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4. Metalinguaggio e definizione: approccio teorico.

4.2. a Che cos'è la definizione?

Riflettere sulla natura e sulla funzione della definizione significa considerare le speculazioni teoriche che non abbiano come esclusivo oggetto di analisi il dizionario. A. Rey148 sostiene esistano tre diversi approcci nel trattare il problema della definizione: il primo ha un intento ontologico e mira a descrivere l'essenza di un'operazione logico- linguistica producendo un discorso di natura metafisica, ovvero un insieme di affermazioni che pretendono di rendere conto, al tempo stesso, delle parole e dei termini, della natura delle idee generali che devono corrispondere agli stessi e, infine, della natura delle cose (oggetti, fenomeni, operazioni).

Il secondo è un procedimento filologico che si concentra sulle variazioni che l'uso sociale produce in relazione ad una determinata forma linguistica, nella fattispecie la forma lessicale "definizione", ed ha lo scopo di produrre un insieme di glosse accompagnate da esempi relative all'entrata lessicale in questione.

Il terzo approccio è prescrittivo e produce un enunciato singolo che mira a limitare la nozione di "definizione" e vietarne ogni altro uso.

148 Cfr. A. REY, Polysémie du terme définition in Centre d'Études du Lexique, La définition. Actes du Colloque La définition organisé par le CELEX (Centre d'Études du Lexique) de l'université Paris-Nord (Paris 13, Villetaneuse) à Paris, les 18 et 19 novembre 1988. Éditeurs: Jacques Chaurand et Francine Mazière, Paris, Larousse, 1990, pp. 13-22.

Nell'intento di indagare le prospettive teoriche e pratiche della natura della definizione, o del significato di "definizione" preso come autonimo, ci interesseremo soprattutto ai primi due aspetti, quello ontologico e quello relativo alla prassi lessicografica.

Le prime speculazioni relative alla definizione risalgono ad Aristotele: Le concept de définition est [...] un concept central dans la théorie sémantique d'Aristote, et à son tour la théorie de la signification et du langage est la machine générative par laquelle Aristote construit non seulement l'épistémologie et la logique de l'Organon, mais aussi la théorie de la nature de la Physique et la théorie de l'être de la Métaphysique. Il n'y a pas d'ouvrages d'Aristote où les problèmes du langage et de la définition ne soient espressément discutés ou évoqués149.

Per Aristotele i significati sono punti di partenza inevitabili in tutte le dimostrazioni, pur non essendo essi stessi oggetto di dimostrazione scientifica. L'attività di significato precede ogni altra attività logica e argomentativa: il giudizio d'esistenza e, conseguentemente, il riferimento all'universo non verbale, presuppongono che le parole abbiano un significato. Se la verità presuppone il significato, il significato è ciò che fonda il vero, così come il falso e l'immaginario. L'attività verbale del significato implica in ogni caso la possibilità di definire poiché, se si utilizzano le parole in maniera sensata, è sempre possibile definire ciò che si sta dicendo il che comporta un rapporto d'implicazione reciproca fra significato e definizione.

Il significato preesiste ad ogni attività logico-argomentativa in seguito alla quale può, quasi come cartina di tornasole, scaturire la definizione.

Se la definizione è una proposizione che esprime ciò che significa la parola, e la parola è segno del logos, allora la parola significa la proposizione o, più precisamente, quella proposizione particolare che è la definizione: nella Metafisica Aristotele afferma che la definizione è la proposizione della quale la parola è segno. I significati delle parole, così, non rappresentano né la realtà extralinguistica, né l'universo dei concetti, né cose né idee: essi sono delle proposizioni. Ciò equivale a dire che la definizione e il significato di una parola hanno la stessa struttura logica della proposizione. Poiché la parola è semanticamente una proposizione nascosta, il significato risulta in questo modo

149 F. LO PIPARO, Aristote: la syllabe comme modèle de la signification et de la définition in Centre d'Études du Lexique, La définition. Actes du Colloque La définition organisé par le CELEX (Centre d'Études du Lexique) de l'université Paris-Nord (Paris 13, Villetaneuse) à Paris, les 18 et 19 novembre 1988. Éditeurs: Jacques Chaurand et Francine Mazière, Paris, Larousse, 1990, p. 24.

sempre strutturato, articolato e composto, anche nel caso più elementare del significato di una parola sola.

La definizione non è una proposizione assertiva che contiene un verbo ed afferma o nega qualcosa a proposito della realtà risultando, per questo, vera o falsa. La proposizione che esprime la definizione è, secondo Aristotele, una proposizione che esprime significati senza pronunciarsi sulla corrispondenza alla realtà e, non contenendo un verbo, è una proposizione nominale.

La definizione della parola "uomo", ad esempio, è "animale terrestre bipede", proposizione nominale. Da ciò deriva anche che "animale terrestre bipede" è il significato composto di "uomo", ovvero ciò di cui la parola "uomo" è segno. In questo caso particolare, inoltre, "animale terrestre bipede" è un esempio di significato che rimanda ad una sostanza.

Nella Metafisica Aristotele afferma che le realtà sostanziali sono le cose il cui logos è una definizione. Si tratta però di capire in che modo una molteplicità di elementi possa formare un'unica sostanza, nella fattispecie come "animale", "terrestre" e "bipede" possano comporre un significato unico. Aristotele spiega la questione rimandando al concetto di sillaba: la sostanza, la definizione e quindi il significato delle parole hanno lo stesso funzionamento della sillaba a livello del significante.

La sillaba assurge, così, a modello epistemologico, come ciò che è composto in maniera tale che il tutto sia un'unità. La sillaba, infatti, non corrisponde alla semplice unione dei suoi elementi ma si spinge oltre alla semplice operazione di giustapposizione creando, come i diversi elementi giustapposti all'interno della definizione, un'unità individuale dotata di un'unica sostanza.

I secoli XVII e XVIII offrono un panorama vasto di speculazioni logico- filosofiche attorno al problema della definizione.

Ne L'esprit géométrique150 Pascal distingue la definizione di nome dalla definizione di cosa schierandosi decisamente a favore della definizione di nome che consiste nell'imporre liberamente un nome alle cose che sono state chiaramente designate in termini perfettamente conosciuti. Tale definizione, logico-matematica, è arbitraria e consiste nell'assimilare il concetto di una cosa conosciuta e nell'assegnarle una

150 Cfr. B. PASCAL, De l'esprit géométrique in Opuscles et lettres de Blaise Pascal [1655], Paris, Aubier, 1955, pp. 120-151.

designazione per venire così inserita nel ragionamento, nella prova matematica, nel sistema di valori della verità.

A differenza della definizione di nome, la definizione di cosa lascia alla parola il suo significato comune e pretende di far corrispondere alla proposizione che ne risulta la cosa stessa. Tale proposizione non è libera (arbitraria) poiché legata al senso comune della parola.

Pascal non tratta la descrizione di significati comuni poiché è interessato esclusivamente da definizioni che corrispondono a un concetto in grado di funzionare all'interno di una dimostrazione. La definizione pascaliana, così, spiega i termini dissipando la loro opacità e levando ogni ambiguità: essa assicura la designazione dei concetti necessari al ragionamento, non sostituendosi in nessun momento all'intuizione dei concetti fondamentali e nella totale indipendenza dal significato comune delle parole. Nella definizione pascaliana tutti i concetti fondamentali, ai quali corrispondono termini primitivi, sono degli indefinibili. Le parole primitive sono di per sé già talmente chiare e definite che non c'è bisogno del dizionario per capirne il significato: il dizionario, con le proprie definizioni, inizia dove finisce il ragionamento matematico.

Nello stesso periodo, La logique ou l'art de penser151 (1662) di Arnaud e Nicole

costituisce una riflessione riguardo ai fenomeni del pensiero e ai fenomeni del linguaggio.

La teoria delle idee fornisce alla teoria della definizione gli elementi primari - le idee - e una struttura teorica: la relazione d'inclusione fra le idee, che garantisce al loro insieme una struttura d'ordine parziale, nonché un'operazione interna, l'addizione, che ne fa un monoide.

L'elemento essenziale, che sembra essere un'innovazione di Port-Royal, è il concetto di comprensione di un'idea: tale concetto giustifica la struttura d'inclusione (un'idea contiene altre idee) e la componenzialità (la comprensione di un'idea è composta da altre idee).

Nella Logique ou art de penser, viene proposta una tipologia tripartita della definizione: Arnaud e Nicole distinguono definizione di nome, definizione di parola e definizione di cosa152.

Seguiremo la presentazione dei tre diversi tipi di definizione proposti da Silvain Auroux153.

La definizione di nome ha le stesse caratteristiche della definizione pascaliana e viene introdotta da Arnaud e Nicole per ragioni epistemologiche:

le meilleur moyen pour éviter la confusion des mots qui se rencontrent dans les langues ordinaires est de faire une nouvelle langue, & de nouveaux mots qui ne soient attachez qu'aux idées que nous voulons qu'ils representent154.

La definizione di nome, così come la definizione pascaliana, è arbitraria e incontestabile. La proposizione che la esprime non ha valore di verità e può essere assunta come principio in una dimostrazione. Essa, inoltre, non è ontologica: non si deve credere, per il solo fatto di aver attribuito un nome ad un'idea, che tale idea significhi qualcosa di reale. Il definiens, infine, è equivalente al definiendum il che significa che i due sono intercambiabili.

L'utilizzo della definizione di nome è altresì regolata da tre principi: di questi i primi due circoscrivono i limiti che è necessario imporre logicamente all'operazione definitoria mentre il terzo ha valore gnoseologico e pratico:

1. una volta data una definizione, non bisogna cambiarla;

2. è inutile e impossibile definire tutte le parole: bisogna necessariamente fermarsi a termini primitivi indefinibili;

3. quando ci si trova nell'obbligo di definire un nome ci si deve, per quanto possibile, basare sull'uso, evitando di dare alle parole significati che si

152 In realtà Arnaud e Nicole distinguono, in un primo momento, definitio nominis e definitio rei: "C'est ce qu'on appelle la definition du nom, definition nominis, dont les Geometres se servent si utilement, laquelle il faut bien distinguer de la definition de la chose, definitio rei" (Ibidem, p. 97). Solo in un secondo momento, distinguono, all'interno della definition nominis, la definizione di nome dalla definizione di parola: "Il faut aussi prendre garde de ne pas confondre la definition de nom dont nous parlons icy, avec celle dont parlent certains philosophes, qui entendent par là l'explication de ce qu'un mot signifie selon l'usage ordinaire d'une langue, ou selon son etymologie" (Ibidem, p. 98).

153 Cfr. S. AUROUX, La définition et la théorie des idées in Centre d'Études du Lexique, La définition. Actes du Colloque La définition organisé par le CELEX (Centre d'Études du Lexique) de l'université Paris-Nord (Paris 13, Villetaneuse) à Paris, les 18 et 19 novembre 1988. Éditeurs: Jacques Chaurand et Francine Mazière, Paris, Larousse, 1990, pp. 30-40.

allontanino da quelli che esse hanno, e che potrebbero anche scostarsi dall'etimologia.

Diversamente dalla definizione di nome, la definizione di parola consiste nello spiegare ciò che una parola significa sulla base dell'uso normale di una lingua o della sua etimologia. Definire una parola significa, in altri termini, spiegare idee che gli uomini associano per convenzione a determinati suoni. Ciò comporta che la definizione di parola, a differenza della definizione di nome, non è arbitraria né incontestabile ed ha valore di verità dove, per valore di verità, non si intende la verità delle cose, ma la verità dell'uso: la definizione di parola è giudicata falsa se non esprime in modo veritiero tale uso, ovvero se non si collegano a determinati suoni le stesse idee che vengono associate loro dal linguaggio comune di coloro che se ne servono. Nella definizione di parola, inoltre, è necessario considerare l'intero significato della parola costituito dall'idea principale e dalle le idee accessorie. Si tratta di un procedimento metalinguistico che non vuole associare un'idea a un segno ma affermare quale significato possegga un determinato segno.

Una definizione di parola dovrebbe quindi avere una forma del tipo: la parola a* significa le idee a1, a2,... an155

Pur opponendo alla definizione di nome la definizione di cosa, Port Royal dice poco in merito a quest'ultima. Per Arnaud e Nicole, nella definizione di cosa si lascia al termine che viene definito la relativa idea comune, nella quale si presuppone siano contenute altre idee. Da ciò si desume che la definizione di cosa è un rapporto fra un'idea (definiendum) ed altre idee (definiens), che il rapporto di definizione è un rapporto di contenuto a contenente e che definire nel senso delle definizioni di cose consiste nel dire quale idea contiene quale altra idea.

La definizione di cosa dovrebbe avere la seguente forma: l'idea a contiene le idee a1, a2, ... an156

155 Cfr. AUROUX, op. cit., p. 32. 156 Cfr. Ibidem, p. 34.

Durante il secolo dei lumi, la questione della definizione viene diffusamente trattata nell' Essai sur l'origine des connaissances humaines di Condillac e nell'articolo "dictionnaire" dell' Encyclopédie.

Condillac157 riconosce tre peculiarità alla definizione che enumeriamo qui di seguito: 1. la definizione consiste in una proposizione che spiega la natura della cosa;

2. la definizione non risale alla natura della cosa ma, fra tutte le proposizioni conosciute, ne prende una da cui le altre scaturiscono;

3. poiché più proprietà conosciamo in un oggetto, più ci risulta difficile scoprirne una che sia il principio delle altre, non rimane che enumerare tali proprietà e descrivere la cosa così come la vediamo158.

Ogni idea è o semplice o complessa: se è semplice, non è possibile definirla, se è complessa, tutte le proposizioni nelle quali rientra hanno per predicato uno dei suoi componenti.

La necessità di definire, per Condillac, altro non è se non la necessità di vedere le cose sulle quali si vuol ragionare: se fosse possibile vedere senza definire, le definizioni diventerebbero inutili. La conseguenza ultima della teoria delle idee per la concezione delle definizioni è la scomparsa della teoria logica delle definizioni di nome.

Paradossalmente è nel momento in cui la definizione di nome viene spogliata del suo valore epistemologico che una delle sue conseguenze, l'obbligo di non circolarità, si trasferisce nell'ambito della definizione di parola, ovvero la teoria dei dizionari.

L'articolo "dictionnaire" dell'Encyclopédie, compilato da D'Alembert, propende decisamente per la non circolarità dell'opera lessicografica. Ricordandosi probabilmente di Pascal, D'Alembert considera un difetto l'insieme dei rimandi circolari che vengono spesso praticati fra le entrate lessicali. Ne consegue che ogni definizione deve

157 Cfr. E. B. DE CONDILLAC, Essai sur l'origine des connaissances humaines, Amsterdam, Mortier, 1746. 158 "Si les notions, que nous sommes capables d'acquérir, ne sont, comme je l'ai fait voir, que différentes collections d' idées simples, que l'expérience nous a fait rassembler sous certains noms; il est bien plus naturel de les former, en cherchant les idées dans le même ordre que l'expérience les donne, que de commencer par les définitions, pour déduire ensuite les différentes propriétés des choses. Par ce détail on voit que l'ordre qu'on doit suivre dans la recherche de la vérité, est le même que j'ai déjà eu occasion d'indiquer, en parlant de l'analyse. Il consiste à remonter à l'origine des idées, à en développer la génération, et à en faire différentes compositions ou décompositions, pour les comparer par tous les côtés qui peuvent en montrer les rapports" (Ibidem, p. 267-268).

comportare, nella sua parte destra, termini indefinibili o termini riducibili in ultima istanza a termini indefinibili:

Les définitions doivent être claires, précises, & aussi courtes qu'il est possible, car la briéveté en ce genre aide à la clarté. Quand on est forcé d'expliquer une idée par le moyen de plusieurs idées accessoires, il faut au moins que le nombre de ces idées soit le plus petit qu'il est possible. [...] Mais comme les définitions consistent à expliquer un mot par un ou plusieurs autres, il résulte nécessairement de-là qu'il est des mots qu'on ne doit jamais définir, puisqu'autrement toutes les définitions ne formeroient plus qu'une espece de cercle vicieux, dans lequel un mot seroit expliqué par un autre mot qu'il auroit servi à expliquer lui-même. [...] Ainsi le premier objet que doit se proposer l'auteur d'un dictionnaire de langue, c'est de former autant qu'il lui sera possible, une liste exacte de ces sortes de mots, qui seront comme les racines philosophiques de la langue159.

In altre parole, il definiens è una successione di segni che appartengono a una metalingua costruita per designare il significato delle parole del vernacolo. Di conseguenza, la definizione non può essere circolare, poiché non c'è lessico comune fra il definiendum e il definiens. In realtà, l'insieme delle combinazioni di indefinibili non deve essere concepito come una metalingua ma come un'isolingua: l'insieme delle operazioni definitorie consiste in un trasferimento dei definiti su questo insieme di combinazioni. Possiamo quindi affermare che L1 è un'isolingua per L2 se, dopo aver posto in corrispondenza i lessici V1 e V2, ogni espressione di L2 tradotta secondo tale corrispondenza è un'espressione di L1 rigorosamente equivalente.

La teoria della definizione appena analizzata suppone che ogni lingua contenga la propria isolingua: l'operazione di definizione è, quindi, intralinguistica. Tuttavia, un termine che è indefinibile in una lingua può corrispondere a un termine che è definibile in un'altra. Da ciò risulta che l'isolingua che contiene ogni lingua non è un'isolingua universale e ciò costituisce grossi problemi per una semantica universale che abbia l'ambizione di perseguire, attraverso l'operazione di definizione, la descrizione semantica di tutte le lingue.

Tale procedimento, che mira all'universalità attraverso la costituzione di un lessico artificiale, di una tassonomia che renda conto di tutte le idee assolutamente

159 D. DIDEROT- J. D'ALEMBERT, Encylcopédie ou dictionnaire raisonné des arts et des métiers, par une

indefinibili rispetto alle quali sia possibile ricostruire, ricorsivamente, tutte le atre idee era, in realtà, già stato suggerito nel secolo precedente da filosofi, logici e matematici inglesi.

Esso è stato ampiamente analizzato da Diego Marconi in Dizionari e enciclopedie160. Sebbene il saggio di Marconi abbia lo scopo di isolare l'eventuale distinzione fra dizionario ed enciclopedia sulla base di solide considerazioni teoriche attinte alla filosofia del linguaggio e all'epistemologia, e nonostante le fini argomentazioni non approdino - volutamente - a tracciare una chiara distinzione teorico-filosofica fra dizionario ed enciclopedia ma, al contrario, ad elencare elementi di continuità fra l'uno e l'altra, le approfondite considerazioni relative alla lingua artificiale ci vengono in aiuto per capire meglio cosa si intenda per lingua artificiale e quali ne siano state le fasi storico-filosofiche di elaborazione.

Il primo a manifestare interesse nei confronti di una lingua artificiale è Comenio. In Via lucis161 il pedagogista di origine boema espone la propria idea della pansofia, ovvero di uno schema in grado di ordinare tutte le cose presenti o future, celate o manifeste attraverso una lingua nuova, artificiale, differente dalle lingue naturali; trattasi di una lingua il cui andamento sia

parallelo all'andamento delle cose... [che] contiene né più né meno nomi di quante siano le cose, e [che] congiunge parole con parole con somma precisione così come le cose sono congiunte fra loro, esprimendo costantemente la natura delle cose di cui si tratta grazie ai suoni stessi che usa [...] e così rendendole presenti all'animo 162.

In questo modo, la lingua ideale auspicata da Comenio permetterebbe di costituire un

continuum fra senso delle espressioni e conoscenza della realtà, legati fra di loro da un

principio di corrispondenza biunivoca.

160 Cfr. D. MARCONI, Dizionari e Enciclopedie, Torino, G. Giappichelli Editore, 1982.

161 Cfr. J. A. COMENIUS, Via lucis vestigata et vestiganda, h. e. rationabilis disquisitio, quibus modis

intellectualis animorum lux, sapientia, per omnes omnium hominum mentes et gentes, jam tandem sub mundi vesperam feliciter spargi possit. Libellus ante annos viginti sex in Anglia scriptus, nunc demum typis exscriptus et in Angliam remissus, anno salutis 1668, Amsterdam, C. Cunradum, 1668.

Nel 1661, Dalgarno pubblica l'Ars signorum163, opera nella quale viene esposta la sua teoria di linguaggio ideale che consiste nell'associare un certo numero di simboli a