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Il numero degli elettori commerciali(68) è cresciuto sia in conseguenza dell'allargamento del corpo elettorale politico

W. H Sewell, Structure and mobility: men and women of Marseille,

II. ASSOCIAZIONISMO, SOCIABILITÀ' E PARTECIPAZIONE POLITICA

II.4. Il numero degli elettori commerciali(68) è cresciuto sia in conseguenza dell'allargamento del corpo elettorale politico

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67) «i#Avanti", 3.1.1897. Jf

68) Si tratta di tutte quelle persone che oltre ad essere iscritte nei ruoli della Camera di Commercio godono anche del titolo di elettori politici.

che della più generale espansione del commercio (1.689 nel 1878; 1.425 nel 1882; 3.260 nel 1886; 5.500 nel 1.892) <6S>), ma il disinteresse verso il funzionamento dell'istituzione è grande. Nelle elezioni commerciali, l'astensionismo, già elevato in quelle politiche e amministrative(70), è enorme: nel 1876 vota solo il 16,2 per cento degli aventi diritto, nel 1884 il 22,5 per cento, nel 1888 e nel 1890 il 27,5 per cento. Il dato è significativo e indica ancora una volta la disaffezione delle borghesie napoletane verso certe istituzioni e nello stesso tempo la difficoltà dei commercianti a identificarsi con un organismo che pure dovrebbe rappresentarli. D'altra parte le Camere

"create a fini politici generali, come strumento e occasione per affezionare all'ordine costituzionale liberale gli interessi commerciali e industriali [...] appaiono quasi più palestra di discussioni che luoghi di attività amministrative"(71) .

La loro funzione 'simbolica' finisce per essere più fortemente accentuata rispetto a quella di reale rappresentanza degli interessi (72) . Anche alla fine del secolo, quando si costituirà l'Associazione dei commercianti e degli industriali, la Camera

69) Cfr Camere di commercio ed Arti. Bilanci consuntivi e preventivi. Stato patrimoniale. Statistica delle elezioni, in "MAIC- Annali dell'Industria e del Commercio", 1879, n.12; "La Rivista Economica", a. V, 26.V.1882, n.26;

70) Antonio di Rudinì, prefetto di Napoli, nel 1869 scrive: "ognuno sa che il numero degli elettori iscritti è inferiore, d'assai, 'al numero di coloro che avrebbero il diritto di farsi iscrivere, e che il numero dei votanti è di gran lunga inferiore al numero degli iscritti: negligenza, che non è senza ragione, e che ci dice, come i cittadini poco s'interessino ancora alla pubblica amministrazione, e che desiderino, anche meno, prendervi parte". Citato in R. Romanelli, Tra autonomia e ingerenza: un'indagine del 1869 [1983], ora ne II comando impossibile. Stato e società nell'Italia liberale. Bologna, 1988, p.90. Sul tema della scarsa partecipazione delle borghesie napoletane cfr P. Macry, Borghesie, città e Stato. Appunti e impressioni su Napoli.

"Quaderni Storici", a. XIX, 1984, n.56, p.365. Per un quadro generale delle elezioni e dell'astensionismo in Italia cfr P.L. Ballini, * Le elezioni nella storia d'Italia dall'Unità al fascismo. Profilo storico-statistico, Bologna, 1988.

71) C.Mozzarelli e S.Nespor, Amministrazione e mediazione degli interessi : le Camere di commercio’, in ISAP, Archivio 3, L'amministrazione nella storia moderna. Milano, 1985, p.1657.

di Commercio e l'Associazione di Enrico Arlotta

"per l'asimmetrico affastellamento di gruppi e categorie e per il particolarismo e la difficile organizzazione degli interessi, per la . scarsa integrazione strutturale delle componenti rappresentate non pervengono di solito a un modello sistematico di aspirazioni e, guanto a identità, obiettivi e programmi, s'arrestano necessariamente su una soglia minimalista" (73) . La Camera e il Tribunale che, almeno fino al 1888, ne costituisce •un'importante appendice, sono in realtà l'espressione di un ristrettissimo gruppo di imprenditori, a pieno titolo parte dell'élite napoletana, che si ritrovano accanto ad avvocati e liberi professionisti in genere, nobili, professori universitari, possidenti e che, almeno fino alla metà degli anni Ottanta, si autoriproduce.

In un arco di tempo che va dal 1863 al 1888 {data dell'abolizione del tribunale) i posti di giudice ordinario e supplente del tribunale di commercio sono occupati da novantatrè persone. Si tratta di un gruppo tutto sommato ristretto se si considera", che ogni anno i posti disponibili sono venti-ventidue circa e che, fatto ancora più importante, la durata della carica non può oltrepassare i tre anni(74) . In realtà tra la carica di giudice «ordinario, quella di giudice supplente, l'interruzione e il rientro in veste di giudice ordinario, un gruppo ancora più ristretto, composto da quarantadue persone, esponenti tutte del grande commercio e dell'élite napoletana, esercita quest'ufficio volontario e oneroso, ma anche e soprattutto prestigioso, per un consistente numero di anni. All'interno di questo gruppo infatti la durata media della carica è di sette anni. Sono i "negozianti", i grossisti, i commissionari di case estere e nazionali; sono figure multiformi che cumulano cariche e attività in un intreccio fittissimo di pubblico e privato. Sono insieme negozianti e appaltatori, negozianti e consiglieri del comune o della provincia, negozianti e amministratori di scuole e convitti: come Giuseppe Anseimi nello stesso tempo console del

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73) -A. De Benedetti, La Campania industriale. Intervento pubblico e organizzazione produttiva tra età giolittiana e

fascismo. Napoli, 1990, p.95.

7<) Cfr A. Olivieri, Tribunale di commercio, ne II Digesto Italiano, voi.XXIII, Torino, 1914-1917, p.597.

Venezuela, consigliere di sconto della Banca Nazionale e della Banca Napoletana, consigliere comunale, consigliere della Camera di Commercio e giudice del Tribunale di Commercio quasi ininterrottamente dal 1870 al 1885 <75) ; o ancora Gaetano Anseimi (76), Francesco Cacace(77), Francesco Cilento(78), Nicola Fittipaldi (79), Giovan Battista Fragalà{80), e la lista potrebbe continuare. La presenza capillare di questi personaggi non sembra tuttavia trasformarsi in una strategia politica volta a rappresentare gli interessi di un gruppo imprenditoriale e finanziario ben preciso, o meglio non sembra facile accertare “l'esistenza di una linea politica omogenea corrispondente a iniziative e finalità del ceto imprenditoriale"(81). Questa mancanza di una chiara politica imprenditoriale da parte dell'élite mercantile napoletana è un altro segno di quell'associazionismo debole di cui si è parlato. I grossi esponenti del mondo commerciale, all'interno delle istituzioni di governo locale, finiscono per rappresentare se stessi o gruppi trasversali estremamente compositi.

75) Le notizie sono desunte da Annuario Commerciale, 1880 e Annuario Commerciale. 1886, anche per i nomi delle note seguenti.

76) Commissionario e rappresentante di case estere e nazionali, armatore navale, grossista di cereali, oli e petroli, giudice del tribunale di commercio dal 1884 al 1887.

77) Commissionario, consigliere della Camera di Commercio, delegato ;nel consiglio di vigilanza delle scuole professionali serali. Dal 1879 al 1888 giudice del Tribunale di Commercio, salvo alcune interruzioni.

78) Direttore delle assicurazioni "La Fondiaria", segretario della cassa marittima Monte Serino, membro della commissione municipale delle inposte dirette, giudice dal 1871 al 1875.

79) Appaltatore, negoziante di cuoi e pelli, negoziante di carte e cartoni, consigliere della scuola femminile Regina Margherita, tesoriere della Camera di Commercio, giudice dal 1882 al 1885.

80) Amministratore della società di navigazione Procida- Ischia, consigliere provinciale, consigliere della Camera di Commercio, giudice dal 1884 al 1887.

81 ) P. Frascani, Mercato e commercio a Napoli dopo l'Unità, in Storia d'Italia f...1 La Campania., cit., p.206.

I commercianti napoletani se sono poco presenti nelle associazioni lo sono ancor meno nelle istituzioni politiche: i

posti in parlamento, nel consiglio comunale e in quello provinciale sono quasi totalmente monopolizzati dalle professioni. Un solo esempio per tutti: nel consiglio provinciale eletto nel 1889 ci sono solo tre commercianti su sessanta persone (82). Basta inoltre scorrere le cronache della vita politico-amministrativa cittadina (8Ì) per rendersi conto che tra

i nomi di^ spicco non ci sono quasi mai dei commercianti e, tanto meno, degli artigiani.

II. 5. Un discorso a parte merita l'associazionismo dei dipendenti