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Gli' spazi abitativi dei bottegai le cui vicende stiamo prendendo in esame sono in effetti troppo ristretti e angusti e

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153 Tav.30.rasigli* Spina-Pederico.

V. l A giudicare dai nostri dossier di fallimento, nella seconda metà dell'Ottocento, a Napoli si è quasi definitivamente

V.2. Gli' spazi abitativi dei bottegai le cui vicende stiamo prendendo in esame sono in effetti troppo ristretti e angusti e

spesso anche troppo affollati perchè in essi vi si possa svolgere anche un'attività lavorativa. Numerosi bottegai infatti oltre all'onere di parecchi figli sono sovente costretti a dividere le proprie stanze con genitori, fratelli, sorelle e parenti di vario genere e in alcuni casi addirittura con estranei. Un quarto circa dei commercianti del nostro campione fallimentare coabita, ospita o è a suà volta ospitato da un parente. Questa condizione li costringe quindi il più delle volte a muoversi in uno spazio di pochi met-ri quadrati in cui non si riesce a fare entrare nulla più di un letto, un comò e qualche sedia.

Il panorama che si ricava da una trentina di inventari degli anni '60$*) è quello di una forte promiscuità, di una totale mancanza ‘di intimità, di convivenze forzate tra parenti. La maggior parte delle famiglie vive ammucchiata in una o due stanze e c u c i naRaffaele Merola, commerciante di tessuti, vive con la propria famiglia e con quella del cognato in due stanze di via Cerriglio* 40. Nella famiglia di Raffaele Lepre in sette si

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3) Gli inventari provengono dai dossier di fallimento e dalle carte della Pretura di Montecalvario.

stanze sono le abitazioni del venditore di polli Francesco Capano con moglie e cinque figli (5), e di Giovanni Piscopo con la seconda moglie e quattro figli (6). Addirittura una sola stanza sopra ila bottega costituisce l'abitazione del pizzicagnolo Giovanni ^Perillo, della moglie incinta e dei due figli(7) ; mentre Camillo Mathieu divide il quartino superiore alla bottega con il proprio commesso(8) . Sempre sulla bottega, e in una sola stanza abita la famiglia del salumiere Nicola Magliano: cinque persone(9). Quando gli spazi si allargano ecco che bisogna dividerli? con qualche parente, accogliere un genitore, una cognata, un nipote. Salvatore Marino vive in due stanze con la moglie e la suocera (10) . Nelle due stanze che Filippo Caserta occupa con la moglie in via Tofa 67, vive anche sua cognata(u ). La casa del negoziante Nicola Gambardella è un po' più grande - cinque stanze e cucina- ma assieme a Nicola abitano la cognata e due nipoti nubili (12) ; così come quella di Luigi Cimmino dove la sua famiglia coabita con quella dei suoceri in tre stanze e cucinai13). L'esiguità degli spazi è tale da impedire addirittura che ogni persona abbia a disposizione il proprio letto. Le«nove persone che vivono in casa del commerciante di tessuti Francesco Dragone si dividono sei posti letto; e quattro se ne dividono i sei componenti della famiglia di Stefano Dupuis,

4) ASN, Pretura di Montecalvario, f.864, apposizione di sigilli del 12.XI.1864.

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5)> Ivi, f.860, apposizione di sigilli del 30.XII.1860.

6) Ibidem, apposizione di sigilli del 27.11.1860.

’) Ivi. f.866, apposizione di sigilli del 21.IX.1866. 8) Ibidem, apposizione di sigilli del 18.IX.1866. 9) Ivi, f.867, inventario del 12.XII.1867.

10) Ivi. f.863, apposizione di sigilli. 11 ) &/i. f.865, apposizione di sigilli.

12) Ivi. f.864, apposizione di sigilli del 10.1.1864. 13) Ivi. f.866, apposizione sigilli dell' 1.Ili. 1866.

anch'egli commerciante di tessuti. Tre letti e otto materassi si trovano invece nella casa di Francesco Capano occupata da sette persone; e quattro sono i posti disponibili per i sette familiari di Raffaele Lepre. In tali ristrettezze è ovvia la mancanza di una gerarchia degli spazi. Non c'è divisione tra stanze private e stanze di rappresentanza, nè gli spazi possono essere divisi sulla base delle loro funzioni: stanza da pranzo, salotto, studio ecc. La camera da letto è, in molti casi, allo stesso tempo stanza da pranzo e di ricevimento. D'altronde il tempo che bottegai e artigiani trascorrono in casa è esiguo di fronte all'intera giornata passata nella bottega; è comprensibile dunque che l'abitazione sia spesso un luogo in cui si torna solo per dormire.

Lo ’standard abitativo dei piccoli commercianti non progredisce negli anni '80. Del resto al censimento del 1881 Napoli è, assieme a Catania e Bari, la città con gli appartamenti più piccoli (due stanze e mezzo in media per appartamento) e, ovviamente, con la maggiore densità abitativa (1,9 persone per stanza.) (14) . L'offerta di abitazioni è scarsa ed è soprattutto elevato il loro valore e il costo degli affittii15). Il nostro campione è variegato, c'è una maggiore presenza di fortune medie e quindi*• di condizioni abitative migliori, ma sono in tanti quelli costretti a trascorrere il tempo libero in spazi ridotti. Vive in una stanza l'orefice Astarita, il commerciante di tessuti Falabella, il sarto Vincenzo Salvi, il mereiaio Abbruzzese, il negoziante di mode Fraticelli. E continuano soprattutto ad essere numerose•’le convivenze. I fratelli Leopoldo e Luigi Avallone vivono in tre stanze più cucina con le loro rispettive famiglie (i6) . Giuseppe Paolino e la moglie coabitano con i

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14) MAIC, Censimento della popolazione del Regno d'Italia al 31 dicembre 1881. Relazione generale e confronti internazionali,

vol.I, Rpma, 1885. Qualche confronto può essere utile: a Milano le stanze per appartamento sono in media 3,5 e sono occupate da 1,1 persone, a Roma rispettivamente 4,3 e 1,4 e a Firenze 4,9 e I5J C. De Seta, Le città nella storia d'Italia. Napoli, Roma-Bari', 1986, p.277.

genitori di lui, la sorella e il cognato. Il gioielliere Giovanni Enriquez, coniugato, ha a disposizione una sola stanza nella casa della sorella. Una sola stanza, quella da letto, costituisce l 'abitazione dell'orefice Duraccio. E una stanza, nella piccola casa del padre, è l'abitazione del libraio Detken e della moglie che non hanno figli. La regola della neolocalità, diffusa tra le coppie, di questo ambiente, si scontra con il problema degli

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alloggi tipico di una grande città come Napoli, con le mille difficoltà economiche che affliggono questo settore, con un mercato degli affitti forse ristretto e prezzi troppo elevati. Accogliere in casa una sorella nubile, una madre o un padre vedovi è ria norma ma, come abbiamo visto, è assai comune che

nella Napoli della seconda metà dell'Ottocento si continui a vivere anche dopo sposati presso i genitori (dell'uomo o della donna poco importa), o che addirittura si instaurino convivenze tra fratelli e loro relative famiglie.

V.3. Il nostro campione è composito e, come già detto, documenta