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Nel 1972 l’incisività e la coesione dei paesi OPEC si materializzò negli accordi di Teheran140.

Furono inviati ai negoziati, George Piercy, responsabile Medio Oriente della Exxon e Lord Strathalmond, consigliere d’amministrazione della BP. Per la controparte furono presenti i ministri del petrolio dei paesi del Golfo, membri dell’Organizzazione,

The Middle east: oil, politics and development, American enterprise institute for public olicy research, Washington DC, 1975, pp.9-11.

139

Chalabi, Oil Policies, Oil myths, op. cit. pp.45-48.

140La scelta della città di Teheran derivava dal fatto che nel 1971 il comitato Opec per

il Golfo, era presieduto dal ministro del petrolio iraniano, anche se la scelta non fu condivisa dal ministro del petrolio iracheno, il Dr. Sa’doun Hammadi, a causa delle tensioni che si consumavano tra i due paesi. Ivi, p.56.

94 Yamani per l’Arabia Saudita, Hammadi per l’Iraq e Amouzegar per

l’Iran.

Negli accordi di Teheran, i paesi del Golfo dichiaravano unilateralmente:

• un aumento di 35 centesimi di dollari al barile del prezzo posted, primo incremento del 20% dal 1960, in cui il prezzo era di 1,60 dollari al barile141;

• un aumento dell’aliquota dell’imposta sul reddito delle Compagnie petrolifere, dal 50 al 55%.

• un aumento progressivo del prezzo posted per fronteggiare la perdita del potere d’acquisto del dollaro, che fu svalutato proprio nei primi anni settanta.

Gli accordi di Tripoli invece, furono raggiunti il 2 Aprile dello stesso anno.

La scelta della Libia142, come sede per avviare gli accordi con le Compagnie, non fu casuale.

Il paese, seppur non vantasse un’esperienza petrolifera pluriennale, nel 1970 aveva una produzione di greggio considerevole143, e da un

142

L’industria petrolifera libica ha origini piuttosto recenti rispetto ai paesi del Golfo. Le esplorazioni iniziarono a metà degli anni cinquanta, in cui, secondo la legge nazionale, fu aperta la strada alle concessioni, 84 in totale. Per risultati significativi si dovette aspettare il 1961. La produzione crebbe vertiginosamente, superando quella del Kuwait nel 1968, raggiunse un picco massimo nel 1970, per poi decrescere a causa dei tagli alla produzione decretati dal governo di Gheddafi. Yergin, Il Premio, op.cit. p.445; John Duke Anthony, Middle east oil, op. cit. p.12.

95 decennio aveva assunto il ruolo di snodo commerciale di primo piano,

in quanto dai suoi porti, fluiva una quantità significativa di greggio verso l’Europa, ¼ della sua produzione144

.

La sua posizione strategica in questo periodo fu di primaria importanza in quanto, come ricordato nel capitolo precedente, (pp.35-36), il canale di Suez era stato chiuso ai traffici dopo la guerra del 1967 per poi essere aperto nel 1975, e la Tapline che trasportava il greggio dall’Arabia Saudita e dal Kuwait era stata chiusa a causa di un’esplosione.

Agli accordi di Tripoli partecipò ciascun rappresentante di ogni compagnia petrolifera145. Gli accordi furono patrocinati dal Maggiore libico Jalloud, che decretò un aumento del 90 % del prezzo, un aumento quasi triplicato rispetto a quello previsto a Teheran.

143

La Libia nel 1965 era il sesto produttore mondiale di greggio, vantando il 10% delle esportazioni in Europa e negli Stati Uniti. Eric Laurent, La verità nascosta sul

petrolio, op.cit. p. 91.

144

Cricco Massimiliano, Il petrolio dei Senussi, Stati Uniti e Gran Bretagna in Libia

dall’indipendenza a Gheddafi (1949-1973), Edizioni Polistampa, Firenze, 2002, p. 93.

145

La Libia era contraria ad avere come unico interlocutore il rappresentante della più grande compagnia petrolifera anglo-americana, la Exxon, per cui chiese la partecipazione di tutte le compagnie chiamate a discutere. Questo rifletteva il modo i cui l’industria petrolifera del paese si sviluppò, intessendo fin dall’inizio, un rapporto bilaterale con ciascuna Compagnia concessionaria operante, a differenza di quanto avveniva nei paesi del Golfo, in cui solitamente lo Stato produttore aveva un unico interlocutore. Anthony Sampson, Le sette sorelle, Mondadori, 1976, pp. 281- 292.

96 Le ragioni di un aumento di questa portata vanno ricondotte

sicuramente alla qualità del petrolio libico146, di gran lunga superiore della varietà Arabian light, nonché alla posizione geografica del paese, che ne garantisce lo sbocco diretto sul mare, senza attraversare ulteriori confini statali, una condizione che avrebbe scongiurato eventuali rallentamenti o interruzioni dei flussi energetici verso il mercato di destinazione147.

Gli obiettivi degli accordi del 1971 erano stati quelli di aumentare la partecipazione del governo sugli introiti del petrolio, grazie all’aumento del prezzo posted e grazie all’aumento della percentuale delle imposte sul reddito, che le Compagnie avrebbero devoluto ai governi148. Si parla di accordi, ma in realtà furono i governi dei paesi esportatori ad imporre alla Compagnie di accettare tali condizioni, senza un margine di riserva di queste ultime.

In particolare, durante gli accordi di Tripoli il colonnello Gheddafi si impose con veemenza, minacciando le controparti di tagliare la produzione qualora queste non avessero rispettato le misure adottate.

146

il petrolio libico, secondo l’API, l’American Petroleum Institute, è più pregiato, in quanto contiene una quantità minore di solfati, il che significa che ha un impatto ambientale minore, Chalabi, Oil policies, oil myths, op.cit. p.65.

147

Cricco Massimiliano, Il petrolio dei Senussi, op.cit. , p.89.

97 Gli accordi di Teheran e Tripoli avrebbero dovuto avere una durata

quinquennale ma furono rivisti già nel 1972 a causa del deprezzamento del dollaro149.

Furono due gli accordi che miravano all’aggiustamento dei prezzi del greggio. Gli Accordi Ginevra 1 e Ginevra 2. La prima riunione si tenne a gennaio del 1972, e prevedeva un aumento dei prezzi ufficiali dell’8,49%, mentre l’altro accordo, tenutosi nel giugno dello stesso anno, prevedeva un aumento del prezzo posted dell’11,9%150.

Tra i paesi del Golfo che parteciparono agli accordi emerse una fazione più moderata, capeggiata dall’Arabia Saudita, la quale si opponeva ad un repentino ed importante aumento del prezzo del greggio, e dimostrava di non nutrire la brama di nazionalizzazione conclamata dagli altri partner. In un versante opposto si trovavano invece lo Scià dell’Iran, e la Libia, propensi a un aumento del prezzo del greggio, che scatenò una diatriba in seno all’OPEC, che caratterizzerà tutti gli anni settanta.

Gli accordi di Teheran e Tripoli, oltre agli effetti di breve termine, che si concretizzarono con l’aumento delle entrate statali, aprirono una

149

Gli anni settanta sono caratterizzati dalla svalutazione del dollaro, moneta di cambio principale nel sistema internazionale dagli accordi di Bretton Woods del 1945. Il processo inflativo iniziò a metà degli anni sessanta, esso avrebbe richiesto l’adozione da parte del governo di politiche fiscali e monetarie restrittive. Il governo Usa, invece optò una politica fiscale e monetaria fortemente espansiva, che accelerò l’inflazione. La svalutazione del dollaro nei confronti delle altre monete, spinse Nixon a decretare la fine della convertibilità del dollaro in oro. Ali.D. Joany, The Myth of the

O.P.E.C. Cartel op. cit. p. 12.

98 breccia attraverso la quale i paesi produttori potevano finalmente

appropriarsi delle proprie risorse naturali.

Il 1972 fu un anno fecondo di negoziati. Nell’ottobre dello stesso anno, infatti, si tenne un altro Vertice che avrebbe finalmente decretato l’ingresso degli Stati nella proprietà delle Compagnie.

Il Vertice di New York del 5 ottobre del 1972, segnò l’inizio delle trattative per la partecipazione dei governi nelle proprietà delle Compagnie che operavano nel rispettivo paese151.

Il documento che riassumeva le posizioni dei paesi esportatori, era il “General Agreement on Participation”. Esso riconosceva ai paesi esportatori una quota del 25% in sede del Vertice, con un aumento progressivo del 5% annuo fino al 1982152. Solo due paesi ratificarono l’accordo, l’Arabia Saudita, le cui posizioni moderate in sede OPEC erano ormai note, e gli Emirati Arabi.

Diversa la posizione dell’Iraq, del Kuwait e della Libia, che miravano alla completa e rapida nazionalizzazione delle loro risorse. Non prese parte al Vertice l’Iran, poiché come ricordato nel capitolo precedente,

151 Gli accordi di Partecipazione, furono fortemente voluti da Yamani, ministro del

petrolio saudita, che ne spiegò le sue motivazioni: “Da parte nostra, non vogliamo

che le major perdano il loro potere e siano costrette ad abbandonare il loro ruolo di cuscinetto tra consumatori e produttori. Vogliamo che il sistema attuale sia mantenuto il più a lungo possibile e a tutti i costi per evitare qualsiasi disastroso scontro di interessi che scuoterebbe le fondamenta dell’intero settore petrolifero. Ecco perché chiediamo la partecipazione”. Cit. Leonardo Maugeri, L’era del petrolio, mitologia, storia e futuro della più controversa risorsa al mondo, Feltrinelli, Milano,

2006, p. 128.

99 la concessione era stata ritirata nel 1951 durante il governo di

Mossadeq.