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b Il metalinguaggio in semiotica e nella prassi lessicografica.

4. Metalinguaggio e definizione: approccio teorico.

4.1. b Il metalinguaggio in semiotica e nella prassi lessicografica.

La gerarchia dei linguaggi, che interessa al tempo stesso il logico e il semiologo, si presenta in modo diverso nel quadro di due teorie differenti.

In logica essa ha una struttura insiemistica: gli insiemi, i cui elementi sono frasi o simboli, sono inclusi gli uni negli altri (n ⊂ n+1 ⊂ n+2 ⊂ n+p). Il metalinguaggio include gli elementi del linguaggio nonché altri elementi, chiamati 'variabili superiori', che gli sono propri: le relazioni fra i diversi linguaggi vengono espresse in termini di inclusione con 'essere'.

Anche in semiotica si tratta di struttura insiemistica, ma non d'inclusioni. Gli insiemi, i cui elementi sono frasi o segni, si significano gli uni gli altri ma non s'includono: il metalinguaggio significa il linguaggio ma non lo include.

I diversi livelli di significato cui rimanda il segno linguistico hanno fra di loro una relazione particolare: se consideriamo E l'espressione (o forma) del segno e C il contenuto137, a seconda del livello a cui ci riferiamo è necessario distinguere due diversi tipi di contenuto: C1 se ci riferiamo alla realtà extralinguistica e C2 se ci riferiamo alla realtà intralinguistica ovvero se ci si rifersice all'autonimia del termine. In questo caso, il contenuto del termine autonimo (C2) include anche il riferimento della stessa espressione alla realtà extralinguistica (C1).

Il triangolo di Ogden e Richards rappresenta già una coscienza della linea di demarcazione esistente fra la realtà extralinguistica e la realtà intralinguistica. Ogni parola, infatti, attraverso la definizione, rimanda alla realtà extralinguistica servendosi, come strumento definitorio, della lingua stessa:

There is a direct relation between the word and the designatum on the one side, and between the designatum and the denotatum on the other side, but the relation between the word and the denotatum os only an indirect one138:

137 La formalizzazione del metalinguaggio segue un approccio hjelmsleviano; cfr. HJELMSLEV, op. cit. 138 C.K. OGDEN, - I. A. RICHARDS, The Meaning of Meaning. A Study of The influence of Language upon

Thought and of The Science of Symbolism, London - New-York, Kegan Paul, Trench, Trubner &Co. - Harcourt, Brace & Company, 1923, cit. in L. ZGUSTA, Manual of Lexicography, The Hague-Paris, Mouton, 1971, p. 34.

designatum

---

expression denotatum

(form of the word)

In termini Hjelmsleviani, "expression" corrisponde all'espressione (E), designatum al contenuto (C), mentre il denotatum è il riferimento che l'unione fra espressione e contenuto ha nel mondo reale. Il designatum, corrisponde alla concettualizzazione di un oggetto della realtà, rappresenta una sorta di schematizzazione dello stesso, una matrice concettuale in cui se ne definiscono i tratti pertinenti. Tale schema, in cui il denotatum è un oggetto riconducibile alla realtà sensibile, è valido per quei lessemi che rimandano effettivamente alla realtà extralinguistica. Per i termini puramente metalinguistici o metametalinguistici, il denotatum è di natura diversa, poiché infralinguistico, nonostante il designatum continui a collocarsi a livello concettuale. Da tali osservazioni si desume che esistono denotata di natura diversa a seconda che ci collochiamo a livello linguistico o a livello metalinguistico.

In realtà lo sdoppiamento di cui sopra, relativo al fatto che il termine autonimo (C2) include anche il riferimento della stessa espressione alla realtà extralinguistica (C1), riguarda l'espressione e non il contenuto poiché è l'espressione stessa ad essere di volta in volta ricondotta o all'uno o all'altro contenuto. Così, se indichiamo con la formula E(C) un'espressione che rimanda a un contenuto della realtà extralinguistica, indicheremo con E(EC) un'espressione che rimanda a un contenuto della realtà intralinguistica. Se prendiamo come esempio baguette139, tale termine significa,

nell'enunciato Il frappe avec une baguette, "petit baton mince et flexible" (C1). Ma nell'enunciato "Baguette" est un nom féminin, baguette rimanda alla realta intralinguistica, designando "le mot 'baguette' " (C2) che unisce al tempo stesso il contenuto del segno baguette, cioè baguette (E) e "petit baton mince et flexible" (C1). Le due formule possono schematizzarsi dunque nel seguente modo:

1. Il segno rimanda alla realtà extralinguistica: E (C)

2. Il segno è autonimo (rimanda alla realtà intralinguistica):

E (EC) E (C)

Ma se un termine metalinguistico diventa il soggetto di una frase e tale termine metalinguistico è unità di lessico, il predicato della frase parla della metalingua. Nell'esempio

Le monosyllabe est un mot d'une syllabe,

ci troviamo a un livello ancora diverso rispetto ai due precedenti, ovvero quello della metametalingua.

Diremo, con J. Rey-Debove, che il sistema metalinguistico codificato è una metalingua rispetto a una lingua data, e la realizzazione di tale sistema in discorso è un metadiscorso, rispetto a un discorso in una data lingua. L'insieme della metalingua e del metadiscorso di una lingua L1 è il metalinguaggio M1 di una lingua L1. Tuttavia, poiché il grado di codificazione del metalinguaggio (sistema) forma uno degli oggetti di tale studio, sarebbe prematuro usare l'opposizione metalingua/metadiscorso a livello di unità e useremo il termine generale di metalinguaggio.

Il lessico l1 di una lingua L1 include:

- un insieme di parole 'mondane', cioè destinate a parlare di ciò che non è il linguaggio (il mondo, le cose). Tale parole rappresentano tutte le categorie grammaticali della lingua L1 anche se le parole grammaticali del lessico 'mondano' sono rare (ad esempio, il pronome personale soggetto noi).

- un insieme di parole metalinguistiche, cioè destinate a parlare del linguaggio come ad esempio adjectif, déclinaison, illisible, dire, grammaticalement. Tali parole della

L1 sono atte a parlare sia della lingua L1 che di diverse lingue, compresa L1, sia di particolarità, rispetto a L1, delle lingue L2, L3... Ln isomorfe.

- un insieme di parole neutre rispetto ai due insiemi precedenti che si integrano indifferentemente o all'uno o all'altro, come il, que, sous, forme, grand, vite, ecc. Sono parole di alta frequenza, a contenuto povero, polivalenti o atematiche. Rappresentano tutte le categorie grammaticali e particolarmente le parole grammaticali che, nella loro generalità, sono indifferenti dai campi semantici nei quali funzionano.

In generale la parola metalinguistica è o una parola destinata a parlare del linguaggio (es. adjectif) o una parola polisemica che, in uno dei suoi significati, parla del linguaggio (es.: articuler). Ogni parola neutra può acquisire, a seconda del contesto, un valore metalinguistico (es.: long in long discours). La parola metalinguistica appartiene, in teoria, a tutte le categorie grammaticali del discorso. Il metalessico Ml1 di una lingua L1 contiene parole metalinguistiche che hanno lo stesso comportamento sintattico delle parole 'mondane'.

Lo studio del lessico l1 di una lingua L1 deve obbligatoriamente comportare lo studio di parole metalinguistiche che non si distinguono dal lessico 'mondano' se non esclusivamente attraverso il campo semantico. Tale semantismo linguistico le avvicina, tuttavia, alle parole autonime che, del resto, non hanno il comportamento grammaticale delle parole 'mondane'. Le parole metalinguistiche partecipano dunque al sistema 'mondano' per la sintassi e al sistema autonimo per la semantica.

Logici e semiologi sono concordi nell'ammettere che la gerarchia dei linguaggi

n, n+1, n+2, n+n è teoricamente infinita. Tuttavia, né gli uni né gli altri si sono mai

interessati alla descrizione di linguaggi superiori al metalinguaggio n+1.

Per i linguisti, l'esistenza di un terzo livello, o metametalinguaggio, è cosa certa140. Trattasi di un linguaggio che parla del metalinguaggio: qualsiasi opera che tratti della storia della linguistica, una critica delle attuali teorie linguistiche o un dizionario di lingua ne potrebbero costituire un esempio. La frase tipo del discorso metalinguistico è quella in cui appare la parola "linguaggio"; la frase tipo del discorso metametalinguistico è quella in cui compare la parola "metalinguaggio" (o

140 Cfr. HJELMSLEV, op. cit., p. 157; R. BARTHES, Le dégré zéro de l'écriture. Eléments de Sémiologie, Paris, Le Seuil, 1964, p. 167; A.J. GREIMAS, Sémantique structurale, Paris, PUF, 1966, p. 15.

"linguistica"); si può procedere in questo senso dicendo che il quarto livello di linguaggio è quello in cui compare la parola "metametalinguaggio" o "metametalinguistico".

Oltre al quarto livello si possono teoricamente immaginare altri linguaggi ma l'intuizione relativa al loro oggetto diventa sempre più difficile e s'indebolisce.

L'uso delle lingue naturali in discorsi non scientifici permette di osservare che la produzione o la percezione del metalinguaggio in quanto tale fa parte della competenza dei locutori, ma che quella del terzo livello di linguaggio (metametalinguaggio) è statisticamente rara.

Se si abbandona la similitudine globale dei linguaggi scientificamente denominati per gerarchizzarli (linguaggio, metalinguaggio, metametalinguaggio) e si osserva ciò che accade a livello dei nomi di unità così come esse sono concepite da Harris, e che per lui definiscono la frase metalinguistica, la situazione cambia completamente.

Mentre la gerarchia dei linguaggi è sensibile al livello delle unità del sistema autonimo - ad esempio la parola jamais, la parola che significa "la parola jamais", la parola che significa "la parola che significa 'la parola jamais' " - essa non si manifesta al livello delle unità del sistema metalinguistico ordinario.

La catena delle inclusioni di segni può dare l'illusione di una gerarchia, pur non essendo generatrice di una gerarchia dei linguaggi; se prendiamo, infatti, la catena delle inclusioni:

/jamais ⊂ adverbe ⊂ mot ⊂ signe/

possiamo osservare che le inclusioni non corrispondono mai alla relazione segno di segno, nella quale un segno A è detto segno del segno B se A significa esattamente B. Leggendo da sinistra verso destra, l'avverbio è una parola, ma una parola particolare;

adverbe significa dunque più di mot. Leggendo da destra verso sinistra, un mot è un adverbe ma anche un adjectif, un article ecc.; mot significa dunque meno di adverbe.

Da sinistra verso destra, quindi, non si può parlare di segno di segno; da destra verso sinistra si può parlare solo di segno di segni, ovvero di multisegno.

Il segno di segno è a giusto titolo un segno autonimo poiché esso significa esattamente un altro segno. L'autonimo è sì un multisegno ma ogni autonimo determinato significa

un segno determinato a significato costante. La formula dell'autonimo, in generale, è Ex (Ex(Cx)) in cui tutte le 'x' hanno stesso valore, mentre quello di un determinato autonimo, l'unico preso in esame, è E1 (E1(C1)). Poiché per parlare dell'autonimo non ricorriamo al sistema autonimo, esso rappresenta l'unico tipo di segno metalinguistico concepito per significare un segno: autonimo, la parola, è un segno di multisegno di segno, ovvero un termine metalinguistico ordinario del linguaggio di livello 3.

Il metalinguaggio, preso globalmente in quanto segno, è anch'esso segno di segno e le situazioni semiotiche sono identiche, in considerazione del fatto, tuttavia, che

metalinguaggio, in questa prospettiva, è collettivo. Metalinguaggio è una parola

metalinguistica ordinaria del linguaggio terziario. Il metametalinguaggio introduce un ulteriore livello e il termine metametalinguaggio, che appartiene al linguaggio del livello 4 è, per quanto ne sappiamo, la parola non autonima che si spinge più lontano nella gerarchia dei linguaggi.

Ecco una rappresentazione di tale gerarchia141:

LANGAGE PRIMAIRE LANGAGE SECONDAIRE MÉTALANGAGE LANGAGE TERTIAIRE MÉTAMÉTALANGAGE LANGAGE QUATERNAIRE LANGAGE DE NIVEAU 5 n'avouez jamais le monde est un ensemble de choses jamais est un signe (de chose) l'adverbe est un multisigne (de chose) le langage est un multisigne (du monde) /jamais/ est un signe de signe

adverbe est un signe de multisigne

l'autonymie est un multisigne de signe

langage est un signe d'un multisigne le métalangage est un multisigne d'un multisigne etc. /adverbe/ est un signe de signe de multisigne autonymie est un signe de multisigne de signe /langage/ est un signe d'un signe d'un multisigne métalangage est un signe d'un multisigne d'un multisigne le métametalangage est un multisigne d'un multisigne etc. etc. /autonyme/ est un signe de signe de multisigne de signe /métalangage/ est un signe d'un multisigne d'un multisigne métamétalangage est un signe d'un multisigne d'un multisigne d'un multisigne

In /adverbe est du masculin/ e /adverbe est un signe de multisigne/, /adverbe/ ha lo stesso significato, ma nella seconda frase il predicato sull'essere dell'oggetto di cui si parla (il soggetto logico della frase) esprime il significato del soggetto grammaticale della frase.

In una lettura orizzontale, ogni soggetto grammaticale di una frase di un linguaggio dato significa la parola che è soggetto grammaticale della frase del linguaggio immediatamente inferiore alla sua sinistra; le inclusioni si manifestano in verticale, fra parole non autonime e parole autonime.

Fra le parole metalinguistiche, tutti i nomi di unità che compaiono nelle frasi del linguaggio di livello 2 hanno come formula E1 (Ex(Cx)), come adverbe nella frase:

L'adverbe modifie le verbe.

I nomi di unità che compaiono nel linguaggio di livello 3 hanno come formula E1[E1(Ex(Cx))], come ad esempio /adverbe/ nella frase /Adverbe est un nom masculin/.

Autonyme possiede la formula particolare E1[Ex (Ex(Cx))] per esempio nella frase

/L'autonyme passionne les logiciens/.

I nomi di unità che appaiono nelle frasi del linguaggio di livello 4 hanno come formula E1[E1 [Ex(Ex(Cx))]], /Autonyme/ possiede la formula particolare E1[E1[Ex(Ex(Cx))]] per esempio in /Autonyme est d'origine allemande/, e métamétalangage la formula particolare E1[Ex[Ex(Ex(Cx))]].

Il termine /métamétalangage/ appartiene al linguaggio del livello 5, e questa ultima frase appartiene al linguaggio del livello 6, non rappresentato nello schema. È difficile andare oltre: se ci si vuole attenere alle convenzioni grafiche adottate, la sola frase del sesto livello che sia possibile scrivere, è quella che parla del termine autonimo /métamétalangage/.

Applicare la teoria dei diversi livelli di metalinguaggio alla pratica lessicografica significa ricondurre le informazioni contenute in un articolo di dizionario a frasi metalinguistiche al fine di considerare, sulla base delle relazioni sintattiche fra i costituenti, il livello di metalinguaggio al quale ognuno di essi si pone. Ci limitiamo, a questo punto del nostro studio, a considerare esclusivamente e in modo sintetico la relazione fra entrata lessicale e definizione, riservandoci di trattare estesamente le relazioni fra entrata lessicale ed altri tipi di informazioni nella parte dedicata all'analisi del campione rappresentativo di definizioni del T.L.F.

In linea teorica ogni entrata di dizionario ha due possibili significati: o significa ciò che essa designa ordinariamente nel discorso (chose), oppure si autosignifica all'interno di un utilizzo autonimo (signe)142. A livello puramente sintattico, il rapporto definiendum-

142 La differenza fra definizione di cosa e definizione di segno non riguarda esclusivamente la microstruttura: il "begriffssystem" di Hallig e Wartburg, ad esempio, ha costituito un interessante approccio di ordinare il lessico, nella macrostruttura, "secondo concetti in modo che ognuno [potesse] padroneggiare i mezzi di espressione di una lingua" inaugurando in questo modo un metodo per indagare parallelamente "la vita dei vocaboli e la esistenza, diffusione e storia delle cose significate per mezzo di essi" (Cfr. G. MASSARIELLO MERZAGORA, La lessicografia, Bologna, Zanichelli, 1983, pp 63-64).

definiens può essere considerato un rapporto SN (sintagma nominale-definiendum)- SV

(Sintagma verbale=copula + definizione):

La définition se présente généralement comme un prédicat sur l'entrée dont la copule est absente. La définition se trouve cette fois prédiquée dans l'axe syntagmatique, et soumise à la grammaticalité et la sémanticité de l'énoncé. Elle prend la valeur, non plus d'un mot quelconque, mais du nom d'un syntagme verbal : SN (défini) – Sv (copule + définition)143

Così stabilita, la relazione sintattica fra definiens e definiendum risolve il problema del rinvio di quest'ultimo a una chose o a un signe. Quando l'entrata lessicale è un sostantivo, infatti, si possono proporre due diverse letture, ovvero "X 'è' Y" (dove X è il

défini e Y la definizione) e "X 'significa' Y", mentre quando l'entrata lessicale non è un

sostantivo, è ricavabile solamente la lettura "X 'significa' Y". Si può dunque concludere, con Rey-Debove, che solo la copula 'significare' può essere restituita nei dizionari di lingua per tutte le entrate lessicali che comportano l'autonimia dei soggetti, ovvero che costituiscono una nomenclatura di signes e non di choses.

Lo studio del rapporto fra linguaggio e metalinguaggio viene trattato in La définition

lexicographique; bases d’une typologie formelle144, dove Rey-Debove traccia un

confine netto fra la parte di definizione che appartiene alla langue e quella che appartiene alla métalangue145.

La definizione è parte della langue in quanto enunciato sottoposto alle regole grammaticali della stessa e sostituibile al défini in una frase in cui lo stesso è stato utilizzato. In quanto parte della langue, quindi, défini e definizione sono isomorfi e la definizione non è intesa come un'analisi semantica, bensì come un messaggio globale riconducibile a ogni altro messaggio della langue.

Introdotta nella sfera della metalingua, la definizione è uno studio della langue attraverso la langue. Tuttavia tale metalingua ha una natura particolare in quanto la definizione è simile alla perifrasi: il codice della definizione, cioè, restituisce attraverso la langue un'analisi concettuale del concetto evocato dal défini.

143 J. REY-DEBOVE, Le domaine du dictionnaire, "Langages" 19 (septembre 1970), p. 21.

144 Cfr. J. REY-DEBOVE, La définition lexicographique ; bases d’une typologie formelle, "Travaux de Linguistique et de Littérature " V, 1 (1967), pp. 141-159.

Rey-Debove sembra in questo modo scartare ogni riferimento ad una metalingua costruita ad hoc come strumento per l'analisi semantica, conferendo alla lingua oggetto le due prospettive di langue e di metalingua.

Distingue tuttavia due tipi di metalingua: la 1ère

métalangue o definizione, ovvero la

metalingua che analizza il défini in quanto espressione di un concetto e la 2e

métalangue, quella che analizza il défini in quanto elemento di un sistema linguistico.

Se è chiaro che la prima metalingua della definizione rimanda a définissants è necessario chiedersi a cosa corrisponda, nella pratica lessicografica, la seconda metalingua, se essa sia comune alla definizione di ogni défini – che esso sia sostantivo, verbo, aggettivo, avverbio – o sia indispensabile solo per certe categorie di définis. Il caso più chiarificatore riguardo allo statuto della seconda metalingua pare essere il verbo: nell'articolazione delle diverse accezioni dello stesso è necessario, infatti, tener conto del soggetto. Nell'esempio passer = mourir en parlant des personnes146, "mourir"

e "personnes" appartengono alla prima metalingua, mentre "en parlant de" è seconda metalingua poiché presenta la relazione verbo-soggetto.

La metalingua all'interno della definizione appare dunque stratificata e il peso concettuale della definizione risiede interamente nella prima metalingua, dove appaiono

définissants, mentre la seconda metalingua risulta funzionale o ad esprimere la struttura

sintattica del défini oppure diversi livelli di lingua147.

La prima metalingua risulta quindi definizionale, mentre la seconda extra-definizionale o funzionale.

4.2. La definizione

La definizione, intesa come insieme di informazioni che descrivono il contenuto di un'entrata lessicale, può essere considerata da due diversi punti di vista: nella sua relazione con il definiens o dal punto di vista delle relazioni che intercorrono fra le diverse informazioni che la compongono. La relazione fra definiendum e definiens necessita di un insieme di riflessioni che spaziano dall'ontologia della definizione, alla

146 Ibidem, p. 144.

147 La seconda metalingua può fornire indicazioni relative al niveau de langue oppure introdurre usi figurati (metaforici o metonimici ad esempio).

sua relazione con i denotata. La struttura intrinseca della definizione, se presa indipendentemente, dà luogo ad un approccio tipologico.

Nel presente paragrafo ci proponiamo di ripercorrere le principali speculazioni relative alla definizione, intesa da entrambi i punti di vista, offerte, nel corso del tempo, da filosofi, logici e linguisti, senza dimenticare che la prassi lessicografica costituisce un campo di indagine che non può essere soppesato in base a un criterio logico-teorico- filosofico e cercando, per questo, di adattare l'aspetto squisitamente teorico alle esigenze della lessicografica. Concluderemo, poi, presentando, per converso, gli elementi paratestuali di un'opera lessicografica, il T.L.F., che testimoniano un raro ed importante tentativo di elaborazione teorica e formalizzazione logica dell'attività definitoria.