderà che gli sia riconosciuto tale capitale come utile alla tripla circolazione, e siccome non potrà raggiungere ram mento entro il tempo nel quale scadrà il privilegio, Chiederà che fin d’ ora la legge riconosca tale au mento, salvo a permettere che valga di fatto per la tripla circolazione, mano a mano che il capitale vada aumentando.
E la maggiore attività che l’ istituto potrà acqui stare da questo aumento di capitale dovrebbe — se siamo bene informati dei progetti che si stanno studiando — dovrebbe essere impiegato a dare speciale sviluppo al eredito agrario, a cui il Banco dì Napoli può notevolmente offerire condizioni molto migliori di quelle che non possa fare qualunque altro Istituto. Ora bene si comprende che con tale programma, che veramente può essere attuato nel modo migliore, cioè col maggiore buon mercato, fàcilmente verranno superati gli ostacoli che po trebbero essere creati ad un incremento così no tévole del capitale e della circolazione di quell’ Isti tuto. D ’ altra parte se gli altri Istituti volessero in fluire sul Governo, sia per impedire al Banco di Napoli il conseguimento di questo accrescimento di capitale, sia per ottenere un proporzionalo aumento, i r Banco di Napoli ha pronta un’ arme di guerra molto temibile e che ha già fin d’ ora sfoderata, cioè là durata nel privilegio.
Chi ha letto l’ articolo pubblicato il 4 novembre dal Corriere del Mattino, giornale che è in così buoni rapporti col Banco <ii Napoli, deve aver r i cevuta la impressione che la lotta tra gli Istituti per disputarsi i privilegi che la nuova legge deve ac cordare è già arrivata ad un momento decisivo. Evidentemente il Banco di Napoli non ha nessun
interesse che la nuova legge accordi un privi'egio di lunga durata; esso gode della circolazione, e sa che in nessun caso questo godimento gli sarebbe nè tolto, nè menomato. Gli altri Istituti invece — tranne il Banco di Sicilia che, va da sè, è alleato con quello di Napoli — gli altri Istituti hanno in vece non solamente l’ interesse, ma la necessità che il privilegio accordato dalla nuova legge contempli un periodo abbastanza lungo durante il quale sia assicurata la esistenza loro.
Il dilemma pertanto che si presenta al Governo dal punto di vista del Banco di Napoli è semplicis simo ; — o gli vengono accordati fin d’ ora i 100 mi lioni di capitale, o esigerà che il privilegio duri brevissimo tempo, affinchè possa, mano a mano che lo accumula, ottenere da nuove leggi il riconoscimento degli aumenti. — E nelle dispute ora avvenute su questo punto si è persino proposto che la durata del privilegio non oltrepassi i cinque anni; — quasi quasi il Banco di Napoli appena annuirebbe che il termine si portasse a dieci anni.
E non occorre nasconderlo ; la lotta su questo punto ci pare tanto più tenace, inquanto che è evi dente che ciascuno degli Istituti giuoca una carta importante, anzi non ci sembrerebbe impossibile che si riuscisse a far tramontare ogni discussione sul riordinamento e si lanciasse ancora per qualche tempo le cose come sono. Ad momento dato il Banco di Napoli si presenterebbe non più con un capitale di 60 milioni, dei quali 48 utili alla tripla circola zione, ma con un capitale di 100 milioni.
Dal punto di vista adunque del Banco di Napoli non vi ha dubbio che tale tattica è eccellente come sono eccellenti le sue aspirazioni e da parte nostra non possiamo che lodare chi le ha concepite ed oggi cerca di attuarle; solamente quello che ci desta ap prensione è I’ azione del Governo che temiamo si lasserà sbalestrare dai flutti senza avere timone vi goroso. — Perciò di fronte alla situazione attuale, r i chiamandoci a quanto tante volte abbiamo detto noi, concludiamo con questa sentenza :
0 il Governo vuole mantenere il sistema della pluralità delle Banche, e nella legge includa dispo sizioni tali che sotto tutti gli aspetti tutelino la tran quilla esistenza delle diverse Banche ;
o crede che alcune debbano sparire e nel se greto dell’ animo vagheggia una Banca unica, e magari una Banca di Stato ; ebbene, su ciò si di scuterà a suo tempo,- ma allora sopprima le Ban che minori fin d’ ora e non aspetti che siano cre sciute e sviluppate per decretarne la loro morte con pericolo sempre maggiore degli interessi generali.
In qualunque caso ciò che preme è che il Governo sappia cosa vuole o voglia quello che sa di volere; sono le sue incertezze e la sua soverchia condiscen denza che producono queste aspirazioni che sono causa poi di conflitti, di transazioni e peggio ancora di leggi pari a quella del 1874.
IL TRATTATO DI COMMERCIO 1TAL0-FRARCESE
Nel 188'i abbiamo imporlato dalla Francia 367.8 milioni di prodotti, dai quali vanno subito stralciati 76 milioni di monete d’ argento e circa 1.7 milioni in moneta d’oro, un totale quindi di 78,1 milioni. Rimangono quindi circa 290 milioni d ie si possono così divìdere in via approssimativa.
Dei prodotti agricoli se ne importano circa 12 m i lióni, ili cui 2.8 di vino , 2 di spirito , 5.2 di oli, -1.1 di granaglie, altri prodotti agricoli 2.
Dei prodotti annessi alla agricoltura si importano circa altri 12 milioni cioè: cavalli 3.4, muli 1.3, bestiame 1, formaggio 2.1, grasso 3.3, olio di palma 1.
Importante è la classe delle materie prime che dà oltre 94 milioni cioè :
Generi per tinta . . 1.8 Seta tratta . . . . 22.0 Indaco. ... 2.1 Cascami di seta. . 1.7 Colori di catrame . 1.1 Legno rozzo . . . 2 .4 A ltri colori . . . . 2 .0 Stracci e carta in Canapa ed altri vege- pasta. . . . 1.3
tali filament.greggi 1. 2 Pelli crude . . . . 8 .8 Filati di lino. . . . 2 .0 Pelli erode e conc.*1 15.3 Cotone g reg gio. . . 2. 8 Minerali e metalli Filati di cotone . . 2 .3 g r e g g i ...6 .0 Lane sudice e lavate 8. 0 Ferro di 2“ lavoraz.6 1. 4 Filati e cascami di Pietre preziose . . 2. 1 lana...2. 8 Pietre e minorali . 2. 0 Seme da bachi . . . 3.1 Carbon fossile. . . 2 .0 Bozzoli . . . . . . 5 .0 Piume d’ornamento. 1.7 Il quarto gruppo d ie rappresenta 102 milioni circa è di manufatti diversi elio così si dividono: Tessuti di canapa. 2 .0 M acch in e...5 .2
Tessuti di cotone . 11.6 Oreficeria ed orologi 5 .3 Id. di lana . . . . 23.6 C e m e n t i...2 .0
Id. di seta . . . . 30. 0 Lavori di vetro . 5. 0 Lavori di legno . . 2 .3 Mercerie . . . . 14.0 Carta e libri . . . 3. 6 Stromenti d’ ottica 2. 3 Lavori in pelle . . 0. 8 D iversi... 3 .0
Utensili di ferro . . 2. 2
Finalmente il 5° gruppo rappresenta circa 60 m i lioni, dei qu.di 5.7 di caffè, 4,5 di zucchero, 2 di altri coloniali, 4.1 di. tabacco, 10 di prodotti chi mici, ecc.
Riassumendo pertanto, la importazione dalla Fran cia si dividerebbe così :
1* prodotti a g r ic o li... 12 mil., cioè il 4. 1 °/0 2" prodotti annessi a ll’agricoltura 12 » » 4. 1 » 3° materie p rim e ... 94 » » 32, 4 » 4' m a n u fa tt i...102 » » 35. 2 » 5° altri prodotti tra cui i coloniali 70 » » 24. 1 » Così analizzata questa parte del nostro commercio non appare molto diversa da quello che general mente viene dipinta dagli interessali?
Si fa presto a far risuonare agli orecchi dei pro fani le parole reboanti: noi importiamo dalla Fran cia 300 milioni, noi siamo tributari alla Francia di 300 milioni l’ anno, la Francia schiaccia le nostre industrie con una esportazione di 300 milioni, e via dicendo.
I fatti invece appariscono molto diversi dalle pa role ; è vero; noi riceviamo dalla Francia 102 mi lioni dei suoi prodotti manufatti, e ne mandiamo ad essa soltanto 20 dei nostri, quindi uno squilibrio di 82 m ilioni; ma noi mandiamo anche alla Fran cia 405 milioni dei nostri prodotti agricoli e ne ri ceviamo da essa solo 12; quindi una differenza di 93 milioni ohe colmano con avanzo lo squilibrio di cui sopra.
Di più noi mandiamo alla Francia 189 milioni di prodotti annessi alla agricoltura e ne riceviamo solo 4 2 ; la nostra esportazione è da questo lato in van taggio di 177 m ilioni. Infine abbiamo una impor tazione di 94 milioni di materie prime, mentre la nostra esportazione si limita a 15 milioni, perciò uno squilibrio a vantaggio dell’ Italia di altri 79 mi lioni.
La situazione quindi è tuli’ nitro che semplice, e non sono vere tutte quelle grandi frasi colle quali stoltamente si cerca di agitare i profani, promet tendo loro molte cose e forse sapendo di poterne mantenere pochissime.
Analizzata così la entità e la natura dei nostri rapporti commerciali colla Francia, ci proponiamo in prossimi artieoli di esaminare se convenga o meno denunziare i trattati esistenti; non senza, aver prima analizzato anche il nostro commercio col— l’ Auslria-Ungheria.
L ’ A U T O N O M I A
DELLE CASSE DI EISPAEMIO ITALIANE
Il Governo è disposto a presentare prossimamente un progetto di legge die disciplini le Casse di ri sparmio italiane. Nel giugno u. s. un Congresso a cui presero parte 52 Casse si è riunito a Bologna ed ha indetto un Congresso Nazionale che si terrà a Firenze il 22 novembre, corrente, affine di esprimere dei voti sui criteri che dovrebbero informare la nuova legge.
Mentre lodiamo l’intendimento del Governo di to gliere molte delle incertezze che ora regolano i rap porti delle Gasse coll’ autorità governativa, e mentre riconosciamo necessario che sieno nelle linee gene rali fissati i diritti ed i doveri di queste istituzioni, non possiamo nascondere che, ammaestrati dalla espe rienza ed anche messi in sull’ avviso da certe voci che sono corse, temiamo che non solamente si vo glia disciplinare le Casse di Risparmio, ma si voglia attentare a quella libertà ed autonomia di cui fin qui hanno goduto e per le quali fiorirono. E questo timore ci deriva, sia per l’ indirizzo ornai preso dal Governo di estendere sempre più la sua azione, sia ancora ,dal fatto che in molti si è radicata la erronea convin zione che il progredire della civiltà ed il prosperare della pubblica economia, esigano che la iniziativa privata debba piuttosto infrenarsi maggiormente clic maggiormente lasciarsi libera.
Giacché adunque il Congresso che si riunirà in Firenze il 22 novembre corrente ha per primo tema da discutere » proposte dei criteri da presentare al Governo p er un riordinamento legislativo delle Casse di ltisjMrmio » crediamo utile che VEconomista, che si è già occupato con una certa larghezza delle Gasse di Risparmio in varie circostanze, tratti ora ampia mente la questione che interessa quelle istituzioni.
poteva esercitare, nè i lim iti entro i quali pote vano essere approvati o meno gli Statuti che esse stesse si concedevano. Così i Governi esercitando la facoltà che si erano assunta di approvare gli statuti delle Casse, altra regola non avevano che il bene placito loro ; che se di tale condizione di cose non abusarono, anzi trattarono con una certa liberalità le Casse stesse, ciò dipese, non già dal freno che la legge loro ponesse, ma dalle circostanze.
Costituitasi P Italia ad unità, venne mantenuto 10 stesso silenzio, e neppure venne estesa a tutto il Regno la legge sarda 21 Dicembre 18-31, la quale se non era legge organica per le Casse di Rispar mio, era però legge generale che le concerneva accordando loro alcune esenzioni ed alcuni privilegi rispetto a tasse di bollo ed altre, e dando loro la facoltà di versare i loro fondi in conto corrente alla Cassa dei depositi e prestiti. Ma non era pos sibile in un regime costituzionale che queste Isti tuzioni potessero funzionare senza che i loro rap porti collo stato venissero in qualche modo regolati ; perciò mancando una esplicita dichiarazione di legge, si cercò per necessità di cose di applicare per analo gia altre leggi ; tanto più che sottintendendosi che le Casse continuino ad essere rette dai loro parti colari statuti approvati, da! Governo, manca sempre al Governo una legge che lo guidi nell’ approvare o no gli statuti nuovi o le modificazioni a quelli esistenti.
E l’ inconveniente di questo stato di cose appa rirà chiaro da un breve sguardo sulla incertezza che dal 1860 in poi il Governo ha mostrato nel giudi care di tale materia.
Per un momento si volle far entrare le Casse di Risparmio nell’ orbita della legge sulle Opere Pie, ed applicando ad esse il regolamento del 1860 met terle sotto la dipendenza del Ministero dell’ Interno. Se non che esaminando l’origine, lo scopo ed il funzionamento delle Casse stesse si vedeva ben pre sto che se alcune Casse potevano anche sotto un certo aspetto considerarsi Opere Pie, molte altre non avevano tale carattere, anzi rivestivano tutti i caratteri di istituto di credilo e di previdenza. Cominciarono allora singole Casse a ribellarsi ad ogni assimilazione ad Opera Pia, e prima la Cassa di Rirnini che dal decreto 27 Marzo 1870 ottenne fosse riconosciuto che « retta, dai suoi particolari statuti, per il suo scopo e per la sua origine costitutiva, formava una istituzione speciale sui generis, affatto distinta dalle Opere Pie, e non soggetta alle leggi ed alle disposisioni che le riguardavano » Consimili decreti furono successivamente emanati por le Casse di Bologna, di Ravenna, di Faenza, di Ferrara e finalmente il Governo, avuto dal Consiglio di Stato in data 31 Luglio 1861 un parere che approvava 11 concetto di quei decreti, non solo li concesse con maggiore facilità, ma con decreto 26 Gennaio 1862 prese un provvedimento generale stabilendo che le Casse di risparmio fossero considerate non più come Opere pie, ma come Istituti di Credito e quindi passassero dalla dipendenza del Ministero dèli’ In terno a quella del Ministero del Commercio.
Ben presto però, se questa misura parve soddisfa cente a quelle Casse che avevano carattere di Isti tuto di credito, risultò pericolosa per quello che avevano invéce più o meno uno scopo di benefi cenza. Perciò un decreto 21 Aprile 1862 tentò di diminuire la efficacia di quello pubblicato quattro mesi prima, e stabilì cbe quelle Casse, le quali erano
« mantenute da Opere pie od esercitate a precipuo, fine di beneficenza » tornassero alla dipendenza del Ministero dell’ Interno, rimanendo le altre sotto il Ministero del Commercio.
La distinzione però che sembrava possibile astrat tamente presentò nella pratica delle grandi difficoltà, e sorsero dubbi e conflitti, i quali condussero a r i chiedere nuovamente il parere del Consiglio di Stato che confermò il suo precedente concetto. Da ciò un nuovo decreto in data 26 Giugno 1864 rimise un’ al tra volta tutte le Casse di risparmio sotto la dipen denza del Ministero del Commercio osservandosi : « che per giudicare dell’ indole di una istituzione non basta studiare le intenzioni del fondatore, ma conviene eziandio'ricercare gli effetti principali che essa produce, essendo quelli cbe più profondamente le imprimono il carattere... Che le Casse di r i sparmio non hanno per intrinseca e propria indole la beneficenza, ma più propriamente il credito ed il risparmio ... Che debbono ritenersi quali vere e pro prie istituzioni di credito, e per ciò devolute alla competenza del Ministero del Commercio che queste possiede » (circolare Spaventa, segretario generale del Ministero dell’ Interno, 21 Settembre 1864).
Ma infrattanto la stessa questione fondamentale sul carattere delle Casse di risparmio sorgeva sotto uu altro aspetto. Alcune Casse delle provincie Pontificie, per sottrarsi alla tassa di manomorta, sostennero da vanti i Tribunali di essere vere società anonime commerciali e davanti i tribunali vinsero la lite. x) Più tardi la giurisprudenza mutò parere poiché al tre Casse, che pure si trovavano in identiche condi zioni delle precedenti, rimasero soccombenti. 2)
Nè soltanto sul carattere delle Casse e quindi sui rapporti loro colle leggi dello Stato perdura la in certezza, ma anche sopra speciali atti, che il Go verno si credette in diritto di compiere, esistono pro fonde divergenze, le quali possono far considerare o come un arbitrio l’ operato del Governo o come una negligenza il suo disinteressamento.
Così il Governo in varie occasioni si ritenne fa- coltizzato a fare delle inchieste sulle Casse di R i sparmio, a sottoporre alcune di esse ad ispezioni ; e persino credè suo diritto scioglierne i consigli di amministrazione e preporre temporaneamente un commissario regio.
Ma il Consiglio di Stato interrogato in proposito quando si trattò dello scioglimento delle Casse di Pisa (1875) e Velletri (1878) emise parere con trario a simile procedimento e disse che il Governo « non può sciogliere i consigli di amministrazione e nominare un suo delegato per quelle Casse che sono costituite colla forma di Società per azioni. » Tale parere però rimane sempre in contraddizione con atti successivi compiuti dal Governo od anche con sentenze dell’autorità giudiziaria, la quale rico nobbe in qualche caso legittimo il provvedimento « sebbene nessuna legge esista che regoli le Casse di risparmio » 3)
') Sentenza 21 aprile 1876 della Corte d ’ Appello di Bologna, nella causa della Cassa di risparmio di Ferrara. — Decisione 25 aprile. 1876 della Cassazione di Torino, nella causa della Cassa di Ravenna.
’ ) Decisione 11 maggio 1885 della Cassazione di Roma, nella causa della Cassa di risparmio di Bo logna.
Da questa breve esposizione i lettori avranno per fettamente compreso che l’ intendimento deil’on. G ri maldi di presentare una legge che regoli le Casse di risparmio è lodevolissimo poiché riempie una lacuna fortemente sentita. Perciò non è fuor di luogo considerare quali sieno le idee che si agitano rispetto alla vagheggiata riforma.
Le questioni che riguardano i criteri fondamen tali di una legge sulle Casse di risparmio sono molteplici e svariate, ma tra le più importanti noi vo gliamo oggi svolgere brevemente soltanto le seguenti che in certo modo rappresentano la parte costitutiva di quelle istituzioni:
1°. Riconoscimento della autonomia, indipen denza e libertà delle Casse di Risparmio da ogni ingerenza governativa, mantenendo il principio che si intendano regolate dai loro statuti;
2°. Se gli statuti delle Casse di Risparmio deb bano contenere alcune prescrizioni atte a garantire verso gli interessati regolare 1’ amministrazione delle Casse stesse;
3". Se la legge debba indicare i modi coi quali possono essere eletti o designati gli amministratori ; 4®. Se la legge debba stabilire gli impieghi dei capitali delle Casse e la proporzione tra questi im pieghi ;
6®. Se e fino a qual punto la legge debba fis sare l’ impiego degli utili.
Sui due primi punti i lettori dell’ Economista pos sono ben prevedere quale sia la nostra opinione ; abbiamo in Italia quasi 200 Casse di Risparmio, le quali hanno saputo accumulare un patrimonio di quasi 100 milioni ed hanno poco meno di un mi liardo e mezzo di depositi ; questo vuol dire che hanno saputo in generale acquistarsi la fiducia del paese e rendergli servigi che sono stati apprez zati. La legge intervenendo a disciplinare queste isti tuzioni deve aver soprattutto di mira di aumentare verso i terzi le garanzie che esse debbono offrire, generalizzando queste garanzie in modo che sia im pedito a quelle, che per peculiari circostanze ne avrebbero l ’ inclinazione, di fuorviare dallo scopo. Ma se garanzia e disciplina vuol dir sempre diminuzione di libertà, di indipendenza e di autonomia, la legge deve in massima consacrare questa autonomia, que sta indipendenza e questa libertà, soltanto subordi nando le Casse a certi obblighi, che appunto costitui ranno la guarentigia a favore dei terzi.
Ora le Casse d> Risparmio italiane non sono tutte di un solo tipo. Y e ne ha di quelle che furono fon date da Opere Pie, da Municipi, da Governi altre, sebbene siano sorte per iniziativa privata, hanno per disposizione originaria e successiva uno stretto legame con pubblica autorità, i Consigli comunali, le Camere di Commercio, i Comizi agrari, ai quali è devoluta la nomina di tutti o di parte degli amministratori.
Può benissimo intendersi che la legge, in ossequio alla libertà, stabilisca che un decreto reale, proposto dal Ministero di Agricoltura Industria e Commercio conceda alle Casse, comunque fondate, la personalità giuridica, ma in cambio di questo importante rico noscimento, è altrettanto giusto che il Ministero si accerti che esistono negli statuti chiare disposizioni, le quali facciano conoscere da dove escono gli ammi nistratori dell’ ente così creato.
La massima astratta quindi della autonomia delle Casse di Risparmio potrà risorgere nel campo pratico quando si determini a chi spetti nei singoli casi la no
mina degli amministratori ; ed i pericoli possono essere di due specie: — o che essendo esclusivo 1’ elemento privato, la Cassa divenga manicipio di un gruppo di persone, sia chiusa al complesso della popolazione, e serva soltanto ad una ristretta clientela che può usare od abusare della istituzione; — o che, essendo esclusivo l'elemento elettivo, per esempio municipale, la Cassa abbia a diventare preda dei partiti politici e municipali.
Converrebbe quindi che in quelle Casse nelle quali è escluso l’ elemento elettivo, la legge questo introducesse, affine di contemperare I’ elemento pri vato ed impedire il formarsi delle camarille; in quelle poi nelle quali I’ elemento elettivo emana da un solo ente, la legge introducesse altri elementi pure elet tivi derivanti da altri enti.
In questo modo pare a noi che potrebbe essere rispettata ad un tempo la autonomia delle istituzioni, ed evitati per quanto è possibile quei pericoli a cui abbiamo accennato.
Ma invano, a nostro credere, si domanderebbe la libertà delle Casse ed anco la si accorderebbe pie nissima, senza che fosse in pari tempo ben chiarita la responsabilità degli Amministratori. Nello stato attuale delle cose, questa responsabilità è molto in certa, poiché altra è quella che hanno gli ammini stratori se le Casse si considerano come Opere Pie, altra è quella so si considerano come private istitu zioni fuori dell’ambito della legge, e torna diversissima se vanno riguardate come istituti di credito o di pre videnza e soggette alle disposizioni del codice di com mercio che all’ articolo 147 dispone che gli Ammi nistratori sieno solidariamente responsabili verso i soci e verso i terzi, della verità di versamenti fatti da soci; della reale esistenza dei dividendi pagati, della esistenza e della regolare-tenuta dei libri voluti dalla legge; dell’ esatto adempimento delle delibera zioni delle assemblee generali, ed in generale della esatta osservanza dei doveri ad essi imposti dalla legge e dall’ atto costitutivo.
E di fronte pure a qualche importante giudicato; come quello della Corte di Cassazione di Torino del 13 aprile 1878, che ritenne nel diritto dei deposi tanti o librettisti di agire per risarcimento di danni contro gli amministratori di una Cassa di risparmio, quando venga a risultare che la Cassa non può sod disfare ai suoi impegni per colpa degli amministra tori ¡stessi ; o per il fatto delle persone delle quali gli amministratori debbono rispondere; e dichiarò competente l’ autorità giudiziaria a stabilire-se gli amministratori di una cassa di risparmio ammini strarono con quella negligenza od imprudenza che occorre per renderli responsabili dei danni di fronte ai librettisti ; e ritenne che di tali danni rispondano solidalmente nè che basti a sanare la irregolarità ed esimere dalia responsabilità che i conti siano stati approvati dalla deputazione provinciale; — di fronte a sim ili sentenze quante altre non ne abbiamo, le quali nel silenzio della legge esitarono ad estendere la interpretazione fino ad applicare il diritto comune!
respon-sabilità, quanto più vorranno che la legge consacri la libertà delle istituzioni a cui presiederono. E ci ha fatto meraviglia il vedere che il Congresso di Bologna abbia respinto la proposta che sia applicato agli am ministratori delle casse di risparmio l’ art. 147 del Codice di Commercio avendo alcuno osservato che « la grave responsabilità legale che in esse sarebbe dichiarata a carico degli amministratori, i quali (e massime i più vecchi ed esperti) ne rifuggirebbero forse spaventati, abbandonando il governo di istituti resi sicuri e prosperi dalla loro prudenza e dal loro affetto »; ed altri notando che la responsabilità in solido degli amministratori non dovrebbe ammet tersi perchè « non è giusto che l’errore di uno dei Consiglieri debba portare conseguenza di responsabi lità solidale a tutti gli altri. »
Di fronte alle speciosità di tali argomenti cre diamo inutile insistere, bastandoci osservare che i vecchi ed esperti amministratori tanto meno avranno paura della responsabilità che si assumono quanto più avranno coscienza della prudenza loro e del loro affetto per la istituzione; e che la solidarietà degli amministratori, salvo quella speciale per le speciali funzioni, è una conseguenza imprescindibile della pluralità degli amministratori stessi, i quali appunto hanno 1’ obbligo di sindacarsi scambievolmente e di sentirsi stimolati dalla pressione della solidarietà ad impedire la cattiva opera di alcuno di loro.
Noi intenderemmo possibile una discussione su questo punto in un Congresso di depositanti ; non la crediamo ammissibile in un Congresso di ammi nistratori.
Ma strettamente connessi alla questione della li bertà delle Casse di risparmio sono gli altri due punti, cioè l ’ impiego dei capitali e l’ impiego degli utili, inquantochè libertà di istituzioni che hanno così spiccato il carattere pubblico, non vuol già dire soltanto indipendenza dal potere centrale, ma anche indipendenza da qualsivoglia camarilla che possa legare la Cassa o renderla serva di una ristretta clientela. Il modo adunque col quale le Casse di Risparm io'im piegano le loro attività, composta, come è noto di patrimoni e di depositi, non può essere lasciato all’ arbitrio, ma entro certi lim iti, cre diamo possa essere dalla legge indicato. Senza di ciò una Cassa, soprafatta dall’ elemento municipale, troppo facilmente si presterà ad essere larga di sussidi, di prestiti, di conti correnti, di mutui al Comune anche quando la prudenza potrebbe esigere una remora. L ’al tra Cassa, che ha amministratori pigri o timorosi, im piegherà tutto il suo capitale disponibile in effetti pub blici, che nessun’ altra fatica procurano se non quella di staccare le cedole degli interessi. E questa Cassa cercherà soprattutto il grande utile, anche con pe ricolo della consistenza dei suoi impieghi, quella vorrà sacrificare l ’ utile per esser larga di aiuti a qualche classe speciale, come quella degli agricoltori o dei commercianti.
A questo stesso concetto si lega anche l’ altro punto dell’ impiego degli utili che vengono da alcuni istituti devoluti in maggiore o minor parte al M u ni cipio, o ad una data opera pia, costringendo così la Cassa a forzare la attività propria affine di procu rarsi quel guadagno che è atteso con tanta ansietà e sul quale si è già fatto assegnamento, ed a met terla nella necessità di dimenticare il canone che i guadagni più lauti sono spesso i più pericolosi.
Un autorevolissimo e sperimentato amministratore
ci scriveva giorni sono su tale proposito : « Le Casse di risparmio, checché se ne dica o se ne pensi senza osare di dirlo, sono fatte pei depositanti, non per il Governo, nè per il Municipio, nè per gli agricoltori, nè per alcun ceto od alcuna classe di cittadini a cui faccia comodo di indebitarsi con esse, [.’ interesse dei depositanti è che le Casse facciano i loro impieghi cautamente, magari guadagnando poco, e che quel poco vada ad ingrossare In riserva, cioè la garanzia dei depositanti. »
Ci si dirà che vi sono delle Casse ricche le quali possono fare delle elargizioni di beneficenza od im piegare i loro utili in qualche spesa di utilità pub blica. Noi però su tale proposito siamo veramente radicali e vorremmo che si pensasse un poco più ai depositanti, i quali non dovrebbero essere lasciati senza compartecipazione dei maggior utile che l’am ministrazione delle Casse avesse potuto raggiungere. Ad ogni modo prima clausola che vorremmo fis sata dalla legge sarebbe quella di una riserva pro porzionala alla entità dei depositi, sia di un quinto o di un quarto, ma obbligatoria per lutti in questo limite minimo. Vorremmo poi, cioè dopo raggiunto il minimo della riserva, che i maggiori utili fossero almeno divisi in due parti, ed una, la maggiore, di stribuita ad una certa classe di libretti, per esempio a quelli che da più tempo hanno lasciato alla Cassa il deposito di una data somma, l’altra parte fosse la sciata a disposizione del Consiglio o consacrata a com penso dell’opera amministratori.
Molte altre considerazioni avremmo da aggiungere, se questo articolo essendo già troppo lungo, non tro vassimo necessario ili rimandare ad altro numero di .continuare la trattazione dell’argomento.
L’ ORGANIZZAZIONE E 1 PRINCÌPI
dei
C a v a lie ri d e i Lavoroagli Stati Uniti
La questione operaia è oggi agli Stati Uniti tra quelle che più preoccupano gli scrittori. Il nuovo mondo, al pari del vecchio, è tormentato dall’ arduo problema del miglioramento della classe operaia e la lotta tra capitale e lavoro non ha ivi nulla di diverso da quella che si svolge in Europa. L ’ or ganizzazione del lavoro è spinta innanzi con grande alacrità, la cooperazione ha fautori convinti ed ap plicazioni numerosissime ; il movimento operaio è infine gran parte della vita pubblica agli Stati Uniti.
L ’ordine dei Cavalieri del Lavoro [Knights ofLabor) è tra le più importanti organizzazioni operaie che conti oggi la Confederazione americana. L ’ ordine si è andato sviluppando rapidamente, ma siccome si avvolge ancora in un certo mistero, il pubblico potè conoscere poco di preciso intorno al numero degli aderenti e alla loro opera. Non è così invece riguardo ai loro prin cipi ed ai loro fini i quali sono noti in tutto e per tutto, e ciò perchè si possono conoscere dai nume rosi giornali americani che si occupano degli inte ressi del lavoro.
buone relazioni coi gruppi operai già organizzati e con gli operai stranieri, tennero alta la riputazione della nuova associazione e concorsero a farla pro gredire. Ora le notizie più attendibili riportano la cifra di 111,393 membri e di 1610 loggie ; cifre che, se sono esatte rappresentano il maggior numero di operai americani uniti in un intento comune, animati da una sola volontà ed istruiti da buoni periodici.
Da questi ultimi si possono desumere, come di cemmo, le notizie sull’ organizzazione dell’ associa zione. Ogni maschio dell’ età di 18 anni ed ogni femmina dell’ età di 16 anni se manifatturiero o co munque padrone, salariato o fittaiolo può essere eletto membro dell’ ordine : eccetto i legali, i ban chieri, i giuocatori di professione, i sensali, e chi vende o produce, e in qualsiasi modo partecipa alla vendita di bevande inebrianti. Però almeno i tre quarti di ogni assemblea locale devono essere for mati da operai o fittaioli.
I Cavalieri del Lavoro sono organizzati in assem blee loeali, in assemblee distrettuali ed hanno una assemblea generale; cinque o più assemblee locali di una regione formano una assemblea distrettuale; quella generale si raduna ogni anno ed è il tribu nale supremo dell’ ordine. Essa è composta di officiali generali e di rappresentanti delle assemblee distret tuali e di certe assemblee locali che per ragioni geografiche sono unite direttamente coll'assemblea generale. Le entrate dell’ assemblea generale pro vengono da sussidi e da una sottoscrizione trime strale di 60 centesimi per capita da parte di ogni membro che si trova in buone condizioni.
Uno dei principali punti che formarono tema di discussione all’ assemblea generale fino a poco tempo fa radunata a Richmond, sotto la presidenza del Gran Maestro Powderley è la costituzione dell’ordine che vorrebbesi emendare.
La ripartizione per distretti non ha fatto buona prova ed è stato proposto di riformare la costituzione se condo il Governo degli Stati. Uniti, cioè di formare una organizzazione federale con una assemblea suprema nazionale. Secondo questo piano ogni associazione di un dato Stato avrebbe il controllo del territorio sotto la sua giurisdizione e gli ufficiali di essa agi rebbero liberamente e potrebbero essere rimossi soltanto dal Gran Maestro.
Le assemblee locali o loggie consistono di lavo ratori di qualsiasi genere di industria, viventi in una data prossimità ; ciascuna di esse elegge un delegato per ogui 100 membri, il quale va a formare 1’ as semblea distrettuale composta almeno di cinque corpi locali. Le assemblee distrettuali eleggono l’ assemblea generale che è la maggiore autorità e il cui lavoro è compiuto da un Gran Maestro e da un corpo ese cutivo di cinque membri. I Cavalieri del Lavoro devono obbligarsi al momento in cui entrano a far parte dell’ordine di obbedire alle leggi dell’ordine stesso e di non rivelare nulla dei suoi lavori e della sua opera segreta. Ogni questione religiosa ò ban dita ed è perciò che la Chiesa cattolica si è pro nunciata ultimamente contro l’ordine dei Cavalieri del Lavoro di Quebec, ed ha dichiarato per mezzo del Cardinale Simeoni che la società va classificata tra quelle che sono state condannate in conformità alle istruzioni della suprema Congregazione il 40 mag gio 4884 e i Vescovi deyono procedere contro di esso secondo le istruzioni. È facile quindi
compren-dere che se 1’ autorità della Chiesa fosse invocata anche contro l ’ordine degli Stati Uniti una formi dabile lotta dovrebbe impegnarsi tra le due parti. Quanto ai principi direttivi dell’ associazione di cui riferiamo, essi si possono ridurre a questi tre punti :
4° modificazione delle leggi che concedono l ’as soluta proprietà privata dei mezzi nazionali di pro duzione,
2° modificazione delle leggi cbe concedono l’ as soluta libertà ed uguaglianza a persone di diversa età, sesso e condizione;
3° la formazione di Corti con giurisdizione Su tutti i conflitti sorgenti dalla violazione di interessi di classe.
Una decisa tendenza socialista si trova in tutti i principi dell’associazione dei Cavalieri del lavoro ed è questa una delle cagioni por le quali essa fu ed è argomento di severb critiche. Negli ultimi dódici mesi l’azione dei Cavalieri è stala assai importante per l ’ influenza che essi ebbero nel determinare frequenti scioperi, specialmente fra gli addetti alle ferrovie, e il loro procedere non incontrò il favore dell’ opi nione pubblica per gli alti selvaggi commessi, se non dietro l’ istigazione dei Cavalieri, almeno in occasione dello sciopero da essi voluto.
RIVISTA ECONOMICA
L a d iscu ssio n e s u l B ila n c io a l la C am era fra n c e s e -I l r is c a tto d e lle S tra d e f e r r a t e in -Is v iz z e r a - -I l ra c c o lto del g ra n o secondo le u ltim e in d a g in i.
La discussione che la Camera francese ha in trapreso intorno al bilancio presenta un grande inte resse tanto per le conseguenze politiche che possono derivarne, quanto per l’ indirizzo che evidentemente la finanza francese deve ora prendere senza esita zione se vuol uscire dalle difficoltà gravissime at tuali. E che siano veramente gravi nessuno più ne dubita, ma, a togliere ogni illusione, proprio in questi giorni in cui s’inizia la grande discussione si hanno le cifre relative ai primi 10 mesi dell’esercizio finan ziario da cui si ricava che c’ è stato un minor introito di oltre 61 milioni in confronto alle previsioni, e di milioni 35 e mezzo rispetto ai risultati dei primi dieci mesi dell’ esercizio precedente.
Avendo già esposta la situazione finanziaria della Francia (vedi 1' Economista n. 649), non ci occu peremo qui che della discussione e di alcune cri tiche e proposte fatte da un uomo assai competente in questa materia. Il signor Henry Germain ha pub blicato infatti nel Temps uno studio sulla situazione delle finanze francesi, nel quale le rivelazioni più interessanti non mancano di certo. Secondo il Ger main la sproporzione tra le entrate e le sp:'se si è andata aggravando sempre più coll’ abuso dei conti fuori bilancio. Questo deplorevole sistema di con tabilità speciali è stato inaugurato colla creazione di una cassa per le strade vicinali, poi vennero le- scuole e i licei, le strade ferrate alle quali si ag giunsero, per peggiorare le cose, le imprese colo niali dispendiosissime. Negli ultimi dieci anni le entrate ammontarono, osserva il Germain, a 34 m i liardi e le spese a 39 miliardi, e la differenza fu attinta al credito pubblico con prestiti fatti diretta- mente^ coll’ aumento continuo e latente del debito fluttuante.'Egli crede che il bilancio francese possa essere ricondotto alla cifra di 3050 milioni a cui ammonta ora il bilancio ordinario, pur mantenendo gli impegni assunti per la guerra, la marina e le spese votate per lo sviluppo dei servizi pubblici. La formula del Germain è appunto quella del ministro, applicata però in tutto il suo rigore; quindi fusione dei bilanci ordinario e straordinario per avere real mente l’ unità del bilancio e soppressione assoluta delle partite fuori bilancio.
Quanto alle idee della Camera dei deputati, sinora è malagevole il discernere le tendenze. La destra ha respinto i progetti del Governo e si è (imitata a far dei voti a favore delle economie, senza indi care, e forse non lo potrebbe, il modo di tagliare sul vivo nel bilancio della spesa. Il deputato An- drieux ha sostenuta una tesi propria, assicurando la Camera che l’aumento dei dazi doganali sui grani ristabilirebbe l’ equilibrio, coll’ aiuto però della so spensione dell’ ammortamento. La Commissione del bilancio mantiene le sue proposte, cioè mantiene l'ammortamento e il bilancio straordinario e respinge la conversione delle obbligazioni sessennale in ren dita perpetua contrariamente alle intenzioni del Mi nistro. Propone poi I’ imposta sul reddito la sopra tassa sui diritti applicati alle successioni testamen tarie e la riforma del regime fiscale degli spiriti ;
tuttociò per obbedire a un impulso radicalmente democratico e per mantenere le promesse fatte nel periodo elettorale. Il conflitto tra il Ministro e la Commissione è adunque dei più interessanti e gioverà seguirlo accuratamente.
— La questione del riscatto delle strade ferrate da parte dello Stato è ora all’ ordine del giorno in ¡sviz zera e preoccupa vivamente l’ opinione pubblica. Questa questione non è del resto nuova, essa si *è presentata altre volte, quando, come ora, le autorità federali, in virtù delle concessioni da esse accordate, hanno il diritto di riscattare la rete di una o dell’ altra compagnia. Però finora la questione è stata risolta in senso negativo; ma ciò che le conferisce oggi una importanza eccezionale è la circostanza eh’ essa è stata sollevata inopinatamente a proposito di una rete per la quale la Confederazione non può esercitare il suo diritto di riscatto che fra venti anni. Si tratta della linea del N ord-Est o per meglio dire della linea del Gottardo. Allorché si fecero i negoziati per la costruzione della ferrovia del Goltardo si credeva in generale che questa grande linea internazionale traverserebbe la Svizzera per Scialfusa e Zurigo. Fu per questo che la compagnia del N o rd -E st si impegnò verso il cantone di Zurigo a costruire una serie di tronchi per stabilire una comunicazione tra Schialfusa e Zug. La guerra del 1870 e l’annessione dell’ AIsazia alla Germania furono la causa di una radicale modificazione portata al primitivo progetto. La linea del Gottardo, traversa oggi la Svizzera pas sando per Basilea, Olten e Lucerna e la compagnia del N o rd -E st non ha più interesse a costruire i tronchi per i quali erasi obbligata. Ma c’ era tuttavia uu impegno formale e per liberarsene la Compagnia offrì agli interessati una indennità abbastanza rile vante. Il dipartimento federale delle strade ferrate al quale furono fatti dei reclami dai cantoni lesi nei loro interessi per opera del nuovo tracciato, ha colta l ’ occasione favorevole per proporre alla Compagnia il riscatto a ll’ amichevole della sua rete ferroviaria.
— La situazione del raccolto mondiale del grano si è andata disegnando con maggiore precisione in que ste ultime settimane. Una ulteriore- indagine del Di partimento americano dell’ agricoltura calcola il rac colto degli Stati Uniti in bushels 457 m ilioni; con un aumento di quasi cento milioni di bushels rispetto al raccolto d’ un anno fa. Se ad esso si aggiunge lo stock d ie esisteva presumibilmente al 1°luglio in 90,000,000 di bushels si ha un complesso di bushels 547 milioni di grano. La esportazione potrebbe quindi disporre verso a 170 milioni di bushels, ossia più di quanto è stato esportato annualmente dagli Stati Uniti dal 1880 in poi, nel qual anno l’ esportazione fu di 186 milioni di bushels.
Del resto non pare davvero che il raccolto ame ricano debba essere portato sui mercati in cui ce n’ è bisogno a condizioni inferiori alle attuali. Infatti in Inghilterra, nel Belgio, nell’ Olanda il raccolto non è stato punto soddisfacente, in Francia fu inferiore del 10 per cento ; in Spagna, Portogallo e Italia il raccolto differisce di poco da quello del 1885, mentre in Russia è ancora inferiore alla media sebbene al quanto in aumento rispetto a quello scarsissimo del 1885. Nell’India, in Asia Minore, Siria e. Persia il raccolto è copioso e si calcola superiore ai bisogni locali per oltre 56 milioni di bushels. Riguardo al- l'Am erica del Sud è da notarsi che l’ area seminata a grano va aumentando rapidamente nella Repubblica Argentina e lentamente nel Chili. Le previsioni quindi sulle offerte e sulle domande probabili sono cosi rias sunte da due periodici assai competenti, il B ra d - street’ s di Nuova Y o rk e il Miller di Londra :
DOMANDE OFFERTE probabili probabili
Regno Unito . . . quarters 18,079,110 F r a n c ia ... » 7,253,800 I t a l i a ... » 250,000 Belgio e Olanda . . » 2,250,000 Spagna e Portogallo. » 500,000 Impero Ottomano. . » 3,000,000 Gei mania . . . . » 3,250,000 S v iz z e ra ... » 1,100,000 Austria-Ungheria. . » 1,000,000 R um ania... » 500,000 Russia... » 5,500,000 P ersia... » 500,000 India . . . » 5,500,000 Australia... » 500,000 Stati Uniti . . . . » 14,921,695 M e s s i c o ... 50,000 Indie occidentali . . » 950,’ 00 America centrale. . » 950,000 Canadà ... » 700,000 C h i l i ... » 600,000 La Piata... » 300,000 Brasile e Colombia . » 250,000 Perù e Bolivia. . . » 100,000 A frica meridionale . » 400,000 C h in a ... » 250,000 E g itto... » 250,000 Totale Qnart. 35,632,900 33,271,695 La differenza tra le presunte importazioni ed espor tazioni ammonterebbe a 2,361,215 quarters ossia a 18,889,720 bushels; ma essa è di certo pura mente nominale perchè nel calcolo suesposto non sono, nè possono essere, comprese quelle piccole quantità di grano esistenti ovunque che sfuggono all’osservatore, e che per questo gli americani chia mano appunto invisible stocks. Il supporre la cifra
totale in 20 milioni di bushels appare, secondo il Bradstreet’ s, il termine più ragionevole.
Che se si volesse trarre da questi dati qualche luce sul movimento probabile dei prezzi, per quanto sia sempre ardua ogni previsione in proposito, pure è lecito ritenere che grandi variazioni in un senso o nell’ altro, nei prezzi del grano non paiono proba bili. Se da un lato la coltura del grano venne lim i tata in alcuni paesi e sostituita con altre culture, come in Inghilterra e altrove, la produzione del nuovo mondo e dell’ India non solo mantiene le sue proporzioni colossali, ma tende ad accrescersi. I prezzi quindi potranno anche lievemente salire per la speculazione americana oggi vivissima, ma la loro tendenza resterà, forse, anche in quest’ anno al ribasso.
LA PRODUZIONE MINERARIA IN ITALIA
Fra le ultime pubblicazioni della Direzione Ge nerale dell’ Agricoltura merita qualche attenzione ha relazione sul servizio minerario nel 1884. Veramente è deplorevole che tale relazione venga pubblicata con tanto ritardo. Noi comprendiamo benissimo che sia necessario qualche tempo a raccogliere, ordinare e pubblicare i documenti che la compongono, ma ci chiediamo se il periodo di 22 mesi impiegato a com pilare la Rivista del servizio minerario non possa essere ridotto almeno della metà, per fare in modo che in ciascun anno sia pubblicata la rivista dell’an nata precedente. A noi pare che ciò non dovrebbe essere difficile, o per lo meno non impossile e rac comandiamo vivamente all’ egregio Ispettore capo delle miniere di cercare di rimuovere gli ostacoli a una meno tarda pubblicazione del resoconto dei la vori cui è chiamato a sorvegliare.
Ciò posto noi dobbiamo lim itarci a stralciare dalla relazione alcune cifre e alcune considerazioni che ci illuminino sulle condizioni delle industrie minerarie in Italia.
Grande depressione nel prezzo delle merci in ge nere ed in ¡specie dei prodotti dell’ industria mine raria e metallurgica, dice la relazione, fu la nota do minante del mercato nel 1884. I metalli principali diminuirono tutti di prezzo rispetto all’ anno prece dente da 6, 8 e 10 per cento come lo zinco, l’ an timonio ed il ferro al 12 e perfino al 15 e più come il piombo lo stagno ed il rame. In proporzioni presso a poco eguali diminuirono i prezzi ilei relativi m i nerali non solo, ma anche dei minerali non metal loidi, che come lo zolfo, per esempio, hanno sì larga parte nella produzione mineraria italiana.
dell’ ultimo quinquennio (1880-84) è però ancora superiore a quella del quinquennio anteriore
(1873-I permessi di ricerca accordati dalle autorità go vernative nelle provincia in cui la proprietà delle mi niere va distinta da quella del suolo (come Firenze, Genova, Milano, Torino, ecc.,) furono nel 1884 in numero di S33,con un lieve aumento rispetto al 4883 in cui i permessi accordati furono 515, e il maggior ninnerò dei permessi riguarda il piombo, lo zinco, i combustibili fossili, il petrolio, ecc. mentre le m i niere scoperte e regolarmente dichiarate tali in base alle leggi vigenti furono soltanto sei.
Quanto alla produzione delle miniere nel 1884 di stinta secondo la natura dei prodotti, la quantità in tonnellate, il valore ed il numero, dei lavoranti, ecco le cifre relative :
V
o . 2 Produzione ? ~ Natura dei prodotti
Numei d e lle m ii a tti vi Quantità in tonnellate Valore in l i r e 2 E' o o % Minerali di ferro. 41 225,368 2,614,724 2,129
id. id. maganesif.ro — — — __
Id. di manganese. 2 885 39, 225 37 Id. di rame... 12 27.482 2,201,941 6,334,590 3,393 I'd. di z in c o ... 57 104,974 ■8,947 Id. di piom bo.. . . 46,146 7,123,740 Id. m isti... 5 1,270 86,700 93 Id. d ’ argento.. . . 4 1,626 1,867,331 1,155 Id. d ’ oro... 17 15,037 416,807 459 Id., d ’ antimonio.. 9 1,714 297,380 250 Mercurio (metallo) 2 267 1,014,695 236 Pirite di fe r r o ... Combustibili fossili (antracite, ligni te, legno fossile e
schlstobitumi-4
7,948 114,720 190 n o s o )... 25 223,322 1,700,356 2,273 Z o lf o ... 393 411,037:36,522,029 33,030 Salgemma... 24 17,600 310,528 595 Sale di sorgente.. A sfalto, mastice, 2 10,227 275,889 188 bitume... 13 17,350 455,200 416 Petrolio... 6 397 135,452 110 A llum ite... 1 3,650 66,000 93 A cido borico . . . . 13 2,517 1,687,050 586 Grafite... — 4.000 180,000 90 Totali 630 1,121,787 63,484,357 52,270 La produzione mineraria, nonostante il maggior nu mero delle miniere attive che da 615 nel 1883 sali rono a 630, fu nel 1884 in diminuzione tanto rispetto alla quantità che rispetto al valore. Infatti le tonnel late prodotte furono 1,121,787 contro 1,128,070 b e ll8 8 3 e il valore d a 70,518,4735 sceso a 63,556,352 comprese lire 71,995 per proventi avuti da ricerche diverse.L a quale diminuzione di valore è dovuta non solo ai ribassi nei prezzi unitari, ma anche a rallenta mento nella produzione di alcune sostanze, special- mente dello zolfo che da 446 discese a 410 mila ton nellate circa. Il numero degli operai occupati rimase prèsso a poco lo stesso, anzi aumentò alquanto a càusa delle sempre maggiori difficoltà che si offrono nella coltivazione delle miniere specilmente di zolfo in Sicilia.
Delle 41 provincie in cui si estraggono prodotti
m inerari, quelle che danno il più rilevante valore
totale dei prodotti sono Caltanissetta, Cagliari, G ir- genti, Pisa, Catania, Palermo, Fo rlì, Livorno, Gros seto, ecc., quelle che rendono meno sono Ancona, Brescia, Òhieti, Como, Piacenza, ecc.
Le tasse fìsse dovute dai coltivatori delle m i niere diedero un provento di L. 33,014,35 contro L. 31,497.75.
La situazione al 1° ottobre 1886 dei debiti pub blici dello Stato, amministrati dalla Direzione Gene rale del Debito pubblico, dava i seguenti resultati :
Rendita vigente Rendita vigente Differenza
Gran Libro al lo luglio 1886 al lo ottob. 1886 al 1*> ottobre Consolidato 5 0/0 L. 441,509,236.51 441,731,678.32 + 222,441.81 Id. 3 0/0 » 6,405,197.45 6,405,197.45 — — Totale L. 447,914,433.96 418,136,875.77 4 - 222,441.81
Rendite da trascriv. nei Gran Libro
Consolidato 5 0/o L. 439,826.28 439,506.16 — 320.12 Id. 3 0/o * 2,882.99 2,882.99 — — Totale L. 442,709.27 442,389.15 — 320.1-2 Rendita in noma della S. Sede L. Debiti inclusi separatamente nel Gran Libro
3,225,000.00 3,225,000.00
Sardegna... L. Toscana... »
Lom bardia e Ven. » M odena.. . . * Parm a... » R o m a ....^ ... » R egno d ’ Ita lia .. »
2.142.995.00 2.165.175.00 148.135.84 13,963.38 53.014.84 7.719.060.00 11,673,871.00 2.125.155.00 — 2.165.175.00 148,133.38 — 18,968 38 53,014.84 7,576,998.75 — 11,647,700.00 — 18.840.00 2.46 142,061.25 12.171.00 Totale L. 23,907,215.06 23,730,140.35 — 177,074.71 Contabilità diverse Obblig. 3 0/0 ferr. Torìno-Savona-A c q u i ... L. Id. 3 0/0 ferrov. 238,725.00 238,725.00 — — Genova-Voltri » Id. 6 0/0 Canali 48,800.00 48,800.00 — — Cavour... » 2,994,510.00 2,994,510,00 — — Id. 5 0/0 ferrovia Udine-Ponteb. # 1,272,875.00 1,272,875.00 _ — Id. 5 0/0 l.a serie
dei lavori del
T e v e r e ... » 494,500.00 494,500.00 Id. 5 0/0 2.a serie
lav. T ev. 1881 » 205,650.00 205,650.00 — — Id. id. 1 8 8 2 .... » 206,800.00 206,800.00 — — Id. id. 1 8 8 3 .... » Assegni diversi 203,450.00 203,450.00 — — m o d e n e s i.... » 1,420.83 1,420.83 — — F errovie romane » 7,857,103.60 7,856,968.60 — 150.00 Totale L. 13,524,494.43 13,524,344.43 — 150.00
dimi-nuirouo di una rendita di L . 177,074,71 e le conta bilità diverse diminuirono per una rendita di L . 150. Ecco adesso il capitale nominale corrispondente alla rendita vigente al 1° ottobre p. p.
Gran L ibro... L. Rendite da tra- •
scriversi nel Gran Libro » Santa Sede. . . » Deb. inclusi se
paratamente nel Gr. Libro » Contabilità div. » Rendita ,136,875.77 442,389.15 3,225,000. 00 23, 730,140. 35 13,524,344. 43 Capitale i,0 1 8 ,140,148. 06 8,872,46 5.45 64,500,000. 00 528,378,985. 59 342,772,868. 65 Totale L. 489,058,749. 70 9,9 92,66 4,46 7,75 La rendita consolidata dividevasi come appresso :
Consolid. 5 0 10 Consolid. 3 0/0 Rendite nominative... ; 208,634,145.00 4.470. 00G.00 Id. al p orta tore... ...231,113, 405.00 j 1,917,708.00 Td. miste . ... 1,923.585.00 15,954.00 Assegni provvisori'nom inativi . . . 38.018.32 1,410.10 Td al portatore... 2,525.00 119.29 T o t a le .... L. 441,731,078.32 0,405,197.45
I Monti di pietà, le Casse di prestanze agrarie
e altre opere pie in Italia alla line di giu
gno p. p.
Il Ministero di agricoltura e commercio pubbli cava giorni sono la situazione di tutti questi istituti di beneficenza alla fine del 1° semestre 1886. Ne daremo alcune delle cifre cbe possono maggiormente interessare i nostri lettori.
Monti di pietà. — Alla fine di giugno p. p. esiste vano nel Regno 325 monti di pietà divisi fra i vari compartimenti nel modo che segue :
Piemonte N. 25 Lazio N. 10
Liguria 4 Abruzzi e Molise 13
Lombardia 32 Campania 28 Veneto . 37 Puglie 17 Emilia 33 Basilicata 8 Umbria 16 Calabrie 10 Marche 54 Sicilia 22 Toscana 13 Sardegna 1
Il maggior numero dei monti di pietà si riscon tra frattanto nelle Marche,, nel Veneto, nella Lom bardia, nell’ Em ilia eec., e il minor numero nella Sardegna, nella Basilicata, nelle Calabrie ecc.
Alla fine di giugno l’ attivo dei monti di pietà cbe era di L. 123,706,465.03 decomponevasi nel modo che segue :
Prestiti su pegno di merci . . N. 2,391,855 per L. Anticipazioni su titoli. . . . » 1,290 » Cambiali in por tafoglio. . . » 16,048 » Crediti ipotecari » 579 » Altre attività . » — » Numer. in cassa » — » 36,950,490. 26 7,861,173. 71 19,934,168. 50 7,867,727. 66 47,610,511.44 3,482, 393.46 Totale L. 123,706,465.03
Il passivo che corrisponde alla cifra delle attività decomponevasi come appresso:
Patrimonio ...L. 41,914,873.17 Risparmio . . N. 853 . . . » 1,605,898.71 Conti correnti. » 21,807 . . . » 76,249,944,13 Altri mezzi disponibili...» 3,935,749.02
Totale L. 123,706,465.03 Casse di prestanze agrarie. — Alla data sopra indicata ve ne erano in tutto ii Regno 41 cioè 4 nelle Marche, 4 negli Abruzzi e Molise, 8 nella Campania, 18 nelle Puglie e 7 nella Calabria, ò li altri compartimenti, quelli cioè che costituiscono P Italia superiore e la media non avevano alcuni! cassa di prestanze agrarie.
Il loro attivo era di 395,920.98diviso come segue; Cassa L. 53,427.27 ; Prestiti su pégno di merce N. 116 per L . 7,858.80; Anticipazioni su titoli N. 979 per L . 47,239.73, Cambiali in Portafoglio N. 1799 per L. 101,680.97; Crediti ipotecari N. 5 per L . 9,856.87 ; Altre attività L. 175,857.34.
Il passivo nella stessa cifra dell’ attivo si decom pone nelle seguenti partite: Patrimonio L. 346,660.45; Depositi a risparmio L . 30,624.92; Id. in conto cor rente L. 214; altri mezzi disponibili 18,421,61.
Altre opere pie. — Esse erano al 30 giugno p. p, 37 cioè 2 in Toscana, 1 nel Lazio, 6 negli Abruzzi e Molise, 2 nella Campania, 4 nella Puglia, 16 nella Basilicata e 6 nella Sicilia.
Il loro attivo ascendeva a L . 4,419,165,26 diviso nelle seguenti partite: Numer. incassa L . 134,971.75; Prestiti sn pegno di merce L . 3,351,350.80; Anti cipazioni su titoli L . 6,901,85; Cambiali in porta* foglio L. 510,626.55; Crediti ipotecari L . 129,615.73; altre attività L. 285,698.50.
Il loro passivo nella identica somma dell’ attivo costituivasi come segue: Patrimonio L. 1,864,902.58; Depositi a risparmio L . 2,173,077.79 ; id. in conto corrente L. 220,547.92 ; altri mezzi disponibili L . 158,636.97.
CRONACA DELLE CAMERE DI M I E ;
Camera di Commercio di Savona.
— Nella tornata del 2 ottobre approvava il bilancio preven tivo per il 1887 nella cifra di L. 10,361.08 tafito all’entrata che all'u scita; approvava la lista gene rale elettorale nel numero complessivo di 2589 elettori, e deliberava, di prestare il proprio appog gio alla esposizione galleggiante di prodotti italiani proposta dalla ditta Canepa e Rechini di Genova ed appoggiare altresì il progetto di una esposizione inndustriaie in Egitto, ;
Camera di Commercio di Milano.
— Nella r iu nione dell’ otto novembre approvava il seguente or dine del giorno relativo ai trattati di commercio dìprossima scadenza : ..