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a Cronologia delle speculazioni attorno al metalinguaggio

4. Metalinguaggio e definizione: approccio teorico.

4.1. a Cronologia delle speculazioni attorno al metalinguaggio

Un articolo di dizionario è un discorso sulla parola in cui il metalinguaggio si rivela e dispiega tutte le sue risorse. L'entrata lessicale, intesa come lemma che costituisce l'ossatura della macrostruttura e a partire dalla quale si tesse il discorso metalinguistico contenuto nell'articolo, costituisce una delle unità autonime.

È possibile asserire che il linguaggio possiede una 'funzione metalinguistica' ovvero che esso sia talvolta usato per parlare del linguaggio. Tuttavia, fra tutti i sistemi significanti, il linguaggio naturale ha una situazione semiotica peculiare, individuabile soprattutto attraverso due proprietà semiotiche che lo distinguono dagli altri sistemi:

- è l'unico in grado di descrivere i sistemi semiotici non linguistici poiché può costituire il metalinguaggio di sistemi logico-matematici, di tutti i codici pratici e di tutte le modalità di espressione significanti: gestuale, mimica, iconica, figurativa, musicale ecc. Se tali modalità di espressione hanno il proprio sistema di notazione, solo il linguaggio è in grado di esplicitarle. Per converso, nessuno di tali sistemi non linguistici è in grado di descrivere il linguaggio.

- Il linguaggio, atto a parlare di ogni sistema, si trova nella situazione di parlare di se stesso. Inversamente, nessun sistema non linguistico può descriversi e costituire la propria metasemiotica. Nel concreto

115 Cfr. J. REY-DEBOVE, Le Métalangage. Étude linguistique du discours sur le language, Paris, Armand Colin, 1997; Étude linguistique et sémiotique des dictionnaires français contemporains, Paris-La Haye, Mouton, 1971. La parte relativa al metalinguaggio costituisce una sintesi delle riflessioni contenute nel saggio del 1997, segnatamente ai capitoli 1 e 2, pp. 1-23.

Une langue donnée L1 enferme un sous-système de L1 destiné à parler de L1 (et éventuellement d'autres langues), sous-système dont le lexique comprend des mots métalinguistiques et des mots autonymes. Les mots autonymes ("qui se désignent eux- mêmes") sont homomorphes de tous les autres mots du lexique de L1. On entend homomorphe au sens logico-linguistique de "homographe et homophone"116

Lo studio del metalinguaggio è campo d'indagine della linguistica generale e della semiotica del linguaggio. Tuttavia, nessuna teoria linguistica se ne è occupata in modo ampio e diffuso: alcuni linguisti (Hjelmslev, Jakobson e soprattutto Harris) hanno integrato la funzione metalinguistica nella loro teoria senza entrare nel dettaglio; altri (Greimas) si sono interessati al metalinguaggio come sistema di assiomi che permettono la descrizione del linguaggio da parte del linguista e non in quanto tipo di discorso che abbia una manifestazione nelle situazioni più familiari; la maggior parte, infine, scartano a priori una nozione la cui espressione evochi concetti metafisici e metamatematici.

La nozione di metalinguaggio è un prestito diretto relativamente recente dei linguisti ai logici del Circolo di Vienna, in particolare a Tarski e Carnap117, fra gli anni 1931 e 1947. Il prestito ai logici deriva da una tradizione antica, quasi perduta nel pensiero occidentale a partire dal XVI secolo118.

116 REY-DEBOVE, Le métalanguage..., cit., p. 21.

117 Cfr. R. CARNAP, The Logical Syntax of Language, London, Routledge & Kegan Paul, 1964.

118 Pare che né Platone né Aristotele si siano dedicati alla questione. Tuttavia, Porfirio (III sec.), nella sua introduzione all'Organum di Aristotele, distingue le parole non autonime da quelle autonime attraverso la teoria delle due imposizioni, teoria che sarà conosciuta attraverso la traduzione latina di Boezio (VI sec.). Agostino (IV-V sec.) elabora una teoria semiotica del segno seppure molto lontana dall'analisi dei segni nel linguaggio. Nel medioevo la distinzione delle due imposizioni viene ripresa da Abelardo e da J. di Salisbury nel Metalogicon (1159). A partire dal XII secolo, l'opera di Aristotele ha larga diffusione e i logici medievali esercitano la propria ingegnosità sui sofismi e i circoli viziosi. Risale a quest'epoca la discussione attorno al paradosso del mentitore ('Ego dico falsum, Mentior') e alle sue varianti, paradosso caratterizzato dall'autoriferimento di una frase intera e non soltanto di una parola. Nella seconda metà del XII secolo si sviluppa la teoria delle proprietates terminorum, teoria parzialmente ispirata dagli scritti di Abelardo e sviluppata da W. di Shyreswood, che tenta di repertoriare le proprietà logiche delle parole nel discorso. Tali proprietà sono classificate in significatio, suppositio, copulatio e appellatio. Shyreswood inserisce la teoria delle due imposizioni di Porfirio sotto il nome di suppositio formalis (caso di parole non autonime, cioè ordinarie o metalinguistiche) e di suppositio materialis (caso di parole autonime), terminologia ancora in vigore fra i logici attuali. All'inizio del XIV sec., Occam riprende tale opposizione riducendola al nulla, secondo il principio Entia non sunt multiplicanda; questo potrebbe essere il modello, se non l'origine, di tutte le interpretazioni non semantiche dell'autonimia che taluni filosofi hanno proposto fino ai nostri giorni. Nella tradizione occidentale, le riflessioni attorno al metalinguaggio sono sempre state avanzate da logici o filosofi del linguaggio. Dopo il XIV secolo le questioni relative al metalinguaggio vengono abbandonate e, quand'anche ci sia occasionalmente una riflessione su tale tema, essa viene sempre elaborata da filosofi, come ad esempio Hobbes o Leibniz. I grammatici non si esprimono sull'argomento: nemmeno i modisti, nel XII e XIII secolo, sembrano essere a conoscenza delle teorie dei logici loro coevi. Né Courtrai, né Tommaso di Erfurt concedono spazio alla suppositio

Solo alla fine del XIX secolo ritorna l'interesse nei confronti del metalinguaggio e tale nozione si definisce al livello più astratto dell'epistemologia delle scienze logico- matematiche. Diversamente da Boole119, che considera la logica una parte della matematica, i "riduzionisti" come Frege120 riducono i fondamenti della matematica alla logica.

All'inizio del XX secolo la teoria riduzionista trova la sua piena espressione nei

Principia Mathematica di Whitehead e Russell (1910-1913)121 e, nel 1924, il Circolo di

Vienna (positivismo logico) si propone lo scopo di elaborare una lingua comune alle scienze che ne garantisca l'unità ("unified science"). Un'analisi diretta della logica e della matematica permette di scorporarne gli aspetti linguistici: strutture sintattiche (Carnap), semantiche (Tarski) e pragmatiche (Morris). Si ottiene in questo modo un metalinguaggio - comune alla matematica, alla logica e alle lingue naturali e sufficiente a rendere conto del pensiero scientifico - che corrisponde a un'attività verbale e tautologica, fondata sull'analiticità. Tale metasistema che rappresenta gli altri tre pone presto problemi d'ambiguità: i segni del linguaggio-oggetto appaiono nel metalinguaggio con un altro significato, in quanto segni di segni e la minima confusione può condurre ai più gravi errori teorici e ad antinomie. Così, la cura estrema di Frege e dei suoi successori nella formalizzazione di tale metasistema, in particolare l'uso delle virgolette semplici, è già di per sé una teoria del metalinguaggio.

Carnap122 attira l'attenzione sull'ambiguità fra segni ordinari ed altri che chiama autonimi, insistendo sulla necessità di usare virgolette, o di ricorrere a caratteri speciali per i casi di autonimia. La crisi dei fondamenti della matematica è infatti legata ai problemi d'autoreferenza che sono propri del metalinguaggio: tutte le autonimie dibattute a partire da Hilbert sono apparentate al paradosso del mentitore.123

materialis. Questo dipende dal fatto che solamente i modi essendi, intelligendi, signandi e significandi sono destinati a caratterizzare i legami fra il referente e il significato, ma non i modi di significare del segno rispetto al segno stesso. (Cfr. REY-DEBOVE, Le métalangage..., cit., p. 32).

119 Cfr. G. BOOLE,

An investigation of the laws of thought on which are founded the mathematical theories of logic and probabilities, New York, Dover, 1958.

120 Cfr. G. FREGE, Écrits logiques et philosophiques, Paris, Seuil, 1971.

121 Cfr. A. N. WHITEHEAD - B. RUSSELL, Principia Mathematica, Cambridge, University Press, 1910- 1913.

122 Cfr. CARNAP, The Logical Syntax..., cit.

123 Cantor (1899) risolve il paradosso secondo il quale un insieme sarebbe uguale a uno dei suoi elementi, dimostrando che l'insieme delle parti di un insieme ha una forza superiore allo stesso. La dimostrazione verrà ripresa da Russell nella sua teoria della gerarchia dei linguaggi - (Cfr. B. RUSSELL, An Inquiry into Meaning and Truth, London, Pelican Book (Penguin Books), 1969) - che risolve, anch'essa, il paradosso del mentitore. Gödel svela le antinomie implicate dalla tesi di Hilbert sulla non-contraddizione

Il metalinguaggio che parla di una lingua naturale ha lo stesso modello semiotico della metalogica o della metamatematica. Ma, nella misura in cui altro non è se non una funzione di una lingua naturale, esso si allontana molto da questo primo modello poiché riproduce quello della lingua naturale con le imprecisioni ed ambiguità che le sono proprie. Trattasi di un uso metalinguistico che non costituisce, nemmeno presso i linguisti, un linguaggio scientifico; il metalinguaggio è allora, come il linguaggio, un oggetto naturale da descrivere.

La definizione logica del metalinguaggio si applica prima di tutto ai linguaggi formalizzati. Tenuto conto del fatto che nessun linguaggio come sistema chiuso può fornire le prove della propria consistenza senza condurre ad antinomie, un linguaggio più potente dovrà rendere conto del valore di verità delle frasi di tale sistema. Tale linguaggio secondo è, secondo Tarski124, il linguaggio con il quale parliamo del primo e con i termini del quale intendiamo costruire la definizione della verità per il primo linguaggio. Chiamiamo il primo linguaggio 'linguaggio oggetto' e il secondo 'metalinguaggio'. Non è escluso che il metalinguaggio prenda a prestito gli stessi termini del linguaggio oggetto, ma è assolutamente necessario che il metalinguaggio sia più ricco: risulta infatti dalle ricerche di Gödel che la dimostrazione di consistenza può essere effettuata solo se il metalinguaggio non contiene alcuna variabile di tipo superiore125.

Per i logici, il metalinguaggio non si oppone al linguaggio oggetto, ma lo contiene126. Nella gerarchia dei linguaggi, il linguaggio di ordine n+1, ovvero l'insieme di frasi del metalinguaggio, contiene il linguaggio n, ovvero l'insieme delle frasi del linguaggio oggetto in quanto tali. Tale inglobamento che può sembrare strano al linguista, proviene dal fatto che la verità delle frasi di n è provata da frasi in cui interviene il significato extralinguistico. L'enunciato metalinguistico

/"il pleut" est vrai si et seulement s'il pleut/

dell'aritmetica; egli dimostra, nel 1931, attraverso una proposizione forgiata sul modello del paradosso del mentitore, che è impossibile provare la non contraddizione di un sistema per mezzo e all'interno del sistema stesso. Ogni sistema contiene proposizioni indecidibili che dipendono da un sistema esteriore più potente. Il teorema di Tarski, secondo il quale la nozione di verità relativa a un sistema non può essere formalizzata all'interno di tale sistema, ha una stretta connessione con quello di Gödel.

124 Cfr. A. TARSKI, Logique, Sémantique, Métamathématique, Paris, Armand Colin, 1974, t. II, p. 279. 125 Cfr. Ibidem, t. I, p. 138.

si trova a cavallo fra due sistemi semiotici, quello della lingua (/"il pleut"/) e quello del mondo (/il pleut/).

Per i linguisti non si tratta di sapere se /il pleut/ sia una frase vera, ma se sia una frase accettabile; il logico mette in relazione enunciati espressi in metalingua e stati di fatto espressi nella lingua comune, mentre il linguista rimane all'interno del sistema linguistico che è un sistema immanente. Nessuna prova di quanto enuncia può essere ricercata all'esterno del linguaggio.

Tarski127 descrive il metalinguaggio logico come un insieme di simboli che obbediscono alle stesse regole della scrittura logica (lingua-oggetto). Tali simboli sono comuni alla logica e alla metalogica (espressioni logiche di ordine generale come =, +, ≥ ecc.); simboli specifici: nomi di oggetti di cui tratta la lingua (fra virgolette); termini utilizzati per la descrizione strutturale di tale lingua (negazione, quantificatore ecc.). Cercheremo di vedere in che cosa il metalinguaggio naturale si avvicini o si distanzi da tale modello. La lingua oggetto è stata definita in diversi modi rispetto al metalinguaggio. Per Carnap essa è "the language which is the object of our investigation"128 e per Morris "an object language [is] any language which is an object for investigation, and a metalanguage [is] any language signifying some other language"129.

Per Russell, object-language viene definito in maniera molto diversa, come linguaggio che fa uso di object-words, ovvero parole che servono a designare oggetti:

proceeding psychologically, I construct a language (not the language) fulfilling the logical conditions for the language of lowest type; I call this the 'object language' or the 'primary language'. In this language, every word 'denotes' or 'means' a sensible object or set of such objects130.

Gli object words possono significare al di fuori del contesto oppondendosi, per questo, alle parole grammaticali; sono i termini "of which we learn the meaning by directly acquiring an association between the word and the thing"131. Per Russell, quindi, l'object

language è al tempo stesso il linguaggio che parla degli oggetti e il linguaggio costituito

in oggetto di studio per il linguaggio secondario.

127 Cfr. Ibidem, t. I, pp. 175-178.

128 CARNAP, The Logical Syntax..., cit., p. 4.

129 C. MORRIS, Signs, Language and Behavior, New York, Prentice-Hall, 1946, p. 256. 130 RUSSELL, op. cit., p. 17.

Facciamo nostra la definizione di linguaggio oggetto proposta da Carnap, ma non faremo un uso regolare di tale termine poiché esso è relativo alla gerarchia dei linguaggi (il metalinguaggio è il linguaggio oggetto del metametalinguaggio).

La maggior parte delle polemiche scaturite dalla questione del metalinguaggio dipendono da una confusione fra i linguaggi logico-matematici formalizzati e il linguaggio naturale. I logici lavorano, al tempo stesso, su verità formali e su verità sperimentali. Ma se, come scrive Tarski, la verità di una proposizione è la sua corrispondenza alla realtà, è necessario poter conoscere tale realtà e assegnarle caratteri compatibili con il linguaggio logico. Non esistono valori di verità per l'insieme delle frasi accettabili di una lingua primaria, né per l'insieme delle frasi accettabili del linguaggio secondario che ne parla. Persino nella sua forma scientifica, il metalinguaggio in lingua naturale non sarebbe in grado di dire il vero sul linguaggio: ne sono testimoni la diversità delle teorie linguistiche e le discussioni che esse suscitano. Quanto al metalinguaggio comune, quello che costituisce oggetto di studio per il linguista, esso dice il vero, il falso, il contraddittorio, il tautologico, come il linguaggio comune. Il metalinguaggio non è un discorso vero sul linguaggio e se talvolta pare assolvere a tale funzione probatoria che decide indirettamente dell'ordine del mondo, è pur sempre prima di tutto un discorso libero sul linguaggio.

Il procedimento inverso è legittimo poiché le verità sperimentali di cui trattano i logici (giudizi sintetici) hanno bisogno di ricorrere alle frasi del linguaggio naturale (/"il pleut" est vrai si et seulement s'il pleut/), ciò di cui Tarski è pienamente cosciente.

Ad ogni modo, il fatto che il valore di verità venga dato - in metalinguaggio naturale o logico - da una proposizione vera, deve essere a sua volta stabilito da una nuova proposizione, e così di seguito nella gerarchia dei linguaggi132.

Dal punto di vista semiotico, gli studi più estesi sul metalinguaggio sono stati compiuti da Hjelmslev. Partendo dal linguaggio naturale considerato nella sua omogeneità, Hjelmslev estende il suo sistema di assiomi a tutti i linguaggi e ai linguaggi non omogenei. Poiché, secondo Saussure, una lingua naturale è una forma e non una sostanza, è possibile costruire il modello di tale forma quale che sia la sostanza. Tale

modello possiede due piani - il piano dell'espressione e il piano del contenuto - e una semiotica, ovvero "une hiérarchie dont n'importe quelle composante admet une analyse ultérieure en classes définies par relation mutuelle, de telle sorte que n'importe laquelle de ces classes admette une analyse en dérivés définis par mutuation mutuelle"133. La logica formale è, in particolare, una semiotica. La nozione di semiotica è applicata dunque a linguaggi logici e naturali. Ma solamente la lingua naturale possiede il carattere fondamentale di essere assolutamente 'englobante': "une langue est une sémiotique dans laquelle toutes les autres sémiotiques peuvent être traduites, aussi bien toutes les autres langues que toutes les structures sémiotiques concevables"134. La lingua è per definizione una

sémiotique passe-partout, destinée à former n'importe quelle matière, n'importe quel sens, dont une sémiotique à (dans) laquelle toute autre sémiotique peut être traduite sans que l'inverse soit vrai. Ce caractère intégral de la substance de contenu d'une langue va jusqu'à inclure dans cette substance celle de l'expression"135.

Ciò equivale a dire che ad una singola espressione possono essere ricondotti contenuti diversi a seconda che il segno rimandi a un oggetto extralinguistico o che esso si autodefinisca ovvero sia autonimo.

L'interpretazione semiotica del metalinguaggio, che non ha alcun corso presso i logici, è più accessibile al linguista. Il metalinguaggio è un linguaggio il cui significato è un linguaggio, sia esso un altro o lo stesso. Ciò rende conto di diverse definizioni logiche del metalinguaggio difficilmente integrabili a una teoria linguistica. Dire che il metalinguaggio studia il linguaggio oggetto, parla del linguaggio oggetto e non può parlare di altro136 equivale a dire, più chiaramente, che significa il linguaggio oggetto e non significa altro se non il linguaggio oggetto. Affermare che il metalinguaggio debba essere più ricco del linguaggio-oggetto e contenere variabili di tipo superiore, significa anche affermare che il semantismo del primo deve includere quello del secondo, poiché non si tratta evidentemente solo del numero dei simboli ma soprattutto del numero degli elementi di significato.

133 L. HJELMSLEV, Prolégomènes à une théorie du langage, Paris, Editions de Minuit, 1968, p. 135. 134 Ibidem, p. 138.

135 Ibidem, p. 61.