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Il nostro campione è composito e, come già detto, documenta situazioni diverse Il valore dei mobili, delle stoviglie e de

I I P.Rivieccio P.Baasano 1 ■ bucciere bucciere

153 Tav.30.rasigli* Spina-Pederico.

V. l A giudicare dai nostri dossier di fallimento, nella seconda metà dell'Ottocento, a Napoli si è quasi definitivamente

V.3. Il nostro campione è composito e, come già detto, documenta situazioni diverse Il valore dei mobili, delle stoviglie e de

vestiti dei commercianti falliti varia dalle 7,3 lire del mobilio di Egidio Fraticelli alle 846,7 lire (compresi gli abiti e la biancheria) del mereiaio Giuseppe Vitolo. La maggioranza degli inventari riguardano case il cui valore varia tra le cento e le

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quattrocento lire. Al di sopra di questa soglia, oltre all'abitazione' del già citato Vitolo ci sono solo quelle del profumiere Carbora e di Giovanni Loforte. Sono ovviamente appartamenti dagli ambienti meno angusti; comodi quartieri di media grandezza (tre o quattro stanze) e addirittura grandi (cinque/sette vani), in cui si affollano gli oggetti di un campionario piccolo-borghese dei più tipici e dove i segni dell'imitazione culturale sono più evidenti. Fotografie, ninnoli e soprammobili, quadri di soggetto laico e nazionale alle pareti, portiere tappezzate che oscurano porte e finestre, paraventi che dividono'le stanze, tutte cose'che segnalano un diverso livello di ricchezza, un differente uso dell'abitazione, un'area di riferimenti culturali altra rispetto al resto del nostro campione. A parte queste eccezioni, lo spazio su cui possono

contare i bottegai, gli artigiani e le loro famiglie è però ridotto e così sono ridotti al minimo indispensabile anche i beni di consumo. Come nella Parigi d'ancien régimef17), sono in molti a possedere solo un letto, un tavolo e gualche sedia; le cose di maggior valore di questi appartamenti sono in genere il letto e gli elementi che lo compongono: materasso, cuscini, coperte e lenzuola(ie) . I mobili della casa di Gennaro Duraccio, orefice, valgono solo 43,5 lire: il letto ne vale trenta. Dopo il letto

l 'oggetto-'che vale di più è un orologio con cornice nera e dorata (8 lire). I mobili della stanza che Luigi Astarita occupa con la moglie in casa dei suoceri, valgono 290 lire e sono tutti di proprietà della moglie che li ha portati in dote. Anche qui il pezzo forte è il letto (116 lire) con i suoi quattro materassi e con il suo “padiglione di noce all'imperatrice tappezzato di cretonne" che evoca ben altre situazioni e ambienti. Il letto con padiglione di Luigi Astarita e Emilia Buono è una rarità. Nella maggior parte dei casi i commercianti e gli artigiani napoletani dormono in letti di ferro, spesso dipinti di nero, tutt'al più con i ponj£ d'ottone alle spalliere, totalmente privi di cortine, fregi o altri ornamenti. Letti, materassi e cuscini sono l'oggetto di maggior pregio (108 lire su 188) anche nella casa del libraio di origine tedesca Detken. Nelle due stanze occupate dalla famiglia di Pasquale Fusaro in via Salvator Rosa i letti sono stimati 230 lire contro le 88 di tutta la restante mobilia: una credenza, un tavolo, due stipetti, un divano, un comò e tredici sedie. E ancora, in casa di Vincenzo Delle Donne i letti valgono 100 lire mentre due comò, una toeletta, i quadri, le immancabili campane di vetro, i vestiti e la biancheria di tutta la famiglia raggiungono la quota di settantasette lire. Il

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17) Cfr D. Roche, Il popolo di Parigi [1981], Bologna, 1986, p.171 e s.s.

18) $nche negli inventari parigini il letto occupa in genere uno spazio consistente assorbendo gran parte del valore di molte abitazioni. Cfr ivi, p.176 e ss. e A. Pardailhè-Galabrun, La naissance de 1'intime. 3000 foyers parisiens. XVIIe-XVIIIe siècles. Paris, 1988, pp.275-287. Il caso inglese, per un periodo che purtroppo non arriva all'Ottocento, è ben illustrato da L. Weatherill, Consumer behaviour and material culture in Britain.

rapporto di valore dei mobili e degli oggetti è totalmente invertito rispetto a quello delle abitazioni dell'élite. Lì le stanze dalla socialità hanno un valore di gran lunga superiore rispetto- alle stanze da letto (19), qui invece nella camera da letto, in genere quella maritale, si concentrano i mobili di maggior pregio e le cose più importanti. Il fatto è ancora più interessante quando si veda che normalmente gran parte dei mobili della stanza da letto coniugale sono stati portati in dote dalle mogli dei commercianti.

Probabilmente anche l'elevata mobilità e i continui traslochi finiscono per influenzare le abitudini di vita e per assegnare un posto meno rilevante agli oggetti. Le abitazioni che abbiamo fin qui descritto sono molto lontane da quel modello di interno piccolo-borghese, intimo e ovattato, luogo in cui si accumulano oggetti e memorie, rifugio dei sentimenti e dell'affettività familiare(20) . Come ha scritto Pierre Bourdieu, la casfe

"en tant que bien matériel qui est exposé à la perception de tous (comme le vêtement)., et cela durablement, cette propriété exprime ou trahit, de manière plus décisives que d'autres l'être social de son propriétaire, ses “moyens", comme on dit, mais aussi ses goût “ (21) .

I quartierini dei commercianti e degli artigiani napoletani sono innanzitutto lo specchio di livelli di reddito bassi. Tutto è vecchio e molto usato: i divani sono logori, le sedie traballanti, i vasi sbreccati, i piatti e le tazze spaiati, i ninnoli quasi tutti rotti. Ci si illumina poco e male con qualche candelabrp e con poche lampade ad olio che gli inventari indicano con il nome di “garzelle" o "garselle" dal francese carcel. Ci si scalda ancora più raramente: con l'eccezione del braciere inventariato in casa di Luigi Di Giovanni o di quello in casa di

19) P. Macry, Ottocento. Famiglia, élites e patrimoni a Napoli, Torino, 1988, p.110.

20) Cfr M. Perrot, Modi di abitare, in Id. (a cura di), La vita privata. L'Ottocento, Roma-Bari, 1988, pp.243-257.

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21) P. Bourdieu et al., Un placement de pére de famille. La maison individuelle: spécificité du produit et logique du champ de production. "Actes de la recherche en sciences sociales", n.81-82, 1990, p.6.

Gennaro Delle Donne non si fa mai menzione, negli altri inventari, di strumenti usati per dare calore. Nelle case napoletane del ceto medio inferiore non ci sono né camini né stufe. Ci si scalda dunque poco e forse ci si lava anche poco: solo negli appartamenti più ricchi vengono inventariati bagnarole, brocche, bacili, bacinelle e saponiere.

I materiali dei mobili e degli oggetti di uso quotidiano sono tra i più comuni: il pioppo e l'abete per i mobili, lo

stagno e.«la terracotta per posate e stoviglie, la canapa e il cotone per tovaglie, lenzuola e biancheria, il cotone, la lana e la flanella per gli abiti. Di rado si incontra qualche mobile di mogano o di palissandro, più spesso invece qualche mobile con l'impiallacciatura di noce o di mogano o addirittura trattato in maniera da somigliare al mogano.

Gli interni dei commercianti napoletani non sono sovraccarichi di quelle buone cose di pessimo gusto di gozzaniana memoria che costituiscono un altro dei requisiti fondamentali dell'abitare piccolo-borghese di questi anni. Al di là dei mobili indispensabili -tavoli, letti, sedie, contenitori di vario genere (armadi, stipi, credenze)- gli elementi decorativi sono limitati a campane di vetro contenenti statue o fiori, a qualche quadro che, con rare eccezioni, rappresenta quasi sempre soggetti religiosi, a qualche scarabattolo con dentro un presepe o una statuetta di Gesù bambino. Campane di vetro e scarabattoli contenenti statue di santi, presepi o fiori sono l'oggetto più diffuso in questo milieu e quello che sembra meglio rappresentare il gusto piccolo-borghese. Sotto campana di vetro si trovano madonne in tutte le abitazioni e, a seconda della devozione familiare, sant'Antonio abate, sant'Anna, san Gennaro, san Ciro ecc.. Ci sono campane di vetro nelle case più povere e più piccole come quelle di Pasquale Garofalo(22) o di Vincenzo Delle Donne (valore dei mobili lire 162) o di Gennaro Conte (lire 162) e in quelite più grandi e più ricche come quelle di Angelo Ferrara

(lire 443,75) o del mereiaio Giuseppe Vitolo (449,1) dove sotto campana si trovano un san Giuseppe, un Gesù bambino, un presepe

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22) ASN, Pretura di Montecalvario. f.882, apposizione di sigilli.,

e vari uccelli imbalsamati. Gli elementi decorativi - gli orologi, i quadri di soggetto laico, i soprammobili, le fotografie- costituiscono invece lo spartiacque tra zone basse e zone alte di questo ceto, il segnale di un utilizzo dell'abitazione anche in termini sociali oltre che dell'imitazione di modelli culturali formatisi altrove. Sono tutte cose che si rinvengono più raramente in questi inventari dove non c'è quasi traccia di specchii23), né si trovano argenterie, cristallerie e oggetti di valore di qualsiasi genere. Ma il "vero spartiacque è rappresentato dal possesso di un pianoforte. Questo mobile che, come ha scritto Walter Benjamin

“costituisce, nell'abitazione piccoloborghese, il vero e proprio centro dinamico della tristezza che vi domina, nonché il centro di tutte le catastrofi che vi capitano" (2<),

non è un elemento diffuso nelle abitazioni dei piccoli bottegai e degli artigiani; presuppone spazi più ampi e soprattutto un salotto ctove far bella mostra di sé. Ce n'è uno di palissandro e a coda in casa di Gennaro Fasano (ma vale solo 80 lire); ce n'è uno a me£za coda del valore di 150 lire in casa del profumiere Carbora, ‘un altro dal salumiere Giuseppe Rendina e in poche altre abitazioni. E' un oggetto costoso e la sua comparsa, talvolta in ambienti veramente molto miseri, segnala enormi sacrifici e rinunce.

V.4. Le spese familiari confermano l'immagine di frugalità emersa