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Commento traduttologico

李文化!有文化

Wow! Un pozzo di cultura!

In questo particolare brano, la soldatessa Wan Xia si presenta agli altri cercando di dare informazione su quali caratteri corrispondono al suono del suo intero nome. Tutte le parole in cinese vengono realizzate tramite caratteri nella forma scritta, lo stesso vale per gli antroponimi. Ma se per i cognomi non esiste un elevato grado di ambiguità lessicale, lo stesso non si può dire per i nomi propri. Nel momento della presentazione, la ragazza in realtà sta indicando in quale modo debba esser scritto il suo nome. Le spiegazioni che Wan Xia fornisce non sarebbero del tutto comprensibili agli occhi di uno spettatore. Pertanto, nel sopratitolo proposto, si è cercato di fornire informazioni più semplici riguardo al suo nome. Paragonando successivamente tale presentazione a quella del nome Li Wenhua, si è optato per l’inserimento di una metafora che meglio rispecchiasse il concetto, considerando che in questo caso specifico non è tanto il modo in cui debba essere scritto il nome del soldato a essere considerato fattore fondamentale di comprensione, bensì il tono ironico con cui ci si rivolge al giovane. Inoltre, se si è già mostrato questo riferimento culturale nella frase precedente, è chiaro che lo spettatore ricondurrà facilmente la battuta a ciò che si è appena detto. In definitiva, è stato mantenuto un riferimento culturale minimo ma si è evitato di caricare il sopratitolo di informazioni difficilmente comprensibili da parte di uno spettatore che assiste a una première teatrale.

Infine, in un brano sono stati inseriti riferimenti culturali di una tipica regione della Cina: 打希德勒,打希德勒

打希德勒,打希德勒 Tashi delek, tashi delek Buona fortuna, buona fortuna

Tashi delek rappresenta il saluto tibetano consueto, che letteralmente significa “Lieta

benignità”. Tashi è una parola di augurio che ha il significato di “la buona sorte ricada su coloro a cui si rivolge il saluto”. Delek indica invece la “pace universale”. Unendo le due espressioni, l’augurio che si intende dare è quello di liberarsi da ogni tipo di ignoranza e da sentimenti di rabbia,

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odio e paura. 22Considerando la difficoltà nel rendere un augurio simile in italiano, la strategia utilizzata è quella di inserire uno degli auguri più utilizzati nella lingua ricevente, in modo da creare un parallelismo con il saluto strettamente legato a un fattore culturale. Da notare che questo augurio viene cantato in modo ripetitivo nel brano e si dà molta importanza alla recitabilità tipica di un testo teatrale. In circostanze del genere, procedendo con l’inserimento di una frase augurale della lingua ricevente subito dopo la traslitterazione del saluto tibetano, si è cercato di non eliminare del tutto il residuo traduttivo.

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CONCLUSIONI

In questo elaborato di tesi è stato in primo luogo esposto un breve inquadramento dell’opera lirica analizzata, in particolare si è posto l’accento sull’evoluzione del teatro moderno e su uno specifico filone teatrale detto “teatro in musica”. Alla base di ciò, si sono potute esporre delle brevi considerazioni riguardo la traduzione del teatro in musica e la questione dell’adattamento dei testi originali in base alla cultura di arrivo. In seguito, si è fornita una sinossi dell’opera, costituita da una sintesi degli atti dello spettacolo e da una presentazione dei personaggi principali, oltre ad elencare il team creativo che ha permesso la realizzazione dello spettacolo. Si è inoltre cercato di individuare il filone specifico nel quale essa potesse essere collocata, come anche l’impatto che la messa in scena dello spettacolo ha avuto sulla critica.

La traduzione dell’intero spettacolo ha permesso di esplorare i vari registri utilizzati dai protagonisti a seconda delle varie occasioni, come anche i diversi espedienti attuati dal librettista e dal compositore per rendere in musica un argomento così complicato come quello della Lunga Marcia. Come si è potuto notare nelle sezioni di tale elaborato, non sempre è stato facile narrare eventi storici in chiave artistica: tante sono le occorrenze legate al tema del sacrificio e della rivoluzione, essendo l’opera altamente connotata in questo aspetto. Tuttavia, si può affermare che l’esperimento effettuato da parte del team creativo sia stato particolarmente efficace nel descrivere i punti salienti del percorso intrapreso anni orsono dall’Armata Rossa.

Alla luce di tutto ciò, non sempre è stato semplice rendere alcuni elementi propri del linguaggio militare o rivoluzionario durante tutto il processo traduttivo. Premesso che la dominante fosse strettamente legata al lettore modello prescelto (in tal caso, un pubblico italiano che si appresta a vedere un’opera lirica per puro diletto o curiosità in merito all’evento storico in essa trattato), si è ritenuto opportuno in molti casi procedere all’adattamento dei concetti che avrebbero potuto causare straniamento da parte di uno spettatore. Il lungo lavoro di traduzione ha permesso di acquisire in un certo qual modo una consapevolezza traduttiva che mi ha permesso di immedesimarmi nel ruolo di un ipotetico traduttore, il quale deve quasi sempre cercare di rimodellare messaggi difficili da esplicitare. Gli esperimenti di adattamento in musica di alcuni brani mi hanno permesso inoltre di esplorare i vari espedienti attraverso i quali si può cercare di rendere un testo cantabile da parte della cultura di arrivo. Ho potuto notare come molti elementi dovessero essere eliminati al fine di rendere il cantato compatibile con le note e le melodie mediante

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le quali vengono narrate le vicende. Per questo motivo, ritengo che un esperimento di adattamento in musica debba essere continuamente controllato e rimodellato ai fini della comprensione, anche se a volte potrebbe produrre testi con un linguaggio retrò e in cui viene “sacrificato” il vero senso del testo originale. Tutto il processo traduttivo legato agli adattamenti in musica è stato anch’esso importante ai fini della riflessione sul delicato confine presente tra traduzione e adattamento.

In definitiva, La Lunga Marcia in musica può essere considerata come un esperimento che permette di prendere familiarità con l’ardua opera lirica analizzata. In un’ottica sempre più legata al concetto di globalizzazione, Il NCPA di Pechino è una delle istituzioni che meglio cerca di collaborare con le diverse culture e forme d’arte. Gli esperimenti realizzati da tale istituzione sono volti proprio a creare questo tipo di collaborazione: La Lunga Marcia è infatti l’undicesima opera inedita “ibrida”, che utilizza un linguaggio e una tecnica occidentali per poter narrare un evento così cruciale e importante per la storia cinese. L’opera è senza dubbio stata commissionata per celebrare un evento storico e militare che ha forgiato la società cinese contemporanea, pertanto sarebbe impensabile promuovere questo tipo di tema all’estero senza un’opportuna opera di ricontestualizzazione. Tuttavia, ciò potrebbe rappresentare una sfida per il NCPA, il quale già ha effettuato collaborazioni con i teatri internazionali al fine di promuovere le sue opere inedite. Un esempio lampante è dato dalla messa in scena in Italia dello spettacolo ispirato al romanzo di Lao She, Il ragazzo del risciò, frutto della collaborazione tra il NCPA e il Teatro Regio di Torino. Questo dimostra che, anche se è importante che due Stati o nazioni collaborino da un punto di vista politico ed economico, perché non si potrebbe provare a collaborare anche in questo specifico settore dell’arte? Ciò permetterebbe di avvicinare il pubblico a concetti ed eventi dapprima poco comprensibili o del tutto estranei alla propria cultura. Inoltre, è evidente come la musica in generale possa generare il cosiddetto “turismo musicale”: promuovere un’opera lirica o teatrale potrebbe anche favorire l’economia di un territorio. Inoltre, ciò favorirebbe il fenomeno del transculturalismo, un nuovo modello di interazione culturale che presuppone l’interazione tra due culture, piuttosto che nella “coesistenza pigra di universi chiusi gli uni agli altri”, come affermato dall’antropologo e filosofo Marc Augé.23 In alcuni casi, il teatro e la musica possono essere considerati strumenti fondamentali ai fini della comprensione di eventi, miti e leggende così lontani dalla nostra cultura, oltre a essere medicinali preziosi senza controindicazioni.

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