129 o Salvator» Vincenza
IV. 2 Solidarietà, coesione, vicinanza si spiegano anche col fatto /che nel milieu della bottega l'eredità professionale è
forte così come forte è la solidarietà endogamica.
"Sopra cento operai [...] novanta si son destinati a fare quello che faceva il padre o la famiglia - scrive Alessandro Betocchi-, in ispecie è ereditario l'esercizio di una professione quando o giova il -.possesso d'un nome noto o onorato, o quando per esercitarla non sia mestieri darsi a studii, per cui si richiede sempre che i genitori distraggano una somma da ciò che si destinò al consumo o all'accumulazione. Il minutante mena il figlio al fondaco e lo caccia dietro il banco spesso col proposito di destinarlo a ben altro che a misurare il bigello. Il Sensale e l'Agente traggono con esso loro i figli alla Borsa e te li educano*a far le girate, le trascrizioni e le inscrizioni, sia per scemare le fatiche paterne, sia per abituare i figliuoli al lavoro, sia perché così essi imparano a provvedere di per sé a minuti-piaceri. Ed eccoteli commercianti, Banchieri o Sensali di padre in figlio"(n ).
Al di^là delle considerazioni di Betocchi, il dato è confermato anche dagli studi sulla mobilità sociale a Napoli che ci parlano di tassi di trasmissione dell'occupazione tra i negozianti del 45 per cento nel 1831 e addirittura del 52 per cento nel 1871 e di forte solidarietà endogamica(12) . Numerose attività passavano quindi da una generazione all'altra o comunque l'azienda paterna funzionava "come luogo privilegiato di una vocazione che altrove
8) ASN, Pretura di San Ferdinando, voi. 1181, atti della tutela dei minori Santangelo.
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9) ASN, Pretura di San Giuseppe, voi.1099, atti della tutela dei minori Amato.
10>) Ivi, voi. 10 92, atti della tutela della minore Di Finiziò.
u ) Cfr A. Betocchi. L'ignoranza de' commercianti in Italia in risposta all'opuscolo del signor Evaristo Chiaradia La lingua
commerciale in Italia. Napoli, s.d., pp.7-8.
aveva, invece poche probabilità di sorgere“ (13) . Torniamo ora al tema della mobilità sociale, delle scelte professionali e dei destini familiari. La ricostruzione di un certo numero di genealogie e di gruppi parentali, in alcuni casi molto ampi, ci ha permesso di individuare conport amenti e scelte che ritornano con una certa regolarità nelle vicende di queste famiglie.
La mobilità intergenerazionale di questo gruppo, se misurata con gli strumenti ormai divenuti abituali in questi studi, è piuttosto bassa. L'ambiente del commercio appare rigidamente chiuso e i tassi di trasmissione del mestiere risultano elevatissimi. Figli di sarti, calzolai, negozianti di abiti, di coloniali e di gioielli seguono le orme dei genitori ripercorrendo tutte le tappe della loro carriera. I destini familiari sembrano tutti segnati e la strategia della diversificazione non pare trovare consensi e seguaci in un ambiente che pure dovrebbe essere abituato e incline al rischio e all'azzardo. La bottega d'altra parte, specie se collocata in una zona centrale della città, è in qualche modo considerata come un punto d'arrivo, simbolo di stabilità, di sicurezza economica e di rispettabilità sociale. Insomma la bottega non è percepita, se non in rari casi, come un posto da cui scappare. Commercianti e artigiani napoletani, nella seconda metà dell'Ottocento, non sembrano ancora affetti dalla smania e dal desiderio del posto fisso e sieuro nella pubblica amministrazione, né sembrano troppo attratti e affascinati dalla libera professione o da altre carriere più remunerative sul piano dello status, del prestigio e, talvolta, anche su quello economico. Su 115 figli di commercianti e artigiani quelli che non scelgono di proseguire il mestieré del padre o di svolgere un'attività affine sono pochissimi. 92 su 115 esercitano o dichiarano di esercitare la stessa professione paterna. Altri sette compiono scelte che potremmo definire di mobilità orizzontale, rimangono cioè nello stesso ambito in cui sono nati e cresciuti: un figlio di locandiere diviene cappellaio e quello di un cappellaio diviene mereiaio; i. tre figli di un cantiniere divengono calzolai mentre
due dei quattro figli di un negoziante divengono tappezzieri.
* * .
Tav.12. Famigli* Liguori-Masaa. Raff
cmstagnaro
Domenico Luigi Pasquale Pasqua I Antonia c.1830 C.1831 1824-1875
pizzicagnolo negoziante piz Giuseppe e.1819 negoziante Gaetano C.1849 nagozianta Paaquala c.1831 nagozianta
Francesco Raffaele Michele negoziante
Potremmo utilizzare la categoria della upward mobilitv per i tre figli di un castagnaro che diventano rispettivamente pizzicagnoli e negoziante (tav. n.12); così come potremmo continuare ad utilizzare questa categoria per altre tredici persone tra cui sette sacerdoti, un avvocato, un notaio, due proprietari, un militare e un salassatore. In realtà possiamo qui soltanto limitarci a registrare questi cambiamenti dal momento che le informazioni in nostro possesso su come queste scelte siano maturate sono piuttosto esigue. L'impressione che si ricava da questi indizi, in aggiunta a quelli segnalati nelle pagine precedenti, è quella di trovarsi di fronte ad un gruppo che si autoriproduce, che si muove secondo strategie molto omogenee che, anche * se difficilmente riesce ad ottenere una promozione pienamente borghese, è in grado tuttavia di salvarsi quasi sempre dal declassamento.
Le impressioni fin qui raccolte si confermano anche allorquando l'analisi della trasmissione del mestiere e della mobilità si sposti dal ristretto osservatorio padre-figlio ad un gruppo parentale più ampio. Come è stato di recente osservato è solo operando questo allargamento di prospettiva e moltiplicando i fattori che influiscono sulla mobilità che si può ottenere una visione meno schematica e omogenea degli spostamenti da un mestiere all'altro(14 ). Le strategie di trasmissione del mestiere delle piccole borghesie napoletane se inserite nel contesto più ampio del gruppo parentale, non necessariamente
14) G„ Levi, Carrières d'artisans et marché du travail à Turin (XVIIIe-XIXe siècles). "Annales ESC", vol.45, 1990, p.1354.
coresidente, evidenziano ancora meglio la chiusura del gruppo di cui siamo venuti fin qui parlando(15) . Un caso in questo senso esemplare è quello delle famiglie Chiurazzo, Gargiulo, Comito, Pagano, Chiarolanza, Piscopo e Quercioli tutte legate fra loro da rapporti di parentela (taw. nn.8-10) . Le presenze estranee al mondo della bottega e dell'artigianato sono veramente poche. Raffaella de Vivo ha sposato in prime nozze Domenico Chiurazzo, negoziante e fratello di negoziante. I suoi tre figli maschi proseguono il mestiere del padre. Al suo secondo matrimonio, Raffaella sceglie ancora un commerciante, ed il commercio è anche il destino dei suoi figli: di Giuseppe che si dedica al negozio e sposa la figlia di un caffettiere; di Concetta, che sposa un caffettiere, fratello di un negoziante di farine (i quattro figli di Concetta saranno anch'essi negozianti); di Carmine che sposa Anna Pagano, anch'ella legata, tramite il matrimonio del fratello Salvatore ad una famiglia di negozianti: i Chiarolanza(16) . Attraverso i Chiurazzo, queste famiglie sono legate ad altri due gruppi', i Piscopo e i Quercioli, in cui si trova una consistente presenza di sarti e calzolai.
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Tav.13. Famiglia Lazzaro-Guarracino Gaetanotetano— negoziante Pranceaco c . 1816 negoziante — Pasquale negoziante — Salvatore c.1829 negoziante L-Cristoforo- negoziance filippo c.,1816 negoziante Pasquale c. 1826 negoziante I— Carlo c.1857 L-Car»ela C.1859
15) Sulla chiusura del gruppo dei piccoli commercianti efr anche il caso lionese in J.-L. Pinol, Les classe moyennes et leur
rôle dans la mobilité sociale: l'exemple de deux cohortes de lvonnSis, paper presentato al colloquio internazionale
"Trajectoires et mobilités dans les classes moyennes urbaines en Europe aux 19e et 20e siècles“, European University Institute, San Domenico di Fiesole, 30 nov./l die. 1990, p.11.
Lazzaro si uniscono due famiglie di negozianti; anche in seconde nozze, Concetta sceglierà un commerciante (tav. n.13) . In un'area di relazione che ruota tutta attorno al negozio si muovono anche le scelte dei Cuomo (tav.n.14), dei Manzilli (tav. n.15), degli Imparato (tav. n.16).
L'ipotesi suggestiva avanzata da Giovanni Levi secondo la quale
“ce n'est pas l'activité du père qui influence directement le choix .professionnel du fils; de même que la corrélation entre la fortune du père et celle du fils est certes forte, mais loin d'être parfaite. En revanche, la corrélation la plus significative concerne la forme de la courbe du cycle de vie patrimonial du père et du fils“(17)
è difficile da dimostrare in questo caso per la qualità delle fonti a nostra disposizione.
Tav. 14. rasigli« Cuoa»-Ì*inucci.
Giuseppe c .1804 negoziante
rardinando
Gaetano .Salvator« Pasqua1« Maria Gius. c.lBlB c.1826 negoziane« negoziante negoziane« Salvator« c.1815 nagoziant« Elisabatta Leopoldo Nicola c . 1809 nagoziant« Francesco C.1837 nagoziant«
Tav.15. Famiglia Kanziili-Visco.
Salvator« Michale Achilia c.1824 misi cant«
V
c . 1805 ■usicant*Francasco Savario Giuseppa 826 Dosenico nagoziant« Leopoldo cambiasonete Francasco e.1839 fabbr. atrasanti Musicali
Giovanni Franc«sco Pasqua1« bisciuttiar« bisciuttiara
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Tav.16. Famiglie Imparato-aleuti. t ' ' ' I "... .. » ... — Vincenza Antonio Francesco sp.P.Fransi negoziante c.1820 negoziante negoziante Marianna Lucia sp.G.Ortone ooziante ne^o Pasquale negoziante Marianna sp. L.Zibibbo sarto Pasquale c. 1815 calzoalio Angelo c . 1620 cocchiere Concetta s p . R . Fomararo proprietario
Certo il campione cui ci riferiamo è ristretto, ma comunque sufficiente per rilevare che la famiglia, nel suo senso più ampio, guida e determina in vario modo le scelte dei suoi membri. La trasmissione del mestiere non riguarda solo il primogenito. Il des’tino 'commerciale' in molti contesti diviene inevitabile per tutti i figli dal momento che l'unico training possibile è quello all'interno della bottega e che chance diverse non sembrano neanche essere state previste. L'istruzione che in moltissimi casi rappresenta un requisito importantissimo di mobilitai18), come vedremo più avanti, non è tenuta in gran conto dalle piccole borghesie commerciali napoletane.
A* giudicare dal gruppo di genealogie ricostruite nel corso di questa ricerca, l'unica alternativa concreta al lavoro nel negozio o nel laboratorio artigiano è rappresentata dal sacerdozio. Scipione Santangelo ha sei figli: il primo diviene sacerdote, il secondo fa il guantaio, il terzo il negoziante, le due femmine si sposano rispettivamente con un caffettiere e con un intagliatore e l'ultimogenito fa il guantaio (tav. n.17).
Tav.17. Famiglia Santangelo.
Scipione 1879 sp.Nicolina Mastropietroro^n Gennaro c.1939 sacerdote Francesco c.1853 guantaio Scipione C.1856 negoziante sp.F.Varriale caffettiere sp.C.Giardiello intagliatore Michele e.1859 guantaio
18) Cfr M. Sanderson, Literacy and social mobility in the industrial revolution. "Past and Present", 56, 1972, pp.75-104;
P.S. Harrigan, Mobility, elites and education in Second Empire